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Notiziario Marketpress di
Giovedì 07 Maggio 2009 |
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TERREMOTO: IL DISCORSO DI CHIODI A SEDUTA SOLENNE CONSIGLIO
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L´aquila, 7 maggio 2009 - Ecco l´intervento del Presidente della Regione Abruzzo, Gianni Chiodi, nel corso della seduta solenne del consiglio regionale a un mese dal violento sisma: "Ci sono tragedie, come quella del terremoto del 6 aprile, il cui ricordo nessun tempo potrà mai cancellare. Le immagini, i rumori, i silenzi, i volti, gli odori, le sensazioni, le emozioni, il pianto, il sorriso, gli abbracci, gli occhi delle persone??. Rimarranno scolpiti nella nostra memoria. In quei giorni ho visto, tra le strade del centro, persone scavare a mani nude tra le rovine, persone spalare macerie e detriti, persone fasciare le vittime in sudari di fortuna, persone cercare particolari di altre vite, con la delicatezza prudente di chi cerca particolari della propria. E persone piangere, ogni volta che le case crollate riconsegnavano un corpo senza vita. Tutte queste persone indossavano delle divise, quella della Protezione civile, quella dei vigili del Fuoco, quelle del Soccorso alpino e speleologico, quella dell´Esercito italiano, quella dei Carabinieri, quella della Polizia di stato, quella della Guardia di Finanza, quella del Corpo forestale dello Stato, quella della polizia urbana, quella della Croce rossa, quella della Misericordia e di tutte le altre associazioni di volontariato. Senza di loro, ogni tragedia sarebbe un finale di atto; grazie a loro, non si chiude mai la porta della speranza. E così che sono state estratte vive dalle macerie centinaia di persone. Non dimenticherò mai le immagini di quei giorni, resteranno scolpite nella mia memoria. Sono immagini crude, immagini forti, immagini di dolore. Ma anche immagini di grande dignità. C´è anche una descrizione di straordinaria bellezza, che voglio segnalare in questa occasione solenne: scrive Paolo Sorrentino il 7 aprile dalle macerie dell´Aquila "Una delle ragazze più belle viste negli ultimi dieci anni attraversa un gruppo di almeno cinquanta giovani in divisa. Nessuno commenta. Nessuno solleva uno sguardo di troppo su di lei. Ciascuno ha ritrovato il rispetto e la dignità. Nell´orgia del dolore, il mondo va come dovrebbe andare". Onore a La Repubblica. E poi i soccorsi tempestivi e professionali di fronte ad un compito che sembrava impossibile. Oltre 65. 000 persone da assistere. E ho visto denigrare proditoriamente quelli che il mondo intero ha definito "Angeli" tanto da indurre Angela Di Mascio a scrivere il 10 aprile sulla rete internet: "Sono aquilana. Sono indignata e offesa: grido a gran voce che il Campo Tenda della Regione Lombardia a Monticchio (fraz. Dell´aquila) è Fantastico!!! Ci danno tanta professionalità, cura e affetto? dei veri Angeli!!! Alla faccia di chi ieri sera ne ha parlato male in Tv (Rai). Spero che la mia voce arrivi forte a ringraziare coloro che Adesso Ci Danno La Vita!!!" Disonore ad Anno Zero. Ma ho visto anche un popolo straordinario: perché, per dirla con un mio amico giornalista, "ha saputo offrire al mondo l´immagine composta di un dolore terrificante, al quale opporsi non con la disperazione esibita, non con la tragedia condivisa, ma con la rigidità intima della nostra gente. Fiera. Orgogliosa. Addirittura riservata nel proprio dolore. La nostra, è la storia di un popolo che ha subìto l´insulto dei terremoti e l´arroganza delle invasioni, che ha conosciuto fame e povertà e che, da sempre, è abituato a strappare il futuro da una terra che, di suo, non ti regala mai niente. In questa occasione, davanti al mondo, L´aquila ha dimostrato come si debba reagire anche davanti alla più assurda delle tragedie. Un dolore rigido, intimo. Non è orgoglio, è abruzzesità". Insomma, quel complesso di qualità e caratteristiche psico-culturali peculiari e distintive degli Abruzzesi, che D´annunzio sintetizzò nella lapidaria definizione "i taciturni dalle spalle quadre". Quella che ci attende ora è una missione difficilissima: L´aquila sta vivendo un momento drammatico. La necessità prioritaria è quella di attuare interventi di emergenza atti a ristabilire condizioni di vita il più possibile "normale". Il compito della Regione, delle Amministrazioni locali, dei partenariati sociali deve essere oggi quello di pensare al futuro prossimo costruendo un progetto strategico per L´aquila, che permetta di affiancare alla sua centralità amministrativa una centralità progettuale ed economica. Si tratta, infatti, di intuire e cogliere una grande opportunità: costruire una direttrice di sviluppo che, a partire dalla tragica emergenza del terremoto, reimpegnando e "ripensando" creativamente tutte le risorse territoriali, economiche, sociali e culturali del territorio, progetti un nuovo futuro per il Capoluogo d´Abruzzo e quindi per l´intero Abruzzo. Il simbolo della città è un´aquila. E "L´aquila deve restare così com´è nel suo gonfalone. Ferma, con le ali spalancate sulla collina. Incatenata a terra da uomini resi più saggi dal dolore. Fissata con sapienza alla terra, nei piloni delle sue stanze, nelle fondamenta Ricostruiremo le case della nostra città. Riempiremo le strade e le finestre, apriremo saracinesche e vetrine. Torneremo, come dopo una lunga transumanza. Siamo abituati alle lunghe attese e a vivere sobriamente". Non sono queste mie parole ma di una donna aquilana che le ha scritte su un blog cittadino. Sono parole bellissime e cariche di ottimismo e di determinazione. Lo stesso ottimismo e la stessa determinazione che dobbiamo avere e trasmettere a tutti per ricostruire L´aquila più bella e più sicura di prima. A pensarci bene?. Questo è l´unico modo che abbiamo per onorare la memoria delle persone che hanno perso la vita, e per confortare, nei limiti del possibile, quelli che hanno provato un dolore immenso per la perdita dei loro figli, dei loro genitori, dei loro parenti e dei loro amici ed è anche, l´unico modo, per non far sentire soli quelli che in questo momento soffrono, spaesati, lontani e divisi. La sfida che ci aspetta è talmente dura da far tremare i polsi ma ce la faremo, ci vorrà del tempo, ma ce la faremo. Ed il mondo intero ci approverà per quello che avremo saputo fare così come ci ha applaudito finora". . |
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