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Notiziario Marketpress di Martedì 09 Giugno 2009
 
   
  GIORNATA MONDIALE PER L’AMBIENTE: IL COMMISSARIO EUROPEO DIMAS CHIEDE PROVA DI MAGGIORE AMBIZIONE NEI NEGOZIATI SUL NUOVO ACCORDO MONDIALE

 
   
   Bruxelles, 9 giugno 2009 - Stavros Dimas, commissario all’ambiente, il 4 giugno, ha chiesto più slancio e maggiore ambizione nelle trattative internazionali per un nuovo accordo mondiale sul clima, mettendo in guardia sul fatto che esso rappresenta l´ultima possibilità per il pianeta di evitare che i cambiamenti climatici raggiungano livelli pericolosi. Il commissario ha voluto in questo modo dare risalto alla giornata mondiale per l’ambiente che si terrà domani e che avrà per tema i cambiamenti climatici. Il commissario Dimas si è così espresso: “Il nuovo accordo mondiale sul clima, che dovrebbe essere concluso in occasione della conferenza che si terrà a dicembre a Copenaghen, rappresenta l’ultima possibilità che abbiamo di evitare che i cambiamenti climatici raggiungano i livelli pericolosi, se non addirittura catastrofici, previsti dagli scienziati già per il 2050, con conseguenze che si ripercuoteranno sulla vita di oltre un miliardo di giovani d’oggi. La scorsa settimana uno studio realizzato per il Global Humanitarian Forum metteva in risalto come i cambiamenti climatici costituiscano già una tragedia umana. Secondo le stime dello studio, oggigiorno i cambiamenti climatici hanno serie ripercussioni su 325 milioni di persone ogni anno, causano la morte di circa 315. 000 persone all’anno per fame, malattia e condizioni meteorologiche estreme e comportano perdite economiche a livello mondiale per oltre 125 miliardi di dollari l’anno. Secondo le previsioni tali cifre cresceranno considerevolmente nei prossimi vent’anni. Dappertutto nel mondo i governi hanno giustamente riconosciuto che la recessione non è un motivo per frenare la lotta ai cambiamenti climatici. I governi d’Europa - e non solo - stanno mettendo a punto i pacchetti di misure di stimolo di cui hanno bisogno le nostre economie per poter creare posti di lavoro e al tempo stesso affrontare i cambiamenti climatici investendo nell’efficienza energetica, nelle energie rinnovabili e in altre tecnologie del futuro a bassa emissione di carbonio. Per evitare pericolosi cambiamenti climatici, la comunità scientifica internazionale è d’accordo nel dire che è necessario che il surriscaldamento globale si mantenga a livelli inferiori a 2°C al di sopra della temperatura dell’era preindustriale. Ciò significa un aumento massimo di circa 1,2°C rispetto al livello attuale, dal momento che la temperatura è già aumentata di 0,76°C e, secondo alcune ricerche, la quantità di gas serra emessa finora sembra rendere inevitabile un ulteriore aumento della temperatura fino ad un 1°C. Il tempo non gioca a nostro favore. Un’azione urgente e ambiziosa a livello mondiale è dunque indispensabile se vogliamo evitare pericolosi cambiamenti climatici che rischiano di causare enormi sofferenze umane, compromettere il progresso economico e la lotta alla povertà e scatenare catastrofici mutamenti ambientali. Il calendario così come il contenuto dei negoziati internazionali in preparazione dell’accordo di Copenhagen devono rispecchiare la necessità di maggiore slancio e ambizione. Il dibattito in corso a Bonn questa settimana e la prossima deve tenerne conto ed è necessario che imprima una maggiore spinta alle trattative stesse, affinché le bozze di testi dei negoziati attualmente sul tavolo si trasformino in un progetto che condurrà all´approvazione di un accordo sufficientemente ambizioso a Copenaghen. Spetta al mondo industrializzato dare l’esempio. Secondo i dati scientifici corroborati dalle conclusioni del Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (Ipcc), perché le emissioni mondiali rientrino ad un livello che eviti pericolosi cambiamenti climatici, i paesi industrializzati devono cominciare a ridurre le loro emissioni complessive fino a raggiungere, entro il 2020, livelli che siano inferiori del 30% rispetto a quelli del 1990. Nel mettere in atto misure legislative volte a ridurre le emissioni del 20% e nell’impegnarsi a portare gradatamente detta percentuale al 30% qualora altri paesi accettassero di fare la loro parte, l’Unione europea ha dato prova di leadership e determinazione. È giunta l’ora che anche i nostri partner dimostrino ciò che sono in grado di fare. Nel momento in cui gli obiettivi prefissati finora rischiano di essere largamente insufficienti a ridurre del 30%, come necessario, le emissioni complessive, alcuni paesi industrializzati devono ancora annunciare i loro obiettivi di emissione. È fondamentale una maggiore ambizione. Non saremo in grado di vincere la lotta contro i cambiamenti climatici a meno che i paesi in via di sviluppo, e in special modo le grandi economie emergenti, non diano prova di un maggiore impegno nel limitare il tasso di crescita delle loro emissioni. Tuttavia, i paesi industrializzati riusciranno a convincere i paesi in via di sviluppo a seguirli nell’unanime impegno che prenderà le mosse da Copenaghen solo se riusciranno a dare essi stessi il buon esempio”. .  
   
 

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