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Notiziario Marketpress di Lunedì 23 Marzo 2009
 
   
  JULIUS BISSIER PITTORE DEL METAFISICO AL MUSEO CANTONALE D´ARTE, LUGANO

 
   
  Lugano, 23 marzo 2009 - Il Museo Cantonale d’Arte a Lugano presenta una mostra monografica dedicata al pittore Julius Bissier (Freiburg im Breisgau 1893 - Ascona 1965), tappa finale di un importante progetto espositivo che ha visto coinvolti il Kunstmuseum Bochum (Germania) e il Museum Liner (Cantone Appenzello). Nella mostra emerge chiaramente come l’opera dell’artista tedesco abbia attraversato, in oltre 50 anni di attività, varie fasi formali, contraddistinte tuttavia da un tratto comune, una spiritualità in continua evoluzione, che ne ha profondamente segnato tutta la produzione artistica. Il Museo Cantonale d’Arte realizza, con questo appuntamento, un desiderio coltivato da tempo: una parte rilevante della sua Collezione, dedicata ad opere del Xix e Xx secolo, è infatti focalizzata su artisti che abitarono e lavorarono in Ticino nel corso del Novecento. Tra questi spicca Julius Bissier che, dopo un primo soggiorno in Ticino nel 1957, visse ad Ascona dal 1961 fino alla morte. Nella raccolta del Museo Cantonale d´Arte i dipinti e le carte dell’artista tedesco, integrate all’interno del percorso espositivo luganese, costituiscono una componente importante della Collezione, in particolare per quanto riguarda l’identità artistica di un territorio al confine meridionale delle Alpi, fortemente influenzato dallo scambio culturale tra nord e sud. Il legame con la regione è ulteriormente rafforzato dalla presenza ad Ascona dell’Archivio Bissier, grazie al quale si è resa possibile questa iniziativa. Julius Bissier appartiene ad una generazione di artisti la cui vita e, conseguentemente, le opere furono segnate da gravi eventi politici. Agli esordi della sua carriera artistica, pesavano ancora sulla giovane Repubblica di Weimar - in cui era nato – le conseguenze della prima guerra mondiale e della sanguinosa repressione della rivoluzione, mentre all’orizzonte si delineava già la fine della Repubblica per mano dei nazionalsocialisti. I drammi del primo conflitto mondiale condussero molti artisti a ricercare nell’arte valori eterni, recuperandone la dimensione metafisica, un atteggiamento che in Bissier si manifesta relativizzando il mezzo espressivo a favore dell’idea. Questo lo porta ad attraversare diverse fasi formali, periodi differenti accomunati dalla volontà artistica di integrare la dimensione spirituale nella realtà terrena, nella convinzione profonda che all’arte spetti il compito di rendere visibile l’indicibile. Quella di Bissier è, in effetti, un’arte della sottrazione, che partendo da un’immagine enigmatica giunge a un simbolismo essenziale, un’arte filosofica in cui l’interesse per i mistici tedeschi, per le idee neoplatoniche e per le credenze orientali, insieme allo studio della calligrafia e della gestualità proprie della cultura e della vita orientali, possono essere interpretati come la ricerca di un senso esistenziale. Gli stimoli derivati dalla ricchezza espressiva delle civiltà arcaiche e delle tradizioni extraeuropee gli offrono temi, simboli e strumenti per superare i vincoli della figurazione legata alla tradizione che permea le sue prime opere e per giungere ad un linguaggio essenziale che assume, quale tema fondamentale della sua visione, la natura morta. Le caratteristiche pennellate calligrafiche di Bissier, che nella loro riduzione corrispondono all’estetica del Buddismo Zen, inaugurano una speciale forma contemplativa della percezione artistica. Con eccezionale lievità egli crea miniature a tempera e ad acquerello piene di gioia cromatica e di una vitalità serena che con la loro presenza, quasi musicale, rendono percepibile il silenzio. Oggetti quotidiani, simboli, segni e scritte si trasformano in geroglifici che sembrano alludere ad un altro mondo. Il fondo pittorico non riproduce illusionisticamente uno spazio empirico, ma lascia immaginare profondità impenetrabili, all’interno delle quali, attraverso la trasparenza e la fluidità degli oggetti terreni, l’occhio è esortato a guardare e non semplicemente a vedere. .  
   
 

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