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VENERDI

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Notiziario Marketpress di Venerdì 22 Gennaio 2010
MILANO: PREMIO EUROPEO DI FOTOGRAFIA RICCARDO PEZZA  
 
Il Premio Europeo di Fotografia Riccardo Pezza, giunto quest’anno alla sua quindicesima edizione, è stato istituito nel 1995 in memoria di Riccardo Pezza, giovane fotografo che compì i propri studi presso il Cfp Bauer. Il concorso è rivolto a giovani che abbiano condotto studi di fotografia dopo il diploma, e intende sottolineare l’importanza di una formazione di livello alto ai fini della costruzione di una figura di fotografo adeguata alla complessità della cultura contemporanea. La manifestazione ha acquistato negli anni sempre maggiore rilevanza in ambito nazionale per la sua capacità di offrire uno sguardo critico sul panorama più interessante e vivo della giovane fotografia contemporanea. Consapevoli della sempre più massiccia integrazione culturale e mobilità delle giovani generazioni, gli organizzatori del premio hanno ritenuto di irrinunciabile interesse allargare i confini del premio all’ambito europeo. Il proposito è di ampliare sempre più il panorama della fotografia contemporanea: il concetto di luogo infatti, oggetto di moltissime ricerche, ha modificato a dismisura i suoi confini, non solo geografici, ma anche concettuali ed esistenziali. Uno sguardo europeo è allora certamente più capace di abbracciare la complessità crescente del tema proposto dal premio, il racconto di un luogo, in quanto frutto di un patrimonio condiviso che si nutre di molteplici ricchezze e diversità culturali. Molti dei giovani che hanno vinto le passate edizioni del Premio Riccardo Pezza, così come molti dei selezionati che vengono ogni anno presentati nella mostra, hanno trovato una significativa collocazione nel mondo dell’arte, della comunicazione, della professione. Quest’anno, la mostra registra un livello di qualità ancora più alto delle recenti produzioni rispetto alle edizioni precedenti e mette in luce l’attuale momento di particolare trasformazione della fotografia, nel suo passaggio dall’immagine analogica a quella digitale. Il concetto di “luogo” contenuto nel tema del concorso viene affrontato dagli undici giovani autori in modo molto aperto ed elastico, ed è dunque luogo non solo geografico, ma anche sociologico, antropologico, psicologico. Il Premio è promosso da: Cfp Bauer - Afol, Agenzia per la Formazione, l’Orientamento e il Lavoro della Provincia di Milano, Associazione Culturale Album e Amici di Riccardo Pezza, con il sostegno del Museo di Fotografia Contemporanea di Cinisello Balsamo, della Triennale di Milano, dell’Assessorato alle Attività Economiche, Formazione e Lavoro e dell’Assessorato Cultura, ed Eventi Culturali, Politiche per l’Integrazione della Provincia di Milano. Il 23 gennaio 2010, ore 16. 00, nel Salone d’Onore, si svolge la conferenza ‘La nuova fotografia Inglese’ conferenza di David Chandler, Responsabile di Photoworks, Brighton, mentre alle ore 17. 30, nel Salone d’Onore, c’è la presentazione del volume ‘Future Images’ a cura di Mario Cresci, Motta editore ed alle ore 18. 00, sempre nel Salone d’Onore, avviene la premiazione e l’inaugurazione della mostra, allestita presso l’Impluvium e che rimane aperta fino al 7 febbraio 2010. Sono presenti in mostra i lavori di Arianna Arcara, Giusi Fanella, Olivier Fermariello, Noemie Goudal, Annette Jonak, Bernd Kleinheisterkamp, Patricia Neligan, Sophie Von Herzogemberg. La giuria, dopo essersi riunita in dicembre e aver selezionato gli autori presenti in mostra, si incontrerà nuovamente a mostra allestita per selezionare i vincitori del primo (3500 €) e del secondo premio (1500 €). Info: Triennale di Milano, Viale Alemagna 6, tel. 0039 02724341, www. Triennale. It -- Museo di Fotografia Contemporanea, Villa Ghirlanda, via Frova 10, Cinisello Balsamo, www. Museofotografiacontemporanea. Org -- Cfp Bauer – Afol, Via Soderini 24, Milano, www. Cfpbauer. Com - Associazione Culturale Al. B. Um, tel 349. 7180. 450, info@sitoalbum. Org, www. Sitoalbum. Org.  
   
   
TRENTO: RISCOPRIAMO ANDREA POZZO  
 
Al Museo Diocesano Tridentino a Trento sarà protagonista fino al 5 aprile 2010 Andrea Pozzo. L´esposizione intende documentare la poliedrica personalità del gesuita trentino (1642-1709) che fu attivo in qualità di pittore e architetto. Si tratta della prima esposizione a carattere monografico dedicata all´attività pittorica di questo indiscusso protagonista della civiltà e della spiritualità barocche. La mostra è incentrata sull´interessante e ancora poco nota produzione giovanile di Andrea Pozzo per la Lombardia, il Piemonte e la Liguria negli anni che precedettero il suo decisivo trasferimento a Roma. Le opere selezionate, alcune delle quali sono state aggiunte solo di recente al catalogo dell´artista, consentono di cogliere i risultati di una straordinaria modernità conseguiti da Pozzo in Italia settentrionale tra il settimo e l´ottavo decennio del Seicento. La sezione introduttiva della mostra, a carattere documentario, illustra la vicenda biografica dell´artista attraverso l´esposizione di due suoi famosi autoritratti realizzati a distanza di molti anni l´uno dall´altro. Il percorso presenta una quarantina di opere- pale d´altare, dipinti di devozione privata, bozzetti- provenienti da edifici di culto, musei e collezioni private della Lombardia, del Piemonte, della Liguria e del Trentino. Lo stesso percorso si presterà inoltre a letture tematiche al fine di chiarire al visitatore il ruolo cruciale giocato dall´artista nell´illustrare i temi iconografici e le nuove devozioni sviluppatesi nel periodo della Controriforma. La mostra ci conclude con il nucleo di opere depositate presso il Museo Diocesano Tridentino dalla Chiesa di San Francesco Saverio. Si tratta di quattro prospettive con scene evangeliche- due della quali sono state restaurate appositamente per l´evento in questione- risalenti alla fase tarda dell´attività di Pozzo, coincidente con il soggiorno viennese del gesuita. Trova posto in questa sede anche il celebre trattato Perspectiva pictorum et architectorum, un testo che ebbe una vasta eco in tutta Europa lungo la prima metà del Settecento quale vero e proprio prontuario per pittori di prospettiva e progettisti del tempo. Info: www. Museodiocesanotridentino. It .  
   
   
RAPALLO: RAPALLO FOTOGRAFIA CONTEMPORANEA  
 
Dal 10 al 7 febbraio 2010 si terrà nella suggestiva sede dell´Antico Castello di Rapallo la quarta edizione di “Rapallo Fotografia Contemporanea” con la prima personale in Italia dell´artista giapponese Takashi Homma dal titolo “Widows” a cura di Francesco Zanot, e la collettiva “Open Space” a cura di Andrea Botto. Quest´ultima riunisce i lavori di sette fotografi italiani: Giorgio Barrera, Laura Cantarella, Martina Della Valle, Enza Di Vinci, Luigi Gariglio, Moira Ricci e Mirko Smerdel. Tema dell´edizione 2010 con cui sono stati invitati a confrontarsi gli artisti è “Custodire la memoria”. Il progetto Rapallo Fotografia Contemporanea, nato nel 2006 da un’idea del fotografo Andrea Botto, promosso dal Comune di Rapallo, con il contributo della Regione Liguria insieme ad alcuni sponsor privati, ed il patrocinio della Provincia di Genova, è l´unico nel suo genere in Liguria. La manifestazione si pone come obiettivo la promozione e la valorizzazione della fotografia contemporanea, attraverso la creazione di un archivio di immagini “d’autore”. Ogni anno viene coinvolto un fotografo di fama internazionale e un gruppo di giovani che lavorano, nella massima libertà artistica su uno stesso tema, legato al territorio della Riviera Ligure di Levante, di cui Rapallo è punto centrale e di eccellenza. Dopo Mario Cresci, Antonio Biasucci, e Mark Cohen, ad interpretare il tema dell’edizione 2009 “Custodire la memoria”, è stato invitato alla fine di agosto del 2009, Takashi Homma per realizzare un progetto personale. Durante il suo soggiorno, ispirato dalle immagini d´epoca conservate negli archivi fotografici del Comune di Genova e di Rapallo, l’autore giapponese ha scelto una chiave di lettura molto particolare, che fa riferimento alla volontà di preservare il ricordo, personale ed intimo, anche di fronte ad una perdita, come quella di una persona cara. Ha realizzato così, undici ritratti a donne vedove, testimoni silenziose della memoria dei compagni scomparsi, uniti alle immagini tratte dai loro album di famiglia e ad alcuni scorci dei luoghi in cui vivono, ottenendo un grande affresco di memoria collettiva che saranno esposte alla mostra Widows a cura di Francesco Zanot. Takashi Homma, nato nel 1962 a Tokyo, dove attualmente vive, studia fotografia al Nihon University College of Art e nel 1984 inizia a lavorare nel campo della pubblicità. Nel 1991 si trasferisce a Londra dove lavora come fotografo della prestigiosa rivista i-D Magazine. Nel 1999 vince il Kimura Ihei Commemorative Photography Award per il progetto editoriale Tokyo Suburbia, divenuto in pochi anni un libro di culto ormai introvabile. La mostra collettiva Open Space, riunisce i lavori di sette autori italiani, sette sguardi differenti e molto personali legati dal filo rosso del ricordo, sia esso privato o collettivo: Giorgio Barrera presenta il lavoro Campi di Battaglia, ricerca fotografica sui luoghi dove si sono combattute le guerre di indipendenza del Risorgimento italiano. Le sue immagini non raccontano la guerra d´azione o esponendo corpi mutilati, ma attraverso la descrizione di un paesaggio in cui è sepolta una storia molto importante. Giorgio Barrera è nato a Cagliari nel 1969. Terminati gli studi, dopo un periodo di collaborazione con Joel Meyerowitz, si interessa di sociologia e focalizza la sua ricerca sui rituali quotidiani della vita domestica, sulla street photography e la fotografia di paesaggio. I suoi lavori hanno ottenuto importanti riconoscimenti tra i quali i premi Baume & Mercier, Canon, Fnac e Federchimica, e sono stati pubblicati in diversi libri e cataloghi sia in Italia che all´estero. Laura Cantarella espone un lightbox di grandi dimensioni dal titolo Etna, tratto dalla serie Topografia del trauma in cui gli eventi traumatici nel territorio, siano essi naturali o indotti dall’uomo, vengono indagati come generatori di nuovi spazi e nuove possibilità, in grado di aprire mondi ed immaginari nuovi, di creare un grado zero del progetto così come dello sguardo. Laura Cantarella è nata a Savigliano (Cn) nel 1972. Architetto di formazione, è fotografo free-lance di architettura e territorio. La sua ricerca fotografica si concentra attualmente su due temi: la trasformazione del territorio in parco tematico e la relazione tra architettura ed eventi traumatici. Martina Della Valle propone il progetto Under the sun of Onomichi, realizzato durante la residenza ad Onomichi in Giappone nel 2009. Dodici fogli di carta cianografica che componevano una sfera origami ed un video che ne documenta l’esposizione al sole e la successiva distruzione. Martina della Valle nasce a Firenze nel 1981. Si diploma nel 2003 al corso triennale di fotografia all´Istituto Europeo di Design di Milano. Ha collaborato come fotografa con varie riviste come Mood, Case da Abitare, Io donna, Urban, Made05, Rolling Stone, Cross, Art. It Jp, Kunst Zeitung, ed ha realizzato immagini pubblicitarie per la fondazione Pitti Immagine Discovery. Attualmente vive e lavora tra Milano, Firenze e Berlino. Enza Di Vinci, con l’opera Il matrimonio di Giovanna, racconta le vicende della sua famiglia attraverso una fotografia storica e la storia ad essa legata. Una memoria comune a molte famiglie liguri di inizio ‘900, fatta di emigrazione in Sud America, divisioni e ricongiungimenti familiari. Enza Di Vinci è nata a Genova nel 1970. Ha studiato Architettura e si è laureata all’Università di Genova nel 1998. Dal 2000 espone in mostre d’arte contemporanea. Dal 2004 realizza servizi curatoriali e progetti di allestimento per mostre d’arte. Luigi Gariglio propone il progetto Just born!, ritratti di bambini appena nati. Uno sguardo sul domani, forse un tentativo di anticiparne una possibile memoria futura. Luigi Gariglio è nato a Torino nel 1968. Dal 2002 insegna Sociologia Visuale e Usi Sociali della fotografia all’Università di Torino. Allievo di Gabriele Basilico, le sue immagini sono state esposte alla National Portrait Gallery di Londra, allo Stedelijk Museum di Amsterdam, alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, alla Gam di Palermo, a Palazzo Reale e alla Triennale di Milano. Moira Ricci presenta un video dal titolo “Ora sento la musica, chiudo gli occhi, sento il ritmo che mi avvolge, fa presa nel mio cuore” composto da vari spezzoni di riprese realizzate dalla madre scomparsa. Come altri suoi lavori, anche questo è un tentativo di ricongiungimento e di rivivere il desiderio della madre di vedere realizzato per la figlia quello che per lei era stato solo un sogno irragiungibile, diventare ballerina. Moira Ricci (Orbetello, 1977) ha studiato alla scuola di fotografia R. Bauer e all´Accademia di Brera. Si occupa di varie tecniche di linguaggio visivo, tra cui la fotografia, il video e l´installazione. Tra le ultime mostre collettive: Art Fall 09 Ferrara Contemporanea, Ferrara; Realtà Manipolate, Ccc Strozzina, Firenze; Hors Pistes 2009, Centre Pompidou, Parigi; Terzo Paesaggio, Galleria Civica d’Arte Moderna, Gallarate; Talent Latent, Scan 08, Tarragona. Mirko Smerdel espone il lavoro Utopic Memory Portraits, una serie di cartoline e fotografie private, immagini trovate e rielaborate attraverso la pratica del collage. Mirko Smerdel nasce a Prato nel 1978. Diplomato alla Naba di Milano, fonda la sua ricerca sui temi legati a memoria e scomparsa e al potere evocativo delle images trouvèe per giungere ad un’archeologia ed una geografia mentale della vita contemporanea, creando un collegamento tra passato e futuro. Dopo l´inaugurazione delle due mostre che si terrà domenica 10 gennaio alle ore 11. 00 nel pomeriggio alle ore 15. 00 seguirà una tavola rotonda “Custodire la memoria. Archivi storici e arte contemporanea” con interventi dell´artista Mario Cresci, del critico di architettura Giovanni Corbellini, del critico e curatore Francesco Zanot, e inoltre di Elisabetta Papone, Natalina Remotti, Barbara Terrosi. Moderatore Andrea Botto.  
   
   
CONEGLIANO VENETO (TV): LA PIÙ IMPORTANTE MOSTRA MAI ORGANIZZATA SU CIMA DA CONEGLIANO - PALAZZO SARCINELLI - DAL 26 FEBBRAIO AL 2 GIUGNO 2010  
 
Nella sua amatissima città natale, un’esposizione irripetibile proporrà oltre 40 opere, provenienti dai principali musei d’Europa e degli Stati Uniti, di Giovanni Battista Cima (Conegliano, 1459/1460 – 1517/1518) maestro che, nel pur breve arco di carriera, è stato ai vertici della pittura sacra in laguna. Palazzo Sarcinelli a Conegliano (Tv) sarà il centro di uno degli eventi più importanti e attesi del 2010: la mostra dedicata a Cima Da Conegliano, in programma dal 26 febbraio al 2 giugno. A quasi cinquant’anni dall’esposizione allestita da Carlo Scarpa nel Palazzo dei Trecento di Treviso e a oltre un quarto di secolo dalla fondamentale monografia di Peter Humfrey, l’amatissima città natale propone una mostra su Giovanni Battista Cima (Conegliano, 1459/1460 – 1517/1518) maestro che, nel pur breve arco di carriera, per un ventennio è stato ai vertici della pittura sacra in laguna. L’iniziativa, prodotta e organizzata da Artematica, col patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, del Comune di Conegliano, della Provincia di Treviso e della Regione Veneto e la collaborazione della Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici per le province di Venezia, Belluno, Padova e Treviso, della Soprintendenza Speciale per il Patrimonio storico, artistico e etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Venezia e dei Comuni della Gronda Lagunare e della Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici per le province di Milano, Bergamo, Como, Lecco, Lodi, Pavia, Sondrio e Varese - main sponsor Fondazione Antonveneta, sponsor Stefanel - curata da Giovanni Carlo Federico Villa, coadiuvato da un comitato scientifico che comprende i maggiori studiosi italiani e stranieri su Cima da Conegliano, quali Peter Humfrey, David Alan Brown, Mauro Lucco e Matteo Ceriana, presenterà oltre 40 opere, provenienti dalle maggiori istituzioni pubbliche mondiali, come la National Gallery di Londra, la National Gallery di Washington, l’Ermitage di San Pietroburgo, le Gallerie dell’Accademia di Venezia, in grado di ricostruire la vicenda artistica di Cima, uno dei geni sublimi della storia dell’arte, uno degli interpreti più alti del fare artistico, autore di dipinti entrati nei manuali anche per la stupefacente sapienza tecnica e la meticolosa descrizione oggettiva di una realtà vissuta concretamente. “Desidero sottolineare – dichiara Alberto Maniero, sindaco di Conegliano - l´eccezionalità di un evento di una così grande portata dedicato, per la prima volta, al Cima nella sua città natale. Siamo riconoscenti all´artista e alla sua opera che ha reso internazionale la fama della nostra città e che abbiamo voluto, con determinazione, in occasione della particolare ricorrenza. Si tratta di un evento straordinario anche perché coincide con la riapertura al pubblico di Palazzo Sarcinelli, uno dei palazzi comunali più prestigiosi del centro storico, per decenni sede di mostre d’altissimo livello e recentemente oggetto di un impegnativo intervento di restauro conservativo. La storia di questo Palazzo si incrocia dunque con quella del celebre artista coneglianese a distanza di quasi 500 anni dalla sua edificazione (1518) dai nobili Sarcinelli da Ceneda e dalla morte del Cima (1517)”. “Dopo la mostra dedicata a Canaletto e alla grande stagione del vedutismo veneziano del settecento di Treviso – sono parole di Andrea Brunello, amministratore delegato di Artematica – la nostra società si fa promotrice di un altro grande evento. Quella di Cima da Conegliano è una mostra che conferma la bontà del nostro metodo di lavoro che mira a conseguire il massimo valore qualitativo. L’esposizione è, infatti, solo l’ultimo passo di un programma che nasce e si costruisce negli anni, e che parte dall’imprescindibile formazione di un comitato scientifico di grande spessore. Per quest’iniziativa, inoltre, è già stato studiato un accurato piano di promozione che fungerà da volano per la valorizzazione di tutto il territorio”. Le prime due sale del percorso espositivo consentiranno di irrompere nel paesaggio veneto del Quattrocento, una delle chiavi di lettura privilegiate dell’opera del coneglianese. Si scoprirà così come Cima sia stato il primo artista che ha lasciato l’utopia del paesaggio ideale per restituire invece, in scenari incantati, una resa topografica e concreta dei colli trevigiani, di Conegliano e delle sue terre. Nell’umanesimo risiede una delle letture privilegiate dell’arte di Cima. Infatti, il genio coneglianese può essere considerato il solo artista che a Venezia potesse considerarsi ‘umanista’ nel vero senso della parola. E questo lo si intuirà, ammirando la sua tecnica sopraffina, esaltata nelle successive due sale con alcuni tra i maggiori restauri effettuati negli ultimi anni. Da qui, il percorso seguirà cronologicamente la storia artistica di Cima. Ogni sala sarà così caratterizzata da una focale centrale, un altare che presenterà la pala di riferimento di ogni stagione della sua pittura. Si comincerà dalla Madonna in trono con il Bambino tra i santi Giacomo e Girolamo della Pinacoteca Civica di Palazzo Chiericati di Vicenza – ove appare “l’indimenticabile pergolato di vite” tanto caro a Roberto Longhi – per andare poi all’Annunciazione dell’Hermitage di San Pietroburgo – con la mosca a trompe l’oeil posata sul cartiglio con la firma del pittore – e quindi lo stupefacente Riposo nella fuga in Egitto con i santi Giovanni Battista e Lucia della Fundaçao Calouste Gulbenkian di Lisbona, dove l’uomo e la natura sono ormai un tutt’uno. E poi, tra gli altri, la Madonna con il Bambino e i santi Michele arcangelo e Andrea della Galleria Nazionale di Parma, con i suoi frammenti di marmi antichi a far da tappeto ad alcune tra le figure più intense e statuarie delle pittura padana del Quattrocento o l’Incredulità di San Tommaso delle Gallerie dell’Accademia di Venezia, colma di poesia di luce e d’immanenza. Accanto alla decina di grandi pale, si troverà una scelta dei prototipi principali della devozionale Madonna con il Bambino; esemplari ammirati e copiati da generazioni intere di pittori – si pensi tra gli altri ai dipinti provenienti dalla National Gallery di Londra, dagli Uffizi di Firenze, dal National Museum of Wales di Cardiff – e poi temi sacri e profani in cui si scorge la formidabile ascesa nell’empireo dei grandi operata da Cima. Ammirando la serie completa dei San Girolamo nel deserto – provenienti da Harewood (Yorkshire, The Earl of Harewood), Milano (Pinacoteca di Brera), Washington (National Gallery of Art), Londra (National Gallery) e Firenze (Uffizi) – si scopriranno le radici di Giorgione e di Lorenzo Lotto. Di grande importanza saranno i cassoni ricostruiti grazie a recuperi eccezionali, come il Teseo alla corte di Minosse finalmente rintracciato in una collezione svizzera che verrà posto accanto al Teseo e il Minotauro della Pinacoteca di Brera, mentre il Bacco e Arianna del Museo Poldi Pezzoli di Milano si ricongiungerà con il Sileno e Satiro del Museum of Art di Philadelphia. Una pittura profana che sottolinea il ruolo di prestigio ricoperto da Cima a Venezia e nei territori della Serenissima. È lui infatti l’interprete principe di un nuovo sentire, di una riscoperta della classicità portata avanti da Aldo Manuzio e dalla sua cerchia. Tanto che sarà lo stesso Cima a eseguire le pale per il Cardinal Montini e Pio da Carpi, oggi a Parma e Parigi, andando a incidere con la sua arte fin in Emilia e germinando poi nella pittura di Correggio. Di Cima da Conegliano, molti aspetti sono ancora avvolti in un cono d’ombra, e solo la possibilità di porre a confronto le sue opere può consentire di risolverli, soprattutto alla luce della scarsità di documenti emersi nel corso dei secoli. Se la sua data di nascita (1459 o 1460) è desumibile dall’estimo coneglianese del 1473, ove lo si identifica in un Joannes Cimator, immaginandolo dunque circa quattordicenne, età in cui si cominciava, secondo la normativa veneta, a pagare le tasse in proprio, le prime testimonianze artistiche sono quelle che narrano di un Magister Zambatista pictor pagato nel 1486 per un gonfalone della Scuola dei Calegheri di Conegliano, oltre all’orgogliosa firma e data Joanes Baptista de Conegliano fecit 1489 adì primo marzo, apposta sulla pala per la chiesa di San Bartolomeo a Vicenza. Proprio questa grande tela aprirà la mostra, andando a sottolineare immediatamente il problema della formazione di Cima. L’assenza di fonti, infatti, non chiarisce questa questione prima del 1489, anno in cui si trasferisce da Conegliano a Venezia, dove apre una bottega autonoma. Nella città lagunare sarà pagato per varie pale d’altare nel 1494, nel 1499, nel 1504 e nel 1510. Tra il 1500 e il 1515, alternerà il soggiorno veneziano a frequenti viaggi in Emilia, tra Parma, Bologna e Carpi, dove riceverà numerose commissioni per altari. Documentato per l’ultima volta a Conegliano nel 1516, quando effettua la dichiarazione delle tasse, muore tra il 2 ottobre 1517 e il novembre 1518, come desumibile dagli ultimi due certificati conosciuti. La penuria di documentazione archivistica è in parte risarcita dalla grandezza assoluta di un artista che fin dagli esordi riuscì magistralmente, in uno stile di raffinato classicismo, a combinare la lezione pittorica di Giovanni Bellini con quella scultorea dei Lombardo, declinando poi la lezione di Antonello da Messina giuntagli per il tramite di Alvise Vivarini. Già Vasari, nell’edizione delle Vite del 1550, ne esaltava le doti, sottolineando come “Fece anco molte opere in Venezia, quasi nei medesimi tempi, Gio. Batista da Conigliano, discepolo di Gio. Bellino [. ] e se costui non fosse morto giovane, si può credere che avrebbe paragonato il suo maestro”. “E negli anni Novanta del Quattrocento è Cima, accanto a Giovanni Bellini, il grande inventore dei cieli e del paesaggio italiano. Reso con una poesia capace di valicare i secoli ed essere ancora attualissima, in valli e rocche definite dall’intensità di albe e tramonti che saldano uomini e natura in indissolubile unità. Da qui nasceranno Giorgione, Tiziano e la fondamentale stagione del Cinquecento veneto” racconta Giovanni C. F. Villa. Catalogo Marsilio editori. Info: Cima Da Conegliano. Poeta del paesaggio - Conegliano, Palazzo Sarcinelli (via Xx settembre, 132) - 26 febbraio / 2 giugno 2010 - 800775083 (da lunedì a venerdì, dalle 9. 00 alle 13. 00 e dalle 14. 30 alle 18. 00) - info@cimaconegliano. It - www. Cimaconegliano. It . . .  
   
   
PRATO: ALLA MANIERA D’OGGI, L’ARTE È SEMPRE STATA CONTEMPORANEA  
 
Il Centro per l´arte contemporanea Luigi Pecci di Prato presenta, dal 3 febbraio al 11 aprile 2010, Alla maniera d’oggi. Base a Firenze una mostra, a cura di Marco Bazzini, che mette in dialogo alcuni tra i luoghi più importanti del Polo Museale Fiorentino con l’attuale produzione artistica espressa negli ultimi decenni in Toscana. Gli artisti invitati - Mario Airò, Marco Bagnoli, Massimo Bartolini, Paolo Masi, Massimo Nannucci, Maurizio Nannucci, Paolo Parisi, Remo Salvadori – interpretano attraverso il linguaggio della contemporaneità celebri spazi storici e museali, dando vita a un percorso che annulla le distanze temporali tra il luogo ospitante e il loro intervento e include nello stesso orizzonte visivo l’“antico” e il “nuovo”. La mostra è promossa dalla Regione Toscana e realizzata in collaborazione con la Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Artistico e Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Firenze, e coinvolge alcune delle più prestigiose sedi storico-museali quali: Galleria degli Uffizi, Galleria dell’Accademia, Museo di San Marco, Cenacolo di Sant’apollonia, Chiostro dello Scalzo, Piazza Duomo, Palazzo Sacrati Strozzi. La Toscana - e Firenze in particolare - ha sofferto, nel suo avvicinamento ai linguaggi della contemporaneità, del grande e indiscusso retaggio rinascimentale, cristallizzando la propria immagine su questa straordinaria stagione spesso a danno dell’altrettanto esemplare, vivace e attuale ricerca artistica presente sul suo territorio che non ha mai rinunciato ad essere ‘in linea’ con le tendenze del contemporaneo internazionale. Alla maniera d’oggi. Base a Firenze ha quindi origine da una doppia ispirazione, esplicita già nel titolo della manifestazione. Da una parte, il richiamo è alla celebre espressione con cui il Vasari indicava nelle sue Vite le novità introdotte nel linguaggio artistico proprio dei pittori della Firenze rinascimentale, testimonianza di come da sempre l’arte rappresenti l’elemento fondante dell’identità di Firenze - anche nel segno dell’innovazione rispetto alla tradizione. Dall’altra rende merito al costante impegno nell’ambito della promozione dell’arte contemporanea dell’associazione base/progetti per l’arte, un collettivo di artisti, nato nel 1998 e composto oggi dagli artisti presenti in mostra, tutti artisti che che vivono e operano in Toscana e che si presentano a Firenze come i rappresentanti dell’arte di oggi. La mostra si colloca all’interno del progetto Toscanaincontemporanea 2009, promosso da Regione Toscana in collaborazione con lo stesso Centro Pecci, che ha visto la partecipazione di: Accademia di Belle Arti di Firenze, Centro di Cultura Contemporanea La Strozzina, Lo Schermo dell´arte, Università degli Studi di Firenze - Dipartimento di Storia delle Arti e dello Spettacolo. Toscanaincontemporanea è lo strumento di promozione della cultura contemporanea attraverso la valorizzazione delle realtà di arte nell´area fiorentina e in quella metropolitana. Info: Alla maniera d’oggi. Base a Firenze, a cura di Marco Bazzini, sedi: Firenze - sedi varie, Battistero - Piazza S. Giovanni, Chiostro dello Scalzo – Via Cavour 69, Cenacolo di Sant’apollonia – Via Xxvii Aprile 1, Galleria dell’Accademia – Via Ricasoli 60, Galleria degli Uffizi – Lungarno Anna Maria Luisa de’ Medici, Museo di San Marco – Piazza San Marco 1, Salone delle Feste di Palazzo Sacrati Strozzi – Piazza Duomo 10 – dal 3 febbraio - 11 aprile 2010. La mostra è promossa dalla Regione Toscana, organizzata dal Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci – Prato, in collaborazione con Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico e Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Firenze Comune di Firenze con il patrocinio dell’Unesco. Www. Centropecci. It - www. Turismo. Intoscana. It . .  
   
   
VIAGGI D´ARTE FRA TRIESTE, ROMA E PRAGA - GIORGIO CARMELICH FUTURISTICHERIE  
 
Martedì 22 dicembre 2009 alle 18. 00 ha avuto luogo presso il Civico Museo Revoltella - Galleria d´arte moderna l´inaugurazione della mostra Giorgio Carmelich. Futuristicherie. Viaggi d´arte fra Trieste, Roma e Praga, che rimarrà aperta sino al 5 aprile 2010. La celebrazione di Giorgio Carmelich (1907-1929), genio prematuramente scomparso all´età di ventidue anni, si situa a cavallo tra il 2009, anno del centenario del manifesto futurista di Marinetti, e il 2010, anno in cui, il 12 gennaio, si festeggerà il centenario dalla prima e memorabile serata futurista al Politeama Rossetti di Trieste. L´avventura artistica di Carmelich parte, infatti, dall´iniziale infatuazione per il futurismo, per poi attraversare le suggestioni provenienti dall´avanguardia non solo italiana ma anche europea. Il giovane Carmelich si abbevera febbrilmente ad ogni fonte da cui possa trarre stimoli per la sua produzione artistico-editoriale: legge con avidità tutte le nuove pubblicazioni sull´arte contemporanea, interessandosi specialmente all´avanguardia e alla scenografia russa, frequenta assiduamente cinema e teatri e viaggia da una città all´altra, stringendo numerosi e importanti contatti, tra cui fondamentali, sul versante italiano, sono gli incontri con i futuristi italiani, in primis Enrico Prampolini e Fortunato Depero, che influenzano in maniera netta il suo fare artistico. Successivamente entra in contatto con il mondo dell´avanguardia ceca, attraverso Artus Cernik, direttore della rivista Pásmo di Brno, e Karel Teige, che conosce a Praga nel 1929. La vita, l´opera e i gusti di Carmelich possono essere tracciati attraverso le sue fresche lettere, indirizzate all´amico e sodale Emilio Mario Dolfi e spesso ornate da spiritosi disegni, che costituiscono il Leitmotiv della mostra. Accanto a queste, più di 130 sono le opere presentate nella presente esposizione triestina, tra dipinti, collages, disegni, incisioni, periodici e monografie, tra cui le "edizioni" manoscritte o dattiloscritte de "La bottega di Epeo", le creazioni più sorprendenti della coppia Carmelich-dolfi. Da Il sindaco di Cork e il cane inglese, preziosa edizione manoscritta e decorata a mano del 1920, a due plaquettes del 1923 di Dolfi con illustrazioni di Carmelich: Ridolini e altri corridori, celebrante il mito inebriante della velocità futurista, e Il parco delle attrazioni. Tra le numerose pubblicazioni periodiche futuriste spiccano in mostra Epeo, la rivista dattiloscritta e illustrata a mano, realizzata da Carmelich e Dolfi e uscita tra il 1922 e il 1923 in pochissimi esemplari, e L´aurora (1923-1924), organo del futurismo giuliano, cui Carmelich partecipò con contributi critici e splendide incisioni. Per quanto riguarda la produzione figurativa di Carmelich si va dai disegni a matite colorate o a china del 1923, ai collages del 1924, passando attraverso la parentesi costruttivista, culminata nella realizzazione, assieme a Avgust Cernigoj, Edvard Stepancic e Giuseppe Vlah, della Sala costruttivista, allestita nel 1927 all´interno della I Esposizione del sindacato delle belle arti di Trieste, sino all´ultima fase, quella magica e chagalliana dell´ultimo periodo praghese. Per contestualizzare l´opera di Carmelich all´interno di un più vasto panorama artistico, saranno esposte inoltre 11 opere di Fortunato Depero e 5 di Enrico Prampolini, suoi maestri spirituali soprattutto per quanto riguarda la scenografia e l´arte del manifesto, e punti di riferimento principali nell´elaborazione di un suo linguaggio futurista, mentre una sezione speciale sarà dedicata ad altri futuristi giuliani, Sofronio Pocarini, Bruno Cossar e Luigi Spazzapan (che lo fu per un periodo brevissimo ma intenso) e ai seguaci del costruttivismo, Avgust Cernigoj ed Edvard Stepancic. L´allestimento della mostra, corredato da diversi interventi multimediali. Mira a creare un ambiente di forte impatto, che permetta al visitatore di immergersi completamente nel linguaggio delle avanguardie degli anni Venti, in cui Carmelich visse, in un lampo, la sua breve parabola esistenziale ed artistica .  
   
   
TRA MARE E NATURA INCONTAMINATA NEL BORNEO MALESE PER FUGGIRE DAL FREDDO DELL’INVERNO  
 
Quale miglior cura per fuggire dal lungo e freddo inverno se non rifugiarsi in una calda isola incontaminata, dove rilassarsi su spiagge bianche e tuffarsi in un mare cristallino che offre uno spettacolo unico non solo agli amanti degli abissi? Questo e molto di più offre la Malesia che, con un clima equatoriale, accoglie i turisti tutto l’anno grazie alla temperatura che non scende mai sotto i 20 gradi. In particolare, la parte insulare del Paese – il Borneo Malese ricco di parchi nazionali e marini -, è la cornice ideale per gli amanti del mare e dell’eco-turismo. Una perla ancora incontaminata e lontana dal turismo di massa è Gaya Island, un’isola di formazione corallina al largo delle coste del Borneo a soli 25 minuti di barca da Kota Kinabalu - la capitale del Sabah - comodamente raggiungibile con un volo interno dall’aeroporto di Kuala Lumpur in poco più di 2 ore. Da questa magnifica isola caratterizzata dalla presenza di soli due eco-resort, il Bunga Raya e il Gayana, è possibile ammirare all’orizzonte sulla terra ferma il Monte Kinabalu con i suoi 4 mila metri – il più alto del Sud est asiatico – che da il nome all’omonimo parco naturale che si estende per 754 chilometri quadrati, con una storia che risale a circa un milione di anni fa e dichiarato patrimonio dell’Unesco nel 2000. Il Gayana Eco resort, con 44 eleganti ville sull’acqua in stile malese, è impegnato nella tutela del prezioso patrimonio marino grazie al Marine Ecology Research Centre, una struttura dedicata al ripopolamento delle specie in via di estinzione - come le vongole Giant - e al ripristino della barriera corallina naturale, dove gli ospiti di tutte le età possono partecipare alle attività sviluppate appositamente per sensibilizzare i turisti al rispetto della ricchezza dei mari. Anche il Bunga Raya Island Resort – che prende il nome dal fiore dell’ibisco - è un gioiello romantico e di lusso, un vero rifugio con soli 47 ville in legno immerse nel verde della tipica foresta secolare della Malesia. Il resort si affaccia su una spiaggia di sabbia bianca dove potersi rilassare al sole o praticare numerose attività tra cui diving, snorkeling, kayak o scegliere un’escursione a piedi nella foresta circostante immergendosi nella natura più incontaminata. Shangri La’s Tanjung Aru Resort and Spa, a soli 10 minuti dal centro della capitale Kota Kinabalu, si affaccia su una spiaggia bianca privata con vista sulle isole coralline. La struttura offre ai suoi ospiti una lussuosa Spa basata sulla tradizionale filosofia asiatica. Il centro benessere si sviluppa su 5 isole private, offrendo un’esperienza unica. Sulla costa orientale del Sabah, a soli 40 minuti di barca da Semporna, gli amanti del mare e delle immersioni in uno scenario ricco di pesci e coralli, possono rifugiarsi su una piccolissima isoletta – Mataking Island di soli 16 ettari (meno di 1 chilometro quadrato) - che offre 20 lodge esclusivi in stile malese in una cornice incontaminata, aperta al turismo da pochissimi anni. The Reef Dive Resort offre finissime spiagge bianche e la possibilità di immergersi in una natura esotica e ammirare di notte sulle sue spiagge, le tartarughe - che numerose popolano le sue acque – che depongono le uova. Tra i tour operator specializzati nell’incoming in Malesia, si distingue Insight Borneo e Synergy Tours. Per info www. Insightborneo. Com e www. Synergy-tours. Com.  
   
   
CINA: MATTEO RICCI - INCONTRO DI CIVILTÀ NELLA CINA DEI MING  
 
La Regione Marche, nella logica di realizzare strategie di internazionalizzazione attiva per penetrare il mercato cinese, ha ideato e promosso il Progetto Padre Matteo Ricci (Macerata 1552 – Pechino 1610), con il quale s’intendono tutte le iniziative promosse dalla stessa Regione, di concerto con altri Enti ed Istituzioni, da realizzarsi durante il triennio 2009-2011. In questo contesto è stata ideata la mostra Matteo Ricci. Incontro di civiltà nella Cina dei Ming che, per la prima volta in Cina, ricostruisce gli eventi e ripercorre le orme di Matteo Ricci, gesuita marchigiano, eroe della storia culturale del mondo: il primo uomo che stabilì un solido ponte culturale fra Occidente e Cina, aprendo al mondo il grande Paese sul finire della dinastia Ming. Promossa e realizzata grazie all’impegno eccezionale della Regione Marche, terra natale di Ricci, e organizzata da Mondomostre, la rassegna è curata da Filippo Mignini, direttore dell’Istituto Matteo Ricci per le relazioni con l’Oriente e già responsabile di tre esposizioni su Ricci: Macerata 2003, Roma (Vittoriano) 2005 e Berlino 2005 ed è allestita in tre tappe, a Pechino, Shanghai, e Nanchino. L’esposizione documenta il primo significativo incontro tra la civiltà europea e la civiltà cinese attraverso la figura e l’opera del gesuita maceratese, nel quarto centenario della sua morte e allo stesso tempo rappresenta una metafora del percorso compiuto da Ricci nell’impero dei Ming. La rassegna presenta una selezione di 200 opere, provenienti dalle maggiori Istituzioni museali italiane e cinesi, tra cui capolavori del Rinascimento italiano (Raffaello, Tiziano, Lotto, Barocci) che saranno per la prima volta esposti in Cina accanto a preziosi documenti dell’arte e della cultura dell’impero dei Ming. Pechino, Capital Museum, 6 febbraio – 20 marzo 2010 Shanghai, Shanghai Museum, 2 aprile – 23 maggio 2010 Nanchino, Nanjing Museum, 4 giugno – 25 luglio 2010.