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Notiziario Marketpress di Mercoledì 09 Febbraio 2011
SCIENZIATI SCOPRONO CHE I NEURONI COMUNICANO DA UNA CERTA DISTANZA MEDIANTE CAMPI ELETTRICI  
 
 Bruxelles, 9 febbraio 2011 - I ricercatori ritenevano che i neuroni nel cervello comunicassero mediante collegamenti fisici chiamati sinapsi. Tuttavia, neuroscienziati finanziati dall´Ue hanno trovato solide prove che i neuroni comunicano tra loro anche mediante deboli campi elettrici, una scoperta che ci potrebbe aiutare a capire come la biofisica crea la cognizione. Lo studio, pubblicato nella rivista Nature Neuroscience, è stato in parte finanziato dal progetto Eusynapse ("From molecules to networks: understanding synaptic physiology and pathology in the brain through mouse models"), che ha ricevuto 8 milioni di euro nell´ambito dell´area tematica "Scienze della vita, genomica e biotecnologie per la salute" del Sesto programma quadro (6° Pq) dell´Ue. L´autore principale, il dott. Costas Anastassiou, un borsista post dottorato presso il Californian Institute of Technology (Caltech) negli Stati Uniti, assieme ai suoi colleghi spiega come il cervello sia una complessa rete di singole cellule nervose, i neuroni, che usano segnali elettrici o chimici per comunicare tra loro. Ogni volta che un impulso elettrico corre lungo la ramificazione di un neurone, un piccolo campo elettrico circonda quella cellula. Pochi neuroni sono come degli individui che parlano tra loro e hanno delle brevi conversazioni. Ma quando essi si attivano tutti assieme, l´effetto è quello del frastuono della folla durante una partita di calcio. Quel "frastuono" è la somma di tutti i piccoli campi elettrici creati dall´attività neurale organizzata nel cervello. Anche se da molto tempo si riconosce che il cervello genera deboli campi elettrici in aggiunta all´attività elettrica di eccitazione delle cellule nervose, questi campi erano considerati epifenomeni, ovvero effetti collaterali superflui. Non si sapeva nulla riguardo a questi deboli campi poiché, in effetti, solitamente essi sono troppo deboli per poter essere misurati a livello dei singoli neuroni; le loro dimensioni sono nell´ordine dei milionesimi di metro (micron). Perciò i ricercatori hanno deciso di determinare se questi deboli campi hanno qualche effetto sui neuroni. La misurazione sperimentale di campi così deboli che vengono emanati o che hanno effetti su un numero ridotto di cellule cerebrali non è stato un compito facile. Degli elettrodi estremamente piccoli sono stati usati a brevissima distanza da un gruppo di neuroni di ratto per cercare "potenziali locali di campo", i campi elettrici generati dall´attività dei neuroni. Qual è stato il risultato? Essi sono riusciti a misurare dei campi debolissimi, con valori pari a un millivolt (un millesimo di volt). Commentando i risultati, il dott. Anastassiou ha detto: "Poiché è stato molto difficile posizionare così tanti elettrodi in un volume ridottissimo di tessuto cerebrale, le scoperte della nostra ricerca sono davvero originali. Nessuno era stato in grado di ottenere questo livello di risoluzione spaziale e temporale." Ciò che hanno scoperto è stato sorprendente. "Noi abbiamo osservato che dei campi molto deboli, con valori di un millivolt per millimetro, modificano in modo netto l´attivazione dei singoli neuroni, e aumentano la cosiddetta "spike-field coherence", il sincronismo con cui i neuroni si attivano in relazione al campo," ha aggiunto. Durante le violente crisi epilettiche, ad esempio, parti del cervello generano campi elettrici molto forti, nell’ordine di 100 millivolt per millimetro. Tuttavia, questa ricerca ha mostrato che anche campi energetici molto più deboli, se indirizzati verso aree ricettive nei neuroni, creano ciò che i ricercatori chiamano accoppiamento efaptico. Questa "connessione" del campo energetico potrebbe essere un´altra modalità di coordinamento nel cervello, che si differenzia dai soliti canali neurone-sinapsi. Il dott. Anastassiou suggerisce che "una maggiore spike-field coherence potrebbe migliorare significativamente la quantità di informazioni trasmesse tra i neuroni, oltre che aumentare la loro affidabilità." Questo studio si unisce alla ricerca sul modo in cui il "pensiero" dipende dall´attività coordinata in varie regioni del cervello. Molti neuroscienziati ritengono che l´attività relativamente lenta e quasi infinitamente intrecciata di neuroni e sinapsi male si sposa con la velocità e l´efficienza del pensiero. "Io credo fermamente che la comprensione dell´origine e della funzionalità dei campi cerebrali endogeni porterà a molte rivelazioni riguardanti l´elaborazione delle informazioni a livello dei circuiti, che, secondo me, rappresenta il livello in cui hanno origine percezioni e concetti," ha detto il dott. Anastassiou. "Questo, a sua volta, ci porterà a indagare come la biofisica crea la cognizione in modo meccanicistico, e questo, io ritengo, rappresenta il sacro Graal della neuroscienza." Per maggiori informazioni, visitare: California Institute of Technology (Caltech): http://www.Rutgers.edu/  Nature Neuroscience: http://www.Nature.com/ngeo/index.html  Eusynapse: http://www.Eusynapse.mpg.de/index.html    
   
   
CERTIFICATI DI MALATTIA ON LINE; CON LA FINE DELLA SPERIMENTAZIONE, SCATTANO LE SANZIONI  
 
Roma, 9 febbraio 2011 - A dieci mesi dal suo avvio, la nuova procedura di trasmissione online all´Inps dei certificati medici di malattia dei lavoratori pubblici e privati è stata giudicata dal ministro Brunetta “largamente positiva”: Il sistema, ha dichiarato il ministro nel corso di una conferenza stampa il 2 febbraio scorso, è pienamente operativo in tutte le sue funzionalità, la nuova procedura è diffusa su tutto il territorio e la quota di medici di medicina generale abilitati all´utilizzo è ormai vicina al 100%. Il digitale ha già soppiantato il cartaceo: il ministro Brunetta ha precisato sono stati complessivamente inviati via web oltre 3.875.000 certificati (358.760 nell´ultima settimana, di cui 70.000 nella sola giornata di ieri): un successo reso possibile anche grazie all´ottima risposta data dai medici, dalle Regioni e, in generale, da tutti gli attori del sistema sanitario. Il ministro ha infine ricordato come la digitalizzazione dei certificati di malattia sia uno dei pilastri su cui poggia la strategia del Governo per modernizzare la sanità pubblica. Come funziona il sistema - Il medico invia all´Inps il certificato di malattia compilando una semplice pagina web (oppure utilizzando il proprio software abituale, oppure il call center telefonico). L´inps rende immediatamente disponibile il certificato al datore di lavoro (pubblico e privato), che può riceverlo tramite Pec oppure consultando il sito dell´Inps. Il lavoratore può consultare i propri certificati di malattia tramite il sito dell´Inps (può comunque chiedere una copia cartacea al medico) oppure chiederne l´invio alla propria casella di posta elettronica, e in ogni caso non ha nessun altro obbligo di invio del certificato al datore di lavoro e all´Inps. Il datore di lavoro (pubblico e privato) riceve immediatamente dall´Inps le attestazioni di malattia relative ai certificati ricevuti dal nuovo sistema. Un nuovo call center per i medici - Ii medici che, anche temporaneamente, hanno difficoltà a utilizzare il Pc o ad accedere a Internet (ad esempio in caso di visite domiciliari) possono inviare il certificato rivolgendosi al nuovo call center telefonico gratuito dell´Inps con l´assistenza di un operatore dedicato. Il nuovo servizio si affianca al call center da tempo reso disponibile dal Ministero dell´Economia e delle Finanze e che consente l´invio del certificato tramite un risponditore automatico. Sanzioni - le norme prevedono che l´eventuale sanzione abbia luogo solo in caso di "colpa esplicita" del medico e non per impossibilità tecnica alla trasmissione del certificato, così come chiarito dalla Circolare n. 2 dello scorso 28 settembre. In ogni caso nei prossimi giorni una terza Circolare fornirà ulteriori indicazioni e chiarimenti sulle modalità di applicazione delle sanzioni. Palazzo Vidoni si impegna peraltro ad assicurare un attento monitoraggio circa le procedure e i meccanismi di applicazione di quanto previsto, così da evitare il rischio di ingiustificati atteggiamenti punitivi. A questo riguardo è già stato chiesto agli enti preposti di valutare il tutto con il massimo dell´attenzione, della trasparenza e della flessibilità.  
   
   
GIORNATA STATI VEGETATIVI,MESSAGGIO DI FORMIGONI  
 
Milano, 9 febbraio 2011 - "Regione Lombardia si è battuta e continua a battersi per promuovere concretamente le ragioni della vita. Le persone in stato vegetativo sono consegnate totalmente alla nostra responsabilità: chi soffre di una grave invalidità non diventa qualcosa d´altro da un uomo e da una donna, ma resta pienamente e indissolubilmente una persona e porta un dolore e una sofferenza che meritano solidarietà ed elogio". Lo afferma il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, in un messaggio per la prima "Giornata nazionale degli Stati vegetativi" (istituita con Direttiva del Consiglio dei Ministri lo scorso 26 novembre su proposta del Ministero della Salute), che si celebrerà domani, mercoledì 9 febbraio. A volere la Giornata sono state le associazioni dei familiari delle persone che vivono in questa condizione di grave disabilità. Il 9 febbraio si ricorda l´anniversario della morte di Eluana Englaro. Sono circa 500 le persone in stato vegetativo assistite quotidianamente in Lombardia; l´80% in strutture pubbliche e il 20% a domicilio. Regione Lombardia è stata la prima Regione in Italia nel 2007 a garantire la gratuità dei ricoveri di sollievo transitorio o definitivo a queste persone. Inoltre, dal settembre 2009 viene erogato ai familiari delle persone in stato vegetativo, assistite a domicilio, un contributo mensile di 500 euro, destinato a compensarli per il lavoro che svolgono quotidianamente nell´assistere il malato in casa. "Occorre continuare a lavorare - aggiunge Formigoni - per riconoscere la piena dignità dell´esistenza di ogni essere umano. Una società che difenda il valore dell´uguaglianza e un Paese che voglia veramente dirsi civile deve essere in grado di mettere tutti i propri cittadini nella condizione di vivere con dignità anche l´esperienza della malattia e della grave disabilità, promuovendo l´inclusione e non l´esclusione sociale o, peggio ancora, l´isolamento e l´abbandono". "La Giornata - prosegue Formigoni - sarà un´occasione importante per fare sentire la voce di quanti non hanno voce e per ricordare di avere rispetto per queste persone e per le loro famiglie, riaffermando la loro libertà di vivere. Si deve però proseguire nell´impegno per arrivare ad un riconoscimento concreto della dignità dell´esistenza di ogni essere umano. La dignità di ogni vita è infatti un carattere ontologico che non può dipendere dal concetto di qualità di vita ´misurata´ in base ad un processo utilitaristico". "La Giornata nazionale degli Stati Vegetativi, come la Giornata della Vita appena trascorsa - aggiunge l´assessore alla Famiglia, Conciliazione, Integrazione e Solidarietà sociale, Giulio Boscagli - ci invita a cambiare il nostro sguardo riconoscendo che la dignità dell´esistenza di ogni essere umano deve essere il punto di partenza e di riferimento di una società che difende il valore della vita". "A tutti coloro che si prendono cura delle persone in stato vegetativo e alle associazioni dei famigliari - dice ancora Boscagli - va il più grande ringraziamento per il lavoro e l´attenzione che dedicano ai malati e per l´esempio, la testimonianza che quotidianamente ci danno di amore e rispetto della vita umana".  
   
   
SOCIETA´ FRANCESE RICERCA IN SICILIA MEDICI PER IMPORTANTI STRUTTURE OSPEDALIERE  
 
Palermo, 9 febbraio 2011 - Per 31 medici siciliani si potrebbero aprire le porte di importanti strutture ospedaliere della Francia. L´eures, il servizio europeo per l´impiego dell´assessorato regionale al Lavoro, comunica che si ricercano medici, anche neolaureati, possibilmente gia´ in possesso della specializzazione. Nel caso in cui i candidati stiano terminando il percorso di specializzazione, l´azienda puo´ cominciare a preparare la partenza (trovando il posto giusto e eventualmente perfezionando la sua conoscenza della lingua francese). Si cercano, in particolare: oculisti, pediatri, fisiatri, otorinolaringoiatri, psichiatri, radiologi, anestesisti, gastroenterologi, medici del lavoro, cardiologi, medici generici, geriatri. La Francia, in questo momento, manca di diverse figure professionali sia negli ospedali pubblici che in cliniche private, per cui le condizioni offerte per i medici stranieri sono ottime. Di piu´: i medici italiani godono di una reputazione ottima in Francia, e questo puo´ facilitarne l´inserimento professionale. All´inizio, i contratti sono a tempo determinato e, successivamente, si trasformano in contratti a tempo indeterminato, quando il medico fa il concorso che avviene quasi sempre dopo due anni, e in genere (a meno di gravi motivi) il medico ha l´appoggio del suo superiore; vista la mancanza di medici in Francia, da parte dei datori di lavoro (sia ospedale, sia clinica privata) c´e´ la maggiore disponibilita´ di aiutare il medico a rimanere e farsi una carriera professionale. Nel caso di alcune figure, c´e´ la possibilita´ di fare un´attivita´ di libera professione (oltre il lavoro in ospedale) che puo´ aggiungere ulteriori opportunita´a´ professionali ed economiche. Naturalmente, si richiede la perfetta conoscenza della lingua francese. I requisiti completi delle varie offerte di lavoro, le condizioni di lavoro, l´iter di selezione e tutte le altre informazioni sono descritte nel sito www.Regione.sicilia.it/lavoro/uffici/eures  Per candidarsi bisogna inviare un curriculum vitae in francese compilato secondo l´apposito modello, scaricabile dal sito, e trasmetterlo per e-mail con la dicitura "medici francia" alla casella: eures@regione.Sicilia.it    
   
   
VERSO TESTO UNICO DEL WELFARE REGIONALE ABRUZZESE CONSIGLIO IMPEGNA CHIODI ALLA CREAZIONE DI UN TAVOLO TECNICO  
 
Pescara, 9 febbraio 2011 Un documento approvato da maggioranza ed opposizione nella seduta di ieri del Consiglio regionale impegna il presidente della Regione, Gianni Chiodi, ad istituire un tavolo tecnico formato dallo stesso presidente Chiodi, dagli assessori al Sociale, Paolo Gatti, al Bilancio Carlo Masci, dal presidente della quinta commissione consiliare, Nicoletta Verì, dai rappresentanti dei gruppi di maggioranza ed opposizione, del terzo settore e dei sindacati con la finalità di elaborare proposte da inserire nel piano sociale regionale e da calare nell´ambito dell´integrazione socio-sanitaria. Inoltre, ci si avvia alla definizione di un testo unico del welfare abruzzese in cui risultino ben chiari diritti, doveri, obiettivi e stategie in un rapporto di lealtà tra legislatore regionale e cittadini. Questo è l´obiettivo su cui sta lavorando da qualche mese l´assessore alle Politiche sociali, Paolo Gatti, per superare la problematica di una normativa sociale ormai datata e piuttosto farraginosa. Lo ha riferito lo stesso assessore, nel pomeriggio, nel corso della seduta straordinaria del Consiglio regionale dedicata alla programmazione sociale. Un lavoro, quindi, aperto al contributo dell´intera società abruzzese e quindi dei Comuni e delle forze sociali. "Avevo il timore di strumentalizzazioni - ha rivelato lo stesso Gatti - ed invece devo complimentarmi con maggioranza ed opposizione per i toni usati in questa circostanza. E´ innegabile che i problemi sul tappeto siano tanti - ha proseguito - ma non si può ridurre la tematica della programmazione sociale alla sola valutazione del piano sociale regionale che, peraltro, domani inizierà il suo iter in commissione consiliare e che, comunque, introduce delle novità di rilievo. In particolare, - ha rimarcato Gatti - l´assistenza educativa ai disabili nelle scuole ed il divieto ai Comuni di dimuire la portata del servizio". Infine, Gatti ha ricordato l´impegno finanziario della Giunta regionale che, "nell´ambito del Piano sociale regionale ha previsto 90 milioni di euro di risorse mentre in relazione al Fondo sociale europeo ha deciso di destinare circa 25 milioni di euro alle politiche sociali. "Cifre tutt´altro che irrisorie - ha commentato l´assessore - considerando anche la ristrettezza di risorse con cui si è chiamati ad operare di questi tempi". L´unanimità dal Consiglio regionale, riunito in seduta straordinaria, nel pomeriggio di ieri a Pescara, impegna il presidente della Regione, Gianni Chiodi, a istituire un testo unico del welfare abruzzese in cui risultino ben chiari diritti, doveri, obiettivi e strategie in un rapporto di lealtà tra legislatore regionale e cittadini. E´ l´obiettivo su cui sta lavorando da qualche mese l´assessore alle Politiche sociali, Paolo Gatti, per superare la problematica rappresentata da una normativa sociale ormai datata e piuttosto farraginosa. Lo ha riferito lo stesso assessore, nel corso della seduta straordinaria del Consiglio regionale dedicata alla programmazione sociale. Un lavoro, quindi, aperto al contributo dell´intera società abruzzese e quindi dei Comuni e delle forze sociali. "Avevo il timore di strumentalizzazioni - ha rivelato lo stesso Gatti - ed invece devo complimentarmi con maggioranza ed opposizione per i toni usati in questa circostanza. E´ innegabile che i problemi sul tappeto siano tanti - ha proseguito - ma non si può ridurre la tematica della programmazione sociale alla sola valutazione del piano sociale regionale che, peraltro, domani inizierà il suo iter in commissione consiliare e che, comunque, introduce delle novità di rilievo. In particolare, - ha rimarcato Gatti - l´assistenza educativa ai disabili nelle scuole ed il divieto ai Comuni di dimuire la portata del servizio". Infine, Gatti ha ricordato l´impegno finanziario della Giunta regionale che, "nell´ambito del Piano sociale regionale ha previsto 90 milioni di euro di risorse mentre in relazione al Fondo sociale europeo ha deciso di destinare circa 25 milioni di euro alle politiche sociali. "Cifre tutt´altro che irrisorie - ha commentato l´assessore - considerando anche la ristrettezza di risorse con cui si è chiamati ad operare di questi tempi".  
   
   
INFLUENZA: DIREZIONE REGIONALE SANITÀ, “ANDAMENTO INFLUENZA IN UMBRIA COSTANTEMENTE MONITORATO”  
 
 Perugia, 9 febbraio 2011 - "L´andamento dell´influenza in Umbria viene costantemente monitorato e non è diverso da quella degli scorsi anni, con l´eccezione, ovviamente, della pandemia. Di conseguenza, i cittadini possono stare tranquilli": la rassicurazione arriva dalla Direzione sanità e servizi sociali della Regione Umbria. "Negli ultimi giorni - precisano dalla Direzione regionale - sono comparsi sulla stampa locale alcuni articoli che richiamavano l´attenzione dei lettori sul fatto che in Umbria, nell´ultima settimana di gennaio, si erano ammalate più di 10 mila persone, in termini statistici si direbbe 11 persone ogni 1000 abitanti. Questo dato è appena superiore alla media nazionale (10 casi ogni 1000 abitanti) e descrive un andamento tipico delle influenze stagionali, confermando l´ipotesi fatta dagli esperti del verificarsi del picco epidemico intorno alla fine di gennaio e l´inizio di febbraio. Infatti in Italia, durante la quarta settimana del 2011, il numero dei casi di influenza è andato progressivamente aumentando: è stato così registrato un numero di casi superiore a quelli osservati in alcune stagioni influenzali precedenti, ma inferiori quelli che si sono verificati nel caso dell´influenza pandemica (2009-2010) e nelle epidemie stagionali degli anni 2002/2004 e 2004-2005". Ad ammalarsi in Umbria, come in Italia, sono soprattutto bambini e ragazzi, mentre le persone con più di sessantacinque anni sono colpite più raramente, anche perché nella nostra Regione, ormai da diversi anni, sono più del 70 per cento i vaccinati che rientrano in questa fascia di età, anche se nell´ultimo anno la copertura vaccinale è leggermente diminuita, probabilmente anche a causa delle informazioni sulla vaccinazione in circolazione in quel periodo. La Direzione evidenzia che quest´anno, su indicazione del Ministero della Salute, gli eventuali casi gravi o i decessi, considerato che ancora sta circolando anche il virus pandemico A(h1n1)v, vengono segnalati tramite una specifica scheda: "Sinora si è avuta una notifica di decesso (peraltro in un soggetto già gravemente ammalato) ai primi di gennaio". Poiché le epidemie stagionali sono causate sempre da più di un virus, per identificare i ceppi circolanti e contribuire alla decisione sulla composizione del vaccino antinfluenzale per la stagione successiva, è in funzione anche in Umbria una specifica sorveglianza "virologica": alcuni campioni biologici, prelevati dai medici "sentinella" o provenienti da eventuali casi ricoverati negli ospedali, vengono esaminati dal Laboratorio di Virologia dell´Università di Perugia (accreditato a livello nazionale) e segnalati all´Istituto Superiore di Sanità. In Umbria stanno circolando i tre tipi di virus previsti (A(h1n1)v, Ah3n2 e B), per i quali si è vaccinato in autunno, così come nel resto del Paese. Infine, sottolineando di nuovo che "l´andamento di questa influenza viene costantemente monitorato e non è diverso da quella degli scorsi anni, con l´eccezione, ovviamente, della pandemia", la Direzione precisa: "Ciò non toglie, però, che durante i mesi invernali è opportuno comunque osservare alcune banali precauzioni. Infatti, per limitare il diffondersi dell´epidemia bastano semplici gesti come lavarsi spesso le mani con acqua e sapone o gel alcolici, coprire con un fazzoletto di carta da gettare bocca e naso quando si starnutisce o si tossisce, rimanere a casa e a riposo soprattutto nella fase iniziale della malattia".  
   
   
INFLUENZA: DECEDUTA IN VENETO PAZIENTE CON GRAVE PATOLOGIA PREGRESSA  
 
Venezia, 9 febbraio 2011 - Una donna di 69 anni, positiva al tampone dell’influenza H1n1 e portatrice di una grave malattia pregressa è deceduta all’Ospedale San Bortolo di Vicenza. Il caso è stato confermato dalla direzione regionale prevenzione. Ne dà notizia l’assessore alla sanità Luca Coletto. La paziente, che era affetta da mieloma multiplo, risedeva a Schio. Si tratta del tredicesimo decesso avvenuto quest’anno in Veneto dall’inizio dell’epidemia stagionale. “Ancora una volta – sottolinea Coletto – siamo in presenza di un caso ad alto rischio per la grave malattia di cui soffriva la signora, assimilabile agli altri esiti infausti registrati sinora. Il fatto addolora – aggiunge Coletto – ma non deve creare allarme, perché purtroppo rientra nella statistica annuale dei decessi collegabili in qualche modo all’influenza”. L’anno scorso l’epidemia aveva provocato 13 decessi, 182 ricoveri, ed aveva colpito oltre 300.000 veneti.  
   
   
NON AUTOSUFFICIENZA: REGIONE VENETO TROVERA’ RISORSE NECESSARIE MA IPAB IN FUTURO DOVRANNO ADOTTARE MODELLO GESTIONE FONDAZIONI ONLUS  
 
 Venezia, 9 febbraio 2011 - “Per quanto riguarda le politiche sociali, in particolare la non autosufficienza, vedo con qualche perplessità che c’è molto movimento nel mondo delle case di riposo, l’Uripa scrive lettere, si minacciano aumenti delle rette, proteste dei figli degli ospiti non autosufficienti. Dico che è un allarmismo incomprensibile da parte delle case di riposo e dell’Uripa perché la Regione, come ha fatto ogni anno, recupererà le risorse di cui c’è bisogno per la non autosufficienza. Ma dico anche all’Uripa e a tutti i direttori delle case di riposo che, per tutto il 2011, la Regione farà attenti controlli sul funzionamento e sulla gestione delle strutture e che è nostro obiettivo far sì che le Ipab adottino nel prossimo futuro il modello di gestione delle Fondazioni onlus per non autosufficienti”. Lo ha detto Remo Sernagiotto, assessore regionale ai servizi sociali, nel punto stampa tenutosi ieri a Palazzo Balbi, al termine della settimanale riunione di Giunta. “La proposta di bilancio di previsione licenziato dalla Giunta veneta e in discussione in Consiglio – ha fatto presente Sernagiotto - è di 668 milioni di euro per la non autosufficienza. Nel 2010 si trattava della stessa cifra integrata però con un fondo straordinario regionale di 15 milioni di euro più (+ 2,5% pari all’adeguamento dell’Istat più l’adeguamento contrattuale dei lavoratori del settore più spese di riscaldamento etc delle strutture) e altri 28 milioni di euro provenienti dal Fondo nazionale non autosufficienza. Oggi si inizia la discussione sull’articolato del bilancio di previsione regionale per il 2011. La proposta della maggioranza del consiglio regionale, che condivido pienamente, sarà di portare il fondo dai 668 milioni di euro a 750 milioni di euro: quindi 81 milioni di euro in più. In attesa, naturalmente, di notizie dell’emendamento che dovrebbe a livello nazionale accrescere il fondo nazionale per la non autosufficienza. Quest’agitazione da parte delle case di riposo la ritengo sbagliata e in contraddizione con quanto sta succedendo nel Veneto in questo campo. Informo al proposito che alcuni gruppi imprenditoriali, De Benedetti, Caltagirone (che sta acquistando la casa di riposo di Scorzè) si indirizzano all’acquisto di strutture residenziali per gestirle in maniera diretta e senza chiedere, come fa l’Uripa, l’aumento del 2,5% del contributo regionale: gli basta gestire quello che c’è mentre invece il sistema pubblico delle Ipab chiede continuamente aumenti e se non ci sono si minaccia azioni sbagliate come l’aumento delle rette (alberghiere) o la protesta dei familiari degli ospiti”. Per quanto riguarda il futuro, l’Assessore Sernagiotto ha annunciato che la Regione sta lavorando sul potenziamento dell’assegno di cura (che costa un terzo di quanto costano le case di riposo) e che il tema della parziale non autosufficienza, settore attualmente poco focalizzato e che costerebbe un quinto del costo attualmente pagato alle case di riposo, sarà oggetto di progetti pilota in tutte le provincie. “Porterò all’approvazione della prossima giunta regionale il provvedimento 115 Cr che aumenterà di 6000 posti accreditabili gli attuali 24 posti nelle strutture residenziali aprendo ulteriormente la possibilità di scelta da parte delle persone e una buona gestione da parte delle strutture”.  
   
   
ASSISTENZA ANZIANI IN TOSCANA: ROSSI E BETORI FIRMANO UN PROTOCOLLO  
 
Firenze, 9 febbraio 2011 – Un protocollo per l’assistenza agli anziani non autosufficienti è stato firmato ieri dal presidente della Regione Toscana Enrico Rossi e dal presidente dei vescovi toscani mons. Giuseppe Betori nel corso della sessione invernale della Conferenza Episcopale Toscana (Cet) che si è riunita ieri e oggi all’eremo di Lecceto. Il protocollo ha la durata di un anno e prevede lo stanziamento, da parte della Regione, di 250.000 euro da destinare ad azioni dirette da realizzare in stretta collaborazione col sistema integrato pubblico dei servizi socio sanitari territoriali. In particolare, è prevista la costituzione di una rete capillare di punti di ascolto e di riferimento per sostenere la domiciliarità per tutte quelle persone anziane che sono portatrici di bisogni che non rientrano come prestazioni specifiche dei servizi istituzionali. Nel corso dell’ incontro, Rossi ha illustrato la situazione socio economica della Toscana ed è stato fatto il punto sullo stato delle due convenzioni, stipulate a suo tempo con reciproca soddisfazione, sull’assistenza spirituale nella sanita’ e sulla tutela dei beni culturali ecclesiastici. Tra gli altri temi trattati, anche lo stato di avanzamento del progetto relativo alla Via Francigena e possibili collaborazioni negli ambiti dell’immigrazione e del servizio civile. ”L’incontro di oggi è stato molto positivo – ha sottolineato mons. Betori – perchè ha evidenziato come la comunità ecclesiale non sia estranea alla società, ma sia un fattore positivo di crescita del bene comune. Siamo grati al presidente Rossi per l’attenzione riservata sia al ruolo della chiesa sia a singole tematiche che si prestano ad una comune collaborazione. L’incontro odierno è stato anche l’occasione per puntualizzare situazioni e prospettive su temi rilevanti che ci vedranno lavorare assieme, ciascuno per le proprie competenze, su fronti di grande impatto sociale: sanita’, anziani, giovani, beni culturali”. ”E’ sicuramente un fatto positivo – ha osservato a sua volta il presidente Rossi – stabilire buone relazioni tra le istituzioni civili e religiose. Nascono da qui rapporti di collaborazione utili alla comunità. Stamani abbiamo sottoscritto un’ intesa per potenziare, anche attraverso attività integrate tra pubblico e volontariato cattolico, l’assistenza agli anziani soli e bisognosi. Un segno di attenzione e di aiuto concreto verso una fascia cosi’ importante della nostra popolazione”.  
   
   
SAN CAMILLO, POLVERINI VISITA NUOVA UNITA´ DI CURE PER PAZIENTI IN STATO VEGETATIVO ATTIVATI I PRIMI 10 POSTI LETTO. A REGIME SI POTRANNO CURARE E ASSISTERE 30 PAZIENTI  
 
Roma, 9 febbraio 2011 - È attiva nell’ospedale San Camillo-forlanini la nuova Unità di Cure Residenziali Intensive (Ucri) dedicata ai pazienti in stato vegetativo o minima coscienza. La struttura è stata visitata ieri mattina dal presidente della Regione Lazio Renata Polverini che, a sorpresa, ha voluto incontrare i familiari dei pazienti che per primi sono stati ospitati nella struttura ed il personale medico ed infermieristico. Un’unità all’avanguardia che nasce già con un primato: è la prima struttura in Italia nel suo genere interamente pubblica, all´interno di un Dea di secondo livello. Ad accompagnare Polverini nella visita del nuovo reparto, guidato dal responsabile medico Remo Orsetti, il neo commissario del San Camillo Forlanini, Aldo Morrone. “Voglio ringraziare il primario, i medici e tutti coloro che hanno consentito l´apertura di questa struttura, che è un´eccellenza” ha detto Polverini al termine della visita. “Sfido chiunque – ha continuato - a parlare di cose futili dopo essere stato anche solo cinque minuti in questo reparto. Qui ci sono storie che fanno veramente venire i brividi. L´importante è che oggi queste persone sono ricoverate qui, assistite nella maniera più adeguata”. A regime l’Ucri potrà offrire cure e assistenza a 30 pazienti, in questa prima fase sono stati intanto attivati i primi 10 posti letto. Intanto i primi che potranno usufruire del nuovo reparto sono gli 8 pazienti in stato vegetativo o di minima coscienza ospiti fino a ieri della Casa di Cura San Giuseppe, struttura riconvertita in Rsa e che quindi non poteva più offrire le cure e l’assistenza necessaria a questi pazienti. Le operazioni di trasferimento dei pazienti sono iniziate ieri e si sono infatti concluse nella mattinata di oggi. La nuova unità è stata anche dotata di spazi dedicati ai familiari dei pazienti: una cucina ed un soggiorno con divani a disposizione per la notte e ambienti dedicati alle cure dei degenti, come lo spazio per la riabilitazione. “Credo – ha aggiunto Morrone - che questo sia il modo migliore per celebrare la giornata degli stati vegetativi: con questa struttura passiamo dalle parole ai fatti concreti”. Soddisfatto anche Remo Orsetti, responsabile dell’Unità: “Con questa struttura – ha commentato - i pazienti avranno un vantaggio evidente, sia dal punto di vista clinico che sociale. Mi auguro che possa rappresentare il primo esempio per realizzare altre strutture pubbliche di questo tipo in Italia”. Il plauso alla realizzazione della nuova struttura è arrivato anche dai familiari dei pazienti che da ieri sono ospiti dell’Ucri. “Abbiamo chiesto l´intervento della Regione perché si occupasse del loro spostamento, - ha spiegato Giacomo Giujusa, portavoce del Comitato di parenti che si è costituito - in passato le istituzioni non hanno sempre compreso fino in fondo le nostre esigenze. Questo è un posto ideale per i nostri cari, ha spazi e mezzi adeguati”.  
   
   
REGIONE CALABRIA: IL DIRIGENTE GENERALE ORLANDO INTERVIENE SULL’OSPEDALE DI SAN GIOVANNI IN FIORE  
 
 Catanzaro, 9 febbrai 2011 - Il Dirigente Generale del Dipartimento Tutela della Salute e Politiche Sanitarie Antonino Orlando - informa una nota dell’ufficio stampa della giunta regionale - dichiara: “Le affermazioni riportate da alcuni organi di informazione a me attribuite non corrispondono a quanto dichiarato nell’incontro informale conseguente alla verifica tecnica concordata dopo l’assemblea pubblica del Presidente Scopelliti di San Giovanni in Fiore lo scorso 26 gennaio, in quanto estrapolate dal contesto ed oggetto di strumentalizzazione anche politica. Intendo ribadire – continua il Dirigente Generale Orlando - che la linea della Regione Calabria è unicamente quella già espressa più volte, nel corso di assemblee pubbliche, degli incontri istituzionali e con gli operatori del settore, dal Presidente Giuseppe Scopelliti anche in qualità di Commissario ad acta per l’attuazione del Piano di Rientro, scelte che condivido perfettamente sia dal punto di vista tecnico-organizzativo che sanitario, in perfetta coerenza con quanto disposto nel Piano di Rientro. L’ospedale di San Giovanni in Fiore, infatti, secondo le sue potenzialità, sia dal punto di vista strutturale che per la dotazione di attrezzature – conclude il Dirigente Generale Orlando - possiede tutti i requisiti previsti dal suddetto Piano per l’erogazione dei servizi che garantisce un ospedale di montagna ed inoltre potranno essere previste, al fine di incrementare l’offerta sanitaria, nuove e diverse attività specialistiche, per continuare ad essere un punto di riferimento per tutto il territorio interessato”.  
   
   
REGIONE LOMBARDIA: MEDICI DI MEDICINA GENERALE E SPECIALISTI INSIEME PER LA NUOVA SANITÀ TERRITORIALE COLLABORERANNO SUL TERRITORIO PER LA PRESA IN CARICO DEL PAZIENTE CRONICO. E, PER CONTENERE LA SPESA SANITARIA, SI AUSPICA UN MAGGIORE UTILIZZO DI FARMACI GENERICI.  
 
Milano 9 febbraio 2011 - L’ultimo Accordo Collettivo Nazionale* siglato dai Medici di Medicina generale e della Specialistica ambulatoriale, conferma l’inversione di tendenza del Sistema Sanitario Nazionale: parola d’ordine è valorizzare al massimo l’assistenza sul territorio, soprattutto per la gestione delle malattie croniche, che colpiscono gli over 65. Il ruolo fondamentale per attuare questa vera e propria riforma assistenziale spetta dunque ai medici di medicina generale e agli specialisti impegnati sul territorio. La Lombardia è tra le Regioni che si stanno muovendo più velocemente in questa direzione, come dimostrano le Regole 2011 sulla Sanità della Regione, che prevedono la creazione di strutture complesse per le cure primarie al paziente cronico. “Certamente la sanità lombarda - sottolinea il Presidente del sindacato unico di medicina ambulatoriale Sumai-assoprof, Giuseppe Nielfi, intervenuto al convegno “Integrazione tra i vari attori della Sanità territoriale: prospettive di sviluppo” tenutosi oggi al Palazzo della Regione Lombardia a Milano - rappresenta un modello di riferimento per altre regioni italiane, anche per quanto riguarda la gestione del territorio. In questa direzione vanno le nuove regole regionali per il 2011, in cui viene previsto un rafforzamento delle strutture complesse per le cure primarie, dove medici specialisti e medici di medicina generale possano insieme costruire percorsi organizzativi che puntino alla presa in carico dei pazienti cronici.” “Il Convegno è un’occasione unica - sottolinea Mauro Martini, Coordinatore nazionale Sumai-assoprof Medicina generale - per impostare quei cambiamenti che possono trasformare l’assistenza territoriale, ovvero l’unione della medicina generale e della specialistica ambulatoriale, da medicina d’attesa a medicina di iniziativa.” “Siamo convinti - fa sapere il segretario generale Sumai-assoprof, Roberto Lala - che l’introduzione di questo sistema assistenziale territoriale permetterà di ridurre le liste d’attesa, limitare gli accessi impropri al Pronto soccorso, che sono circa il 20-30% dei totali e attuare processi diagnostici-prescrittivi sempre più appropriati”. A proposito di farmaci, durante il convegno si è parlato anche di generici e del loro ruolo per il contenimento della spesa. Come sottolinea infatti Giorgio Foresti, Amministratore Delegato di Teva Italia e Presidente di Assogenerici, “In Italia oggi solo il 10% delle unità di farmaci vendute è un generico, contro una media europea del 50%. Tali farmaci hanno già contribuito in modo importante alla riduzione della spesa sanitaria, come dimostrano i recenti dati diffusi da Federfarma, secondo i quali la spesa farmaceutica convenzionata netta a carico del Servizio sanitario nazionale (Ssn) da gennaio a ottobre 2010 ha fatto registrare una diminuzione dell´1% rispetto allo stesso periodo del 2009, a fronte di un aumento del numero delle ricette del 2,6%. Il risparmio per il sistema sanitario potrebbe però aumentare in modo determinante se questi farmaci fossero più diffusi: se le aziende produttrici avranno accesso a volumi di produzione maggiori, potranno contrarre in modo significativo il costo del prodotto, innescando un circolo virtuoso conveniente per il Sistema Sanitario.” *Nell’ultimo accordo nazionale si profilano le diverse forme aggregative territoriali quali le Aggregazioni Funzionali Territoriali (Aft) e le Unità Complesse Cure Primarie (Uccp). I Mmg, qualsiasi forma strutturata abbiano scelto per operare, dovranno avviare dei processi di riorganizzazione e di condivisione delle proprie attività con progetti concordati con il Distretto e coerenti con la programmazione regionale e Aziendale. Glossario Farmaco di sintesi chimica: i farmaci di sintesi sono prodotti attraverso reazioni chimiche in condizioni controllabili e riproducibili. La maggior parte dei farmaci oggi in commercio deriva da processi di sintesi chimica. Farmaco equivalente (o generico): i farmaci equivalenti sono la riproduzione di farmaci di sintesi chimica originali privi di protezione brevettuale, in quanto scaduta. Il farmaco equivalente deve avere lo stesso principio attivo, presente alla medesima dose, la stessa forma farmaceutica, la stessa via di somministrazione e le stesse indicazioni terapeutiche del farmaco originale. L’immissione in commercio richiede la dimostrazione della bioequivalenza rispetto al farmaco originale. Farmaco originatore: il medicinale originatore, o di riferimento, è un farmaco la cui tutela brevettuale è scaduta e che dunque può essere ‘riprodotto’ da altre aziende. Brevetto: il brevetto è un titolo giuridico che garantisce all’azienda l’esclusiva commercializzazione del farmaco da essa sviluppato per un periodo di 20 anni. L’obiettivo è quello di permettere all’azienda di rientrare dagli investimenti sostenuti in fase di sviluppo (ricerca e studi), approvazione e lancio (marketing) di un nuovo farmaco che, in media, costano complessivamente circa 700-900 milioni di dollari. Poiché normalmente intercorrono 10-12 anni fra la presentazione della domanda di brevetto e il rilascio dell’Aic (Autorizzazione all’Immissione in Commercio), all’azienda rimangono circa 8 anni di effettivo sfruttamento della tutela brevettuale. Per questa ragione è stato istituito il supplementary protections certificate che permette di prolungare l’esclusività di commercializzazione per un periodo non superiore a 5 anni. Aic: è l’Autorizzazione all’Immissione in Commercio. L’aic per i medicinali biotecnologici in Europa è rilasciata dalla commissione europea sulla base del parere espresso dalla European Medicines Agency (Ema) ed è disciplinata dal regolamento Ce n.726/04. Prevede la valutazione di un dossier (Common Technical Document-ctd) contenente le informazioni inerenti gli studi effettuati (analisi della qualità dei prodotti; risultati delle prove precliniche; sperimentazioni cliniche). Aifa: è l’Agenzia Italiana del Farmaco, l’autorità nazionale competente per l’attività regolatoria dei farmaci in Italia. È un Ente pubblico che opera in autonomia, trasparenza ed economicità, sotto la direzione del Ministero della Salute e la vigilanza del Ministero della Salute e del Ministero dell’Economia. L’aifa si occupa del processo di registrazione dei farmaci e immissione in commercio (Aic) a livello nazionale, seguendo le procedure previste dalla normativa europea. Ema: la European Medicines Agency è un ente dell’Unione Europea, con sede a Londra. L’agenzia si occupa della valutazione scientifica delle richieste di immissione in commercio di farmaci nei Paesi dell’Unione europea. L’ema è l’ente di riferimento per le cosiddette procedure di autorizzazione centralizzate (´Community authorisation procedure´) che, contrariamente alle procedure nazionali, decretano automaticamente la possibilità di immissione in commercio del farmaco in tutti i paesi dell’Unione.  
   
   
COSTIPAZIONE DA OPPIODI: COLPISCE 6 PAZIENTI SU 10 UNA NUOVA CURA OGGI PUÒ PREVENIRLA  
 
Milano, 9 Febbraio 2011 – Gli specialisti e i medici di famiglia italiani impegnati nella lotta al dolore cronico, di origine oncologica e non, hanno oggi a disposizione un’arma in più. E’ infatti da poco disponibile anche nel nostro Paese un innovativo farmaco nato nei laboratori di ricerca Mundipharma International, che unisce i vantaggi terapeutici dell’ossicodone - la molecola più utilizzata al mondo per il trattamento del dolore cronico - a quelli del naloxone, antagonista degli oppioidi che, se somministrato per via orale, è in grado di contrastare l’azione dell’ossicodone a livello intestinale, prevenendo l’insorgenza della costipazione1,2,3. Gli oppioidi sono tra gli analgesici più usati per il trattamento dei pazienti con dolore cronico moderato-severo; tuttavia, benché siano molto efficaci, il loro uso è associato allo sviluppo della cosiddetta Opioid Bowel Disfunction (Obd). Le disfunzioni intestinali indotte da oppiacei includono una serie di sintomi; tra questi, la costipazione è l´effetto collaterale più frequentemente riportato dai pazienti in terapia cronica con oppioidi4,5 e l’unico a rimanere inalterato per tutta la durata della cura. In alcuni casi, può essere cosi marcata da indurre i pazienti ad optare per l´interruzione della terapia6, con conseguente aumento dell’intensità del dolore e peggioramento della qualità di vita. Numerosi studi avevano finora dimostrato quanto la costipazione indotta da oppioidi fosse un problema che necessitasse di una risposta immediata. Una recente pubblicazione italiana7 ha evidenziato come la prevalenza della costipazione raggiunga il 63,5% dei pazienti trattati con oppioidi e come l’utilizzo dei lassativi sia poco risolutivo del problema: nello studio in esame, infatti, l’89,5% dei pazienti che accusavano costipazione era in trattamento con lassativi. Il mancato o non corretto trattamento della costipazione genera inoltre notevoli costi sanitari: secondo una recente ricerca, un paziente affetto da costipazione grava sul Servizio Sanitario Nazionale per ben 500 euro in più al mese, tra costi diretti ed indiretti, rispetto a un paziente non costipato8. "I dati attuali indicano che la nuova associazione per via orale di ossicodone e naloxone a rilascio prolungato può ridurre nei pazienti il rischio di sviluppare la costipazione da oppioidi, garantendo contestualmente un sollievo dal dolore sovrapponibile a quello ottenibile con un farmaco altamente efficace come l´ossicodone”, spiega il dottor Francesco Amato, Presidente Nazionale Federdolore – Responsabile Coordinamento Nazionale dei Centri di Terapia del Dolore. “Questo nuovo approccio alla terapia del dolore con oppioidi, già documentato in oltre 7.800 pazienti9 in Germania, rappresenta la svolta terapeutica che i malati affetti da dolore cronico stavano aspettando da tempo e risponde a un importante bisogno clinico finora irrisolto”.  
   
   
PIANO SANITARIO REGIONALE, INCONTRO DIBATTITO A RIONERO  
 
 Potenza, 9 febbraio 2011 - Giovedì 10 febbraio, alle ore 17,30, presso la sala Vorrasi di Rionero si terrà un incontro dibattito sul tema “Piano sanitario regionale, un’occasione per Rionero”. All’incontro, promosso dal gruppo regionale del Partito Socialista Italiano e dalla Sezione “Sandro Pertini” di Rionero, parteciperanno Livio Valvano segretario regionale Psi, Donatino Grieco ex direttore generale del Crob-ircs, Archimede Leccese dirigente regionale Psi, Angela Bagnoli segretario sezione Psi Rionero, Mauro Di Lonardo dirigente provinciale Psi, Antonio Giansanti Presidente consiglio comunale di Rionero. Alla iniziativa hanno dato adesione rappresentanti istituzionali, operatori sanitari, le associazioni di volontariato e le forze politiche e sociali. Le conclusioni sono affidate a Rocco Vita, Presidente della Iv Commissione Consiliare “Politiche Sociali” della Regione Basilicata.  
   
   
TRITTICO BEFFI OPERA DA RISCOPRIRE MOSTRA L´AQUILA OCCASIONE IMPORTANTE PER RECUPERO IDENTITA  
 
 L´aquila, 9 febbraio 2011 - L´assessore alla Cultura della Regione Abruzzo, Luigi De Fanis, ha espresso la sua soddisfazione per il ritorno all´Aquila del Trittico di Beffi, pregevole opera d´arte del Quattrocento custodita fino al giorno del terremoto dell´Aquila nei saloni del Forte spagnolo. "L´esposizione, da oggi nella sede della Banca d´Italia, darà modo a tutti noi di apprezzare il fascino del dipinto ma anche quello del mistero che avvolge la mano del suo autore - ha spiegato De Fanis, in occasione della cerimonia di apertura della mostra - Il capolavoro sacro, infatti, attribuito finora al ´Maestro del Trittico di Beffi´ pare invece appartenere a tale Leonardo da Teramo". "Tutta da riscoprire dunque - ha aggiunto De Fanis - la genesi della famosa ´tempera su tavola´ che ritrae l´annuncio dei pastori, la natività ed il bagno del Bambino in un pannello; la Vergine che gioca col Bambino in un altro; la morte della Vergine, la sua ascensione e la sua incoronazione nell´ultimo". "Sono altresì lieto - ha sottolineato l´Assessore - che molti connazionali d´America abbiano potuto apprezzare quest´opera e che lo stesso presidente del Senato, Renato Schifani, l´abbia voluta a palazzo Giustiniani. Per L´aquila, comunque, un´occasione importante - ha osservato infine - visto che, lentamente, la comunità sta ricostruendo i suoi edifici ma anche la sua propensione alla cultura, all´arte, alla bellezza estetica che le è sempre stata propria".  
   
   
MOSTRA DI ADAM THOMPSON A MILANO DAL 9 FEBBRAIO FINO AL 19 MARZO 2011.  
 
 Milano, 9 febbraio 2011 - Adam Thompson preferisce allontanarsi dalla creazione vera e propria, utilizzando oggetti ritrovati che provengono da una grande varietà di fonti e luoghi. Senza una logica predeterminata o un preciso codice concettuale che ne determinino l’inclusione o l’esclusione, questi oggetti vengono collocati nello spazio in gran parte inalterati, con una economia di strumenti che non aggiunge nulla ad un preesistente stato di industriale sovrabbondanza e nel più ampio rispetto della loro integrità. Le tensioni insite in ciascun lavoro vengono amplificate attraverso il dialogo con tutti gli altri e dal valore loro attribuito in quanto parte di una esposizione artistica. Portando con sè evidenti tracce di decadenza, collasso e fallimento, gli oggetti che Thompson utilizza rimandano al momento in cui il logorio ambientale prende il sopravvento e ciò che rimane è il detrito, mostrando la regressione alla loro natura originaria. In questo modo i temi dell’obsolescenza, della regressione e dell’esaurimento attivano quel potenziale che risiede nell’effimera comprensione della materia. Rianimando questi materiali e detriti culturali, Thompson propone un esame sul concetto stesso di creatività e sulla relazione dell’umanità con la natura attraverso una esperienza materica piuttosto che linguistica. ‘In un certo senso, non c’è niente di nuovo qui. È un umile processo in cui si raccolgono e si compongono oggetti trovati, come farebbe un archeologo, un metodo che potrebbe essere descritto semplicemente come composizione di ciò che già esiste. Niente è trasformato da un intervento diretto. Questo comporta una conversazione più ampia sulla creatività, in cui il consumatore/soggetto affronta ingiunzioni constanti e ostinate sull’essere creativo. Io voglio che questa riduzione stimoli la discussione sull’importanza dell’invenzione come requisito dell’opera d’arte’ (Adam Thompson). Adam Thompson (1980, Ipswich, Uk) ha studiato presso il Goldsmiths College e vive e lavora a Londra. Tra le recenti mostre personali Unthinged, Hayward Gallery Concrete Space, Londra, Uk (2010); Mot International, Londra, Uk (2010); Galerie Bernhard Knaus, Francoforte, Germania (2008). Tra le mostre collettive ricordiamo The Shape of Things to Come: New Sculpture Ii, The Saatchi Gallery, Londra, Uk (2011); Discretion/determination, La Salle de bains, Lione, Francia (2010); Between the Silhouette and the Background, 1/9unosunove, Roma, Italia (2010); The Object of the Attack, The David Roberts Art Foundation, Londra, Uk (2009).  
   
   
PIEMONTE, SPORT PER TUTTI: ON LINE BANDO DA 1,5 MILIONI DI EURO  
 
Torino, 9 Febbraio 2011 - Scadrà il 21 marzo 2011 il bando dell’Assessorato allo Sport della Regione Piemonte rivolto al sostegno dello sport per tutti (L.r. 93/95). Lo comunica l’assessore regionale Alberto Cirio che commenta: “ Dopo il bando lanciato nelle settimane passate per le attività dei Comitati Regionali delle Federazioni, delle Discipline Associate e degli Enti di Promozione, sono in arrivo adesso altre risorse importanti con cui sosterremo la pratica sportiva di base. Stiamo parlando di tutte quelle attività che non hanno valore agonistico, ma sono fondamentali per accrescere la pratica motoria e diffondere una sana cultura sportiva tra tutti i cittadini”. Il bando di circa 1,5 milioni di euro si rivolge a: Società e Associazioni sportive dilettantistiche affiliate a Federazioni Sportive, a Discipline Associate e a Enti di Promozione Sportiva riconosciuti dal Coni (previsto contributo fisso di 10mila euro) ; Comitati provinciali delle Federazioni Sportive o Discipline Associate riconosciuti dal Coni (previsto contributo fisso di 15mila euro) ; Comitati provinciali , territoriali e infra-provinciali degli Enti di Promozione Sportiva riconosciuti dal Coni (previsto contributo fisso di 15mila euro) . Nel bando rientrano i progetti che si sviluppano nel tempo, che coinvolgono molteplici praticanti e le cui finalità formative e/o promozionali prevalgono su quelle agonistiche e competitive. (N.b. Non rientrano in questo bando le manifestazioni, le gare, i trofei e i tornei). Le domande dovranno pervenire presso l’Assessorato allo Sport della Regione Piemonte con raccomandata A/r o tramite corriere (farà fede il timbro postale). La modulistica è scaricabile da: www.Regione.piemonte.it/sport  Per informazioni: infobandisport@regione.Piemonte.it  (tel. 011.432.3351)