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LUNEDI
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Notiziario Marketpress di
Lunedì 25 Marzo 2013 |
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ANTONIO GRECO È IL NUOVO PRESIDENTE DI ANES, L’ASSOCIAZIONE
DEGLI EDITORI SPECIALIZZATI CHE FA CAPO A CONFINDUSTRIA |
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L’assemblea Generale dei soci Anes (Associazione Nazionale Editoria Periodica Specializzata) ha scelto oggi a Milano il suo nuovo Presidente: è Antonio Greco, Ceo di Fiera Milano Media, con alle spalle una lunga esperienza in ruoli di vertice nel Gruppo 24Ore. Già Vice Presidente nel biennio 2011-12, ha ricoperto la carica di Membro di Giunta dal 2004 e di Consigliere dal 2007 e siede nel Consiglio di Confindustria Cultura Italia. Durante il discorso di insediamento Antonio Greco ha dapprima ringraziato il Presidente uscente, Alessandro Cederle, per l’ottimo lavoro svolto, affermando che il suo impegno sarà in continuità con il percorso già intrapreso. Si è poi detto onorato della fiducia e dell’ apprezzamento ricevuti dai soci e consapevole di assumere la guida dell’Associazione in un momento molto delicato per tutto il comparto editoriale. “In un contesto di revisione strutturale dei modelli di business” – ha dichiarato Greco – “gli editori specializzati devono riappropriarsi delle proprie competenze distintive: la produzione di contenuti di qualità, indipendentemente dal media con cui vengono erogati, e la valorizzazione della relazione con la propria audience”. Il neo-presidente ha poi delineato le sfide che attendono l’Associazione nel prossimo futuro: aprire ai soci “pure digital”, che rappresentano il domani e possono trovare in Anes il loro ambito naturale; spingere il livello di aggregazione tra soci fino alla creazione di reti d’impresa; supportare gli associati ad avviare il processo di internazionalizzazione in un contesto di globalizzazione della domanda di contenuti. Queste sfide trovano risposte concrete nel programma di lavoro per il biennio 2013-14 presentato nel corso dell’Assemblea; un programma ricco di iniziative in grado offrire ai soci concreti strumenti operativi quali la formazione specializzata, la creazione di convenzioni e gruppi di acquisto, la ricerca di nuovi canali distributivi, la fornitura di servizi collegati al processo di digitalizzazione dell’offerta editoriale. A questo proposito è stata annunciata la creazione di una nuova sezione dell’Associazione dedicata ai prodotti online cui potranno iscriversi - oltre ai soci Anes - gli editori digitali specializzati. Affiancheranno Antonio Greco nella guida di Anes i Vice Presidenti Ivo Alfonso Nardella di Tecniche Nuove e Roberto Pissimiglia di Edizioni Esav. Info: Associazione Nazionale Editoria Periodica Specializzata - www.Anes.it |
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ITALIAONLINE: AL VIA AL PROGRAMMA STARTHAPPY |
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Italiaonline, la nuova grande realtà digitale italiana che da febbraio 2013 riunisce tutti i brand e gli asset di Libero e Matrix, prosegue nel suo percorso di innovazione presentando Starthappy, il programma a sostegno delle iniziative imprenditoriali emergenti in ambito digitale. Starthappy è un programma articolato che nasce per contribuire, attraverso la collaborazione e la partnership con altri importanti operatori del settore, alla creazione di un ecosistema italiano di start up innovative. La prima fase prevede da parte di Italiaonline un supporto molto concreto alle startup, attraverso un’offerta integrata di infrastruttura cloud, necessaria e strategica per la crescita di imprese digitali, e di visibilità attraverso i principali portali italiani www.Libero.it e www.Virgilio.it, per accelerarne il go-to market. Tale visibilità permette alle startup di far leva su un’audience complessiva di 20 milioni di visitatori unici al mese per raggiungere la massa critica necessaria al successo dei loro servizi. Un’offerta del valore complessivo per ciascuna startup selezionata pari a 100.000 Euro, che Italiaonline mette a disposizione con l’unico obiettivo di favorirne la crescita, coerentemente alla propria mission di fungere da piattaforma Internet per le grandi imprese e per le numerose Pmi italiane. Abbiamo più volte evidenziato e condiviso la convinzione che la ripresa economica del nostro Paese nei prossimi anni sarà fortemente condizionata dalla creazione di un ecosistema di nuove imprese. - ha commentato Antonio Converti, Ceo di Italiaonline - Dopo aver creato con Italiaonline un gruppo di 450 persone, leader italiano nel settore Internet, con Starthappy vogliamo contribuire attivamente alla crescita dell’industry digitale, supportando in modo concreto lo sviluppo di nuove iniziative di business. Da leader di mercato sentiamo il dovere di contribuire alla nascita di un modello italiano per le startup e di definire insieme ad altri operatori un percorso per sostenere l´innovazione, lo sviluppo economico e, non ultimo, la creazione di posti di lavoro, in un momento particolarmente delicato della storia del nostro Paese. Infatti, dopo la partenza della prima parte del programma Starthappy è prevista una seconda e importante fase che si svilupperà sul modello del “Venture building & Accelerator” con un focus particolare nel settore editoriale e dell’e-commerce. In particolare, Italiaonline individuerà periodicamente idee innovative da sviluppare in compartecipazione con talenti dallo spiccato spirito imprenditoriale dando vita a nuove startup. Starthappy nel dettaglio: Starthappy nasce da un’idea di Italiaonline e vede già la preziosa collaborazione di importanti Partner, tra cui Incubatori, Università e Venture Capital che, grazie alla loro profonda conoscenza del mercato, contribuiscono alla selezione di start up ad alto potenziale. Tra queste, Italiaonline identifica le realtà che possono maggiormente beneficiare dell’offerta messa a punto per accompagnarle nel loro primo biennio di crescita. Un’offerta complessiva in servizi e visibilità digital del valore di 2 milioni di euro per 20 start up. La partecipazione al programma è riservata alle start up private, operative da meno di tre anni, che abbiano ricavi inferiori a 1 milione di euro l’anno. Una volta superato il processo di selezione, alle start up è offerto accesso gratuito, per un valore di € 50.000 in due anni, all’infrastruttura Cloud di Libero, basata sulla tecnologia della californiana Joyent, ideale per ospitare applicazioni di ogni tipo, che spaziano dal semplice sito web, al sito di e-commerce, fino alla più complessa applicazione aziendale. Oltre alle risorse cloud, le start up possono beneficiare di una concreta e straordinaria opportunità di visibilità nei confronti dei 20 milioni di visitatori unici al mese di www.Libero.it e www.Virgilio.it , che rappresentano la più importante web property italiana con oltre il 60% di market reach e 14 milioni di email account attivi, attraverso spazi di advertising dedicati del valore di 50.000 € in due anni. Le prime start up selezionate sono Ondango e Sportsquare Games. Ondango sviluppa soluzioni che permettono alle aziende di vendere prodotti e servizi direttamente dalla fan page di Facebook, ed ha all’attivo oltre 500 clienti a livello globale. Per Ondango, che basa la sua infrastruttura tecnologica interamante sul cloud, l’accesso e l’utilizzo della piattaforma cloud di Libero è molto importante per gestire in modo efficace i dati e le informazioni. L´italia, dopo la Germania, è il nostro secondo mercato. - ha commentato Josè Matìas Del Pino, co-founder e Ceo di Ondango - Starthappy offre le infrastrutture tecnologiche e la visibilità verso i consumatori per far crescere la nostra realtà, piccola ma in forte espansione. Per Sportsquare Games, che sviluppa giochi sportivi a livello mondiale con 80.000 utenti registrati, la visibilità offerta da Starthappy è un elemento chiave per il proprio sviluppo. Starthappy è l´occasione di confrontarsi e collaborare con una grande azienda. Oltre alle risorse infrastrutturali, riteniamo fondamentale l´offerta di visibilità. - ha commentato Gabriele Costamagna, co-founder e Ceo di Sportsquare Games - Per un´azienda di gaming, poter avere un partner strategico per il go-to-market è fondamentale: in un breve lasso di tempo si raggiungono decine di migliaia di utenti risparmiando risorse economiche e garantendo il focus massimo sullo sviluppo |
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NEW YORK (ONU): INFOPOVERTY WORLD CONFERENCE 2013 - 25-26 MARZO
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La rivoluzione digitale ormai è tra noi e sta provocando mutamenti epocali, nei comportamenti personali così come negli assetti politici ed economici. Crollano egemonie consolidate, ormai obsolete, emergono nuovi soggetti, tempeste finanziarie, economie in difficoltà o in crescita impetuosa. Effetti che disorientano, come il fenomeno Grillo in Italia – che è stato sottovalutato dai politici e dalla stampa, oltre che in generale dall’establishment italiano, che hanno enorme difficoltà a comprendere le conseguenze a medio e lungo termine della rivoluzione digitale in atto – ma non sorprendono chi è preposto allo studio di questa fenomenica, come l´osservatorio Occam, creato dall´Unesco nel 1996, e associato formalmente all´Onu. Ed è proprio nella sede delle Nazioni Unite, al Palazzo di Vetro di New York che il 25 e 26 marzo si svolge la Infopoverty World Conference, che da 13 anni riunisce governi, istituzioni, università, fondazioni e grandi Ong, per valutare le migliori soluzioni che l´innovazione fornisce per trasferirle sulle prassi di sviluppo sostenibile del sistema Onu nel suo complesso. “Nation building and empower people” è il tema di quest´anno, dedicato a come i paesi emergenti stanno affrontando la sfida di costruire Stati efficienti, in grado di soddisfare le primarie esigenze dei cittadini, nei valori democratici e della sostenibilità economica. Una sfida impossibile fino a poco tempo fa, ma che ora va affrontata con decisione ed entusiasmo, i cui risultati sono eclatanti rispetto al grigiore che vediamo in Italia, ove la ben nota casta ha soffocato ogni innovazione condannando il paese a un pericoloso declino. Secondo gli ultimi dati del nostro Osservatorio (elaborati sulla base delle statistiche del sistema delle Nazioni Unite e della Banca Mondiale) in Africa, il continente che nei prossimi 5 anni crescerà più che ogni altra parte del mondo, le nuove tecnologie della comunicazione contribuiscono per il 7% allo sviluppo economico. In Africa questo impatto è stato reso possibile non solo della telefonia mobile, che nel 2012 ha raggiunto 650 milioni di contratti, ma dallo sviluppo di tutto il mercato digitale, che si stima che per il 2016 raggiungerà i 150 miliardi di dollari e che ha ricadute positive in tutti i settori, dall´educazione alla sanità, dalla governance al commercio, dalla agricoltura all´accesso all´acqua. Per citare solo due tra i molti case studies che saranno presentati nel corso della conferenza, la piattaforma Esoko, una applicazione che fornisce agli utenti informazioni sul mercato agricolo, come i prezzi aggiornati e la loro recenti tendenze, previsioni del tempo e allarmi meteo, i livelli di produzione delle colture, al fine di aiutare gli agricoltori a migliorare la la loro produttività e vendere i loro prodotti al prezzo giusto, nel posto giusto e al momento giusto, cioè uno strumento pionieristico mobile, sviluppato per primo in Ghana e ora usato in circa 15 diversi paesi dell´Africa occidentale e orientale. Un secondo esempio riguarda la sanità, dove Occam, in collaborazione con la società scientifica Winfocus ha realizzato un sistema che permette a ostetriche, infermiere e medici dei Paesi in via di sviluppo di utilizzare l´ecografo per abbattere la mortalità puerperale e neonatale. La Infopoverty World Conference si conferma quindi come un evento non tanto sulla povertà, ma su come le nuove tecnologie e l’innovazione possono sconfiggerla, avviando un circolo virtuoso che, se per le popolazioni coinvolte significa alimentazione, acqua, sanità, educazione, maggiori democrazia e diritti umani, per le aziende in grado di rispondere alle necessità di oltre 6 miliardi di persone vuol dire essere protagoniste in mercati a grandissimo potenziale. I progetti pilota vincenti, e le buone pratiche che saranno discusse alla conferenza saranno di indubbia utilità a quanti, in Europa e in Italia, si occupano di politiche di sviluppo, per renderle più efficenti e capaci di superare l´approccio volontaristico ancora dominante e che ha prodotto risultati molto limitati e non sostenibili. Occasione quindi di un tuffo nella contemporaneità mondiale anche per Milano, collegata con il Palazzo delle Stelline, in partenariato con il Parlamento europeo e la Commissione europea, anche al fine di una riscossa del nostro Paese ormai al 85 posto del net-index, (capacità connettiva) cioè sotto molti paesi africani, come Namibia e Madagascar. Protagonisti di queste intense giornate saranno tra gli altri: Neelie Kroes, Vice Presidente della Commissione europea responsabile dell’Agenda Nicolas Sehnaoui, Ministro delle Telecomunicazioni, Libano Gebremichael Debretsion, Vice Primo Ministro, Etiopia* Motetjoa Metsing, Vice Primo Ministro, Lesotho* Ali Mariama Elhadj Ibrahim, Ministra dell’Educazione, Niger Jean Philbert Nsengimana, Ministro della Gioventù e le Ict, Ruanda Cesare Ragaglini, Rappresentante Permanente dell’Italia all’Onu* Pierpaolo Saporito, Presidente di Occam Giuliano Pisapia, Sindaco di Milano Cristiana Muscardini, Parlamentare Europea Pierantonio Panzeri, Parlamentare Europea Stefania Pigozzi, Ucimu Bruno Marasà, Ufficio d’Informazione a Milano del Parlamento europeo Serge Telle, Responsabile della Delegazione Interministeriale nel Mediterraneo, Francia Ihab El Fitouri, Al Madina Center, Libia Hiroshi Kawamura, Daisy Consortium Gary Fowlie, Responsabile, Rappresentanza Itu a New York Axel Leblois, Direttore Esecutivo, G3ict Judith Payne, Usaid Jon A. Fredrickson, Vice Presidente, Innocentive, Inc. Daniela Bas, Divisione Politiche Sociali e Sviluppo, Desa, Nazioni Unite Hiroshi Kawamura, Daisy Consortium Gary Fowlie, Responsabile, Rappresentanza Itu a New York Axel Leblois, Direttore Esecutivo, G3ict Judith Payne, Usaid Jon A. Fredrickson, Vice Presidente, Innocentive, Inc. Marisa Henderson, Responsabile Ufficio Unctad a New York Erika Kochi, Technical Innovation Team, Unicef Elham Ibrahim, Commissario alle Infrastrutture e l’Energia, Commissione dell’Unione Africana* Michelle Bachelet, Direttrice, Unwomen* Janis Karklins, Assistente Direttore Generale per la Comunicazione e l’Informazione, Unesco Sanjay Wijesekera, Responsabile per l’Acqua e Direttore Associato, Unicef Toshihito Murata, Liaison Officer, Rappresentanza Fao a New York David Neely, Aci John Steffens, Infopoverty Institute Timothy Anderson, Wce Lola Poggi Goujon, Segretariogenerale, Consiglio Internazionale Cinema e Televisione presso l’Unesco Mazen Hasna, Qatar University* Luca Neri, Winfocus Damian Mccabe, Bharti Foundation Amjad Umar, United Nations eNabler Project, Harrisburg University & University of Pennsylvania. Si potrà seguire l´intera manifestazione via: Webcast http://webtv .Un.org/ Facebook: http://www.Facebook.com/pages/occam/145515882261957?fref=ts Twitter: http://www.Twitter.com/occamoccamorg |
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RAPPORTO ASSINFORM 2013 2012/11: I DATI PER IL MERCATO ICT |
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Continua la crisi dell’It “tradizionale” che rappresenta oltre la metà del mercato e chiude il 2012 a -4,0%; le Tlc registrano un calo del 3,5%. Ma nel Global Digital Market[1] crescono i segmenti legati al web e al mobile, sia come infrastrutture: tablet +69,1%, smartphone +38,9%, Smart Tv +31,9%, Internet delle cose +18%, eReader +16,5%, che come contenuti +7,2% di cui e-book +84,6%, musica +29%, editoria online +13,4%, software e soluzioni applicative +2,4%. Previsioni per il 2013. Se lo scenario rimane invariato, il Global Digital Market scende del -3,6% e It del – 5,8%; se si interviene per avviare un cambiamento strutturale del quadro di riferimento: Agenda Digitale, ritardati pagamenti della Pa, finanziamenti alle imprese, credito d’imposta, incentivi innovazione, il Gdm inizia inversione a -1,5%. Milano 19/3/2013 – “Internet, il mobile, l’economia dei social network stanno velocemente trasformando il mondo, spingendo gli investimenti ad aprire nuovi orizzonti tecnologici e applicativi, generando nuove opportunità di crescita per quei paesi, quei settori economici, quelle imprese che accettano la sfida del cambiamento attraverso l’innovazione digitale. Anche in Italia la pressione dell’evoluzione tecnologica sta producendo effetti positivi sui segmenti più legati al web e al mobile. Sviluppo dei contenuti digitali e della pubblicità on line, del segmento software e nuove soluzioni Ict, della musica e dell’editoria online, il boom di smartphone, eReader e tablet e dei servizi innovativi a essi associati, dimostrano che questi segmenti non solo non risentono della crisi, ma sono già dentro l’economia italiana, crescendo mediamente del 7,5% e contribuendo a significative trasformazioni nei modelli di consumo e di business. Ma ciò sta avvenendo in un contesto nazionale ancora poco sensibile all’innovazione, in cui per un’impresa ogni nuovo investimento rappresenta un vero e proprio azzardo, così che le best practice rimangono fenomeni isolati e non acquisiscono la dimensione necessaria a incidere sui trend negativi e a compensare la crisi dell’It tradizionale. Da qui le ragioni del ritardo con cui si va affermando l’economia digitale in Italia rispetto al resto del mondo e il continuo calo di fatturato del settore It che, per il quinto anno consecutivo, chiude i conti in rosso con - 4% di calo di fatturato, spinto verso il basso dalla crisi delle componenti tradizionali, che rappresentano ancora la quota preponderante del mercato”- è quanto affermato da Paolo Angelucci, presidente dell’Associazione nazionale delle imprese It, nel presentare a Milano le anticipazione del Rapporto Assinform 2013, coadiuvato da Giancarlo Capitani e Annamaria Di Ruscio, rispettivamente ad e dg di Netconsulting. “In assenza di interventi specifici tesi a cambiare questi trend - ha continuato Angelucci - le stime per il 2013 non possono non essere segnate da un profondo pessimismo: ci attendiamo, infatti, un’ulteriore discesa del Global Digital Market del -3,6%, con l’It tradizionale in caduta libera a –5,8%, fatto che avrà pesanti ricadute soprattutto sull’occupazione essendo un settore labour intensive che attualmente impiega circa 400 mila addetti. Se, al contrario, si darà avvio a un vero cambiamento del quadro di riferimento, introducendo elementi di correzione degli assetti attuali , fra i quali una forte accelerazione per il raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda Digitale, portando il suo braccio operativo, l’Agenzia per l’Italia Digitale sotto la massima responsabilità politica, ovvero Palazzo Chigi; rendere il credito di imposta per la ricerca e l’innovazione una misura strutturale; dare una rapida ed equa soluzione al grave problema dei debiti della Pa verso le imprese, aprire linee di finanziamento alle aziende che investono in innovazione, allora si potrà iniziare a vedere una luce in fondo al tunnel della crisi e l’inizio di un’inversione di tendenza del Gdm, che stimiamo potrà attestarsi a -1,5%” . I dati emersi dall’indagine confermano che, a fronte di un’economia reale che a livello mondiale è cresciuta nel 2012 del 3,2% rispetto all’anno precedente, l’economia digitale, definita come Global Digital Market, ha marciato alla velocità di +5,2%, giungendo a coprire quasi il 6% del Pil mondiale. In Europa il tasso medio di crescita del Gdm si è attestato a +0,6%, ma il peso dell’economia digitale è giunto al 6,8% del Pil europeo. Nello stesso periodo, in Italia l’economia reale è calata del -2,4%, mentre il Global Digital Market, che rappresenta il 4,9% del Pil nazionale con un valore di 68.141 milioni di euro, ha registrato una dinamica del -1,8%. Tale trend, pur essendo in attenuazione rispetto all’anno precedente (-2,1%nel 2011/10), segnala la crisi dei servizi Ict tradizionali(-4,7%), che rappresentano in valore oltre la metà del mercato, a cui si oppone la crescita dei contenuti e pubblicità digitale (+7,2%) e del software e soluzioni Ict (+2,4%). “In Italia – ha precisato il presidente di Assinform - si va approfondendo il digital divide fra chi intraprende la strada dell’innovazione e chi, suo malgrado perché costretto dalla crisi, o per vera e propria miopia, sceglie di non scegliere, di resistere, siano essi imprese, pubbliche amministrazioni o anche famiglie e cittadini che sottovalutano i vantaggi del web. In realtà siamo a un bivio perché, data la velocità del cambiamento in atto, resistere vuol dire arretrare e zavorrare ancora di più l’economia, il Paese, su assetti ormai sterili incapaci di offrire soluzioni alla crisi e ai problemi strutturali. Al contrario, nel clima di grande incertezza in cui viviamo, l’unica certezza è che la scelta di colmare il gap d’innovazione che ci separa dalle principali economie rappresenta la vera opportunità per aprire un nuovo percorso di sviluppo”. “Dal nuovo Parlamento e dal nuovo Governo – ha concluso Angelucci - ci aspettiamo piena consapevolezza sul fatto che intraprendere questa scelta significa impegnare il Paese in uno sforzo corale, che va sostenuto sulla base di quadro di riferimento istituzionale e normativo organico e favorevole all’innovazione. Occorre creare le condizioni affinché per le imprese e le Pubbliche Amministrazioni sia possibile valorizzare tutte le novità e sfruttare le enormi potenzialità che le nuove tecnologie offrono, riorganizzare e razionalizzare i processi, innovare prodotti e servizi, dotarsi di nuove competenze, creare nuova occupazione” |
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MILANO PUNTA SULLE IMPRESE DIGITALI - BANDO IMPRESA DIGITALE - FINANZIATE 158 INNOVAZIONI, 19 STARTUP - OLTRE 3 MILIONI DI EURO ALLE IMPRESE MILANESI - TRA I VINCITORI: SISTEMI PER RIDURRE PERDITE D’ACQUA, TELECONTROLLO DELL’ILLUMINAZIONE, CURE RIABILITATIVE DA REMOTO |
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Dalle superfici passive in legno a quelle attive controllabili elettronicamente, dalla mappatura di percorsi accessibili ai disabili ai sistemi tecnologici applicati alla rete idrica per la riduzione delle perdite d’acqua, dal telecontrollo dell’illuminazione pubblica alla cura riabilitativa e al monitoraggio da remoto di pazienti. Queste sono alcune delle innovazioni finanziate grazie al bando impresa digitale. E sono stati oltre 3 i milioni di euro che il bando ha distribuito alle imprese della provincia di Milano nel 2012. 1,7 milioni di euro sono stati messi a disposizione dalla Camera di commercio, 600 mila euro dal Comune di Milano e 760 mila euro dalla Regione Lombardia. Tre le misure previste, destinate alle microimprese (circa 700 milioni di euro di contributi erogati), alle piccole e medie imprese (circa 1 miliardo di euro) e alla creazione di nuove tecnologie (1,3 miliardi). 158 le richieste finanziate, su un totale di 687 domande valide presentate e 19 hanno riguardato start-up. Il 67% riguarda il settore dei servizi, seguito da industria (21%) e commercio (10%). In Camera di commercio di Milano, nel corso dell’incontro “Fare impresa digitale”, sono stati illustrati i risultati del bando Impresa Digitale 2012 e le iniziative sull’economia digitale in programma per il 2013. Bando Impresa Digitale 2012 – alcune imprese vincitrici
Impresa |
Il progetto in una riga |
Riassunto del progetto |
Biocity Services S.r.l. |
Tecnologie per trasformare superfici strutturali normalmente passive come il legno, in superfici attive, controllabili elettronicamente mediante un applicativo Sw. |
L´obiettivo del presente progetto è la realizzazione del prototipo di una “Smart Wall” ossia una parete intelligente, utilizzando delle terminazioni piezoelettriche come attuatori, in modo che superfici strutturali normalmente passive come il legno, possano diventare superfici attive, controllabili elettronicamente mediante un applicativo Sw sviluppato ad hoc. Questo nuovo prodotto, che agisce come rilevatore di dati ambientali, trova una vasta gamma di applicazioni sia relativamente allo “Smart Energy Management”, che alla “Safety” sui luoghi di lavoro. |
Athenes S.r.l. |
Sistema automatico per il monitoraggio e la mappatura dei percorsi accessibili alle persone con disabilità |
Map-abile.net Sistema automatico per il monitoraggio e la mappatura dei percorsi accessibili alle persone con disabilità motorie e creazione di un servizio per la pubblicazione automatica ed il libero accesso delle mappe attraverso internet. La soluzione progettata consentirà di realizzare un servizio di mappatura del territorio estremamente veloce ed efficace, identificando in modo estremamente preciso e puntuale le caratteristiche del percorso (identificando ad esempio, salite, discese, pendenze, presenza di gradini, presenza di passaggi troppo stretti, ecc.) e riportarle immediatamente attraverso mappe pubblicate su internet e rese pubblicamente e liberamente disponibili. L’obiettivo è quello di dare la possibilità alle persone disabili di poter consultare preventivamente queste mappe in modo da avere precise informazioni relativamente ai percorsi che intendono intraprendere per raggiungere i luoghi desiderati e dar loro per esempio la possibilità immediata di valutare la possibilità di raggiungerli in autonomia o la necessità di farsi accompagnare. La soluzione realizzata consentirà di realizzare queste mappe in modo estremamente veloce e completamente automatico. |
Ulisse- S.r.l. |
Realizzazione di una famiglia di applicazioni mobili per smartphone in grado di riconoscere, gli eventi di partenza e di sosta di un qualsiasi veicolo. |
Il progetto Carspotting è rivolto alla realizzazione di una famiglia di applicazioni mobili per smartphone in grado di riconoscere, senza alcun intervento manuale, gli eventi di partenza e di sosta di un qualsiasi veicolo, senza che questo debba essere dotato di specifici dispositivi di tracking, con il solo utilizzo di funzionalità normalmente disponibili su veicoli privati o acquistabili a costi estremamente contenuti (es. Auricolari Bluetooth). A partire da questa tecnologia, le applicazioni mobili permettono una serie di funzioni applicative evolute quali il ritrovamento di un veicolo parcheggiato, la comunicazione della sua posizione a dispositivi in uso ad altri utenti del medesimo veicolo, la tracciatura dello stato di utilizzo e di rilascio di un parcheggio, la tracciatura della posizione corrente di un veicolo. Il progetto si prefigge quindi lo scopo di realizzare in primo luogo un prototipo di applicazione mobile in grado di determinare con sufficiente affidabilità lo stato di utilizzo di una qualsiasi automobile, utilizzando esclusivamente tecnologia a basso costo e di facile accessibilità, e di costruire su questa tecnologia una costellazione di applicazioni, orientate all’utilizzo personale e collettivo. |
B2 Sistemi S.r.l. |
Infrastruttura di supporto al turismo nelle città lombarde dotate di Open Data (O.d.) relativi ai punti di interesse (P.d.i.) presenti. |
Il progetto vuole definire un’infrastruttura di supporto al turismo nelle città lombarde dotate di Open Data (O.d.) relativi ai punti di interesse (P.d.i.) presenti. Essa sarà in grado di proporre al turista, dotato di terminale mobile, suggerimenti sui P.d.i. Censiti negli O.d. Sulla base delle sue preferenze esplicite e implicite ricavate contestualmente alla visita nel suo progredire. Il sistema fornisce all’utente suggerimenti e schede informative che lo stimolano a proseguire la visita verso P.d.i. Collegati (per tema e per contiguità) a quelli già visitati. Il terminale, mediante opportuna applicazione, invia a un sistema centrale dati di posizionamento, spostamento e sosta per quel turista. I dati raccolti serviranno, oltre alla generazione di suggerimenti, per finalità statistiche di breve e medio periodo. Nel breve un backoffice potrà individuare flussi turistici notevoli verso specifici punti di interesse (musei, mostre, piazze, monumenti, altro) che potranno essere allertati per gestire al meglio il flusso in arrivo. L’esistenza di un flusso critico influenzerà i suggerimenti rivolti ai singoli turisti. Nel medio periodo i dati raccolti potranno servire per riconfigurare i punti di interesse in modo da sfruttare al meglio i flussi turistici attesi. |
Blue Gold S.r.l. |
Tecnologie basate sull´Iot, applicate alle reti idriche per la riduzione delle perdite d’acqua. |
La società Blue Gold nasce commissionando una ricerca sperimentale al Politecnico di Milano. L´obiettivo è realizzare un modello matematico che attraverso l’analisi di misure di pressione e portata di una rete, permetta di individuare le priorità d’intervento nelle reti idriche finalizzate alla riduzione delle perdite d’acqua. Abbattere le perdite idriche significa ridurre l’acqua immessa nelle reti e i consumi di energia elettrica dei gestori, e quindi le emissioni di Co2 in atmosfera, necessaria al pompaggio dell’acqua nei serbatoi cittadini, da dove, per gravità, l’acqua arriva attraverso gli acquedotti, alle utenze. Nel 2011 è partito il progetto pilota, installando nella rete gli strumenti per il monitoraggio e la registrazione della pressione e portata. Oggi le letture degli strumenti sono eseguite mensilmente sul campo, mentre per fornire il servizio real time è necessario avere le informazioni giornalmente. Obiettivo della Blue Gold con il bando Imprese digitali è testare la fattibilità della sperimentazione acquistando per un anno un servizio chiavi in mano che ci garantisca giornalmente su piattaforma web la disponibilità delle misure degli strumenti da analizzare con il nostro modello. |
Allix S.r.l. |
Piattaforma hardware e software per il telecontrollo dell´illuminazione pubblica. |
Piattaforma hardware e software per il telecontrollo dell´illuminazione pubblica. Ogni punto luce è connesso algi altri tramite una rete wireless attraverso la quale vengono veicolati i comandi alle lampade e i dati dei sensori (temperatura, inclinazione, potenza assorbita, intersità della luce ecc.) L´interfaccia client sarà sviluppata in ambiente mobile (android e Apple iOs) al fine di facilitare l´utente nell´utilizzo sia all´interno degli uffici e che all´esterno. |
Inkom Engineering S.r.l. |
Infrastruttura It per la cura riabilitativa e il monitoraggio da remoto del paziente (parametri fisiologici) e dell’ambiente (temperatura, umidità, …) in cui vive il paziente. |
L’obiettivo del progetto è costruire una piattaforma tecnologica che permetta ad anziani e disabili di vivere più comodamente in casa propria, migliorando la loro autonomia, facilitando le attività quotidiane, garantendo buone condizioni di sicurezza, monitorando e curando le persone malate. |
Step S.r.l. |
Dispositivo d´illuminazione integrato da sensori di movimento che permette di valutare la luminosità e lo spazio da illuminare a seconda della presenza di persone e della quantità di luce che invade lo spazio considerato. |
Il progetto si inserisce nell’ambito delle Iot (Internet of Thing) e si propone di rinnovare il concetto di lampadina che sin dal 1880, anno in cui Edison la inventò, ha subito tante trasformazioni tecnologiche ma nessuna che la rendesse un oggetto quasi pensante in grado di interagire in e attraverso la rete digitale. Il dispositivo progettato che può realizzare tutto ciò è una lampadina a Led integrata da sensori di movimento e illuminazione che permette di valutare la luminosità e lo spazio da illuminare a seconda della presenza di persone e della quantità di luce che invade lo spazio considerato. Il dispositivo può esere controllato e configurato direttamente con un interruttore touch sreen o tramite tecnologia wireless utilizzando apparati mobili come tablet o smartphone. Sarà quindi possibile controllare l’illuminazione via internet e ricevere alert di controllo e verifica in caso di malfunzionamenti o irregolarità. Tale dispositivo può essere applicato in una grande varietà di aspetti della vita quotidiana: uffici, case, esterni (viabilità notturna). In una più ampia visione con valenza sociale il dispositivo può agevolare l’individuazione di percorsi in casi di urgenza, di emergenza o di persone con mobilità limitata. |
Start S.r.l. |
Sistema innovativo per la ricostruzione 3D di elementi culturali di interesse architettonico-storico-artistico, ottimizzato per la navigazione in realtime rendering e la successiva fruizione con un elevato grado di interazione utente-ambiente. |
Si vuole realizzare un sistema innovativo per la ricostruzione 3D di elementi culturali di interesse architettonico-storico-artistico ottimizzato per la navigazione in realtime rendering e la successiva fruizione con un elevato grado di interazione utente-ambiente. Il sistema guiderà il turista attraverso i punti di interesse dell’itinerario di visita. I contenuti multimediali si attiveranno tramite movimenti nello spazio e speciali tag distribuiti: si potrà rivedere in realtà aumentata come in origine era un elemento che non esiste più e navigarlo interattivamente. Saranno accessibili “virtualmente” spazi oggi inaccessibili (interni di palazzi d´epoca, corti private, monumenti in restauro) grazie a dettagliatissime ricostruzioni stereoscopiche sferiche navigabili a 360° prodotte con strumenti avanzati di acquisizione multidimensionale. La sperimentazione verrà dedicata a Milano e Navigli: una città d´acqua del passato ormai cancellata che esprime al meglio le potenzialità delle moderne tecnologie di augmented&virtual reality per la ricostruzione di memoria storica e per riportare alla luce una parte della città che al grande pubblico è in larga misura sconosciuta o che non è più possibile vedere poiché vive ancora solo in archivi documentali, fotografie d’epoca o dipinti. |
Visup Srl |
Goalshouter è la piattaforma che permette a chiunque di poter facilmente raccogliere i dati di una qualsiasi partita di calcio, e condividerli commentandoli sui social, con amici e appassionati. |
Si vuole continuare a migliorare i risultati ottenuti dal progetto “Visualsport self-tracking” che, anche grazie alla partecipazione al bando Ict della Camera di Commercio, è potuto crescere in qualità e quantità. Si intende cogliere l’opportunità del bando Impresa Digitale per poter ottimizzare gli investimenti necessari a realizzare una nuova iterazione con gli utenti in merito al software di raccolta dati sportivi da tutti gli stadi di calcio, grazie ad una applicazione per iOs e Android. Si intende poter lavorare alla realizzazione di un prototipo che possa utilizzare i suggerimenti degli early-adopters raccolti negli ultimi mesi in cui si è avuta l’opportunità di testare l’attuale versione dell’app con diversi utenti in Italia, Finlandia, Spagna, Inghilterra, Usa e Singapore. Tale scelta è dettata dal crescente interesse per il servizio che gli utenti stanno dimostrando, dalla rilevazione dei problemi di usabilità riscontrati in casi reali di utilizzo e dalla maggiore diffusione dei diversi devices (tablet e smartphone) presenti in tutti gli stadi. Inoltre, la presenza a livello internazionale di competitors diretti (ad esempio: Gamechanger.io) suggerisce l’opportunità di concentrare maggiormente le energie nel rendere facilissimo l’uso dell’applicazione nella raccolta dati. | |
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OUT OF OFFICE - UN RISCHIO PER LE PMI |
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Le Pmi non sono immuni ai cyber attacchi, soprattutto se si considera che il 18% degli attacchi informatici sono rivolti alle aziende con meno 250 dipendenti e che l’87% di esse non ha policy scritte di sicurezza in Internet. Symantec ha elencato 10 comportamenti che possono mettere a rischio le informazioni delle Pmi e che andrebbero evitati: 1) Utilizzare il nome del proprio animale domestico come password su numerosi siti: le password sono difficili da violare; l’82% degli utenti riutilizza le password e il 40% le trascrive. 2) Rimandare il backup dei file o del server: una semplice interruzione di servizio porta al 52% di perdita di produttività e al 29% di perdita del fatturato. 3) Cliccare su e-mail fraudolente: 1 su 267 e-mail destinate alle Pmi contiene malware. 4) Portare dati confidenziali al di fuori dell’azienda: il 54% dei dipendenti ha ammesso di aver rimosso informazioni sensibili senza autorizzazione. 5) Utilizzare reti Wi-fi non protette: il 67% delle persone utilizza reti Wi-fi non sicure. 6) Scaricare applicazioni mobili: utilizzare solo applicazioni provenienti da marketplace legali. 7) Non utilizzare un blocca-schermo per il tablet o smartphone: quando un dispositivo aziendale mobile viene perso, ci sono più dell’80% di possibilità che venga utilizzato per tentare di accedere ai dati e alla rete aziendale. 8) Accettare richieste di amicizia da utenti sconosciuti: il 70% delle Pmi non dispone di policy di utilizzo dei social media. 9) Avvertire della propria assenza: la notifica di “out of office” sembra innocua ma può offrire ai cyber criminali valide informazioni utili a sferrare un attacco (quanto dura l’assenza, un numero di contatto, etc.) 10) Utilizzare una chiavetta Usb travata per caso: le chiavette Usb sono comunemente usate per diffondere malware. E’ sufficiente collegare un telefono a una porta Usb per la ricarica per infettare un terminale.Per maggiori informazioni e per l’infografica completa: http://bit.Ly/urlb1d |
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SICUREZZA INFORMATICA: CRESCONO I RISCHI DEL ´BYOD´ IN AZIENDA
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La pratica sempre più diffusa anche nelle aziende italiane di consentire ai dipendenti di utilizzare in ufficio i propri device per lavoro sta creando seri problemi di sicurezza informatica alle reti aziendali. Secondo una ricerca di British Telecom, condotta in 11 Paesi su un campione rappresentativo di 2.000 manager, soprattutto dei dipartimenti IT, le aziende italiane già nel 2012 erano fra quelle più inclini al cosiddetto BYOD (Bring Your Own Device): il 62% contro il 37% in Inghilterra, il 44% in Francia, il 50% in Germania e il 52% negli USA. Ma solo il 25% delle aziende italiane aveva definito una policy ad hoc per il corretto uso del BYOD, contro il 31% di quelle inglesi, il 34% delle tedesche, il 39% delle francesi e il 50% delle americane.
A riportare l’attenzione sui pericoli per la sicurezza informatica aziendale del BYOD sono gli esperti di ESET NOD32, uno dei grandi produttori mondiali di software antivirus, i quali sottolineano in primo luogo i rischi derivanti dall’uso di Internet e in particolare la difficoltà oggettiva di proteggere i dispositivi personali dei dipendenti connessi alla rete aziendale (PC, tablet, smartphone, card SD o MicroSD), a causa dell’impossibilità di monitorare adeguatamente il traffico dati, soprattutto in uscita. Molte delle app di smartphone e tablet, ad esempio quelle del meteo e della mailbox, utilizzano la connessione a Internet e veicolano le informazioni in formato testo (password incluse), ma applicazioni come WireShark sono in grado di leggere queste informazioni, aprendo la porta ad un uso improprio dei dati sensibili. E non trascurabile è il pericolo legato alla sincronizzazione e archiviazione del contenuto dei device nell’ormai popolarissima cloud, dove potrebbero finire, insieme a informazioni e file personali, anche quelli aziendali.
L’altra grande criticità per le aziende è legata alla difficoltà di gestire centralmente contenuti e configurazioni dei dispositivi personali dei dipendenti, il cui aggiornamento viene di solito effettuato attraverso il produttore, scavalcando le policy aziendali. Inoltre le funzioni multi-tasking (l’uso contemporaneo di differenti applicazioni) potrebbero essere limitate e i plug-in aziendali (es. Flash, Silverlight) non essere supportati: le applicazioni per differenti dispositivi non sono intercambiabili e quelle create per un determinato device potrebbero non essere compatibili o trasferibili su altri. Non va sottovalutato infine il pericolo di furto, a cui sono esposti i dispositivi mobili in possesso dei dipendenti, con tutte le pericolose conseguenze che ne deriverebbero per i dati aziendali salvati sugli stessi device.
Il passaggio dal modello BYOD al CYOD
All’origine della diffusione del modello BYOD vi sono una serie di innegabili vantaggi per le aziende, soprattutto in termini di risparmi di spesa in hardware, software e training al personale. In molti casi poi i device personali sono più piccoli e leggeri, quindi più facili da trasportare per i dipendenti.
Per salvaguardare questo tipo di benefici e allo stesso tempo per non mettere a repentaglio la sicurezza informatica aziendale, gli esperti ESET NOD32 consigliano un modello più consapevole, il cosiddetto CYOD (Choose Your Own Device), ovvero ‘Scegli il tuo dispositivo’.
In pratica i dipendenti che intendono utilizzare un dispositivo personale sulla rete aziendale lo scelgono all’interno di un set di dispositivi preselezionati dal dipartimento IT. Questi dispositivi sono per definizione ‘entità conosciute’ dalla rete aziendale, quindi gestibili, con patches e aggiornamenti disponibili tempestivamente, e compatibili nelle loro applicazioni. In tal modo è possibile rispettare tutti gli standard di sicurezza informatica e le policy aziendali, riducendo i rischi ad un livello accettabile, e allo stesso tempo offrire ai dipendenti un sufficiente grado di flessibilità sui device che intendono utilizzare. I dipendenti che preferiscono in ogni caso far uso di un proprio device, non incluso nella lista autorizzata, dovranno accettare il fatto di non poter accedere alla rete e alle funzioni aziendali da quel dispositivo |
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CORTE DI GIUSTIZIA UE: AIUTO A FAVORE DEL SETTORE DELLA NAVIGAZIONE IN SARDEGNA |
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La decisione 2008/92 della Commissione del 10 luglio 2007 dispone che l’aiuto di Stato (prestiti e locazioni finanziarie), concessi alle imprese di navigazione (legge n. 20/1951 della Regione Sardegna, legge n. 11/1988) è incompatibile con il mercato comune e deve essere recuperato, con gli interessi. Il valore corrisponde alla differenza tra l’importo totale che i beneficiari avrebbero pagato per gli interessi e le spese accessorie alle normali condizioni di mercato praticate alla data in cui i prestiti sono stati contratti, ed il totale degli interessi e delle spese accessorie effettivamente pagate dai beneficiari stessi. Dato che la Commissione non è stata in grado di quantificare direttamente l’ammontare totale dell’aiuto da recuperare nei confronti di ciascun beneficiario, spettava alle autorità italiane determinare tali elementi e comunicare alla Commissione le somme da recuperare presso ogni beneficiario. Nel marzo 2010 la Commissione ha ricevuto un esposto da una società che gestiva vari collegamenti marittimi tra l’Italia continentale, la Sardegna e la Corsica, con cui le veniva chiesto di deferire l´Italia alla Corte per il mancato rispetto della decisione 2008/92. Sollecitata dalla Commissione, l´Italia ha osservato che la Banca di Credito Sardo, nella sua qualità di soggetto gestore del fondo istituito dal regime di aiuti, aveva intimato, nel corso del luglio del 2009, la restituzione degli aiuti accordati alle sette imprese beneficiarie del regime (Ancora di Venere, Maris – Mari di Sardegna Srl; Navisarda, Romani Augusta; Sardegna Flotta Sarda di Navigazione Moby, Vincenzo Onorato). Poiché nessuna di tali imprese aveva restituito le somme, come richiesto dalla Banca di Credito Sardo, le autorità italiane avrebbero avviato le procedure per la restituzione delle somme (ingiunzioni di pagamento). Tre ordini di recupero erano stati impugnati dinanzi al giudice nazionale dall’Ancora di Venere, dalla Navisarda nonché dalla Moby SpA ed erano stati sospesi in attesa del giudizio nel merito. La Commissione addebita all´Italia di non aver adottato entro i termini, i provvedimenti necessari per sopprimere recuperare gli aiuti illegittimi. Nella sua sentenza odierna, la Corte ricorda che - conformemente alla costante giurisprudenza - la soppressione, mediante recupero, di un aiuto illegittimo è la logica conseguenza dell’accertamento dell´illegittimità e lo Stato membro è tenuto ad adottare ogni misura idonea ad assicurare l’esecuzione delladecisione. Il recupero deve effettuarsi senza indugio e secondo le procedure del diritto nazionale, a condizione che queste consentano l’esecuzione immediata ed effettiva della decisione (principio di effettività). Lo Stato membro deve giungere ad un effettivo recupero delle somme dovute. Un recupero tardivo, successivo ai termini stabiliti, non può soddisfare quanto prescritto dal Trattato. Non è contestata la circostanza che, diversi anni dopo la notifica di detta decisione (’11 luglio 2007), nessuno degli aiuti illegittimamente versati era ancora stato recuperato. I primi atti concreti diretti al recupero sono stati adottati solo nel luglio del 2009 e le ingiunzioni di pagamento sono state emesse solo nel novembre 2010. Una tale situazione è manifestamente incompatibile con l’obbligo di detto Stato di pervenire ad un recupero effettivo delle somme illegittimamente percepite. Nei suoi contatti con la Commissione, nonché nell’ambito del procedimento dinanzi alla Corte, l´Italia non ha fatto valere alcuna impossibilità assoluta di esecuzione della decisione 2008/92. Peraltro la situazione specifica di talune imprese beneficiarie deve essere verificata dallo Stato stesso. Solo successivamente alla presentazione del ricorso della Commissione, l´Italia le ha comunicato le informazioni ritenute idonee a dimostrare il carattere non recuperabile degli aiuti concessi alla Navisarda e all’Ancora di Venere. Per quanto la Sardegna Flotta Sarda, in stato di cessazione dell’attività, la Corte ricorda che la circostanza che le imprese siano in difficoltà o fallite non incide sull’obbligo di recupero dell’aiuto, in quanto lo Stato membro è tenuto, eventualmente, a provocare la liquidazione della società. Infine, l´Italia nel termine di due mesi, non aveva comunicato alcuna informazione alla Commissione quanto alle misure adottate per conformarsi a tale decisione. Per questi motivi, la Corte dichiara e statuisce che la Repubblica italiana, non avendo adottato, entro i termini stabiliti, tutti i provvedimenti necessari per recuperare presso i beneficiari l’aiuto di Stato dichiarato illegittimo ed incompatibile con il mercato comune dall’articolo 1 della decisione 2008/92/CE della Commissione, del 10 luglio 2007, relativa ad un regime di aiuti di Stato dell’Italia a favore del settore della navigazione in Sardegna, è venuta meno agli obblighi ad essa incombenti in forza degli articoli 2 e 5 della predetta decisione (Sentenza nella causa C-613/11, Commissione/Italia (Aiuto a favore del settore della navigazione in Sardegna – Decisione 2008/92/CE) ) |
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GIUSTIZIA EUROPEA: VIA E AEROPORTO DI SALISBURGO |
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La normativa austriaca che, in caso di modifica di un aeroporto, prevede una valutazione ambientale soltanto per i progetti atti a incrementare il numero di movimenti aerei di almeno 20 000 unità all’anno, è in contrasto con il diritto dell’Unione Gli Stati membri sono infatti tenuti a sottoporre a questo tipo di valutazione tutti i progetti che possano avere un impatto ambientale notevole I progetti per i quali si prevede un notevole impatto ambientale devono essere sottoposti a una valutazione riguardante i loro effetti, conformemente alla direttiva 85/337/Cee. Tuttavia, gli Stati membri mantengono un potere discrezionale nel decidere se sottoporvi o meno la modifica o l’ampliamento di un progetto già autorizzato. La loro decisione deve però basarsi su un esame caso per caso, o su soglie o criteri che essi hanno predeterminato. La legge austriaca che traspone la direttiva prevede che, oltre a talune modifiche concernenti le piste di decollo e di atterraggio, devono essere sottoposte a una valutazione ambientale soltanto le modifiche degli aeroporti che siano atte a incrementare il numero di movimenti aerei di almeno 20 000 unità l’anno. La società Salzburger Flughafen, che gestisce l’aeroporto di Salisburgo, ha chiesto nel 2002 un permesso di costruire per un terminal aggiuntivo. La sua domanda è stata accolta e tale progetto è stato realizzato senza che si procedesse alla relativa valutazione ambientale. Nel 2004, la società ha presentato nuove domande per ampliare la zona aeroportuale al fine di costruire, tra l’altro, hangar, depositi e aree di stazionamento. Successivamente, l’Umweltsenat (commissione amministrativa competente in materia ambientale) è stato chiamato a esaminare tali progetti sotto il profilo della necessità di sottoporli a una valutazione ambientale. Tale autorità ha accertato che tanto la costruzione di un nuovo terminal, quanto l’ampliamento dell’aeroporto, considerati congiuntamente, richiedevano una valutazione dell’impatto ambientale. Infatti, sebbene nessuno dei due progetti avesse comportato il superamento della soglia fissata dalla normativa austriaca, i loro effetti cumulativi avrebbero potuto avere un notevole impatto ambientale. La Salzburger Flughafen ha impugnato la decisione dell’Umweltsenat dinanzi al Verwaltungsgerichtshof (Suprema corte amministrativa, Austria). Tale giudice chiede alla Corte di giustizia se la direttiva osti alla normativa austriaca, che sottrae alla valutazione dell’impatto ambientale progetti di ampia entità costituiti da diversi lavori, nessuno dei quali provoca un incremento di almeno 20 000 movimenti aerei all’anno. Nella sentenza odierna, la Corte accerta anzitutto che gli Stati membri dispongono di un margine di discrezionalità per quanto attiene alla fissazione delle soglie o dei criteri necessari a stabilire se la modifica o l’ampliamento di un progetto già autorizzato debba essere sottoposta a una valutazione del suo impatto ambientale. Tuttavia, tale margine di discrezionalità è limitato, in quanto gli Stati membri sono tenuti a sottoporre a uno studio dell’impatto i progetti per i quali si prevede un notevole impatto ambientale. La Corte rammenta che i criteri e le soglie menzionati hanno lo scopo di agevolare la valutazione delle caratteristiche concrete di un progetto consistente nella modifica o nell’ampliamento di un altro progetto già autorizzato, al fine di stabilire se il primo debba essere sottoposto a valutazione. Per contro, tali criteri e soglie non perseguono l’obiettivo di sottrarre a priori a detto obbligo intere categorie di progetti. Pertanto, uno Stato membro che li fissasse a un livello tale che, in pratica, un’intera categoria di progetti sarebbe a priori sottratta all’obbligo dello studio del loro impatto eccederebbe il margine di discrezionalità di cui dispone in forza della direttiva. La Corte rileva poi che la soglia esaminata è incompatibile con l’obbligo generale previsto dalla direttiva ai fini della corretta individuazione dei progetti per i quali si prevede un notevole impatto ambientale. Infatti, la fissazione di una soglia così elevata comporta la conseguenza che le modifiche apportate all’infrastruttura degli aeroporti di piccola o media dimensione non potrebbero mai, in pratica, dare luogo a una valutazione del loro impatto ambientale, sebbene non si possa affatto escludere che tali lavori abbiano un notevole impatto sull’ambiente. Inoltre, nel fissare tale soglia, la normativa austriaca prende in considerazione unicamente l’aspetto quantitativo delle conseguenze di un progetto, senza tenere conto degli altri criteri di selezione previsti dalla direttiva, quali la densità demografica della zona interessata dal progetto. Orbene, l’aeroporto la cui infrastruttura è oggetto delle modifiche di cui trattasi è situato nei pressi della città di Salisburgo. La Corte osserva inoltre che, secondo la giurisprudenza, una presa in considerazione cumulativa dell’impatto ambientale di più progetti può rivelarsi necessaria al fine di evitare un’elusione della normativa dell’Unione tramite il frazionamento di progetti che, considerati nel loro insieme, possono avere un notevole impatto ambientale. Spetta al giudice del rinvio esaminare, alla luce di tale giurisprudenza, se e in che misura occorra valutare globalmente gli effetti sull’ambiente sia del progetto precedente concernente la costruzione del terminal aggiuntivo, sia del progetto successivo relativo all’ampliamento della zona aeroportuale. Infine, la Corte dichiara che, qualora uno Stato membro abbia fissato una soglia che rischia di sottrarre intere categorie di progetti alla valutazione ambientale, le autorità nazionali devono stabilire, in ogni singolo caso, se questa debba essere realizzata e, in caso affermativo, procedervi. (Corte di giustizia dell’Unione europea, Lussemburgo, 21 marzo 2013, Sentenza nella causa C-244/12, Salzburger Flughafen Gmbh / Umweltsenat) |
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GIUSTIZIA EUROPEA: CLAUSOLE ABUSIVE - RESTANO SOGGETTE A CONTROLLO GIURISDIZIONALE ANCHE SE RIPRODUCONO NORMATIVA NAZIONALE |
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Una clausola standardizzata contenuta in contratti conclusi con i consumatori rimane soggetta al controllo del suo carattere abusivo, anche allorché si limita a riprodurre una normativa nazionale applicabile ad un’altra categoria di contratti Spetta al giudice nazionale valutare, in ciascun caso concreto, se una simile clausola che consente al fornitore di gas di adeguare unilateralmente il prezzo soddisfi i requisiti di buona fede, equilibrio e trasparenza La Verbraucherzentrale Nordrhein-westfalen (associazione dei consumatori della Renania Settentrionale-vestfalia) contesta dinanzi ai giudici tedeschi una clausola contrattuale standardizzata con cui la Rwe, impresa tedesca di approvvigionamento di gas naturale, si riserva il diritto di modificare unilateralmente il prezzo ai propri clienti soggetti a tariffa speciale (Sonderkunden). Anziché aver optato per la tariffa standard che i fornitori di gas tedeschi sono tenuti ad offrire ai consumatori, tali clienti hanno stipulato un contratto in regime di libertà contrattuale. Ritenendo che tale clausola sia abusiva, l´associazione chiede, per conto di 25 consumatori, il rimborso dei supplementi che questi ultimi hanno versato alla Rwe a seguito di quattro aumenti di prezzo tra il 2003 e il 2005, per un importo totale pari a Eur 16 128,63. La Rwe ritiene che la clausola controversa, contenuta nelle condizioni generali applicabili ai clienti interessati, non possa essere sottoposta ad un controllo del suo carattere abusivo. Infatti, tale clausola faceva semplicemente riferimento alla normativa tedesca applicabile ai contratti che applicavano la tariffa standard. Tale normativa consentiva ai fornitori di variare unilateralmente i prezzi del gas senza indicare il motivo, le condizioni o la portata di una simile modifica, ma garantendo al contempo che i clienti fossero informati di tale modifica e che, eventualmente, fossero liberi di recedere dal contratto. Essendo rimasta soccombente dinanzi ai tribunali di grado inferiore, la Rwe ha adito il Bundesgerichtshof (Corte federale di cassazione, Germania), che interroga la Corte di giustizia sull´interpretazione da dare alle disposizioni del diritto dell´Unione dirette a tutelare i consumatori contro le clausole contrattuali standardizzate abusive e/od oscure. Il giudice tedesco, in particolare, si interroga circa la portata dell´esclusione di un controllo del carattere abusivo delle clausole standardizzate che si limitano a riprodurre disposizioni legislative o regolamentari imperative. Con la sentenza odierna, la Corte di giustizia risponde dichiarando che siffatte clausole devono essere sottoposte ad un controllo del loro carattere abusivo, allorché le disposizioni legislative che riproducono sono applicabili unicamente ad un´altra categoria di contratti. Infatti, l´esclusione del controllo del carattere abusivo delle clausole contrattuali che riproducono le disposizioni della normativa nazionale disciplinante una determinata categoria di contratti è giustificata dal fatto che si può legittimamente presumere che il legislatore nazionale abbia stabilito un equilibrio tra l’insieme dei diritti e degli obblighi dei contraenti di tali contratti. Un simile ragionamento, tuttavia, non è applicabile alle clausole di un contratto diverso. Infatti, escludere il controllo del carattere abusivo di una clausola contenuta in un contratto di questo genere, per il solo fatto che essa riproduce una normativa applicabile unicamente ad un´altra categoria di contratti, metterebbe in discussione la tutela dei consumatori prevista dal diritto dell’Unione. Per quanto riguarda il carattere eventualmente abusivo della clausola controversa, la Corte rileva che il legislatore dell´Unione ha riconosciuto che, nell´ambito di contratti a durata indeterminata, come i contratti di fornitura di gas, l´impresa di approvvigionamento ha un interesse legittimo a modificare le spese del suo servizio. Una clausola standardizzata, che consenta un simile adeguamento unilaterale, deve tuttavia soddisfare i requisiti di buona fede, equilibrio e trasparenza. A questo riguardo, la Corte ricorda che, in ultima istanza, non spetta ad essa, bensì al giudice nazionale determinare in ciascun caso concreto se ciò si verifichi. Nell’effettuare la suddetta analisi, il giudice nazionale deve accordare una rilevanza essenziale ai seguenti criteri: • il contratto deve esporre in modo trasparente il motivo e le modalità di variazione delle spese, di modo che il consumatore possa prevedere, in base a criteri chiari e comprensibili, le modifiche eventuali di tali spese. A tale proposito, la Corte sottolinea che, in linea di principio, l’assenza di informazioni a tale riguardo prima della conclusione del contratto non può essere compensata dalla mera circostanza che i consumatori, nel corso dell´esecuzione del contratto, vengano informati con un preavviso ragionevole della modifica delle spese e del loro diritto di recedere dal contratto qualora non desiderino accettare detta modifica; • la facoltà di recesso conferita al consumatore dev’essere, nelle circostanze concrete, realmente esercitabile. Così non sarebbe qualora, per ragioni connesse alle modalità dell´esercizio del diritto di recesso o nelle condizioni del mercato rilevante, il consumatore non disponga di una reale possibilità di cambiare fornitore, o nel caso in cui egli non sia stato informato in modo opportuno e in tempo utile della modifica. Inoltre, la Corte respinge le istanze, presentate dal governo tedesco e dalla Rwe, di limitare nel tempo gli effetti della sua sentenza, allo scopo di contenerne le conseguenze finanziarie. Pertanto, l´interpretazione del diritto dell´Unione che la Corte fornisce nella presente sentenza si applica non solo alle modifiche tariffarie che sopravvengono a decorrere da oggi, ma a tutte le modifiche tariffarie successive all´entrata in vigore delle disposizioni del diritto dell´Unione interpretate da tale sentenza. È altresì necessario che le condizioni che consentono di portare dinanzi ai giudici competenti una controversia relativa all´applicazione di tali disposizioni siano soddisfatte. La Corte osserva a questo riguardo che le conseguenze finanziarie, per le imprese di fornitura di gas in Germania che abbiano concluso con i consumatori dei contratti speciali, non possono essere determinate unicamente in base all´interpretazione del diritto dell´Unione che essa fornisce con la sua sentenza odierna. Infatti, spetta al giudice nazionale pronunciarsi, alla luce di tale interpretazione, sulla qualificazione concreta da dare ad una clausola contrattuale particolare in funzione delle circostanze proprie del caso di specie. (Corte di giustizia dell’Unione europea, Lussemburgo, 21 marzo 2013, Sentenza nella causa C-92/11, Rwe Vertrieb Ag / Verbraucherzentrale Nordrhein-westfalen eV) |
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GIUSTIZIA EURPEA: MARCHIO KIMBO - SENTENZA NELLA CAUSA T-277/12 - BIMBO SA/UAMI
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Nel 2003, la società italiana Cafe Do Brasil Spa ha presentato una domanda di marchio comunitario all´Ufficio per l´armonizzazione nel mercato interno (Uami), ai sensi del regolamento 40/94 sul marchio comunitario - ora regolamento n. 207/2009 - per il seguente segno figurativo: I prodotti per cui è stata chiesta la registrazione sono: "Caffè, tè, cacao, zucchero, riso, tapioca, sago, succedanei del caffè, farine e preparati a base di cereali, pane, pasticceria e confetteria, gelati, miele, sciroppo di melassa, lievito, sale, senape, aceto, salse (condimenti), spezie, gelati" (classe 30 dell´Accordo di Nizza del 1957). La domanda è stata pubblicata nel Bollettino dei marchi comunitari dell" 8 Novembre 2004 e nel 2005 la società spagnola Bimbo Sa ha proposto opposizione, facendo valere il marchio verbale Bimbo, autorizzato in Spagna nel 1955 per "prodotti di grano, dell´industria molitoria, prodotti da forno, pasticceria e amido" ed il marchio spagnolo notorio Bimbo per gli stessi prodotti,. Nel 2011, la divisione di opposizione dell´Uami ha accolto l´opposizione Bimbo Sa contro la registrazione di alcuni dei prodotti (farine e preparati fatti di cereali, pane, pasticceria e confetteria, gelati, lievito). Cafe Do Brasil impugnato, sempre dinanzi all´Uami la decisione e il 15 Maggio 2012 la commissione di ricorso dell´Uami ha annullato la decisione precedente, nella parte in cui ha respinto la domanda di marchio di "farina di confetteria, gelati e il lievito" e confermato il rigetto della richiesta di Café do Brasil solo per i "preparati di cereali, pane, pasticceria." La Commissione di ricorso ha affermato che "la farina, i gelati, il lievito" oggetto della domanda di Café´ Do Brasil sono diversi dal "pane confezionato a fette" Bimbo: anche se i primi sono ingredienti importanti del pane, hanno un natura, una destinazione e un uso diverso. Pertanto, non vi è alcun rischio di confusione per quanto riguarda prodotti diversi (farina, confetteria, gelati e il lievito). Essa ha stabilito invece esiste un rischio di confusione per prodotti simili a quelli coperti dal marchio noto e accolto le ragioni di Bimbo Sa per "preparati fatti di cereali, pane e pasta". Nella sua odierna sentenza, il Tribunale esamina l´opposizione di Bimbo Sa sulla base del marchio anteriore non registrato, Bimbo, ben noto in Spagna. Il Tribunale ritiene quindi che la decisione impugnata sia fondata: la commissione di ricorso ha esposto le ragioni per cui ritiene che la notorietà del marchio anteriore è dimostrata per il "pane confezionato a fette" e le ragioni per cui, per le loro caratteristiche intrinseche, i diversi prodotti devono essere considerati identici, simili o differenti. Inoltre, la decisione dimostra che esiste una differenza tra, da un lato, la "farina di confetteria, gelati e il lievito" e, in secondo luogo, il "pane confezionato a fette." In ogni caso, questi prodotti non sono "molto simili". In conclusione, contrariamente a quanto sostenuto da Bimbo Sa, la commissione di ricorso ha giustamente considerato - in base ad una valutazione globale del rischio di confusione - che la decisione dell´Uami 2011 deve essere in parte annullata per "farina di confetteria, gelati e lievito in polvere ", che possono quindi essere coperti dal marchio Kimbo. Il ricorso di Bimbo Sa è respinto e Bimbo Sa è condannata alle spese |
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GIUSTIZIA EUROPEA: LA CORTE ANNULLA LA SENTENZA DEL TRIBUNALE CHE AVEVA ANNULLATO LA DECISIONE DELLA COMMISSIONE CHE QUALIFICAVA COME AIUTI DI STATO LE DICHIARAZIONI DI SOSTEGNO E IL PRESTITO D’AZIONISTA DELLO STATO FRANCESE A FAVORE DELLA FRANCE TÉLÉCOM |
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Sebbene tale prestito a favore della France Télécom non sia stato eseguito, le ha conferito un vantaggio mediante risorse statali in quanto potenzialmente a carico del bilancio statale. La France Télécom Sa («Ft»), operatore e fornitore di reti e servizi di telecomunicazioni, ha assunto nel 1991 lo status di persona giuridica di diritto pubblico e dal 1996 quello di società per azioni. È quotata in borsa dall’ottobre 1997. Nel 2002 la quota di partecipazione dello Stato francese al capitale della Ft era pari al 56,45%, mentre il resto del capitale era distribuito tra l’azionariato diffuso (32,25%), la società stessa (8,26%) e i dipendenti dell’impresa (3,04%). I conti semestrali della Ft, al 30 giugno 2002, confermavano che il patrimonio netto consolidato era negativo per Eur 440 milioni e che il suo debito raggiungeva Eur 69,69 miliardi, di cui Eur 48,9 miliardi di indebitamento obbligazionario in scadenza tra il 2003 e il 2005. Il corso delle azioni della Ft ha subito parallelamente un significativo calo. Alla luce della situazione finanziaria della Ft, il Ministro francese dell’Economia, delle Finanze e dell’Industria ha dichiarato in un’intervista pubblicata il 12 luglio 2002 nel quotidiano Les Echos che, qualora la Ft avesse dovuto avere problemi di finanziamento, lo Stato francese avrebbe preso le decisioni necessarie per superarli. Successivamente, in un comunicato stampa sulla situazione finanziaria della Ft del 13 settembre 2002, le autorità francesi hanno sostanzialmente dichiarato che lo Stato francese avrebbe contribuito al rafforzamento del patrimonio netto dell’operatore e, se necessario, avrebbe adottato le misure per consentire di evitare al medesimo ogni problema di finanziamento. Il 4 dicembre 2002, durante la presentazione da parte del consiglio di amministrazione della Ft del piano d’azione intitolato «Ambition France Télécom 2005» diretto a risanare il bilancio dell’operatore, lo Stato francese ha annunciato, con un comunicato stampa, che intendeva partecipare, sotto forma di un progetto di contratto di prestito d’azionista, al rafforzamento del patrimonio netto di Eur 15 miliardi in misura proporzionale alla propria quota di capitale, ovvero con un investimento di Eur 9 miliardi. Il 20 dicembre 2002 il progetto di contratto di prestito d’azionista è stato comunicato alla Ft, la quale non l’ha firmato né vi ha dato seguito. L’operazione di rifinanziamento del patrimonio netto è stata avviata il 4 marzo 2003. La Ft ha chiuso l’esercizio 2002 con una perdita di Eur 21 miliardi e un indebitamento finanziario netto di circa Eur 68 miliardi. I suoi conti per il 2002 riportavano un aumento del fatturato dell’8,4%. Con decisione del 2 agosto 2004 la Commissione ha concluso che il prestito d’azionista concesso dalla Francia alla Ft sotto forma di una linea di credito di Eur 9 miliardi, considerato nel contesto delle dichiarazioni formulate a partire dal luglio 2002, costituiva un aiuto di Stato incompatibile con il diritto dell’Unione. Tuttavia, non potendosi valutare con precisione l’impatto di tale aiuto, la Commissione non ne ha ordinato il recupero. La decisione è stata annullata dal Tribunale con sentenza del 21 maggio 2010. Esso ha statuito che le dichiarazioni delle autorità francesi formulate a partire dal luglio 2002 avevano conferito alla Ft un vantaggio risultante dal ripristino della fiducia dei mercati finanziari e dal miglioramento delle condizioni del suo rifinanziamento. Tale vantaggio non ha tuttavia comportato una corrispondente diminuzione del bilancio statale, di modo che la condizione relativa al finanziamento mediante risorse statali non era rispettata. Dal momento che la Commissione aveva fondato la sua constatazione dell’esistenza di un aiuto di Stato su un esame globale delle dichiarazioni formulate a partire dal luglio 2002, congiuntamente con l’offerta di prestito d’azionista, il Tribunale ha ritenuto che la Commissione fosse tenuta ad esaminare, per ogni singolo intervento statale, se stava accordando un vantaggio specifico mediante risorse statali o mediante la creazione di un rischio economico sufficientemente concreto di oneri a carico di tali risorse, rischio strettamente connesso con il vantaggio così identificato e corrispondente ad esso. La Bouygues Sa e la Bouygues Télécom Sa, nonché la Commissione, hanno proposto due distinte impugnazioni, chiedendo alla Corte di giustizia di annullare tale sentenza. La Corte considera che il Tribunale ha commesso errori di diritto tanto nel suo controllo dell’identificazione da parte della Commissione dell’intervento statale di concessione di un aiuto di Stato quanto nell’esame dei collegamenti tra il vantaggio identificato e l’impegno di risorse statali constatato dalla Commissione. La Corte rileva che il Tribunale ha commesso un errore di diritto, avendo ritenuto necessario identificare una riduzione del bilancio statale o un rischio economico sufficientemente concreto di oneri gravanti su tale bilancio, rischio strettamente connesso con un vantaggio specifico − o corrispondente a quest’ultimo − derivante dall’annuncio del 4 dicembre 2002 o dall’offerta di prestito d’azionista. Ne risulta che a torto il Tribunale ha richiesto uno stretto nesso di collegamento tra vantaggio e impegno di risorse statali, che lo ha portato ad escludere a priori che tali interventi statali potessero essere considerati un solo intervento in funzione dei legami tra essi stessi ed i loro effetti. Infatti un intervento statale che può, al tempo stesso, collocare le imprese alle quali si applica in una situazione più favorevole rispetto ad altre e creare un rischio sufficientemente concreto che si realizzi in futuro un onere supplementare per lo Stato può gravare le risorse statali. In particolare, vantaggi consentiti sotto forma di una garanzia statale possono comportare un onere supplementare per lo Stato. Di conseguenza, ai fini della constatazione dell’esistenza di un aiuto di Stato, la Commissione deve dimostrare un nesso sufficientemente diretto tra il vantaggio accordato al beneficiario e una riduzione del bilancio statale o un rischio economico sufficientemente concreto di oneri gravanti su tale bilancio. Per contro, contrariamente a quanto considerato dal Tribunale, non è necessario che una siffatta riduzione, o addirittura un siffatto rischio, corrispondano o equivalgano a tale vantaggio, né che quest´ultimo abbia come controprestazione una siffatta riduzione o un siffatto rischio, né che sia della stessa natura dell´impegno di risorse statali da cui deriva. Alla luce di ciò, la Corte annulla la sentenza del Tribunale e rinvia le cause dinanzi ad esso affinché statuisca sugli argomenti sollevati dinanzi al medesimo dalla Francia e dalla Ft sui quali non si è pronunciato. La Corte stessa statuisce invece in via definitiva sugli argomenti trattati dal Tribunale. La Corte rileva a tale riguardo che è evidente che l´annuncio del 4 dicembre 2002 non può essere dissociato dal prestito d´azionista offerto sotto forma di una linea di credito di Eur 9 miliardi cui detto annuncio faceva esplicito riferimento. Inoltre tale annuncio è stato dato lo stesso giorno della notifica alla Commissione del prestito d´azionista. Peraltro, la Commissione ha giustamente ritenuto che il prestito d´azionista, annunciato e notificato il 4 dicembre 2002, abbia conferito alla Ft un vantaggio consentendole «di aumentare i suoi mezzi di finanziamento e di rassicurare il mercato quanto alla sua capacità di far fronte alle scadenze». A tale riguardo dalla decisione controversa risulta che, nel corso del periodo da marzo a luglio 2002, Moody´s e S & P hanno declassato il «rating» delle note di credito della Ft all´ultima posizione della categoria investimento sicuro, con outlook negativo, precisando che tale categoria era stata mantenuta solo a motivo delle indicazioni dello Stato francese. Inoltre, a partire al più tardi dal 9 dicembre 2002, i mercati potevano ritenere che l´intervento dello Stato avesse assicurato la liquidità della Ft, relativamente ai suoi debiti, per i dodici mesi successivi. Per quanto riguarda la condizione relativa all´impegno di risorse statali, la Corte constata che il prestito d´azionista verte sull´apertura di una linea di credito di Eur 9 miliardi. Anche se è vero che la Ft non ha firmato il contratto di prestito inviatole, tuttavia la società avrebbe potuto firmare in qualsiasi momento, acquisendo in tal modo il diritto di ottenere immediatamente il versamento della somma di Eur 9 miliardi. Peraltro, come rilevato dalla Commissione, fin dal 5 dicembre 2002 la Ft ha descritto, in una presentazione agli investitori, la «linea di credito» dello Stato francese come immediatamente disponibile, lo stesso giorno S & P ha annunciato che la Francia avrebbe immediatamente concesso un prestito d´azionista, è stato segnalato all´Assemblea Nazionale francese che il prestito d´azionista era stato «fin d´ora messo a disposizione di Ft» e il 9 dicembre 2002 Moody´s ha annunciato che era confermato che «la linea di credito di 9 miliardi di euro è stata creata». Tenuto conto del potenziale onere supplementare fino a Eur 9 miliardi per le risorse statali, la Commissione ha giustamente constatato che tale annuncio di prestito d´azionista costituiva un vantaggio concesso mediante risorse statali. (Corte di giustizia dell’Unione europea, Lussemburgo, 19 marzo 2013, Sentenza nelle cause riunite C‑399/10 P e C‑401/10 P, Bouygues Sa, Bouygues Télécom Sa / Commissione) |
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