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Notiziario Marketpress di Lunedì 27 Aprile 2009
 
   
  IMMUNITÀ DI ANTONIO DI PIETRO NON REVOCATA

 
   
  Strasburgo, 27 aprile 2009 - Il Parlamento europeo ha deciso di non revocare l´immunità di Antonio Di Pietro nell´ambito di un procedimento per diffamazione avviato da Filippo Verde presso il Tribunale Civile di Roma. Di Pietro avrebbe ammesso che l´articolo per il quale è stato incriminato conteneva un «errore madornale», ma per i deputati, nel commentare una delle più importanti vicende processuali che hanno alimentato il dibattito politico italiano, egli stava esercitando le sue funzioni parlamentari. Approvando con 654 voti favorevoli, 11 contrari e 13 astensioni la relazione di Aloyzas Sakalas (Pse, Lt), il Parlamento ha deciso di non revocare l´immunità di Antonio Di Pietro a seguito dell´ordinanza del Tribunale Civile di Roma rivolta al deputato nella causa civile intentata da Filippo Verde. In tale ordinanza il Tribunale italiano, esaminando l´argomento difensivo sollevato da Di Pietro «sotto forma di eccezione di insindacabilità», ha chiesto al Parlamento europeo di decidere sulla sua immunità, dal momento che all´epoca dei fatti egli era parlamentare europeo. Secondo quanto riportato nell´atto di citazione, nel febbraio 2003 è comparso sul sito Internet ufficiale della "Lista Di Pietro" un articolo firmato da Antonio Di Pietro. In detto articolo, nel commentare il processo pendente dinanzi al Tribunale di Milano per la vicenda Imi-sir/lodo Mondadori, il parlamentare in causa affermava che Filippo Verde era stato accusato di corruzione - insieme ad altri giudici - per aver accettato una tangente per "aggiustare" una sentenza (la frase incriminata era la seguente: ". La vicenda Lodo Mondadori riguarderebbe una sentenza emessa dal Tribunale di Roma - sempre sotto l´influenza diretta o indiretta dei giudici Metta, Verde e Squillante - che annullò un lodo arbitrale . "). Nella premessa dell´atto di citazione, Filippo Verde ha dichiarato che il suo nome non è mai comparso nella lista degli imputati per la vicenda del Lodo Mondadori e accusa Di Pietro di aver diffuso una notizia oggettivamente falsa, il che configura il reato di diffamazione. Verde ha chiesto un risarcimento danni e, a titolo di riparazione una somma di euro 210. 000. Di Pietro ha riconosciuto che il suo articolo conteneva un "errore madornale", causato da un banale gioco di copyfile. In effetti, Filippo Verde non è mai stato coinvolto nella vicenda processuale del Lodo Mondadori, mentre lo è stato nel processo Imi-sir, nell´ambito del quale era stato assolto da tutte le imputazioni contestategli. Nella sua difesa, Di Pietro ha sostenuto che questo errore tecnico/redazionale si è verificato perché i mass-media accomunavano normalmente le due vicende giudiziarie con il termine "processo Imi-sir/lodo Mondadori". Per i deputati nelle sue affermazioni, riportate nell´atto di citazione presentato da Verde, l´on. Di Pietro stava semplicemente «commentando notizie di pubblico dominio». Nel descrivere e criticare una delle più importanti vicende processuali che hanno alimentato il recente dibattito politico in Italia, egli stava esercitando le sue funzioni di parlamentare, esprimendo la sua opinione su un tema d´interesse pubblico per i suoi elettori. «Cercare di imbavagliare i parlamentari, avviando procedimenti giudiziari nei loro confronti, per impedire loro di esprimere le proprie opinioni su questioni che suscitano un legittimo interesse e preoccupazione nell´opinione pubblica, è inaccettabile in una società democratica». Costituisce inoltre una violazione dell´articolo 9 del Protocollo, che mira a salvaguardare la libertà di espressione dei parlamentari nell´esercizio del loro mandato, nell´interesse del Parlamento in quanto Istituzione. .  
   
 

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