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Notiziario Marketpress di Giovedì 21 Maggio 2009
 
   
  ANIMA SGR: LETTERA AL MEF

 
   
  Egregio On. Prof. Giulio Tremonti, c/o Ministero dell’Economia e delle Finanze, Via Xx Settembre, 97, 00187 – Roma, A mezzo corriere, Milano, 20 maggio 2009, Prot. N. Anticipata via e-mail all’indirizzo ufficio. Stampa@tesoro. It. Oggetto: intimazione al pagamento dei danni patiti per effetto della protrazione indebita dell’attività aziendale di Alitalia – Linee Aeree Italiane S. P. A (“Alitalia”) e della postergazione della scadenza del prestito obbligazionario denominato “Alitalia 7,5% 2002 – 2010 convertibile”. On. Le Ministro, dal quadro ricostruttivo della vicenda afferente il dissesto di Alitalia si evince, con chiarezza, che il Ministero dell’Economia e delle Finanze (il “Mef”), nella sua qualità di azionista di riferimento, ha perseguito nel tempo il pervicace obiettivo di mantenere artificiosamente in vita Alitalia con l’effetto, in danno degli Obbligazionisti e degli altri creditori, di ridurre progressivamente il patrimonio netto della Società sino alla misura negativa di 300 milioni di euro, risultante alla data di ammissione alla procedura di amministrazione straordinaria (29 agosto 2008), nonché di alimentare progressivamente l’indebitamento finanziario netto di Alitalia (1. 454 milioni di euro sempre alla data del 29 agosto 2008). Innumerevoli sono le evidenze che comprovano l’esercizio da parte del Mef di un’azione, svolta sia in via diretta, sia inducendo il management di Alitalia all’inadempimento dei propri doveri di conservazione del patrimonio sociale, finalizzata alla artificiale preservazione della continuità aziendale della Società. Tra gli accadimenti in fatto più significativi che denotano l’attuazione da parte del Mef, e più in generale del Governo italiano, del disegno di protrazione indebita dell’attività di Alitalia si possono annoverare le seguenti circostanze: a) come rappresentato nella relazione di bilancio al 31 dicembre 2003 (la “Relazione 2003) il Gruppo Alitalia, nella primavera del 2004, versa “in una situazione di drammatica crisi pressoché al limite estremo dell’insostenibilità dell’assetto finanziario, riducendone quindi le risorse monetarie ad un livello tale da garantirne la solvibilità solo per un ristretto arco temporale, oltre a contestualmente azzerarne l’autonoma capacità di credito sul sistema bancario. B) Nonostante lo stato di crisi irreversibile, nella riunione consiliare del 20 aprile 2004 il Consiglio di Amministrazione di Alitalia deve prendere atto “di una lettera inviata il giorno precedente dall’Azionista di Maggioranza con la quale si invitava la Società all’attivazione immediata di ogni misura ritenuta necessaria e/o utile per garantire la continuità dell’attività di impresa …”. C) Il proposito del Mef di mantenere in vita la Società, pur nella assoluta carenza di prospettive industriali, si formalizza in data 6 maggio 2004 con la stipula di un accordo (l’“Accordo”) tra la Presidenza del Consiglio dei Ministri e le rappresentanze sindacali di Alitalia. L’accordo, difatti, contiene l’impegno del Governo italiano ad “affrontare la fase di emergenza con soluzioni che garantiscano la continuità aziendale e quindi l’approvazione del bilancio 2003”, a “definire un nuovo progetto industriale finalizzato alla crescita del Gruppo Alitalia” nonché a ricapitalizzare la Società. Nell’accordo si specifica che “per realizzare quanto sopra l’Azionista (id est: il Mef) avrebbe richiesto le dimissioni del Consiglio di Amministrazione e avrebbe provveduto alla nomina di un nuovo Presidente e Amministratore Delegato, con tutte le deleghe, assistito da un Consiglio di Amministrazione ridotto”. D) Sempre in data 6 maggio 2004, in esecuzione dell’Accordo, il Consiglio di Amministrazione di Alitalia coopta l’ing. Cimoli, conferendo allo stesso il ruolo di Presidente e di Amministratore Delegato. E) Il 13 maggio 2004, come riportato nella Relazione 2003, “il Consiglio di Amministrazione di Alitalia, alla luce … dei riscontri nel frattempo ricevuti dall’Azionista di Maggioranza” giudica “realistica la prospettiva di continuità aziendale”. Siffatta valutazione fa leva esclusivamente sul supporto che l’azionista Stato si è impegnato a fornire ad Alitalia sia in termini finanziari che industriali. Difatti, nella Relazione 2003 si afferma che la prospettiva di continuità aziendale è “perseguibile attraverso: i) il rapido reperimento di adeguate risorse finanziarie mediante “prestito ponte”, emesso o garantito da un soggetto pubblico, ammissibile dalle normative Ue, per sostenere l’operatività aziendale per il tempo compatibile con la concreta attivazione del Piano” ed attraverso la partecipazione dello Stato all’aumento di capitale di Alitalia (l’Aumento di Capitale), pari a circa un miliardo di euro, già annunciato nell’ambito dell’Accordo (il “Sostegno Finanziario”); ii) l’approvazione delle linee guida di un Piano di risanamento, da sviluppare nei successivi 3-4 mesi, che faccia leva sul riassetto industriale ed organizzativo del Gruppo, incentrato sulla separazione societaria tra le attività di trasporto aereo e quelle di servizi di supporto allo stesso, con il sostanziale coinvolgimento in queste ultime di uno o più operatori a riferimento pubblico” (il “Sostegno Industriale”); nello specifico, il Sostegno Industriale promesso dal Mef al Consiglio di Amministrazione consiste nel favorire l’operazione di separazione delle attività di volo da quelle strumentali e di sostegno con la creazione di una società di nuova costituzione, Alitalia Servizi, partecipata a maggioranza da Fintecna S. P. A, società controllata interamente dallo Stato. E’ rilevante osservare che il Mef ed il Consiglio di Amministrazione di Alitalia condividono una valutazione di continuità aziendale nonostante sia il Sostegno Finanziario (il prestito ponte) che il Sostegno Industriale (la partecipazione di Fintecna nel capitale di Alitalia Servizi) necessitino di un nulla osta formale dell’Unione Europea che attesti la compatibilità dei predetti interventi con la disciplina in materia di aiuti di Stato. F) In data 20 maggio 2004, come si apprende dal relativo comunicato stampa, il Consiglio di Amministrazione, “preso positivamente atto dello scambio di corrispondenza intercorso con l’On. Ministro dell’Economia e delle Finanze in ordine al redigendo Piano Industriale della Compagnia, al c. D. “prestito ponte” ed al previsto aumento di capitale della società”, approva la bozza di bilancio di Alitalia al 31 dicembre 2003, che registra perdite per 517 milioni, convocando l’Assemblea ordinaria della Società per la relativa approvazione; la decisione di approvare il bilancio è assunta esclusivamente sulla base delle ampie rassicurazioni rese dal Mef nel predetto “scambio di corrispondenza” ed in particolare prendendo atto: i) “della determinazione del Ministero dell’Economia e delle Finanze, sentiti la Presidenza del Consiglio dei Ministri e gli altri Dicasteri interessati, ad attivare senza indugio, con specifico riferimento al finanziamento ponte e considerato l’impegno della società a mettere a punto e dare soprattutto concreta attuazione al redigendo piano industriale 2004-2008, le procedure, anche normative, che consentano il rilascio da parte dello Stato di adeguate garanzie, conformemente alle norme comunitarie, tali da rendere realizzabile, in questi termini, il ricorso da parte di Alitalia al mercato del credito”; ii) “della dichiarazione secondo cui il Ministro dell’Economia e delle Finanze, con riferimento agli altri presupposti ritenuti idonei ad assicurare il giudizio di continuità aziendale e in presenza di un positivo avvio e della effettiva realizzabilità delle azioni di risanamento che saranno previste nel piano industriale che comunque dovrà assicurare un adeguato ritorno economico per gli azionisti, potrà favorevolmente valutare la propria partecipazione al prospettato aumento di capitale della società”; iii) “della lettera di intenti sottoscritta da Alitalia e Fintecna in cui le parti, compatibilmente ed in coerenza con la normativa comunitaria in materia di concorrenza, si impegnano a negoziare un contratto avente per oggetto l’acquisizione da parte di Fintecna, anche insieme ad altri soggetti privati e/o a riferimento pubblico, di una partecipazione di maggioranza nelle entità societarie che dovessero emergere dal riassetto organizzativo e societario di cui al redigendo piano industriale”. G) In data 10 giugno 2004, nel mentre l’Azionista di riferimento ed il Consiglio di Amministrazione, diretta espressione dello stesso, si mostrano assolutamente confidenti sulla capacità di Alitalia di proseguire l’operatività, la società di revisione Deloitte, nella propria relazione al bilancio dell’esercizio 2003, rileva che Alitalia versa “in un contesto di significativa incertezza in merito al presupposto della continuità aziendale, ulteriormente acuito dalla indisponibilità di un piano approvato e condiviso” e conclude affermando che, “a causa della rilevanza delle incertezze descritte … non siamo in grado di esprimere un giudizio sul bilancio della Alitalia – Linee Aeree Italiane S. P. A. Chiuso al 31 dicembre 2003”; in pari data anche il Collegio Sindacale, nella propria relazione, nel sottolineare che il Consiglio di Amministrazione ha approvato il bilancio in funzione esclusiva del futuro ottenimento di un prestito ponte, emesso o garantito dallo Stato, e dell’esistenza di un piano industriale condiviso con il Mef, constata che “allo stato un piano siffatto manca e che potrà presumibilmente essere disponibile a termine, richiedendo il nuovo management i tempi tecnici per redigerlo” e che, peraltro, diventa imprescindibile “l’esigenza di conoscere con certezza l’operatività del reperimento del prestito ponte nel termine di svolgimento dell’Assemblea”, convocata per l’approvazione del bilancio 2003, giacché l’assenza di certezza sul prestito e sul piano industriale “non consentirebbe, a nostro giudizio, l’approvazione di un bilancio nella prospettiva della continuità aziendale e si renderebbe necessaria, pertanto, la successiva convocazione di un’assemblea straordinaria per le determinazioni conseguenti” afferenti, ovviamente, allo stato di messa in liquidazione di Alitalia. H) In data 28 giugno 2004, l’Assemblea ordinaria di Alitalia, con il voto determinante del Mef - espresso nonostante che a tale data, non sussistesse un piano industriale (il predetto piano sarà approvato solo in data 13 ottobre 2004), non sussistessero risorse finanziarie (il “prestito-ponte” sarà autorizzato dalla Commissione Europea in data 20 luglio 2004 ed erogato solo in data 11 ottobre 2004), non sussistesse il giudizio di continuità aziendale della Deloitte (circostanza che peraltro rendeva impossibile la realizzazione immediata dell’Aumento di Capitale ai sensi e per gli effetti dell’art. 96 del decreto legislativo n. 58/98 in allora vigente), e nonostante fossero invece presenti i presupposti indicati dal Collegio Sindacale per la messa in liquidazione della Società (totale incertezza in ordine al piano industriale ed al prestito-ponte) – delibera di: i) “approvare il bilancio di esercizio al 31 dicembre 2003, corredato dalla relazione degli amministratori sulla gestione riportando a nuovo la perdita di esercizio pari ad euro 517. 051. 153; ii) nominare il Consiglio di Amministrazione per gli esercizi 2004-2006, composto di cinque membri e segnatamente: Ing. Giancarlo Cimoli, Prof. Avv. Serafino Gatti, M. Jean-cyril Spinetta, Avv. Roberto Ulissi, Dott. Augusti Zodda nominando altresì Presidente l’ing. Giancarlo Cimoli”. I) In data 8 settembre 2004, l’Assemblea di Alitalia, sempre con il voto determinante del Mef, delibera “di rinviare la sistemazione della complessiva perdita di 329. 433. 576 euro, evidenziata nella situazione patrimoniale al 30 giugno 2004, all’Assemblea straordinaria degli Azionisti prevista nei successivi mesi in relazione alle operazioni sul capitale sociale della Compagnia che saranno alla stessa sottoposte a seguito della positiva definizione e dell’avvio a realizzazione del Piano Industriale 2005-2008”; il Mef assume tale decisione nonostante l’invito del Collegio Sindacale di Alitalia rivolto agli azionisti “a prendere gli opportuni provvedimenti, tenendo presente che l’andamento gestionale – in assenza di un piano di risanamento che prospetti la concreta percorribilità delle azioni essenziali a supportare gli indispensabili obiettivi di redditività – non consente il recupero della situazione economico – finanziaria”. J) Al fine di assicurare il Sostegno Finanziario promesso e di imporre la prosecuzione dell’attività di Alitalia, lo Stato: i) in data 24 giugno 2004 emana il decreto legge n. 159, recante “misure urgenti per favorire la ristrutturazione ed il rilancio di Alitalia” che prevede il rilascio di una garanzia del Governo italiano per la restituzione di finanziamenti concessi ad Alitalia; ii) in data 8 ottobre 2004 emana il decreto di concessione della suddetta garanzia; iii) in data 11 ottobre 2004 rilascia a Dresdner Kleinwort Wasserstein una garanzia statale (la “Garanzia Statale”) a fronte di un finanziamento erogato dalla predetta Banca ad Alitalia pari a 400 milioni, così garantendo la sopravvivenza finanziaria della Società sino all’Aumento di Capitale. K) Al fine di assicurare il Sostegno Industriale il Mef, come si legge nella relazione al bilancio del Gruppo Alitalia al 31 dicembre 2004 (la “Relazione 2004”), contribuisce alla “definizione del nuovo ed articolato Progetto industriale” appunto “condiviso tra Azionista di maggioranza, Azienda e Rappresentanze dei Lavoratori” (il “Piano Industriale Condiviso”); sempre dalla Relazione 2004, si apprende che il Piano Industriale Condiviso, approvato in data 13 ottobre 2004, e dunque a distanza di più di 5 mesi dall’Accordo con il quale lo Stato ha manifestato l’intento di assicurare ad ogni costo la sopravvivenza di Alitalia, prevede: i) di fronteggiare le difficoltà relative al network “sia focalizzando e rafforzando la presenza su entrambi gli hub (id est: Fiumicino e Malpensa) onde garantirne la copertura ottimale, sia efficientandone il disegno ai fini della massimizzazione della connettività, oltreché rilanciando l’attività del Gruppo sui mercati del Nord Italia anche tramite i partner di Sky Team”; ii) di realizzare lo spin-off delle attività di supporto e strumentali in una società, denominata “Alitalia Servizi”, partecipata a maggioranza da Fintecna, società interamente controllata dallo Stato, allo scopo di “variabilizzare e allineare ai prezzi di mercato, sin da subito, i costi operativi oggetto dello spin-off con correlati significativi benefici economici e finanziari”. L) Malgrado l’approvazione dell’atteso Piano Industriale Condiviso, la situazione patrimoniale e finanziaria continua a peggiorare ed il Consiglio di Amministrazione di Alitalia: i) in data 13 ottobre 2004 approva la relazione semestrale al 30 giugno 2004, registrando una perdita netta di periodo pari a euro 620 milioni; ii) in data 11 novembre 2004 approva la trimestrale al 30 settembre 2004, registrando un risultato operativo consolidato negativo per ulteriori euro 14 milioni ed un aumento di 53 milioni dell’indebitamento finanziario netto rispetto al 30 giugno 2004; iii) in data 14 febbraio 2005, approva la quarta trimestrale 2004, registrando un risultato operativo consolidato negativo per ulteriori euro 89 milioni ed un aumento di altri 52 milioni dell’indebitamento finanziario netto rispetto al 30 settembre 2004; iv) in data 12 maggio 2005 approva la prima trimestrale 2005, registrando un risultato operativo consolidato negativo per euro 120 milioni ed un nuovo aumento, per ulteriori 76 milioni dell’indebitamento finanziario netto rispetto al 31 dicembre 2004; v) infine, in data 26 maggio 2005 approva il bilancio di esercizio consolidato al 31 dicembre 2004, registrando una perdita di esercizio pari a euro 812 milioni ed un aumento di euro 324 milioni dell’indebitamento finanziario netto rispetto al 31 dicembre 2003. M) L’evidenza della irreversibilità della crisi e della assoluta vacuità del Piano Industriale Condiviso non frena però i propositi del Mef: in data 29 luglio 2005 l’Assemblea straordinaria degli Azionisti approva “l’eliminazione del valore nominale delle azioni e la riduzione del capitale sociale per perdite da 1. 433. 278. 107 a 291. 232. 531 euro sulla base della situazione patrimoniale al 31 marzo 2005 assoggettata a revisione contabile completa. ” e, nel contempo, conferisce al Consiglio di Amministrazione la delega ad effettuare l’Aumento di Capitale per massimi 1,2 miliardi di euro. N) In pari data, con grave pregiudizio per gli obbligazionisti minoritari, l’Assemblea degli Obbligazionisti e l’Assemblea degli Azionisti approvano, con il voto determinante del Mef, “la proposta di modifica del Prestito Obbligazionario Convertibile, ridenominato “Alitalia 7,5% 2002-2010 convertibile”. Gli elementi essenziali della ristrutturazione consistono nel differimento della scadenza dal 22 luglio 2007 al 22 luglio 2010 e nell’aumento del tasso d’interesse annuo dal 2,9% al 7,5% a decorrere dal 4 agosto 2005”. O) In data 12 settembre 2005 il Consiglio di Amministrazione di Alitalia approva la semestrale 2005, registrando un risultato operativo consolidato negativo per euro 149 milioni ed una sostanziale invarianza dell’indebitamento finanziario netto rispetto al 31 dicembre 2004; tuttavia, come il Commissario Straordinario rammenta nel suo rapporto sulle cause di insolvenza (il “Rapporto”), “il 31 ottobre 2005 la Società Deloitte non espresse un giudizio di conformità in ordine alla Relazione semestrale al 30 giugno 2005”. P) La constatazione della inarrestabile dissipazione di risorse patrimoniali di Alitalia non costituisce però un impedimento per il Mef e per il Consiglio di amministrazione che, in data 10 novembre 2005, comunica al mercato di aver deliberato l’Aumento del Capitale per “un importo di Euro 1. 006. 049. 657,60”; nell’ambito del medesimo comunicato viene dato atto che: i) “Il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha dichiarato il proprio impegno a sottoscrivere l’aumento di capitale di Alitalia per una quota tale da far scendere la sua partecipazione, successivamente al completamento dell’operazione di capitalizzazione, al di sotto del 50% dall’attuale 62%”; ii) “Fintecna ha sottoscritto un aumento di capitale in Alitalia Servizi, pari a 92 milioni di euro fissando la propria partecipazione a circa il 49%. Da Alitalia è stato inoltre concesso in usufrutto a Fintecna il 2% del capitale sociale di Alitalia Servizi consentendone così il deconsolidamento da parte di Alitalia”. Q) Nel periodo 15-20 dicembre 2005, in rapida successione il Consiglio di Amministrazione di Alitalia: i) annuncia il buon esito dell’Aumento di Capitale; ii) utilizza immediamente euro 400 milioni delle nuove risorse per rimborsare il prestito-ponte garantito dallo Stato ed erogato da Dresdner, in conformità agli impegni assunti con la Commissione Europea; iii) in sostituzione del prestito-ponte stipula “con la società francese Ge Corporate banking Europe Sas, appartenente al gruppo statunitense General Electric un contratto di finanziamento di otto anni per un ammontare di 445 milioni di dollari (circa 370 milioni di euro) assistito da garanzia ipotecaria su ventotto aeromobili di proprietà”. R) Dunque, nel dicembre 2005, a distanza di ben 19 mesi dagli impegni presi dal Mef nell’Accordo, il Piano Industriale Condiviso risulta attuato nei suoi elementi basilari: l’ingresso di Fintecna nel capitale sociale di Alitalia Servizi, l’aumento di capitale per un miliardo di euro e la riattivazione dei finanziamenti bancari. Nelle more della messa a punto del Piano Industriale Condiviso, tuttavia, Alitalia ha bruciato 972 milioni di euro, di cui 812 nell’esercizio 2004 e 160 nell’esercizio 2005. S) Infatti, in data 27 febbraio 2006, il Consiglio di Amministrazione, in sede di approvazione del bilancio per l’esercizio 2005, prende atto della ennesima perdita di esercizio per 160 milioni di euro. Inoltre, nonostante l’indubitabile effetto positivo dell’Aumento di Capitale, anche le passività finanziarie di Alitalia sono continuate a lievitare nel 2005 per circa ulteriori 65 milioni di euro. T) Archiviati i risultati negativi degli esercizi “di transizione” 2004 e 2005, l’attività aziendale si può finalmente focalizzare sull’attuazione del Piano Industriale Condiviso che, proprio in considerazione della avvenuta realizzazione degli eventi essenziali per assicurare l’asserito rilancio di Alitalia (buon esito dell’Aumento di Capitale e perfezionamento dell’attesa “operazione Fintecna-alitalia Servizi), prevede a budget per l’esercizio 2006 un risultato operativo positivo per euro 240 milioni (la “Stima 2006”). Ma il Piano Industriale Condiviso non arreca alcun effetto benefico ad Alitalia e prolunga unicamente l’agonia della Società in danno dei creditori e degli azionisti terzi; ed infatti il Consiglio di Amministrazione: i) in data 10 marzo 2006 annuncia che la Stima 2006 deve ridimensionarsi di euro 40 milioni “a causa delle avverse condizioni metereologiche” e delle agitazioni sindacali del mese di gennaio; ii) in data 15 maggio 2006 approva la trimestrale al 30 marzo 2006 che registra una perdita operativa consolidata di 129 milioni di euro; iii) in data 12 settembre 2006, in sede di approvazione della relazione semestrale al 30 giugno 2006 (perdite per euro 132 milioni), riconosce che la Stima 2006 può al più attestarsi sui valori dell’esercizio 2005 (perdita per 160 milioni di euro). U) Già nel mese di settembre 2006, pertanto, il Piano Industriale Condiviso si appalesa non più attuale e realizzabile. Tra le cause che hanno condotto al fallimento del Piano Industriale Condiviso, il Commissario Straordinario nel Rapporto rileva che, a dispetto degli affermati propositi del Mef, “l’operazione di conferimento da parte di Alitalia Servizi risulta decontestualizzata per cui non solo non si è realizzato il processo di efficientamento programmato, ma il rapporto tra Alitalia e Alitalia Servizi, nel frattempo controllata da Fintecna spa, è rimasto – sino al 31 dicembre 2007 – regolato da un contratto di servizio che prevedeva tariffe dichiaratamente più elevate rispetto a quelle di mercato”. V) Dunque, inevitabilmente, come si legge nella relazione di bilancio chiuso al 31 dicembre 2006 (la “Relazione 2006”), in data 19 ottobre, in considerazione del progressivo deterioramento delle condizioni patrimoniali e reddituali della Società, il Consiglio di Amministrazione ritiene superato il Piano Industriale Condiviso e “non ritiene opportuno costruire un nuovo Piano Industriale”. Giunti a tale punto di crisi, il Consiglio di Amministrazione di Alitalia, preso atto del fallimento del Piano Industriale Condiviso e della assenza di prospettive industriali concrete avrebbe coerentemente dovuto convocare l’assemblea di Alitalia per deliberare lo scioglimento e la messa in liquidazione della Società. Ma così non è. Lo stesso Consiglio di Amministrazione del 19 ottobre 2006 prende ancora tempo e, raccogliendo “l’indirizzo formulato dal Governo”, conferisce all’Amministratore Delegato un vago e generico mandato “di avviare sin da subito l’esame di opzioni di intesa strutturale con altro vettore”. W) Ancora una volta, pertanto, il Mef impone la strategia della sopravvivenza, artificiosa e fine a se stessa, di Alitalia: questa volta, per giunta, senza alcun sostegno finanziario e, addirittura, senza un piano industriale. Alitalia, difatti, dal 19 ottobre 2006 al 7 settembre 2007, data di approvazione del piano di sopravvivenza e transizione, non ha un piano industriale. Il Commissario Straordinario nel Rapporto rileva che l’assenza di piano industriale è dovuta all’interferenza dell’Azionista Mef che, nella prospettiva di alienare la partecipazione di controllo di Alitalia a soggetti industriali disponibili al risanamento della stessa, “congela” l’attività aziendale di Alitalia. Nello specifico, nel Rapporto e nella Relazione 2006 si apprende che “Alitalia si viene a trovare in una situazione di assenza di Piano Industriale (e della sua formulabilità) per i seguenti accadimenti”: i) il 29 dicembre 2006 il Ministero dell’Economia e delle Finanze, azionista di maggioranza di Alitalia, ha pubblicato un avviso di invito a manifestare interesse all’acquisizione di un pacchetto di controllo della Compagnia. La procedura di dismissione delle azioni dell’Alitalia, destinata a concludersi con un’offerta pubblica di acquisto totalitaria, ha così preso avvio; ii) il 28 gennaio 2007 la Capogruppo, sulla base di alcune richieste formulate dalla Consob, ha reso noto al mercato come il Piano 2005-2008 fosse “superato nei suoi target e, pertanto, non attuabile” e che “in conseguenza delle procedure di vendita della partecipazione detenuta nella Compagnia dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, nonché per effetto dell’intervenuta decadenza del Consiglio di Amministrazione di Alitalia, non è possibile, allo stato attuale, completare l’attività di adeguamento del Piano per gli anni 2007-2009, così come deliberato dallo stesso Consiglio di Amministrazione nella seduta del 19 ottobre 2006; iii) in data 27 febbraio 2007, il nuovo Consiglio di Amministrazione, appena nominato dall’Assemblea dei Soci del 22 febbraio 2007, “considerata la procedura di vendita in corso da parte del Ministero dell’Economia e delle Finanze, non ha ritenuto, per il momento, di effettuare la revisione del Piano Industriale, rinviando ogni ulteriore valutazione a data successiva all’acquisizione di tutti gli elementi necessari”; iv) successivamente, superati problemi organizzativi interni – si è dovuto sostituire il C. F. O. Ed il sostituto è entrato a fine aprile 2007 – si è preso atto che l’esito a breve previsto per la procedura di vendita ostacola, alla società oggetto di vendita, la efficace articolazione di scelte strategiche e finanziarie e la verifica delle potenzialità necessarie per la formulazione di un nuovo Piano Industriale attendibile. Ciò potrà essere fatto, responsabilmente, a chiusura della procedura di gara, tenendo conto delle scelte dell’eventuale acquirente o delle circostanze e della congiuntura allora correnti nel non auspicabile caso di esito negativo della procedura stessa”. X) La volontà del Mef di lasciar “languire” Alitalia, in attesa della definizione della procedura di vendita della partecipazione di controllo, trova ulteriore attuazione in data 22 febbraio 2007 allorquando, su proposta del Tesoro e con il voto determinante dello stesso, l’Assemblea ordinaria di Alitalia nomina un Consiglio di Amministrazione composto da membri privi di competenza tecnica specifica nel settore del trasporto aereo i quali non provvedono alla nomina di amministratori esecutivi e di comitati interni. In pratica, per volontà del Mef, Alitalia rimane priva di guida operativa. Y) Le conseguenze negative dell’indebita protrazione dell’operatività di Alitalia, imposta dal Mef pur in assenza di prospettive industriali, si appalesano con drammatica evidenza in data 23 maggio 2007, quando il Consiglio di Amministrazione approva il bilancio chiuso al 31 dicembre 2006, sintetizzandone così i risultati: “il risultato operativo dell’anno 2006 è stato negativo per 465 milioni di euro con un peggioramento di circa 418 milioni di euro rispetto all’anno precedente; il risultato netto dell’anno 2006 è stato negativo per 626 milioni di euro in peggioramento di circa 458 milioni rispetto al 2005; l’indebitamento finanziario netto al 31 dicembre 2006 è stato pari a 993 milioni di euro, con un incremento di 238 milioni di euro rispetto alla situazione al 31 dicembre 2005”. Z) Dopo 9 mesi di ingiustificata prosecuzione dell’operatività, in data 18 luglio 2007, la procedura di vendita da parte del Mef della partecipazione di controllo detenuta in Alitalia si chiude senza esito alcuno, una volta accertata l’assenza d’intenzioni di presentare offerte vincolanti da parte dei soggetti interessati entro i termini assegnati. Il Governo, tuttavia, non recede dal proposito di alienare la quota di controllo di Alitalia, e conseguentemente, impone di prolungare ulteriormente l’operatività della Società, in assenza di presupposti industriali ed in attesa dell’auspicata alienazione della partecipazione di controllo. Infatti, in data 31 luglio 2007, il Mef conferma la volontà di cessione, incaricando il Consiglio di Amministrazione di Alitalia di provvedere ad “individuare tempestivamente soggetti industriali e finanziari disponibili ad acquistare il controllo della Società”, con ciò confermando, una volta di più, l’assoluta identificazione tra Alitalia ed il proprio Azionista di riferimento pubblico. Aa) In data 7 settembre 2007, il Consiglio di Amministrazione di Alitalia approva un piano di sopravvivenza e transizione (il “Piano di Sopravvivenza”), con il fine di “verificare e perseguire le condizioni di sostenibilità e continuità aziendale nel breve-medio termine, con riferimento alle sole risorse disponibili e agli interventi attuabili con immediatezza in attesa di eventi relativi al mutamento della struttura azionaria della società”. In realtà che la situazione non fosse più sostenibile lo si evince dalla relazione semestrale al 30 giugno 2007, approvata dal Consiglio di Amministrazione in data 12 settembre 2007, che registra una perdita operativa consolidata di 127 milioni di euro. Bb) Nell’ambito dell’attuazione del Piano di Sopravvivenza, il 21 dicembre 2007 il Consiglio di Amministrazione di Alitalia decide di approvare la proposta non vincolante presentata da Air France – Klm , con il consenso del Mef. Segue una trattativa che sfocia in data 15 marzo in un contratto tra le parti soggetto ad una serie di condizioni di efficacia. Cc) Come rilevato dal Commissario Straordinario nel Rapporto, nelle more della ricerca di una soluzione negoziale con Air France Klm la situazione precipita giacché “in data 13 febbraio 2008, il Consiglio di Amministrazione approva la relazione consolidata trimestrale al 31 dicembre 2007 che evidenzia un risultato prima delle imposte per il 2007 negativo per 364 milioni di euro. Dal punto di vista finanziario, in tale sede si rileva inoltre, come già evidenziato in occasione dell’approvazione del budget 2008, che il mantenimento della liquidità su livelli di sostenibilità operativa si prospetta sempre più correlato con un’operazione significativa di ricapitalizzazione … In data 29 febbraio 2008 Alitalia rileva che l’indebitamento finanziario netto al 31 gennaio 2008 si è attestato a 1. 280 milioni di euro, con un incremento di 81 milioni rispetto al mese precedente e che le disponibilità e crediti finanziari a breve del gruppo ammontano a 282 milioni di euro, con una riduzione di euro 85 milioni rispetto all’analoga situazione del 31 dicembre 2007”. Dd) Ma anche tale ulteriore ed estrema dissipazione di risorse finanziarie e patrimoniali resta fine a se stessa: in data 21 aprile 2008, il contratto di cessione stipulato con Air France si risolve in ragione del mancato verificarsi di alcune condizioni in esso dedotte. E tuttavia, nemmeno il fallimento del negoziato con Air France-klm rappresenta per il Governo un motivo sufficiente per interrompere l’agonia di Alitalia; anzi, il Governo decide di perpetrare, in danno di Alitalia e dei suoi creditori, un ulteriore attentato all’integrità patrimoniale della Società. Infatti, in data 27 aprile, come si legge nella relazione di bilancio al 31 dicembre 2007 “il Governo italiano, nella sua qualità di azionista di maggioranza di Alitalia tramite la partecipazione detenuta dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, emana in data 23 aprile 2008 il Decreto Legge n. 80, recante misure urgenti per assicurare il pubblico servizio di trasporto aereo”. Nell’ambito del citato decreto si dispone “in favore di Alitalia – Linee Aeree Italiane s. P. A. , per consentirle di fare fronte a pressanti fabbisogni di liquidità, l’erogazione dell’importo di euro 300 milioni” (il “Prestito”); ee) Ricevuto in data 2 maggio 2008 l’accredito del Prestito di 300 milioni, il Consiglio di Amministrazione approva il progetto di bilancio chiuso al 31 dicembre 2007 evidenziando dati disastrosi: “il risultato operativo dell’anno 2007 è stato negativo per 310 milioni di euro; il risultato netto dell’anno 2007 è stato negativo per 495 milioni di euro; l’indebitamento finanziario netto al 31 dicembre 2007 è stato pari a 1164 milioni di euro, con un incremento di 171 milioni di euro rispetto alla situazione al 31 dicembre 2005”. Il Consiglio di Amministrazione riconosce che “la continuità aziendale di Alitalia dipende in prima istanza dagli esiti, ad oggi non prevedibili, delle iniziative del Governo Italiano finalizzate all’individuazione delle possibili soluzioni alternative per il risanamento della Società”; tuttavia, come riportato dal Commissario nel programma di cessione, sulla base del presupposto dell’erogazione Prestito, il Consiglio di amministrazione di Alitalia continua a ritenere “sussistenti le condizioni per redigere il progetto di bilancio per l’esercizio 2007 nella prospettiva della continuazione dell’attività sociale”. Siffatta valutazione è fortemente influenzata dalle affermazioni contenute nella relazione tecnica di accompagnamento al decreto legge n. 93 del 27 maggio 2008, recante previsioni modificative delle condizioni e dei termini del Prestito (la “Relazione al Decreto”), ove si legge che “la presente norma d’urgenza e il decreto legge 23 parile 2008 n. 80, rappresentano la volontà del Governo di salvaguardare per i prossimi dodici mesi la continuità aziendale dell’Alitalia, provvedendo a fornire alla stessa, in questo ambito, i mezzi finanziari e patrimoniali necessari a verificare le possibili soluzioni alternative per il risanamento della società ed escludendo, sempre in tale lasso temporale, ogni ricorso ad ipotesi di liquidazione o di applicazione di procedure concorsuali” ff) In data 28 giugno 2008, con il voto determinante del Mef, l’assemblea dei soci, con deliberazione adottata nella riunione del 28 giugno 2008, approva il progetto di bilancio 2007 che evidenzia una riduzione del patrimonio netto da 918 milioni di euro al 31 dicembre 2006 a 406 milioni di euro al 31 dicembre 2007; gg) Nelle more della ricerca di un compratore, la situazione si fa sempre più critica. In data 26 luglio 2008 il Presidente di Alitalia scrive al Presidente del Consiglio ed al Mef rilevando che “alla vigilia dell’approvazione della Relazione semestrale 2008, ove non fossero pervenuti provvedimenti tempestivi univoci ed espliciti a conferma delle condizioni assunte ad oggetto degli interventi normativi sino ad ora adottati, il Consiglio di Amministrazione avrebbe dovuto senza indugio assumere le determinazioni imposte dalla legge” che comportavano la valutazione della sussistenza delle condizioni di cui all’art. 2447 cod. Civ. (riduzione del capitale al di sotto del minimo legale); hh) Come si legge nel Rapporto del Commissario Straordinario, in data 30 luglio 2008 il Presidente del Consiglio risponde al Presidente di Alitalia e, richiamando il fatto che la “complessità dell’impresa e gli interessi di ordine pubblico imponevano un adeguamento della disciplina normativa”, invita il Consiglio di Amministrazione della Società, in attesa del predetto adeguamento normativo, “a valutare la possibilità di rinviare l’adozione di ogni determinazione che potesse … pregiudicare il conseguimento degli obiettivi di interesse pubblico”. Ii) Dunque, a dispetto di quanto affermato solo due mesi prima nella Relazione al Decreto, il Governo ora lavora per una revisione della disciplina in materia di amministrazione straordinaria di grandi imprese in stato di insolvenza e, in data 28 agosto 2008 emana il decreto legge n. 134; jj) Si giunge dunque all’epilogo: in data 29 agosto 2008 Alitalia comunica “di avere richiesto, in conformità alle determinazioni assunte in data odierna dal Consiglio di Amministrazione della Compagnia, l’ammissione alla procedura di amministrazione straordinaria di cui alla legge 18 febbraio 2004, n, 39 e successive modificazioni, da ultimo con il Decreto Legge 28 agosto 2008, n. 134… contestualmente, come previsto dalla citata normativa, Alitalia ha presentato ricorso per la dichiarazione dello stato di insolvenza al Tribunale di Roma”. Con decreto del 29 agosto 2008 il Presidente del Consiglio dei Ministri dispone l’ammissione di Alitalia alla procedura di amministrazione straordinaria. Il Governo, dunque, rinuncia definitivamente alla ricerca di un compratore della quota di controllo ed avvia la procedura di amministrazione straordinaria. Kk) Nei due anni e mezzo spesi nella ricerca vana di un acquirente, lasciando languire una Società assolutamente priva di prospettive industriali, il prezzo pagato da Alitalia e dai suoi creditori è risultato elevatissimo. I numeri del dissesto sono quelli che il Commissario Straordinario riporta nel Rapporto: - risultato netto 2006: euro - 608 milioni - risultato netto 2007: euro - 483 milioni - risultato netto al 29 agosto 2008: euro - 649 milioni - Totale = euro - 1740 milioni * *Il dato è relativo al bilancio civilistico di Alitalia; Il risultato netto è aggravato dal peso crescente degli oneri finanziari connessi all’indebitamento: euro 139 milioni nel 2006, euro 154 milioni nel 2007 ed euro 86 milioni nel solo primo semestre 2008. L’indebitamento finanziario è sempre più significativo: euro 754 milioni nel 2005, euro 993 milioni nel 2006, euro 1. 164 milioni nel 2007 ed euro 1. 417 milioni al 30 giugno 2008 (considerando il Prestito che grava sul passivo della Società al pari del Prestito Obbligazionario). Il patrimonio netto di Alitalia, che nel 2005 era pari ad euro 1. 454 milioni, al 29 agosto 2008 diviene negativo per euro 300 milioni. * * * Nelle circostanze in fatto sopra esposte si ravvisa, in modo evidente: a) una responsabilità di natura extracontrattuale del Mef per avere imposto la prosecuzione dell’attività aziendale di Alitalia, in assenza dei relativi presupposti di continuità, con l’effetto di determinare nel contempo, da un lato, in danno dei creditori anteriori, un ingiusto aggravio del passivo ed una diminuzione progressiva delle garanzie patrimoniali, e, dall’altro, in danno dei creditori successivi, un affidamento incolpevole circa la perdurante volontà dello Stato di sostenere Alitalia, vuoi con la concessione di finanziamenti o garanzie e/o con conferimenti di capitale, vuoi con l’attuazione del proposito, manifestato dal Mef già nel 2006, di cedere la quota di controllo di Alitalia ad altri acquirenti disponibili al risanamento della stessa. Invero, deve ritenersi che la condotta del Mef, finalizzata alla ostinata preservazione dell’attività di Alitalia, nonostante lo stato irreversibile e conclamato di crisi nel quale detta impresa versava, abbia arrecato ai creditori anteriori, tra cui gli Obbligazionisti, un danno ingiusto, rappresentato dalla progressiva diminuzione delle garanzie patrimoniali e dalla dilatazione delle passività, originate appunto dalla protrazione ingiustificata dell’attività di impresa. Tale condotta illecita è stata perpetrata, inter alia: a) concedendo abusivamente la Garanzia Statale per l’ottenimento di finanziamenti; b) rifinanziando abusivamente la Società mediante la postergazione della scadenza delle Obbligazioni; c) concedendo abusivamente il Prestito; d) inducendo gli amministratori di Alitalia all’inadempimento dei doveri inerenti alla conservazione dell’integrità patrimoniale di Alitalia; e) determinando in assemblea l’approvazione di bilanci di esercizio nonostante l’assenza di continuità aziendale; f) obbligando Alitalia, a seguito dell’avvio della procedura di vendita della partecipazione di controllo (2006), ad operare senza un piano industriale e con un Consiglio di Amministrazione, nominato dal Mef, sprovvisto di competenze tecniche in materia di trasporto aereo. Sotto diverso profilo, non si può omettere di rilevare che le rassicurazioni prestate dallo Stato in ordine alla continuità aziendale di Alitalia ed al rinvenimento di imprenditori disponibili ad acquistare la partecipazione di controllo detenuta dal Mef in Alitalia, abbiano indotto nel tempo gli investitori ad acquistare sul mercato le Obbligazioni Alitalia, confidando nel dichiarato impegno dello Stato ad attuare ogni misura idonea ad evitare l’insolvenza della Società. Si ritiene, dunque che sia il danno per protrazione ingiustificata dell’attività di un’impresa in crisi irreversibile, subìto dagli Obbligazionisti che hanno sottoscritto le obbligazioni in sede di emissione, sia il danno da affidamento incolpevole nelle dichiarazioni del Mef, tese a rassicurare i creditori ed il mercato circa il mantenimento della continuità aziendale di Alitalia, patito da coloro che hanno acquistato successivamente sul mercato le Obbligazioni, debbano essere risarciti dal Mef, a titolo di responsabilità aquiliana (art. 2043 cod. Civ. ). La scrivente Anima Sgr può far valere direttamente le proprie ragioni nei confronti del Mef in quanto l’azione aquiliana di cui si discorre è rivolta a risarcire un danno che gli Obbligazionisti hanno sofferto in via diretta, come lesione del proprio diritto di credito e non quale riflesso mediato di un danno patrimoniale inferto al proprio debitore. B) una responsabilità deliberativa, pur sempre di natura aquiliana, per avere il Mef ingiustamente determinato con il proprio voto, espresso nell’assemblea degli obbligazionisti del 29 luglio 2005 in palese conflitto di interessi, il prolungamento della scadenza originaria del Prestito Obbligazionario oltre la data di avvio della procedura di amministrazione straordinaria. Nell’assemblea degli Obbligazionisti del 29 luglio 2005, chiamata a deliberare la posticipazione della scadenza del prestito dal 2007 al 2010, il Mef, nella sua qualità di azionista di maggioranza di Alitalia era portatore di un interesse in conflitto con la massa degli Obbligazionisti. Sia sufficiente osservare, al riguardo, che, come affermato nel documento di offerta relativo alla proposta di modifica delle condizioni del prestito, la mancata adozione della delibera di prolungamento della durata delle Obbligazioni avrebbe reso necessario per Alitalia “rielaborare la propria strategia finanziaria, modificando in termini economicamente e finanziariamente più penalizzanti l’allocazione prevista nel Piano delle fonti di copertura dei fabbisogni finanziari, in queste comprese quelle rivenienti dal programmato aumento di capitale”; è dunque evidente che il mancato riscadenzamento del Prestito avrebbe obbligato Alitalia ad elevare la misura del programmato aumento di capitale e, conseguentemente, maggiore sarebbe stato l’onere in capo all’azionista Mef relativo alla sottoscrizione delle azioni di nuova emissione. Ne consegue che l’Obbligazionista che abbia patito un danno dall’esecuzione della delibera modificativa del prestito obbligazionario, assunta con voto determinante e conflittuale del Mef, può legittimamente pretendere da quest’ultimo il risarcimento per il pregiudizio arrecato. Quanto all’esistenza del pregiudizio, vale rammentare che al 22 luglio 2007, data di scadenza originaria del prestito, Alitalia era ancora, almeno formalmente, in bonis; anche ad ammettere che, proprio in ragione dell’obbligo restitutorio, la Società sarebbe divenuta insolvente, comunque maggiori, rispetto alle attuali, sarebbero state le prospettive di recupero in sede di riparto per gli Obbligazionisti, in considerazione del significativo deterioramento delle condizioni patrimoniali di Alitalia registrato proprio nell’ultimo anno di attività1. In considerazione di quanto sopra esposto, con la presente si intima al Mef di procedere senza indugio al risarcimento dei danni patiti dai fondi gestiti dalla scrivente Anima Sgr – titolari complessivamente di n. 14. 453. 000 Obbligazioni Alitalia - che, in via provvisoria, sono quantificati, limitatamente al profilo del danno emergente, nell’importo di euro 5. 347. 610,00, corrispondente al valore nominale delle predette obbligazioni. Si anticipa, a tale riguardo, che, qualora nel termine di quindici giorni dal ricevimento della presente il Mef non dia luogo al pagamento richiesto, la scrivente, suo malgrado, si vedrà costretta a richiedere il risarcimento dei danni subiti presso le competenti sedi giudiziarie a tutela dei partecipanti ai propri fondi comuni d’investimento titolari delle Obbligazioni. Con la certezza che sarà riservata la massima attenzione ai contenuti della presente, si porgono distinti saluti. Anima S. G. R. P. A. L’amministratore Delegato 1 Si consideri, al riguardo, che al 30 giugno 2007 Alitalia presentava un patrimonio netto positivo di 725 milioni di euro contro un valore negativo di 300 milioni registrato in data 29 agosto 2008. . .  
   
 

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