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Notiziario Marketpress di Lunedì 02 Ottobre 2006
 
   
  IN SCENA DAL 18 OTTOBRE NELLA STORICA SEDE DI VIA ROVELLO GRANDE RITORNO DI TONI SERVILLO AL PICCOLO CON “LE FALSE CONFIDENZE”DI MARIVAUX

 
   
  Milano, 2 ottobre 2006 - Mercoledì 18 ottobre, al Teatro Grassi di via Rovello, ore 20. 30, grande ritorno per Le false confidenze, di Pierre Marivaux, traduzione Cesare Garboli, regia Toni Servillo, già in scena con grande successo nella passata stagione al Piccolo Teatro Studio. Prodotta da Teatri Uniti, la messinscena costituisce con Il Misantropo (1995) e il Tartufo (2000) di Molière la parte centrale del trittico dedicato da Servillo al grande teatro francese del diciassettesimo e diciottesimo secolo. Le false confidenze, mirabile esempio di architettura verbale e relazionale creata e scritta da Pierre de Marivaux nel 1737, portata in scena da Servillo per la prima volta nel 1998, torna oggi in un nuovo allestimento. A distanza di sette anni dal suo debutto, lo spettacolo riprende e prosegue la ricerca del regista attraverso alcuni selezionati testi teatrali che sintetizzano inequivocabilmente atteggiamenti, umori, azioni e reazioni di uomini, colti nell’intimità della loro vita familiare, nel ruolo di inconsapevoli simulacri della profonda rivoluzione sociale in atto nel momento storico descritto dall’azione. Un percorso che Toni Servillo ha recentemente approfondito portando in scena sia quella Napoli, agli albori del boom economico, ‘fotografata’ da Eduardo De Filippo in ‘Sabato, Domenica e Lunedì’ che il contemporaneo ‘italico nord-est’ ritratto da Vitaliano Trevisan nei due atti unici messi in scena con ‘Il lavoro rende liberi’. Un’analisi che Servillo svilupperà ulteriormente, nel 2007, con l’allestimento, coprodotto da Teatri Uniti e Piccolo Teatro, della goldoniana ‘Trilogia della villeggiatura’. L’amore ostacolato dall’interesse e dal danaro L’amore ostacolato dall’interesse, dagli intrighi, soffocato dal denaro: è questo l’argomento oggi più che mai attuale di questa bellissima commedia. Ma l’attualità evidentemente non è il solo motivo che mi ha spinto ad affrontarla, è la modernità del suo linguaggio ad avermi affascinato in modo irresistibile. Tutto è detto in maniera semplice, chiara, diretta, ma a questa limpidità corrispondono spesso zone oscure, torbide, ambigue, che creano intorno alla vicenda una atmosfera fatta di attese e di trepidazione. Proprio quando i personaggi sembrano affidarsi con più disinvoltura alle parole, emerge ciò che non dicono o tentano di nascondere: alludono continuamente, e questo fa sì che i silenzi, le interruzioni, le pause diventino più espressive di qualsiasi discorso. Alla commedia di parole se ne affianca una fatta di comportamenti, reazioni, volti, sguardi. L’adattamento del testo allora si è svolto proprio in questa direzione: porzioni di dialogo o brevi scene, li ho interpretati come fossero didascalie che mi aiutassero ad orientarmi nelle pieghe più silenziose del testo. Naturalmente la verifica di tutto ciò sta nel lavoro con gli attori; e del resto Marivaux lo sapeva bene quando affidava i suoi testi ai comici italiani di stanza a Parigi: a loro chiedeva di risollecitarli partendo proprio dalle improvvisazioni in palcoscenico. Come sempre è lì che si gioca la partita Toni Servillo www. Piccoloteatro. Org .  
   
 

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