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Notiziario Marketpress di Lunedì 02 Ottobre 2006
 
   
  ZERO GRAVITY FRANCO ALBINI COSTRUIRE LE MODERNITÀ ALLA TRIENNALE DI MILANO

 
   
  Milano, 3 ottobre 2006 - La Triennale di Milano e la Darc, Direzione generale per l´architettura e l´arte contemporanee, presentano la mostra Zero Gravity. Franco Albini. Costruire le modernità, in occasione del centenario della nascita dell’architetto e docente milanese. L’originale allestimento disegnato da Renzo Piano (in collaborazione con Franco Origoni), ben esprime il significato poetico del lavoro di Franco Albini in un ideale omaggio al grande maestro da parte del suo grande allievo. Una suggestiva ragnatela di sottili cavi d’acciaio disegna nell’aria una rete entro la quale vengono sospesi disegni, fotografie, modelli, e testimonianze audiovisive. Seguendo un ordine cronologico lungo gli spazi della Galleria, al piano terra della Triennale, l´obiettivo è offrire un nuovo contributo critico alla conoscenza di una delle stagioni più importanti dell´architettura italiana. La mostra, la cui cura scientifica è di Fulvio Irace, è organizzata per stanze tematiche affidate a diversi curatori: Stanze della memoria, a cura di Marco Albini; La Città Nuova: Milano e l’architettura razionale, a cura di Matilde Baffa; Macchine celibi: Albini e Mollino, a cura di Fulvio Irace; Modernità e tradizione, a cura di Augusto Rossari; Spazi atmosferici: l’architettura degli allestimenti, a cura di Federico Bucci; L’arte del porgere: il museo tra Albini e Scarpa, a cura di Marco Mulazzani e Orietta Lanzarini; La tecnologia e la città, a cura di Claudia Conforti; Gli oggetti dell’abitare, a cura di Silvana Annicchiarico. Stanze della memoria a cura di Marco Albini Il tentativo di chiarire il ruolo svolto da Franco Albini nella cultura architettonica italiana e internazionale è stato avviato negli anni Cinquanta da Giuseppe Samonà, con un famoso scritto pubblicato da "Zodiac". Ma la naturale riservatezza dell´architetto milanese, unita a un distacco per tutto ciò che non apparteneva alla concretezza del mestiere, non hanno certo facilitato il compito della critica, che in un certo senso non è ancora riuscita a cogliere pienamente il reale contributo delle relazioni che Albini ha intrecciato - prima e dopo la guerra - con i temi e i protagonisti del più acceso dibattito architettonico. In questo senso, la sezione introduttiva alla mostra, piuttosto che presentare singole testimonianze relative a "tranches de vie" dell´architetto, intende collocare il percorso artistico e professionale di Albini, la sua formazione, le sue amicizie, i suoi maestri, l´ambiente famigliare, in un più vasto quadro culturale che da Milano e dal circolo della rivista "Casabella" di Persico e Pagano (con il quale Albini ha avuto stretti e ancora inesplorati contatti) arriva fino al cuore della cultura architettonica moderna europea. La Città Nuova: Milano e l’architettura razionale a cura di Matilde Baffa Nel 1930 Franco Albini avvia la propria attività professionale associandosi con Renato Camus e Giancarlo Palanti. Da questo momento l’impegno nel campo dell’edilizia popolare diventa uno dei temi di ricerca in cui Albini riesce a esprimere al meglio la sua particolare sensibilità nell’organizzazione dello spazio. Ancora di più dei contenuti tecnici e tipologici e sociali della sua ricerca sull’alloggio minimo e sulla casa per tutti, però la sperimentazione nel campo dell’edilizia residenziale diventa occasione per una scientifica trattazione del tema della nuova città e dello spazio sociale. In particolare saranno esposte, infatti, piante modelli e disegni dei grandi concorsi per i quartieri di iniziativa pubblica (R. Giuliani, Baracca, Ponti, D´annunzio) e degli esperimenti della nuova visione metropolitana, (progetti per le quattro città satelliti e “Milano verde”). Macchine celibi: Albini e Mollino a cura di Fulvio Irace La sezione si propone di esplorare, attraverso l´analisi di due ambientazioni straordinarie, i rapporti dialettici tra due concezioni dell´architettura sinora collegate su opposti versanti. Confrontando il celebre allestimento albiniano della "stanza per un uomo" alla Vi Triennale del 1936 con le "visioni" molliniane de "la casa di Oberon" e de "La cascina in una risaia", si suggerisce l´ipotesi di una comune convergenza verso una interpretazione surrealista ed autoreferenziale del classico tema razionalista dell´abitare domestico. Modernità e tradizione a cura di Augusto Rossari Questa sezione presenta alcuni tra gli esiti più rilevanti dell´attività di Albini nel dopoguerra e le rispettive relazioni con la cultura architettonica italiana. In particolare, considerando un arco storico che dalle urgenze della ricostruzione arriva fino ai primi anni Sessanta, l´attenzione si concentra su tre temi: - la riflessione sulla tradizione colta e quella spontanea, il neorealismo, le influenze organiche; - il punto di vista specifico di Albini: il rifugio-albergo Pirovano a Cervinia, l´edificio Ina a Parma, il quartiere di Cesate, la villa Olivetti vicino a Ivrea, villa Allemandi a punta Ala (Gr); - confronti con la casa Borsalino a Alessandria di Gardella e con le case in viale Etiopia a Roma di Ridolfi. Spazi atmosferici: l’architettura degli allestimenti a cura di Federico Bucci Fin dagli esordi della sua attività Franco Albini interpreta con slancio gli inviti, rivolti soprattutto da Edoardo Persico, a cercare una "via italiana" nel "rinascimento europeo". Nascono così opere molto apprezzate dalla critica e dal pubblico, come i padiglioni Ina alla Fiera Campionaria di Milano e alla Fiera del Levante di Bari (a partire dal 1933), gli allestimenti per la Mostra dell´Aeronautica (1934), per la Vi (1936) e Vii (1940) Triennale di Milano e per la mostra "Scipione e il bianco e nero" (1941) alla Pinacoteca di Brera. In queste architetture d´interni matura il duplice carattere della ricerca di Albini dedicata alla composizione di "spazi atmosferici", cioè spazi costruiti "con l´aria e con la luce". Gli allestimenti temporanei e gli arredamenti realizzati da Albini nel decennio 1930-40, da una parte avviano una serie sperimentazioni sulla produzione in serie, dall´altra danno vita a straordinarie invenzioni in cui gli elementi architettonici (come le scale "sospese", i montanti, i controsoffitti forati ecc. ) definiscono la formazione di un "ambiente nell´ambiente". L’arte del porgere: il museo tra Albini e Scarpa a cura di Marco Mulazzani e Orietta Lanzarini. I musei di Albini - con quelli dei Bbpr, di Gardella e di Scarpa, tra gli esempi più alti della museografia italiana del dopoguerra - innovano profondamente le tecniche espositive e le attrezzature perseguendo una concezione educativa del museo, ma nel medesimo tempo integrano antico e moderno, assurgendo essi stessi a "opere d´arte in sè". Palazzo Bianco, Palazzo Rosso e il Museo del Tesoro di San Lorenzo a Genova, sono capolavori su cui si è scritto molto, ma sono anche opere che meritano nuovi approfondimenti sia alla luce dell´esperienza di Albini compiuta nell´anteguerra, sia in un più stretto contatto con il dibattito sulla tradizione e sull´impegno nella Scuola che hanno proiettato la cultura architettonica italiana in una dimensione internazionale. In particolare, uno dei temi affrontati in questa sezione è il confronto con le realizzazioni di Carlo Scarpa in campo museale, da Palazzo Abatellis a Palermo al Museo di Castelvecchio a Verona. La tecnologia e la città a cura di Claudia Conforti Questa sezione è impostata sull´interpretazione della città che Albini restituisce attraverso alcuni edifici pubblici, in particolare: il palazzo per uffici Ina di Parma, la Rinascente di Roma, il museo di Sant´agostino di Genova, lo sfortunato intervento degli Eremitani di Padova e gli uffici Saipem di San Donato, le terme Zoja di Salsomaggiore Terme. Verrà istituito un confronto con l´intorno, urbano o artificialmente naturalistico, reso attraverso fotografie d´epoca e filmati. Inoltre è istituito un confronto con i palazzi per negozi, uffici e abitazioni di via Guicciardini a Firenze di Giovanni Michelucci; il palazzo per uffici in via Torino a Roma di Adalberto Libera e le terme di Fiuggi di Luigi Moretti. Gli oggetti dell’abitare a cura di Silvana Annicchiarico Gli oggetti di design di Franco Albini sono "macchine minime" che coniugano la massima efficienza strutturale con la leggerezza di una forma sempre concepita come il risultato di una rigorosa indagine sulle possibilità tecnologiche del progetto e del materiale. Questa sezione della mostra documenta il lavoro di Albini designer, dagli esperimenti delle prime Triennali degli anni Trenta alla produzione in serie del dopoguerra, cercando di evidenziare sia le straordinarie caratteristiche tecniche dei suoi oggetti (tensione, equilibrio dinamico, sospensione di peso, connessione fra le parti), sia il sigillo inconfondibile del gusto e dello stile di Albini. In mostra sono esposti solo oggetti originali. .  
   
 

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