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Notiziario Marketpress di Mercoledì 01 Luglio 1998
 
   
  MODA ITALIANA: CAMPAGNA PER IL "SAVE DUTY FREE"

 
   
  Milano, 1 luglio 1998 - L´associazione Italiana Duty Free (Aiaved), che raggruppa 40 aziende italiane del commercio, dei trasporti, della moda e dei prodotti di largo consumo, ha annunciato una campagna per contestare la progettata abolizione, in sede di Unione Europea, dei Duty Free che operano negli aeroporti europei. L´abolizione dovrebbe entrare in vigore dall´1 luglio 1999 e l´Associazione chiede che il governo italiano si faccia promotore di un intervento da parte dei governi degli stati membri della Ue perché la disposizione venga revocata o rinviata. Secondo l´Aiaved, che agisce anche in collaborazione con la International Duty Free Confederation (Idfc), che rappresenta il settore a livello europeo ( campagna, denominata "Save Duty Free") le conseguenze dell´abolizione, decisa dall´Unione Europea nel 1991, sarebbero disastrose per la moda italiana ed europea e per il livello occupazionale: secondo una indagine Gallup ha detto l´Aiaved il 70 per cento dei consumatori europei sarebbero contrari all´abolizione. Inoltre, l´eliminazione dell´esenzione d´imposta negli eroporti metterebbe a rischio la competitività dei produttori italiani di beni moda "perché ne compromette il ruolo di vettore d´immagine verso la comunità internazionale". Secondo dati Etrf (European Travel Research Foundation) in Europa piùdella metà del fatturato annuo dei Duty Free (56%) érappresentata dagli articoli di moda ed accessori di fascia medio alta, dove é più forte la presenza di prodotti italiani. L´abolizione comporterebbe una perdita di fatturato pari al 65% con forti ripercussioni occupazionali:attualmente il settore Duty Free impiega direttamente ed indirettamente oltre 140. 000 persone. La perdita di occupati ammonterebbe da 20. 000 a 60. 000 unità. Secondo i contestatori, i gestori di Duty Free potrebbero gestire l´abolizione dell´esenzione solo attraverso il trasferimento sui prezzi di vendita dell´intero ammontare dell´imposta, oppure assumendo il differenziale di costo a carico del punto vendita. Nel primo caso si verificherebbe una perdita della capacità di attrazione del Duty Free con diminuzione delle vendite e depotenziamento del ruolo dei Duty Free quale veicolo di promozione internazionale del sistema moda italiano. Le ragioni dei rappresentanti della moda italiana contro l´abolizione del Duty Free sono state esposte nel corso di una riunione a Milano alla quale hanno partecipato Alberto Colombo, presidente dell´Aiaved, Maurizio Miccio, amministratore delegato dell´Agenzia della Moda, Patrick Pace del gruppo Trussardi, Fabio Gnocchi di Etro, Paolo Gurisatti dell´´Università di Venezia e presidente della Poster di Vicenza, David Zimmer, segretario generale della Idfc, Ernesto Mocci, responsabile corporate finance della Banca Intermobiliare. Colombo ha tra l´altro riferito di una assicurazione data dal ministro del commercio estero Augusto Fantozzi per un suo intervento per "sensibilizzare personalmente"il presidente del consiglio Romano Prodi sulle conseguenze sul "Made in Italy" della chiusura dei Duty. Zimmer ha affermato che vi sarebbe un crescente supporto politico in Europa per la sopravvivenza dei Duty Free: nella riunione Ecofin del 19 maggio scorso ha riferito gli 8 stati membri che raggruppano l´85% della popolazione europea (tra cui i big five Regno Unito, Germania, Francia, Italia e Spagna) si sono espressi a favore di uno studio d´impatto sulle conseguenze dell´abolizione". Inoltre, a favore dei Duty Free si sono espressi il Cancelliere tedesco Kohl e il primo ministro irlandese. In favore di una proposta di regime sostitutivo si é espresso in marzo il governo inglese mentre a metà marzo i ministri dei trasporti della Ue hanno chiesto la realizzazione dello studio e il 3 aprile il Parlamento europeo ha votato all´unanimità una risoluzione per avviare lo studio. Impegni a favore dello studio sono stati anche annunciati dal primo ministro francese Jospin, dal Parlamento italiano (30 aprile) ed anche dal capo dell´opposizione tedesca Schroder. Sono pure intervenuti a favore dei Duty Free il ministro delle finanze italiano Visco , il primo ministro spagnolo Aznar e il primo ministro britannico Tony Blair. A metà giugno il presidente della Commissione europea Santer ha affermato che "la Commissione si é espressa in modo troppo rigido sulla abolizione dei Duty Free". .  
   
 

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