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LUNEDI

PAGINA 1
Notiziario Marketpress di Lunedì 18 Maggio 1998
FRODI AZIENDALI DEI DIPENDENTI: RICERCA ERNST & YOUNG  
 
 Milano 18 maggio 1998 - Le imprese di tutto il mondo, così come quelle italiane, continuano a perdere milioni di dollari ogni anno per frodi commesse dai loro stessi dipendenti: lo rivela una ricerca realizzata a livello internazionale dalla Ernst & Young. Più della metà delle risposte degli oltre 1. 205 Executive delle maggiori imprese di oltre 32 Paesi ha rivelato che l’impresa ha subito frodi nell’anno precedente. E più dell’84% delle frodi subite sono state commesse da dipendenti. Di queste, oltre la metà da dipendenti con più di 5 anni di servizio. La ricerca ha inoltre evidenziato che: oltre l’87% delle imprese ha dichiarato di essere più esposta alle frodi rispetto a cinque anni fa; tre intervistati su cinque ritengono la loro azienda oggetto potenziale di frodi attraverso il computer, incluso l’uso di software illegale, di atti di pirateria e di invasione della privacy; il 60% delle frodi con un valore superiore al milione di dollari ha riguardato soggetti diversi dalle banche o le istituzioni finanziarie; oltre il 30% di coloro che ha dichiarato di essere stato oggetto di frodi segnala più di cinque casi avvenuti negli ultimi 5 anni; tre organizzazioni su quattro non hanno previsto di effettuare una analisi delle aree di vulnerabilità legate ai progetti specifici sull’anno 2000. Le soluzioni che le aziende adottano per evitare le frodi variano in modo considerevole: dalla risposta di oltre metà delle imprese statunitensi che hanno istituito "hot-line" confidenziali aperte ai dipendenti per la denuncia delle frodi (mezzo questo fortemente avversato in Canada e in Europa), fino all’uso di normali misure interne, quali la separazione dei compiti e il controllo degli accessi sui computer, visti ancora come gli strumenti di prevenzione più idonei. Anche se il 30% degli intervistati segnala che i cambiamenti ai sistemi di controllo interno sono sempre in ritardo rispetto a quelli organizzativi. Alberto Coglia, membro italiano dell’Ernst & Young Investigation Group, ha detto che "per quanto riguarda l’Italia le risposte vengono in grande maggioranza da imprese che operano nell’area bancaria e dei servizi finanziari, un settore particolarmente sensibile al tema della sicurezza, soprattutto oggi con l’introduzione di nuovi servizi telematici. Si tratta però di una sensibilità che, a nostro avviso, non potrà che estendersi sempre più anche ad altri comparti industriali. La risposta alle frodi, che la ricerca mostra come un grande pericolo incombente, è soprattutto nella capacità di miglioramento del sistema di controllo interno che deve diventare ed essere usato con più frequenza come strumento di individuazione delle concrete aree di rischio, caratteristiche sia dei processi aziendali sia degli specifici settori di attività. Le risposte in Italia hanno riguardato 47 imprese, di cui oltre la metà appartenenti al settore bancario: minore che altrove la percezione di un maggior rischio rispetto a cinque anni fa (38%); tra le aree considerate maggiormente a rischio: i sistemi informatici (22%), i derivativi (15%), la tesoreria (13%), gli acquisti (13%); oltre il 48% degli intervistati dichiara di aver subito tra 1 e 5 casi di frode negli ultimi 5 anni; per oltre il 19% delle risposte il valore delle frodi subite negli ultimi 5 anni si colloca tra 1 e 5 milioni di dollari; alto il numero di aziende che ha adottato esplicite linee di condotta nei confronti della denuncia di frodi (68);il 57% non ha mai preso in considerazione l’istituzione di hot-line per la denuncia delle frodi, contro il 41% che dichiara di poter prendere in considerazione questa misura; il 58% delle imprese dichiara che i progetti avviati per l’anno 2000 prendono in considerazione la vulnerabilità dei sistemi in caso di frode, con un 35% che non considera la prevenzione delle frodi nell’ambito di questi progetti. .  
   
   
NUOVA PUBBLICAZIONE CONGIUNTA HERALD TRIBUNE-CORRIERE DELLA SERA  
 
Parigi 18 maggio 1998 - Il presidente dell’International Herald Tribune, Peter C. Goldmark, e l’amministratore delegato della Rizzoli - Corriere della Sera (Rcs) Editori, Claudio Calabi, hanno annunciato un accordo per pubblicare congiuntamente un supplemento quotidiano di notizie italiane ( denominato "Italy Daily") da distribuirsi in Italia insieme all’ Herald Tribune (che da 11 anni viene stampato anche in Italia, a Bologna). Gabriel Kahn e Claudio Gatti saranno alla guida del nuovo giornale. Iniziative analoghe sono già state realizzate dall’ Herald Tribune in Israele dal settembre 1997 e in Grecia dal marzo scorso. Herald Tribune, stampato in 15 diversi paesi a mezzo fax, è distribuito giornalmente in 180 paesi. Fu fondato nel 1887 a Parigi e dal 1967 appartiene congiuntamente ai giornali americani The New York Times e The Washington Post.  
   
   
EDVARD MUNCH:MOSTRA A LUGANO  
 
Milano 18 maggio 1998 - Il 27/5 (ore 11. 30 Centro Culturale Svizzero) presentazione alla stampa della mostra antologica su "Edvard Munch" che si svolgerà in autunno presso il Museo d’arte Moderna di Lugano - Villa Malpensata. Saranno presenti Rudy Chiappini (Direttore Museo d’Arte Moderna di Lugano) e Massimo Vitta Zelman (Presidente Skira). .  
   
   
CLARIANT ("DOVE LA CHIMICA ÈSPECIALE"):UTILE 1997 + 258%  
 
Basilea 18 maggio 1998 - All’assemblea annuale del 12 giugno a Basilea, il consiglio di amministrazione della multinazionale chimica svizzera Clariant International Ltd di Muttenz, Svizzera, proporrà la distribuzione di un dividendo per l’esercizio 1997 di 14 franchi svizzeri per azione,4 franchi in più rispetto al dividendo 1996. L’utile netto del gruppo è salito del 258% a 422 milioni di franchi (1996:118) con utile per azione in aumento del 75% a 58. 05 franchi (1996:33. 25). Il fatturato mondiale della Clariant ( che ha acquisito il settore delle specialità chimiche della multinazionale chimico - farmaceutica tedesca Hoechst) è aumentato del 20% in franchi svizzeri (+ 13% in valute locali) a 9,912 milioni di franchi (1996: 8,276 ). Ricavi operativi +60 % a 1,128 milioni (705). Malgrado la forte concorrenza in vari settori, Clariant ha conquistato ulteriori quote di mercato in tutti i principali mercati grazie a soddisfacenti incrementi dei volumi di vendita e malgrado qualche riduzione dei prezzi: il margine operativo è salito dall’8. 5% all’11. 4 mentre l’obiettivo era del solo 10%. Il principale evento è stato quello della rapida integrazione delle attività acquisite dalla Hoechst. Sono stati sufficienti meno di 100 giorni dalla data della nascita della ingrandita società (1 luglio 1997) per realizzare la fusione delle tre divisioni Clariant e delle 6 attività Hoechst acquisite e per organizzare il tutto in sei nuove divisioni: Process and Performance Products, Pigmenti e Additivi, Masterbatches, Surfattanti, Chimica fine ed eteri di cellulosa e polimerizzati. La prima divisione accorpa le attività nei coloranti tessili, chimica tessile, carta e cuoio con il 70% delle vendite derivanti dalle attività Clariant e il 30% Hoechst. L’iniziativa ha "catapultato" la Clariant al primo posto nel mondo per la chimica tessile e la divisione beneficia di eccezionali sinergie nella ricerca, nella produzione e nella commercializzazione. Le vendite della divisione sono aumentate del 17% a 2,609 milioni di franchi con utile operativo passato da 223 a 360 milioni. Tutte le aree geografiche hanno contribuito ai brillanti risultati malgrado il notevole rallentamento nei paesi Asean negli ultimi mesi dell’anno. La divisione pigmenti e additivi ha dato ottimi risultati con aumento delle vendite del 22% a 2,006 milioni con utili operativi passati a 258 milioni (1996:186). Anche qui sono leggermente rallentate le vendite in Asia a causa delle difficoltà nei paesi Asean. Quale leader globale nei masterbatches, additivi coloranti e soluzioni per l’industria plastica, la divisione Masterbatches ha un ruolo fondamentale nel soddisfacimento della maggiore domanda per il colore: le aziende attive in tutte le aree della lavorazione delle resine guardano alla Clariant per la migliore qualità, le tecnologie del colore, le innovazioni nei prodotti e per l’eccellente assistenza alla clientela. La divisione è la principale fornitrice di Masterbatches in Europa e Asia-pacifico e al terzo posto negli U. S. A. Con 56 filiali in 29 paesi, la divisione ha realizzato un incremento del 20% delle vendite a 986 milioni con utili operativi passati da 94 a 116 milioni. La divisione surfattanti ha consolidato la sua posizione per i principali prodotti, che comprendono detergenti, cosmetici e petrolio con produzione nei cinque continenti. Le vendite sono aumentate del 23% a 2,094 milioni e i profitti operativi sono passati da 176 a 184 milioni. Per ottimizzare il portafoglio, prodotti, l’attività mondiale per i superassorbenti è stata venduta al principio dell’ aprile 1998 alla tedesca Basf A. G: La divisione Fine Chemicals è una delle principali fornitrici mondiali di materiale per l’industria elettronica e per quelle farmaceutica e agrochimica nonché per gli intermedi per pigmenti e altre specialità chimiche. Le vendite sono aumentate del 21% a 1,189 milioni di franchi con profitti operativi di 107 milioni contro una perdita 1996 di 15 milioni . La divisione Cellulose Ethers and Polimerisates ha realizzato un incremento del 16% delle vendite a 1,028 milioni con profitti operativi di 103 milioni (100). Particolarmente soddisfacente l’andamento delle vendite in Europa Orientale e in America Latina. Gli investimenti in impianti e macchinari sono stati pari al 4,8% del fatturato (cioè473 milioni di franchi). I maggiori progetti hanno compreso il completamento dell’ impianto di Tianjin , Cina, e la costruzione di nuovi impianti di photoresists (per la microelettronica e gli schermi piatti) in Usa, Corea e Giappone. Più della metà degli investimenti sono stati realizzati in Europa, particolarmente in Germania. La società ritiene di poter realizzare entro il 2000 tutte le sinergie annunciate nel dicembre 1996, pari a 500 milioni di franchi, di cui 150 milioni già realizzati nel 1997. Le sinergie comprendono la chiusura di singoli impianti o di intere fabbriche, la fusione di funzioni fino alla integrazione della commercializzazione, delle vendite, degli acquisti, delle affiliate. Alla fine del 1997 la forza di lavoro mondiale era di 30. 862 unità, pari al 5 % in meno rispetto a fine 1996. La diminuzione è da attribuirsi soprattutto alla ristrutturazione connessa con la fusione con le attività Hoechst nel campo delle specialità chimiche. Nel 1997 il gruppo ha speso 349 milioni di franchi (3. 5% del fatturato ) in ricerche e sviluppo con 1600 addetti principalmente in Germania, Francia, Gran Bretagna, India, Giappone, Spagna, Svezia, Svizzera e Usa. Alla fine dell’anno l’indebitamento finanziario netto annotava a 3. 3 miliardi di franchi contro 3. 8 miliardi all’1 luglio 1997. Sono state emesse obbligazioni Clariant per 1. 2 miliardi. Tra le varie operazioni prudenziali figura uno stanziamento di 50 milioni di franchi per futuri rischi in Asia. In borsa, il titolo Clariant ha beneficiato nel 1997 del generale buon andamento della piazza svizzera grazie ai bassi tassi e all’indebolimento del franco svizzero contro dollaro e sterlina mentre gli investitori hanno "scoperto" il settore delle specialità chimiche. Il titoli Clariant ha realizzato un rialzo del 113% e numerosi sono stati gli investitori istituzionali, soprattutto anglosassoni e particolarmente statunitensi che hanno acquisito azioni Clariant. A fine 1997 circa il 20% delle azioni disponibili (4 milioni) era in mano americana. In totale gli azionisti sono saliti a 13. 000 contro 8000 a fine 1996. Allo scopo soprattutto di rendere più commerciabili le azioni della società, all’assemblea del 12 giugno verrà anche proposto un frazionamento delle azioni sulla base di due per una con riduzione, quindi, del nominale da 100 a 50 franchi per azione. Inoltre, il capitale verrà aumentato da 40 a 80 milioni di franchi con ulteriore creazione di un capitale autorizzato per 40 milioni allo scopo di consentire alla Clariant di disporre in breve tempo dei fondi eventualmente occorrenti per acquisizioni.  
   
   
ABOLIZIONE DUTY FREE:UNA RICERCA INGLESE  
 
Bruxelles 18 maggio 1998 - In un comunicato di International Duty Free Confederation si ricorda che il 19 maggio il Consiglio dei Ministri delle Finanze dell’Unione Europea (Ecofin) esamina la proposta relativa all’abolizione dei Duty Free nei voli interni all’Unione Europea, a partire dal 30 giugno 1999. Un rapporto pubblicato dal Cebr (Centre for Economics and Business Research) di Londra, società indipendente leader delle ricerche economiche in Europa, ha evidenziato che mantenendo i Duty Free si creeranno fino a 30. 000 nuovi posti di lavoro entro il 2005 nei settori commerciale, manifatturiero e turistico. Al contrario, eliminandoli, si perderanno tra 112. 000 e 147. 000 posti di lavoro attualmente esistenti. Secondo i dati della Commissione Europea, se si utilizzeranno i Fondi Strutturali per far fronte alla perdita di posti di lavoro ciò implicherà una spesa tra 70 e 140. 000 Ecu (tra 136 e 272 milioni di lire) per lavoratore). Tale compensazione delle perdite in termini di posti di lavoro richiederà un investimento pari ad almeno il 7% del budget su base quinquennale previsto dai Fondi Strutturali. Douglas Mcwilliams, direttore del Cebr e autore del rapporto, ha detto: "ci sono pressione per tagliare i finanziamenti dei Fondi Strutturali e per trasferire parte delle spese ad altre aree, come ad esempio ai nuovi Paesi aderenti all’Ue. Risulta difficile credere che i Fondi Strutturali veranno utilizzati". .  
   
   
RABBINI EUROPEI A CONVEGNO A MILANO  
 
Milano 18 maggio 1998 - È in corso (17-20 maggio) presso l’Hotel Quark di Milano la 21ma Conferenza dei Rabbini d’Europa cui partecipano 120 rabbini di 24 Paesi. La Conferenza fu fondata nel 1957 per ricostituire la vita spirituale e culturale e le strutture educative nelle comunità ebraiche europee dopo la Shoà. Rappresenta un momento di riflessione dell’ ebraismo contemporaneo. Tra gli obiettivi vi è anche la formazione di rabbini in grado di guidare le giovani generazioni e le comunità piccole e isolate, in particolare quelle dell’Europa dell’Est e della Csi-comunità degli Stati Indipendenti (ex Urss). Rivestono inoltre grande importanza le relazioni tra la Conferenza e lo Stato d’Israele e quelle della Conferenza con l’Unione Europea. Tra gli argomenti all’ordine del giorno dell’attuale conferenza, che si concluderà il 20 maggio con una conferenza stampa (h. 13. 00), i problemi del rispetto della "kasheruth" (regole alimentari), l’ordinamento relativo alle conversioni all’ebraismo, le competenze dei tribunali rabbinici, i rapporti tra laici e religiosi all’interno delle comunità ebraiche. Si parla anche dei rapporti tra popolazione ebraica e mondo politico nei diversi Stati ed anche, più in generale, dei rapporti tra politica e religione. Particolare attenzione viene posta al problema della comunità ebraica in Russia: dopo essere stati perseguitati per secoli, negli ultimi anni gli ebrei hanno potuto lasciare il Paese per essere accolti in Israele ma coloro che sono rimasti nella Csi, soprattutto anziani, vivono in condizioni molto precarie. Tra gli oratori, anche rav Giuseppe Laras, rabbino capo della Comunità ebraica di Milano, rav Moshe Rose, direttore generale della Conferenza rabbinica europea, rav Lord Yaakobowitz, presidente della Conferenza, rav Yoseph Sitruk, rabbino capo di Francia, rav Pinchas Goldschmeidt, rabbino capo di Mosca, rav. Meir Levinger, rabbino capo di Basilea, rav Meir Laurabbino capo d’Israele. Partecipano anche due rappresentanti del Ministero israeliano per gli affari religiosi, Aryeh Gamliel e Yhal Bibi, e, "ospite d’onore", il vice presidente del Parlamento russo (Duma) Mikhail Yuriev. .