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Notiziario Marketpress di Giovedì 19 Marzo 2009
 
   
  BASILICATA: COMMERCIO, PROPOSTE CONFESERCENTI PER CRISI ABBIGLIAMENTO

 
   
  La crisi dei consumi si abbatte soprattutto sull’abbigliamento: lo scorso anno la spesa media di una famiglia lucana per vestirsi è tra i 120 e i 150 euro con punte massime tra i 250 e i 300 euro per la famiglia con tre figli (specie se in fascia di età 0-11 anni) e i “singles” con 160-180 euro, mentre gli over 65 spendono in media al di sotto dei 60 euro. Sono dati forniti dalla Fismo, la Federazione Nazionale Settore Moda aderente a Confesercenti, che rappresenta circa 170. 000 imprese operanti in Italia, ed ha realizzato uno studio suddiviso per realtà geografiche territoriali. Sempre secondo lo studio, la Basilicata rispecchia la tendenza generale del Paese con un alto tasso di mortalità di imprese abbigliamento-calzature, un’alta percentuale di turnover e di diversificazione merceologica, con una buona tenuta degli esercizi in franchising e in controtendenza con un incremento per quelli su pubblica superficie. Reggono meglio alla crisi nello specifico i negozi di abbigliamento-calzature per bambini e in incremento di fatturato si registra per quelli per fasce d’età 0-6 anni. Il campione di esercenti di settore che ha partecipato all’indagine Fismo ha espresso “severe critiche” agli amministratori locali che non hanno mostrato la dovuta attenzione sulle questioni della categoria: in primo luogo la regolamentazione delle promozioni e subito dopo i parcheggi e servizi nei centri commerciali. Anche la stagione tradizionale dei saldi di dopo le festività natalizie non ha dato i risultati sperati (uno su due ha “recuperato”) e in generale ha solo consentito una maggiore liquidità e un parziale smaltimento di magazzino. Per Michele Avena, presidente regionale Confesercenti “occorrono interventi precisi in aiuto di un settore così vitale per la nostra economia. Sui saldi e sulle promozioni – aggiunge - occorre assolutamente ed inderogabilmente fare chiarezza. I saldi debbono ritornare un evento. Vanno unificate le date in tutta Italia e ridotti i periodi. Solo così si potrà creare quell’effettto attesa che ancora oggi contribuisce in modo significativo a gestire le nostre attività”. Avena parla di “piaga della contraffazione e dell’abusivismo commerciale del comparto che a tutt’oggi non hanno ancora trovato adeguati strumenti legislativi e soprattutto reali mezzi repressivi. Chiediamo – sottolinea - alle Istituzioni tutte risposte coraggiose e avanzate. A chi giova l’apertura di questi mega centri quando poi si rischia di mettere in crisi centinaia di negozi nel loro bacino di gravitazione? Cosa si pensa di fare sulla data unica dei saldi? Cosa pensate di fare sul proliferare degli outlet? Come pensate di intervenire sul fisco? Ricordo nuovamente che il 50 per cento dei negozi nei centri storici vendono moda e rappresentano accanto all’arte, l’eccellenza italiana e la forza stessa dei centri naturali veri del Paese. Dalla crisi - conclude Avena - dobbiamo uscire insieme: produzione e rete distributiva. La pesante crisi settore tessile va ad impattare anche sul settore commerciale e non può essere affrontata a pezzi”. .  
   
 

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