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Notiziario Marketpress di
Lunedì 27 Aprile 2009 |
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IL SILENZIO DI DIO, LE PAROLE DI SILVIO D’ARZO E FËDOR DOSTOEVSKIJ IN SCENA AL CRT DI MILANO FINO AL 10 MAGGIO ACCANTO AD UN INCONTRO E DUE MOSTRE
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Milano, 27 aprile 2009 - Arriva a Milano, al Teatro dell’Arte dal 28 aprile al 10 maggio 2009, il progetto di Silvio Castiglioni “Il silenzio di Dio”, affiancato da 3 eventi collaterali: il 29 aprile l’incontro “Il silenzio di Dio. Dostoevskij e i fratelli Karamazov“ con Fausto Malcovati e Andrea Nanni (ore 18 presso Associazione Italia Russia Lombardia. Via Silvio Pellico, 8 Milano), per tutta la permanenza dello spettacolo la mostra di Georgia Galanti “Ore quotidiane. 200 santini rivisitati” e dal 7 al 10 maggio la mostra di Patrizio Esposito “Milano, quattro secondi. Fotografie per il sottopalco”. Che cos’è il silenzio di Dio? Quali sono le domande degli uomini che non trovano risposta? Silvio Castiglioni ha concepito un percorso artistico con una squadra di collaboratori scelti ad hoc per sviluppare un lavoro giocato sulla sottrazione, sulla purezza della parola e dell’azione. Il risultato è un’esperienza particolare ed unica per lo spettatore che può seguire d’un fiato le due parti del progetto: la prima, “Casa d’altri”, è un radiodramma teatrale tratto dall’omonimo racconto di Silvio D’arzo, la seconda, “Domani ti farò bruciare”, è un’invettiva tratta da I fratelli Karamazov di Fëdor Dostoevskij. Questo viaggio inconsueto, in cui Castiglioni accompagna lo spettatore, ha la regia di Giovanni Guerrieri, la drammaturgia di Andrea Nanni, la cura del suono di Luca Berni e Gianmaria Gamberini. “Uno stesso silenzio – il silenzio di Dio – risuona sia in Casa d’altri (tratto dal racconto di Silvio D’arzo) sia in Domani ti farò bruciare (ispirato a I fratelli Karamazov di Fëdor Dostoevskij)” si legge nelle note di drammaturgia. “Alla sommessa domanda di una vecchia che vorrebbe togliersi la vita, fa eco la furente requisitoria di un demone che vorrebbe incarnarsi. In entrambi i casi non c’è risposta, poco importa che la resa alla morte lasci il posto alla tentazione di vivere. Nel silenzio che accompagna queste figure tragiche, entrambe prive di un posto sulla terra, risuona il sibilo di una lama che separa vita e morte, umano e divino. Una lama che ci gira intorno come un satellite dall’orbita cieca, incurante del vuoto di senso che non riusciamo a colmare. E se dietro le maschere vocali di Casa d’altri non ci sono che specchi, in Domani ti farò bruciare tutto avviene oltre lo specchio, dove le forme perdono i loro contorni per bruciare in un fuoco incessante”. In Casa d’altri una donna decisa al suicidio pone le sue domande ad un prete e si spalanca l’attesa di una risposta che rimane sospesa, nel silenzio carico di una responsabilità difficile da sostenere. Capolavoro di Silvio D’arzo, “Casa d’altri” , definito da Eugenio Montale sulle pagine del Corriere della Sera un “racconto perfetto”, è trasposto in forma di radiodramma, lasciando allo spettatore la possibilità di incontrare la parola e le domande dell’anziana donna nella loro ingenua e nuda schiettezza, senza ostacoli o “distrazioni”. Violenza e malinconia si respirano in “Domani ti farò bruciare”, un “finale di partita tra un demone di mezza tacca e un Cristo consegnato al silenzio. Un interrogatorio che si rivela una confessione” come scrive Andrea Nanni, “uno specchio ustorio in cui l’aguzzino e la vittima finiscono per fondersi in un’unica figura. Se non c’è salvezza possibile, tanto vale cedere alla tentazione di vivere”. . |
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