Pubblicità | ARCHIVIO | FRASI IMPORTANTI | PICCOLO VOCABOLARIO
 







MARKETPRESS
  Notiziario
  Archivio
  Archivio Storico
  Visite a Marketpress
  Frasi importanti
  Piccolo vocabolario
  Programmi sul web




 


MERCOLEDI

PAGINA 1 PAGINA 2 PAGINA 3 PAGINA 4 PAGINA 5 WEB E BEAUTY FLASH ALIMENTAZIONE
Notiziario Marketpress di Mercoledì 13 Giugno 2007
TUMORI: ACCERTATO IL RUOLO DELLE CANCER STEM CELL UNO STUDIO DELL´ITB-CNR E DEL PROF. DULBECCO, PUBBLICATO SU PNAS (PROCEEDINGS OF THE NATIONAL ACADEMY OF SCIENCE) GETTA NUOVA LUCE SULLA CANCEROGENESI. I RICERCATORI SONO RIUSCITI A ISOLARE E DIFFERENZIARE, IN UN MODELLO ANIMALE, CELLULE STAMINALI TUMORALI RESPONSABILI DELLE RIPRESE DELLA MALATTIA  
 
Roma, 13 giugno 2007 - Nonostante i miglioramenti nella diagnosi e nella terapia che hanno reso possibile l’individuazione dei tumori negli stadi pre-invasivi, la mortalità causata da questa patologia rimane elevata, molto probabilmente a causa dell’esistenza di cellule resistenti ai trattamenti. La biologia dei tumori suggerisce, infatti, che la massa tumorale sia originata e mantenuta da una frazione di cellule che hanno caratteristiche di staminalità, cioè capacità di generare tutte le cellule differenziate presenti nell’organo di origine. Su questa promettente strada si è indirizzato il gruppo di Ileana Zucchi dell’Istituto di tecnologie biomediche del Consiglio nazionale delle ricerche (Itb-cnr) di Milano, in collaborazione con il prof. Renato Dulbecco. “Le origini di questa ricerca risalgono al 1979” spiega la ricercatrice dell’Itb-cnr, “quando il prof. Dulbecco isolò le cellule mammarie La7 da un tumore indotto nel ratto mediante sostanze chimiche”. Ora, però, il gruppo della Zucchi ha “definitivamente accertato, attraverso esperimenti in vitro e in vivo, le proprietà staminali delle cellule La7, dimostrando che esse possiedono capacità differenziative e morfogenetiche. Questo vuol dire che tali cellule si comportano come staminali adulte, in grado quindi: di mantenere l’architettura della ghiandola mammaria, generando strutture tubulo-alveolari funzionali tipiche della ghiandola, di differenziarsi nei tre stipiti cellulari presenti nell’organo adulto e di sintetizzare proteine del latte. Sono però cellule staminali ‘cattive’”. Queste cancer stem cell (cellule staminali cancerogene), per la loro esiguità (rappresentano l’1-5/10. 000 di tutte le cellule cancerose), la bassa capacità proliferativa, la capacità di escludere agenti tossici esterni e di essere protette dai processi di morte programmata, tendono a eludere l’azione dei trattamenti. Le terapie attuali, infatti, hanno come bersaglio cellule altamente proliferanti, le quali, sebbene tumorali, nel tempo presumibilmente si esauriscono e non sono in grado di rigenerare il tumore. Un processo che potrebbe spiegare la ripresa della malattia a distanza di tempo, anche quando la lesione primitiva sembra essere stata eradicata e non risulta rilevabile a livello diagnostico. Le proprietà di queste staminali tumorali sono state provate dal gruppo dell’Itb-cnr con esperimenti in topi immunocompromessi, dimostrando per la prima volta che anche una sola cellula può generare tumori eterogenei nell’animale. “Nella biologia dei tumori, per la comprensione del potenziale tumorigenico di presunte cancer stem cells”, sottolinea la ricercatrice, “sono essenziali analisi quantitative estensive per l’isolamento e identificazione di cellule singole, ad oggi tecnicamente ancora molto difficili dal momento che le cellule che hanno capacità di rigenerare tumore rappresentano una popolazione estremamente esigua nella massa tumorale. Dopo aver messo a punto un sistema modello per studiare le proprietà di cancer stem cells a livello di singola cellula”, conclude la Zucchi, “il prossimo passo sarà quello di identificare in queste cellule, proteine di membrane, cioè i recettori presenti sulla cellula, per disegnare degli anticorpi in grado di catturare le cancer stem umane”. Il lavoro, sostenuto dalla Fondazione Cariplo con il finanziamento Nobel-network operativo per la biomedicina di eccellenza in Lombardia, è stato condotto all’Istituto di tecnologie biomediche del Cnr, direttore Alberto Albertini, in collaborazione con l’Istituto sui tumori di Genova ed il Max Planck institute di Muenster. .  
   
   
PROGRESSI NELLA RICERCA SULLE CELLULE STAMINALI  
 
Bruxelles, 13 giugno 2007 -. Dal 12 al 14 ottobre 2007 si terrà a Stoccolma (Svezia) una conferenza internazionale sui progressi compiuti nella ricerca sulle cellule staminali. Durante la manifestazione, che gode del sostegno dell´Embo (Molecular Biology Organisation, accademia europea dei biologi molecolari) e del progetto Eurostemcell finanziato dall´Ue, si incontreranno scienziati, clinici, esperti di etica e legislatori per discutere importanti argomenti relativi alla ricerca sulle cellule staminali. Per ulteriori informazioni visitare: http://www. Eurostemcell. Org/ .  
   
   
MINISTERO DELLA SALUTE RITIRO FARMACO ANTI-AIDS. INDICAZIONI PER I PAZIENTI IN TRATTAMENTO  
 
Roma, 13 giugno 2007 - In merito al ritiro da parte della Ditta Farmaceutica Roche e dell’Agenzia Europea del Farmaco del medicinale Viracept utilizzato contro l’Aids, Il Ministero della Salute d’intesa con il Dipartimento del Farmaco dell’Istituto Superiore di Sanità e con l’Aifa, precisa: 1. Il Nelfinavir, commercializzato in Italia col nome di Viracept e di distribuzione ospedaliera, è uno dei primi farmaci inibitori delle proteasi utilmente usato insieme ad altri per la terapia dell’Aids. Oggi il farmaco è stato ampiamente sostituito da più moderni farmaci anti-proteasi: ad oggi si stima che soltanto poche centinaia di pazienti proseguano la terapia con questo farmaco. Il motivo del ritiro è un eccesso di una sostanza, metansulfonato etile, usata nella preparazione del farmaco, eccesso attribuibile ad un problema della catena produttiva. L’eccesso di questa sostanza, già abitualmente presente nel farmaco, non è tale da provocare danni clinici significativi e per questo i pazienti che hanno assunto questo farmaco non devono avere preoccupazioni né fare alcun tipo di analisi. 2. Esistono oggi in uso in Italia numerosi altri farmaci inibitori delle proteasi che sono valida alternativa al Viracept. Per questo si consiglia ai pazienti che assumono questo farmaco di rivolgersi al proprio Centro curante per l’indicazione terapeutica appropriata. .  
   
   
PARTE IL PROGETTO INTERNAZIONALE SULL’ASFISSIA NEONATALE A TUTELA DELLA SALUTE MATERNO-INFANTILE  
 
Milano, 13 giugno 2007 - Partirà entro la fine del 2007 e durerà circa 3 anni l’importante Progetto di studio sull’asfissia neonatale promosso dall’Organizzazione Mondiale della Sanità in collaborazione con Fondazione Chiesi, cui si deve il supporto economico e organizzativo. L’iniziativa, che non ha precedenti, punta alla tutela della salute materno-infantile nei Paesi in via di sviluppo ed è stata presentata oggi alla stampa dall’Oms e da un gruppo di neonatologi di fama mondiale, riunitisi in questi giorni a Milano per definire gli ultimi dettagli tecnici del “Who study on birth asphyxia at community level”. La salute dei neonati é uno degli esempi più eclatanti di disparità socio-sanitarie nel mondo: delle 4 milioni di morti neonatali che si verificano ogni anno, il 98% avviene nei Paesi più poveri e il 23% di queste é dovuto ad asfissia neonatale, ossia a una carenza d’ossigeno nel feto, causata dalla sua incapacità di respirare spontaneamente alla nascita. Quasi un milione di bimbi muore ogni anno per questo motivo e altrettanti vanno incontro a danni cerebrali come epilessia, deficit della vista o dell’udito e paralisi cerebrale, benché la situazione sia in molti casi risolvibile, se affrontata tempestivamente e con i mezzi adeguati. Queste le dimensioni di un’emergenza sanitaria che, seppur rara nei Paesi ricchi grazie agli elevati standard di assistenza, è purtroppo sottostimata – e spesso nemmeno riconosciuta - nei Paesi in via di sviluppo. L’epidemiologia dell’asfissia neonatale, specie nelle aree più povere, è infatti poco nota, soprattutto per la mancanza di una definizione uniforme e di criteri diagnostici specifici, che consentano di identificare il problema anche in assenza di strumentazione sofisticata. “La riduzione di questa calamità è essenziale per migliorare la sopravvivenza infantile e materna”, sottolinea Ornella Lincetto, neonatologa presso il Department of Making Pregnancy Safer dell’Oms. “Un neonato che non respira va rianimato urgentemente: l’Oms si adopera affinché tutte le partorienti siano assistite da una persona addestrata, che abbia disponibilità di strumenti adeguati, in particolare per le popolazioni povere, dove si verifica la gran parte dei decessi materni e neonatali. Con questo Progetto puntiamo a creare uno strumento diagnostico affidabile, per riconoscere l’asfissia proprio dove le risorse mediche sono più scarse e poter così migliorare l’approccio terapeutico”. Sotto il coordinamento di tre Departments dell’Oms (Child and Adolescent Health, Making Pregnancy Safer e Reproductive Health and Research) e grazie al contributo della Fondazione Chiesi, i ricercatori dei Paesi avanzati e i loro colleghi dei Paesi in via di sviluppo hanno riunito le rispettive esperienze, per identificare le cause e le basi fisiopatologiche dell’asfissia neonatale. Scopo di questo lavoro è mettere a punto uno strumento diagnostico abbastanza sensibile (ossia in grado di riconoscere il maggior numero di casi) e specifico (capace di distinguere l’asfissia da altri problemi) da riuscire a identificare in tempo utile i bambini da rianimare, anche nei Paesi poveri. Un simile strumento consentirà inoltre di riconoscere i casi di asfissia neonatale attraverso segni clinici facilmente osservabili e registrabili anche da personale sanitario locale addestrato allo scopo, ma non necessariamente specializzato. All’origine dell’asfissia neonatale possono esserci problemi legati al travaglio, ma anche alla salute della mamma: malnutrizione, infezioni e anemia, ad esempio, che purtroppo sono condizioni ancora diffuse in molti Paesi dell’Asia e dell’Africa. “Con mezzi abbastanza semplici, l’asfissia neonatale si può in gran parte prevenire”, spiega Ola Didrik Saugstad, docente di Pediatria al Rikshospitalet, Università di Oslo, Norvegia. “E’ cruciale identificare e curare le mamme a rischio che, al momento del parto, andrebbero indirizzate a centri specializzati. Occorre inoltre addestrare personale sanitario e sviluppare sistemi di trasporto per le gestanti a rischio e i neonati malati. Nei Paesi a basso reddito le cause dell’asfissia sono spesso diverse da quelli dei Paesi sviluppati: sono quindi necessari più studi su quelle popolazioni, per identificare gli specifici fattori di rischio”. Concretamente, il Progetto Oms - Fondazione Chiesi prenderà il via entro la fine del 2007 in Pakistan, dove si protrarrà per 2 anni, nel corso dei quali si studieranno almeno 2. 000 neonati. E’ desiderio dell’Oms estendere poi lo studio osservazionale ad altri Paesi, cominciando dalla Repubblica Sudafricana – rappresentativa di una realtà potenzialmente diversa da quella asiatica – dove i lavori potrebbero iniziare già nel 2008 e proseguire per altri 2 anni. In una prima fase, lo strumento diagnostico verrà validato all’interno di strutture ospedaliere e, successivamente, sarà utilizzato per determinare l’incidenza dei casi di asfissia neonatale nelle comunità rurali. “Questo sarà il primo studio completo sull’asfissia neonatale in Pakistan, dove dati preliminari indicano che il 35% dei decessi nella prima settimana di vita può essere associato proprio a una simile condizione, e fornirà informazioni sull’estensione e la gravità del problema, sui possibili interventi e sul fatto che essi siano concretamente attuabili e accettabili”, precisa Zulfiqar Ahmed Bhutta, professore e responsabile Dipartimento di Pediatria, Università Aga Khan di Karachi, Pakistan. “Tutti i bambini partoriti in ospedale, di peso superiore a 2 kg. , saranno valutati con le metodiche di riferimento (gold standard) e con quelle dello strumento diagnostico da validare; dopo la validazione, lo studio epidemiologico proseguirà in due comunità rurali del Paese”. “Già da tempo l’impegno dell’Oms per definire dal punto di vista diagnostico e clinico l’asfissia neonatale aveva riscosso l’attenzione della Fondazione Chiesi”, dichiara Paolo Chiesi, Presidente della Fondazione. “In questo progetto di respiro globale si concretizzano il sostegno alla ricerca biomedica in ambito respiratorio-neonatologico e l’attenzione alle iniziative di solidarietà sociale verso i Paesi poveri, due linee di azione cui la Fondazione Chiesi tradizionalmente si ispira. Per tali motivi, abbiamo aderito con entusiasmo a un’iniziativa che ha in sé un’importante valenza scientifica e umana”. .  
   
   
RITORNA IL 28 GIUGNO 2007 LA GIORNATA NAZIONALE PER LA PREVENZIONE E LA CURA DELL’INCONTINENZA URINARIA PROMOSSA DAGLI STESSI PAZIENTI – FEDERAZIONE ITALIANA INCONTINENTI – FINCO - E DAL MINISTERO DELLA SALUTE. 200 OSPEDALI ITALIANI APRONO LE PORTE AI CITTADINI PER INFORMARE E DIAGNOSTICARE GRATUITAMENTE IL GRAVE DISTURBO  
 
Milano, 13 giugno 2007 - L’italia all’avanguardia nella lotta all’incontinenza urinaria e nell’attenzione verso i pazienti. Ritorna il 28 giugno 2007 la giornata nazionale per la prevenzione e la cura dell’incontinenza urinaria promossa dagli stessi pazienti – Federazione Italiana Incontinenti – Finco - e dal Ministero della Salute. Il 28 giugno 200 ospedali italiani aprono le porte ai cittadini per informare e diagnosticare gratuitamente il grave disturbo che colpisce nel nostro paese circa 5 milioni di persone uomini e donne anche in giovane età senza risparmiare i più piccoli- l’enuresi riguarda 1 bambino su 10 a 7 anni . Per le prenotazioni si può chiamare il Numero Verde Finco: 800. 050415 o i Centri indicati sul sito internet: www. Giornataincontinenza. Com “L´incontinenza urinaria”, spiega il professor Vincenzo Mirone Presidente Società Italiana di Urologia - Siu - Professore Ordinario di Urologia e Direttore Urologia Università Federico Ii , Napoli , “ consiste nell´emissione involontaria di urina , si distingue in due forme : da sforzo ( Ius) che interessa maggiormente le donne - oltre 3 milioni di italiane ed è la diretta conseguenza di gravidanze parti e menopausa dove un colpo di tosse, una risata o il semplice sollevamento di una borsa causano fughe di urina e l’incontinenza da urgenza o sindrome della vescica iperattiva dovuta a contrazioni involontarie della vescica e caratterizzata dall´improvviso e irrefrenabile bisogno di urinare più volte durante il giorno e la notte che colpisce invece entrambi sessi senza distinzioni. Altra forma è l´incontinenza urinaria di origine neurogena ( legata a sclerosi multipla , parkinson , alzheimer , lesioni, midollari da trauma etc ). Nonostante la diffusione del problema che, con ansia, depressione e isolamento legati al timore di non riuscire a controllare la vescica, incide pesantemente sulla qualità della vita, i rapporti sociali e l´intesa di coppia, solo una minoranza , vincendo imbarazzo e vergogna si rivolge al medico - circa il 25 % . “La malattia”, sostiene Mirone ,” può invece essere curata con successo con la rieducazione perineale, i farmaci, la chirurgia mininvasiva, infiltrazioni locali di sostanze usate in medicina estetica (collagene, silicone, acido ialuronico e botulino), pace- maker vescicali e sfinteri artificiali Per le forme neurogene, c’è la neuromodulazione sacrale che si avvale di un una sorta di ´pacemaker´ applicato sull´osso sacro´´. “L’incontinenza urinaria nell’uomo”, ricorda infine il professor Raffaele Tenaglia, Presidente Società Italiana di Urologia Oncologica - Siuro ,Direttore Cattedra Clinica Urologica Università, Chieti , “conseguente a interventi di prostatectomia radicale per l’asportazione del tumore prostatico, (nel nostro Paese colpisce circa il 30% degli ´over 50´- 21 con mila nuovi casi l´anno) si può prevenire ricorrendo ad altri metodi di cura : radioterapia conformazionale , brachiterapia, e High Intensity Focused Ultrasound Therapy (Hifu)” . ”Anche la chirurgia evita l’incontinenza”, aggiunge il professor Francesco Rocco, direttore Clinica Urologica prima, Università di Milano -Fondazione Irccs Ospedale Maggiore Policlinico Mangiagalli e Regina Elena ,Milano,” con una nuova tecnica , messa punto dal nostro gruppo, in grado di riallungare l’uretra e lo sfintere, “accorciati dalla “prostatectomia radicale in questo modo lo sfintere, l’unico “rubinetto” che garantisce la continenza, ritorna efficiente”. E sulla rimborsabilità dei farmaci anti – incontinenza ( i pannoloni sono rimborsati dal Sistema Sanitario Nazionale, la terapia farmacologica è a totale carico dei pazienti) e la riabilitazione perineale Francesco Diomede, Presidente Federazione Italiana Incontinenti Finco, Presidente World Federation of Incontinence Patients - Bari lancia un accorato appello al Ministro della Salute Livia Turco : ” ci auguriamo che la sensibilità verso le donne da Lei dimostrata con l’introduzione dell’anestesia epidurale nel parto prosegua anche nell’assistenza post parto con la rieducazione perineale (in Italia solo poche strutture ospedaliere effettuano questa semplice terapia ) per prevenire l’incontinenza urinaria da sforzo. Circa la meta´ delle donne che partoriscono per via naturale riporta infatti dei danni ai muscoli pelvici che richiedono cure specifiche. In Francia la riabilitazione viene effettuata gratuitamente in vari centri ospedalieri a tutte le neomamme´´ La Finco chiede quindi il Ssn rivaluti la patologia per consentire a tutti i pazienti le terapie più adeguate che oltre a ridare dignità al paziente ridurrebbe le spese per i pannoloni, ma anche quelle dovute alle giornate lavorative perse per colpa dell’incontinenza ;Tra gli obbiettivi della Finco la tutela dei dispositivi medici, vale a dire, sonde, cateteri e pannoloni ottenibili gratuitamente. Questo comporta la necessità di dare un impulso all’innovazione tecnologica e alla qualità di questi prodotti che il Ssn è costretto, dovendo contrarre drasticamente i costi, a mantenere ad un livello insufficiente per le reali esigenze del malato; l’attivazione di centri specialistici per la prevenzione, cura e riabilitazione dell’incontinenza, il varo di apposite norme legislative che agevolino il reinserimento nel mondo del lavoro, garantire la mobilità nel Territorio grazie alla costruzione di bagni pubblici. Le cure per l’incontinenza urinaria . “La riabilitazione perineale”,dice il professor Lucio Miano, Presidente Federazione Italiana Società Urologiche - Fisu Professore Ordinario Direttore Clinica Urologica Seconda Facoltà di Medicina e Chirurgia Università La Sapienza, Roma,”è indicata delle ultime linee-guida dell’International Continence Society come primo approccio terapeutico per l’ incontinenza urinaria a tutti i livelli e ,secondo i risultati di un recente studio italiano, raggiunge il 70 % di guarigione. ”La terapia farmacologica per la forma da urgenza o vescica iperattiva si basa su farmaci antimuscarinici (o anticolinergici) I più usati sono l’ossibutinina, il trospio la tolterodina ai quali si è aggiunta recentemente la solifenacina ,che ha mostrato una maggior efficacia e tollerabilità rispetto agli altri farmaci”. “Altre soluzioni per la forma da sforzo”, aggiunge il professor Diego Riva Presidente Associazione Italiana di Urologia Ginecologica e del Pavimento Pelvico – Aiug , Responsabile Ostetricia e Ginecologia, Ospedale Sant’anna di Como presidio di Cantù, “sono le Iniezioni intrauretrali a base di collagene, silicone , acido ialuronico, botulino con un’efficacia del 70-80% . La nuova chirurgia mininvasiva prevede invece l´applicazione di sling - retine in prolene intorno alll´uretra e risolve il disturbo nell´80-85%. “Rispetto ai ´vecchi´ interventi invasivi (come la colposospensione ) continua il professor Antonio Perrone, Direttore Uro-ginecologia, Ospedale Vito Fazzi, Lecce,” che richiedono un taglio sull´addome, l´anestesia generale, ricovero e convalescenza prolungati, i nuovi trattamenti, a totale carico del Ssn, si possono effettuare in day hospital, in anestesia locale con un ritorno alle normali attività entro una settimana” . Qualità della vita. “L’incontinenza urinaria”, ricorda il professor Miano, “incide pesantemente sulla qualità della vita con ansia , depressione , tendenza a isolarsi e a evitare i rapporti interpersonali per i timore di non riuscire a controllare la vescica, molte persone limitano i propri spostamenti quotidiani ai soli luoghi e percorsi in cui conoscono la collocazione dei servizi igienici ("mappatura delle toilette"), riducono l´assunzione di liquidi,. Svuotano preventivamente la vescica ogni volta che si puo´, col risultato che nel tempo quest´ultima impara a ´contenere´ sempre meno´´ ,indossano assorbenti ed evitano l´intimità sessuale. La mancanza di controllo della vescica con inadeguatezza fisica ed emotiva porta alla rinuncia della vita sessuale e addirittura a evitare una relazione sentimentale. Il disturbo abbatte il desiderio e l’attività sessuale della coppia”lo dimostra una ricerca europea su 500 donne con vescica iperattiva svolta in Europa che ha evidenziato l’elevata influenza del problema sulla sessualità”. “L’enuresi notturna”,continua Mirone . “ più frequente nei maschi (3 a 1), nei bimbi con stipsi (70%) e in quelli col sonno profondo (90%), riguarda il 27% dei bambini di 4 anni, il 10- 15% a 5-7 anni, il 6-7% a 9-10 anni, il 3% a 12 anni e 1 - 2% a 18 anni. Il disturbo nella maggioranza dei casi si risolve con la crescita mentre persiste nell’1 - 2% degli adolescenti e lo 0,5% degli adulti. La cura si basa su varie terapie comportamentale e farmaci specifici”. I costi Recenti stime indicano che il costo globale dell’incontinenza urinaria nel nostro Paese è di circa 600 milioni di euro all’anno, 500 euro l’anno per la collettività mentre il paziente spende in media 400 euro all’anno - in Italia infatti tutti farmaci anti- incontinenza sono in fascia C, completamente a carico dei pazienti - i pannoloni sono invece rimborsati dal Ssn. La Finco, grazie alla Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 10 maggio 2006 ha stimolato la “Giornata nazionale per la prevenzione e la cura dell’incontinenza”, che ogni anno si svolge il 28 giugno; La “Giornata” si prefigge di aumentare nei cittadini e negli Operatori socio-sanitari la consapevolezza delle possibilità di cura; perché ancora oggi l’ I U è una malattia non adeguatamente diagnosticata e curata,sconfiggere la “cultura del non far sapere”; migliorare la qualità di vita degli ammalati garantendo l’accesso all’innovazione terapeutica a costi sostenibili; garantire percorsi diagnostico-terapeutici corretti; assicurare un adeguato livello qualitativo dei dispositivi medici elargiti dal Ssn. La Federazione fornisce: informazioni socio-sanitarie; consulenze di esperti tramite il numero verde; informazioni sui dispositivi medici per l’incontinenza; consulenza legislativa; consulenza burocratica; tutela dei diritti;organizza convegni e meeting; invio del Notiziario associativo “Eureka”. “L’incontinenza urinaria”, dice il professor Vincenzo Mirone , professore ordinario, direttore Clinica Urologica Seconda Facoltà di Medicina e Chirurgia Università La Sapienza, Roma “ vista la sua diffusione dovrebbe essere riconosciuta come malattia sociale: circa 5 milioni di italiani - uomini e donne anche in giovane età e 200 milioni di persone nel mondo . La patologia si classifica in ´incontinenza urinaria da sforzo - Ius - e incontinenza urinaria da urgenza o sindrome della vescica iperattiva . Queste due forme rappresentano insieme quasi il 90% di tutti i casi. ” L´incontinenza urinaria da urgenza frequenza o sindrome della vescica iperattiva”, continua il professor Lucio Miano, Presidente Federazione Italiana Società Urologiche - Fisu , Professore Ordinario Direttore Clinica Urologica Seconda Facoltà di Medicina e Chirurgia Università La Sapienza, Roma ,” si manifesta invece con improvviso e irrefrenabile bisogno di urinare, diurno e notturno, con o senza fughe di urina. Secondo la definizione dell’International Continence Society, la sindrome è caratterizzata da urgenza minzionale, solitamente associata a frequenza e a nicturia, con o senza incontinenza urinaria, senza che siano presenti infezioni delle vie urinarie o altre patologie note . Il problema è emergente spesso superiore a patologie molto diffuse come asma e diabete e interessa nel nostro Paese oltre 2 milioni di persone uomini e donne - senza risparmiare i più giovani La sua prevalenza, simile nei due sessi, aumenta con l’età, ed è quindi destinata a crescere col progressivo invecchiamento della popolazione . La gravità e la natura dei sintomi sembrano differire nei due sessi. La diversa anatomia dell’apparato genitale, infatti, fa sì che la sindrome della vescica iperattiva si manifesti soprattutto come incontinenza da urgenza più nelle donne che negli uomini. I farmaci “Il trattamento della vescica iperattiva si basa” , continua Miano ,” su farmaci antimuscarinici (o anticolinergici). I più largamente usati sono l’ossibutinina, il trospio la tolterodina ai quali si è aggiunta recentemente la solifenacina che, in base a studi internazionali su 3. 700 pazienti , ha dimostrato una maggior efficacia e tollerabilità - l’ 80% dei pazienti rimane in terapia per più di un anno rispetto a alle terapie con altri farmaci. “Riabilitazione perineale , aiuta a inibire la contrazione della vescica contraendo i muscoli del pavimento pelvico e ridurre la necessità di urinare ogni 3-4 ore. La tecnica aiuta anche a imparare a sopprimere, o ad ignorare, il desiderio di urinare, aumentando gradualmente gli intervalli di tempo tra le minzioni. , pacemaker della vescica un piccolo elettrodo che eroga corrente elettrica viene inserito nel retto del paziente vicino al nervo che controlla la funzionalità vescicale. Chirurgia vescicale Viene usata nei casi in cui altri trattamenti sono falliti. L’approccio tradizionale, cui si fa sempre meno ricorso, è costituito dall’ampliamento della vescica con un tratto di intestino, aumentandone la capacità e riducendo la frequenza con cui i pazienti devono urinare. Botulino. L’ iniezione di tossina botulinica nella parete vescicale tramite un cistoscopio è una tecnica mininvasiva introdotta recentemente che inibisce le contrazioni della vescica”. ´l’incontinenza urinaria da sforzo “, prosegue il professor Mirone , ” si verifica con la perdita involontaria di urina in seguito ad un improvviso aumento della pressione intra addominale che si verifica in seguito a uno sforzo fisico anche minimo come tossire, ridere sollevare una borsa e riguarda in Italia oltre 3 milioni di donne dai 35 anni in su . La donna è maggiormente colpita rispetto all’uomo perché i tessuti e i muscoli del perineo coinvolti nella minzione possono subire dei traumi come per esempio quello causato dal parto e dalle trasformazioni fisiologiche della menopausa. L´incontinenza urinaria da sforzo colpisce dal 23 al 50% delle gravide e nella maggior parte dei casi tende a risolversi spontaneamente dopo i primi mesi dal parto divenendo permanente in circa il 10- 20% dei casi, aumenta con la parità e, in primipare che partoriscono per via vaginale. In considerazione di ciò la necessità di attuare strategie di prevenzione e recupero delle complicazioni perineali del parto. ”Le cause : gravidanze e i parti, soprattutto se numerosi menopausa , prolasso uro-genitale, esiti di interventi chirurgici uro-ginecologici. Nell’uomo si verifica a seguito di prostatectomia radicale”. “I principali fattori di rischio nell’ incontinenza urinaria da sforzo” precisa il professor Antonio Perrone , Direttore Uro-ginecologia, Ospedale Vito Fazzi, Lecce “ sono l’età avanzata, predisposizione individuale, obesità, menopausa, numero di gravidanze ed eventuali problemi legati al parto. Il sovrappeso (con un Bmi superiore a 25) aumenta di 2 volte e mezzo la probabilità di sviluppare il disturbo. Ma ad esserne colpite sono anche le donne giovani che si sottopongono a sforzi fisici intensi o svolgono lavori pesanti sottoponendo a veri e propri stress i muscoli del perineo. Nella maggior parte dei casi il disturbo è comunque conseguente a problemi legati al parto. Le pluripare o le donne che hanno avuto parti in cui si è reso necessario l´uso di forcipe o ventose, sono infatti le più colpite. Peso del bambino alla nascita superiore a 3,7 Kg Infine la carenza ormonale della menopausa, provoca oltre un´alterazione del trofismo della muscolatura perineale e uretrale, anche una diminuzione della vascolarizzazione che altera la funzione delle basse vie urinarie” La diagnosi . “La diagnosi” prosegue il professor Miano “viene effettuata sulla base dei sintomi, dell’esame obiettivo, esame urine, diario minzionale, esame della funzionalità vescicale. ” Sintomi: urgenza con o senza incontinenza da urgenza normalmente accompagnata da pollachiuria ( frequenza ) e nicturia ( bisogno di urinare più volte durante la notte ). Esame obiettivo: l’ ispezione dei genitali esterni e la palpazione dell’addome, pelvi, genitali interni e retto permette di individuare segni di affezioni, come prolasso genitale stipsi, tumori, aumentato volume della prostata che possono causare o complicare l’incontinenza). Esame urine: consente di individuare eventuali infezioni delle vie urinarie, qualsiasi segno di sanguinamento nel tratto urinario, un elevato livello di glucosio eventualmente attribuibile al diabete. Diario minzionale: è utile per controllare la frequenza con cui le persone: bevono, svuotano la vescica (frequenza), registrano perdite involontarie di urina (incontinenza) hanno bisogno di alzarsi di notte per urinare (nicturia) e di misurare la quantità di urina eliminata nel corso delle 24 ore”. Test urodinamici , “sono indicati”, precisa Miano ” per valutare la funzionalità vescicale e potrebbero includere un esame per misurare: la quantità di liquido che la vescica può contenere (cistometria)e la velocità alla quale esce l’urina dalla vescica (uroflussometria) Questi esami possono contribuire ad escludere altre cause inerenti a problemi urinari . È importante escludere altre condizioni morbose che coinvolgono la vescica come, ad esempio, infezioni urinarie, calcoli urinari, malattie neurologiche e tumori”. Conseguenze sulla qualità della vita “L´incontinenza urinaria” evidenzia il professor Mirone “incide pesantemente sull’aspetto sociale, psicologico, professionale, domestico, fisico della vita di chi ne soffre. Interferisce con il sonno, il lavoro, i viaggi, l’attività sessuale, la vita di relazione e le interazioni sociali. Il timore del non del controllo della vescica modifica lo stile di vita gli incontinenti infatti adottano spesso meccanismi di adattamento preventivo : limitano i propri spostamenti quotidiani ai soli luoghi e percorsi in cui conoscono la collocazione dei servizi igienici (la cosiddetta "mappatura delle toilette") e comportamenti compensatori per ridurre i sintomi come bere di meno, limitare l’apporto di liquidi, soprattutto di tè e caffè , localizzare la toilette più vicina, svuotare la vescica preventivamente ogni volta si presenta la possibilità di andare in bagno con la conseguenza che nel tempo la vescica ‘impara’ a contenere una quantità sempre minore di urina. , evitano l´intimità sessuale e indossano assorbenti o pannoloni. Un impegno psicologicamente gravoso e difficile da sopportare. Tanto che al disturbo si associano stati depressivi (che regrediscono con la risoluzione del problema), perdita di autostima (legata alla rinuncia di attività gratificanti e all´aggravarsi del problema), apatia, senso di colpa e negazione che finiscono col cronicizzare il problema anziché favorirne la risoluzione. In realtà chi soffre di incontinenza urinaria si vergogna dei propri sintomi e impedisce a chiunque altro di occuparsene, Particolarmente critiche possono essere le conseguenze del disturbo sulla vita sessuale . “Sessualità e capacità di controllo della vescica ( l´orgasmo si accompagna talvolta all´emissione di piccole quantità di urina) causano inadeguatezza fisica ed emotiva che possono portare può portare alla rinuncia della vita sessuale e addirittura a evitare una relazione sentimentale. L’aumento della frequenza minzionale, associato all’impellente e frequente bisogno di urinare, abbatte infatti il desiderio e l’attività sessuale della coppia come dimostra una ricerca su 400 donne affette da vescica iperattiva svolta in Germania, Italia, Spagna e Inghilterra che ha evidenziato l’elevata influenza del problema sulla sessualità”. Le Terapie Riabilitazione perineale - “Secondo le linee-guida dell’ l’International Continence Society”, dice il professor Mirone ,” la riabilitazione perineale è la prima misura terapeutica per la cura dell’ incontinenza urinaria a tutti i livelli. “La ginnastica del perineo”, che è costituito da vulva, vagina e ano-retto e da diversi muscoli (il più importante è l’elevatore dell’ano) , e legamenti che servono da sostegno per gli organi uro genitali, è indicata per la prevenzione e/o trattamento dell’ incontinenza urinaria da sforzo, e da urgenza; ma anche prolasso genitale di grado lieve, incontinenza fecale;miglioramento della qualità della vita sessuale , dolore pelvico cronico. Le percentuale di successo ,secondo un recente studio italiano che ha coinvolto 400 donne sono del 70 % . I vantaggi della rieducazione perineale sono la semplicità, il basso costo , l’assenza di effetti collaterali (è quindi un’efficace soluzione per quelle pazienti in cui l’intervento chirurgico è sconsigliato o indesiderato) e il non pregiudicare ulteriori trattamenti terapeutici”. Il costo del trattamento (10 – 20 sedute ) che può essere richiesto più volte durante l’anno, è quello del ticket previsto dal Sistema Sanitario Nazionale. Le tecniche riabilitative sono rappresentate principalmente dalla Chinesiterapia Pelvi–perineale (Cpp) che utilizza semplici esercizi che coinvolgono il pavimento pelvico si basati sul fatto che la contrazione volontaria ripetuta di questi muscoli migliora il loro tono a riposo e la loro contrazione durante gli aumenti della pressione intra addominale, come in caso di tosse o sotto sforzo. Soprattutto nelle donne la prima arma per combattere l´incontinenza urinaria, specie quella da sforzo, e´ la ginnastica ´ad hoc´. Rieducativa quando il problema e´ gia´ presente, ma anche preventiva . Semplici esercizi che andrebbero tramandati da madre a figlia e insegnati a scuola. Dovremmo addestrare gli insegnanti di educazione fisica - e´ convinto l´esperto - e ovviamente le ostetriche e i ginecologi. Circa la meta´ delle donne che partoriscono per via naturale riporta un danno ai muscoli pelvici e il 10-20% di queste avrebbe bisogno di cure specifiche. Basti pensare che in Francia un certo numero di sedute di riabilitazione viene rimborsato a tutte le neomamme´´. “Le altre tecniche riabilitative”, continua il professor Diego Riva, Presidente Associazione Italiana di Urologia Ginecologica e del Pavimento Pelvico – Aiug , Responsabile Ostetricia e Ginecologia, Ospedale Sant’anna di Como, presidio di Cantù, “sono : Biofeedback - attraverso delle sonde vaginali collegate ad apparecchi (monitor ) che, traducono la contrazione muscolare in segnali acustici, visivi o grafici, proporzionali all´intensità della contrazione stessa la donna ha la possibilità di verificare in modo continuo ed istantaneo e interagire quindi sugli esercizi di contrazione muscolare svolgendoli in modo corretto Stimolazione elettrica funzionale (Sef): sfrutta la depolarizzazione delle fibre nervose tramite corrente elettrica per determinare la contrazione della fibra muscolare striata (Sef indiretta) o la contrazione delle fibre muscolari per mezzo di corrente elettrica applicata direttamente sul muscolo (Sef diretta). Il sito di stimolazione nella donna è quello intravaginale (stimolazione diretta) poiché è indispensabile stimolare il nervo pudendo contemporaneamente al muscolo, Coni vaginali . Quasi sconosciuti in Italia, in Francia e in America sono molto usati . Nelle farmacie si trovano set da cinque coni di plastica tutti della stessa dimensione ma di peso progressivamente crescente (partono da 20 e arrivano a 70 grammi) . Si inizia con il più leggero per arrivare a quello più pesante . Dopo averlo collocato in vagina la donna deve trattenerlo contraendo i muscoli del pavimento pelvico. Questa pratica dovrebbe diventare un’abitudine quotidiana perché irrobustisce il piano muscolare che avvolge il canale uretrale. “La terapia chirurgica”, spiega il professor Riva , “indicata solo per l’incontinenza urinaria da sforzo , si avvale oggi di tecniche chirurgiche mini-invasive -sling vaginale ,retropubica o transotturatoria a totale carico del Sistema Sanitario Nazionale che richiedono incisioni di piccole dimensioni e si effettuano in anestesia locale o locoregionale con degenze di uno, due giorni, e ritorno alle normali attività in brevissimo tempo (una settimana ) I vantaggi dice il professor rispetto ai “vecchi” interventi invasivi, come la colposospensione secondo Burch che richiede un accesso per via addominale, anestesia generale, ricovero in ospedale e circa un mese di convalescenza, sono la brevità dell’intervento e del recupero. Le Sling . ”Si tratta ”, spiega l’urologo , “ di un intervento mini-invasivo che prevede l’inserimento per via vaginale o dal forame otturatorio che si raggiunge con una piccola incisione nel solco inguino-femorale (e quindi su entrambe le radici delle cosce)di un nastro o benderella (sling) di propilene ( materiale sintetico biocompatibile) che viene posizionato come un’amaca sotto la porzione mediana l’uretra. In questo modo si sostiene l’uretra durante gli sforzi che causano un aumento della pressione addominale e si ripristina il suo fisiologico e normale funzionamento. Altre innovative tecniche si basano sulle iniezioni intrauretrali (nella parete dell’uretra, il canale che collega la vescica con l’esterno e permette la fuoriuscita dell’urina) di sostanze che hanno lo scopo di aumentare la resistenza all’emissione involontaria di urina. Le sostanze utilizzate sono collagene, silicone, acido ialuronico, le stesse impiegati anche in medicina estetica. Si tratta di interventi semplici, di breve durata, che si svolgono in regime ambulatoriale , in anestesia locale (con una pomata anestetica) e sono esenti da complicazioni, a fronte di percentuali di successo del 70-80% L’incontinenza urinaria nell’uomo - “L´incontinenza urinaria”, dice il professor Raffaele Tenaglia “ da sempre appannaggio del sesso femminile per cause anatomiche colpisce ora sempre di più anche l’uomo (In Italia circa il 30 % dei casi complessivi di incontinenza urinaria- 9% della popolazione maschile e 17% di quella femminile) . Conseguente a interventi di prostatectomia radicale per l’asportazione del tumore prostatico (colpisce nel nostro Paese circa il 30% degli ´over 50´- 21 con mila nuovi casi l´anno) e causata dall’ indebolimento dello sfintere (muscolo a forma di anello che funziona da "rubinetto ") che collega la vescica all´uretra (attraverso la contrazione dello sfintere la vescica si chiude affinché possa riempirsi e trattenere le urine). La patologia si può prevenire ricorrendo ad altri metodi di cura : radioterapia conformazionale , brachiterapia, e High Intensity Focused Ultrasound Therapy (Hifu)”. Anche la chirurgia evita l’incontinenza”, aggiunge il professor Francesco Rocco, direttore Clinica Urologica prima, Università di Milano -Fondazione Irccs Ospedale Maggiore Policlinico Mangiagalli e Regina Elena ,Milano,” con una nuova tecnica chirurgica , messa punto dal nostro gruppo, in grado di riallungare l’uretra e lo sfintere, “accorciati dalla “prostatectomia radicale in questo modo lo sfintere, l’unico “rubinetto” che garantisce la continenza, ritorna efficiente . Nuova tecnica chirurgica preventiva “. Altri trattamenti per il comprendono l´impianto di uno sfintere artificiale. Selezionando i pazienti, circa il 80% riacquista la continenza, un altro approccio è costituito da iniezioni periuretrali di sostanze di “espansione” (collagene, silicone acido ialuronico ) con un notevole miglioramento nel 50% dei casi “. Quando proprio non si può prevenire e l’incontinenza si verifica per deficit sfinteriale va affrontata con terapie appropriate : riabilitazione perineale, farmaci anticolinergici,iniezioni periuretrali di sostanze di “espansione”(collagene, silicone, acido ialuronico) per le forme lievi , chirurgia per quelle più gravi”. Le varie tecniche chirurgiche del passato con risultati non sempre soddisfacenti e gravate da complicanze hanno spinto la ricerca a trovare nuove soluzioni come le recenti sling di sospensione in prolene – posizionate al di sotto dell’uretra La sling crea un piano di appoggio contro il quale viene a comprimersi l’uretra durante uno sforzo impedendo così la fuga di urina. La nuova tecnica della durata di circa 60 minuti è indicata per l’incontinenza maschile da sforzo da lieve a moderata , può essere eseguita in anestesia spinale e le percentuali di successo, ovvero di pazienti completamente asciutti è del 75% . Molti pazienti inoltre riferiscono un miglioramento significativo della continenza. Per i casi più gravi di incontinenza urinaria , provocati da danni o lesioni a carico dello sfintere urinario a seguito dei quali non è più possibile chiudere l´uretra con conseguenti perdite di urina si ricorre allo sfintere artificiale che ripristina la normale continenza”. L’enuresi - “L’enuresi”, spiega il professor Mirone , “consiste nell’emissione involontaria e incosciente di urina di notte ,durante il sonno, in bambini che dovrebbero già possedere un controllo della minzione e interessa circa il 27% dei bambini di 4 anni, il 10-15% a 5-7 anni, il 6-7% a 9-10 anni, il 3% a 12 anni e l’1% a 18 anni. Il disturbo presenta un’ importante componente genetica familiare ed ereditaria - se un genitore ne ha sofferto il rischio di “tramandarlo ” è del 43% percentuale che sale 77% se ha riguardato entrambi i genitori . L’enuresi può manifestarsi in modo saltuario o tutte le notti, è più frequente nei maschi rispetto alle femmine, in genere si risolve spontaneamente con la crescita mentre persiste nell’1 - 2% degli adolescenti e lo 0,5% degli adulti. In base a recenti studi le cause dell’enuresi non sono psicologiche, ma organiche o funzionali Solo 1 caso su 5 è infatti legato a problemi psicologici. Ansia, disagio e riduzione dell’autostima sono spesso quindi non cause ma conseguenze del disturbo stesso. L’enuresi si distingue in primaria e secondaria La prima di tipo genetico - familiare è legata a poliuria notturna causata da una maggior produzione di urina durante la notte e /o da una carenza notturna dell’ormone antidiuretico (Adh)) , alterazioni della funzionalità vescicale, disordini del risveglio. Le alterazioni della funzionalità della vescica sono invece legate a disturbi di riempimento o di svuotamento della vescica mentre i disordini del risveglio sono causati da un sonno più profondo che caratterizza questi bambini che sono più difficili da svegliare e non riescono a percepire le contrazioni vescicali che precedono la minzione . Quando la causa prevalente dell’enuresi è il sonno profondo il problema si può risolvere “insegnando” all’organismo del bambino a svegliarsi nel momento in cui la vescica inizia a svuotarsi, mediante sistemi di allarme acustici posti nel pigiama. L’enuresi secondaria è invece causata da fattori psicologici (insicurezze e traumi ) e richiede un adeguato supporto psicologico”. Le cure : terapie comportamentali basate su varie tecniche che offrono risultati superiori ai soli farmaci e con percentuali di successo dell’80%”. , nei casi con iperattività vescicale si associano farmaci anticolinergici o con azione miorilassante sulla vescica (ossibutinina, cloridrato, tolterodina), gli stessi usati anche nell’adulto, mentre in quelli con poliuria notturna si ricorre a farmaci analoghi dell’Adh che riducono la produzione di urina. ” Decalogo per i genitori : - Il bambino non va colpevolizzato o ignorato ma rassicurato e seguito Insegnare ai piccoli come e quanto bere ad esempio al mattino, quando si svegliano disidratati dopo il sonno, e poi durante la giornata con cadenze regolari, e non solo nel pomeriggio dopo la scuola e le attività sportive con il rischio di sovraccaricare la vescica Dopo cena evitare il consumo di piatti ricchi di sale e calcio Evitare il bicchiere di latte prima di andare a letto Insegnare abitudini minzionali corrette come far pipì ogni 2-3 ore durante il giorno e subito prima di andare a dormire Togliere il pannolino di notte perché non stimola il bambino ad acquisire il controllo e favorisce il mantenimento del disturbo. Svegliare il bambino una sola volta per notte per fargli fare pipì e non più volte portandolo "di peso" in bagno perché questo atteggiamento ostacola la connessione tra sensazione di riempimento della vescica e il risveglio Il bambino guarisce quando impara gradualmente a sentire i segnali della vescica e quindi a svegliarsi quando avverte lo stimolo a urinare ,a localizzare il bagno e a svuotare la vescica. Neuro-urologia - La neuro- urologia è rivolta a pazienti con disfunzioni dell´apparato genito-urinario dovute a un alterato controllo neurologico vescico-sfinterico conseguente a lesione midollare, sclerosi multipla, ictus cerebrale, morbo di Parkinson, discopatie, neuropatie (diabetogene,iatrogene, idiopatiche). L’attività di neuro- urologia si caratterizzano per ricerche d’avanguardia sulla fisiopatologia e la neurofarmacologia dell’apparato urinario, che hanno consentito proposte terapeutiche quali l’uso della tossina botulinica per infiltrazioni vescicali e l’ elettrodiffusione per instillazioni di farmaci. La terapia riabilitativa è efficace per mantenere la funzionalità residua del basso apparato urinario sia durante la fase di riempimento che durante quella di svuotamento e per prevenire le possibili complicanze a carico dell´alto apparato urinario come il reflusso vescico ureterale e l´insufficienza renale. Gli scopi principali della terapia sono preservare la funzionalità renale attraverso un ritmico e corretto svuotamento evitando ritenzioni di urina con conseguenti infezioni ed eventuali condizioni di iperpressione intravescicale con possibili reflussi vescico-ureterali; migliorare la continenza prevenendo condizioni di iscuria paradossa o incontinenza per sovra distensione. Il trattamento riabilitativo in tale caso si ottiene attraverso un cateterismo intermittente con cateteri autolubrificanti monouso e alcune accortezze che tengano conto della manovra di introduzione e dell´igiene. Detrusore scompensato post-ostruttivo: La principale tecnica riabilitativa è rappresentata anche in questo caso dal cateterismo intermittente ed in particolare quello autogestito , visto che il paziente non ha problematiche neurologiche. Tale metodica viene effettuata riportando nella scheda minzionale la quantità di urina emessa spontaneamente e quella drenata attraverso il catetere. Con il passare del tempo, viene progressivamente recuperata la contrattilità detrusoriale e la quantità di urina residua viene a ridursi limitando in tal modo la frequenza dei cateterismi fino al totale ripristino di una minzione completa senza residuo , che non necessiti ulteriormente di controllo mediante catetere. La neuromodulazione sacrale è una terapia efficace per risolvere i problemi di incontinenza e ritenzione urinaria è poco invasiva, si esegue in anestesia locale, è totalmente reversibile e non preclude il ricorso a terapie concomitanti o future. Vi si ricorre quando le altre cure farmacologiche e riabilitative, non hanno avuto successo. Consiste nell´invio di piccoli impulsi elettrici al nervo sacrale che controlla la funzione di svuotamento e riempimento della vescica. In alcuni pazienti questa stimolazione è in grado di ridurre notevolmente e spesso eliminare totalmente i disturbi dello svuotamento e riempimento. Un elettrocatetere (cioè un filo sottile che termina con 4 piccoli elettrodi) viene collocato accanto al nervo sacrale e collegato per mezzo di un´estensione ad uno stimolatore viene impiantato in anestesia locale in una tasca sottocutanea a livello nel gluteo o nel basso addome che invia piccoli impulsi elettrici ai nervi sacrali. Lo stimolatore può essere comandato dal paziente - dall´esterno con un apposito telecomando. Per aumentare e diminuire la stimolazione. La stimolazione elettrica continua è in grado di alleviare o eliminare il disturbo. Prima dell´impianto si ricorre ad un periodo di stimolazione di prova, che può durare da circa una settimana a oltre un mese, per valutare il reale effetto della stimolazione sui sintomi del paziente e consente di regolare i parametri in modo ottimale per ottenere così il miglior risultato per il paziente. A tale scopo, in anestesia locale si posiziona un sottile elettrodo temporaneo (sottile come un capello) vicino al nervo sacrale e si invia un debole impulso elettrico attraverso uno stimolatore esterno tascabile. Se il paziente ottiene buoni risultati, viene sottoposto all´intervento. Molto importante è la compilazione da parte del paziente di un semplice diario minzionale la settimana prima e durante e dopo il test. Che permette di estendere il test ad oltre un mese: Nel caso il paziente risponda positivamente al periodo di prova (ovvero trova finalmente soluzione ai suoi disturbi), verrà mantenuto questo elettrodo e solamente posizionato lo stimolatore, riducendo così i tempi chirurgici. La posizione dello stimolatore nella parte alta del gluteo rappresenta la più accettabile dal punto di vista estetico, la più comoda ed inoltre è facile da raggiungere. Solitamente non viene avvertito dal paziente, che spesso si scorda di averlo, e tutto il sistema risulta così assolutamente invisibile dall´esterno. .  
   
   
PITTELLA (DS) E DI SANZA (IDM): PDL SU ISTITUZIONE BANCA REGIONALE DONATORI CELLULE STAMINALI  
 
Potenza, 13 giugno 2007 - “Registro e istituzione della Banca regionale dei donatori di cellule staminali emopoietiche – Regolamentazione e organizzazione”, questa la proposta di legge regionale presentata dai consiglieri Marcello Pittella (Ds) e Antonio Di Sanza (Idm). Nella proposta di legge sono enunciate le finalità della norma e viene contemplata la reale funzionalità del Registro regionale dei donatori di midollo osseo, nonchè l’istituzione del Centro Prelievi e del Centro Trapianto di cellule staminali emopoietiche (Cse). L’articolo 3 disciplina le funzioni del Registro regionale dei donatori di midollo osseo, mentre l’articolo 4 determina le funzioni e le competenze del Centro di raccolta e crioconservazione. La pdl detta disposizioni sulle modalità di reperimento ed iscrizione nel Registro regionale dei donatori di midollo osseo e tratta dei diritti e della tutela dei donatori. Riconosciuto, inoltre, il ruolo delle associazioni di volontariato per la promozione dell’informazione sulla donazione delle cellule staminali emopoietiche e per l’incremento dei donatori. L’articolo 8 inerisce i livelli di intervento e responsabilità e quello successivo individua le modalità del banking cordonale. L’articolo10, infine, ipotizza l’istituzione di una Banca Cordonale Regionale. “L´utilizzo delle cellule staminali di sangue placentare si pone – spiegano i firmatari della proposta di legge - come terapia complementare o alternativa al trapianto di midollo osseo; l´impiego di tale pratica è stato esteso, a scopo di trapianto, a pazienti adulti e in età pediatrica con patologie ematologiche neoplastiche e non. Il trapianto di cellule staminali di sangue placentare ha mostrato – continuano Pittella e Di Sanza - rispetto al trapianto con cellule staminali midollari, una minore incidenza della reazione immunitaria acuta e cronica, un uguale rischio di recidiva leucemica, un´uguale percentuale di sopravvivenza globale a lungo termine. I dati raccolti dai lavori in letteratura suggeriscono la possibilità di costituire una banca di cellule placentari. Tale struttura è già operante in alcune città italiane ed europee”. “La Regione Basilicata, con l’istituzione formale del registro regionale dei donatori di midollo osseo – sottolineano i consiglieri - non ha varato alcun provvedimento attuativo della deliberazione della Giunta regionale n. 1128 del 2004, il cui oggetto e contenuto andavano definiti con legge regionale e, quindi, erano di competenza del Consiglio regionale. Il reperimento dei donatori nella nostra Regione è ancora demandato esclusivamente all’attività volontaria delle Associazioni dei donatori di midollo osseo: non è attiva alcuna organizzazione volta ad incrementare il pool dei potenziali donatori, i prelievi del sangue per la successiva tipizzazione vengono organizzati dalle Associazioni di volontariato ed effettuati con la collaborazione delle stesse, mentre i mezzi dell’Avis regionale, tramite apposita convenzione, ne curano il trasporto presso il Laboratorio regionale di tipizzazione tissutale di Matera”. “Anche le fasi dell’approfondimento della compatibilità genetica e quella dell’eventuale donazione – riferiscono Pittella e Di Sanza - sono gestite in gran parte senza un’organizzazione regionale, ma vengono attuate quasi sempre con la collaborazione delle Associazioni dei donatori di midollo osseo”. “Il Piano Sanitario della Regione Basilicata 1996-1998 (Bur n. 6 del 5-2-1997), in materia di trapianto di midollo osseo e di banca di cellule staminali da cordone ombelicale, istituiva la Banca Cordonale che però non è mai stata autorizzata e attivata. Per tutti questi motivi e per la necessità di dare concreta attuazione alle disposizioni contenute nella legge 52/2001, nella legge 219/2005, la proposta di legge – sottolineano i consiglieri proponenti - è finalizzata ad autorizzare e favorire nella nostra regione l’istituzione e l’organizzazione del registro regionale dei donatori di cellule staminali emopoietiche, l’organizzazione delle attività di reperimento dei donatori e della loro iscrizione nella banca dati, nonché a dettare le disposizioni necessarie per la tutela dei diritti dei donatori, la collaborazione delle associazioni di donatori di midollo osseo e di cellule staminali emopoietiche”. “La proposta di legge – concludono Pittella e Di Sanza - vuole fornire, soprattutto agli operatori del settore, un modello organizzativo, che rappresenti un segnale deciso di cambiamento nelle logiche, nei criteri e negli strumenti di pianificazione e gestione delle attività di informazione, promozione, reperimento e tutela dei donatori, raccolta di cellule staminali emopoietiche, gestione della banca dati e servizi connessi. L’obiettivo principale è quello di garantire con autorevolezza il governo dei rapporti tra aziende sanitarie, strutture trasfusionali ed associazioni del volontariato, negoziando gli obiettivi, monitorando e valutando sistematicamente i risultati conseguiti”. .  
   
   
CON IRIS BASILICATA LA PREVENZIONE A MISURA DI DONNA  
 
Melfi, 13 giugno 2007 - Domenica scorsa nella villa comunale di Melfi, l’Associazione di Volontariato “Iris Basilicata”, presenta ai cittadini dell’area nord della regione la manifestazione “Prevenzione a Misura di Donna” in programma dal 13 al 17 giugno tra Melfi, Rionero in Vulture e Venosa. Gratuita’, Solidarietà, Partecipazione i valori guida dell’azione di "Iris Basilicata - Insieme per Realizzare Iniziative di Solidarietà nel campo della Prevenzione, Cura e Ricerca in Oncologia Ginecologica" sull’intero territorio regionale. Con Iris è il privato sociale che si mobilita per sostenere la ricerca scientifica clinica e di laboratorio in oncologia prevalentemente ginecologica; fornire aiuto psicologico e pratico alle pazienti delle strutture sanitarie regionali, ai loro nuclei familiari e a quanti sono loro vicino e, soprattutto, diffondere sempre più la cultura della prevenzione delle patologie oncologiche dell´apparato riproduttivo femminile. Le volontarie distribuiranno in uno spazio appositamente allestito 10. 000 depliant informativi per divulgare gli obiettivi dell’associazione, reclutare nuove volontarie, sostenere la Regione Basilicata nella fase di avvio della campagna di sensibilizzazione sulla vaccinazione “anti-papillomavirus”. Obiettivo: fare conoscere il più possibile il nuovo ritrovato della scienza a favore della salute delle donne. Un vaccino quadrivalente che ci protegge da infezioni responsabili del 70% dei tumori del collo dell’utero e del 90% dei condilomi. Come? Iris ha scelto di abbinare cultura, satira e solidarietà, “adottando” una commedia esilarante “Coppia Aperta … Quasi spalancata” prodotta dall’attore lucano Antonio Mancino e portata in scena da la Compagnia Teatrale La Macchina del Sole. Una pièce di 58 minuti, con la regia di Arnoldo Teodoranti Fabbri che indaga sulla presunta libertà sessuale all’interno della coppia, ospitata, insieme alla Iris, dalle Amministrazioni comunali nel Teatro Ruggero di Melfi il 13 ed il 14 alle ore 21, nel castello Pirro del Balzo di Venosa venerdì 15 sempre alle 21. 00 ed al teatro La Piccola di Rionero in Vulture, sabato 16 (ore 21. 00) e domenica 17 giugno (ore 18. 00). Il taglio del nastro della manifestazione “Prevenzione a misura di Donna: Iris Basilicata a sostegno della campagna vaccinale regionale per la prevenzione del tumore del collo dell’utero, avverrà con un convegno dal taglio scientifico-divulgativo, in programma mercoledì 13 giugno alle ore 17. 30 presso la sala consiliare del Comune di Melfi, cui seguirà presso il teatro Ruggero l’anteprima lucana della ironica e dissacrante commedia brillante scritta a quattro mani da Dario Fo e Franca Rame. In scaletta gli interventi del prof. Giovanni Scambia (Primario di Ginecologia Oncologica dell´Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma), del Dr. Giuseppe Martinelli (responsabile di Oncologia Ginecologica dell´Ospedale Oncologico di Basilicata), di Donato Grieco (Amministratore Unico del Crob), di Rocco Colangelo ( Assessore regionale alla Salute, Sicurezza e Solidarietà Sociale). Previste anche tante testimonianze di Associazioni di Volontariato lucane che operano nel campo socio-sanitario, con l´obiettivo di indagare le relazioni tra la sanità pubblica e l´Associazionismo fattivo e pioniere. .  
   
   
EDILIZIA SANITARIA: LA RIVOLUZIONE DELLA LOMBARDIA TRIPLICATI GLI SPAZI DI ASSISTENZA E SERVIZI AL PAZIENTE E RIDOTTI QUELLI PER I REPARTI TRE MILIARDI DI EURO INVESTITI PER L´AMMODERNAMENTO DI 118 OSPEDALI LOMBARDI  
 
Milano, 13 giugno 2007 - Il 60% dello spazio ospedaliero destinato alla piastra, cioè ad aree dedicate ad ambulatori e day hospital e ai servizi di assistenza al paziente: Il restante 40% suddiviso equamente tra ricerca-didattica e reparti di degenza. E´ questa la rivoluzione dell´edilizia ospedaliera in Lombardia. L´attuale organizzazione, invece, destina il 50% dello spazio ai reparti di degenza, il 20% circa alla logistica e alle facilities, un altro 20% alla piastra, e il 10% alla ricerca e alla didattica. La Lombardia sta ammodernando e riqualificando la rete sanitaria ospedaliera, con il duplice obiettivo di migliorare efficienza e servizi al cittadino, e di recepire la rapida evoluzione delle metodiche cliniche e dei sistemi organizzativi in sanità. Questo modello - osservato con interesse non solo in Italia - è stato al centro di un approfondito dibattito nell´ambito di Milanocheckup, la mostra della salute e sanità di Fiera Milano, che ha ospitato il convegno "L´edilizia sanitaria lombarda: modello per l´Italia e l´Europa". Il nuovo approccio si basa sulla verifica delle infrastrutture e dei servizi disponibili e sulla loro rimodulazione al fine di ottimizzarne le funzioni. Il primo passo è la riorganizzazione dei nosocomi, che vengono trasformati da singole strutture a sé stanti in elementi sinergici di una rete in cui sono integrati i diversi livelli dell´assistenza: i centri ad alta specializzazione, gli ospedali e le strutture per lungodegenti, i poliambulatori, le residenze sanitario-assistenziali e per portatori di handicap, fino all´assistenza domiciliare. La Regione si pone come organo di governo centrale e regolatore del sistema attraverso tre strumenti. Quello legislativo, cioè il Piano Socio-sanitario Regionale e il Piano Sanitario Regionale, che permette di determinare le linee e le strategie di sviluppo; la programmazione, cioè l´attenzione a soddisfare i bisogni espressi dai cittadini, a garantire un livello di assistenza sanitaria omogeneo, a migliorare lo standard qualitativo (come ad esempio con l´introduzione delle nuove tecnologie); il controllo, cioè il monitoraggio e la verifica degli esiti. Nell´ambito della riorganizzazione sanitaria, la Regione Lombardia ha potuto intraprendere forme di appalto innovative (come ad esempio il project financing) alle quali il mercato ha risposto in modo positivo, consentendo di ridurre i tempi di costruzione e incrementare gli investimenti disponibili. "Negli ultimi 10 anni sono stati investiti 3 miliardi di Euro in 500 interventi di ammodernamento, che hanno interessato 118 per ospedali pubblici - ha detto Carlo Lucchina, Direttore Generale dell´Assessorato alla Sanità della Regione Lombardia - e il tempo medio per ciascuna realizzazione è stato di 2-3 anni, a testimonianza di un processo di rinnovamento costante". Alcuni esempi sono il Nuovo Ospedale di Bergamo (340,2 milioni di euro), il Nuovo Ospedale di Legnano (155,9 milioni), il Nuovo Ospedale Niguarda (266,3 milioni), il Nuovo Ospedale di Como (170 milioni)". L´implementazione del network sanitario prevede innanzitutto l´ottimizzazione e la gestione dei singoli dipartimenti (ad esempio la cardiologia, l´oncologia, ecc. ), oltre che delle aree di emergenza-urgenza. E´ necessario inoltre migliorare gli spazi destinati all´accoglienza, come la foresteria e le strutture ricettive per i familiari dei pazienti. Ma anche potenziare la diagnostica e informatizzare i processi sanitari e gestionali, oltre che perfezionare il collegamento con la didattica. In tutto ciò, l´utilizzo delle nuove tecnologie avrà un´importanza cruciale. E´ infine fondamentale sviluppare la graduazione delle cure, cioè prevedere un´assistenza differenziata per quanto riguarda le strutture in cui viene erogata. Ma anche ridurre il rischio clinico, cioè la possibilità che si verifichino incidenti, e razionalizzare i costi di gestione. In questo processo globale di cambiamento nasce spontanea una domanda: se sia meglio, cioè, ristrutturare gli edifici esistenti oppure costruirne ex novo. L´esperienza fatta il Lombardia dimostra che il costo effettivo di costruzione ex novo di un ospedale è uguale o inferiore al costo di ristrutturazione. Ciò consente anche una migliore organizzazione del cantiere e tempi di realizzazione dimezzati rispetto alla ristrutturazione, con conseguenti economie. Una struttura completamente nuova, inoltre, riesce a garantire servizi migliori rispetto alla ristrutturazione di un vecchio edificio. Quest´ultimo del resto può essere riconvertito ad altre finalità sociali, consentendo recuperi economici che abbattono i costi. .  
   
   
L’AUSL DI BOLOGNA SCEGLIE DI CONSOLIDARE LA PROPRIA INFRASTRUTTURA TECNOLOGICA PER RIDURRE LA COMPLESSITÀ E AUMENTARE L’EFFICIENZA  
 
 Milano, 13 giugno 2007 - L’azienda Ausl di Bologna, http://www. Ausl. Bologna. It, - con un bacino di utenza di 800. 000 persone circa, distribuite su un territorio che comprende 50 comuni - è una delle più grandi aziende sanitarie d’Italia: vi lavorano quasi 8400 professionisti, circa 3000 infermieri e 1400 medici. Il budget annuale è di 1,3 miliardi di euro. L’azienda conta 9 ospedali e 9 case di cura accreditate, per un totale di 1926 posti letto; 6 distretti, 74 poliambulatori, 53 sedi di consultorio, 23 punti di continuità assistenziale e 24 strutture residenziali per anziani per un totale di 2. 391 posti letto. Le persone assistite nei diversi Pronto Soccorso sono più di 200. 000 ogni anno. L’ausl ha come obiettivo la tutela della salute dei cittadini e l’integrazione dei servizi sociali e socio-assistenziali degli enti locali di pertinenza. L´aziendalizzazione delle strutture sanitarie rende sempre più pressante l´esigenza di ottimizzare il processo di programmazione, realizzazione e controllo delle prestazioni erogate. La necessità di migliorare l’intera infrastruttura informatica, consolidando e raggruppando l’intero sistema centrale, ha spinto la Direzione dei sistemi informativi ad apportare numerosi cambiamenti. In particolare si è scelto di passare per l’ambiente applicativo da una logica centralizzata ad una logica dipartimentale, per ridurre la complessità della struttura e garantire livelli di servizio adeguati. L’esigenza era particolarmente sentita per la gestione dei data base delle applicazioni, che sono molto utilizzati e devono poter dare servizio a migliaia di utenti. L’ambiente applicativo, infatti, era affidato a un cluster di 2 server Unix con 20 Cpu che non dava sufficienti garanzie in termini di alta affidabilità e prestazioni. La soluzione architetturale scelta è basata su tecnologia Ibm e si è sviluppata in più fasi. 1. Cluster di Ibm pSeries ridondati e collegati a 2 differenti Storage Area Network. Il sistema è composto da 5 pSeries 550 a 4 Cpu e 5 nodi a 2 Cpu per un totale di 30 Cpu. L’architettura è stata poi completata da 21 lame Blade di modello Hs20 e Hs40 per un totale di 52 Cpu a processore Intel con il software di gestione Ibm Director, che offre funzioni di gestione remota per l’automazione delle attività It e del networking. La parte storage comprende due Ibm Ds4800 e una libreria Ibm 3583 gestita dal Tivoli Storage Manager. La soluzione cluster garantisce una disponibilità di 6 Cpu per applicazione a prova di single point of failure per la parte Aix in archiettettura Rac di Oracle, mentre di 4/8 Cpu per la parte intel sia in ambiente Linux Redhat / Suse nelle versione enterprise che Windows 2003 Server. 2. L’architettura è stata poi integrata con 34 lame Blade di modello Hs21 per un totale 68 Cpu Blade basati su processore Intel Dual-core e Quad-core. .  
   
   
SERVIZIO CIVICO DEGLI ANZIANI, LA GIUNTA REGIONALE PIEMONTESE STANZIA 1 MILIONE E 500MILA EURO  
 
Torino, 13 giugno 2007 - La Giunta regionale, su proposta dell´assessore al Welfare, Teresa Angela Migliasso, ha approvato i criteri e le attività del servizio civico volontario delle persone anziane, definendo le modalità generali di svolgimento e di assegnazione dei relativi contributi per il 2007. Le risorse stanziate ammontano a 1 milione e 500mila Euro e sono destinate al finanziamento di progetti presentati da Comuni, singoli o associati, Comunità Montane e Comunità Collinari del Piemonte, anche in collaborazione con altri soggetti pubblici o privati senza finalità di lucro operanti sul territorio. La somma prevista quale contributo massimo per ciascun progetto è di € 40. 000,00 per i Comuni con popolazione superiore a 10. 000 residenti, di € 30. 000,00 per quelli con popolazione compresa tra 5. 001 - 10. 000 residenti e di € 20. 000,00 per quelli con popolazione fino a 5. 000 residenti Il 70% del contributo sarà assegnato come anticipo all´avvio del progetto e il restante 30% a seguito della presentazione del rendiconto e della relazione finale. "Il servizio civico volontario, sperimentato con successo in questi anni – dichiara l´Assessore Migliasso – si propone di stimolare nelle persone anziane la partecipazione alla vita sociale, civile e culturale, esaltando la dignità e il valore della loro attività e mettendo a frutto la loro esperienza per favorire una migliore qualità della vita nella comunità stessa in cui operano". .  
   
   
TELEFONO SOCIALE, ANZIANI SODDISFATTI DEL SERVIZIO ABELLI: DALLA REGIONE 3,5 MLN PER SOSTENERE QUESTA INIZIATIVA  
 
 Milano, 13 giugno 2007 - Si dichiarano molto soddisfatti gli anziani lombardi che, in questi ultimi anni, hanno utilizzato il servizio di telefonia sociale, realizzato da Auser (Associazione per l´Autogestione dei Servizi e della Solidarietà), in collaborazione e con il sostegno della Regione Lombardia, per risolvere le loro incombenze quotidiane: trasporto, accompagnamento, pasti, spesa, ecc. Interpellati dalla società Doxa, incaricata di realizzare un´indagine sul gradimento di questo servizio, gli anziani gli hanno dato un voto complessivo superiore ai 9 decimi, una valutazione, che a detta degli esperti, non si era mai riscontrata. I risultati più significativi della ricerca, effettuata su un campione di 400 anziani, sono stati illustrati questa mattina nel corso di una conferenza stampa alla quale hanno partecipato l´assessore regionale alla Famiglia e Solidarietà Sociale, Gian Carlo Abelli, il presidente della Doxa, Ennio Salomon, e il presidente dell´associazione Auser Lombardia Sergio Veneziani. "Questa ricerca - ha affermato l´assessore Abelli - dimostra che avevamo ragione quando per primi abbiamo impostato la nostra azione di governo sul principio di sussidiarietà. Avevamo ragione nell´investire sui sevizi utili come la telefonia sociale, che avevamo, con grande lungimiranza, posto tra le scelte prioritarie. Alla realizzazione di questo progetto abbiamo destinato 3 milioni e mezzo di euro per il triennio 2005 - 2008. In Francia, in Germania e nel Nord Europa hanno avviato programmi di questo tipo; con orgoglio possiamo dire che in Lombardia non siamo da meno" Per quanto riguarda la ricerca l´88% degli intervistati ha dichiarato di essersi rivolti al Filo d´Argento per chiedere aiuto e solo il 12% per chiedere informazioni. Fra coloro che hanno chiesto aiuto, l´86%, quasi 9 su 10, erano interessati ad un servizio di accompagnamento e trasporto (servizio che ha avuto un voto medio di gradimento del 9,3), il 9% per avere compagnia e il 13% per altre forme di aiuto: consegna a domicilio di farmaci, pasti, spesa e assistenza per pratiche amministrative. Il 92% degli intervistati ha dichiarato di essere soddisfatto del servizio ricevuto e ha dato giudizio più che positivi sulla cortesia e la capacità di ascolto degli operatori L´indagine ha rilevato inoltre che ogni anziano che chiama il Filo d´Argento telefona in media ben 8 volte l´anno, il 34% più di 10 volte. La domanda è in continua crescita: oltre 100. 000 le richieste di aiuto in un anno. Gli 8. 500 volontari dell´Auser faticano a coprire tutte le necessità. La ricerca ha proprio messo in evidenza due aspetti del problema: da un lato l´aumento delle richieste di aiuto e dall´altro il ruolo insostituibile del volontariato nel dare risposta alle esigenze delle persone anziane. .  
   
   
GRANDISSIMA AFFLUENZA A LIGNA + 2007 OLTRE 100.000 I VISITATORI REGISTRATI ALLA FIERA MONDIALE DI HANNOVER  
 
 Villa Cortese, 13 giugno 2007 – Si è conclusa il 18 maggio u. S. A Hannover la 17ma edizione di Ligna +, esposizione mondiale di macchine e impianti per la lavorazione del legno. Un clima estremamente positivo ha permeato questa importante manifestazione che si è svolta all’insegna dello slogan “L’intero mondo del legno” (“Alles, was Holz bewegt”). In oltre 134. 000 metri quadrati di superficie espositiva, Ligna + 2007, definita la fiera delle tendenze, ha presentato interessanti innovazioni e delineato nuovi traguardi per il futuro, affermandosi ancora una volta come punto di riferimento chiave per i diversi settori dell’industria del legno. Grazie alla presenza di 1. 880 espositori provenienti da 49 diversi Paesi (di cui oltre 300 dall’Italia), l’edizione di quest’anno si è rivelata fin dalla prima giornata un vero successo con grande soddisfazione sia tra gli espositori che tra i visitatori. “Abbiamo registrato un importante aumento, pari a più del dieci per cento, nel numero dei visitatori specializzati e un nuovo record di visitatori esteri”, ha affermato Stephan Ph. Kühne, Membro del Consiglio di Amministrazione della Deutsche Messe di Hannover. Moderne tecnologie che cambiano le superfici - Un tema trasversale a tutti i diversi settori dell’industria presenti in fiera è stato quest’anno quello delle tecnologie innovative per la finitura delle superfici. Proprio per trattare questo tema la Deutsche Messe e l’Associazione dei Costruttori di Macchine per la Lavorazione del Legno nella Vdma, in collaborazione con l’Istituto Superiore di Qualificazione Professionale di Rosenheim e con una cerchia selezionata di espositori, ha dato vita all’iniziativa “Wooden Surface Solutions”, grazie alla quale si è potuto dimostrare ai visitatori come sia complessa oggi la realizzazione di una moderna superficie, che passa attraverso le più diverse fasi della creazione di valore e i più diversi stadi di produzione e richiede modernissime macchine high-tech. In quest’ottica Imeas, tra i maggiori fornitori di soluzioni per la finitura di superfici, ha presentato idee innovative per la calibratura e la levigatura dei pannelli di legno, delle materie plastiche e della gomma. E in particolar modo ha voluto illustrare ai visitatori dello stand il proprio concetto di levigatura trasversale: un processo realmente in grado di aggiungere valore al pannello creando una superficie omogenea e a rugosità ridotta, particolarmente indicata per i successivi processi di laccatura, verniciatura e applicazione di carta melamminica sottile. “Siamo molto soddisfatti del successo di Ligna+ 2007” ha commentato Francesco Zenere, Direttore Commerciale di Imeas “e nello specifico dall’interesse che le nostre soluzioni hanno suscitato presso il pubblico qualificato della manifestazione e dai numerosi contatti che abbiamo ottenuto da tutto il mondo. La fiera appena conclusasi ha posto le premesse per numerosi progetti internazionali, evidenziando la forte ripresa di un mercato – quello del pannello – che negli ultimi anni si era un po’ assopito. Ci attendiamo quindi mesi di intenso lavoro!” .  
   
   
MIGLIORARE LA TUTELA DEGLI ARTISTI  
 
Bruxelles, 13 giugno 2007 - Migliorare la sicurezza sociale degli artisti e la consapevolezza sui loro diritti, sviluppare l´educazione artistica e il riconoscimento dei diplomi nonché agevolare la mobilità degli artisti all´interno dell´Ue. E´ quanto chiede il Parlamento sollecitando una politica dei visti e garanzie specifiche per gli artisti non europei che lavorano nell´Unione. Per i deputati occorre anche un´analisi degli strumenti per finanziare la protezione degli artisti viventi europei. La relazione della direttrice d´orchestra Claire Gibault (Alde/adle, Fr) sottolinea anzitutto che «nessun artista è totalmente al riparo dalla precarietà in nessuna fase della sua carriera» e che occorre facilitare l´accesso degli artisti alle informazioni concernenti le loro condizioni di lavoro, mobilità, disoccupazione, salute e pensione. Rileva inoltre che in numerosi Stati membri taluni professionisti del settore artistico non hanno uno statuto legale. Protezione sociale degli artisti I deputati invitano gli Stati membri a sviluppare o applicare un quadro giuridico e istituzionale al fine di sostenere la creazione artistica «mediante l´adozione o l’attuazione di una serie di misure coerenti e globali» che riguardino la situazione contrattuale, la sicurezza sociale, l´assicurazione malattia, la tassazione diretta e indiretta e la conformità alle norme europee. Sollecitano inoltre la Commissione ad elaborare un manuale pratico «uniforme e comprensibile» destinato agli artisti europei che contenga tutte le disposizioni in materia di assicurazione malattia, disoccupazione e pensionamento in vigore a livello nazionale ed europeo. La incoraggiano poi a varare un progetto pilota al fine di sperimentare l´introduzione di una carta elettronica europea di sicurezza sociale specificamente destinata all´artista europeo. La Commissione è poi invitata a adottare una "carta europea per la creazione artistica e le condizioni del suo esercizio", per affermare l´importanza delle attività dei professionisti della creazione artistica e favorire l´integrazione europea. Assieme agli Stati membri dovrebbe anche creare un "registro professionale europeo" del tipo Europass per gli artisti, nel quale potrebbero figurare il loro statuto, la natura e la durata dei successivi contratti nonché le coordinate dei loro datori di lavoro o dei prestatori di servizi che li ingaggiano. Educazione e formazione artistica, dalla più tenera età e per tutto l´arco della vita Il Parlamento sollecita gli Stati membri a promuovere studi artistici formali che offrano una buona formazione personale e professionale e consentano agli studenti «di sviluppare il proprio talento artistico nonché competenze generali per operare in altri ambiti professionali». Dovrebbero inoltre creare strutture specializzate di formazione e tirocinio destinate ai professionisti del settore culturale, «in modo da sviluppare un´autentica politica dell´occupazione in questo ambito». La Commissione è poi invitata a effettuare uno studio sull´educazione artistica nell´Unione europea (i suoi contenuti, la natura della formazione offerta – se formale o meno – nonché i risultati e gli sbocchi professionali) e a comunicarne i risultati al Parlamento entro due anni. Dovrebbe inoltre prevedere il finanziamento di misure e progetti pilota che consentano in particolare di definire i modelli adeguati in materia di educazione artistica nell´ambiente scolastico «attraverso un sistema europeo di scambio di informazioni e di esperienze destinato agli insegnanti di discipline artistiche». I deputati invitano poi la Commissione ad incoraggiare e favorire la mobilità degli studenti europei delle discipline artistiche, attraverso l´intensificazione dei programmi di scambio fra gli studenti dei conservatori e delle scuole artistiche nazionali sia su scala europea che su scala extra-europea. Andrebbe inoltre esaminata la possibilità di creare un fondo di mobilità europea di tipo Erasmus destinato agli scambi di insegnanti e di giovani artisti. Il Parlamento incoraggia gli Stati membri a sviluppare la definizione di contratti di formazione o di qualificazione nelle professioni artistiche e propone quindi di «agevolare il riconoscimento dell´esperienza professionale degli artisti». Più in particolare, chiede agli Stati membri di prestare un´attenzione particolare al riconoscimento a livello comunitario di diplomi e altri certificati rilasciati dai conservatori e dalle scuole artistiche nazionali europee e da altre scuole ufficiali delle arti dello spettacolo, «in modo da consentire ai loro titolari di lavorare e studiare in tutti gli Stati membri». Agevolare la mobilità interna e internazionale Sottolineando poi la necessità di distinguere con precisione la mobilità specifica degli artisti da quella dei lavoratori dell´Unione europea in generale, i deputati chiedono alla Commissione di individuare formalmente i settori culturali in cui «risulta evidente» il rischio di una fuga di creatività e di talenti e sollecitano gli Stati membri a fornire incentivi per incoraggiare gli artisti a rimanere o a rientrare nel territorio degli Stati membri dell´Unione europea. A loro parere, inoltre, occorre tener conto delle difficoltà che alcuni artisti europei ed extracomunitari incontrano attualmente per ottenere un visto ai fini del rilascio di un permesso di lavoro, nonché delle incertezze legate a tale situazione. La Commissione è quindi invitata a riflettere sugli attuali sistemi per la concessione di visti e permessi di soggiorno agli artisti e a mettere a punto una regolamentazione comunitaria in questo settore che possa portare all´introduzione di un visto temporaneo specificamente destinato agli artisti europei ed extracomunitari, come già avviene in taluni Stati membri. Nel porre in luce poi l´importanza di iniziative su scala europea per facilitare il riconoscimento di diplomi e altri certificati rilasciati dai conservatori e dalle scuole artistiche nazionali di paesi terzi all´Unione europea, al fine di favorire la mobilità degli artisti verso gli stati membri dell´Unione europea, il Parlamento invita la Commissione e gli Stati membri ad esaminare la possibilità di iniziative per assicurare il trasferimento dei diritti pensionistici e di sicurezza sociale degli artisti provenienti da paesi terzi dell´Unione europea quando ritornano nei loro paesi d´origine. Diritti d´autore e finanziamento della protezione degli artisti viventi Il Parlamento, invita gli Stati membri che non l´applicano ancora, ad organizzare in modo efficace il pagamento di tutti gli equi compensi relativi ai diritti di riproduzione e delle eque remunerazioni dovute ai titolari dei diritti d’autore e dei diritti connessi. Chiede anche alla Commissione di procedere ad uno studio che analizzi le disposizioni prese dagli Stati membri affinché una parte delle entrate generate dal pagamento dell’equo compenso dovuto ai titolari dei diritti d’autore e dei diritti connessi «sia destinata al sostegno dell’attività creativa e alla protezione sociale e finanziaria degli artisti». Tale studio dovrebbe anche analizzare gli strumenti giuridici e i dispositivi che potrebbero essere utilizzati «per contribuire al finanziamento della protezione degli artisti viventi europei». Facendo proprio un emendamento proposto dalla relatrice e dal suo gruppo, il Parlamento ritiene infine auspicabile che gli Stati membri studino la possibilità di concedere agli artisti un aiuto supplementare a quelli già in vigore, prevedendo per esempio un prelievo sullo sfruttamento commerciale delle creazioni originali e dello loro interpretazioni libere da diritti. .  
   
   
“VISTO E NON VISTO” A PALAZZO CORONINI CRONBERG: VENERDI’ SI PARLA DI INCUNABOLI E CINQUECENTINE  
 
Gorizia, 13 giugno 2007 - È arrivata al quinto appuntamento la serie di conversazioni “Visto e non visto” che la Fondazione Palazzo Coronini Cronberg di Gorizia organizza ogni 15 del mese nella sala conferenze delle Ex Scuderie. Venerdì pomeriggio Marco Menato, direttore della Biblioteca Statale Isontina condurrà il pubblico alla scoperta di una delle sezioni più preziose della ricca raccolta appartenuta al conte Guglielmo Coronini Cronberg: quella delle rare edizioni del Quattrocento e del Cinquecento, opere spesso arricchite da elaborati frontespizi e belle illustrazioni. Intesi a mostrare la ricchezza e la complessità del patrimonio Coronini, gli incontri consentono di approfondire la conoscenza di alcuni degli oggetti più interessanti disposti lungo il percorso museale del Palazzo (riaperto al pubblico l’estate scorsa dopo due anni di importanti lavori di restauro) oppure di scoprire e ammirare le collezioni solitamente non accessibili ai visitatori. Premiata da un caloroso riscontro di pubblico, la serie di conversazioni, iniziata lo scorso mese di marzo, proseguirà in luglio con il restauratore Luciano Simionato che parlerà di un secretaire abbatant viennese del Xix secolo, per riprendere a settembre, dopo la sosta di agosto, con un nuovo ricco programma. .  
   
   
1/9 UNOSUNOVE ARTE CONTEMPORANEA PRESENTA LA MOSTRA REF. ARTISTI COINVOLTI NADER AHRIMAN MATTHEW ANTEZZO JONAS MEKAS JONATHAN MONK JOSEPHINE PRYDE DAVID WOJNAROWICZ  
 
 Roma, 13 giugno 2007 - Cio’ che da sempre caratterizza il processo creativo dell’artista è il suo vissuto, l’esperienza, le visioni, la conoscenza, che può accomodarsi all’interno dell’opera sfruttando più e differenti modalità. Può essere velata allusione, può rimandare attraverso l’atmosfera del lavoro, può esistere quale citazione o riproposizione netta. Ognuna di queste dimensioni racchiude comunque all’interno quella possibilità di scatto assimilativo, percettivo, nella lettura dell’opera che l’appoggiarsi al riferimento inevitabilmente comporta. Nel caso di Ref. - titolo preso dalla forma abbreviativa di “reference”, elemento esplicativo che incontriamo nella lettura quando ci imbattiamo in una citazione - gli artisti vedono il loro lavoro fortemente caratterizzato dal riferimento, inteso quale omaggio o confronto diretto con la fonte, vero e proprio mito con cui confrontarsi o dialogare. Tutti gli artisti in mostra citano, seppure attraverso modalità e spunti differenti, direttamente. Tutti tranne uno: Jonas Mekas. Il suo è un caso diverso, “di andata e ritorno”, di far riferimento ma anche di essere riferimento. Nader Ahriman è il pittore della filosofia e dei viaggi nella tradizione metafisica della forma e del pensiero, Jonathan Monk rappresenta l’amore per l’esperienza dell’arte concettuale e dei suoi protagonisti attraverso il ripercorrere idee, momenti, gesti fondamentali citati direttamente (Alighiero Boetti, Michelangelo Pistoletto, Sol Lewitt), David Wojnarowicz attraverso le foto della serie “Arthur Rimbaud in Ny” immagina di fare un viaggio con Rimbaud in quei luoghi estremi, periferici, abbandonati propri, forse, del grande poeta francese ma da lui mai conosciuti e che Wojnarowicz, indossando la sua maschera, metaforicamente gli fa conoscere. Josephine Pryde fa la parodia di Christopher Williams, ma mentre l’artista americano attraverso una fotografia precisa e da catalogo esalta “l’oggetto nobile” attraverso la sua storia ed il suo design (le macchine fotografiche Leika o la “Valentina” della Olivetti, mitica macchina da scrivere), la Pryde attraversa lo stesso processo estetico per esaltare la non nobiltà di un “hi fi car rubato”, mantenendo lo stesso rigore e formale e compositivo. Con Matthew Antezzo il riferimento si sposta verso la politica e la sua spettacolarizzazione più estetica. Cos’è se non questo il ritratto del subcomandante Marcos? Figura che ha deciso di fare la rivoluzione aggiungendo un tocco di lucida consapevole eleganza alternativa. La scelta di indossare il passamontagna e di non rendere mai visibile il suo volto non è solo dettata dalla necessità di non essere riconosciuto ma diventa sottile elemento di vanità e piacere. Jonas Mekas si riferisce alla struttura del cinema decostruendola, ma si ritrova nel tempo anche ad essere fondamentale riferimento per un cinema anche ufficiale che riconosce in lui un eccezionale protagonista dell’ironia e della sperimentazione. All’interno di un discorso di fuoriuscita dai canali sotterranei, siamo al principio degli anni “60, in nome di un nuovo cinema americano, si pone la figura di Jonas Mekas, poeta, critico e film-maker lituano, che con il proprio lavoro ed impegno, ha saputo legittimare l’intero pensiero underground, diventandone una delle figure più rappresentative. “Con la partecipazione a Ref. Ho inteso accennare al cammino intellettuale e spirituale di questo artista, soffermandomi su quei particolari aspetti registici che lo portano ad essere il massimo rappresentante del genere diaristico” (Gigiotto del Vecchio). Il video in mostra, Lonesome day, è un momento intimo e domestico in cui Mekas si fa riprendere in una esilarante gag danzereccia. .  
   
   
INTERSEZIONI 3 STEPHAN BALKENHOL, WIM DELVOYE E MARC QUINN PARCO ARCHEOLOGICO DI SCOLACIUM (BORGIA, CATANZARO) 13 LUGLIO – 8 OTTOBRE  
 
Catanzaro, 13 giugno 2007 - Stephan Balkenhol, Wim Delvoye e Marc Quinn, tre artisti per la terza edizione di Intersezioni, ormai consolidato terreno di contaminazione tra la scultura contemporanea e l’archeologia. Lo scenario con cui molti dei maggiori protagonisti europei desiderano confrontarsi è quello, straordinario, del Parco Archeologico di Scolacium, il luogo che deriva da Minervia Scolacium, la colonia romana che s’installò nel 123-122 a. C. Sulla città greca di Skilletion (prima di Balkenhol, Delvoye e Quinn, qui hanno realizzato i loro progetti Antony Gormley nel 2006 con Time Horizon e l’anno precedente Tony Cragg, Jan Fabre e Mimmo Paladino). L’evento espositivo è organizzato anche quest’anno dall’Assessorato alla Cultura della Provincia di Catanzaro con la collaborazione dell’Assessorato alla Cultura della Regione Calabria e della Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Calabria. La scelta di far convivere la poetica di tre artisti come Stephan Balkenhol (Hessen, 1957), Wim Delvoye (Gand, 1965) e Marc Quinn (Londra, 1964) che Alberto Fiz, curatore del progetto, ha deciso di coinvolgere per questa terza edizione, non è affatto casuale. La cifra di Intersezioni, ovvero una relazione forte tra luogo e creazione d’artista, è quest’anno potentissima ed emozionante e prima di realizzare i loro interventi, i tre artisti hanno voluto vivere il luogo, lasciarsi fascinare dagli antichi edifici, prima di progettare i loro interventi. “Con tecniche, modalità e poetiche assolutamente autonome”, spiega Alberto Fiz, “Balkenhol, Delvoye e Quinn, appartenenti alla medesima generazione, hanno saputo cogliere l’evoluzione della scultura ponendosi in relazione dialettica nei confronti della storia dell’arte, intesa come comune bagaglio culturale da cui attingere”. Se le figure in legno intagliate di Balkenhol fanno riferimento alla tradizione medievale e al Rinascimento del Nord Europa, le creazioni in acciaio corten di Delvoye si richiamano al gotico, mentre Quinn, con i suoi marmi, bronzi e cementi, si muove intorno al concetto stesso di classicità. “Intersezioni è ormai una realtà imprescindibile e anche quest’anno si pone come uno dei progetti internazionali più stimolanti, in grado di proporre un modello autonomo per la divulgazione della cultura facendo convivere differenti sinergie in un dialogo continuo tra antico e contemporaneo”, spiega Maurizio Rubino Assessore alla Cultura della Provincia di Catanzaro che, insieme al Presidente della Provincia Michele Traversa, ha voluto con determinazione questo progetto. Del resto, in questo luogo magico e incontaminato della Calabria a pochi chilometri da Catanzaro, nel comune di Borgia, in uno spazio di 40 ettari, si coglie la silenziosa potenza di una storia millenaria testimoniata da uno dei siti archeologici più importanti dell’Italia meridionale, una preziosa stratificazione di civiltà: greca, successivamente italica, quindi romana e infine normanna. Il luogo diventa non solo la sede espositiva ma il punto focale di un’indagine a tutto tondo in grado di recuperare un’unità che appariva perduta. Quest’anno, poi, si assisterà ad un progetto integrato che, per la prima volta, coinvolgerà anche l’importante Museo Archeologico di Scolacium dove verranno collocate tre sculture di Quinn. Sarà, poi, utilizzato da Balkenhol il Museo del Frantoio, già scenario nel 2006 della suggestiva esposizione dedicata a Gormley. Per quanto riguarda gli spazi esterni sono oltre 40 i progetti installativi proposti con opere talvolta inedite e generalmente mai esposte prima d’ora in Italia. Stephan Balkenhol ha scelto d’insediarsi nell’area della Basilica normanna di Santa Maria della Roccella. Qui farà approdare la sua Barca di 8 metri di lunghezza e 5 tonnellate di peso, scolpita in legno, con due immagini, l’una maschile l’altra femminile, sulle due fiancate, quasi una rievocazione leggendaria delle navi dei pirati. Accanto ad una serie di caratteristici lavori in legno dipinto che faranno da contrappunto alla Basilica, l’artista tedesco ha voluto rendere un omaggio a Scolacium, un luogo che gli ulivi hanno per secoli preservato. Egli, infatti, incoronerà simbolicamente il Parco della Roccelletta con la sua Kranz-skulptur, una corona reale composta da 22 parti in cemento e bronzo. A completare il progetto sarà la mostra retrospettiva nel vicino Museo del Frantoio dove compaiono, tra l’altro, due grandi altorilievi di quasi tre metri ciascuno. Di particolare suggestione è il progetto gotico di Wim Delvoye collocato nella zona del Foro dove lo stile assume un aspetto allegorico e paradossale del tutto straniante nel contesto di Scolacium. Su questo tema l’artista belga ha già proposto, in differenti contesti, le sue opere ma il progetto ambientato al Parco della Roccelletta è sicuramente il più imponente e ambizioso. Delvoye ha realizzato un vero e proprio cantiere per costruzioni edili dove ciascuna macchina si trasforma in un’opera d’arte in movimento. Sono destinati ad avere uno straordinario impatto scenografico i due caterpillar alti nove metri già esposti negli Stati Uniti che trasformeranno il Parco in un cantiere permanente aperto durante la mostra con scavatrici, segnali e transenne, tutti rigorosamente decorati in acciaio corten. Non mancano nemmeno due Betoniere e un camion di quasi nove metri, Dump Truck, analogo per ideazione al Flatbed Truck che rappresenta in questi giorni uno degli elementi di maggior attrazione di Art Basel, la più importante fiera d’arte contemporanea del mondo. Quelle di Delvoye sono macchine monumentali dove il valore d’uso viene messo in discussione dall’aspetto postmoderno del linguaggio. Nel suo personale dialogo con la classicità, Marc Quinn indaga la poetica del frammento e nel contesto del Teatro ambienta le sue Flesh, ovvero una serie di opere in bronzo patinato nero dove l’artista inglese indaga l’elemento organico mettendo in scena carni di animali che all’interno del Teatro assumono le sembianze di vere e proprie figure fantasmatiche. Un’indagine, quella di Quinn che si rivolge alla lezione di Rembrandt ma non è priva di riferimenti a Francis Bacon. Per la prima volta, poi, verranno esposte due opere in cemento come Hoxton Venus e Totem che evocano la componente maschile e quella femminile richiamando la tematica della Barca di Balkenhol. L’installazione proseguirà idealmente all’interno del Museo Archeologico di Scolacium dove verranno collocate tre sculture in marmo bianco legate alla poetica del frammento che entrano in relazione con le sculture romane acefale creando una serie di confronti e rimandi ricchi di conseguenze. .  
   
   
55° “PREMIO FAENZA”. CONCORSO INTERNAZIONALE DELLA CERAMICA D’ARTE CONTEMPORANEA ARTE DELLA CERAMICA. CONCORSO RISERVATO AGLI ALLIEVI DEGLI ISTITUTI DAL 16 GIUGNO AL 19 AGOSTO 2007  
 
Faenza, 13 giugno 2007 - Il giorno sabato 17 marzo 2007 si è riunita, al Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza, la giuria per l’assegnazione del 55° “Premio Faenza”. Il concorso alla manifestazione era riservato, per questa edizione, agli artisti “under 40” in modo da poter documentare le nuove ricerche in campo ceramico a livello internazionale e per favorirle, con uno dei premi più prestigiosi e, anche, significativi da un punto di vista strettamente economico. La giuria - composta da Jadranka Bentini, direttore Mic, Franco Bertoni, esperto delle Collezioni Moderne e Contemporanee del Mic, Roberto Daolio, critico d’arte, Simon Groom della Tate Liverpool (Gran Bretagna) e Thimo te Duits, del Museum Boijmans Van Beuningen di Rotterdam (Olanda) - ha esaminato le opere inviate a seguito di una prima selezione e ha assegnato il Premio Faenza ex aequo a Ian Mc Donald (Stati Uniti d’America) per l’opera “Beyond all boundaries” e a Simone Lucietti (Italia) per l’opera “Tokillchirikill”. Il premio di Euro 26. 000,00, offerto dalla Fondazione Banca del Monte e Cassa di Risparmio di Faenza è stato, quindi, ripartito tra i due vincitori. Le opere sono state segnalate, all’interno di una selezionata cerchia di artisti individuati nella prima fase di valutazione, per i segnali di apertura offerti all’arte della ceramica a seguito di sempre maggiori connessioni con altre forme di espressione artistica. Dell’opera di Mc Donald sono state apprezzate le componenti anche di design e di racconto, mentre dell’opera di Lucietti ha colpito la combinazione in un solido astratto di componenti di memoria e di narrazione. Il “premio acquisto” di Euro 10. 000,00, offerto da Confindustria Ceramica, è stato assegnato a Andrea Salvatori per l’opera “Stars” in cui, con ironia, vengono evidenziati i contrasti tra le ideologie, non solo estetiche, del Novecento con le realtà di una modernità spesso aggressiva e violenta. Si tratta, nel complesso, di opere che, pur nel solco di una tradizione ceramica offrono stimoli per compromissioni materiche e semantiche che sollecitano l’uscita di questa antica arte da facili classificazioni e da ambiti ristretti non più riconosciuti come compatibili con la complessità artistica vissuta dalle nuove generazioni. Segnalazioni e premi minori sono stati consegnati a Alessandro Neretti e Silvia Zagni (Italia), Barnaby Barford e Clare Twomey (Gran Bretagna), Tomonari Kato e Shigeki Hayashi (Giappone), Ruth Borgenicht e Nidhi Jalan (U. S. A. ), Marianne Eggimann (Germania). La giuria ha anche valutato le opere presentate dagli allievi di Istituti d’Arte italiani per il Vi Concorso “Arte della Ceramica” a tema “Contenitore con coperchio”. Sono stati premiati - con premi offerti dalla Fondazione Banca del Monte e Cassa di Risparmio di Faenza, dalla Amministrazione Comunale di Faenza e dall’Associazione Amici della Ceramica e del Mic - gli studenti Giada Righetti dell’Istituto d’Arte di Gargnano, Arianna Cascetti dell’Istituto d’Arte di Castelli e Gionata Ranzoni dell’Accademia di Brera. A Elena Mureddu, dell’Istituto d’Arte di Oristano, è stata assegnata la medaglia della D’a Gallery Faenza ancora una volta capitale mondiale della ceramica: tutte le opere finaliste del Concorso saranno esposte al pubblico dal 16 giugno al 19 agosto. In questa occasione a completare il panorama espositivo le mostre collaterali (dal 16 giugno al 30 settembre) ospitate negli splendidi spazi del Mic, omaggio a tre Maestri che nella lunga storia del Concorso sono stati protagonisti del “Premio Faenza”. Si tratta di un faentino, un italiano e uno straniero: l’artista faentino Goffredo Gaeta di Faenza - vincitore del Premio nel 1970 - accanto a Pompeo Pianezzola che vinse nel 1963 e infine le ceramiche di Tony Lattimer segnalato nell’edizione del 2005. Le opere appositamente realizzate da Goffredo Gaeta (Faenza, 1937) per questa occasione espositiva riprendono un tema, il mare, a lui particolarmente caro e una tecnica, quella del lustro, cui si è sempre dedicato ma che ha utilizzato in maniera quasi esclusiva a partire, almeno, dagli anni Ottanta. Pompeo Pianezzola (Nove, 1925) ha scritto le pagine più belle dell’arte ceramica italiana del Novecento: su lastre piccole e sottili ma, paradossalmente, monumentali per capacità di attrazione e dispiegamento lirico. Tra le opere in mostra al Mic lastre aperte da squarci e di grandi fogli dipinti all’acquarello sui quali sono riportate le versioni ceramiche dei soggetti trattati. Tony Lattimer (Northampton, 1945) presenta una sola opera recente: In the Stilness is the Dance. Lo spettatore viene fisicamente coinvolto nell’opera e indotto a una sorta di particolare esperienza meditativa in cui tutti i sensi vengono sollecitati. Percorrendo l’installazione, sedendo o variando i punti di vista le forme di Lattimer sembrano ondeggiare, quasi danzare, e assumere sempre nuove conformazioni Venerdì 15 giugno, durante l’inaugurazione, si svolgerà un evento musicale basato sui suoni emessi da “strumenti” musicali in grés porcellanato dell’artista Giancarlo Scapin. Nelle sue opere vi è il connubio tra terra e suono, la connivenza delle due arti, sia le più materiche come i grés, sia le più spirituali come la musica. Con l’aiuto del compositore Giovanni Bonato, è stato composto, nel 2006, “Il canto della terra” che, nell’esecuzione di Giuseppe Del Bianco, Luca Nardon, Gabriele Grotto e Diego Pizzolato, inaugura e introduce la sua mostra al Mic. .  
   
   
GOLF - CAMPIONATI RAGAZZI/RAGAZZE ALLE FINALI DI FRONTE CLAUDIO VIGANÒ-FILIPPO ZUCCHETTI E CAMILLA PATUSSI-GIULIA MOLINARO  
 
 Milano, 13 giugno 2007 - Sul percorso del Golf Club Verona si concludono i Campionati Nazionali Ragazzi/ragazze con la disputa delle due finali sulla distanza di 36 buche, che vedranno di fronte Claudio Viganò-filippo Zucchetti e Camilla Patussi-giulia Molinaro. Nel torneo maschile, intitolato alla memoria dell´azzurro Andrea Brotto prematuramente scomparso, sono giunti all´atto conclusivo due giovani molto interessanti. Viganò, sedici anni da compiere e iscritto al Golf Club Zoate, ha superato nei quarti con un secco 6/5 Valentino Dall´arche, poi ha compiuto il capolavoro in semifinale mettendo fuori gioco Cristiano Terragni (1 up), il quale a quel punto sembrava il favorito. Il giocatore del Gc Verbania, infatti, aveva sconfitto Andrea Chiapuzzo, l´altro favorito e vincitore della qualificazione medal, dopo un acceso duello deciso alla prima buca di spareggio. Il quindicenne Zucchetti (Des Iles Borromées) si è imposto in due matches molto combattuti: nei quarti ha superato Niccolò Quintarelli e in semifinale Luca Gobbi con l´identico punteggio di 1 up. Quanto a Gobbi aveva avuto ragione alla 19ª buca di Jacopo Jori, una bella sorpresa del torneo e secondo in qualifica. Nel torneo femminile Camilla Patussi (Gc Padova), dopo aver dominato la qualificazione medal, è giunta alla finale eliminando due tra le avversarie più forti. Nei quarti ha sconfitto Chiara Brizzolari per 2 up e in semifinale Marianna Causin (2/1), forse la più accreditata pretendente al titolo. In una finale che si preannuncia molto equilibrata avrà di fronte Giulia Molinaro, che ha battuto con autorità Alessia Knight (3/2) e Ludovica Carulli (3/1). Quest´ultima aveva sconfitto in precedenza Marta Cagnacci (3/2). Da ricordare la bella gara di Laura Sedda che, prima di cedere alla Causin (4/2), aveva estromesso Alessandra De Luigi (1 up). Gli Azzurri Per I Campionati Europei Juniores A Squadre - E´ stata definita la formazione della squadra azzurra che disputerà i prossimi Campionati Europei Juniores a Squadre, in programma dal 3 al 7 luglio al Western Gailes Golf Club in Scozia. Il sestetto è composto da Federico Colombo, Marco Guerisoli, Nunzio Lombardi, Leonardo Motta, Benedetto Pastore e Andrea Pavan. Capitano non giocatore Andrea Perrino, allenatore Alberto Binaghi, preparatore atletico Mauro Bertoni. .  
   
   
VELA/ELBA: GIOVANI VELISTI ELBANI IN REGATA SOTTO IL PONTE VECCHIO A FIRENZE  
 
 Marciana Marina, 13 giugno 2007 – Anche quest’anno i giovani velisti elbani non hanno mancato l’appuntamento fiorentino con il Trofeo Orsa Maggiore-trofeo Piercarlo Ruffilli, regate sotto il Ponte Vecchio. La manifestazione come sempre organizzata dal Comitato Circoli Velici Elbani in collaborazione con il Coni Provinciale e la Società Canottieri Firenze si è disputata con un discreto vento che ha permesso perciò di portare a termine due prove per i giovani timonieri della classe Optimist suddivisi in due categorie Juniores e Cadetti. Migliore Juniores è stata Susanna Albanesi del Centro Velico Elbano seguita da Tommaso Marocchini del Circolo della Vela Marciana Marina e da Benedetta Arrighi (Cve). Miglior Cadetto è risultato Lorenzo Lovista del Centro velico Piombinese. Nella giornata di domenica 10 giugno la flotta si è tra ferita al lago di Bilancino per il Raduno Cadetti Prima Vela, prova valida anche quale Selezione Zonale della classe. Il Circolo Nautico Mugello ha organizzato perfettamente le due prove disputate con vento di maestrale: lo stesso sodalizio velico si è anche aggiudicato la vela estratta a sorte fra i club partecipanti e messo in palio dal Ccve. Nella categoria Cadetti (i più giovani velisti) il primo posto è stato conquistato dalla brava olandesina Mary de Cannart portacolori del Circolo Nautico Mugello. In gara in questa categoria anche gli elbani Benedetta Arrighi (Cve) e Paolo Marimon. Nella categoria Juniores di uovo ha primeggiato la riese Susanna Albanesi che ha preceduto in classifica rispettivamente Tommaso Marzocchini (Cvmm), secondo, e Federico Ricci. In gara anche un altro velista del Cvmm, Sandro Mazzei. Grande attività intanto per la vela dell’isola d’Elba con le manifefestazioni in programma da domani fino alla fine della prossima settimana. Infatti domani prende il via Marelba che vedrà in scena sabato gli Optimist nella Darsena di Portoferraio, le tavole a vela della Formula Winsurf a Chiessi (anche domenica) e domenica a Rio Marina i Laser nella Regata Zonale. L’organizzazione delle regate veliche nell’ambito di Marelba è curata dal Comitato Circoli Velici Elbani. A fine settimana sarà la volta dell’inizio della decima edizione dell’Elba Mare Marathon 60 miglia, manifestazione riservata ai kayak di mare (sport presente anche a Marelba) organizzata dal Cvmm. La prossima settimana tornerà invece a Marciana Marina la grande vela d’altura con l’Italian Golden Trophy Irc. = .  
   
   
VELA: IL TEAM DI MAN PARTECIPA AL CAMPIONATO EUROPEO IMS DI CHERSO/ CRES (CROAZIA)  
 
Cherso/cres (Croazia), 13 giugno 2007 - A poco meno di un mese dal successo ottenuto ad Albarella nel Campionato Nazionale Ims dell’Adriatico, il team del Gran Soleil 42 Man guidato dall’armatore forlivese Fausto Farneti è pronto a tornare in mare a Cherso/cres, Croazia in occasione del Campionato Europeo Ims. Saranno una settantina le imbarcazioni partecipanti alla manifestazione che si disputerà dal 16 al 23 giugno e che daranno vita a una serie di agguerritissime regate valide per l’assegnazione del titolo continentale: Man si presenterà sulla linea di partenza forte del risultato ottenuto Albarella in cui si è brillantemente selezionato per la partecipazione al Campionato Italiano Assoluto d’Altura (Pescara, 26 agosto-1 settembre 2007) vincendo la classifica del Gruppo A regata e aggiudicandosi il prestigioso Trofeo Isuzu. Confermato l’equipaggio dell’imbarcazione dell‘armatore romagnolo Fausto Farneti, velista che sullo stesso campo di regata nel 2004 con Fabrizio Pasini vinse il Campionato Mondiale Ims 600. Il timoniere sarà ancora una volta il chioggiotto Enrico Zennaro, mentre nel ruolo di tattico sarà imbarcato il genovese Pietro D’alì, velista di fama internazionale attualmente impegnato con un programma di timoniere in solitario e che ha al suo attivo esperienze in regate come l’America’s Cup (randista di Luna Rossa nel 2000), le Olimpiadi (classe Star, Sydney 2000), giro del mondo. Nell’equipaggio si annoverano altri velisti con esperienza a livello internazionale come i veneziani Salvatore Eulisse alla randa, il navigatore Francesco Rigon, Giovanni Boem all’albero; il prodiere sanremese Francesco Di Caprio; il padovano Valter peruzzo alle drizze; i tailer Francesco Ivaldi ravennate, Leonardo Chiarugi livornese e Fabrizio Pasini forlivese. L’appuntamento è fissato per il 16 giugno quando si aprirà il programma del Campionato Europeo Ims con la prima giornata dedicata al perfezionamento delle iscrizioni e i controlli di stazza, programma che continuerà anche il giorno seguente, 17 giugno. Il 18 giugno il programma prevede regate su percorso a bastone, mentre il 19 giugno partirà la regata d’altura che si concluderà il giorno seguente 20 giugno. Nei giorni a seguire 21-22-e 23 giugno la manifestazione continuerà con altre regate su percorso a bastone: è previsto un totale di 9 prove disputate (la regata d’altura avrà valore doppio), con 7 prove su percorso a bastone completate la classifica verrà stilata con lo scarto del peggior risultato. .