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Notiziario Marketpress di Lunedì 09 Marzo 2009
 
   
  “NIENTE SESSO SIAMO INGLESI” AL TEATRO SAN BABILA DI MILANO

 
   
  Milano, 9 marzo 2009 - Portato in scena ininterrottamente nel West End dal 1971 al 1987, con il record di rappresentazioni consecutive, “Niente sesso siamo inglesi” è tra i più duraturi successi nella storia del teatro inglese contemporaneo. Nel 1973 il regista inglese Cliff Owen ne trasse anche un film. In Italia la maliziosa commedia degli equivoci, scritta da A. Marriot e A. Foot, fu portata da Garinei & Giovannini nel 1972, con protagonista Johnny Dorelli per tre edizioni e, nel 1990, con protagonista Gianfranco D’angelo. Questa nuova edizione, tradotta da M. Lea Pacella e adattata da Gianfelice Imparato, per la regia di Renato Giordano, è una versione più “italiana” e regala una ventata di freschezza al testo. Vale (Valerio Santoro), stimato direttore di banca, riceve un pacco di fotografie pornografiche; non sarebbe il caso di allarmarsi, se l’appartamento preso in affitto con la giovane moglie Lory (Eleonora Mazzoni) non fosse proprietà del clero e situato proprio sopra la Banca Vaticana. L’accaduto scatena un’esilarante serie di fraintendimenti, equivoci ed errori che coinvolge, oltre alla famiglia del protagonista, nella quale spicca Eleonora (Erica Blanc), una madre molto indiscreta, anche la piccola comunità urbana che ruota intorno ad essa. Di quest’ultima fanno parte Felice (Gianfelice Imparato,reduce dal successo di “Gomorra” e “Il Divo”), imbranato frequentatore della casa, che nel tentativo di disfarsi del pacco, lo abbandona davanti ad una parata di guardie svizzere, e Morricone (Luigi Montini). In questa nuova edizione l’ambientazione viene trasportata da una cittadina inglese alla capitale, con il Vaticano che regna su tutto e tutti e anche i tempi si spostano, passando dagli anni ’70 ad oggi, rendendo il testo perfettamente in linea con i giorni nostri e rispecchiante l’attuale situazione sociale italiana. Una trama spumeggiante e scanzonata che scardina la facciata di apparenze e perbenismo della società del nostro tempo, costruita su una macchina comica perfetta, intrisa di serrati scambi di battute, dove i campanelli suonano in continuazione, le porte si aprono e si chiudono e i personaggi si trovano e… si perdono. .  
   
 

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