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Notiziario Marketpress di Giovedì 21 Maggio 2009
 
   
  LOMBARDIA - CASE POPOLARI,SCOTTI: REGOLE NUOVE CI SONO, USIAMOLE

 
   
  Milano, 21 maggio 2009 - "La politica per la casa ha bisogno di regole nuove, ma in Lombardia queste già ci sono. Tutte le norme regionali sono infatti ispirate all´integrazione sociale e al mix abitativo". L´assessore alla Casa e Opere Pubbliche della Regione Lombardia, Mario Scotti, interviene così nel dibattito nato a seguito delle dichiarazioni dell´assessore del Comune di Milano, Carlo Masseroli, circa la costruzione di nuove case popolari. "Colgo volentieri il suggerimento di Masseroli - spiega Scotti - e faccio presente che Regione Lombardia è stata la prima in Italia (a partire dal 2004) a differenziare gli strumenti della politica per la casa. Da noi esistono le case popolari, che vengono assegnate mediante graduatorie comunali alle quali possono accedere famiglie con un reddito Isee (indicatore Socio- Economico Equivalente) fino a 14. 000 euro vale a dire circa 27. 000 euro netti all´anno per una famiglia di 4 persone. Esistono però anche altre tipologie di case, finanziate con meno risorse pubbliche, destinate a famiglie con reddito Isee fino a 40. 000 euro (cioè 76. 000 euro netti all´anno per una famiglia di 4 persone), la cui gestione è attribuita per legge agli operatori (Aler, cooperative e imprese), quindi al di fuori delle tradizionali graduatorie comunali, con canoni mensili di circa 400 euro". "Quindi il problema non è tanto se costruire o meno case popolari - sottolinea Scotti - piuttosto quante, quali e dove realizzarle. Non si devono costruire quartieri ghetto come quelli degli anni ´60, che la storia ha bocciato, ma quote di case ben integrate nei quartieri, come peraltro già prevede la legge regionale per la predisposizione dei piani di governo del territorio (n. 12/2005)". "I Comuni dunque - conclude l´assessore - hanno il dovere di dare risposte anche alle famiglie che possono pagare solo 100 euro al mese e la Regione ha il dovere di fornire gli strumenti che permettono di tutelare i più deboli, di garantire la sostenibilità sociale dei quartieri e di smascherare i furbi che stanno dentro le case popolari senza averne un reale bisogno". .  
   
 

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