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Notiziario Marketpress di Lunedì 06 Dicembre 2010
PIRATE BAY: LA CORTE D´APPELLO SVEDESE RIDUCE LA PENA MA AUMENTA LA MULTA  
 
Il processo di appello ai fondatori di The Pirate Bay, sito illegale svedese, si è concluso venerdì scorso con una nuova condanna per i 3 imputati. I giudici hanno ridotto la pena carceraria ma aumentato la multa, portandola a circa 4 milioni di euro. Gli accusati sono stati rispettivamente condannati a 8 mesi, Peter Sunde (brokep), 10 mesi a F. Neij (Tiamo), 4 mesi a Lundstrom. Il processo di appello per Svartholm (anakata) avrà luogo più avanti a causa dei problemi di salute dell’imputato. In Italia il sito thepiratebay.Org è stato posto sotto sequestro dalla Procura di Bergamo, a seguito di un´operazione del Comando Provinciale della Guardia di Finanza, nell’agosto del 2008. I quattro creatori e gestori del sito sono stati denunciati per violazione della vigente normativa in materia di diritto d’autore. Nell’ambito dell’operazione era stato anche ingiunto a tutti gli internet provider italiani, di predisporre il blocco Ip e Dns del sito svedese. In seguito, il blocco è stato confermato dalla Suprema Corte di Cassazione ed è tuttora attivo nei confronti del sito  
   
   
MILANO: PRIMO RICORSO PER DECRETO INGIUNTIVO CON PAGAMENTO ON-LINE  
 
Ha avuto successo ieri lo scorso 1° dicembre il primo ricorso per decreto ingiuntivo con pagamento on-line. Gli avvocati del Foro milanese potranno d’ora in poi evitare di utilizzare i metodi di pagamento tradizionali (marca da bollo, F23, ecc.) finora necessari per depositare un ricorso per decreto ingiuntivo on-line. Il pagamento delle spese di giustizia potrà infatti essere effettuato direttamente dallo studio legale tramite la piattaforma del processo civile telematico, attraverso l’addebito diretto su conto corrente. La sperimentazione dell’innovativo servizio, atteso da tempo da avvocati e uffici giudiziari, è stata possibile anche grazie all’impegno di Unicredit Group e Unicredit Credit Management Bank, beta tester per la gestione del pagamento nel circuito interbancario; oltre a quello, dei tecnici informatici del Cisia di Milano. Questo ulteriore passo in avanti nella telematizzazione del processo civile consentirà ancora una volta un cospicuo risparmio di tempo da parte dei professionisti e, conseguentemente, un risparmio economico da parte dell’utente finale. “Sono molto orgoglioso di essere stato testimone del primo esempio di pagamento on line nel mondo Giustizia” ha affermato l’Avv. Paolo Giuggioli, Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Milano. “Non molto tempo fa tutto ciò sembrava irrealizzabile, ma l’impegno profuso in termini di risorse, non solo economiche, da parte dell’Ordine degli Avvocati di Milano, in collaborazione con il Tribunale e la Direzione Generale dei Sistemi Informativi Automatizzati, ha reso possibile questo balzo in avanti che rappresenta per noi un successo, un risparmio sui tempi e sui costi e un ulteriore avvicinamento ad un Sistema Giustizia finalmente efficace, efficiente e rapido, così come auspichiamo da tempo.”  
   
   
GIUSTIZIA ITALIANA: È LECITO FARE TELEFONATE PRIVATE BREVI DAL CELLULARE AZIENDALE  
 
La Sesta sezione penale della Corte di Cassazione con la sentenza n. 41709/2010 è tornata sull´argomento indicando le modalità di utilizzo del telefono in ufficio e stabilendo i paletti in cui il dipendente può utilizzare il cellulare aziendale per chiamate private. Prima regola: poche chiamate e, soprattutto, brevi! Sono ammessi anche sms ad amici sempre che siano numericamente contenuti e diluiti nel tempo. Alla Corte era arrivato il caso di un dirigente di un Ufficio tecnico comunale imputato per peculato e abuso d´ufficio per aver utilizzato il cellulare aziendale per contatti privati ed averinviato 276 sms ad amici e fatto 625 telefonate con un costo complessivo di 75 euro. L´accusa di peculato era stata archiviata dal gup in quanto la spesa era diluita in due anni. La Corte ha sottolineato anche che non sono stati configurati "atti appropriativi di valore economico sufficiente per la configurabilità del delitto di peculato"  
   
   
GIUSTIZIA EUROPEA: CANCELLAZIONE DALL´ALBO PER GLI AVVOCATI DIPENDENTI PUBBLICI  
 
E´ legittima una normativa nazionale che neghi ai dipendenti pubblici l’esercizio della professione di avvocato, disponendo la loro cancellazione dall’albo. Lo Stato membro ospitante può imporre restrizioni all’esercizio concomitante della professione forense e di detto impiego, sempreché tali restrizioni siano proporzionali all’obiettivo di prevenzione dei conflitti di interesse e si applichino a tutti gli avvocati iscritti in detto Stato membro. La domanda verte sull’interpretazione della direttiva 77/249/Cee sulla libera prestazione di servizi da parte degli avvocati, della direttiva del Parlamento europeo 98/5/Ce, volta a facilitare l’esercizio permanente della professione di avvocato. Nell’ambito di una controversia tra la sig.Ra Jakubowska e il sig. Maneggia in merito ad una domanda di risarcimento dei danni (procedimento attualmente pendente dinanzi al Giudice di pace di Cortona, Arezzo), per gli avvocati che rappresentavano la sig.Ra Jakubowska, è stata emessa una delibera di cancellazione dall’albo degli Avvocati di Perugia. Il regio decreto legge 1578/1933 dispone che l’esercizio, in particolare, della professione di avvocato è incompatibile con qualunque impiego od ufficio retribuito con stipendio sul bilancio dello Stato, delle Province, dei Comuni (...) ed in generale di qualsiasi altra Amministrazione o istituzione pubblica. La legge n. 662 del 1996 prevede però un´eccezione al divieto per i dipendenti delle pubbliche amministrazioni con rapporto di lavoro a tempo parziale e fino al 50%. Nel 2003 i limiti e i divieti del r.D.l. 1578/1933 sono stati ripristinati: i pubblici dipendenti che hanno ottenuto l’iscrizione all’albo degli avvocati successivamente al 1996, possono optare per il mantenimento del rapporto d’impiego, dandone comunicazione al consiglio dell’ordine entro trentasei mesi. In mancanza di comunicazione, i consigli dell´ordine provvedono alla cancellazione di ufficio. Gli avv.Ti Mazzolai e Nardelli (rappresentanti della sig.Ra Jakubowska) iscritti all’albo di Perugia e contemporaneamente dipendenti pubblici a tempo parziale (in virtù della l. N. 662/96), dopo l´entrata in vigore della l. 339/2003 e l´espirazione del termine previsto, sono stati radiati dall´albo, proprio durante la pendenza della causa. La sig.Ra Jakubowska ha chiesto che i suoi avvocati fossero autorizzati a continuare a rappresentarla. Il Giudice di pace di Cortona ha deciso allora di sospendere il giudizio e di sottoporre alla Corte alcune questioni pregiudiziali. La Corte chiarisce innanzitutto che il fatto che le questioni pregiudiziali non presentino alcun nesso con l’oggetto stesso dell’azione introdotta dalla sig.Ra Jakubowska contro il sig. Maneggia non le rende irricevibili. Le domande permettono al giudice di comprendere la legittimità della normativa nazionale la cui applicazione ha suscitato l´incidente processuale nella causa principale. Dato che detto incidente fa parte di tale causa, è consentito al giudice interrogare la Corte in merito all’interpretazione delle norme del diritto dell’Unione che, a suo avviso, sono pertinenti al riguardo. Rammenta inoltre che le questioni pregiudiziali riguardanti il diritto dell’Unione beneficiano di una presunzione di pertinenza. Il rigetto di una domanda proposta da un giudice nazionale è possibile soltanto qualora appaia in modo manifesto che l’interpretazione del diritto dell’Unione richiesta non ha alcun rapporto con l’effettività o l’oggetto della causa principale, qualora la questione sia di tipo ipotetico o, ancora, qualora la Corte non disponga degli elementi di fatto e di diritto necessari per rispondere in modo utile. A) Il giudice del rinvio domanda se i principi del Trattato sulla libera concorrenza ammettano una normativa nazionale che nega ai dipendenti pubblici impiegati in una relazione di lavoro a tempo parziale l´esercizio della professione forense, disponendone la cancellazione dall’albo. La Corte ha già dichiarato che c´è violazione degli artt. 10 Ce e 81 Ce qualora uno Stato membro imponga o agevoli la conclusione di accordi o rafforzi gli effetti di tali accordi, oppure revochi alla propria normativa il suo carattere pubblico delegando ad operatori privati decisioni di intervento in materia economica. Peraltro il fatto che uno Stato membro prescriva agli organi di un’associazione professionale di procedere d’ufficio alla cancellazione dall’albo dei membri che siano anche dipendenti pubblici a tempo parziale (che non abbiano optato, entro un termine fisso, per il mantenimento dell’iscrizione all´ albo o per il mantenimento della relazione di lavoro), non dimostra che lo Stato abbia revocato alla propria normativa il suo carattere pubblico. Pertanto, le disposizioni del Trattato in tema di libera concorrenza ammettono una normativa nazionale che neghi ai dipendenti pubblici impiegati in una relazione di lavoro a tempo parziale la possibilità di esercitare come avvocato, ancorché in possesso dell’apposita abilitazione, disponendone la cancellazione dall’albo. B) Il giudice chiede inoltre se la possibilità per lo Stato membro ospitante di disciplinare e di limitare l’esercizio di talune categorie di impieghi da parte degli avvocati iscritti in tale Stato valga anche nei confronti degli avvocati che desiderino esercitare uno di tali impieghi solo a tempo parziale. La Corte ricorda che con la direttiva 98/5, il legislatore dell’Unione ha inteso porre fine alle disparità tra le norme nazionali relative ai requisiti d’iscrizione come avvocato. Essa proceda ad un’armonizzazione completa dei requisiti preliminari per l’iscrizione presso l’autorità competente dello Stato membro ospitante, fondamentalmente attraverso la presentazione di un documento attestante l’iscrizione nello Stato membro di origine. Tuttavia, l’iscrizione in uno Stato membro ospitante assoggetta tali avvocati alle regole in vigore nello Stato membro ospitante. Tali regole, contrariamente a quelle sui requisiti preliminari per l’iscrizione, non sono state armonizzate e possono divergere considerevolmente da quelle dello Stato membro d’origine. La direttiva 98/5 (art. 8) riguarda le regole professionali che determinano in quale misura gli avvocati iscritti possono esercitare la professione come lavoratore subordinato di un altro avvocato, di un’associazione o società di avvocati, di un’impresa pubblica o privata. Lo Stato membro ha introdotto tali regole per prevenire i conflitti d’interesse che potrebbero risultare da una situazione nella quale un avvocato sia, da una parte, iscritto all’albo degli Avvocati e, dall’altra, impiegato. Che la normativa italiana possa essere considerata restrittiva non è, di per se, censurabile. La mancanza di conflitto d’interessi è, infatti, indispensabile all’esercizio della professione forense affinché gli avvocati si trovino in una situazione di indipendenza rispetto ai pubblici poteri. Occorre comunque che le regole non vadano al di là dei limiti della proporzionalità ossia di quanto necessario per conseguire l’obiettivo di prevenzione dei conflitti di interesse. La proporzionalità del divieto non deve, tuttavia, essere esaminata nella presente questione. Queste norme dello Stato membro ospitante si devono inoltre applicare a tutti gli avvocati iscritti in tale Stato membro, a prescindere dal fatto che essi abbiano ottenuto il titolo professionale nello stesso Stato o in un altro Stato membro. Con riserva di verifica da parte dei giudici italiani, non risulta che la l. N. 339/2003 si applichi esclusivamente agli avvocati di origine italiana. Per questi motivi, la Corte dichiara: 1) Il Trattato non osta ad una normativa nazionale che neghi ai dipendenti pubblici impiegati in una relazione di lavoro a tempo parziale l’esercizio della professione di avvocato, disponendo la loro cancellazione dall’albo degli Avvocati. 2) La direttiva 98/5/Ce dev’essere interpretata nel senso che lo Stato membro ospitante può imporre restrizioni all’esercizio concomitante della professione forense e di detto impiego, sempreché tali restrizioni non eccedano quanto necessario per conseguire l’obiettivo di prevenzione dei conflitti di interesse e si applichino a tutti gli avvocati iscritti in detto Stato membro. Sentenza della Corte di Giustizia del 2 dicembre 2010 nella causa C-225/09 Edyta Joanna Jakubowska/ Alessandro Maneggia (Normativa nazionale che vieta l’esercizio concomitante della professione forense e di un impiego come dipendente pubblico a tempo parziale)  
   
   
GIUSTIZIA EUROPEA: LEGITTIMA LA VENDITA DI LENTI A CONTATTO VIA INTERNET  
 
Gli Stati membri dell´Ue non possono vietare la commercializzazione delle lenti contatto via Internet. La salute dei consumatori deve essere tutelata con misure meno restrittive. Secondo la normativa ungherese, la commercializzazione delle lenti a contatto richiede che essa venga effettuata in un negozio specializzato avente una superficie minima di 18 m2 o un locale separato dal laboratorio. Inoltre, nel contesto della vendita di tali prodotti, si deve ricorrere ai servizi di un optometrista o di un medico oftalmologo qualificato in materia di lenti a contatto. La società ungherese Ker-optika commercializza lenti a contatto tramite il suo sito Internet. Le autorità sanitarie ungheresi le hanno vietato di proseguire tale attività in quanto, in Ungheria, questi prodotti non potevano essere venduti via Internet. La Ker-optika ha impugnato il provvedimento di divieto e il Baranya Megyei Bíróság (tribunale provinciale per la Baranya, Ungheria), cui è stata sottoposta la controversia, chiede alla Corte di giustizia se il diritto dell’Unione osti alla normativa ungherese che autorizza la commercializzazione di lenti a contatto esclusivamente in negozi specializzati nella vendita di dispositivi medici e che ne vieta, di conseguenza, la commercializzazione via Internet. Nella sentenza odierna la Corte constata che il divieto, introdotto dalla normativa ungherese, riguarda le lenti a contatto provenienti da altri Stati membri, vendute per corrispondenza e consegnate presso il domicilio dei consumatori residenti in Ungheria. La Corte osserva che tale divieto priva gli operatori degli altri Stati membri di una modalità particolarmente efficace di commercializzazione di questi prodotti e, pertanto, ostacola considerevolmente il loro accesso al mercato ungherese. Di conseguenza, tale normativa costituisce un ostacolo alla libera circolazione delle merci nell’Unione europea. Quanto alla giustificazione di questa restrizione, la Corte osserva che uno Stato membro può imporre che le lenti a contatto siano consegnate da personale qualificato in grado di fornire al cliente informazioni sul loro uso corretto e sulla loro manutenzione nonché sui rischi connessi al loro uso. Pertanto, riservando la consegna di lenti a contatto ai negozi di ottica che offrono i servizi di un ottico qualificato, la normativa ungherese è atta a garantire la realizzazione dell’obiettivo di assicurare la tutela della salute dei consumatori. La Corte ricorda tuttavia che tali servizi possono anche essere forniti da un medico oftalmologo in una sede diversa dai negozi di ottica. Inoltre, la Corte osserva che dette prestazioni s’impongono, in linea di principio, soltanto all’atto della prima consegna delle lenti a contatto. Infatti, nel corso delle successive forniture, è sufficiente che il cliente segnali al venditore il tipo di lenti consegnategli durante la prima fornitura e gli comunichi eventuali variazioni della vista accertate da un medico oftalmologo. Oltre a ciò, le informazioni e i consigli supplementari necessari per l’utilizzo prolungato delle lenti a contatto possono essere messi a disposizione del cliente tramite elementi interattivi presenti nel sito Internet del fornitore o da un ottico qualificato da quest’ultimo incaricato di dare tali informazioni a distanza. Pertanto, la Corte dichiara che l’obiettivo di garantire la tutela della salute degli utilizzatori di lenti a contatto può essere raggiunto tramite misure meno restrittive di quelle risultanti dalla normativa ungherese. Di conseguenza, il divieto di vendere lenti a contatto via Internet non è proporzionato all’obiettivo di tutela della sanità pubblica e deve quindi essere considerato contrario alle norme in materia di libera circolazione delle merci. (Sentenza della Corte di Giustizia del 2 dicembre 2010nella causa C-108/09 Ker-optika bt / Ántsz Dél-dunántúli Regionális Intézete)  
   
   
LOMBARDIA: LA CRISI CANCELLA 550 SECOLI DI STORIA  
 
Dal 2008 a oggi perse in Lombardia 887 imprese con più di 50 anni di vita. Ma le aziende storiche risentono meno della congiuntura sfavorevole (-6,4%). Calo più diffuso tra le imprese di media età (-12,9%). A Como le attività più longeve, Brescia regina delle iscrizioni recenti. A Milano e Monza la maggiore concentrazione di storiche (una su quattro in Italia). Se da un lato l’impatto della crisi ha cancellato di fatto oltre 55 mila anni di esperienza imprenditoriale, dall’altro le aziende lombarde con più di 50 anni di attività alle spalle hanno retto meglio rispetto alle “colleghe” più giovani. E’ quanto emerge dalla comparazione dei dati relativi alle età delle imprese dall’avvento della recessione economica a oggi. Al terzo trimestre 2010 risultano iscritte in Lombardia circa 13 mila aziende con più di 50 anni di attività (primato italiano), il 6,4% in meno rispetto all’inizio del 2008, contro una media nazionale del -11,1%. Più netto invece il calo subìto dalle imprese lombarde di età compresa tra gli 11 e i 50 anni, il cui numero nello stesso periodo si è ridotto del doppio (-12, 9%) mentre le aziende con meno di 10 anni hanno visto crescere del 4,6% la propria quantità (come è normale, poiché l’età media di un’impresa lombarda è di 13,8 anni). In generale, la contrazione dell’economia globale ha diminuito il totale delle imprese in Lombardia del 4,3% (il dato riguarda anche il dato contabile delle chiusure per cessazioni d’ufficio e non per difficoltà dell’impresa). Tra le aziende storiche, l’impatto della crisi è risultato maggiore nelle province di Cremona (-15,9%), Mantova (-15,5%) e Bergamo (-12,1%); resistono invece più delle altre le circa 9.500 antiche attività milanesi (oltre una su quattro in Italia, 27,3%), calate del -4,5% e seguite da quelle del lodigiano (-6,9%) e del varesino (-9,2%). Proprio a Varese si evidenzia l’arretramento più vistoso nel segmento delle imprese di media età, -14,4%; seguono Milano (-13,7%) e Pavia (-13,6%) mentre Lecco e Brescia sono i centri che in proporzione hanno riscontrato il più alto incremento di aziende recenti (+7,7% e +7%). Guardando all’anzianità anagrafica delle imprese, le attività storiche con l’età media più elevata si trovano a Como (quasi 67 anni), seguite in longevità dalle aziende di Sondrio e Cremona (rispettivamente 65,2 e 65,1 anni). L’età media delle imprese lombarde sfiora i 14 anni. Emerge da un’elaborazione della Camera di Commercio di Milano su dati registro imprese al primo trimestre 2008 e terzo trimestre 2010. Anche in Italia le imprese storiche si sono dimostrate mediamente più resistenti alla crisi, arretrando dell’11,1% invece che del 12,7% fatto segnare dalle aziende di età compresa tra i 50 e gli 11 anni. Oltre al dato lombardo, la tenuta è stata migliore soprattutto in Liguria (-7,5% rispetto al -12,4% delle aziende di media età), Piemonte (-9,1% contro -11,7%), Umbria (-7,9% e -11,5%) e Trentino-alto Adige (-9,5% contro -10,3%), dove si riscontra anche l’età media più elevata tra le imprese di remota costituzione: 68,2 anni, quasi 6 in più della media nazionale. In particolare, la minore incidenza sulle cessazione da parte delle imprese con oltre 50 anni di attività si è registrata nelle province di Caserta (-2,1%), Milano (-4,5%) e Trento (-5%). Il capoluogo lombardo emerge pure quale capitale italiana dell’impresa storica in virtù di 9.464 realtà longeve, seguita a grande distanza da Torino con 1.500 unità, e Roma, che conta 1.479 aziende d’epoca. L’incremento maggiore tra le iscritte più recenti si riscontra invece a Fermo (+47,6%, ma la provincia è di recente istituzione) e quindi a Roma e Benevento (entrambe con un saldo positivo del 13%). L’età media dell’imprenditoria italiana si attesta così attorno ai 13 anni. Emerge da un’elaborazione della Camera di Commercio di Milano su dati registro imprese al primo trimestre 2008 e terzo trimestre 2010. Per promuovere il passaggio generazionale c’è il premio “Di padre in figlio – il gusto di fare impresa”, giunto nel 2010 alla sua terza edizione. È un’iniziativa nazionale promossa dalla Camera di Commercio di Milano e dalla Camera di Commercio di Monza Brianza e da Iperion Corporate Finance. Rivolto ai figli degli imprenditori che abbiano avuto la capacità, l’attenzione e la dedizione nel proseguire e valorizzare il lavoro del padre o di entrambi i genitori subentrando alla guida operativa e strategica dell’impresa e garantendone il successo e la continuità. Oggi la cerimonia di premiazione. Dieci i finalisti, la vincitrice è Valeria Presezzi dell’azienda Bruno Presezzi spa, società fondata nel 1954 e attiva nel comparto delle lavorazioni e delle costruzioni meccaniche. Il premio consiste in un’onorificenza come riconoscimento delle capacità professionali del vincitore e dei finalisti. “Le imprese storiche – ha dichiarato Carlo Sangalli, presidente della Camera di commercio di Milano – sono lo specchio di una realtà imprenditoriale come quella milanese e lombarda che ha saputo fare della tradizione e dell’innovazione i punti di forza strategici. Sono imprese che puntano sulla qualità e sull’identità, sulla valorizzazione dei rapporti umani, presidi sociali di un territorio in rapida evoluzione e radicato nel suo passato. A partire dalle imprese di famiglia che durano diverse generazioni e che caratterizzano il tessuto economico milanese ma anche lombardo e nazionale. Una tradizione su cui ricostruire appartenenze e sviluppo equilibrato: sarebbe contraddittorio che un territorio aperto a tutte le culture disperdesse la propria". “Il passaggio generazionale – ha dichiarato Carlo Edoardo Valli, presidente della Camera di commercio di Monza e Brianza – rappresenta certamente una fase delicata nella vita delle imprese. E’ un dovere delle istituzioni supportare le aziende in questo processo per non disperdere il know-how acquisito negli anni e perché continuino a rappresentare un valore e un punto di riferimento per il territorio e l´economia. E’ con grande soddisfazione che oggi celebriamo la vita di aziende che sono rimaste nel tempo, innovandosi, interpretando e , in alcuni casi, anticipando i cambiamenti”. “E’ indubbio che le aziende di famiglia siano l’asse portante dell’economia del nostro Paese – ha dichiarato Alberto Salsi, partner di Iperion Corporate Finance e ideatore del premio -, tuttavia solo attraverso una discontinuità rispetto al passato è possibile permettere all’azienda di competere nei nuovi mercati in costante evoluzione. Questo compito e questo ruolo mai come ora vengono richiesti ai figli degli imprenditori che da tempo condividono con i loro padri la cabina di regia. A tutti coloro che si riconoscono in questo profilo è riservata la terza edizione nazionale del premio “di padre in figlio” promosso da Camera di Commercio di Monza e Brianza, Camera di Commercio di Milano e da Iperion Corporate Finance”  
   
   
RESPONSABILITÀ SOCIALE DI IMPRESA: DALLE LINEE GUIDA OCSE AGLI INTERESSI DEL TERRITORIO  
 
Martedì 14 dicembre 2010, ore 14.30, a Rieti, Camera di Commercio, Sala Conferenze, Via Paolo Borsellino n. 16, si svolge un Seminario che si inserisce nel Progetto di Informazione e sensibilizzazione degli stakeholders sulle linee Guida Ocse e sulla Responsabilità Sociale di Impresa, promosso dal Ministero dello Sviluppo Economico, Direzione Generale per la Politica Industriale e la Competitività e dal Pcn Punto di Contatto Nazionale e realizzato dall’Istituto G. Tagliacarne, in collaborazione con la Camera di Commercio di Rieti. Scopo dell’iniziativa è accrescere la conoscenza delle norme e dei principi di comportamento responsabile, enfatizzando l’impatto positivo che esso ha sullo sviluppo economico e sociale di un territorio e contribuire, in questo modo, alla riflessione sul tema insieme a quanti - associazioni datoriali e sindacali, ordini professionali, associazioni ambientali e dei consumatori, ecc. - sono per diversi aspetti “portatori di interesse” rispetto al tema della Responsabilità Sociale. Dopo i saluti di Vincenzo Regnini - Presidente Cciaa Rieti, Franco Rosati - Segretario Generale Cciaa Rieti e Annapia Ragone - Istituto G. Tagliacarne presentano l’iniziativa e poi vengono trattati i seguenti temi “La Rsi: cenni di inquadramento generale, definizioni, obiettivi e ruolo all’interno di un’impresa”, La Rsi come responsabilità sociale territoriale” e “La Rsi: i documenti ufficiali, le organizzazioni e le istituzioni che la promuovono”.Vengonok quindi sviluppate le Linee Guida Ocse (Principi e norme, Campi di applicazione) e gli strumenti della Rsi (Gli strumenti e la gestione integrata della Rsi e La rendicontazione sociale) a cura di Fabio Guenza – Consulente e formatore. Seguono poi Dibattito e testimonianze. Info: Camera di Commercio I.A.A. di Rieti- Paola Cuzzocrea - 0746/201364-5 - paola.Cuzzocrea@ri.camcom.it; Istituto G. Tagliacarne - Annapia Ragone - 06/78052208- a.Ragone@tagliacarne.it    
   
   
LA METODOLOGIA DI INTERBRAND DIVENTA IL PRIMO APPROCCIO CERTIFICATO ISO AL MONDO PER LA VALUTAZIONE DI BRAND  
 
L´international Standards Organization riconosce il metodo di valutazione di brand di Interbrand con la certificazione Iso 10668:2010. Interbrand, la maggiore brand consultancy a livello internazionale con circa 40 uffici nel mondo, annuncia di aver ottenuto la prestigiosa certificazione Iso 10668:2010 attestata dall’International Standards Organization per la propria metodologia di valutazione economica dei brand. Interbrand è la prima società di consulenza di branding al mondo a ottenere la certificazione Iso 10668. I brand creano valore sia per i consumatori sia per le società che li posseggono. Questo è il principio che guida Interbrand da più di 35 anni nei progetti creazione, gestione e valutazione economica del brand. Iso 10668 è la norma internazionale che stabilisce gli standard minimi per le procedure e le metodologie adottate nella determinazione del valore economico dei brand. Essa definisce un’affidabile e coerente approccio di brand valuation che prende in considerazione aspetti finanziari, legali e di marketing. Il programma di certificazione Iso 10668 è stato sviluppato in collaborazione con l’istituto Austrian Standards plus Certification, il quale ha attestato la metodologia di Interbrand come conferme agli standard Iso 10668. “Siamo molto orgogliosi che la nostra metodologia per l’accertamento del valore economico del brand sia la prima al mondo ad essere certificata Iso”, afferma Nik Stucky, Global Practice Leader for Brand Valuation di Interbrand. “Siamo pionieri nella brand valuation: negli ultimi 25 anni abbiamo condotto più di 5.000 progetti di valutazione economica del brand per conto di clienti internazionali che rappresentato pressoché tutti i settori industriali. La nostra brand valuation è un valido strumento che può essere impiegato in molteplici processi aziendali: dalle transazioni finanziarie alle strategie a valore aggiunto di brand management, dal controlling fino al reporting. Questa certificazione sottolinea la nostra eccezionale performance e conferma la fiducia dei nostri clienti. Possono credere nella metodologia di cui ci avvaliamo per determinare il valore economico dei loro brand”. Holger Mühlbauer, Managing Director di It Security Association Teletrust Deutschland e precedentemente Managing Director del German Institute for Standardization (Din), ha svolto il ruolo di Segretario Generale per lo sviluppo nazionale, europeo e internazionale degli standard. Ha inoltre ricoperto il ruolo di auditor per la certificazione degli standard Iso 10668 e ha condotto l’audit per Interbrand. In merito alla certificazione Mühlbauer ha affermato “La standardizzazione Iso per le società di servizi si è resa necessaria per la mancanza di standard univoci e riconosciuti universalmente a dispetto degli standard internazionali per la definizione degli asset intangibili nei bilanci delle società di capitali. Iso 10668 è il nuovo autorevole standard internazionale per la valutazione monetaria dei brand. La certificazione Iso da parte di un ente indipendente consente alle società di brand consulting, come Interbrand, di documentare la propria professionalità e conferisce loro una maggiore autorità e competenza nel mercato.”  
   
   
LA CAMPAGNA NAZIONALE QUALITA’ “NOI CI SIAMO” 2010 CON MOLTE AZIENDE LOMBARDE ADERENTI PER SOTTOSCRIVERE IL VALORE DI “LEADERSHIP, INNOVAZIONE, QUALITA’” A BENEFICIO DEL SISTEMA ITALIA  
 
A Milano, martedì 30 novembre, Convegno Galgano con la testimonianza di Agustawestland Sono 117 le aziende lombarde che, tra le centinaia di imprese italiane private e pubbliche di ogni settore e dimensione, hanno aderito alla Campagna Nazionale Qualità “Noi ci siamo” (presentazione) perché credono nel Valore del “Fare Qualità”. La Campagna, ideata e promossa dal Gruppo Galgano fin dal 1989 - tuttora unica nel suo genere – è giunta alla sua 22a edizione con l’Adesione del Presidente della Repubblica, che le ha conferito, per il secondo anno consecutivo, la Speciale Medaglia Presidenziale. “Dalla Leadership alla Leadership di Mercato con Qualità e Innovazione” è il tema portante della Campagna di Comunicazione Galgano di quest’anno, un appuntamento per testimoniare che la Competitività dell’industria italiana può cambiare realmente la Storia del nostro Paese, perché la Qualità può essere ovunque, condiziona la nostra vita e dipende da tutti noi. L’iniziativa ha ormai assunto valore istituzionale e, in occasione del Convegno svoltosi Milano, martedì 30 novembre, è stato possibile dibattere e confrontarsi su un tema di grande attualità e urgenza, affrontato anche attraverso la testimonianza in presa diretta di Agustawestland, per voce del suo Direttore Qualità, Claudio Maltoni. Per iscrizioni e informazioni: tel 02.39605295 – relazioni.Esterne@galganogroup.it - www.Galganogroup.it “Oggi è ormai il tempo del fare e nelle aziende italiane è sempre più necessario innovare perché nulla crea valore per i clienti come l’Innovazione. L’innovazione, sia di prodotto/servizio che di processo, è uno dei principali mezzi che consentono di ottenere un vantaggio competitivo di lungo termine - dichiara Alberto Galgano, presidente del Gruppo Galgano - Sviluppando idee innovative l’azienda può ottenere una posizione di vantaggio rispetto ai concorrenti e quindi acquisire una reale leadership sul mercato in cui opera.”. La Campagna Galgano si sviluppa nell’intero circuito comunicativo dei media (giornali, affissioni, web) nell’ambito della Settimana Europea della Qualità (8-14 novembre 2010) promossa dall’Unione Europea fin dal 1995 con invito a tutti gli Stati membri di diffondere la Cultura della Qualità nel proprio Paese. La Campagna italiana invece, ideata e promossa dal Gruppo Galgano, nasce nel 1989, in occasione della 1a Giornata Mondiale della Qualità (che si celebra sempre il secondo giovedì di novembre) voluta dalle tre grandi Associazioni Mondiali della Qualità di Stati Uniti (Asq), Giappone (Juse), Europa (Eoq). Il Gruppo Galgano è la società a capitale interamente italiano, leader nel campo della consulenza di direzione e della formazione manageriale con forte orientamento ai risultati.  
   
   
PIÙ LIBRI PIÙ LIBERI (ROMA, 4-8 DICEMBRE): I PICCOLI EDITORI PUBBLICANO GIÀ IL 6% DEI LORO TITOLI IN FORMATO EBOOK.  
 
I piccoli editori pubblicano già il 6% dei loro titoli in formato eBook. Sono infatti 131, in base alle elaborazioni dell’Ufficio studi Aie, le case editrici italiane che hanno in catalogo “almeno un titolo” in formato e-book in lingua italiana: di queste, 94 sono piccole case editrici, con un catalogo medio di e-book di 16 titoli. Complessivamente il “catalogo” che sviluppano è di 1.472 e-book, corrispondente al 6% di titoli che la piccola editoria ha proposto (tra novità e ristampe) nel 2009. Sono questi alcuni dei primi segnali dal mercato che verranno presentati e discussi in occasione di due incontri interamente centrati sul fenomeno dell’anno e in programma martedì 6 dicembre al Palazzo dei congressi dell’Eur a Roma alla Fiera della piccola e media editoria Più libri più liberi. Il primo, dal titolo E-book: primi segnali dal mercato, in programma al Digital Cafè dalle 10.45 alle 11.45, propone gli ultimi dati aggiornati, a cura dell’Ufficio studi di Aie, dell’anno “1” o “0” del mercato e-book italiano: dai titoli disponibili in ebook al genere, dal prezzo medio sino al parco device installato. Con in più notizie e aggiornamenti dagli altri mercati. Interverranno Cristina Mussinelli (Associazione Italiana Editori/idpf) e Mauro Zerbini (Ibs). Dal mondo dell’eBook alle strutture: come si sta organizzando il nostro mercato tra “piattaforme” e librerie on line che vendono e-book? Sarà questo il tema del secondo appuntamento, sempre in programma il 6 dicembre al Digital Cafè dalle 11.30 alle 13 dal titolo Piattaforme di e-book a confronto, in cui sarà proposta una vera e propria ricognizione a 360 gradi su cosa offrono oggi le piattaforme distributive e quale modello di business propongono agli editori. Questo attraverso una serrata presentazione delle principali piattaforme, una delle più ampie condotte in questi mesi. Interverranno, moderati da Cristina Mussinelli di Aie, Marco Croella (Semplicissimus Book Farm), Renato Salvetti (Edigita), Matteo Brambilla (Bookrepublic), Enrico Lavoro (Telecom), Livia Senic-matulia (Webster), Luciano Simonelli (eBooks Italia). L´impatto delle nuove tecnologie non riguarda - e non riguarderà – però solo le innovazioni di prodotto (e-book o Applicazioni) ma anche quelle di "processo": distributivo innanzitutto, ma anche nel “prestito”. Per questo il 6 dicembre, nel pomeriggio, si svolgeranno al Digital café altri due incontri, sempre legati al tema ebook: Filiere che si riorganizzano, alle 15, in cui interverranno Fernando Mantovani (Business online Feltrinelli) ed Enzo Mazza (Fimi). E Quando l’e-book comincia ad andare in prestito, in programma alle 16, con un focus sui prestiti bibliotecari di ebook. Interverranno, Giulio Blasi (Media Library), Luciana Cumino (Biblioteca civica di Cologno Monzese), Andrea Ferro (Casalini Digital Library). Entrambe le tavole rotonde sono moderate da Giovanni Peresson di Aie  
   
   
IN UN QUADRO DI GENERALE CONTRAZIONE DEI CONSUMI DI PRODOTTI ALIMENTARI CONSERVE ITALIA REAGISCE BENE ALLA CRISI  
 
A fronte di una leggera diminuzione del fatturato, il bilancio 2010 evidenzia un netto miglioramento della posizione finanziaria, passata da 316 a 278 milioni di euro (-12%). Bilancio rassicurante per Conserve Italia: nonostante la pesante crisi economica mondiale, infatti, il gruppo cooperativo, leader europeo nel settore dell’ortofrutta trasformata, ha chiuso l’esercizio 2009/10 con un significativo miglioramento della posizione finanziaria a fronte di una leggera diminuzione del volume d’affari. Il fatturato consolidato si è attestato, infatti, sui 933 milioni di euro (-3,1% rispetto all’esercizio precedente), mentre il fatturato aggregato ha raggiunto quota 1.018 milioni di euro (-3,2%). Andamento analogo anche per i margini reddituali, che hanno fatto registrare una lieve contrazione rispetto all’annata 2009/10: l’Ebitda si è attestato sui 60,6 milioni di euro (con un’incidenza del 6,2% sul fatturato lordo), mentre l’Ebit si è collocato sui 25 milioni (pari al 2,6% del fatturato lordo). Buone performance per il risultato di esercizio chiuso con un utile netto di 1,4 milioni di euro. Notizie decisamente positive anche sul fronte dell’indebitamento: nell’ultimo esercizio, infatti, il Gruppo ha consolidato la durata del proprio debito, trasformandolo da breve a medio-lungo termine per garantirsi futuri piani di sviluppo. Complessivamente, la posizione finanziaria netta di Conserve Italia ha fatto registrare una sensibile contrazione (-12%), passando da oltre 316 a poco più di 278 milioni di euro con una diminuzione di quasi 38 milioni sull’esercizio precedente. Un risultato estremamente importante ottenuto attraverso la generazione di cassa della gestione ordinaria nonché grazie all’attento controllo del capitale circolante ed alla oculata politica di investimenti effettuata dal Gruppo. Il patrimonio netto ha raggiunto i 224 milioni di euro facendo registrare un incremento di 4 milioni rispetto all’esercizio 2009/10, frutto dell’aumento del capitale sociale. Questo ulteriore consolidamento porta il rapporto debiti/patrimonio a 1,2, un livello mai raggiunto nell’ultimo decennio di attività di Conserve Italia. Gli investimenti sviluppati dal Gruppo nell’annata 2009/10 hanno sfiorato i 70 milioni di euro, con oltre 40 milioni destinati agli investimenti tecnici e 29 milioni indirizzati all’area marketing/commerciale. “Nell’esercizio 2009/10 – afferma il direttore generale di Conserve Italia, Angel Sanchez – l’andamento di mercato è stato influenzato dalla pesante crisi economica globale, che ha provocato tra l’altro una sensibile contrazione dei consumi. Ciò nonostante il nostro Gruppo ha mantenuto un ottimo livello di redditività, che ha generato cospicue risorse indirizzate al sostegno delle moderne politiche di marca. Contemporaneamente, Conserve Italia ha ottenuto un risultato economico positivo ed una significativa diminuzione dell’esposizione finanziaria”. “Conclusa la fase dei grandi investimenti – sottolinea il presidente, Maurizio Gardini – Conserve Italia ha potuto rispondere al meglio alla propria mission cooperativa garantendo alla base sociale una adeguata remunerazione e regolari sbocchi di mercato per la produzione e confermando la mutualità prevalente: in pochi anni, infatti, la percentuale di prodotto lavorato conferito dai soci è passata dal 64% (esercizio 2006/07) all’86% (campagna 2009/10). Contemporaneamente, è proseguita la politica di consolidamento del patrimonio del Gruppo indispensabile per garantire quelle risorse finanziarie necessarie per adottare strategie di mercato vincenti ed affrontare con successo le sfide globali”