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Notiziario Marketpress di Mercoledì 18 Marzo 2009
 
   
  ´MORTE A TRE EURO´: OBIETTIVO SICUREZZA SUL LAVORO

 
   
  Piacenza, 18 marzo 2009 - “Morte a tre euro” non è solo un libro scritto al termine di una toccante e lucidissima inchiesta giornalistica, morte a tre euro è anche una condizione di vita in cui centinaia di migliaia di persone sono costrette a convivere ogni giorno per guadagnarsi da vivere. Una dicotomia, un contrasto che è diventato un viaggio dentro la “schiavitù moderna”, come l´ha definita l´autore del saggio, il giornalista di Repubblica, Paolo Berizzi, intervenuto il 14 marzo nell´aula magna dell´Istituto per Geometri “Tramello” di Piacenza, nell´iniziativa promossa dalla Provincia attraverso l´assessorato al Lavoro. Perché proprio questa nuova forma di schiavitù, “senza catene, diversa da quella dell´ottocento americano”, è ormai sotto gli occhi di tutti, ma proprio per questo “non visibile”. Paolo Berizzi, inviato de “La Repubblica”, nei primi mesi del 2007 si è finto bisognoso di lavoro ed è entrato in contatto con i “caporali “ dell’edilizia. Ha vissuto dall’interno ed ha osservato di persona i meccanismi che regolano questo “sistema” che produce manodopera irregolare a costi bassissimi e mina la corretta concorrenza tra le imprese. E di questo l´autore dell´opera ha voluto parlare con i tanti studenti intervenuti. Prima attraverso un reading musicale, che ha avuto per protagonisti Gerardo Ferraro (narratore), Carmine Rizzi (chitarra) e Alan Zamboni (tastiere), poi con un confronto aperto con gli studenti. “I giovani spesso non vengono raggiunti dai media attraverso questo genere di notizie – ha osservato Berizzi -. Con questa forma di comunicazione abbiamo voluto provare ad avvicinarci a loro, per fargli comprendere cosa sta dietro a certe situazioni. In strada c´è un esercito di disperati che attendono di essere comprati, per poi essere sfruttati con ricatti e minacce. Io, con la mia inchiesta e il successivo libro, ho voluto raccontare questa giungla”. Poi un riferimento ai rapporti interpersonali avuti durante questa “missione sul campo”. “Spesso mi sono sentito ripetere che lavorare è meglio di rubare o spacciare – ha ricordato -. In queste poche parole sta spesso la dignità delle persone vittime del caporalato, una piaga del lavoro moderno, che spesso decide le sorti di una vita”. Un messaggio a tutti gli studenti è stato quindi rivolto dall´assessore provinciale al Lavoro Fernando Tribi. “Voi sarete i professionisti e gli imprenditori del futuro – ha detto -, ci piacerebbe che incontri come questi contribuissero a creare una nuova sensibilità, per fare in modo che il lavoro nero nell´edilizia, così come in tutti gli altri campi, venga al più presto sconfitto”. Parole a cui si è associata anche la preside dell´istituto Teresa Andena e a cui ha fatto seguito, dal mondo imprenditoriale, Aldo Silva, presidente delle Scuola Edile di Piacenza. “La sicurezza sui cantieri è un tema che non può essere trattato con leggerezza – ha ribadito -. Io ho sempre insegnato ai miei studenti e ai miei operai di non trascurare questo fattore. Chi specula su questi temi fa concorrenza sleale, oltre che mettere in pericolo la vita delle persone”. .  
   
 

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