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Notiziario Marketpress di Lunedì 14 Marzo 2005
 
   
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  L’“ENFANT TERRIBLE” DEL MONDO DELL'ARTE "JEAN-MICHEL BASQUIAT" IN MOSTRA DAL 20 MARZO AL 19 GIUGNO 2005 AL MUSEO D'ARTE MODERNA DI LUGANO  
   
  Lugano, 14 marzo 2005 - Più di 70 opere provenienti da musei e collezioni private ripercorrono la folgorante carriera di Jean-michel Basquiat, “enfant terrible” del mondo dell'arte diventato in breve tempo il simbolo della cultura multietnica newyorkese degli anni Ottanta. Dopo le retrospettive dedicate a Georges Rouault (1997), Edvard Munch (1998), Amedeo Modigliani (1999), Ernst Ludwig Kirchner (2000), Marc Chagall (2001) ed Egon Schiele (2003), il Museo d’Arte Moderna della Città di Lugano ospita un’ampia antologica dedicata a Jean-michel Basquiat (1960-1988), uno tra i principali protagonisti della scena artistica internazionale degli anni Ottanta. La retrospettiva, che si configura come il più completo omaggio - il primo in Svizzera e uno dei più importanti a livello europeo - all'opera di Basquiat, ripercorre l'intero cammino artistico di questa figura leggendaria definita nel tempo il “Jimi Hendrix dell'arte”, o ancora il “Re bambino”, nell'intento di offrire al pubblico un'occasione nuova di confronto con i linguaggi contemporanei dell’arte del Xx secolo. Martire del suo stesso fuoco interiore che ne brucia l'esistenza, all'età di soli 27 anni, Basquiat esordisce nell'ambiente artistico con i celebri graffiti siglati Samo - il suo marchio di identificazione - e si impone come protagonista alla fine degli anni Settanta, assieme a Keith Haring, del movimento graffitista statunitense. Dopo aver partecipato, all'inizio degli anni Ottanta, ad esposizioni collettive organizzate in spazi alternativi volte ad offrire una visione d'insieme del panorama artistico-culturale newyorkese del momento, Basquiat a soli 21 anni viene ufficialmente lanciato nel mondo dell'arte come pittore grazie ad un articolo scritto dal critico René Ricard che lo accosta a maestri quali Cy Twombly e Jean Dubuffet. Basquiat è stato uno dei pochi artisti emergenti a godere non solo di fama internazionale immediata ma ad essere anche repentinamente sollecitato a esporre i propri lavori nelle gallerie più note di New York e, successivamente, nel resto del mondo. Intelligente, curioso, pieno di voglia di vivere, Basquiat rompe con la tradizione e impone la sua verità denunciando i pericoli di una vita moderna: soldi, droga, sesso, adulazione, oppressione e razzismo. Nelle sue opere, l'artista ribelle incorpora ogni sorta di elemento: dai simboli della cultura di massa, ai riferimenti della mitologia jazz, dalla rappresentazione di eroi di colore divenuti famosi nello sport e nella musica, fino agli scheletri e ai teschi ispirati da un'attrazione verso la morte. Le sue creazioni sono una fusione di simboli, scritte e colori. I colori non sono quelli di un quadro su un cavalletto conseguiti con arte appresa; sono i colori della strada, della città, al contempo accesi e sbiaditi, sovrapposti come i manifesti pubblicitari che lasciano apparire gli strappi. Il percorso della mostra articolato secondo un andamento cronologico propone, attraverso una rigorosa scelta delle opere provenienti da importanti musei e collezioni private, una cinquantina di dipinti, una ventina di disegni e alcune “collaborazioni” eseguite con Andy Warhol e Francesco Clemente, tele commissionate dal mercante d'arte zurighese Bruno Bischofberger. Sarà proprio con Warhol che l'artista instaurerà uno dei legami più importanti della sua vita e la scomparsa del maestro della pop art nel 1987 lascerà un vuoto incolmabile nella vita di Basquiat. A suggellare la visita alla mostra, le fotografie inedite del regista luganese Edo Bertoglio, alcune delle quali scattate durante le riprese del film “New York Beat” ribattezzato in seguito "Downtown 81", in cui Basquiat interpretò se stesso nel ruolo principale di un'artista 19enne ancora sconosciuto che cerca di sopravvivere nella vivace comunità artistico-musicale della Downtown newyorkese di inizio anni Ottanta.  
     
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