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Notiziario Marketpress di Martedì 03 Ottobre 2006
 
   
  IL MERCATO FRANCESE DEI PRODOTTI ITTICI E DELL’ACQUICOLTURA

 
   
  Le principali specie consumate Il consumo di prodotti ittici in Francia è pari a 35 kg, in “equivalente peso vivo” [1] pro capite l’anno[2]. L’origine dei prodotti ittici e dell’acquicoltura consumati in Francia Nel 2004, la produzione ittica e dell’acquicoltura in Francia è stata pari a 855. 000 tonnellate (alghe escluse) di cui il 43% proveniente dal pescato fresco, il 28% dal congelato, il 22% dalla mitilicoltura e il 6% della piscicoltura. · La pesca Le principali specie pescate in Francia nel 2004 sono state: - tonno: 168. 000 tonnellate; - aringa: 36. 500 tonnellate; - sardina: 29. 400 tonnellate; - sgombro: 23. 500 tonnellate; - capasanta: 22. 100 tonnellate; - seppia: 21. 500 tonnellate; - merluzzo carbonaro: 17. 300 tonnellate; - acciuga: 15. 900 tonnellate; - nasello: 13. 500 tonnellate. La pesca marittima è praticata con poco meno di 6. 000 navi da pesca e 20. 000 marinai per un equivalente tempo pieno di 14. 000 posti di lavoro. Le zone di pesca sono molto estese, distribuite non soltanto lungo le coste francesi ma anche attorno alla Scozia e all’Irlanda, tra l’Islanda e la Groenlandia e al largo della Spagna. La pesca al tonno tropicale è praticata oltre che nell’Oceano Atlantico meridionale, anche lungo le coste africane, nell’Oceano Indiano e da qualche tempo anche nell’Oceano Pacifico. Il pescato fresco viene sbarcato in diversi punti, ma messo in vendita in 41 mercati ittici autorizzati dislocati lungo il litorale francese. Tenuto conto dell’estensione delle zone di pesca, meno di due terzi della produzione viene sbarcato sul litorale francese. Non è soltanto il tonno tropicale ad essere consegnato direttamente nei paesi dove si procederà alla trasformazione in conserva, ma diverse navi da pesca francesi sbarcano il loro pescato in Scozia, da dove è successivamente rimpatriato su gomma, e alcune navi sbarcano e vendono direttamente nelle aste spagnole o nei Paesi Bassi. In termini di compravendita, la Bretagna rimane la prima regione francese con il 34% del controvalore delle vendite, seguita dal Nord – Pas-de-calais con l’11%. · L’acquicoltura La mitilicoltura, che ha fornito 115. 000 tonnellate di ostriche e 74. 000 tonnellate di cozze nel 2004, costituisce la prima attività ittica francese. Ma la piscicoltura francese ha prodotto nel 2004 anche 37. 000 tonnellate di trote, 6. 000 tonnellate di carpe allevate in acqua dolce e 6. 000 tonnellate di branzini, orate e rombi allevati in acqua di mare. In equivalente tempo pieno, la mitilicoltura impiega 10. 500 persone e la piscicoltura 1. 850 persone. · A valle della filiera La compravendita all’asta, la cernita, il confezionamento e la distribuzione di prodotti ittici sono assicurati da circa 400 grossisti il cui fatturato si aggira attorno a 2 miliardi di euro (circa 5. 000 posti di lavoro). Il settore della trasformazione per la produzione di pesce surgelato, conserve o prodotti di rosticceria refrigerati conta 300 aziende per un fatturato di 3 miliardi di euro e circa 13. 300 occupati. · L’importazione Il consumo di prodotti ittici e dell’acquicoltura, considerate tutte le specie, si aggira attorno a 2,1 milioni di tonnellate in equivalente peso vivo, pari a più del doppio della produzione nazionale. Il volume delle importazioni è quindi rilevante, dell’ordine di 1 milione di tonnellate l’anno in peso netto, vale a dire 1. 700. 000 tonnellate in equivalente peso vivo. Queste importazioni, pari ad un valore di 3,4 miliardi di euro nel 2004, provengono per metà dai paesi europei (comprese Norvegia e Islanda) e per metà dal resto del mondo. I principali paesi fornitori della Francia sono il Regno Unito (salmone, scampi, capesante, filetti di pesce bianco), la Norvegia (salmone, merluzzo bianco), la Spagna (conserve di tonno, merluzzo, cefalopodi), i Paesi Bassi (gamberetti, sogliole, cozze, filetti di pesce bianco) e la Danimarca (merluzzo bianco, filetti di pesce bianco). Nel caso di questi ultimi due paesi, si tratta spesso di prodotti di origine extracomunitaria (salmone norvegese, persico del Nilo) che semplicemente transitano in questi paesi europei. · L’export La Francia è anche un grande paese esportatore. Le esportazioni francesi di prodotti ittici destinati al consumo umano ammontano a 480. 000 tonnellate annue in equivalente peso vivo, per un controvalore di 1,2 miliardi di euro nel 2004. Queste esportazioni, che restano concentrate per tre quarti all’interno dell’Unione europea, soprattutto Italia e Spagna, si suddividono in quattro categorie principali: - le esportazioni di prodotti poco consumati in Francia, come il sugherello, le acciughe, il rombo giallo o l’anguilla, - le esportazioni di prodotti destinati ad essere trasformati all’estero per essere quindi reimportati in Francia, come il tonno tropicale in conserva o la polpa di seppia, - le riesportazioni di prodotti che sono unicamente transitati sul suolo francese (salmone fresco, gamberetti congelati, capesante congelate) - le esportazioni di prodotti trasformati a partire dalla materia prima importata, come il salmone affumicato o i gamberetti cotti. Le tendenze del consumo francese Negli ultimi quindici anni, il quantitativo di prodotti ittici consumato pro capite è aumentato in Francia del 2% l’anno in media. Si tratta di una crescita moderata ma regolare, mentre nel medesimo periodo il consumo di carne si è mantenuto stabile. La crescita dei consumi negli ultimi quindici anni ha riguardato principalmente il salmone di allevamento, il pescato di mare come il merluzzo d’Alaska o il nasello del Capo, il pescato di acqua dolce come il persico del Nilo e i gamberetti di allevamento. L’italia: un mercato molto importante per la Francia La Francia è attualmente il primo fornitore dell’Italia in termini di valore di prodotti ittici e dell’acquicoltura freschi refrigerati (18% di quota di mercato – dati 2004): o Il primo fornitore dell’Italia per i molluschi o Il secondo fornitore dell’Italia per i crostacei o Il terzo fornitore dell’Italia per il pesce intero o Il quarto fornitore dell’Italia per il filetto di pesce. Anzi per la Francia l’Italia costituisce un mercato di particolare importanza: l’Italia è infatti il secondo mercato della Francia dopo la Spagna. L’offerta francese risponde al mercato interno italiano nella misura in cui, al di là delle celeberrime ostriche, propone alcune tra le specie maggiormente consumate in Italia, sia nel mercato al dettaglio che nella ristorazione. Le specie importate sono numerose e alcune in particolare rappresentano volumi rilevanti (tonno, cefalopodi e gamberetti). La dipendenza dell’Italia dalla produzione estera è aumentata: circa 2/3 dei prodotti consumati sono attualmente importati, soprattutto dall’Unione europea (il 56% del volume delle importazioni nel 2004). In un decennio, dal 1995 al 2004, l’aumento delle importazioni è stato costante per una crescita complessiva del 58%. In particolare, è più che raddoppiata l’importazione di prodotti freschi (+106% dal 1995 al 2004). [1] L’“equivalente peso vivo” rappresenta il peso del prodotto intero vivo prima di qualsiasi trasformazione e eliminazione delle parti non consumabili. [2] Fonte: Ofimer, 2005, media tra il 2002, il 2003 e il 2004. .  
   
 

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