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Notiziario Marketpress di Lunedì 09 Marzo 2009
 
   
  “RIFIUTI SPECIALI”, CRESCE L’ESPORTAZIONE: + 60% IN 3 ANNI

 
   
   Roma, 9 marzo 2009 – Cresce a ritmo sostenuto l’esportazione dei rifiuti speciali (da attività produttive) inviati all’estero per l’assenza sul territorio nazionale di adeguati impianti di trattamento e per le condizioni di smaltimento economicamente vantaggiose offerte da alcuni Paesi; cresce, pur se gradualmente, anche il fenomeno dell’importazione dei rifiuti speciali, utilizzati come materie prime nell’industria del recupero, non soddisfatta dalle raccolte differenziate nazionali, attualmente però alle prese con una forte inversione di tendenza dovuta alla globalizzata situazione di crisi dei mercati. Sono queste le principali tendenze emerse stamane nel corso della presentazione del primo Rapporto su “Il movimento transfrontaliero dei rifiuti”, presentato a Roma da Fise Assoambiente, l’Associazione che in Confindustria rappresenta le aziende che operano in campo ambientale. Dal Rapporto, il primo mirato su importazione ed esportazione di rifiuti, emerge come nel 2005 (ultimi dati Mud disponibili su import/export) siano state esportate dall’Italia 1,9 milioni di tonnellate di rifiuti speciali (+60% vs le 1. 144 mila tonnellate del 2002). Nello stesso anno l’Italia ne ha importati circa 1,4 milioni di tonnellate (nel 2002 erano 890mila). Il trasporto di questi rifiuti, in entrata ed uscita dai confini nazionali, riguarda complessivamente il 3% dei rifiuti speciali gestiti nel 2005 (il 2,7% dei rifiuti non pericolosi e circa il 10% di quelli pericolosi). Negli ultimi anni le esportazioni dei rifiuti speciali sono cresciute soprattutto grazie all’aumento dei flussi di “pericolosi”, passati dalle 116. 000 tonnellate del 2002 a circa 573. 000 tonnellate nel 2005 (+350%): si tratta, in particolare, di rifiuti prodotti da trattamento meccanico, fluff, ceneri/scorie e apparecchiature fuori uso. Dallo studio emerge la differente capacità di gestione dei rifiuti speciali da parte dei Paesi europei, con nazioni come la Germania che presenta un’alta capacità di smaltimento e costituisce la meta di gran parte dei rifiuti speciali italiani esportati (542mila tonnellate l’anno). “L’esportazione di rifiuti speciali”, osserva Margherita Gorio, Presidente del Settore Rifiuti Industriali di Assoambiente, “è un fenomeno strutturale, dovuto, da una parte, alla carenza sul territorio nazionale di impianti di smaltimento per alcune tipologie di rifiuti speciali, ma anche a situazioni di ‘dumping’ del mercato internazionale che offre condizioni di trattamento non omogenee che rendono più economica la scelta di far viaggiare oltre confine i nostri rifiuti”. In Germania, ad esempio, gran parte dei rifiuti speciali viene utilizzata per la messa in sicurezza (riempimento) delle miniere di sale. “Sarebbe, quindi, auspicabile”, conclude Gorio, “un maggior allineamento dei livelli di efficacia ambientale dei sistemi di trattamento a livello europeo e un’esportazione dei rifiuti destinati a smaltimento condizionata alle disponibilità impiantistiche di trattamento nazionale, analogamente a quanto avviene in altri Paesi europei ”. I dati di questo primo Rapporto sono gli ultimi disponibili e relativi al 2005, ma negli ultimi anni l’assenza di uno sviluppo significativo delle infrastrutture lascia intendere come tali tendenze siano tuttora corrispondenti all’attuale situazione di mercato per quanto attiene lo smaltimento. A livello territoriale, il 60% dei rifiuti esportati parte dal Nord, il 6% dal Centro e il 32% dal Sud. In particolare, anche per aspetti connessi all’industrializzazione, la Lombardia è la regione che raggiunge i più alti livelli di esportazione dei rifiuti speciali (32% del totale) e i più alti livelli di importazione (919. 000 tonnellate su un totale italiano di 1,4 mln di tonnellate). Sintesi del Rapporto -- Il Rapporto descrive e analizza le dinamiche connesse al movimento transfrontaliero dei rifiuti speciali tra l’Italia e gli altri Paesi, europei e non. Per rifiuti speciali si intendono tutti i rifiuti che non rientrano nella categoria degli urbani: si tratta, quindi, di rifiuti che provengono quindi, ad esempio, da attività produttive. Il movimento transfrontaliero di questi rifiuti e delle materie recuperate costituisce un importante indicatore per valutare criticità e potenzialità della gestione dei rifiuti a livello nazionale ed internazionale; lo testimonia la tendenza italiana, accentuatasi negli ultimi anni, a cercare soluzione alle problematiche legate alla gestione dei rifiuti nell’esportazione degli stessi all’estero. Dallo studio emerge la differente capacità di gestione dei rifiuti speciali da parte dei Paesi europei, con casi come la Germania che presenta un’alta capacità di smaltimento impiantistica e morfologica (miniere) e agevola la movimentazione di diversi flussi di rifiuti (materiali recuperati e rifiuti speciali pericolosi) non solo all’interno dell’Europa, ma anche tra Europa e altri continenti (Africa e Asia) L’analisi è stata condotta sulla base dei dati confrontabili desunti dagli ultimi Mud - Modello Unico di Dichiarazione Ambientale - dal 2002 al 2005. Come evidenziato anche da altri rapporti, nel triennio 2005-2007 non si è registrato uno sviluppo significativo delle infrastrutture, il che lascia intendere che dati e tendenze registrati in questo rapporto siano riferibili, con marginali adattamenti, all’attuale situazione di mercato. Dal Rapporto emerge come nel 2005 siano state esportate dall’Italia oltre 1,3 milioni di tonnellate di rifiuti speciali non pericolosi e circa 573. 000 tonnellate di rifiuti speciali pericolosi, per un totale di 1,9 milioni di tonnellate di rifiuti. Nello stesso anno l’Italia ha importato circa 1,4 milioni di tonnellate di rifiuti speciali non pericolosi e circa 33. 000 tonnellate di rifiuti pericolosi. Rispetto alla produzione nazionale di rifiuti speciali, il trasporto transfrontaliero, in entrata ed uscita dai confini nazionali, riguarda complessivamente il 3% dei rifiuti speciali gestiti nel 2005 (il 2,7% dei rifiuti non pericolosi e circa il 10% di quelli pericolosi). La tendenza registrata evidenzia una forte crescita, soprattutto per i rifiuti speciali pericolosi, la cui esportazione è cresciuta, dal 2002 al 2005, di oltre il 350%. I flussi di esportazione e di importazione si muovono su due binari ben distinti: da una parte si esportano rifiuti provenienti da processi produttivi per il trattamento finale (ceneri, scorie, polveri) e, dall’altra, si ricorre all’importazione di materie prime seconde destinate all’industria del recupero (legno, vetro, plastiche, metalli). L’esportazione dei rifiuti Oltre il 90% dei rifiuti speciali sono esportati in Paesi europei e in particolare in Germania dove, nel 2005, è stato trasferito il 47% dei rifiuti speciali (pericolosi e non pericolosi), e la quasi totalità dei rifiuti speciali pericolosi. Nella specifica graduatoria dei Paesi che accolgono i rifiuti speciali italiani, la Germania è seguita da Grecia (18% dei rifiuti italiani esportati), Regno Unito (10%), Cina (8%) e Francia (4%). La necessità di esportare rifiuti speciali all’estero è legata all’insufficiente presenza sul territorio nazionale di impianti in grado di smaltire alcuni quantitativi e tipologie di rifiuti e ai loro costi di gestione: in Germania, ad esempio, questi rifiuti vengono smaltiti attraverso l’utilizzo per la messa in sicurezza delle miniere di sale che mette fuori gioco ogni competizione tecnologica. Negli ultimi anni le esportazioni dei rifiuti speciali sono cresciute grazie all’aumento dei flussi dei “non pericolosi” (+30% dal 2002 al 2005), ma soprattutto di quelli “pericolosi”, passati dalle 116. 000 tonnellate del 2002 a circa 573. 000 tonnellate nel 2005. Tale sostanziale incremento ha coinvolto soprattutto i rifiuti prodotti dal trattamento meccanico, il fluff, le ceneri/scorie e le apparecchiature fuori uso. Andamento nazionale delle esportazioni dei rifiuti speciali Infatti, su un totale di 1,350 milioni di tonnellate di rifiuti speciali esportati, 723. 000 tonnellate (quasi il 50%) derivano da esportazioni di ceneri e scorie da processi termici provenienti dalle attività produttive; 257. 000 tonnellate (20%) sono legate all’esportazione di ceneri e scorie da trattamento dei rifiuti. Le rimanenti 367. 000 tonnellate sono per la maggior parte costituite da rifiuti del consumo finale, apparecchiature fuori uso e pneumatici (132. 000 tonnellate), imballaggi e materiali vari (112 mila tonnellate), materiali ferrosi da costruzioni e demolizioni (68. 000 mila tonnellate) e 55. 000 tonnellate da rifiuti non differenziati. Oltre 276. 000 tonnellate di rifiuti pericolosi sono esportati e sono composti da terra e rocce, vetro, plastiche e legno contenenti sostanze pericolose e rifiuti provenienti da attività di costruzione e demolizione. Un’importante frazione dei rifiuti pericolosi esportati (206. 000 tonnellate) è rappresentata da rifiuti contenenti sostanze pericolose, stabilizzati, rifiuti da filtrazione fumi, da fanghi e da ceneri. Ammonta a oltre 80. 000 tonnellate l’esportazione dei rifiuti da processi chimici, oli e catalizzatori. Esportazione di rifiuti speciali per Paese di destinazione (2005) Il Paese in cui si esporta la maggior parte di rifiuti pericolosi è la Germania (542. 000 tonnellate). Sul piano territoriale, dalle regioni del Nord si esporta complessivamente quasi il 60% del totale e, in particolare, quasi l’80% dei rifiuti speciali pericolosi. Dal Centro si esporta il 6% del totale dei rifiuti, mentre dal Sud arriva il 32% del totale dei rifiuti esportati. Anche per aspetti connessi alla industrializzazione, il primato regionale spetta alla Lombardia che produce il 32% del totale esportato, seguita dalla Puglia con il 22%, dal Piemonte con l’11% e dal Veneto con il 7%. In particolare, dalla Lombardia nel 2005 sono state esportate oltre 389. 000 tonnellate di rifiuti non pericolosi, composti prevalentemente da apparecchi fuori uso (66. 000 tonnellate in Cina), rifiuti da trattamento meccanico (65. 000 tonnellate in Germania) e ceneri (61. 000 tonnellate in Germania) prodotte dalle attività di termovalorizzazione. Sono stati, inoltre, esportate 229. 000 tonnellate, di cui in Germania 125. 000 tonnellate di rifiuti pericolosi (terra e rocce contenenti sostanze pericolose). Contestualmente, sono stati esportati in Germania 188. 000 tonnellate di rifiuti speciali non pericolosi mentre in Cina sono arrivate 108. 000 tonnellate (tutti materiali recuperabili o riciclabili). L’importazione di 1,4 milioni di tonnellate l’anno di rifiuti speciali è dovuta quasi esclusivamente agli “speciali non pericolosi” provenienti dalla Germania (25%), dalla Svizzera (23%), dalla Francia (21%) e, in ugual misura per il 6%, dalla Slovenia e dall’Austria. La tipologia di rifiuto maggiormente importato è il legno, il cui flusso discontinuo di quantitativi movimentati provoca di anno in anno evidenti fluttuazioni nel trend generale: 861. 000 tonnellate di rifiuti importati nel 2002, 900. 000 tonnellate nel 2004, 1,2 milioni di tonnellate nel 2003 e 1,4 milioni di tonnellate nel 2005. A differenza dei flussi di rifiuti esportati (ceneri, scorie, polveri), l’importazione di rifiuti speciali non pericolosi riguarda soprattutto materie prime seconde dirette agli impianti di riciclaggio italiani: 734. 000 tonnellate di legno (per la maggior parte verso impianti di produzione di pannelli truciolati), 198. 000 tonnellate di metalli, 129. 000 tonnellate di vetro e 350. 000 tonnellate di altri materiali (plastica, metalli, veicoli fuori uso, imballaggi). L’importazione di rifiuti speciali è quindi legata alla esigenza di materie prime seconde per i settori produttivi interessati che, nonostante gli sforzi di incremento della raccolta differenziata, hanno richiesto il supporto di materiale dall’estero. Le importazioni di tali rifiuti (per la maggior parte non pericolosi) hanno interessato principalmente la Lombardia, che nel 2005 ha importato 919. 000 tonnellate di rifiuti speciali non pericolosi, dei quali circa 580. 000 tonnellate di legno, 76. 000 tonnellate di vetro e 210. 000 tonnellate di metalli non ferrosi. Per quanto riguarda i Paesi di provenienza dei rifiuti importati, anche in questo caso la Germania conferma la leadership con 158. 000 tonnellate di legno, oltre 100. 000 tonnellate di metalli, imballaggi e plastica esportate in Italia. Segue la Svizzera con 240. 000 tonnellate circa di legno, oltre 50. 000 tonnellate di vetro e metalli vari. Dalla Francia si importano circa 180. 000 tonnellate di legno, 36. 000 tonnellate di imballaggi in plastica, metalli (10. 000 tonnellate) e altri materiali quali vetro e plastiche. Per quanto concerne le importazioni di rifiuti pericolosi, su 33. 000 tonnellate importate ben 14. 000 provengono dall’Australia e si tratta di materiali provenienti dalle lavorazioni metallurgiche. Vi sono, inoltre, 6. 000 tonnellate di rifiuti solidi dovuti al trattamento dei fumi e, con percentuali ridotte, a sostanze in genere legate ad attività chimiche e di lavaggio. In particolare la dinamica import – export dei rifiuti recuperabili riscontra oggi, a differenza delle attività di smaltimento, una sostanziale inversione di tendenza dovuta da una parte agli sviluppi delle raccolte differenziate nazionali e dall’altra alla forte attuale contrazione dei mercati di sbocco dei rifiuti recuperati e delle materie prime seconde. La normativa Il trasporto transfrontaliero dei rifiuti, normato dal Regolamento (Ce) n. 1013/2006 che dal 12 luglio 2007 ha sostituito il precedente Regolamento (Cee) n. 259/93, rappresenta un riferimento importante per comprendere le caratteristiche e le potenzialità di trattamento di un Paese, nonché del mercato “globalizzato” dei rifiuti. Se è vero, infatti, che molto spesso dietro queste movimentazioni si celano aspetti di economicità del sistema (costi di trattamento più bassi connessi a condizioni ambientali, normative o strutturali – come la messa in sicurezza delle miniere di sale in Germania – che non consentono una competizione tecnologica), è opportuno anche evidenziare che i rifiuti sono altresì trasferiti per sostituire risorse naturali in processi produttivi. Il nuovo Regolamento, necessario per allineare la normativa europea in materia alle disposizioni della convenzione di Basilea (in merito al controllo dei movimenti transfrontalieri di rifiuti pericolosi e del loro smaltimento) e a quelle dell´Ocse (sul controllo dei movimenti transfrontalieri di rifiuti destinati ad operazioni di recupero), mira a rafforzare, semplificare e precisare le attuali procedure per la sorveglianza del movimento transfrontaliero dei rifiuti. Sarebbe auspicabile un maggior allineamento dei livelli di efficacia ambientale dei sistemi di trattamento a livello europeo e un’esportazione dei rifiuti destinati a smaltimento condizionata alle disponibilità impiantistiche di trattamento nazionale, analogamente a quanto avviene in altri Paesi europei. .  
   
 

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