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VENERDI
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Notiziario Marketpress di
Venerdì 04 Marzo 2011 |
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MILANO (MUSEO DIOCESANO): GLI OCCHI DI CARAVAGGIO. GLI ANNI DELLA FORMAZIONE TRA VENEZIA E MILANO
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Vittorio Sgarbi torna nel capoluogo lombardo per presentare una nuova grande mostra che illustra la nascita di un genio quale è il Caravaggio. Ricostruendone la formazione artistica, da Simone Peterzano ai maestri veneti e lombardi, un entusiasmante percorso documenta i precursori e gli artisti contemporanei a Michelangelo Merisi (1571-1610), mettendo in evidenza le opere che l’artista vede di persona negli anni giovanili e ciò che i suoi occhi assorbono nel clima artistico tra Venezia e Milano, prima della definitiva partenza per Roma, che verosimilmente può datarsi intorno al 1595-96, come mettono in luce gli ultimi studi. Curata da Vittorio Sgarbi, prodotta e organizzata da Arthemisia Group in collaborazione con il Museo Diocesano di Milano, la mostra Gli occhi di Caravaggio. Gli anni della formazione tra Venezia e Milano riunisce circa sessanta capolavori, realizzati dai più grandi interpreti del tempo, che saranno allestiti negli spazi espositivi del Museo Diocesano, dall’11 marzo al 3 luglio 2011. Le opere di Giorgione, Tiziano, Tintoretto, Lorenzo Lotto, Jacopo da Bassano, Moretto da Brescia, Giovan Battista Moroni, Gerolamo Savoldo, Vincenzo e Antonio Campi, Giovanni Ambrogio Figino e Simone Peterzano e molti altri ancora, in alcuni casi mai esposte prima, documentano il delinearsi di un nuovo gusto e di una nuova concezione della figura, nel suo rapporto con lo spazio e con la luce, che è fondamentale per la crescita del giovane Merisi. Naturalmente in mostra non poteva mancare la presenza del Caravaggio, documentato dalla presenza di un’opera altamente significativa: è la cosiddetta “Murtola” (chiamata così dal nome del poeta che nel 1600 ne scrisse un poema), ossia la prima versione della celeberrima “Medusa” degli Uffizi. Quest’opera, conservata da sempre in collezione privata, fu realizzata dal Caravaggio nel 1596 e può essere considerata come emblema della formazione giovanile del Caravaggio, in particolare per il disegno preliminare, messo in evidenza dalle precisissime indagini diagnostiche che sono state eseguite sull’opera di recente. Le stesse indagini consentono di datare la “rotella” tra il 1596 e il 1597, anni in cui Caravaggio si trasferisce a Roma e quindi, idealmente, la Medusa Murtola chiude il ciclo lombardo e apre quello romano, quando, come ricorda Vittorio Sgarbi: “lui improvvisamente sconvolge tutto al punto tale che il boato della sua rivoluzione arriva in tutta Europa e non c’è un solo grande pittore che non arrivi dalla Francia, dalla Spagna, dalla Germania, dai paesi bassi per vedere quello che ha fatto Caravaggio”. Altro capolavoro da non perdere è, nella sua struggente e sensuale bellezza, la “Flagellazione di Cristo” del Caravaggio, proveniente dal Museo di Capodimonte (Napoli), per la prima volta a Milano dopo la celebre mostra del 1951. Quanto alla ricostruzione della sua formazione, seguendo le parole del noto storico dell’arte Roberto Longhi, “…non si pretende di segnare itinerari precisi ai suoi viaggi (o siano pure vagabondaggi) di apprendista; ma non si potrebbe porli mai in altra zona da quella che da Caravaggio porta a Bergamo, vicinissima; a Brescia e a Cremona, non distanti; e di lì, a Lodi e a Milano. Era questa la plaga dove un gruppo di pittori lombardi, o naturalizzati, tenevano aperto da gran tempo il santuario dell’arte semplice”. Sin dal saggio del 1917, Cose bresciane del 500, e poi negli ancora più famosi Quesiti caravaggeschi, del 1929, Longhi afferma che per gli anni giovanili è bene rintracciare le sue “strade di predestinazione fra il 1584 e il 1589 circa” nelle “strade di Lombardia”, ovvero è proprio il mondo artistico tra Veneto e Lombardia che può aver ispirato e formato Caravaggio e la cui eco riaffiora costantemente nelle sue opere. La Mostra La mostra, divisa in sei sezioni, illustra il contesto artistico in cui Caravaggio si trova ad operare nei primi anni della sua ricerca artistica. Documentato, come noto, nella bottega milanese di Simone Peterzano, allievo di Tiziano, dal 1584 al 1590, Michelangelo Merisi ha modo di lasciarsi suggestionare dalle opere di straordinari artisti, attivi tra Venezia e Milano. Lo sguardo del visitatore si identifica dunque con gli occhi del giovane genio, e immergendosi nel suo affascinante mondo, il pubblico può rivivere l´emozione provata dal maestro al cospetto di quei sommi capolavori. Il percorso è corredato inoltre dalla descrizione delle città “caravaggesche”, con relative piante storiche e, nelle didascalie delle opere, da riproduzioni di dipinti di Caravaggio in cui si evidenziano le similitudini. 1 - Venezia: Giorgione, Tiziano, Tintoretto, Bassano L’esposizione apre i battenti con una prima sezione dedicata a Venezia, ambito che per Caravaggio ha un ruolo determinante. Il viaggio del pittore lombardo nella città lagunare è solo presunto ma certamente i suoi occhi si sono imbattuti nelle opere di Giorgione, Tiziano, Tintoretto e Bassano, capisaldi della tradizione veneta, di cui studia lo spazio e la ricerca luministica. In mostra si possono ammirare capolavori di grande bellezza, alcuni dei quali mai esposti a Milano, come il virile San Giovanni Battista di Tiziano dalle Gallerie dell’Accademia di Venezia. Inoltre, di Tintoretto sono esposti i due quadri pendant con Caino e Abele e La tentazione di Adamo ed Eva, provenienti dalle Gallerie dell’Accademia di Venezia, e Gesù fra i dottori (o Disputa) (1542-43 c.), dal Museo del Duomo di Milano, mentre di Giorgione il Doppio ritratto, dal Museo Nazionale di Palazzo Venezia, e il Cantore appassionato e il Cantore con flauto (1507), dalla Galleria Borghese. Trait d’union fra la cultura veneta e quella lombarda è Lorenzo Lotto, del quale è esposta la Natività a lume di notte (1512), un capolavoro proveniente dalla Pinacoteca Nazionale di Siena, dalla timbrica cromatica tanto cara a Caravaggio, così come sono determinanti per la sua formazione gli sguardi lotteschi meditabondi e psicologicamente intensi, come quelli del Ritratto di giovane (della Gemäldegalerie di Berlino) e quello di Ludovico Grazioli di collezione privata. 2 - Cremona: Giulio Campi Bartolomeo Passerotti Bernardino e Antonio Campi Luca Cattapane Girovago e desideroso di aguzzare il suo sguardo sulla realtà che lo circonda, ogni dipinto e ogni persona incontrata è per Caravaggio motivo di meditazione e studio consapevole o inconscio. Egli è attento altresì alle soluzioni pittoriche dei maestri cremonesi che si incontrano nella seconda sezione del percorso espositivo. In particolare, risulta rilevante il fascino che ha, sul giovane Merisi, Antonio Campi, primo sperimentatore di effetti luminosi notturni in tele straordinarie come lo struggente Martirio di San Lorenzo (Parrocchia di Santa Eufemia, Milano) o la deliziosa Adorazione dei Pastori (1575) dalla Basilica di Santa Maria della Croce di Crema.in questo contesto, straordinaria valenza pre-caravaggesca assume un capolavoro di Vincenzo Campi, San Matteo ispirato dall’Angelo (custodito nella Chiesa di San Francesco a Pavia), opera che verrà restaurata in sede di mostra per l’occasione, che rappresenta una lente d’ingrandimento sulla formazione di Caravaggio per la resa incredibilmente “ispirata” dei dettagli, per le cromie, l’anatomia e un portato stilistico lombardo che scorrerà per tutta la vita nelle sue vene. 3 - Brescia: Moretto da Brescia e Gerolamo Savoldo Non diversamente dovette colpirlo l’opera di Moretto da Brescia e soprattutto quella di Savoldo, attraverso il quale Caravaggio intuisce anche quello che non conosce di Giorgione e da cui assimila il forte sentimento della realtà. Nella terza sezione ecco allora che, oltre all’incantevole San Gerolamo in meditazione di Moretto da Brescia, proveniente dalla collezione Borromeo (Isola Bella, Verbania), la mostra presenta, di Savoldo, l’intenso Ritratto di giovane, della Galleria Borghese di Roma, la Maddalena (1533 c.) degli Uffizi ma anche l’incantevole Annunciazione, delle Gallerie dell’Accademia di Venezia e l’intensa Crocefissione, proveniente da Monaco, mai esposta prima d’ora. 4 - Bergamo: Giovan Battista Moroni e Paolo Cavagna La ritrattistica di Gian Battista Moroni è, inoltre, motivo di ricerca fisiognomica, elemento di cui la poetica caravaggesca è impregnata; egli infatti, come rammenta Vittorio Sgarbi, ci restituisce nei suoi capolavori una riproduzione “mimetica della realtà, nel senso letterale della parola, come fosse un calco di un corpo” e quindi i ritratti di Moroni possono dirsi catalizzanti per gli occhi del giovane Merisi. Di notevole suggestione è il Battesimo di Cristo (prov - messo per la prima volta a confronto con il Devoto in contemplazione del Battesimo di Cristo (prov(, evoluzione composita del primo -, l’attraente Ritratto di dotto (1569 c.) degli Uffizi e il bellissimo Ritratto di giovane dell’Accademia Carrara di Bergamo; splendide tele che costituiscono la quarta sezione della mostra. 5 - Milano Infine, la quinta sezione spalanca un’ampia quinta scenica sul clima pittorico milanese, variegato, ricco di spunti, di rimandi, colto e aulico eppure prorompente e dinamico ma pur sempre legato alla realtà e ben attento ai mutamenti della natura. Gli occhi di Caravaggio si soffermano senza dubbio su Giovanni Agostino da Lodi, Ambrogio Figino, Giovanni Paolo Lomazzo, Fede Galizia e, soprattutto, Simone Peterzano, alla cui scuola ha iniziato a muovere i primi passi. Nella sua bottega il Merisi ha modo di formarsi e macinare i primi colori, forse dinanzi a opere del maestro quali L’adorazione nell’orto (del Museo Diocesano di Milano) o alla mai esposta prima d’ora Sacra Famiglia con San Giovannino e un angelo (Collezione Olivetta Rason), insieme a una ricca messe di disegni preparatori che per Peterzano sono la radice di quell’importantissimo microcosmo pittorico che è il ciclo di affreschi alla Certosa di Garegnano. I disegni di Figino e di Peterzano, eccezionali prestiti esclusivi, provenienti da Venezia, Torino e Milano rendono conto anche di come Caravaggio utilizzerà “i disegni di quegli autori - come ricorda Vittorio Sgarbi - così potentemente analoghi a figure compiute da Caravaggio nelle sue opere romane, da far pensare che egli avesse quasi rubato e portato con sé o ricalcato i disegni di questi autori incrociati a Milano”. Un suggestivo video riproduce in mostra la spettacolarità dei dipinti della Certosa di Garegnano in cui si vedono continuamente rimandi alle opere caravaggesche. 6 - Caravaggio Il percorso, in un continuo crescendo, conduce lo sguardo dello spettatore fino a un’opera sublime del Caravaggio. Grazie all’autorizzazione del Fec (Fondo Edifici Culto), si potrà infatti ammirare la straordinaria e matura Flagellazione di Cristo (1607-1608), oggi custodita al Museo di Capodimonte Napoli. Una summa dell’arte caravaggesca che dimostra ancora una forza anatomica tutta lombarda e il ricordo, anche in età matura, del suo maestro, Simone Peterzano, tanto più che, gli ultimi studi, dimostrano come la bella Flagellazione della chiesa di Santa Prassede a Roma, considerata fino a oggi di Simone Peterzano, parrebbe eseguita dal “Laboratorio caravaggesco”, come propone Claudio Strinati. Dalla giovinezza alla maturità per tornare agli anni giovanili e concludere con Gli occhi di Caravaggio, quelli della Medusa Murtola di Caravaggio, straordinario capolavoro ad olio su tela applicato su uno scudo di pioppo, che conclude la mostra e ci fissa, lasciando lo spettatore senza fiato e travolgendolo nel suo mondo, straordinario e misterioso ma affascinante. Per concludere, l’evento ha il vanto di esporre per la prima volta i documenti del periodo lombardo di Caravaggio; è possibile infatti leggere e ritrovare il nome di Michelangelo Merisi nelle carte eccezionalmente prestate dall’Archivio di Stato di Milano, che tanta importanza hanno nella definizione della biografia del pittore. Catalogo Silvana Editoriale info.Biglietteria@museodiocesano.it |
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MILANO: A PALAZZO REALE GLI IMPRESSIONISTI DELLA COLLEZIONE CLARK FINAZZER FLORY: ”ARTE TERRENO D´INCONTRO TRA I POPOLI” |
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È Palazzo Reale di Milano la prima tappa del tour mondiale dei capolavori dello Sterling and Francine Clark Art Institute, la prestigiosa collezione americana di Williamstown, che comprende grandi opere francesi del Xix secolo. La mostra Impressionisti. Capolavori della Collezione Clark, in programma a Palazzo Reale fino al 19 giugno, propone 73 opere realizzate da 26 artisti, tra i quali Renoir, Monet, Degas, Édouard Manet, Morisot e Pissarro. L’iniziativa nasce dalla collaborazione tra l’Assessorato alla Cultura, Arthemisia Group e lo Sterling and Francine Clark Art Institute. "Con questa mostra - ha detto l´assessore alla Cultura Massimiliano Finazzer Flory - Milano ribadisce ancora una volta come l´arte sia il terreno d´incontro e d´integrazione tra Europa e Stati Uniti, per un Occidente che riconosce sino in fondo la propria storia, i propri simboli, e che vede negli Impressionisti e nelle loro opere uno specchio in cui si riflette la nostra identità". L’esposizione è curata da Richard Rand dello Sterling and Francine Clark Art Institute e il percorso, organizzato con la consulenza scientifica di Stefano Zuffi, è articolato in dieci sezioni incentrate sui temi fondamentali che testimoniano le innovazioni stilistiche e tecniche della seconda metà dell’Ottocento: Impressione, Luce, Natura, Città e campagna, Mare, Viaggi, Società, Corpo, Volti e Piaceri. Accanto ai dipinti di Renoir, Monet, Degas, Manet, Morisot, Sisley e Pissarro, sono esposte anche opere fondamentali dei pittori barbizonniers quali Corot, Millet, e Rousseau, oltre che tele dei maggiori pittori accademici del tempo, quali Bouguereau, Gérôme e Stevens, e di post-impressionisti quali Bonnard, Gauguin e Toulouse-lautrec. Le opere in mostra fanno parte della collezione Clark, il cui nucleo principale e storico è stato acquistato fra il 1910 e il 1950 da Robert Sterling Clark, uno degli eredi del patrimonio delle macchine da cucire Singer, e dalla moglie Francine Clary Clark. Nel 1955 nasce a Williamstown, per volontà dei coniugi Clark, lo Sterling and Francine Clark Art Institute, istituzione che ha portato la collezione a crescere sempre più grazie ad acquisizioni e donazioni. Attualmente la holding dei Clark riunisce circa 8000 pezzi, tra i quali 500 quadri e importanti collezioni di opere su carta e arte decorativa. Dopo Palazzo Reale, la collezione Clark sarà ospitata in Francia, al Musée des Impressionnismes di Giverny, dal 13 luglio al 31 ottobre 2011, in Spagna, alla Caixaforum di Barcellona, dal 18 novembre 2011 al 12 febbraio 2012, per proseguire poi nei maggiori musei di tutto il mondo. La mostra è accompagnata da un catalogo illustrato, pubblicato dalla Clark con Skira, con saggi di James A. Ganz e Richard R. Brettell. Il percorso espositivo La mostra, articolata in dieci sezioni tematiche dedicate a diversi soggetti e situazioni, si apre con un prezioso nucleo di dipinti strettamente legati alla nascita dell’impressionismo. Impressione, infatti, è il titolo del capitolo introduttivo, dove si propone un confronto serrato tra i paesaggi di Monet, Pissarro e Sisley, i fiori di Manet, Renoir e della Morisot, e i volti evocati da Renoir: tutte opere che aiutano a comprendere le caratteristiche dello stile, della tecnica e della poesia impressionista. La seconda sezione è dedicata alla Luce, “materia” fondamentale per la pittura impressionista e protagonista assoluta dell’immagine di Parigi (non a caso ribattezzata la “Ville Lumiére”). La luce della pittura en plein air risplende soprattutto sui paesaggi (le opere di Monet, Pissarro e lo straordinario Tramonto, 1879 o 1881, di Renoir), ma viene interpretata con estrema sensibilità anche nelle “nature morte”, in questo caso da Sisley e da Renoir. Natura, Mare, Città e campagna sono le sezioni centrali della mostra e sono strettamente concatenate fra loro; in tutte queste sezioni i dipinti impressionisti sono messi a confronto con opere appartenenti ad altri movimenti artistici. Nella sezione dedicata alla natura, si può comprendere come l’eleganza di Corot e le ricerche di Théodore Rousseau costituiscano una premessa importante per gli esiti di Monet, mentre lo splendido angolo della Senna ad Argenteuil (1892 circa), dipinto da Caillebotte, costituisce un raffinato caso di sviluppo post-impressionista. Le splendide marine di Jongkind e Boudin offrono un punto di confronto diretto con due capolavori di Monet ispirati alle coste della Normandia, mentre nella sezione dedicata al dialogo tra città e campagna si incontra una scena parigina, Attraversando la strada (1873 -1875) di Boldini. Se Parigi è lo scenario privilegiato per le ricerche e le proposte artistiche, una sezione di grande importanza è quella dedicata ai Viaggi dei pittori: momento irrinunciabile per arricchire le esperienze visive, per mettersi a confronto con vedute storiche o per scoprire nuove emozioni. E’ questa la sezione più “italiana”: città e paesaggi del nostro Paese vengono ammirati da Corot (Castel Sant’angelo, Roma, 1835 -1840, e Bagnanti delle Isole Borromeo, 1865 - 1870, sul Lago Maggiore) e da Renoir (Venezia, Palazzo Ducale e La baia di Napoli, sera del 1881): non mancano temi orientali, come la scena egiziana descritta da Gerôme. Da questa sezione si passa a quella dedicata alla Società, per vedere come l’arco espressivo della pittura francese del secondo Ottocento si allarghi a ogni ambito sociale. In mostra la Pastorella: pianura di Barbizon,prima del 1862, di Millet accanto alla giovane viaggiatrice Louise Harduin (1831) di Corot; l’animazione de Il Porto di Rouen: scarico di legname (1898) osservata da Pissarro accanto al tranquillo Interno ad Arcachon (1871) di Manet; le eleganti dame di Stevens e di Boldini accanto alla prostituta in Attesa (1888 c.) dei clienti di Toulouse-lautrec. La sezione successiva è dedicata al Corpo. Il Mercato di schiavi (1866) di Gerôme propone un’esotica sensualità, e apre la riflessione sul soggetto più “classico” dell’arte: l’immagine del corpo umano. Tra l’accademica perfezione di Bouguereau e la rigogliosa sontuosità della Bagnante bionda (1881) di Renoir, Berthe Morisot inserisce un tocco prezioso di sensibilità femminile. Avvicinando ulteriormente il rapporto con i soggetti, dal “corpo” si passa ai Volti di personaggi, e dietro a ogni volto c’è una storia. Ad alcuni autoritratti (Degas, Renoir) si associano personaggi di diverso genere, da Il Giardiniere dell’artista (1893) di Carolus-durand alla Ragazza che lavora all’uncinetto (1875 c.) di Renoir, il primo quadro acquistato dai coniugi Clark, fino alla solenne Carmen (1884) ritratta da Toulouse-lautrec nella sua energica, disincantata eppure a suo modo nobile realtà. La mostra si conclude con un capitolo dedicato ai Piaceri. Il primo, e forse il più importante, è sottinteso: il piacere del collezionismo, da parte di Sterling e Francine Clark, evocato dal dipinto di Daumier con i Collezionisti di stampe (1860 – 1863 c.), coniugato con il piacere di condividere con il pubblico i capolavori del loro museo. In questa sezione conclusiva incontriamo i gusti raffinati di Degas, che prediligeva le corse ippiche a Longchamp e le ballerine dell’Opéra, con il profumo dei fiori (e delle fanciulle che li accompagnano) di Tissot e di Renoir; il brivido esotico evocato da Gerôme e l’intima gioia che ci può dare un cagnolino descritta da Bonnard |
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MILANO (OFFICINE DELL’IMMAGINE ): PERSONALE DI BROS SQUARAUS – COLORE DAL CORPO - DAL 15 MARZO AL 30 APRILE 2011
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Il progetto espositivo prende in esame il momento inaugurale di una mostra e lo documenterà in modo ironico-critico. Giovedì 10 marzo alle 19.30 si terrà una performance con quaranta personaggi-tipo che caratterizzano i vernissage. Conosciuto come una delle voci più interessanti del fenomeno street art italiano, Daniele Nicolosi, in arte Bros presenterà dal 10 marzo 2011 il suo nuovo progetto pensato per gli spazi di una galleria e le vie circostanti, in una sorta di dialogo tra interno ed esterno cittadino. Dal 15 marzo al 30 aprile 2011, alle Officine dell’Immagine di Milano (via Vannucci 13) si terrà la mostra Squaraus – Colore dal corpo, che avrà come necessario prologo una performance, in programma giovedì 10 marzo, dalle 19.30 alle 21.00. Centro del progetto, da cui prende il via il percorso, è il momento performativo: quaranta caratteri-tipo delle inaugurazioni milanesi, ognuno con un costume e degli accessori che connotano il personaggio che deve rappresentare (dal fotografo all’allestitore, dal collezionista al semplice visitatore, dall’artista al gallerista, ….); una parata di persone che occuperà una via Vannucci stravolta da bandiere sventolanti, per una parata festosa che renderà speciale il giovedì grasso del Carnevale Ambrosiano. Squaraus – come sottolinea il curatore Alberto Mattia Martini - “intende indagare il vernissage di una mostra, il momento nel quale vengono rivelate le opere dell’artista e ne viene riconosciuta la libertà espressiva, ma che abitualmente assume anche le vesti di un avvenimento mondano e “salottiero”, dove spesso i fruitori invece di concentrarsi sull’arte, pur di sentirsi parte integrante dell’evento stesso, “recitano” un ruolo che non gli appartiene”. Bros interpreterà a suo modo questo momento, delineando le figure di 40 personaggi che presenziano alle inaugurazioni, realizzando, grazie a tessuti, legno, pvc, forex, plexiglass, abiti, accessori e oggetti, che verranno indossati da altrettante persone che reciteranno nella performance. Anche per questa occasione, Bros si avvale del prezioso intervento fotografico di Cosimo Filippini, il quale ha scelto di realizzare le immagini in studio, adottando uno stile oggettivo. Attraverso l´assenza di ricerca espressiva a favore di una rappresentazione formale che presenti il soggetto senza filtri, egli intende valorizzare il lavoro di Bros, il costume e le caratteristiche peculiari del personaggio ritratto. Le opere saranno quindi dei dittici in cui ognuno dei lavori di Bros è accompagnato da una fotografia di Cosimo Filippini, proprio per sottolineare il fatto che le opere presentate non sono solo gli abiti e gli accessori usati nella realizzazione dei costumi, ma gli stessi personaggi che Bros intende rappresentare. La mostra si concluderà con il video girato in occasione della performance. Catalogo Skira. Info: Bros Squaraus – Colore dal corpo - Milano, Officine dell’Immagine - Via Atto Vannucci 13 - 15 marzo/30 aprile 2011 - tel. +39 0331 898608 - cell: +39 334 5490900 - info@officinedellimmagine.It - http://www.Officinedellimmagine.it |
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CIELO-INFINITO: A MILANO IL CIMITERO DEL FUTURO |
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Presso l´Urban Center di Milano (Galleria Vittorio Emanuele angolo piazza della Scala), fino al 10 marzo (dal lunedì al venerdì, dalle ore 10 alle ore 18) si può visitare la mostra Cielo-infinito, il cimitero del futuro: 4.000 camere dedicate per ospitare fino a 60.000 salme all´interno di un edificio verticale di 34 piani, con una base prevista di 8.500 mq, collocati su un´area di circa 25.000 mq. Di cui 2/3 destinati a un grande giardino italiano. Il naturale e progressivo invecchiamento della popolazione, gli spazi disponibili sempre più ridotti, le nuove abitudini e gli attuali stili di vita, rendono necessarie nuove soluzioni per affrontare un tema delicato ed importante come il culto dei defunti. Grandi aree da dedicare a spazi cimiteriali possono infatti risultare non solo difficili da reperire ma anche scomode, anti-economiche e poco fruibili da anziani e disabili. È nata così l´idea di realizzare una struttura moderna, di design innovativo, ma allo stesso tempo semplice e snella nella sua organizzazione a torre. - ha dichiarato Pier Giulio Lanza, Presidente di Icon Consulting Srl, ideatore e promotore del progetto - La verticalizzazione sembra infatti incarnare l´idea dell´ascesa verso il cielo e nello stesso tempo costituirebbe la risoluzione al problema della qualità e quantità delle superfici disponibili.. Lo spazio, infatti, in una città come Milano, si riduce sempre di più e le strutture già esistenti adibite allo scopo della ricezione delle salme sono insufficienti, soprattutto per le tombe di famiglia. Per rendersi conto di come una struttura verticale possa rispondere in maniera adeguata a tali problematiche, basti pensare che a Milano i decessi annui sono circa 16.000 e che le superfici del Cimitero Monumentale e del Cimitero Maggiore sono rispettivamente di 250.000 Mq e di 678.624 Mq (di cui 80.000 Mq di verde). La creazione di una struttura appositamente progettata, con un basso impatto ambientale e orientata alla valorizzazione delle aree verdi, può offrire tutte le garanzie e le soluzioni ottimali, coerentemente con i principi di civiltà e umanità che contraddistinguono Milano: metropoli moderna e all´avanguardia, ma da sempre sensibile al rispetto e la tutela del proprio patrimonio culturale. La mostra illustra il progetto Cielo-infinito, che permette l´ottimizzazione degli spazi e una sostanziale diminuzione dei costi di mercato e dei tempi d´attesa: in esposizione si può vedere come sarà la costruzione, come saranno gli ambienti luminosi, climatizzati, confortevoli e privi di barriere. Gli spazi sono pensati non solo per essere dedicati a funzioni religiose e laiche, anche nel rispetto di una società costantemente attenta ai valori tradizionali e nel futuro sempre più multietnica, ma anche per ospitare iniziative culturali. Info: www.Cielo-infinito.com |
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MILANO (SPAZIO REVEL, VIA THAON DI REVEL 3): ANNE DELABY ALCHIMIE - MARTEDÌ 8 MARZO H. 18.30 - 22
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Alchimie è la nuova, grande mostra milanese di Anne Delaby, pittrice francese nata a Beirut, Libano, cresciuta tra Parigi e la Normandia e maturata artisticamente in Italia, a Milano. La mostra, in calendario dal 7 al 14 marzo, è un percorso in 25 dipinti nell´intimità dell´ispirazione dell´artista, per la quale Alchimia è, come scrive nel testo di presentazione la critica Beba Marsano, “un processo misterioso e sacrale che, per circolarità eterne, sempre uguali e sempre diverse, lega l´uomo al Tutto. A Dio, al cosmo, alle proprie esistenze passate e future”. L´appuntamento milanese si concentra sulla produzione più recente (2007-2011) che, dai temi più esoterici dei primi anni Novanta, approda all´indagine sugli Archetipi, i modelli primordiali di ogni istinto, passione e pensiero umani, e sulle "corrispondenze" in senso baudelairiano tra corpo, natura e cosmo. “I miei lavori sono immagini interiori a due dimensioni; vogliono rivelare gli arcani dell´anima, le sue prove e vittorie finali”, dice l´artista della sua pittura, fatta di poesia, contemplazione, forti richiami spirituali. Ma la sua pittura è anche un grido contro l´insensibilità, l´egoismo e la cecità di fronte ai disastri ambientali, all’agonia della cultura. “Non c’è più tempo per scuse o storie. Questa è la sfida di oggi: l´uomo deve scegliere tra Essere e vivere o avere e morire”, afferma. Www.annedelaby.com Nel corso della serata inaugurale anche un grande momento musicale. La presentazione, in prima assoluta, della composizione Quartetto d’Arte del M° Sandro Fazzolari, sette quadri musicali per quartetto d’archi ispirati alle opere di Anne Delaby eseguiti dal Quartetto dell’Accademia: Stefan Coles ,violino e direttore dell’Accademia Europea di Musica di Erba, Ugo Martelli, violino, Giambattista Pianezzola, viola, Benedetta Cristian, violoncello. Apre il concerto Teodora all’arpa celtica, con brani originali di sua composizione e della tradizione irlandese. La giovane musicista, 18 anni, fa parte della Celtic Harp Orchestra di Como, con la quale ha partecipato a numerosi concerti, esibendosi anche come solista. Lettura di versi di Olga Karasso. A seguire buffet gourmand a cura del ristorante Revel. Anne Delaby (Beirut, Libano, 1964). Inizia a disegnare, come intima necessità, dalla più tenera età. La svolta arriva quando, a Milano, si iscrive a un corso di pittura e conosce la teoria di Goethe sui colori. Di ognuno scopre la vita, il carattere morale, l´energia segreta. Il suo percorso artistico, segnato da una progressiva crescita spirituale e dall´indagine incessante sull´anima umana, la conduce all´arteterapia, professione parallela; Anne si specializza nella prevenzione del disagio giovanile. Nel frattempo espone in numerose mostre personali e collettive in Italia e all’estero. Suoi collezionisti sono in Francia, Svizzera, Belgio, Giappone e Stati Uniti. Oggi vive e lavora ad Albavilla presso Erba. Sandro Fazzolari (Toronto, Canada, 1966). Compositore diplomato in pianoforte, con Bachelor of Music in composizione a Londra, Canada, Master a New York e dottorato in composizione nel Minnesota. Allievo di Koprowski, Del Tredici, Bernstein, Donadoni e Argento, ha scritto pezzi per pianoforte, da camera, orchestra e Lieder ottenendo riconoscimenti in tutto il mondo. I lavori più importanti sono le opere liriche L’uomo dal fior in bocca da Pirandello (1996), Amedeo sulla vita di Modigliani (1998) e Lolek sulla vita di Giovanni Paolo Ii (1999). Oggi insegna e compone in collaborazione con l’Accademia Europea di Musica di Erba |
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VENEZIA (CA’ PESARO – GALLERIA INTERNAZIONALE D’ARTE MODERNA, PIANO TERRA): MARCO NEREO ROTELLI FLUENDO VERSO - SAVE POETRY – FINO AL 27 MARZO 2011 |
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Gli spazi al piano terra di Ca’ Pesaro ospitano il nucleo centrale del progetto espositivo che l’artista veneziano Marco Nereo Rotelli ha concepito appositamente “per” Venezia, pensata come “città-concetto”, attraverso i grandi poeti che l’hanno amata. Alcune grandi installazioni - tutte collegate tra loro in un unicum che “invade” l’androne longheniano, le attigue salette espositive e il cortile interno del museo - propongono, durante il periodo di Carnevale, un magistrale gioco di commistioni tra opere, architetture e spettatori, in un groviglio di emozioni, saperi e culture. Si va dalle vecchie porte recuperate dall’artista in ogni parte del mondo, rivestite a foglia d’oro, su cui egli ha dipinto versi di grandi poeti contemporanei, alcuni dei quali - Andrea Zanzotto, Mario Luzi, Adonis, Yang Lian - sono protagonisti di video-installazioni proiettate alle pareti; fino a sculture in acciaio riflettente. Fluendo verso è un evento che coinvolgerà tutta la città, con readings poetici, installazioni e performances in luoghi altamente suggestivi: dal Caffè Florian a Ca’ Vendramin Calergi, sede del Casinò di Venezia, dalla Collezione Peggy Guggenheim alla Biblioteca Nazionale Marciana. Mostra e catalogo, edito da Venezia News, a cura di Annamaria Orsini, con testi di Adonis, Massimo Cacciari, Gillo Dorfles, Mario Luzi, Fernanda Pivano, Andrea Zanzotto e una lettera inedita di Emilio Vedova. La mostra è prodotta da Venezia News. Si ringraziano: Fondazione di Venezia, Molino Stucky Hilton, Guru, Altek Italia Design, Comico, Bieffe e Cassina e Bisol |
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MURANO (MUSEO DEL VETRO): NOVANTESIMO VENINI 1921 – 2011 – FINO AL 10 LUGLIO 2011
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I novant’anni di una delle ditte più famose di Murano, la Venini, vengono ricordati con una mostra antologica - parte di un progetto espositivo itinerante comprendente alcune tra le più importanti città del mondo - che ripercorre le fasi più rilevanti della sua produzione, legata e collegata a famosi designer. Allestita negli spazi al primo piano del Museo del Vetro di Murano, presenta, attraverso un percorso espositivo organizzato cronologicamente in nove decenni, dal 1921 al 2011, un centinaio di opere di artisti che hanno dato al celebre marchio, famoso in tutto il mondo, il segno della loro genialità. Secondo un intento che mira a proporre una sorta di “galleria dell’eccellenza”, per ogni decennio è stata scelta un’opera-simbolo che ne “sintetizza” e identifica gli stilemi. Si tratta di capolavori di celebri artisti come Vittorio Zecchin (1921-30), Carlo Scarpa (1931-40), Fulvio Bianconi (1941-50), Tobia Scarpa e Ludovico Diaz de Santillana (1951-60), Tapio Wirkkala (1961-70), Toni Zuccheri (1971-1980), Alessandro Mendini (1981-90), Gae Aulenti (1990-2000) e Fernando e Humberto Campana (2001-10). Alla mostra, che si realizza con il patrocinio del Ministero degli Affari Esteri, in collaborazione con Venini ed è a cura di Chiara Squarcina, Giulia Chimento e Roberto Gasparotto, è abbinata una guida breve (Fondazione Musei Civici di Venezia) |
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MILANO (FONDAZIONE LUCIANA MATALON, FORO BUONAPARTE 67): ROBERTO BESANA E GIORGIO GOST. ESPRESSIVITÀ SOSPESE TRA TEMPO E COLORE A CURA DI FRANCESCA PORRECA - DAL 4 AL 26 MARZO 2011
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4 Il Museo Fondazione Luciana Matalon, in collaborazione con Arte Colonna, è lieto di presentare Trasparenze. Espressività sospese tra tempo e colore, la doppia personale di Roberto Besana e Giorgio Gost curata da Francesca Porreca. In mostra, le opere recenti dei due artisti, originali interpreti di una ricerca artistica che va oltre la figurazione, governata da una grande eleganza compositiva e dall’attenzione per le proprietà intrinseche della pittura, capace di intrappolare sulla superficie del quadro il tempo e la luce. Pur seguendo due linee di ricerca distinte, le opere di Besana e Gost sono accomunate dal concetto di trasparenza, che esalta la materia cromatica attraverso le sue qualità luminose ed esprime in modo nuovo l’interazione tra dimensione del tempo e segno artistico. Dal sapiente utilizzo della resina sintetica e degli smalti emerge infatti un’originale riflessione sulle luci e sulle ombre della materia, che si espande fino ad inglobare il nostro vivere quotidiano. Roberto Besana concentra l’attenzione in particolare sulle trasparenze cromatiche, sensibilissime alla luce, di grande eleganza evocativa grazie alle proprietà “liquide” del colore e degli inserti preziosi, sorta di crisalidi espressive in grado di trattenere il ricordo della natura e del momento che le ha generate. La fascinazione che ne deriva esalta l’immaginazione e lascia emergere la suggestione del vissuto al di là di ciò che appare. Per Giorgo Gost, la riflessione concettuale sulla dimensione del tempo assume un ruolo fondamentale accanto all’utilizzo sempre più libero delle trasparenze cromatiche: nascono così le vetrificazioni, in cui l’artista contamina presente e passato, mondo dell’arte e mondo dell’economia, cristallizzando (non senza ironia) elementi simbolici dello scambio di merci, quali le vecchie bolle di accompagnamento, all’interno di composizioni colorate, sospese tra astratto e concreto. Ingresso libero Info: Tel 02 878781 – 02 45470885 - fineart@fondazionematalon.Org - www.Fondazionematalon.org info@galleriacolonna.Net |
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GALLARATE(MUSEO MAGA): GIACOMETTI. L´ANIMA DEL NOVECENTO. SCULTURE, DIPINTI, DISEGNI A CURA DI MICHAEL PEPPIATT - 6 MARZO/5 GIUGNO 2011
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Sculture, dipinti e disegni di Alberto Giacometti, provenienti prevalentemente dalla collezione privata degli eredi, mai esposta in Europa nella sua completezza da quando ha lasciato lo studio parigino dell´artista, una delle icone del Novecento. Altri prestiti invece provengono dalla Gnam di Roma e da un´importante collezione privata. Il Maga di Gallarate ospita le opere di Giacometti dal 5 marzo al 5 giugno, in una mostra organizzata e prodotta dalla Fondazione Galleria d´Arte Moderna e Contemporanea Silvio Zanella, presieduta da Angelo Crespi, con la direzione di Emma Zanella con il Coordinamento generale di Cinzia Chiari e gli allestimenti a cura di Maurizio Sabatini. La mostra è curata da Michael Peppiatt, autore di "In Giacometti´s Studio", libro nel quale documenta la ricognizione da lui compiuta nell´archivio prima inesplorato di uno dei rami della famiglia, ricognizione che è alla base anche di questa preziosa rassegna. Gli eredi di Giacometti hanno accordato a Michael Peppiatt il permesso di esaminare la loro collezione per pubblicare a lavori ultimati un nuovo libro che insieme al catalogo della mostra costituirà il prezioso cofanetto che il Maga con Electa pubblica in occasione della mostra. "E´ un materiale - afferma Peppiatt - che getta nuova luce sul modo di lavorare di Giacometti, «afflitto» da una specie di compulsione al bozzetto. Tanto da schizzare sulla prima pagina di France Soir dei nudi di Christine Keeler, la showgirl che fece tremare l´establishment britannico degli anni Sessanta quando venne riconosciuta come l´amante del Tory John Profumo. Il quotidiano, datato 1963, portava in prima pagina un articolo sul piccante affair. Corrispondenza che, evidentemente, ispirò l´artista svizzero solleticando il suo bisogno di disegnare. «C´è un qualcosa di intimo in questi lavori», ha detto all´Observer Peppiatt. «Mi hanno permesso di spaziare fra 300 disegni, ed ero commosso. Sentivo quasi la presenza di Giacometti, come se i suoi schizzi stessero cadendo direttamente dalle sue mani. Ha schizzato ovunque: sulle pagine dei libri, come su pezzi di carta presi nei caffè». Un altro esempio di questi sketch improvvisi si trova su una pagina strappata da L´express in cui l´artista pasticciò la fotografia di Lee Harvey Oswald, l´assassino del presidente John Kennedy. Di fianco, poi, Giacometti scrisse ripetutamente la parola italiana «continuare», oltre che un appunto di lavoro: «i busti sono stati fatti velocemente, e un dipinto questa sera, i disegni presto». «Gli sketch - spiega ancora Peppiatt - erano per lui una forma di pensiero istintivo. Non stava mai senza una matita in mano o una sigaretta in bocca». Le sculture ritraggono i modelli preferiti di sempre: il padre, la madre, la moglie Annette, la sorella Ottilia, il nipote Silvio e i fratelli Diego e Bruno. Il ritratto del 1937 di quest´ultimo, ad esempio, si rivela attraverso un modellato tormentato che prova la difficoltà di trovare una forma che corrisponda alla visione, evidentemente non in senso ottico-scientifico, della figura umana. Sempre del 1937 è il busto Ottilia, scolpito dopo la tragica morte della sorella e forse per questo, esempio prematuro di quella fase riduzionista che Giacometti attraversa negli anni quaranta: in questo periodo le figure diventano piccolissime, fino quasi a scomparire sopra lo stesso piedistallo. Un secondo gruppo propone invece un campione rappresentativo dei lavori del dopoguerra: figure intere maschili e femminili, un Homme qui marche, una Femme debout del 1952 a figura intera immobile, corrosa ed evanescente, una Femme de Venise e diversi busti della moglie Annette. I dipinti infine, rimarcano la dimensione familiare seguita anche nella produzione scultorea con ritratti di Ottilia, del nipote Silvio e degli amici Jacques Dupin e il Professor Corbetta, tutti ritratti in posizione frontale, evanescenti come i quadri di Bacon. Le opere scelte coprono l´intero percorso della ricerca artistica di Giacometti, benché molti aspetti della mostra puntino verso un Giacometti intimo, com´è lecito attendersi da una collezione di proprietà della stessa famiglia Giacometti. Un´ampia sezione documentaristica completa la mostra. Vi sono presentate immagini fotografiche che ritraggono l´artista al lavoro e che raccontano delle sue frequentazioni, per far rivivere una personalità artistica d´eccezione. Per l´occasione il Maga, in collaborazione con Electa, pubblica un prezioso cofanetto contenente la traduzione italiana del volume di Michael Peppiatt Nello studio di Giacometti e il catalogo completo delle opere in mostra con schede critiche di Casimiro Di Crescenzo. Inoltre, un inedito racconto sonoro accompagnerà lo spettatore alla visita alla mostra mettendolo in contatto direttamente con il mondo dell´artista. Il Maga, in collaborazione con Storyville, ha infatti creato e prodotto delle interessantissime audio guide nelle quali è la voce stessa di Alberto Giacometti, attraverso una serie di estratti da interviste, a spiegare le opere e l´intera mostra. Info: Maga - Museo Arte Gallarate Via De Magri 1 21013 Gallarate Va tel: 0331.706011 www.Museomaga.it comunicazione@museomaga.It |
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TORINO: QUATTRO NUOVE TEMATICHE PER LE COLLEZIONI DELLA GAM - ANIMA, LINGUAGGIO, MALINCONIA, INFORMAZIONE
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Nell´ottobre del 2009 la Gam – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino ha rivoluzionato totalmente l’allestimento delle sue collezioni abbandonando l’ordine cronologico a favore di un criterio tematico. I quattro temi: Genere, Veduta, Infanzia e Specularità, scelti da altrettanti docenti universitari di ambito diverso dalla storia dell’arte, hanno offerto un’innovativa interpretazione delle opere esposte, suscitando consensi e discussioni da parte del pubblico e della critica. La varietà dei livelli di lettura e il coinvolgimento di saperi esterni ha infatti dato la possibilità di collocare opere note in modelli interpretativi trasversali e riscoprire capolavori precedentemente non esposti. Il carattere suggestivo di questa scelta va di pari passo con la transitorietà dell’allestimento tematico: esso vive infatti di una pluralità di punti di vista, e deve quindi rinnovarsi periodicamente, per poter far spazio a nuove ispirazioni. Per questo poco più di un anno dopo, nel marzo 2011, il museo si modifica nuovamente, seguendo il medesimo schema che aveva animato il precedente allestimento, con la scelta di quattro nuovi temi da parte di quattro nuovi docenti. Anima, Informazione, Malinconia e Linguaggio si snodano nelle sale del primo e secondo piano, presentando alcune delle opere già esposte insieme a più di 160 nuove opere dalle collezioni, alcune delle quali frutto delle acquisizioni più recenti del museo. L’anima, tema scelto da Vito Mancuso, professore Ordinario di Teologia moderna e contemporanea presso la Facoltà di Filosofia dell’Università San Raffaele di Milano, vede, oggi, una radicale riformulazione del suo significato. Mancuso si sofferma sulle difficoltà contemporanee nel riconoscere l’anima come entità persino all’interno degli organi ecclesiastici, e la necessità quindi di rielaborarne il senso sulla scorta del nuovo contesto scientifico e filosofico. Rielaborazione che ritroviamo anche nell’arte e nel percorso al primo piano, in cui si passa dalla religiosità cristiana delle opere ottocentesche di Andrea Gastaldi e Innocenzo Spinazzi, all’espressione di una condizione umana in Antonio Fontanesi, fino alla concezione di anima come spiritualità assoluta, partecipazione al mondo, che si fa letteraria in Gino De Dominicis, rituale in Hermann Nitsch o poetica in Anselm Kiefer, di cui si presenta il capolavoro Einschüsse, grande opera recentemente acquisita dalla Gam. Di tutt’altro tenore il tema dell’Informazione, sempre al primo piano, scelto da Mario Rasetti, Professore Ordinario di Fisica teorica, modelli e metodi matematici al Politecnico di Torino. L’informazione, nel campo della Fisica, è intesa come una grandezza paragonabile a massa, energia, velocità. Si riferisce alla capacità delle molecole di essere portatrici di simboli, codici e segnali, di operare cioè come un messaggio necessario alla propagazione della vita. La concezione dell’uomo e della natura è per questo motivo analizzata confrontando diverse interpretazioni: la ciclicità delle stagioni nella serie di Luigi Baldassarre Reviglio, l’elemento naturale che trova una ridefinizione nelle ricerche dell’Arte Povera, con le energie cosmiche di Giovanni Anselmo, l’aspetto alchemico di Gilberto Zorio e la crescita naturale di Giuseppe Penone. Così i segni biomorfi di Carla Accardi e la visione analitica dello spazio di Dadamaino. Al secondo piano del museo incontriamo la Malinconia, tema scelto da Eugenio Borgna, Primario emerito di psichiatria dell’Ospedale Maggiore di Novara e libero docente in Clinica delle malattie nervose e mentali dell’Università di Milano. La malinconia è intesa qui come condizione umana e mentale, concezione di un tempo “immobile e stregato”. Questa caratteristica di temporalità sospesa si proietta sulla realtà e sulle attività circostanti, come nel tragico Asfissia! di Angelo Morbelli, e pervade le nature morte di Giorgio de Chirico e Filippo De Pisis, lo spazio e gli oggetti nel video di Ursula Mayer e nelle fotografie di Elisa Sighicelli e Francesca Woodman, i paesaggi sospesi di Carlo Carrà e l’arte stessa in Giulio Paolini. Infine, sempre al secondo piano, il Linguaggio è stato scelto da Sebastiano Maffettone, Professore Ordinario di Filosofia Politica presso la Facoltà di Scienze Politiche della Luiss Guido Carli. Dopo un prologo che evidenzia il rapporto dell’arte con la letteratura nelle opere ottocentesche di Antonio Canova, Massimo D’azeglio, Carlo Arienti, il percorso si sofferma sulla nascita ed evoluzione dei linguaggi artistici, dalle diverse avanguardie di Giacomo Balla e Lucio Fontana, al neorealismo pop italiano di Tano Festa e Mario Schifano in dialogo con quello internazionale di Andy Warhol e Mark Dion, per chiudersi con il ritorno alla letteratura nell’utilizzo del carattere tipografico di Nanni Balestrini. Alcune novità differenziano questo allestimento dal precedente. In alcuni casi si è trattato di scelte curatoriali, come la decisione di identificare ogni artista con un solo percorso, ponendone in evidenza l’intera poetica invece che ogni singola opera, in altre una normale evoluzione di avvicinamento al pubblico, per cui si è deciso di fornire ad ogni visitatore una brevissima guida che spieghi le motivazioni che hanno condotto alla definizione dei percorsi. Gam – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino Via Magenta, 31 Torino Informazioni per il pubblico: Centralino: 011 4429518 Sito Internet: www.Gamtorino.it |
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MILANO: A PALAZZO REALE GLI IMPRESSIONISTI DELLA COLLEZIONE CLARK
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È Palazzo Reale di Milano la prima tappa del tour mondiale dei capolavori dello Sterling and Francine Clark Art Institute, la prestigiosa collezione americana di Williamstown, che comprende grandi opere francesi del Xix secolo. La mostra Impressionisti. Capolavori della Collezione Clark, in programma a Palazzo Reale dal 2 marzo al 19 giugno, propone 73 opere realizzate da 26 artisti, tra i quali Renoir, Monet, Degas, Édouard Manet, Morisot e Pissarro. L’iniziativa nasce dalla collaborazione tra l’Assessorato alla Cultura, Arthemisia Group e lo Sterling and Francine Clark Art Institute. "Con questa mostra - ha detto l´assessore alla Cultura Massimiliano Finazzer Flory - Milano ribadisce ancora una volta come l´arte sia il terreno d´incontro e d´integrazione tra Europa e Stati Uniti, per un Occidente che riconosce sino in fondo la propria storia, i propri simboli, e che vede negli Impressionisti e nelle loro opere uno specchio in cui si riflette la nostra identità". L’esposizione è curata da Richard Rand dello Sterling and Francine Clark Art Institute e il percorso, organizzato con la consulenza scientifica di Stefano Zuffi, è articolato in dieci sezioni incentrate sui temi fondamentali che testimoniano le innovazioni stilistiche e tecniche della seconda metà dell’Ottocento: Impressione, Luce, Natura, Città e campagna, Mare, Viaggi, Società, Corpo, Volti e Piaceri. Accanto ai dipinti di Renoir, Monet, Degas, Manet, Morisot, Sisley e Pissarro, sono esposte anche opere fondamentali dei pittori barbizonniers quali Corot, Millet, e Rousseau, oltre che tele dei maggiori pittori accademici del tempo, quali Bouguereau, Gérôme e Stevens, e di post-impressionisti quali Bonnard, Gauguin e Toulouse-lautrec. Le opere in mostra fanno parte della collezione Clark, il cui nucleo principale e storico è stato acquistato fra il 1910 e il 1950 da Robert Sterling Clark, uno degli eredi del patrimonio delle macchine da cucire Singer, e dalla moglie Francine Clary Clark. Nel 1955 nasce a Williamstown, per volontà dei coniugi Clark, lo Sterling and Francine Clark Art Institute, istituzione che ha portato la collezione a crescere sempre più grazie ad acquisizioni e donazioni. Attualmente la holding dei Clark riunisce circa 8000 pezzi, tra i quali 500 quadri e importanti collezioni di opere su carta e arte decorativa. Dopo Palazzo Reale, la collezione Clark sarà ospitata in Francia, al Musée des Impressionnismes di Giverny, dal 13 luglio al 31 ottobre 2011, in Spagna, alla Caixaforum di Barcellona, dal 18 novembre 2011 al 12 febbraio 2012, per proseguire poi nei maggiori musei di tutto il mondo. La mostra è accompagnata da un catalogo illustrato, pubblicato dalla Clark con Skira, con saggi di James A. Ganz e Richard R. Brettell. Il percorso espositivo La mostra, articolata in dieci sezioni tematiche dedicate a diversi soggetti e situazioni, si apre con un prezioso nucleo di dipinti strettamente legati alla nascita dell’impressionismo. Impressione, infatti, è il titolo del capitolo introduttivo, dove si propone un confronto serrato tra i paesaggi di Monet, Pissarro e Sisley, i fiori di Manet, Renoir e della Morisot, e i volti evocati da Renoir: tutte opere che aiutano a comprendere le caratteristiche dello stile, della tecnica e della poesia impressionista. La seconda sezione è dedicata alla Luce, “materia” fondamentale per la pittura impressionista e protagonista assoluta dell’immagine di Parigi (non a caso ribattezzata la “Ville Lumiére”). La luce della pittura en plein air risplende soprattutto sui paesaggi (le opere di Monet, Pissarro e lo straordinario Tramonto, 1879 o 1881, di Renoir), ma viene interpretata con estrema sensibilità anche nelle “nature morte”, in questo caso da Sisley e da Renoir. Natura, Mare, Città e campagna sono le sezioni centrali della mostra e sono strettamente concatenate fra loro; in tutte queste sezioni i dipinti impressionisti sono messi a confronto con opere appartenenti ad altri movimenti artistici. Nella sezione dedicata alla natura, si può comprendere come l’eleganza di Corot e le ricerche di Théodore Rousseau costituiscano una premessa importante per gli esiti di Monet, mentre lo splendido angolo della Senna ad Argenteuil (1892 circa), dipinto da Caillebotte, costituisce un raffinato caso di sviluppo post-impressionista. Le splendide marine di Jongkind e Boudin offrono un punto di confronto diretto con due capolavori di Monet ispirati alle coste della Normandia, mentre nella sezione dedicata al dialogo tra città e campagna si incontra una scena parigina, Attraversando la strada (1873 -1875) di Boldini. Se Parigi è lo scenario privilegiato per le ricerche e le proposte artistiche, una sezione di grande importanza è quella dedicata ai Viaggi dei pittori: momento irrinunciabile per arricchire le esperienze visive, per mettersi a confronto con vedute storiche o per scoprire nuove emozioni. E’ questa la sezione più “italiana”: città e paesaggi del nostro Paese vengono ammirati da Corot (Castel Sant’angelo, Roma, 1835 -1840, e Bagnanti delle Isole Borromeo, 1865 - 1870, sul Lago Maggiore) e da Renoir (Venezia, Palazzo Ducale e La baia di Napoli, sera del 1881): non mancano temi orientali, come la scena egiziana descritta da Gerôme. Da questa sezione si passa a quella dedicata alla Società, per vedere come l’arco espressivo della pittura francese del secondo Ottocento si allarghi a ogni ambito sociale. In mostra la Pastorella: pianura di Barbizon,prima del 1862, di Millet accanto alla giovane viaggiatrice Louise Harduin (1831) di Corot; l’animazione de Il Porto di Rouen: scarico di legname (1898) osservata da Pissarro accanto al tranquillo Interno ad Arcachon (1871) di Manet; le eleganti dame di Stevens e di Boldini accanto alla prostituta in Attesa (1888 c.) dei clienti di Toulouse-lautrec. La sezione successiva è dedicata al Corpo. Il Mercato di schiavi (1866) di Gerôme propone un’esotica sensualità, e apre la riflessione sul soggetto più “classico” dell’arte: l’immagine del corpo umano. Tra l’accademica perfezione di Bouguereau e la rigogliosa sontuosità della Bagnante bionda (1881) di Renoir, Berthe Morisot inserisce un tocco prezioso di sensibilità femminile. Avvicinando ulteriormente il rapporto con i soggetti, dal “corpo” si passa ai Volti di personaggi, e dietro a ogni volto c’è una storia. Ad alcuni autoritratti (Degas, Renoir) si associano personaggi di diverso genere, da Il Giardiniere dell’artista (1893) di Carolus-durand alla Ragazza che lavora all’uncinetto (1875 c.) di Renoir, il primo quadro acquistato dai coniugi Clark, fino alla solenne Carmen (1884) ritratta da Toulouse-lautrec nella sua energica, disincantata eppure a suo modo nobile realtà. La mostra si conclude con un capitolo dedicato ai Piaceri. Il primo, e forse il più importante, è sottinteso: il piacere del collezionismo, da parte di Sterling e Francine Clark, evocato dal dipinto di Daumier con i Collezionisti di stampe (1860 – 1863 c.), coniugato con il piacere di condividere con il pubblico i capolavori del loro museo. In questa sezione conclusiva incontriamo i gusti raffinati di Degas, che prediligeva le corse ippiche a Longchamp e le ballerine dell’Opéra, con il profumo dei fiori (e delle fanciulle che li accompagnano) di Tissot e di Renoir; il brivido esotico evocato da Gerôme e l’intima gioia che ci può dare un cagnolino descritta da Bonnard |
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MILANO (BARBARA FRIGERIO CONTEMPORARY ART): PAOLO BANDINU. FLUIDE PERCEZIONI – 9/27 MARZO 2011
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Inaugurazione mercoledì 9 marzo alle ore 18. Il lavoro di Bandinu parte dalla consapevolezza e dall’incontro di diversi linguaggi espressivi, dalla pittura alla musica, dalla fotografia digitale al montaggio video. Espressioni che trovano un punto d’incontro e convergono in un´animazione sperimentale di base pittorica. Operando e plasmando la materia pittorica, l’artista arriva a percepire ed ampliare le intuizioni che emergono dalla creazione. La pratica mette in moto l’ideazione e il continuo formarsi di linee e forme che si concretizzano in personaggi stanze, ombre e macchie di colore in una mescolanza di sensazioni e atmosfere. Utilizzando sempre la stessa superficie Bandinu cancella, deforma, dilata le forme che si trasformano, avvolte in semplici macchie di colore, per poi immortalarle attraverso l’utilizzo di una macchina fotografica digitale . Ogni scatto è concepito come un quadro ma alla fine la tela risulta solo una superficie di passaggio dove il mutarsi delle immagini non mira ad un risultato finale di quadro finito, ma testimonia solo il passaggio, la traccia dello scorrere del tempo. Ogni suo quadro è come un fermo immagine, sospeso tra ciò che è accaduto e ciò che dovrà accadere, uno stato di atemporalità dove appaiono in primo piano le trasformazioni, il ripetersi di figure che si addensano in un miscuglio di materia e si inseguono per raccontare una storia di osservazioni e sensazioni. I personaggi rappresentati sono ombre, figure dall’identità anonima, che si fondono e si confondono in apparenze, ricordi, paure, fantasmi che abitano nella mia mente e si confrontano con una realtà visionaria, a tratti surreale. Utilizzando elementi autobiografici estratti da situazioni, ricordi di infanzia o esperienze di persone incontrate lungo il suo percorso, l’artista inventa storie senza trama che vivono di sensazioni e impressioni restituite spesso a metà tra realtà e finzione, dove la quotidianità assume un elemento fondamentale. Tra gioco e favola tra riflessioni e drammi, tra sogno e realtà, si accumulano nei suoi quadri un insieme di simboli e scene del semplice scorrere della vita esorcizzata da una visione onirica. Tutte le variazioni raccontano la storia del pensiero di Paolo Bandinu, espresso in pittura, come un diario di immagini che non parte da una stesura scritta in precedenza, ma cresce man mano immortalando l’attimo fugace in un gesto istintivo, generando un segno rude ed essenziale. Un altro aspetto integrante del lavoro è la musica, che nasce nella mente dell’artista mentre dipinge, ed è proprio la pittura a suggerire il suono alle immagini in movimento in un mix tra armonie e suoni e rumori catturati dalla realtà, come passi, urla, lo sbattere di una porta: tutto ciò accentua il lato sensoriale del racconto che cerca di coinvolgere tutti i sensi dallo sguardo all’udito al tatto. Info: Barbara Frigerio Contemporary Art – Milano Via Fatebenefratelli 13 – tel. 02 36593924 – http://www.Barbarafrigeriogallery.it/ |
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PARMA (PALAZZO DEL GOVERNATORE E CHIESA DI SAN MARCELLINO): CLAUDIO PARMIGGIANI - NAUFRAGIO CON SPETTATORE – FINO AL 27 MARZO 2011
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Grande successo a Parma per la mostra di Claudio Parmiggiani "Naufragio con spettatore", che è giunta a quota 9604 visitatori (dato di venerdì 18 febbraio): un eccellente risultato, soprattutto in riferimento alle medie spettatori delle mostre dedicate all´arte contemporanea. Proprio alla luce dell´interesse che si è creato in questi mesi e delle richieste di informazioni che giungono da tutta Italia, è stata decisa la seconda proroga dell´apertura: la mostra resterà aperta dunque fino a domenica 27 marzo. "La continua e rilevante crescita del numero di spettatori dopo la prima proroga - spiega Luca Sommi, assessore alla Cultura del Comune di Parma - ha suggerito questo ulteriore prolungamento. Siamo, dunque, molto soddisfatti, perché abbiamo registrato in queste settimane non solo l´interesse del pubblico, ma anche ottime recensioni sulle principali testate e importanti approfondimenti dedicati all´esposizione. E´ il segno che la mostra ha saputo suscitare una notevole attenzione e si è imposta al di là delle più ottimistiche aspettative". Continuano anche le visite guidate. Ogni mercoledì e venerdì viene, infatti, offerta al pubblico una visita guidata gratuita. Le visite, a cura di personale specializzato, partiranno alle ore 15 dalla biglietteria e saranno riservate ad un numero massimo di 20 persone. Per prenotazioni telefonare dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 13 al 0521/218921. Info - Tel: 0521-031798 - 0521-218915 - Iat: 0521-218889 Sito: www.Palazzodelgovernatore.it |
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POETICHE IMMAGINI DAL GIAPPONE. ESPOSTE FINO AL 13 MARZO 2011 IN UNA SALA DEDICATA AL GIAPPONE DEL MUSEO NAZIONALE ORIENTALE “GIUSEPPE TUCCI”PRESSO PALAZZO BRANCACCIO A ROMA
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Viaggi dell’Elefante, la Fondazione Italia Giappone e il Museo Nazionale di Arte Orientale “Giuseppe Tucci” hanno presentato sabato 26 Febbraio, presso Palazzo Brancaccio, la prestigiosa sede del Museo Nazionale di Arte Orientale a Roma, l’esposizione e il carnet di viaggio dell’artista Stefano Faravelli dal titolo: “Giappone – Taccuini dal Mondo Fluttuante”. L’opera, recentemente pubblicata, racconta un itinerario in Giappone attraverso gli acquarelli e la scrittura di Faravelli e un documentario realizzato da Stefano Folgaria. Il volume, distribuito da De Agostini, è stato curato e finanziato da Enrico Ducrot, Amministratore Delegato dello storico tour operator Viaggi dell’Elefante, archeologo, grande conoscitore ed esperto di molti Paesi nel mondo, tra cui il Giappone, terza destinazione di Viaggi dell’Elefante per volume d’affari. L’esposizione prevede, oltre ai disegni originali riprodotti nelle pagine del libro (due moleskine a soffietto - japanese, e un taccuino ad album), anche un piccolo gruppo di quadri ispirati all´universo del fantastico mitologico giapponese: processioni di inari (le fate- volpi), i gatti di Ise, le sirene. Immagini queste, nate nella linea di una poetica dell´immaginario che contraddistingue la fase successiva al viaggio vero e proprio, ma che da quest´ultimo è fecondata. I meravigliosi materiali, che saranno esposti dal 26 febbraio al 13 marzo p.V., nel Museo di Arte Orientale in Via Merulana 248 a Roma, sono il racconto di viaggio, in illustrazioni, commenti, analisi dei dettagli, di un itinerario in Giappone realizzato dall’artista Stefano Faravelli e dal reporter Stefano Folgaria. Un percorso pittorico e calligrafico nel cuore del Giappone, attraverso le foreste grondanti del mondo Koya, i santuari shintoisti di Ise, le alpi di Nangano, con le loro popolazioni di machachi termali e quartieri di Tokio e Kyoto. Senza trascurare luoghi più appartati ma straordinari come il Riokan Kayotei a Yamanaka. Queste disegni e questo libro si inseriscono in un percorso editoriale dedicato all’opera di Stefano Faravelli che ha avuto inizio con un libro sulla Cina e a seguire su Mali, India ed Egitto, con editori differenti. L’opera sul Giappone si presenta con una raffinata veste grafica, una nuova veste in tessuto e, il film, per la prima volta, realizzato dal reporter Stefano Folgaria con la regia dello stesso Stefano Faravelli, contenuto nel Dvd allegato al libro, in lingua italiana, giapponese e inglese. “Sono onorato che il Museo Nazionale di Arte Orientale ospiti i miei lavori dedicati al Giappone.” – ha affermato Stefano Faravelli – “I miei carnet di viaggio e le tavole di acquarelli non vogliono essere l’estemporaneo esercizio di un’abilità tecnica ma la narrazione della mia esperienza spirituale di un Paese. Sono il tentativo di racchiudere un mondo in un libro e offrire al lettore il miracolo di un viaggio da fermi. Poiché tuttavia, per vocazione sono anche un pittore, alle pagine realizzate durante il viaggio, ho deciso di affiancare, in questa occasione, anche alcune immagini realizzate dopo il viaggio: esse rappresentano ciò che questo Paese ha lasciato in me, la memoria della sua bellezza. Il viaggio in Giappone, da cui è nata questa mia ultima opera è stato concepito e progettato, in accordo con Enrico Ducrot dopo un suo viaggio giapponese e la visita alle splendide opere di Iroshige in mostra a Roma nel 2009.“. Analogo orgoglio ha espresso Enrico Ducrot Amministratore Delegato Viaggi dell’Elefante, nel vedere ospitata dal Museo Nazionale di Arte Orientale di Roma l’opera di Stefano Faravelli. “Questo libro segna l’inizio di un sodalizio di cui questa è solo la prima pietra. Dopo aver visto questa meravigliosa opera posso dire che la scelta di raccontare il Giappone attraverso il carnet di viaggio e le correlate opere di Stefano Faravelli nasce dal desiderio di capire meglio questo Paese. Le illustrazioni di questo maestro consentono di vedere, in un modo originale e nuovo, questo Paese così misterioso e talvolta contradditorio oltre a rappresentarne i due aspetti: una forte identità tradizionale e l’aspetto sviluppato con i modelli occidentali.”. Stefano Faravelli è un pittore e filosofo torinese, con profonda conoscenza delle tradizioni orientali (parla arabo) e occidentali. Dopo l´esperienza come scenografo e creatore di marionette al Teatro dei Sensibili di Guido Ceronetti, la sua pittura diventa strumento di percezione di quel “mondo intermedio” che è fatto “della stessa sostanza di cui son fatti i sogni”. Ha svolto un´intensa attività espositiva in Italia e all´estero: un percorso fatto di mostre personali e collettive, di scenografie, dipinti, illustrazioni, carnet de voyage che si trasformano in libri e stimoli a viaggiare e raccontare. Oltre a quello dedicato al Giappone è autore di altre quattro pubblicazioni di viaggio dedicate alla Cina, al Mali, all´India ed all´Egitto. Itinerari ispirati da una musica, un libro, un’antica cartina geografica |
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TUSCANIA: HERBARIO MAGICO
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Apre il 5 Marzo prossimo a Tuscania la mostra intitolata “Herbario Magico”, realizzata dal fotografo Marco Scataglini e finanziata dall´Arp, l´Agenzia Regionale per i Parchi del Lazio. La mostra rimarrà aperta il venerdì e il sabato (dalle ore 17,00 alle ore 19,30) e la domenica (dalle ore 10,00 alle 12,30 e dalle ore 17,00 alle 19,30) presso l´ex chiesa di Santa Croce a piazza Basile (vicino al Comune). Durante l´inaugurazione del 5 marzo ci saranno una proiezione di immagini dell´autore della mostra e la presentazione del libro “Le erbe delle streghe nel medioevo” di Rosella Omicciolo (Edizioni Penne & Papiri). Inquadramento tematico - Il cuore della mostra è la magia delle piante, sia per il loro impiego diretto nei riti magici ed alchemici del Medioevo e Rinascimento, sia per il loro uso simbolico e apotropaico sia, infine, per tutti gli utilizzi tradizionali delle erbe: da quelli legati alla pastorizia, all´alimentazione, alla cura del corpo, a quelli rituali, religiosi o legati alle arti e ai mestieri (tintura delle stoffe, ebanisteria, ecc.). Una parte della mostra, realizzata con anaglifi (fotografie 3D da osservare con gli appositi occhialini), è dedicata poi ai luoghi magici per eccellenza: i boschi, sede dei sabba e delle riunioni magiche in genere, e luogo d´elezione per la ricerca delle erbe. Il filo rosso è il legame tra la magia e la natura, cioè la percezione che l´uomo aveva un tempo -ed oggi ha perduto- di essere parte di un tutto armonico, per cui la conoscenza vera e profonda può essere acquisita soltanto attraverso una più profonda compenetrazione col mondo circostante, piuttosto che grazie ad uno strappo netto. Nel buio dell´ignoranza, l´alchimista segue le tracce della Natura grazie alla luce della conoscenza, acquisita passo passo, con fatica, concentrando lo sguardo sui particolari. Laddove noi oggi vediamo solo una piantina, ad esempio un´umile Verbena, il mago o la strega vedevano un insieme di forze oscure e poteri ultraterreni che, attraverso la pianta, potevano essere utilizzati per conseguire nuove conoscenze, e quindi il potere di cambiare le cose, di trasmutarle, di modificare il corso degli eventi. In fondo, è questo che fa la conoscenza: modifica la nostra percezione del mondo, e quindi cambia il nostro destino. Considerazioni dell´autore (Artist Statement) - Il progetto intende raccontare questo mondo magico ed incantato del Lazio, ricorrendo ad elaborazioni che ricreino, attraverso la fotografia, il fascino degli antichi erbari o dei trattati di magia; inoltre, i luoghi magici per eccellenza saranno rappresentati attraverso immagini evocative e suggestive, grazie anche ad una tecnica che molti già di per sé percepiscono come “magica”, e cioè gli Anaglifi, le fotografie 3D da visionare grazie ad appositi occhialini e che ricreano la sensazione di “essere lì”, proprio sul posto. Le fotografie sono in gran parte a colori, con textures antichizzate e con colori attenuati ed antichizzati, proprio per concentrare l´attenzione su questo legame tra il passato ed il presente, tra la magia del passato oramai perduta, e la necessità di recuperarla oggi, non certo per compiere miracoli (se non quello di salvaguardare la natura da cui questi poteri derivano !), ma per farci ritrovare la dimensione del sogno e della fantasia, senza la quale la vita diviene certo più povera e triste. Marco Scataglini è un fotografo professionista specializzato in fotografia creativa. Dopo aver lavorato per oltre 15 anni con giornali e riviste italiane e straniere, si dedica ora alla realizzazione di mostre, libri, e iniziative fotografiche. Vive e lavora a Tuscania (Vt). Ulteriori informazioni su erbariomagico. www.blogspot.com e su www.Colorseppia.com |
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BARLETTA (PINACOTECA « GIUSEPPE DE NITTIS », PALAZZO MARRA): SENSUALI FRAGRANZE D´ORIENTE A BARLETTA - MOSTRA A CURA DI EMANUELA ANGIULI E ANNA VILLARI - 5 MARZO/5 GIUGNO 2011
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A Palazzo Marra, sede della Pinacoteca de Nittis, dal 4 marzo al 5 giugno, un centinaio di selezionatissime opere raccontano l´Oriente nella pittura dell´Ottocento italiano nella più approfondita esposizione mai allestita sul tema. "Incanti e scoperte. L´oriente nella pittura dell´Ottocento italiano" è promossa dal Comune di Barletta e dalla Regione Puglia ed è curata da Emanuela Angiuli e Anna Villari. Gli echi della spedizione di Napoleone in Egitto, i resoconti di esploratori, faccendieri e ardimentosi avevano infiammato la fantasia del Vecchio Continente. Le cronache di piaceri proibiti, odalische, harem, hammam avevano fatto il resto. Poi c´era la voglia di saperne di più, di scoprire e capire terre geograficamente non tra le più lontane, eppure distanti per cultura, storia, atmosfere. Una malia che stregò molti artisti, alimentata da committenti altrettanto presi dal fascino di un Oriente vicino e allo stesso tempo lontanissimo. La mostra di Palazzo Marra da conto di questa ventata d´Oriente in pittura riconoscendo come punto d´avvio, non unico ma certo particolarmente importante, Francesco Hayez. Il veneziano non si mosse dall´Italia tuttavia si lasciò felicemente contagiare dal vento d´Oriente, dall´esotismo, dall´erotismo che al mondo arabo sembrava connaturato. E che colpisce un altro veneto, Ippolito Caffi, che decide di viverlo di persona in un lungo viaggio tra Costantinopoli, Smirne, Efeso e il Cairo da cui trae opere memorabili e un gusto che connoterà per sempre la sua pittura. A Parma, prima Alberto Pasini e poi Roberto Guastalla, il "Pellegrino del sole" percorrono carovaniere e città per raccontare questi altri mondi. Il secondo lo fa portandosi dietro, oltre a tavolozza, cavalletto e pennelli anche uno strumento nuovo, la macchina fotografica. Da Firenze parte alla volta dell´Egitto Stefano Ussi che in quel Paese, subito dopo l´apertura del Canale di Suez, lavora per il Pascià prima di trasferirsi in Marocco con l´amico Carlo Biseo, anch´egli proveniente dalla corte del Viceré d´Egitto. Da questo viaggio i due traggono gli spunti per illustrare, magistralmente, "Marocco" di Edmondo De Amicis. Al fascino della scoperta che si fa suggestiva visione di mondi "altri" soggiacciono Federico Faruffini, Eugenio Zampighi, Pompeo Mariani Augusto valli, Giulio Viotti, Achille Glisenti, Giuseppe Molteni, a conferma della trasversalità e del dilagare in tutta la penisola dell´affascinante pandemia. Al contagio dell´Orientalismo non sfugge certo il Mezzogiorno d´Italia. Ne è testimonianza, a Napoli, Domenico Morelli che, senza mai aver messo piede nei territori d´oltremare, descrive magistralmente velate odalische, figure di arabi, mistiche atmosfere di preghiere a Maometto. Visioni esotiche soffuse di raffinato erotismo si ritrovano anche negli oli scenografici di Vincenzo Marinelli, Fabio Fabbi, del siciliano Ettore Cercone e del pugliese Francesco Netti. La Puglia, tradizionale testa di ponte verso l´Oriente, ritrovò nell´Orientalismo il ricordo di memorie lontane. E´ un Oriente intimista quello che magistralmente propone Francesco Netti dopo il viaggio in Turchia. I suoi sono dipinti venati dallo stesso "garbo mediterraneo" che si ritrova nelle odalische di Domenico Morelli. Al di là dell´Adriatico, Paesaggi, Le città e gli incontri, Sognando le odalische sono i capitoli della mostra. "Due mondi, Occidente e Oriente, si incontrano - sottolinea Emanuel Angiuli - nelle tessiture del viaggio, sulle piste dilatate del deserto, nei regni delle carovane, fra odori, colori, brusii delle città, nelle stanze segrete dell´harem e le movenze inebrianti di suonatori e danzatrici. L´oriente raccontato dai capolavori esposti nella mostra si specchia in altri capolavori, stavolta incastonati nel paesaggio: le architetture moresche del Salento. Pagine d´arte e della cultura di due mondi oggi quanto mai vicini e dialoganti". Incanti E Scoperte. L´oriente nella pittura dell´Ottocento italiano, Barletta, Palazzo Marra (sede della Pinacoteca Giuseppe De Nittis, dal 5 marzo al 5 giugno. Mostra promossa dalla Regione Puglia-assessorato al Mediterraneo in collaborazione con Comune di Barletta con il patrocinio del Dipartimento per lo Studio Delle Società Mediterranee dell´Università di Bari, curata da Emanuela Angiuli e Anna Villari. Catalogo Silvana Editoriale. Orario: tutti i giorni 10 - 20; chiusura tutti i lunedì non festivi. Ingresso euro 8, ridotti euro 4. Info: tel 0883538372/71 pinacotecadenittis@comune.Barletta.bt.it pinacoteca.Segreteria@comune.barletta.bt.it www.Comune.barletta.ba.it |
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MUSEO COMUNALE D’ARTE MODERNA DI ASCONA (SVIZZERA): NUOVE DATE PER LA MOSTRA ARTISTI RUSSI TRA OTTO E NOVECENTO. GLI ANNI DI FORMAZIONE DI MARIANNE WEREFKIN. L’ESPOSIZIONE SI TERRÀ DAL 3 APRILE AL 31 LUGLIO 2011
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25 capolavori dei maestri del Realismo, del Modernismo e del Simbolismo russo, affiancheranno 3 rarissime tele giovanili, 60 lavori e 30 libretti di schizzi, diari e documenti dell’artista che, tra il 1909 e il 1910, ha contribuito a fondare i movimenti d’avanguardia della Nuova Associazione degli Artisti di Monaco e del Blaue Reiter. Nuove date per la mostra Artisti Russi Tra Otto E Novecento, ospitata dal Museo Comunale d’Arte Moderna di Ascona. Per problemi organizzativi indipendenti dalla volontà del Museo, l’iniziativa che ricostruirà il periodo di formazione e di riferimento di Marianne Werefkin (Tula, 1860 - Ascona, 1938), avvenuto in Russia tra il 1880 e il 1896, si terrà dal 3 Aprile Al 31 Luglio 2011. Il percorso espositivo, ordinato da Mara Folini, curatrice del Museo di Ascona, coadiuvata da un comitato scientifico composto da Nicoletta Misler, John Bowlt, Jean-claude Marcadé, Laima Lauckaite Surgailiene, presenterà 25 opere, alcune delle quali esposte per la prima volta fuori dalla Russia e inedite per la Svizzera, provenienti dalle collezioni dell’Otto e Novecento della Galleria Statale Tretyakov di Mosca, che affiancheranno 3 rarissime tele giovanili, 60 lavori e 30 libretti di schizzi, diari e documenti di una delle artiste più originali dello scorso secolo che, tra il 1909 e il 1910, contribuì a fondare i movimenti d’avanguardia della Nuova Associazione degli Artisti di Monaco e del Blaue Reiter. La mostra, che ha già vissuto un primo momento espositivo in autunno, proprio alla Galleria Tretyakov, nasce da un progetto voluto dal Dicastero Cultura del Comune di Ascona, con il sostegno del Comune di Ascona, del Museo di Ascona, e dell’Ambasciata Svizzera a Mosca, nell’ambito della manifestazione Economic Forum & Cultural Discoveries, organizzata dalla Repubblica del Canton Ticino in partnership con l’Ambasciata Svizzera a Mosca e che sarà inserita, nel 2011, nei programmi di scambi culturali dell’Ambasciata Russa a Berna, in occasione del festival della ‘Russia in Svizzera’. Sulla base delle nuove ricerche condotte nell’archivio dei manoscritti della Galleria Tretyakov, che hanno portato alla luce un inedito carteggio tra Marianne Werefkin e i suoi amici artisti (Kardowsky, Grabar, Repin), la mostra ricostruirà il contesto storico e culturale nel quale l’artista si è formata e confrontata prima della sua partenza nel 1896 per Monaco di Baviera. In particolare, l’esposizione di Ascona, avvalendosi delle opere dei maestri e di quelle che esemplificano l’ambiente culturale russo dell’epoca, seguirà i primi passi dell’artista in patria quando si confrontava con i movimenti artistici russi di fine Ottocento, siano essi gli Ambulanti (Ilja Repin, Illarion Mikhailovich Prjanišnikov) o i modernisti e i simbolisti (Borisov-musatov, Botkin, Krymov, Kuznecov, Milioti, Rerikh, Sapunov, Savinov, Somov, Sudejkin, Ul’janov, Utkin, Jakuncikova-veber, Vrubel), che influenzarono la sua identità artistica. Il percorso espositivo ospiterà tre rarissime opere del periodo russo della Werefkin, il Contadino russo in pelliccia dal Museo di Wiesbaden, l’Autoritratto di proprietà del Comune di Ascona e il Ritratto di Vera Repin dallo Schlossmuseum di Murnau. Accanto a esse, verranno presentate le opere dei suoi maestri e dei suoi amici, provenienti dalla collezione della Tretyakov e da molte collezioni private elvetiche. Allieva del grande realista russo Ilja Repin, Werefkin sposò con convinzione i principi realisti e umanitari dell’associazione artistica degli Ambulanti che prevedevano di portare l’arte tra il popolo a scopo educativo, dando importanza al particolare e all’espressività umana dei personaggi raffigurati (spesso ebrei). Ma già intorno agli anni Novanta dell’Ottocento la pittrice entrò in crisi, in nome di un’arte soggettiva che possa esprimere non la disadorna “realtà della vita”, quanto “la vita vera”, ovvero la personalità dell’artista creatore. In questo contesto, la mostra sottolinea l’importanza del precoce confronto della Werefkin con le nuove generazioni di artisti simbolisti e modernisti russi, della colonia di Abramcevo e del movimento del Mir Iskusstva (Mondo dell’Arte). Questa dialettica farà da sfondo al suo lungo processo introspettivo che continuerà anche dopo il suo trasferimento a Monaco nel 1896, tanto da portarla a smettere di dipingere per quasi 10 anni. Grazie all’ambiente secessionista di Monaco, ai suoi studi e ai suoi viaggi a Parigi, dove ebbe modo di incontrare l’arte di Van Gogh, di Gauguin e dei Nabis, Marianne Werefkin ricominciò a lavorare attorno al 1906, passando direttamente a uno stile espressionista, lirico e visionario, attraverso l’uso del colore puro, tra accordi e contrasti di colore, stesi à plat e chiusi spesso dalla linea sinuosa e costruttiva del cloisonné francese. Quest’arte la vide a Monaco al centro del dibattito artistico internazionale dell’epoca, quando fondò, insieme ai connazionali Alexej Jawlensky, Wassily Kandinsky, Adolf Erbslöh, Alexander Kanoldt e altri, la Neue Künstlervereinigung München (1909), che fu premessa alla nascita del Blaue Reiter (1910) con la rivoluzionaria proposta astratta dell’amico e compatriota Vassilj Kandinsky, della quale essa stessa seppe dare fondamento teorico nei suoi scritti autografi (lettres à un inconnu) - presenti nella mostra asconese - tra il 1901 e il 1905. L’esposizione accenna, infine, al suo periodo svizzero (1914-1938) quando, costretta a fuggire dalla Germania, giunse nel 1918 ad Ascona, attraverso l’ambiente internazionale del movimento Dada a Zurigo nel 1917, per poi restarci per il resto della sua vita. Qui, la Werefkin diventò punto di riferimento della vita culturale cittadina, grazie alla sua caparbietà e alla sua capacità persuasiva nel mettersi al centro degli eventi più importanti (dalla fondazione del Museo di Ascona nel lontano 1922, alla collaborazione nella nascita del movimento artistico Der Grosse Bär (L’orsa maggiore) nel 1924). Tale ruolo è attestato in mostra da numerosi documenti autografi della pittrice (diari, carteggi), così come da filmati e documentari storici, alcuni dei quali provenienti dalle Teche della Rsi (Radio Televisione Svizzera di lingua italiana). Accompagna la mostra un catalogo edizioni Alias, in italiano e russo, a cura di Mara Folini, che presenta contributi di specialisti russi ed europei, quali John E. Bowlt, Jean-claude Marcadé, Nicoletta Misler, Laima Lauckaite Surgailiene, Elena Terkel e Andrey Tolstoy. Di particolare interesse è la pubblicazione da parte di Elena Terkel di un carteggio inedito tra I.e. Grabar e Marianne Werefkin che getta una nuova luce sull’arte e la vita di Marianne Werefkin a cavallo tra Ottocento e Novecento |
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FRONTIERE DI ARCHITETTURA III E IV LIVING - 13 MAGGIO / 2 OTTOBRE 2011
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La mostra d´architettura Living del Museo d´Arte Moderna Louisiana nei pressi della capitale danese - l´ultima della serie Frontiers of Architecture - indaga il concetto di casa e nuovi modi di vita attraverso gli sguardi architettonici e socio-culturali al mondo di oggi. L´accoppiamento tra architettura con discipline umanistiche come l´antropologia e la sociologia fornisce la base della mostra - l´espansione delle nostre idee su ciò che l´architettura è e dove si trovano le sue frontiere. La mostra si compone di un crossover tra progetti di architettura, installazioni artistiche e le intuizioni in case history attuali da vari luoghi del mondo dove lo sviluppo sociale ha creato nuovi modi di vivere. Curatore: Kjeld Kjeldsen, Louisiana |
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“ARTE A BORDO” DELLE NAVI COSTA CROCIERE. COSTA CROCIERE PRESENTA IL VOLUME, EDITO DA SKIRA, DEDICATO ALLE OPERE D’ARTE A BORDO DELLE 14 NAVI DELLA SUA FLOTTA.
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Costa Crociere, il più grande gruppo turistico italiano e la compagnia di crociere n. 1 in Europa, presenta “Arte a bordo”, il volume edito da Skira, dedicato alla collezione di opere d’arte installate a bordo delle 14 navi della sua flotta. “Arte a bordo” è a cura di Martina Corgnati, con testo di Ugo Volli. Il volume presenta gli artisti che hanno collaborato al grande progetto artistico della compagnia italiana. Da oltre 60 anni infatti, l’arte accompagna l’evoluzione del design e dell’arredo delle navi Costa. Oggi a bordo delle 14 navi che compongono la flotta sono installate, in modo permanente, un totale di circa 4.200 opere d’arte originali e 50.000 multipli, un vero e proprio museo galleggiante, che ogni anno viene visitato da centinaia di migliaia di persone in vacanza con Costa Crociere. Tutte le opere presenti a bordo sono state commissionate appositamente dalla compagnia. Come sottolinea Ugo Volli nel suo testo, “Costa Crociere è un grande collezionista d´arte, certamente uno dei maggiori investitori sul mercato artistico italiano”. A partire dal 2000 l’interior design delle nuove navi Costa, 9 in tutto sinora, a cui si aggiungeranno le 2 nuove ammiraglie gemelle Costa Favolosa nel luglio 2011 e Costa Fascinosa nella primavera 2012, è ideato dall’architetto Joseph Farcus, il “padre” delle moderne “fun ships”. Ognuna di queste nuove navi Costa è caratterizzata secondo un tema ispiratore, come la mitologia, le ville e i palazzi patrizi, l’Europa e molto altro ancora. L’innovativa filosofia di progettazione e gestione degli spazi e degli oggetti di queste navi è concepita per catapultare l’ospite in un mondo fantastico, da sogno, dove il design e l’arte diventano linguaggi per trasformare sensazioni ed esperienze quotidiane. Come spiega Pier Luigi Foschi, Presidente e Amministratore Delegato di Costa Crociere S.p.a.: “Ho sempre pensato che una vacanza Costa dovesse essere una specie di sogno, l’immersione in una dimensione completamente diversa, altra e affascinante, cui partecipano tutti i sensi e dove l’esperienza estetica non fosse confinata ad un momento o ambiente specifico, ma fosse disponibile dappertutto, come tessuto connettivo fra uno spazio e l’altro, un luogo e l’altro”. Il volume “Arte a bordo” è suddiviso in 6 sezioni: il testo di Ugo Volli sullo “Spettacolo delle opere” Costa; il testo di Martina Corgnati, che presenta “il mondo” delle navi Costa; un’intervista di Martina Corgnati a Pier Luigi Foschi; “I colpi di fulmine”, ovvero una selezione di opere della collezione Costa; “la collezione come progetto”, in cui vengono presentati tutti gli artisti che hanno contribuito al progetto artistico di Costa Crociere; una sezione finale sulla flotta della compagnia. Gli artisti presentati nel volume sono sia grandi maestri, famosi in tutto il mondo, che giovani emergenti, quali: Arnaldo Pomodoro, Fernando Botero, Mario Donizetti, Nathalie du Pasquier, Cristina Iotti, Flavio Lucchini, Yoshin Ogata, Sophia Vari, Darya von Berner, Luisa Valentini, Elisa Rossi, Eloisa Gobbo, Arman, Leonida de Filippi, Wal, Simona Uberto, casagrande&recalcati, Lucio Del Pezzo, Omar Galliani, Milo Manara, Carlo Mattioli, Susumu Shingu, Aldo Spoldi, Tullio Pericoli e Emilio Tadini. “Arte a bordo” 191 pagine, testi in italiano e inglese Skira editore, Milano Disponibile nelle migliori librerie Prezzo di copertina: 40 euro. Il volume è in vendita anche a bordo delle navi della flotta Costa Crociere. Costa Crociere è la compagnia N.1 di crociere in Europa, e da oltre 60 anni porta in tutti i mari del mondo il meglio dell’ospitalità, della gastronomia e dell’intrattenimento italiani, per una vacanza da sogno all’insegna del relax e del divertimento. Le 14 navi della sua flotta, tutte battenti bandiera italiana, ognuna con caratteristiche uniche e uno stile inconfondibile, offrono la possibilità di visitare ogni anno ben 250 destinazioni diverse nel Mediterraneo, Nord Europa, Mar Baltico, Caraibi, Sud America, Emirati Arabi, Lontano Oriente, Oceano Indiano e Mar Rosso. Altre 2 nuove navi sono in ordine presso Fincantieri e saranno consegnate entro il 2012. Costa Crociere è certificata dal Rina con il Best4, sistema articolato di certificazioni volontarie in materia di responsabilità sociale (Sa 8000, del 2001), ambiente (Uni En Iso 14001, del 2004), sicurezza (Ohsas 18001, del 2007) e qualità (Uni En Iso 9001, del 2008); dal 2005 è al fianco del Wwf Italia per la tutela del Mar Mediterraneo. Tutte le navi della flotta Costa hanno inoltre ricevuto la notazione “Green Star” del Rina che attesta il rispetto dei più alti standard in materia di protezione ambientale. Nel 2009 Costa Crociere è risultata la 1° azienda di servizi italiana per affidabilità e reputazione nella ricerca internazionale “Global Reputation Pulse” che prende in considerazione le 600 maggiori imprese in 32 paesi del mondo. Costa Crociere S.p.a., con circa 2,85 miliardi di euro di fatturato e 2,15 milioni di Ospiti totali nel 2010, è il più grande gruppo turistico italiano, a cui appartengono i marchi Costa Crociere, Aida Cruises e Iberocruceros. E’ risultata tra le prime 10 aziende per redditività e al 49° posto per fatturato nella classifica 2010 di Mediobanca, che prende in considerazione oltre 3.700 società italiane con almeno 50 milioni di euro di fatturato. Costa Crociere S.p.a. Fa parte del gruppo Carnival Corporation & plc (Nyse/lse: Ccl; Nyse: Cuk), leader mondiale delle crociere |
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