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Notiziario Marketpress di Lunedì 23 Marzo 2009
 
   
  L’AMANTE DI HAROLD PINTER AL TEATRO LITTA DI MILANO

 
   
  Milano, 23 marzo 2009 - ´Work in Progress´ è un master per la regia teatrale ideato dal Teatro Litta e dedicato allo svolgimento della professione di un giovane regista. Il master si sviluppa in tre anni di lavoro tutorato dal regista Antonio Syxty, definito ‘primo spettatore’ dell’intero percorso formativo. Il regista Claudio Autelli è alla sua terza prova registica del Master. Le precedenti edizioni hanno avuto come protagonisti: Valeria Talenti ( Leonce e Lena, I Malavoglia, Una serata con Pinter) Carmelo Rifici (Il giro di vite, La tardi ravveduta, La signorina Julie). “Certo ci fu qualche tempesta / anni d’amore alla follia. / Mille volte tu dicesti basta / mille volte io me ne andai via. / Ed ogni mobile ricorda in questa stanza senza culla / i lampi dei vecchi contrasti / non c’era più una cosa giusta / avevi perso il tuo calore / ed io la febbre di conquista. / Mio amore mio dolce meraviglioso amore / dall’alba chiara finché il giorno muore / ti amo ancora sai ti amo. ” Franco Battiato – La canzone dei vecchi amanti Nel 2008 Otello per la regia di Claudio Autelli, realizzato all’interno del Progetto Work in Progress del Teatro Litta, vince il premio Nuove Creatività dell’Eti e ottiene numerosi riconoscimenti sia da parte della critica che del pubblico. Nel 2009 Autelli conclude il suo triennio del Master che per l’ultimo anno prevede la realizzazione di una produzione a partire da un testo commissionato dalla direzione artistica del teatro. Atto unico del 1962 L’amante fa parte di una trilogia sulle menzogne dell’amore, insieme a Vecchi tempi e Tradimenti ed è rappresentato per la prima volta l’anno successivo con la regia dello stesso Pinter. L’intera commedia è ambientata in un’impeccabile villetta della campagna londinese. Protagonista è una coppia borghese, Sarah e Richard, che, stanca della routine matrimoniale, mette in scena spiazzanti diversivi erotici: Sarah racconta al marito di un amante che riceve in casa tutti i pomeriggi e Richard racconta alla moglie le sue scappatelle con una prostituta. Ma con un colpo di scena Pinter svela la vera identità dei due amanti. Si assiste a una doppia vita: amanti incastrati in siparietti proibiti e coniugi avviluppati tra resoconti della giornata lavorativa dell’uno e i pomeriggi dedicati alla cure della malvarosa dell’altra. Questi meccanismi si ripetono sempre uguali in un continuo gioco di ruolo in cui i due protagonisti si alternano nell’interpretare i loro rispettivi amanti; si assiste a una feroce denuncia dell’impossibilità più assoluta di comunicazione, se non filtrata dalla finzione del gioco amoroso. In scena non rimangono che un uomo e una donna chiusi in una stanza. Isolati dal mondo, come se la realtà esterna, le sue relazioni, le abitudini sociali, il lavoro, tutto ciò che si potesse frapporre tra loro fosse stato messo da parte da loro stessi. Un uomo e una donna dimentichi del mondo nel disperato tentativo di ritrovarsi, di ritrovare un codice perduto, una lingua segreta che non conoscono più e senza la quale, soli, sono persi. Attorno a questa stanza c’è il nulla; del salotto borghese non rimangono che una poltrona e una pianta, feticci della loro quotidianità. La scena è scarna come i corpi dei personaggi che in essa si aggirano. Corpi fragili e soli nella loro nudità, scarnificati e spogliati di tutti gli orpelli borghesi indossano e smettono altre maschere per mettere in atto un grottesco gioco d’amore, consci che in fondo il loro non può essere altro che un gioco di ruolo, nient’altro che una recita. Un ultimo tentativo che nasconde il non deposto desiderio dell’altro e la perduta semplicità dell’incontro. Una storia sul perdersi e sul cercarsi. A qualsiasi costo. .  
   
 

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