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Notiziario Marketpress di Mercoledì 06 Maggio 2009
 
   
  PRIMA ASSOLUTA DI “GIOCASTA” DI AZIO CORGHI PER “IL SUONO DELL’OLIMPICO” UNA NUOVA INTERPRETAZIONE DEL MITO DI EDIPO PER CELEBRARE IL TEATRO PALLADIANO IN SCENA IL 19 E 20 GIUGNO 2009 AL TEATRO OLIMPICO DI VICENZA

 
   
   Milano, 6 maggio 2009 - E’ stata presentata il 30 aprile a Milano la tragedia lirica “Giocasta”, di Azio Corghi, composta su libretto di Maddalena Mazzocut-mis. L’opera verrà rappresentata in prima assoluta il 19 e 20 giugno 2009 al Teatro Olimpico di Vicenza, nell’ambito del festival “Il Suono dell’Olimpico”, realizzato dall’Orchestra del Teatro Olimpico, in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura del Comune di Vicenza e con il sostegno di sponsor pubblici e privati. Per l’anniversario dei 500 anni della nascita di Andrea Palladio, da un’idea di Alessandro Panetto, ha preso forma il progetto di una nuova composizione di Azio Corghi, dedicata al mito classico di Edipo. Un mito che sin dall’inaugurazione del teatro, avvenuta nel 1585 con la rappresentazione dell’Edipo Tiranno, si lega alla storia del capolavoro palladiano. Protagonisti dell’opera sono Chiara Muti (voce recitante), Victoria Lyamina (mezzosoprano), il coro madrigalistico “The Swingle Singers”, Anna Serova (viola solista) e i solisti dell’Orchestra del Teatro Olimpico di Vicenza. La regia è affidata a Riccardo Canessa, per la direzione di Filippo Faes. I costumi sono di Artemio Cabassi. In una rilettura contemporanea del mito classico, il compositore e la librettista hanno voluto mettere in luce il personaggio di Giocasta, affrontando il notorio dramma di Edipo, per la prima volta, dal punto di vista femminile della madre-amante. <<In Sofocle – sottolinea Maddalena Mazzocut-mis, librettista – Giocasta non ha una vera struttura, una personalità definita, ma è piuttosto funzionale allo sviluppo della narrazione. Qui invece viene posta al centro del dramma, in una reinterpretazione che acquista una profondità nuova: Giocasta è innanzitutto una madre e, come tale, si rivolge al figlio, figlio-amante. Il suo linguaggio presenta sempre una sfumatura materna, nella delicatezza e nel pudore con cui racconta i fatti terribili che ha vissuto, quasi facendo un resoconto all’unico sopravvissuto alla tragedia che ha colpito l’intera famiglia, secondo una parabola che va dalla nascita di Edipo alla morte di Antigone. Alla conclusione dell’opera, Giocasta si mostra madre e, in un momento di estrema presa di coscienza del presente, rivolgendosi a Edipo dirà: “Dammi le mani”. >> Per Azio Corghi, già autore di diverse opere con protagoniste femminili, Giocasta è la prima donna messa in scena nella valenza di madre. <<La violenza, fortemente presente nel vissuto di Giocasta – spiega il compositore – rimane estranea al linguaggio del personaggio ed è affidata alla parte strumentale e al canto: da un lato sfruttando le potenzialità fonetiche del Coro madrigalistico, opportunamente amplificato, dall’altro impiegando il timbro scuro del Mezzosoprano come “ombra” della voce recitante. L’organico strumentale intende valorizzare sia il colore di ogni strumento che le diverse possibilità d’impasto a livello di registro. D’altra parte tutta l’opera ha un impianto in cui gli elementi tematici sono caratterizzati da timbriche differenti. >> Nell’approcciare la direzione di questa composizione, nella quale la musica che si pone sempre al servizio della parola, con un´estrema essenzialità nel linguaggio, il Maestro Filippo Faes individua la chiave di lettura nella sintonia di atteggiamento con il compositore. <<Penso – sottolinea in una nota – che il direttore che si accosti a questa materia debba farlo con lo stesso spirito, cioè debba mettersi al servizio di una musica e di una vicenda la cui prospettiva storica è sconfinata, onde permetter loro di esistere ancora una volta, irradiando la loro ineluttabile verità e forza intrinseca. >> Il regista, Riccardo Canessa, sceglie di mettere in scena, oltre alla Voce recitante, alla Voce cantata, alla Viola e al coro madrigalistico, anche Edipo e Antigone, nella forma di mimi. L’opera si apre e si chiude con il gesto materno di Giocasta che si offre a sostegno del figlio. <<Un figlio che – spiega il regista – oltre che cieco, è chiuso nella sua maledizione, e non può mettere le proprie mani in quelle della madre. Non la ricorda, non la riconosce. Solo dopo il racconto di Giocasta, Edipo torna ad essere figlio, liberato dall´oppressione delle maledizioni: il contatto tra loro sarà deciso da quello che il Teatro sarà riuscito a creare, attraverso l´opera di più Teatranti. >> .  
   
 

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