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Notiziario Marketpress di Martedì 07 Aprile 2009
 
   
  ALFABETO SEGRETO BERGAMASCHI GIANFRANCO – MARCHETTI GIUSEPPINA 19 APRILE – 31 MAGGIO2009

 
   
   Brescia, 7 aprile 2009 - Due coniugi, due estimatori d’arte, due raffinati collezionisti, due anime sensibilissime, due menti eccentriche, due instancabili fucine d’idee, due culture a confronto, due divoratori di sapere, due coraggiosi sperimentatori, due impavidi provocatori, due attentissimi osservatori, due sentire modernissimi e soprattutto due artisti capaci di osare. Questo e molto altro sono gli autori di Alfabeto segreto, doppia personale proposta dalla Galleria Reartunostudio per inaugurare una frizzante primavera d’arte, scandita da albe e tramonti, marine, arcobaleni e sculture umane all’uncinetto, da Pallets ed articoli di giornale sottratti alla quotidianità grazie ad una firma segnica e simbolica. Alfabeto segreto ricrea un ambiente familiare complesso quanto eterogeneo, fervido di pensieri, di fame di sapere e di espressione, talvolta minacciato da infelici e problematiche nascite, talaltra capace di spassionato amore e dedizione all’arte. Alfabeto segreto simula per l’occasione uno spazio stretto fra quattro mura domestiche, accogliendo il visitatore ad entrare come ospite per qualche istante nella routine dei due coniugi artisti. Riunendo in sé la figura dell’artista, del giornalista, dell’uomo cartesiano, Bergamaschi con Negate e Pallets scende in campo per legittimare, affermare, difendere, sostenere la funzione dell’arte e dell’artista: simil-vate in grado di comunicare il nuovo che verrà e di salvare gli uomini dagli schematismi, dall’insensibilità, dall’ateismo in cui sembrano esser intrappolati, firmandosi talvolta con arcangelo e freccia, talaltra con una più spedita “X”. Una “X” che è insieme firma sigla marchio, segno di negazione chiusura divieto d’accesso, scelta voto, segno di moltiplicazione, etc… Una “X” che è segno e materia, vita e morte in quanto croce, disapprovazione ed esaltazione di un soggetto, diniego e conferma dell’oggetto rappresentato, affermazione del soggetto artista cui alcuni sensi sono stati negati. Di fianco a lui, la Marchetti associa il ricamo, arte tradizionale propriamente femminile, alla complessa realtà contemporanea. La sua sofferenza autobiografica sensibilizza a quella collettiva e si fa arte. Dentro e fuori la sua produzione è lei stessa che tesse le complicate trame dei propri uncinetti. Il lavoro di Giuseppina è un’estensione della sua vita, del suo desiderio di trasmettere emozioni. L’arte: un modo per tracciare una metafora delle vite possibili e per affrancarsi da stati emotivi d’ansia innescati dal vivere, dallo sperimentare e dall’essere mossi dalle difficoltà della vita, dai suoi disagi e dalle sofferenze, dalle sue ferite ma anche dai suoi doni. Succede così che anche pupazzi di lana si ritrovino con un quotidiano in mano… .  
   
 

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