Pubblicità | ARCHIVIO | FRASI IMPORTANTI | PICCOLO VOCABOLARIO
 













MARKETPRESS
  Notiziario
  Archivio
  Archivio Storico
  Visite a Marketpress
  Frasi importanti
  Piccolo vocabolario
  Programmi sul web








  LOGIN


Username
 
Password
 
     
   


 
Notiziario Marketpress di Lunedì 18 Maggio 2009
 
   
  AZIENDA ITALIA: NEL PRIMO TRIMESTRE 2009, LA DIFFERENZA TRA NATALITÀ E MORTALITÀ DELLE IMPRESE REGISTRA UN SALDO NEGATIVO DI 30.706 UNITÀ, IL PIÙ PESANTE DEGLI ULTIMI DIECI ANNI

 
   
  Milano, 18 maggio 2009 - Lince, uno dei principali provider italiani di rating e informazioni economiche per le imprese, ha presentato il 13 maggio, durante il convegno ”Verità e Bugie”, i risultati della ricerca sullo stato di salute della Pmi italiana. La ricerca espone l’esito delle elaborazioni dei dati ufficiali 2008 e quelli del primo trimestre 2009 integrati con i dati del proprio database. L’obiettivo dell’indagine è quello di prendere in esame l´emergenza economica in atto, da un´altra prospettiva: alla luce di dati ufficiali e di rating, desumere quanto una crisi di origine oltre oceano abbia realmente colpito l’economia italiana e in quale misura. “I risultati della ricerca vogliono dare un quadro della reale situazione che le Pmi italiane stanno vivendo in questi mesi, considerando non solo i dati ufficiali, ma tenendo presente altri indicatori tra cui il rating. Per comprendere a fondo l’impatto della crisi sull’economia italiana bisogna però, interpretare questi dati declinandoli nella specificità di ciascun soggetto imprenditoriale”, commenta Francesca Negri, responsabile ufficio studi di Lince. L’indagine Lince ha preso in considerazione una pluralità di dati per poter permettere un report dettagliato e al tempo stesso esaustivo. Nello specifico, essa ha elaborato i dati ufficiali 2008 e primo trimestre 2009 inerenti al fenomeno della natalità e mortalità delle imprese; protesti e rating suddivisi per settore e macroaree geografiche. Natalità e mortalità - Secondo i dati ufficiali di Movimprese elaborati da Lince, nel 2008 il saldo delle natalità e mortalità delle imprese italiane ha registrato il minimo storico degli ultimi 8 anni. Infatti, il saldo è pari a 36. 404 con un tasso di crescita dello 0,59 %. Il risultato di fine anno è frutto della differenza tra le 410. 666 iscrizioni (la performance meno brillante degli ultimi cinque anni) e le 374. 262 cessazioni (il secondo peggior risultato dal 2003 dopo il record del 2007 quando, a chiudere i battenti, furono 390. 000 imprese). Sul saldo hanno influito le cessazioni delle microimprese, prevalentemente del settore al dettaglio. Oltre al settore agricolo, in linea con l’andamento degli anni passati, il settore che registra una maggiore sofferenza è quello manifatturiero con un saldo 2008 di -2. 243 unità, dovuto alle difficoltà del comparto artigiano. I settori delle costruzioni e dei servizi alle imprese presentano invece un buon saldo positivo, rispettivamente con 19. 591 e 21. 184 unità. Da un punto di vista geografico, notiamo a sorpresa, che il Nord-est registra un tasso di crescita di 0,06%, ossia più basso rispetto alle altre macro-aree. L’area del Centro e le Isole invece hanno registrato rispettivamente un tasso di crescita pari a 1,18% e 0,32%. Nel Centro, tre delle quattro regioni (Lazio, Toscana e Marche, rispettivamente con l’1,69%, lo 0,89% e lo 0,69%) si sono collocate al di sopra del valore medio nazionale. Nel Nord-ovest, solo la Lombardia (1,27%) risulta sopra la media nazionale (0,59%). Tra gennaio e marzo 2009, la differenza tra natalità e mortalità delle imprese ha registrato un saldo negativo di 30. 706 unità, il più pesante degli ultimi dieci anni e un tasso di crescita negativo pari a -0,50%. In particolare nel primo trimestre del 2009, rispetto allo stesso periodo del 2008, le chiusure hanno subito una lieve frenata (-2,2%), mentre le aperture di nuove attività hanno subito un crollo del 9,4%. Si desume che chi opera sul mercato con una attività sta facendo di tutto per resistere e superare le difficoltà, mentre la crisi scoraggia chi vuole dare vita a una nuova impresa. Analisi dei Protesti - L’analisi del fenomeno dei protesti offre validi indicatori per misurare le difficoltà della Pmi italiana. Nel 2008, in controtendenza rispetto agli anni precedenti, è cresciuto l’ammontare dei protesti. Si registra infatti un +19,1% nel valore di cambiali e assegni non onorati e un numero in calo del 2,0% rispetto al 2007. Da un punto di vista geografico, la maglia nera va alle aziende collocate nel Sud. Le peggiori regioni sono la Campania, la Puglia e la Sicilia. Queste regioni insieme a Lazio e Lombardia rappresentano il 58% di tutti i protesti a livello nazionale. Analizzando il fenomeno dei protesti per persona fisica e giuridica, emerge che nel 2008 il 70,5% delle insolvenze è a carico di persone fisiche mentre il restante 29,5% riguarda le società. Nel primo trimestre 2009 si sono verificati 309. 709 protesti, il 5% in più rispetto allo stesso periodo 2008. Oltre un quarto dei mancati pagamenti si sono concentrati tra ottobre e dicembre 2008 in concomitanza della crisi. Il Rating Lince - Il metodo di calcolo di questo indice tiene in considerazione non solo i dati di bilancio, ma una serie di altri indicatori e valutazioni che - messe a confronto attraverso dei calcoli statistici- traducono in un indice la probabilità di insolvenza del soggetto valutato. L’analisi dei dati sul rating offre, quindi per sua natura un quadro molto più immediato e reale e per questo motivo può essere considerato il vero specchio della realtà. Dall’analisi di 140. 000 aziende rated all’interno del database Lince, nel 2008 emerge un peggioramento a livello nazionale, con una Pdi media (probabilità di insolvenza) pari a 1,94% che corrisponde alla classe di rating B15. Sono soprattutto le ditte individuali a registrare un peggioramento significativo della propria classe di rating passando da un B16 del 2007 a un C17 nel 2008. Per quanto riguarda invece il primo trimestre 2009 il rating è peggiorato ulteriormente sia a livello nazionale (B16) con una probabilità di insolvenza del 2,10, sia livello di macro-aree geografiche. Sono soprattutto le microimprese a soffrire, con una probabilità di insolvenza di 3,15 che corrisponde alla classe di rating C17. Questo significa che le aziende presentano un rischio elevato, in condizioni di sostanziale insolvenza. Nel primo trimestre 2009, le aziende del Sud sono passate da B16 a C17, registrando un tasso d’insolvenza pari a 2,48. Tra i settori, le criticità sono individuate soprattutto nel commercio al dettaglio come, per esempio, nelle filiere dell´abbigliamento e dell´industria alimentare entrambe con una Pdi media di 2,10. . .  
   
 

<<BACK