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Notiziario Marketpress di Martedì 09 Giugno 2009
 
   
  SONO ARRIVATI AL POTERE IN EUROPA GLI EXTRACOMUNITARI?

 
   
  Roma, 9 giugno 2009- Con il voto delle elettrici e degli elettori britannici e olandesi, si è messa in moto la gigantesca macchina elettorale che condurrà al settimo rinnovo del Parlamento europeo eletto a suffragio universale e diretto. Come si sa, l´Assemblea dell´Unione europea rappresenta democraticamente il più grande corpo elettorale del mondo dopo quello del Parlamento della Repubblica d´India, la cui Camera Bassa è stata recentemente rinnovata da oltre un miliardo di elettrici ed elettori. Negli ultimi giorni, alcuni leader politici si sono rivolti all´elettorato europeo chiarendo la loro visione dell´Europa di oggi e le loro idee sull´Europa che verrà. Vorremmo attirare la vostra attenzione sulla visione del Presidente francese Sarkozy, della cancelleria tedesca Merkel e del presidente del Consiglio italiano Berlusconi. Angela Merkel e Nicolas Sarkozy hanno scritto a quattro mani una "tribuna" sul Journal de Dimanche confermando la loro convinzione per "un´Europa più forte che ci protegga". Temendo di aver espresso un eccesso di entusiasmo europeista, i leader francese e tedesco precisano tuttavia che "un´Europa più forte non significa sempre e necessariamente più legislazione europea o più mezzi finanziari" sottolineando il loro rifiuto di un´Europa "burocratica che applica meccanicamente delle regole pignole e che diffida del cambiamento". Dopo aver precisato i limiti allo sviluppo dell´Unione europea, Angela Merkel e Nicolas Sarkozy chiedono un´Europa che: 1. Sia unita nel mondo, 2. Apporti delle risposte coraggiose alle questioni del nostro tempo, 3. Assicuri la nostra prosperità, 4. Favorisca la ricerca e l´innovazione, 5. Incoraggi il coordinamento economico, 6. Sviluppi delle vere politiche dell´immigrazione, dell´energia, della difesa, 7. Rafforzi e modernizzi le sue politiche comuni e in particolare la Pac, 8. Si impegni per una economia sociale di mercato altamente competitiva che tenda alla piena occupazione ed al progresso sociale prendendo atto del fallimento del liberalismo senza regole, 9. Assicuri una vera regolamentazione europea nel settore finanziario, 10. Crei uno spazio finanziario competitivo per le nostre imprese, 11. Modifichi le regole contabili prendendo le decisioni necessarie già nel Consiglio europeo di giugno, 12. Ritrovi la via delle finanze pubbliche sostenibili combattendo la piaga dei debiti pubblici eccessivi, 13. Rafforzi la politica di sicurezza e di difesa. Per parte sua, il presidente del Consiglio italiano Berlusconi – intervistato a Porta a Porta nella sua veste di capo-lista del Popolo della Libertà nelle cinque circoscrizioni elettorali italiane – ha reiterato una gag del 2004 quando inventò un suo incontro con gli industriali europei "in una sala piena di scatoloni contenenti decine di migliaia di direttive e regolamenti europei" e ha confermato il suo impegno e quello del suo partito contro l´Europa "degli impicci, dei lacci e dei lacciuoli". Poiché il suo incarico di presidente del Consiglio è incompatibile con quello di deputato europeo, la battaglia contro gli impicci, i lacci ed i lacciuoli sarà condotta nel Parlamento europeo dai deputati eletti nelle liste del Pdl. Nell´organizzare uno spazio dedicato alle ragazze ed ai ragazzi dai 6 ai 18 anni insieme all´Ufficio di Informazione per l´Italia del Parlamento europeo, abbiamo deciso di dedicare una piccola sala a quel che è stato chiamato acquis communautaire e che si può tradurre in italiano in "patrimonio delle realizzazioni comunitarie". Esso è rappresentato da circa diciassettemila direttive e regolamenti adottati dalle istituzioni europee a partire dal 1° aprile 1958 fino ad oggi e pubblicate nelle ventottomila Gazzette Ufficiali dell´Unione europea [1], un patrimonio cartaceo che presentiamo con orgoglio ai molti giovani che frequentano il nostro spazio come simbolo dello "stato di diritto" europeo. Contrariamente al conduttore di "Porta a Porta" Bruno Vespa che ha mostrato nell´intervista al premier Berlusconi una conoscenza almeno approssimativa della storia europea predatando la caduta della Comunità europea di Difesa dal 1954 al 1948, le nostre lettrici ed i nostri lettori sanno che tutti i regolamenti e le direttive delle Comunità europee sono state adottati all´unanimità dal 1958 al 1987 non dall´Europa burocratica ma dall´insieme dei governi nazionali; che – con l´entrata in vigore dell´Atto Unico europeo – alcune di queste norme sono state adottate anche a maggioranza dai governi (ma i casi dei voti a maggioranza si contano sulle dita di una mano) con un limitatissimo diritto di emendamento del Parlamento europeo; che – con l´entrata in vigore del Trattato di Maastricht (1993) – il Parlamento europeo ha ottenuto un parziale potere di codecisione legislativa rendendo in tal modo più rapido e più trasparente il processo di decisione dell´Unione europea e consentendo una redazione più comprensibile dei testi legislativi fino ad allora redatti dai funzionari delle amministrazioni nazionali. I consumatori europei conoscono bene i vantaggi quotidiani che essi traggono dalla legislazione europea così come il mondo delle imprese – che dispone di lobbies potenti a Bruxelles – è perfettamente cosciente degli ampi spazi di libertà di stabilimento, di semplificazione delle norme nazionali e di aiuti alla competitività e all´innovazione del sistema produttivo europeo ottenuti attraverso le direttive ed i regolamenti europei il cui contenuto è stato costantemente discusso dalla Commissione europea nel quadro del dialogo sociale con sindacati ed imprenditori. Al di là del mondo dell´economia (cittadini-consumatori e imprenditori-produttori), l´Unione europea ha costruito – fondando le sue decisioni su procedure sempre più democratiche – un patrimonio di norme e di diritti a vantaggio di tutti i cittadini europei e più in generale della persona umana raccogliendo e facendo propri i frutti dei valori condivisi della dignità, dell´eguaglianza, del rispetto delle differenze, della democrazia e della solidarietà che si sono tradotti in regole comuni confermate dalla Corte di Lussemburgo e sancite dal primato del diritto comunitario sui diritti nazionali. Certamente l´Unione europea è ancora un cantiere aperto in costruzione, un cantiere dal quale è stato tolto da anni il cartello "vietato l´ingresso ai non-addetti ai lavori" per dare spazio alla democrazia rappresentativa che risiede nel Parlamento europeo e nella democrazia partecipativa che si sta sviluppando attraverso la cittadinanza europea. Contrariamente a quel che pensano in molti, il Trattato di Lisbona rappresenta un punto di partenza e il Parlamento europeo dovrà decidere se fare o meno uso del nuovo diritto di iniziativa costituzionale e chiedere a governi e parlamenti nazionali di proseguire la strada per una più forte integrazione politica del continente. È questa una ragione in più per andare a votare il 6 e 7 giugno e scegliere, fra i candidati, coloro che hanno manifestato senza ambiguità l´impegno a lavorare per l´Europa durante tutti i cinque anni della prossima legislatura europea. Votando in tal modo, si può esprimere un consenso anche critico verso l´Europa nella quale viviamo, che non è tuttavia un corpo estraneo rispetto alle nostre società nazionali ma che è invece il frutto di un processo graduale nel quale governi, amministrazioni nazionali, forze politiche, economiche e sociali hanno dato – ciascuno al proprio livello di responsabilità e di potere – il loro contributo ivi compresi Angela Merkel, Nicolas Sarkozy e Silvio Berlusconi, che si esprimono come se fossero dei cittadini extracomunitari. Pier Virgilio Dastoli, Direttore della Rappresentanza in Italia della Commissione europea [1]Per darvi un ordine di grandezza, le leggi italiane dal dopoguerra ad oggi sono oltre 150 mila con esclusione dei regolamenti di applicazione adottati dai governi della Repubblica. .  
   
 

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