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Notiziario Marketpress di Lunedì 02 Marzo 2009
 
   
  ALESSANDRO PREZIOSI IN AMLETO DI WILLIAM SHAKESPEARE: UN AMLETO CONTEMPORANEO

 
   
  Milano, 2 marzo 2009 - “Ho udito che delle persone colpevoli, assistendo ad una rappresentazione, a causa dello stesso artificio messo in scena, furono così turbate fin dal profondo dell’anima da confessare pubblicamente e senza indugio i loro crimini. La rappresentazione del dramma sarà la cosa con cui coglierò in trappola la coscienza del re” (W. Shakespeare, Amleto, Ii,2) Lo scorso luglio, l’occasione per la messa in scena dell’Amleto è stata la ricorrenza del 60° anniversario del Festival Teatrale Shakespeariano di Verona. Dopo il successo e i consensi di pubblico ottenuti nelle repliche estive lo spettacolo, attualmente in tournée, nel mese di marzo si accinge ad andare in scena in due tra le maggiori città italiane: al Teatro Alfieri di Torino e a Milano al Teatro Nuovo. All’interprete principale Alessandro Preziosi, Khora. Teatro ha voluto affiancare Armando Pugliese per la regia e una Compagnia di giovani interpreti insieme ad attori di comprovata esperienza tra i quali spiccano i nomi di Carla Cassola (Gertrude) e Ugo Maria Morosi (Polonio). Mettere in scena Amleto è un tentativo di raccontare con parole potenti come sono quelle di Shakespeare qualcosa che ci riguarda e che riguarda il tempo che stiamo vivendo, il nostro tempo. Contro il malcostume del nostro tempo il principe di Danimarca ci mostra il suo lato più debole, aggirare la realtà, rifugiarsi nella sua fragilità, ma consegna allo spettatore una chiave che deve aprire porte rispetto alle quali lo stesso Amleto rimane nascosto. Forza e debolezza, impulsività e calcolo, sensibilità e riflessione: tutto é estremo in lui, che con il suo idealismo si pone sulla scena a testimoniare, assieme a un dramma personale, i conflitti e le aspirazioni di ogni giovane contemporaneo che abbia una concezione dell’esistenza e intanto debba sperimentarne la corruttibilità. La tragedia classica riscopre la sua forza e la sua attualità, nella non banale coincidenza con la ricorrenza del quarantennale del’68, sottolineando il tema dell’atavico conflitto tra “padri” usurpatori e figli: i primi che non accettano il cambiamento e impongono ai giovani una società ormai superata, e le nuove generazioni, che tentano di non farsi sopraffare da aspettative esagerate e ambizioni irraggiungibili. . . .  
   
 

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