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Notiziario Marketpress di Martedì 26 Settembre 2006
 
   
  PROGRESSI DELLA TURCHIA VERSO L´ADESIONE ALL´EUROPA

 
   
   Strasburgo, 26 settembre 2006 - Una relazione all´esame della Plenaria chiede alla Turchia ulteriori riforme in vista della sua adesione all´Ue. Il sistema giudiziario, la tortura, il ruolo dei militari, la negazione dei diritti delle donne e le restrizioni alla libertà di culto, infatti, destano ancora molta preoccupazione. Ma, per i deputati, occorre anche valutare la capacità di assorbimento dell´Unione. La Turchia, inoltre, deve riconoscere il genocidio armeno e normalizzare le proprie relazioni con Cipro e Grecia. La relazione Camiel Eurlings (Ppe, Nl) rammenta che la capacità dell´Ue di integrare la Turchia mantenendo nel contempo l´impulso dell´integrazione «è un aspetto importante», nell´interesse generale dell´Ue e della Turchia. Pertanto, i deputati giudicano della massima rilevanza che l´Unione europea «fissi i presupposti istituzionali e finanziari a tempo debito per l´adesione della Turchia». E, a tale riguardo, ribadiscono che il Trattato di Nizza «non costituisce una base accettabile per ulteriori decisioni sull´adesione di nuovi Stati membri». Insistono quindi affinché le riforme necessarie «siano attuate nell´ambito del processo costituzionale». Ricordano poi che l´impatto dell´adesione della Turchia sul bilancio può essere pienamente valutato solo nel quadro delle prospettive finanziarie dal 2014 e attendono «con impazienza» che la Commissione europea presenti la relazione sulla capacità di assorbimento dell´Unione, prima del Consiglio europeo del dicembre 2006. La relazione sottolinea che l´apertura di negoziati costituisce il punto di avvio di un processo duraturo, «che per sua stessa natura è aperto e non porta automaticamente e a priori all´adesione». A differenza dei precedenti negoziati, inoltre, «sarebbe necessario informare l´opinione pubblica europea continuamente e diffusamente in merito ai negoziati stessi e ai progressi della Turchia». I deputati osservano peraltro che, nonostante l´obiettivo dei negoziati sia l´adesione della Turchia all´Ue, «la realizzazione di tale ambizione dipenderà dagli sforzi di entrambe le parti». In proposito, ricordano che, in caso di grave e persistente violazione dei principi della democrazia, del rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, dello stato di diritto e dei principi del diritto internazionale, la Commissione potrebbe raccomandare la sospensione dei negoziati al Consiglio. D´altra parte, ritengono che, indipendentemente dall´esito dei negoziati, le relazioni tra Ue e Turchia «debbano garantire che la Turchia resti saldamente inserita nell´ambito di strutture europee». A tale riguardo, i deputati deplorano il rallentamento del processo di riforma in Turchia, evidenziato «da persistenti carenze e progressi insufficienti» soprattutto nell´ambito della libertà di espressione, dei diritti religiosi e delle minoranze, delle relazioni civili/militari, dell´applicazione della legge in concreto, dei diritti delle donne, dei diritti culturali e della rapida e corretta esecuzione delle decisioni in materia giudiziaria da parte dei servizi statali. D´altra parte, accogliendo favorevolmente l´iniziativa del governo di riprendere il processo di modifica legislativa, con la presentazione al parlamento turco del nono pacchetto di riforme legislative, formulano una serie di suggerimenti. La Turchia è quindi invitata a garantire l´uguaglianza dinanzi alla legge di tutti i cittadini turchi nel corso dell´intero procedimento giudiziario, compresa la fase investigativa, il processo, la sentenza e la detenzione, «senza deroghe per i funzionari del governo, il personale militare o i membri delle forze di sicurezza». Dovrebbe inoltre abrogare o modificare, in tempi brevi, le disposizioni del codice penale che consentono interpretazioni arbitrarie da parte dei giudici e dei pubblici ministeri e conducono a sentenze contrarie alla libertà di espressione e alla libertà di stampa, «rappresentando pertanto una minaccia per il rispetto dei diritti umani e delle libertà, con ripercussioni negative sul progresso della democrazia». Nel prendere atto dei miglioramenti apportati alla legislazione grazie agli sforzi compiuti dal governo turco, a partire dal 2002, con la politica di tolleranza zero nei confronti della tortura, i deputati sottolineano che occorrono misure attuative più efficaci, come evidenziato dall´aumento del numero di segnalazioni di torture e maltrattamenti commessi da funzionari di polizia e dall´impunità di cui spesso tali funzionari godono. Nutrendo «gravi preoccupazioni» in merito alla prosecuzione, «per non dire la rinascita», del ruolo dell´esercito nella società turca, sottolineano poi che la separazione costituzionale, netta e chiara, dei ruoli politici ed istituzionali tra civili e militari in Turchia «è una condizione necessaria per poter parlare in modo serio di adesione turca all´Ue». La relazione rileva anche i progressi realizzati in materia di diritti delle donne, in seguito all´entrata in vigore del nuovo codice penale. Tuttavia, nota che il mancato rispetto dei diritti delle donne in Turchia «resta una questione molto preoccupante» e ribadisce la necessità di sforzi ulteriori «per sradicare le pratiche discriminatorie e la violenza contro le donne». La Turchia è quindi invitata a intensificare gli sforzi per garantire alle donne l´esercizio del diritto all´istruzione e alle opportunità di lavoro. I deputati, inoltre, prendendo atto di alcuni progressi nella lotta contro il crimine di onore, esprimono però la loro preoccupazione sul rapido aumento dei presunti suicidi di donne nel sud-est della Turchia. Nel prendere poi atto del dibattito sul velo in Turchia, e sottolineando che non esistono norme europee in materia, la relazione auspica che si trovi un compromesso sul foulard indossato sui capelli dalle studentesse nelle università. I deputati deplorano anche l´assenza di progressi in materia di libertà di culto e rinnovavano l´invito rivolto alle autorità turche a compiere passi concreti per eliminare gli ostacoli che le minoranze religiose affrontano, segnatamente per quanto attiene al loro status giuridico, alla formazione del clero e ai diritti di proprietà. Ricordando che il Patriarcato ecumenico ha subito di recente l´espropriazione di 30 proprietà, invitano le autorità turche a interrompere immediatamente tutte le confische e le vendite coattive di proprietà che appartengono a comunità religiose e chiedono la riapertura immediata del seminario greco-ortodosso di Halki e l´utilizzo pubblico del titolo ecclesiastico di Patriarca ecumenico. Nel condannare poi con forza l´assassinio del sacerdote e missionario italiano don Andrea Santoro, la relazione sollecita la tutela dei diritti fondamentali di tutte le minoranze e comunità cristiane in Turchia (ad esempio i greci di Istanbul, Imvros e Tenedos). Rispettando inoltre le sensibilità di un paese «in cui la grande maggioranza della popolazione è costituita da musulmani sunniti», ricorda tuttavia alla Turchia «l´importante patrimonio culturale e storico che il multiculturale, multietnico e multireligioso Impero Ottomano le ha lasciato in eredità e custodia». Inoltre chiede che l´educazione religiosa sia volontaria per tutti e che ciò non riguardi soltanto la religione sunnita, e che a coloro i quali non intendono avvalersi dell´educazione religiosa sia offerto un insegnamento alternativo che affronti i valori, le norme e le questioni etiche. La relazione esprime profonda preoccupazione per le tensioni nel sud-est del paese ritenendole una grave minaccia per la pace e la stabilità della regione. Sottolinea quindi l´importanza di compiere ulteriori progressi al fine di assicurare che le riforme siano sostenibili e credibili. Condanna inoltre con fermezza la recrudescenza degli atti di terrorismo commessi dal Pkk e sottolinea che non vi possono essere scusanti per le violenze commesse ai danni di cittadini turchi in varie zone del paese. D´altra parte i deputati, evidenziano l´esistenza di «numerosissimi processi» ancor oggi in corso ai quali sono sottoposti esponenti della società civile, nonché le pratiche quotidiane di intimidazione verso costoro, come ad esempio nei confronti di Mehdi Zana, marito del Premio Sacharov del Parlamento europeo, Leyla Zana. I deputati ribadiscono il loro convincimento che una Turchia moderna, democratica e secolare, pur allineandosi progressivamente alle politiche degli Stati membri dell´Ue, «potrebbe svolgere un ruolo costruttivo e stabilizzatore nel promuovere la comprensione tra civiltà e tra l´Unione europea e i paesi della regione circostante la Turchia», particolarmente il Medio Oriente. E, in tale contesto, si compiacciono della decisione del governo turco di partecipare ai corpi della pace Onu in Libano. La relazione però reitera la richiesta del Parlamento alla Turchia di riconoscere il genocidio armeno, ergendo tale atto a «condizione preliminare» della sua adesione all´Unione europea. In proposito, i deputati sottolineano che, sebbene non costituisca uno dei criteri di Copenaghen, «è indispensabile che un paese che si avvia all´adesione accetti e riconosca il proprio passato». Prendendo quindi atto della proposta della Turchia di istituire una commissione bilaterale di esperti per superare la tragica esperienza, chiedono alle autorità turche di facilitare il lavoro dei ricercatori, degli intellettuali e degli studiosi che lavorano su tale questione, garantendo loro l´accesso agli archivi storici e fornendo tutti i documenti utili. La Turchia è inoltre sollecitata a compiere, «senza condizioni preliminari», i passi necessari a stabilire relazioni diplomatiche e di buon vicinato con l´Armenia, a ritirare il blocco economico e ad aprire la frontiera terrestre quanto prima. Esortandola a impegnarsi a favore di buone relazioni di vicinato, la relazione ricorda alla Turchia che deve astenersi da qualsiasi minaccia contro i paesi vicini nonché da attività militari che favoriscono la tensione e «potrebbero influenzare negativamente il processo di adesione». A tale proposito, i deputati citano la minaccia di "casus belli" nei confronti della Grecia in merito al suo diritto di determinare i limiti delle proprie acque territoriali e le continue violazioni dello spazio aereo nazionale greco. I deputati, infine, ricordano alla Turchia che il riconoscimento di tutti gli Stati membri, compresa la Repubblica di Cipro, «è un elemento necessario del processo di adesione». Pertanto chiedono alla Turchia di prendere misure concrete per normalizzare quanto prima le relazioni bilaterali con Cipro, di dare piena attuazione alle disposizioni contenute nell´accordo di associazione e nel suo protocollo aggiuntivo nonché alle priorità derivanti dal partenariato per l´adesione. Particolare delusione è infatti espressa per il mantenimento dei divieti imposti a navi e aerei ciprioti in Turchia nonché del veto alla partecipazione della Repubblica di Cipro alle organizzazioni internazionali e agli accordi multilaterali. I deputati invitano quindi le autorità turche a mantenere un atteggiamento costruttivo per ricercare una soluzione globale della questione di Cipro nel quadro delle Nazioni Unite, accettabile sia per i greco-ciprioti che per i turco-ciprioti, che porti ad una soluzione equa. . .  
   
 

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