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Notiziario Marketpress di Mercoledì 18 Febbraio 2009
 
   
  PIATTI DI RICERCATA SEMPLICITÀ, ALL’INSEGNA DELLA VARIETÀ E DELLA LEGGEREZZA DAGLI CHEF ALTO GUSTO PROTAGONISTI DELLE TAVOLE BELLUNESI

 
   
  I nove ristoranti della rassegna enogastronomica Altogusto: Al Borgo di Belluno, Al Capriolo di Vodo di Cadore, Alle Codole di Canale d’Agordo, Baita Fraina di Cortina d’Ampezzo, Da Aurelio di Colle Santa Lucia, Dolada di Plois di Pieve D’alpago, Ristorante Baita Mondschein di Sappada, San Lorenzo di Puos d’Alpago e Tivoli di Cortina d’Ampezzo, propongono uno speciale menu dedicato allo scultore e intagliatore Andrea Brustolon e alla sua epoca, che, pensato inizialmente per anticipare la mostra bellunese dedicata all’artista, potrà invece essere degustato per tutto il periodo dell’esposizione, fino al 12 luglio 2009, offrendo una stuzzicante cornice a visitatori, curiosi, appassionati d’arte e gourmet, amanti di confronti e sperimentazioni. Per omaggiare l’artista e la sua epoca, gli chef Altogusto propongono piatti di ricercata semplicità, all’insegna della varietà e della leggerezza, che ben si accordano con la loro filosofia di cucina: genuina, capace di richiamare alla memoria gli odori e i sapori della territorio, ma allo stesso tempo raffinata e innovativa. Tra le proposte: Variazione di cervo: tartarina di cervo su composta di frutti di bosco e perle di aceto al lampone; pralina di cioccolato amaro con cuore di paté di cervo su miele d’acacia e ristretto di grappa; fagottino di carpaccio di cervo ripieno di porcini e patate rosse su crema zabaione al profumo di tartufo; speck di cervo e confettura di verdure. Tra i dessert: tulipano di cioccolato con tortino morbido e variazione di mousse su salsa di lampone. Come sempre, i piatti non mancano di esaltare anche i pregiati prodotti tipici del luogo: pastin, fagioli di Lamon, mais sponcio, patate di Cesiomaggiore, agnello d’Alpago, fave, orzo decorticato, formaggi del territorio, pedole ecc. Il rococò in cucina. Tra il 1680 e il 1715 entra in crisi la cucina della tradizione tardo-rinascimentale e la scuola gastronomica romano-fiorentina cessa di dettar legge in Europa. Al suo posto subentra la cucina francese. Parecchie cucine nobiliari in tutta Europa cadono nelle mani esperte di cuochi transalpini che impongono la nuova moda culinaria. E’ la fine del luculliano pranzo medievale, caratterizzato da un caotico susseguirsi di gigantesche portate. Tutto è regolato da un ordine geometrico e una disciplina armonica. La ragione, esaltata dal Secolo dei Lumi, viene applicata dai philosophes anche alla “scienza del mangiar bene”. Colore, varietà, leggerezza sono le parole chiave di questa nuova gastronomia. Le carni pesanti lasciano il posto a salse preziose, estratti e consommé, brodi ristretti e gelatine. La tavola del settecento è caratterizzata da sapori fini e pastellati, riflessivi e meditati secondo una cucina misurata e composta, pensata per commensali frizzanti e spiritosi e per dame leggere, che si muovono seguendo i ritmi della gestualità, tra argenterie e suppellettili finissime. La nuova tendenza alimentare e di costume porta tavole riccamente imbandite, con preziose posaterie, porcellane, chicchere, sorbettiere, argenti, smalti e da mille altri suppellettili di raffinata provenienza. .  
   
 

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