Pubblicità | ARCHIVIO | FRASI IMPORTANTI | PICCOLO VOCABOLARIO
 







MARKETPRESS
  Notiziario
  Archivio
  Archivio Storico
  Visite a Marketpress
  Frasi importanti
  Piccolo vocabolario
  Programmi sul web




 


LUNEDI

PAGINA 1 PAGINA 2 PAGINA 3 PAGINA 4 PAGINA 5 PAGINA 6 WEB E DIRITTO PER LE NUOVE TECNOLOGIE
Notiziario Marketpress di Lunedì 28 Settembre 2009
PUGLIA, CAPONE: CHIEDIAMO IL FEDERALISMO ENERGETICO  
 
Bari, 28 settembre 2009 - Partiranno a breve i tavoli tecnici per l’ammodernamento della rete elettrica della Puglia. Colli di bottiglia e perdite di rete sono gli ostacoli che la Regione e Terna intendono superare per favorire lo sviluppo delle fonti rinnovabili, rendere il sistema elettrico più efficiente e abbattere le emissioni di Co2 in atmosfera, tutte operazioni che precedono il raggiungimento di un altro obiettivo, prioritario nell’agenda politica del governo regionale: abbassare il costo delle bollette dei cittadini della Puglia. Per affrontare e risolvere questi problemi la Vice Presidente e Assessore allo Sviluppo economico Loredana Capone ha incontrato, il 25 settembre, i tecnici di Terna Spa, che è la società responsabile della trasmissione dell’energia sull’intero territorio nazionale. La Puglia, definita dalla stessa Terna “polmone” elettrico d’Italia, con i suoi 37 miliardi di chilowattora (kWh) di energia prodotta, e un surplus rispetto ai propri consumi dell’86%, pari ad oltre 17, 1 miliardi di kWh, soffre di un deficit strutturale rappresentato dalle cosiddette congestioni di rete, cioè dai “colli di bottiglia” che rallentano il trasporto di energia dalla Puglia alle altre regioni e costituiscono un ostacolo per lo sviluppo di nuova capacità di generazione in particolare da fonti rinnovabili. Se alcuni interventi di sviluppo della rete per la raccolta di energie pulite sono stati programmati da Terna o sono già in fase di realizzazione, resta il problema generale della rete: questa, ormai inadeguata, registra perdite enormi di energia. Secondo la stessa Terna ammodernarla significherebbe per la Puglia una riduzione delle perdite per 225 milioni di chilowattora, in pratica una quantità di energia pari al consumo di 75mila famiglie, il che comporterebbe l’abbattimento delle emissioni di anidride carbonica in atmosfera. Per poterlo fare la società ha programmato investimenti in Puglia per più di 370milioni di euro, finalizzati alla realizzazione del raddoppio della dorsale medio adriatica “Foggia-villanova”, del potenziamento dell’elettrodotto “Foggia-benevento”, del nuovo elettrodotto “Foggia-accadia”, dei nuovi raccordi tra le stazioni elettriche di Deliceto e Bisaccia, delle nuove stazioni a Deliceto, Troia e San Severo e di altre ancora nell’area tra Foggia, Benevento e Salerno. Secondo i tecnici di Terna queste opere, oltre a garantire una migliore qualità e continuità del servizio elettrico alle imprese e alle famiglie, ridurrebbero l’impatto ambientale delle infrastrutture di trasmissione perché verrebbe razionalizzata la rete ad alta tensione. “È nostra volontà – ha detto Loredana Capone – attivare al più presto i tavoli tecnici per accelerare la realizzazione di queste opere, diventate ormai necessarie per la Puglia. Ma soprattutto ci preme raggiungere a livello politico l’obiettivo della riduzione dei costi della bolletta. Oggi abbiamo appreso da Terna che l’energia prodotta in più dalla Puglia raggiunge le altre regioni d’Italia per una quota pari a 15,5 miliardi di chilowattora e i paesi esteri, in particolare la Grecia, per una quantità di 1,6 miliardi di kWh. Per queste ragioni chiediamo al Governo nazionale il ‘federalismo energetico’ che garantisca ai pugliesi vantaggi economici sulla bolletta a fronte del carico ambientale subito dal territorio”. .  
   
   
REGIONE: STOP AL NUCLEARE. IL LAZIO IMPUGNA LEGGE DAVANTI A CONSULTA  
 
Roma, 28 settembre 2009 - "Venerdì la Giunta regionale del Lazio varerà una delibera per impugnare davanti alla Consulta la Legge Sviluppo che esautora le Regione di fronte alle decisioni circa l´energia atomica". Ad affermarlo, il 24 settembre, Filiberto Zaratti, assessore all´Ambiente e cooperazione tra i popoli della Regione. "La Legge sviluppo, infatti, prevede - ha aggiunto l´Assessore - che ci sia un´unica opzione: quella dell´assenso alle centrali atomiche; se la Regione decidesse di opporsi, infatti, scatterebbe il meccanismo di sostituzione da parte del Governo andando contro alla volontà dei cittadini che si sono espressi per le rinnovabili. In pratica - ha sottolineato Zaratti - il passaggio che prevede la legge con la conferenza unificata e con le popolazioni è solo una generica enunciazione di principio poiché la scelta è obbligata facendo passare decisioni importanti sulla testa dei cittadini, con una scorciatoia assolutamente impraticabile". Zaratti ha quindi rimarcato l´assenza di validità dell´atto del Governo. "Entrando più nello specifico l´articolo 120 della Costituzione - ha dichiarato Zaratti - individua in maniera tassativa i casi in cui il Governo può esercitare i suoi poteri sostitutivi nei confronti delle regioni e degli enti locali che sono: il mancato rispetto di norme e trattati internazionali, e della normativa comunitaria; il pericolo grave per l´incolumità e la sicurezza pubblica; la tutela dell´unità giuridica, economica e dei livelli essenziali delle prestazioni relative a diritti civili e sociali essenziali, come quelli della sanità. Esclusi i primi due casi - ha fatto notare l´Assessore - che nulla hanno a che fare con l´energia, mi sembra difficile che la localizzazione di una centrale nucleare, in quanto infrastruttura strategica nazionale, possa farsi rientrare così semplicemente nell´ambito della tutela dell´unità economica o dei livelli essenziali dei servizi, dimenticando che il governo del territorio è affidato alla Regione e che l´assenso regionale a qualsiasi localizzazione non è momento eludibile. Tra l´altro il potere sostitutivo - ha ripetuto Zaratti - si esercita in relazione a specifici atti amministrativi e qui proprio non si capisce come e in relazione a quali atti il Governo possa sostituire la Regione e gli enti locali; la forzatura fatta dal Governo in materia di nucleare con questa legge solleva quindi forti dubbi circa la costituzionalità della norma". Zaratti ha contestato anche l´eventuale localizzazione della centrale nucleare da parte del Governo. "E se si scegliesse il sito di Montalto di Castro - ha detto - si andrebbe contro alla nuova vocazione di quel territorio, nell´alto Lazio infatti si stanno realizzando impianti a energia rinnovabili per oltre 200 Mw ". .  
   
   
IPOTESI DI UNA CENTRALE NUCLEARE A MONFALCONE  
 
Trieste, 25 set - Com/mpb - Il consigliere regionale del Pd Giorgio Brandolin, il 25 settembre, è tornato alla carica sulla ipotesi di una centrale nucleare a Monfalcone, dopo che nello scorso mese di febbraio sullo stesso argomento aveva ottenuto risposte elusive da parte dell´assessore competente. "Ho presentato una nuova interrogazione a risposta immediata - afferma in una nota Brandolin - perché dopo le elusive risposte del febbraio scorso alla prima interrogazione su questa scellerata ipotesi, recentemente sono apparse nuove dichiarazioni del Ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola su tempi e modalità di realizzazione delle nuove centrali, che, anticipa, saranno centrali di Iii generazione, sul modello di quella finlandese attualmente in fase di costruzione, da progettare entro il 2013 e avviare entro il 2020. "In un articolo del più importante quotidiano economico italiano - continua l´esponente regionale - il Ministro, prefigura tempi rapidi per fissare i criteri per la localizzazione delle nuove centrali e nella mappa dei siti possibili a corredo dell´articolo compare anche Monfalcone". Brandolin elenca quindi i motivi della preoccupazione. "La centrale termoelettrica di Monfalcone è da quest´anno proprietà del Gruppo A2a, che sta vagliando con i soci francesi nella controllata Edison del ruolo nel nucleare in Italia, avviando studi di fattibilità e lavorando per creare un consorzio di operatori e consumatori sulla base dell´esperienza finlandese. "A2a, apprendiamo oggi, annuncia poi che blocca la metanizzazione della centrale di Monfalcone, necessaria per sostituire gli inquinanti gruppi ad olio, rinviando la realizzazione del gasdotto per portare il metano all´impianto. "E l´area della ex Ineos Films a Monfalcone è stata rilevata dall´azienda Mangiarotti (che ha una controllata denominata "Mangiarotti Nuclear s. P. A. " in grado di produrre componenti speciali per centrali nucleari) che ha raso al suolo i vecchi impianti Ineos per realizzare nuovi impianti per la produzione di grandi componenti per centrali nucleari nell´arco di un anno. "Mi auguro - conclude Brandolin - che stavolta la Giunta regionale risponda in maniera chiara su questa ipotesi e che escluda categoricamente che il Governo nazionale sia deciso a realizzare una centrale nucleare a Monfalcone. Qualsiasi altra risposta porterebbe a pensare che Tondo e la maggioranza regionale di centrodestra siano favorevoli a realizzarla". .  
   
   
QUESTIONE ENEL-BRINDISI LA REGIONE STA LAVORANDO  
 
Bari, 28 settembre 2009 - La vicepresidente e assessore allo Sviluppo Economico, Loredana Capone, ha rilasciato la seguente dichiarazione sulla questione della centrale Enel di Brindisi-cerano. “La Regione – spiega la Capone – ha in corso già da tempo un’intensa e complessa attività di istruttoria tecnica su tutti gli accordi e le convenzioni da firmare con Enel su tutta la questione della produzione di energia nel polo brindisino. I settori regionali stanno portando a termine le istruttorie e la vertenza è sui nostri tavoli”. “Ai primi di Ottobre – continua la Capone – a Bari è stato convocato un incontro ufficiale con l’Ad di Enel, Conti, cui parteciperò con il presidente Vendola e così come è stato concordato, parteciperanno il sindaco di Brindisi e il presidente della Provincia. Al centro dell’incontro ci saranno tutte le questioni legate alle convenzioni per gli stabilimenti Enel di Brindisi” .  
   
   
FVG: IN SERBIA, OPPORTUNITÀ DA ENERGIA  
 
Trieste, 25 settembre 2009 - Molte aziende del Friuli Venezia Giulia hanno preso parte al forum "Opportunità di investimento in Serbia" svoltosi il 24 settembre a Belgrado, dove la delegazione italiana era guidata dal viceministro alle Attività produttive, Adolfo Urso, e dall´assessore regionale alle Relazioni internazionali, Federica Seganti. "Le nostre imprese erano in netta maggioranza rispetto a quelle delle altre regioni italiane - riferisce Seganti - e non a caso Urso ci ha riconosciuto un ruolo operativo importante nell´ambito dei rapporti tra Roma e Belgrado". A seguito dell´accordo di Information Technology sottoscritto dal governatore Renzo Tondo lo scorso maggio a Trieste con il ministero del Lavoro serbo, ha spiegato l´assessore durante il suo intervento, il Friuli Venezia Giulia contribuisce in maniera concreta a sviluppare gli standard di governance europei in Serbia, utilizzando a questo scopo anche la propria società informatica, Insiel, che oggi era rappresentata a Belgrado dal presidente Valter Santarossa. Nel corso di un incontro con il ministro dell´Economia e dello Sviluppo regionale serbo, Mladjan Dinkic, Urso e Seganti hanno affrontato nel dettaglio soprattutto le questioni riguardanti l´energia. In particolare, si è parlato del possibile tracciato del gasdotto dal Mar Nero a Trieste, "nella consapevolezza - ha affermato Seganti - che i costi dell´energia incideranno sempre più sullo sviluppo economico e sociale dei rispettivi territori. Ecco perché - ha sottolineato - è sempre più auspicabile perseguire, dove e quando possibile, una maggiore autonomia di approvvigionamento". A questo proposito, Urso ha ipotizzato per il Nordest d´Italia un futuro da piattaforma logistica dedicata alle energie alternative. A margine del forum promosso dall´Istituto nazionale per il Commercio estero (Ice), è stata anche anticipata la volontà di aprire a Belgrado un centro commerciale completamente dedicato al "made in Italy" e con ampi spazi riservati al Friuli Venezia Giulia. .  
   
   
20 FAMIGLIE E OLTRE 60 KWP DI POTENZA, DECOLLA IL GAS SOLARE TARGATO FENICE OLTRE AL RISPARMIO DELL´ACQUISTO COLLETTIVO, LA FONDAZIONE PROPONE UN CORREDO DI STRUMENTI FINANZIARI A SOSTEGNO DELLA SPESA “VERDE”. A BENEFICIO DELL´ECONOMIA LOCALE  
 
Padova, 28 settembre 2009 – C´è tempo fino al 30 settembre per aderire alla prima tornata di “shopping” collettivo di impianti fotovoltaici promosso da Fondazione Fenice, cui hanno ad oggi aderito più 20 famiglie che produrranno complessivamente oltre 60 kWp di potenza. Lanciata lo scorso giugno, l´iniziativa proposta a tutta la cittadinanza con la collaborazione tecnica di due aziende del settore Elettroecology Srl e di Luxproject Srl, è decollata durante l´estate. E non solo perché “comprare insieme costa meno”, ma anche perché la Fondazione, impegnata nella sperimentazione e nella didattica di sistemi ecocompatibili, ha saputo mettere a disposizione una serie di strumenti finanziari in grado di sostenere l´investimento delle famiglie grazie a Bancaetica e Cassa di Risparmio del Veneto. A iniziare dal Conto Energetico di Banca Etica, uno strumento innovativo che consente ai soci di Banca Etica di ripianare il credito direttamente in conto corrente nel corso di 20 anni anche attraverso il Contoenergia, oppure il Mutuo Fotovolatico 100 a tasso variabile fino a 10 anni e senza necessità di garanzie reali. Cassa di Risparmio del Veneto (Gruppo Intesa Sanpaolo) mette invece a disposizione un Prestito Ecologico, a tasso fisso e spese agevolate, fino a 12 anni per aiutare le famiglie ad investire in energia pulita e utilizzare le fonti rinnovabili. Ricordando che, in ambedue i casi, il Contoenergia garantisce la copertura del finanziamento fino ad un massimo di 75. 000, almeno fino a fine anno. Ultimo, ma non meno importante in tempi di crisi, l´iniziativa targata Fenice innesca un circolo virtuoso rispetto al tessuto economico locale scegliendo di investire in una filiera di produzione made in Italy. I pannelli acquistati infatti non sono prodotti d´importazione ma portano il marchio della padovana Xgroup, che ha creato in due anni un centinaio di posti di lavoro e ne promette altrettanti nel 2010. E oltre a quella economica abbiamo anche una ricaduta “solidale”, dal momento che Fondazione Fenice, nata dalla sinergia tra Zip e Scout Cngei, estenderà l´offerta a 7500 famiglie scout che avranno la possibilità supportare, con 50€ extra al kWp, la costruzione di una casa scout in legno nell´area del parco delle Energie Rinnovabili a Terranegra. Per tutti c´è comunque la possibilità di aderire all´acquisto collettivo entro il 30 settembre, oppure di prenotarsi per la prossima “spesa energetica” targata Fenice. Per informazioni e adesioni: gasenergia@fondazionefenice. It, tel. 348/4748375. .  
   
   
FVG: APPROVATE PROCEDURE PER CERTIFICAZIONE VEA EDIFICI  
 
Udine, 28 settembre 2009 - La Giunta regionale del Friuli Vene3zia Giulia ha approvato il 24 settembre - su proposta dell´assessore regionale all´Ambiente ed ai Lavori pubblici, Elio De Anna -, il regolamento che disciplina la procedura di emissione della certificazione Vea di sostenibilità energetico-ambientale degli edifici. La certificazione, che avrà una durata massima di 10 anni, sostituirà gli attestati di qualificazione e di certificazione energetica degli edifici (previsti dal decreto legislativo 192/2005): dall´1 gennaio 2010 per gli edifici pubblici e dall´1 giugno 2010 per gli altri edifici. Il soggetto pubblico e privato proprietario dell´edificio dovrà, contestualmente alla richiesta di permesso di costruzione o alla denuncia di inizio attività, depositare presso il Comune le schede di valutazione del Protocollo Vea e la scheda tecnica, compilate da un soggetto abilitato a tale certificazione. Il Comune e la Regione definiranno poi, ove presenti, le agevolazioni e/o contributi da erogare. I dati della certificazione Vea verranno inseriti nel catasto energetico-ambientale che sarà consultabile sul sito web della Regione. .  
   
   
PIANO CASA. LA GIUNTA MILANESE TUTELA UNDICI AREE DELLA CITTÀ  
 
Milano, 28 settembre 2009 - Undici aree cittadine saranno escluse dagli effetti del piano casa nazionale, cioè dalle legge speciale emanata dal Governo per rilanciare il settore dell’edilizia, ed escluse, quindi, dalla legge regionale attuativa approvata in luglio. Lo ha stabilito il 25 settembre la Giunta su proposta dell’assessore allo Sviluppo del territorio Carlo Masseroli, con una delibera nella quale vengono indicate le zone dove non sarà possibile applicare le agevolazioni previste dal piano casa. Le aree sono il quartiere Cimiano, il Villaggio dei giornalisti, l’area Porpora, il quartiere Pisacane, il quartiere Aspari, la zona Del Sarto, il quartiere Lincoln, il Borgo Pirelli e i quartieri Postelegrafonica, Qt8 e Washington. In queste undici aree saranno ammesse solo opere di recupero edilizio. “Con la decisione che abbiamo preso oggi – ha detto Masseroli – tuteliamo aree omogenee da proteggere. Al loro interno saranno impedite demolizioni e ampliamenti, per evitare che gli ambiti storici e paesaggistici più importanti di Milano possano essere snaturati. Queste undici aree si aggiungono a quelle comprese nella cerchia dei Bastioni già vincolate. Una decisione importante che si aggiunge alla ‘tutela’ – ha concluso Masseroli – dei quartieri di edilizia popolare dove sarà possibile aumentare le cubature solo in caso di demolizione e ricostruzione perché si tratta di aree che già soffrono dal punto di vista sociale e urbanistico”. La delibera ora passerà all’esame del Consiglio comunale che dovrà approvarla entro il 15 ottobre. .  
   
   
LA REGIONE VENETO DEFINISCE I CRITERI APPLICATIVI DEL PIANO CASA. EMANATA LA CIRCOLARE ESPLICATIVA  
 
Venezia, 28 settembre 2009 - Emanata dal Presidente della Giunta regionale la circolare esplicativa della Legge regionale n 14/2009 a sostegno del settore edilizio, impropriamente definita “Piano Casa”. Obiettivo della Circolare è fare chiarezza sull’interpretazione della normativa fornendo quegli strumenti utili sulla sua applicazione. Nel ribadire che la legge ha carattere straordinario, con durata limitata a due anni a partire dalla sua entrata in vigore e che prevale sulle previsioni dei regolamenti comunali e degli strumenti urbanistici e territoriali comunali, provinciali e regionali, la circolare definisce alcun termini e concetti contenuti nella normativa. Innanzitutto si ribadisce che la legge è immediatamente applicabile solo alla “prima casa”, per quanto riguarda tutti gli altri edifici si devono attendere le delibere applicative dei Comuni, che hanno tempo fino al 30 ottobre per decidere. Per quanto riguarda la prima casa la circolare la definisce “edilizia di necessità”, richiamandosi ad una fattispecie già presente nella legislazione statale sia relativa alla materia edilizia, sia alla materia fiscale, consentendo in sede di immediata applicazione gli interventi in favore del proprietario o avente titolo che intendano procedere all’ampliamento della prima casa di abitazione e riducendo l’onerosità di tale interventi”. Per edilizia esistente si intendono tutti quegli edifici caratterizzati perlomeno dalla presenza delle strutture portanti e dalla copertura, oppure quegli edifici che siano già stati demoliti o siano in corso di demolizione sulla base di un regolare titolo abilitativo, purché alla data di entrata in vigore della legge non siano già stati ricostruiti. Inoltre si considera “esistente” l’edificio non ancora realizzato, ma il cui progetto o richiesta di titolo abitativo siano stati presentati al Comune di competenza entro il 31 marzo 2009. Sono esclusi dal provvedimento tutti gli edifici anche parzialmente abusivi da demolire, così come quegli edifici esistenti in zone franose, a rischio idrogeologico o con instabilità geologica, oltre a quelli dei centri storici o vincolati. La circolare precisa anche che i benefici volumetrici del “Piano Casa” sono cumulabili a quelli del Piano Regolatore. “Con questa circolare – sottolinea l’Assessore all’Urbanistica e Politiche per il Territorio della Regione, Renzo Marangon – termina la parte amministrativa della legge 14, per cui ora non ci sono più alibi per quelle amministrazioni comunali che ancora non hanno adottato il cosiddetto Piano casa. Ci sono tutte le condizioni per decidere, per cui la non adozione sarà solo una scelta politica e non tecnica. Ribadisco – ha proseguito –per l’ennesima volta che quella della Regione non è una legge urbanistica, né una legge edilizia, ma solo una legge straordinaria per affrontare una crisi economica straordinaria e favorire l’economia venata. Tant’è che per rendere più rapida la sua applicazione abbiamo inserito norme semplici e chiare e ora fornito, semmai ce ne fosse bisogno, anche le relative indicazioni esplicative. I Comuni non sono stati scavalcati nella loro autonomia decisoria, anzi sono invitati ad essere protagonisti, i centri storici così come gli edifici di pregio mantengono tutte le tutele previste, per cui no a rimpalli di competenze che frenano opportunità e prospettive economiche e invito i Consigli comunali a non attendere la data del 30 ottobre per deliberare”. .  
   
   
URBANISTICA IN UMBRIA: G.R. PREADOTTA DDL PER PROMUOVERE QUALITÀ NELLA PROGETTAZIONE ARCHITETTONICA  
 
Perugia, 28 settembre 2009 - Promuovere un’architettura di qualità e un’estetica delle costruzioni, nuove o da ristrutturare, inserite in modo armonico nel paesaggio e che incidano positivamente sulla vita dei cittadini e sui servizi offerti agli utenti, anche confrontando idee e soluzioni progettuali diverse: sono queste alcune finalità del disegno di legge (“Disciplina della promozione della qualità nella progettazione architettonica”), che coinvolge amministrazioni pubbliche, privati e giovani progettisti e che la Giunta Regionale ha preadottato su proposta dell’assessore ai Centri storici e alla Riqualificazione urbana, Silvano Rometti. “L’umbria ha un patrimonio storico, paesaggistico e culturale come poche altre regioni in Italia. Modificarne il territorio, in zone urbane o rurali, è operazione delicata e complessa. Oggi – commenta Rometti - è importante soddisfare nuove esigenze ‘di luoghi da vivere’, ma è anche fondamentale che questi siano di qualità. La proposta della Giunta, attraverso questo disegno di legge, costituisce un utile strumento per allineare la progettazione regionale agli standard qualitativi europei, a sensibilizzare progettisti e utenti nel difendere valori storici, artistici e ambientali ed aprire il mercato della progettazione anche a giovani professionisti. Un’architettura di qualità è in grado di migliorare il quadro di vita e il rapporto del cittadino con il suo ambiente – conclude Rometti – e può contribuire alla coesione sociale e alla promozione del turismo culturale, al rafforzamento di attività economiche esistenti e alla nascita di nuove realtà imprenditoriali”. I contenuti della legge sono articolati in tre Titoli e in un allegato che riporta le macro-categorie di opere da assoggettare al concorso di progettazione. Più in particolare, il primo Titolo (“Principi e disposizioni generali”) spiega le finalità della normativa e le possibili forme concorsuali e di promozione della progettazione di qualità. Tra queste, il concorso di progettazione e concorso di idee promossi dall’Amministrazione pubblica, il concorso a tema di iniziativa della Regione, un concorso di progettazione bandito da altri soggetti di diritto pubblico o privato e da privati, un premio di architettura e disegno urbano, una borsa di studio di ricerca e sperimentazione e, infine, un attestato di bene culturale attribuito alle architetture contemporanee di qualità. Il secondo Titolo (“Procedure concorsuali”), disciplina invece le quattro fattispecie concorsuali previste, introducendo anche la possibilità per i comuni di ridurre gli oneri per le urbanizzazioni secondarie e per il costo di costruzione per opere realizzate attraverso il concorso di progettazione. Con il terzo Titolo, infine (“Promozione dell’architettura di qualità”), si passa dalla previsione di un premio per architetture di particolare qualità e già ultimate in territorio regionale all’istituzione di borse di studio per giovani laureati delle università umbre, da un rapporto annuale di promozione della qualità nella progettazione architettonica, urbanistica e paesaggistica fino all’attestazione di bene culturale per le architetture contemporanee di qualità. .  
   
   
NELLA BIOEDILIZIA TREVISO SI CONFERMA LA PROVINCIA PIU’ PRODUTTIVA. NEL VENETO IL DISTRETTO CONTA 450 AZIENDE CON 6.400 DIPENDENTI  
 
Possagno, 28 settembre 2009 - La Bioedilizia è un nuovo modo di porsi nei confronti del costruire, basato sullo sviluppo di una coscienza consapevole e attenta a un uso sostenibile ed equilibrato dei materiali e delle risorse, che si pone come obbiettivo il miglioramento della qualità della vita dei cittadini. Coniugare le coordinate della biocompatibilità e della eco-sostenibilità vuol dire soprattutto contenere l’inquinamento indoor, ridurre i campi elettromagnetici artificiali, eliminare la presenza del gas radon. Del futuro del distretto Veneto della bioedilizia si è discusso il 25 settembre all’ Istituto Cavanis di Possagno, Treviso. “Nel Veneto – ha detto l’Assessore all’ Economia, Vendemiano Sartor, introducendo il dibattito – esiste un importante mercato potenziale legato alla qualità ambientale e alla bioedilizia. Le aziende della filiera edilizia devono però affrontare le sfide future in maniera più professionale e attrezzata. Bisogna cioè che promuovano una immagine coordinata creando una rete di alta formazione e riconoscendo che la qualità dei prodotti deve essere di eccellenza. ” Nel panorama Veneto, la Provincia di Treviso è la più produttiva nel comparto dell’ edilizia e della bioedilizia: un comune su due produce ogni anno una variante al piano regolatore e i materiali ecosostenibili sono protagonisti del settore residenziale privato. A Treviso, dove il distretto della bioedilizia è nato ed ha sede, le imprese della bioedilizia sono il 20%del totale del comparto con una percentuale superiore persino alla media nazionale. Il distretto della bioedilizia conta attualmente 450 aziende con 6. 400 addetti. Per l’assessore Sartor, il distretto deve guardare ai mercati nazionali e ai mercati europei superando i confini veneti. .  
   
   
VENETO: LA CULTURA E LA STORIA DEL TERRITORIO SONO I VALORI DI PROMOZIONE DEL DISTRETTO DEL MOBILE  
 
Cerea, 28 settembre 2009 - Il distretto del mobile si snoda tra le province di Verona, di Padova e di Rovigo. Per la provincia di Verona il cuore del distretto è rappresentato dai comuni di Cerea e di Bovolone. Casale di Scodosia è invece il centro padovano in cui si riscontra la più alta concentrazione di aziende del mobile. La grande abilità manuale è da sempre la principale forza del distretto. La recettività mostrata dai mercati italiani ed esteri ha trainato la formazione di numerose piccole aziende specializzate. Le imprese gestite dai giovani stanno inoltre dimostrando una elevata propensione all’innovazione tecnologica. Del distretto del mobile e del suo futuro ha parlato il 25 settembre pomeriggio nel centro congressi di Cerea, Verona, l’assessore all’Economia, Vendemiano Sartor. “Molte sono le iniziative – ha spiegato l’assessore – portate avanti con successo con distretto del mobile: l’osservatorio regionale, il portale veneto, il marchio territoriale, la scuola di ebanisteria, unica nel Veneto. ” Per l’assessore, la preoccupazione attuale è che il distretto non resti aggregato così com’è. Gli obiettivi da raggiungere sono l’internalizzazione, l’alta formazione, l’e-commerce. “Un approccio innovativo – ha concluso l’assessore Sartor – richiede maggiori integrazioni e maggiori sinergie: si deve guardare al futuro con fiducia perché la ripresa economica è vicina. ” .  
   
   
COMMERCIO - CRESCONO IN EMILIA-ROMAGNA TUTTE LE TIPOLOGIE DISTRIBUTIVE: I DATI PRESENTATI A RIMINI.  
 
Bologna, 28 settembre 2009 - Oltre 71mila negozi, un numero di punti vendita per 1. 000 abitanti superiore a Lombardia e Veneto, e una “dotazione” di supermercati più elevata rispetto alla media nazionale. E’, in estrema sintesi, il quadro dell’Emilia-romagna dove, accanto a “super” e “iper”, la Regione s’è impegnata con una serie di stanziamenti per mantenere e qualificare la distribuzione commerciale tradizionale. I dati sono stati presentati il 25 settembre al Gran Hotel di Rimini, in occasione di “Costruiamo la rete degli Osservatori regionali del commercio”, iniziativa organizzata dall’assessorato al Turismo e Commercio della Regione Emilia-romagna in collaborazione con il Coordinamento delle Regioni in materia di commercio. “Il convegno di oggi è l’occasione per gettare le basi per la costruzione di una rete di Osservatori regionali quali strumenti di comparazione dell’evoluzione della rete distributiva e di misurazione dell’efficacia delle politiche pubbliche nel commercio – ha detto l’assessore al Commercio della Regione Emilia-romagna, Guido Pasi – . Le banche dati costituiscono infatti un patrimonio conoscitivo utile nel momento di valutazione delle politiche di urbanistica commerciale e di definizione delle scelte di sviluppo della rete”. L´attività dell’Osservatorio regionale del commercio dell’Emilia-romagna, attraverso indagini quantitative svolte annualmente e analisi qualitative che si concentrano ogni anno su vari aspetti, “consente – ha aggiunto Pasi – di avere un quadro aggiornato della consistenza e della qualità della rete distributiva nelle sue differenti articolazioni. I risultati – ha concluso l’assessore – ci consentono di esprimere un giudizio positivo sul lavoro svolto e l´auspicio che, nel prossimo futuro, la nostra esperienza possa contribuire alla costituzione di una vera e propria rete di Osservatori”. I dati Negli ultimi anni in Emilia-romagna tutte le tipologie distributive sono cresciute, consentendo il mantenimento di una situazione di sostanziale equilibrio fra i differenti format di vendita e registrando al tempo stesso un evidente processo di ammodernamento del settore. Nel complesso, gli esercizi di vendita al dettaglio sono aumentati di circa 900 unità (+1,3%), superando quota 71 mila e riprendendo l’andamento di crescita che si era interrotto nel 2006. Il saldo positivo interessa sia il settore alimentare, dove i punti vendita sono 17. 396, che quello non alimentare (53. 777). In Emilia-romagna la capillarità della rete, ovvero il numero di punti vendita per 1. 000 abitanti, è esattamente uguale alla media nazionale (16,65 per 1. 000) e nettamente più elevata di quella che fanno registrare due regioni vicine, come il Veneto (14,75) e la Lombardia (13), mentre il dato è pressoché analogo a quello del Piemonte (16,35). L’emilia-romagna propone quindi ai propri consumatori una presenza più diffusa della distribuzione rispetto ad altre regioni del nord, segno evidente che lo sviluppo avvenuto non ha condotto allo stesso livello di concentrazione che si registra invece in Veneto e Lombardia. Un altro indicatore analizzato dall’Osservatorio regionale è la densità della rete moderna, misurata in metri quadrati per 1000 abitanti. La dotazione di supermercati in Emilia-romagna (147,04 mq/1. 000 abitanti) è più elevata della media nazionale (129,94). Il dato regionale è invece nettamente inferiore a quello del Veneto (212,17), mentre è molto simile alla cifra della Lombardia (149,81) e superiore a quella del Piemonte (139,42). Per quanto riguarda la tipologia dell’ipermercato si rafforza la distanza tra l’Emilia-romagna (60,87 mq/1. 000 abitanti) e le altre regioni del nord, compreso in questo caso il Piemonte (il dato emiliano-romagnolo è inferiore del 38% a quello piemontese) e soprattutto la Lombardia (con un differenziale del 45%), mentre i dati sono prossimi a quelli del Veneto (64,93); la dotazione di metri quadrati per 1. 000 abitanti in Emilia-romagna è superiore al dato medio nazionale (53,41), ma la tipologia dell’ipermercato appare meno sviluppata e presente di quanto è avvenuto nelle principali regioni del nord. Il processo di ammodernamento della rete ha registrato inoltre l´affermarsi di nuove tipologie di aggregazioni commerciali: factory outlet (a Fidenza - Castel Guelfo), parchi commerciali o aree commerciali integrate (Meraville a Bologna, area commerciale di Savignano e altri), aggregazioni di medie strutture “diffuse” in molti Comuni. Facendo un confronto “internazionale”, la capillarità dei supermercati (numero di supermercati per milione di abitanti) in Emilia-romagna (167,2) risulta essere più elevata rispetto alla Francia (89,39) e alla Germania (99,37) per quanto concerne i supermercati “puri”, mentre il dato cambia notevolmente se si considerano anche gli hard discount. Nel caso della Francia (89,39 + 68,62 Hd) le distanze dall’Emilia-romagna si riducono, mentre nel caso della Germania (99,37 + 180,08 Hd) la dotazione è sensibilmente più elevata. La Spagna, secondo i dati Mintel, appare molto più ricca di supermercati rispetto all’Emilia-romagna, e l’aggiunta degli hard discount non fa che aumentare il differenziale (274,9 + 77,89 Hd). Netta superiorità invece del dato francese e tedesco quanto a capillarità degli ipermercati; la dotazione della Francia (24,8 iper per milione di abitanti) è più di due volte quella dell’Emilia-romagna (10,52) e il triplo del dato medio nazionale (8,72). Più prossimo al dato regionale appare invece la consistenza della Spagna (7,89). La rete degli esercizi di vicinato Non solo “super” e “iper”. In Emilia-romagna La distribuzione commerciale tradizionale, particolarmente diffusa nei centri storici ma anche nei centri minori, ha vissuto e sta vivendo un processo di qualificazione importante. I progetti di valorizzazione commerciale, così come i Piani di intervento locali per la promozione e la qualificazione dei cosiddetti “centri commerciali naturali”, individuati da un’apposita legge regionale quali strumenti di intervento, a disposizione degli enti locali e di soggetti privati per un’adeguata qualificazione delle imprese minori, hanno avuto una diffusione rilevante. Notevole è stato l´impegno finanziario della Regione per promuoverli: nel periodo 2005-2009, sono stati stanziati oltre 87 milioni di euro di contributi. .  
   
   
LAVORO, PENOX, ASSESSORE VESCO A MINISTRO SACCONI: "SUBITO DECRETO PER PERCEPIRE INDENNITÀ DI DISOCCUPAZIONE"  
 
 Genova, 28 Settembre 2009 - Una lettera indirizzata al Ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi per sollecitare il decreto che consentirà ai lavoratori della Penox Italia Srl, che dallo scorso giugno sono stati collocati in cassa integrazione straordinaria, di accedere all´indennità prevista. E´ stata inviata dall´assessore regionale al Lavoro, Enrico Vesco a seguito della chiusura a cui è stata costretta per la crisi, l´azienda spezzina, specializzata nella produzione di ossido di piombo per ceramiche, batterie auto e plastica. "Credo sia fondamentale - ha scritto Vesco - sbloccare questa seppur minima indennità che consentirebbe di sopravvivere ai lavoratori che da giugno non percepiscono più alcuna retribuzione, vista la situazione fallimentare dell´azienda e quindi l´impossibilità che sia lei ad anticipare la cassa integrazione". "Confermo inoltre - ha aggiunto l´assessore regionale al Lavoro - che i lavoratori della Penox potranno beneficiare del fondo di garanzia istituito presso Filse, in base alla legge regionale 30 del 2008. Tale fondo garantisce ai lavoratori l´anticipo dell´indennità mensile che verrà erogata dall´Inps e che potrà essere immediatamente richiesta al proprio istituto di credito". .  
   
   
IN SARDEGNA ASSESSORE FARRIS, INCONTRO CON GLI AMMINISTRATORI DELLA SOCIETÀ INEOS  
 
Cagliari, 28 Settembre 2009 - L’assessore regionale dell’Industria Andreina Farris ha incontrato, il 28 settembre a Cagliari, gli amministratori della società Ineos Alberto Spera, Stefano Bazzano e il Site-manager Francesco Picari. La riunione è stata anche l’occasione per presentare, all’esponente dell’Esecutivo, il nuovo Amministratore Delegato della Ineos Films Italia, Stefano Bazzano, che si occuperà dei soli siti di Assemini e di Castiglione Olona (Varese). I rappresentanti della società hanno confermato, nel corso del vertice, che le trattative con i potenziali acquirenti procedono positivamente ed è previsto, per pomeriggio del 25 settembre, un incontro con le organizzazioni sindacali. L´assessore dell’Industria, Andreina Farris, a conclusione della riunione, ha chiesto ai responsabili della Ineos, nell’interesse dei lavoratori, "di condurre le trattative in maniera tale da raggiungere l’obiettivo facendo, se del caso, anche un mezzo passo indietro per assicurare la ripresa dell’attività produttiva e il mantenimento dei posti di lavoro. " .