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Notiziario Marketpress di Martedì 31 Marzo 2009
 
   
  FIBROTEST E FIBROMAX, ECCO I NUOVI STRUMENTI PER SCOPRIRE I DISTURBI DEL FEGATO

 
   
  Bergamo, 31 marzo 2009 - Malattie infiammatorie del colon, reflusso gastroesofageo e steatosi epatica sono tra i disturbi che più spesso inducono le persone a interpellare il loro medico. Sintomi dell’apparato digerente che vanno scoperti in tempo per poterli trattare adeguatamente prima che degenerino in malattie più gravi. Oggi lo specialista ha a disposizione non più esami costosi e complessi ma nuovi strumenti diagnostici sempre meno invasivi, come Fibromax e Fibrotest – un semplice prelievo sanguigno che permette di diagnosticare il grado e l’entità della patologia epatica. Questi gli argomenti trattati al recente Secondo Corso di Aggiornamento in Gastroenterologia, organizzato al Centro Congressi Giovanni Xxiii di Bergamo e curato dal dott. Stefano Fagiuoli, direttore U. O. C. Di Gastroenterologia agli Ospedali Riuniti. La steatosi epatica ormai colpisce un italiano su quattro ed “ è considerata la spia di una patologia che può degenerare in cirrosi” afferma il dott. Fagiuoli. Il danno epatico, spiega infatti lo specialista, segue un meccanismo di evoluzione ben preciso. “I vari fattori di rischio, quali alcol, virus, obesità, dislipidemia, deficit congeniti, pur seguendo strade diverse, confluiscono tutti insieme in una sorta di imbuto. Il risultato? In primo luogo la steatosi, che in presenza di cofattori del danno epatico può evolvere in steatoepatite, una forma di infiammazione del fegato associata alla presenza di grasso. A lungo andare - continua Fagiuoli - è ormai assodato che al danno segue un tentativo di riparazione, efficace solo se questo è lieve e se la causa viene rimossa, altrimenti può evolvere in fibrosi e portare a cirrosi e ad epatocarcinoma”. Fino ad oggi, l’unico esame che potesse dare delle risposte certe sulla condizione del fegato era la biopsia. Ora, a questa indagine invasiva, si affiancano altri strumenti diagnostici come il Fibrotest e il Fibromax, che permettono, attraverso l’elaborazione dei risultati di vari parametri ematochimici, di ottenere una diagnosi/stadiazione della malattia epatica in essere. Il secondo corso di aggiornamento che si terrà domani a Bergamo fornirà informazioni avanzate sui biomarcatori non invasivi. La giornata di aggiornamento è stata suddivisa in tre sessioni. La prima, moderata dal Dott. Francesco Negrini, Endoscopia Digestiva degli Ospedali Riuniti, è dedicata all’inquadramento e alla gestione clinica del paziente con diarrea e alla sindrome dell’intestino irritabile. La seconda sessione, moderata dal dott. Fagiuoli, inizierà con la presentazione di un caso clinico e proseguirà con una discussione sul ruolo dei farmaci biologici nelle malattie infiammatorie del colon. Si continuerà con la malattia da reflusso gastroesofageo e le possibilità di mantenimento con inibitori della pompa protonica. Particolare interesse suscita la terza sessione del corso, moderata dal dott. Paolo Del Poggio Epatologo dell’Ospedale di Treviglio-caravaggio, dedicata ai virus e alla steatosi epatica e nella quale saranno presentati i nuovi approcci terapeutici e il ruolo che essa riveste nella risposta al trattamento antivirale. A questo proposito interverranno la prof. Ssa Carmela Loguercio, Seconda Università di Napoli, e il dott. Fagiuoli. Le metodiche in gastroenterologia occuperanno l’ultima fase del corso con un focus sui nuovi metodi non-invasivi quali la videocapsula e il biomarcatore Fibrotest che sarà messo a confronto con la biopsia epatica. In conclusione, Fibrotest e Fibromax permettono di valutare l’evoluzione della patologia epatica (steatosi-steatoepatite-fibrosi) che può essere trattata associando cambiamenti nello stile di vita, con una corretta alimentazione e un’attività fisica costante e l’eventuale utilizzo di prodotti antiossidanti. Infatti, l’associazione di silibina (estratto purificato dal cardo mariano), fosfolipidi e vitamina E, elementi naturali di Realsil, ha dimostrato effetti antinfiammatori, antiossidanti ed epatoprotettivi, rallentando la progressione del danno epatico. .  
   
 

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