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Notiziario Marketpress di Giovedì 12 Marzo 2009
 
   
  PARLAMENTO EUROPEO: UNA STRATEGIA EUROPEA A FAVORE DEI ROM

 
   
  Strasburgo, 12 marzo 2009 - Il Parlamento chiede una strategia coordinata per l´inclusione dei rom nell´Ue, specie in materia di alloggi, istruzione, assistenza sanitaria e lavoro. Invita i governi a eliminare nei media l´odio razziale e l´istigazione alla violenza e a non adottare misure eccessive nei loro confronti, nonché a promuovere la creazione di posti di lavoro, la formazione e l´imprenditorialità. Una speciale attenzione va attribuita all´istruzione dei bambini e all´emancipazione delle donne. Approvando la relazione di Magda Kósáné Kovács (Pse, Hu), il Parlamento rileva che per risolvere i problemi sociali ed economici dei rom occorrano un approccio organico e una soluzione coordinata e a lungo termine in materia di alloggi, istruzione, assistenza sanitaria e di politiche del mercato del lavoro. Sottolineando infatti che le politiche rivolte ai rom in un certo numero di casi «non hanno migliorato la loro situazione», raccomanda alla Commissione di identificare le forme più efficaci di supporto all´integrazione sociale, economica e culturale «della più grande minoranza dell´Unione europea». Il Parlamento invita poi gli Stati membri a prendere opportuni provvedimenti «per eliminare l´odio razziale e l´istigazione alla discriminazione e alla violenza contro i rom nei mass media e in ogni forma di tecnologia della comunicazione». E chiede loro di ideare e attuare progetti volti a combattere gli stereotipi negativi contro i rom a tutti i livelli, che possano essere sostenuti dai fondi Ue, mentre la Commissione dovrebbe individuare obiettivi specifici ed elaborare programmi equilibrati al fine di eliminare la discriminazione e la tendenza stigmatizzante nonché la criminalizzazione delle comunità rom. Nel sottolineare l´importanza di preservare ed affermare i tratti culturali specifici dei rom «per proteggerne l´identità e combattere i pregiudizi», il Parlamento ritiene che la conservazione della lingua e della cultura rom «sia un valore europeo» e invita gli Stati membri ad utilizzare i fondi Ue per preservare e proteggere le attività tradizionali dei rom. Tuttavia, non condivide il concetto di “nazione europea” senza Stato, «poiché questo porrebbe fine alle responsabilità degli Stati membri e metterebbe in discussione la possibilità di integrazione». I deputati richiamano inoltre l´attenzione degli Stati membri «sul rischio che l´adozione di eccessive misure nei confronti delle comunità rom finisca per peggiorare la già drammatica situazione di questa minoranza e per comprometterne le opportunità di integrazione». Chiedono inoltre alla Commissione di incoraggiare le autorità nazionali «a porre fine alla pratica discriminatoria di far sgombrare gli occupanti dei campi rom e a sviluppare invece progetti concreti di edilizia sociale». Inclusione nel mercato del lavoro - Il Parlamento sottolinea che il requisito basilare per promuovere l´inclusione sociale e l´accesso al mercato del lavoro per i rom sia quello di riconoscere loro pari diritti sociali e politici. Invita quindi gli Stati membri a definire una strategia per «migliorare la partecipazione dei rom alle elezioni, sia come votanti che come candidati». Sebbene gli Stati membri abbiano stanziato ingenti fondi per favorire l´impiego dei disoccupati di lunga durata, i deputati ritengono che «non è stata ancora trovata alcuna soluzione organica a livello dell´Ue», mentre alcuni programmi «hanno ulteriormente aggravato la stigmatizzazione dei rom». Si oppongono inoltre all´idea che i sussidi volti ad aiutare i disoccupati di lunga durata ad inserirsi nel mondo del lavoro violino il principio della neutralità concorrenziale, «poiché la reintegrazione dei rom è un obiettivo di politica sociale per il quale è necessario creare anche posizioni di mercato sovvenzionate». Sono anche del parere che «sovvenzionare la creazione di posti sul mercato del lavoro per reintegrare i rom sia preferibile all´erogazione di sussidi ai disoccupati strutturali». Riconoscendo che alcune arti e mestieri tradizionali dei rom possono contribuire a preservare le specificità di questa comunità e migliorarne le condizioni materiali e il livello di integrazione sociale, il Parlamento auspica sia dato un sostegno a determinate attività professionali. Conferma inoltre l’importanza dei microcrediti e raccomanda la definizione di un pacchetto organico che promuova e motivi i laureati rom a far ritorno alle rispettive comunità e a lavorare al loro interno e nel loro interesse. Sostiene anche la proposta di aumentare il numero di lavoratori rom nelle pubbliche amministrazioni. Sottolinea poi che il mercato sociale, la sanità, l´assistenza domiciliare, la ristorazione pubblica e l´erogazione di servizi di custodia dei bambini «potrebbero creare nuovi posti di lavoro per i disoccupati rom», ma osserva che un aumento dell´occupazione dei rom in tale settore «è auspicabile soltanto in un contesto di accettazione sociale». I deputati ritengono importante un´azione specifica comunitaria per favorire l´accesso dei rom ai programmi di formazione professionale. Invitano quindi gli Stati membri ad adattare i programmi di formazione professionale alle esigenze dei mercati del lavoro locali e a fornire incentivi agli imprenditori che danno lavoro a chi non possiede qualifiche (compresi i rom) e offrono formazione ed opportunità di acquisire esperienza pratica direttamente sul posto di lavoro. D´altro canto, richiamano l’attenzione sul fatto che molti disoccupati rom rischiano di passare all´economia sommersa e che occorre uno sforzo di coordinamento a livello dell´Ue e degli Stati membri per riportarli all´occupazione legale e farli beneficiare delle disposizioni del diritto del lavoro e della previdenza sociale. Bambini e istruzione - Il Parlamento rileva la tendenza dei bambini rom ad abbandonare precocemente la scuola, compromettendone l´educazione, mentre il processo d´integrazione dovrebbe iniziare in età precoce al fine di fornire in maniera efficace alternative alla povertà e all´esclusione sociale. Constata poi che i sistemi d´istruzione «sono selettivi» e che, nonostante gli sforzi degli Stati membri, «i numerosi e svariati sistemi apparentemente concepiti per ovviare alla segregazione di fatto servono spesso ad accentuare le disparità tra gruppi sociali e svantaggiano profondamente i poveri, rom in particolare». Sottolinea pertanto la necessità di politiche educative mirate rivolte alle famiglie rom, che ne incoraggino la partecipazione attiva. Aiutare le donne - I deputati osservano che le donne rom «hanno uno status inferiore nella gerarchia familiare, si sposano in giovane età, patiscono sovente violenze domestiche e sono spesso vittime della prostituzione e del traffico di esseri umani». I programmi dell´Ue e degli Stati membri per i rom dovrebbero pertanto puntare «all´emancipazione individuale dalle gerarchie tradizionali e all´indipendenza socio-economica dei membri delle comunità rom, in particolare le donne». Il Parlamento esorta gli Stati membri ad assicurare che le donne e le bambine rom abbiano pari accesso a un’istruzione di qualità, a migliorare il loro accesso alla formazione professionale e ad adeguare l´offerta formativa alle esigenze dei mercati del lavoro locali, consentendo loro anche di conciliare la vita familiare e quella lavorativa. Gli Stati membri dovrebbero inoltre migliorare l’indipendenza economica delle donne rom, facilitando l´avvio di Pmi e il lavoro autonomo, favorendo l’accesso al microcredito e creando un sistema di incentivi (ad esempio vantaggi fiscali) per le aziende che assumono donne rom. Un Forum sui rom - Il Parlamento raccomanda agli Stati membri di istituire partnership fra le varie organizzazioni che rappresentano gli interessi dei rom e le pertinenti istituzioni degli Stati membri. Propone infine alla Commissione e agli Stati membri la creazione di un Forum a livello Ue in cui movimenti sociali, sindacati e associazioni non governative che rappresentano i rom e i loro interessi possano permanentemente consultarsi per l´elaborazione degli orientamenti e lo scambio di buone prassi, al fine di favorire un approccio coordinato a livello Ue. .  
   
 

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