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MERCOLEDI
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Notiziario Marketpress di
Mercoledì 10 Aprile 2013 |
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INAUGURATO A PONTEDERA UN TRIGENERATORE ITALO-GIAPPONESE PER UNA ENERGIA “INTELLIGENTE” |
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Firenze, 10 aprile 2013 - “Un progetto strategico che punta a risolvere
alcuni dei principali problemi che l’evoluzione dei sistemi di produzione e
approvvigionamento energetico stanno ponendo con sempre maggiore urgenza”.
Stella Targetti, vicepresidente di Regione Toscana con delega all’Innovazione,
ha inaugurato questa mattina a Pontedera, presso l’azienda Pontlab, un impianto
sperimentale che consentirà all’azienda stessa di gestire in modo
“intelligente” e attivo il proprio consumo e la propria produzione di energia.
“Un progetto con fondi interamente privati- commenta Stella Targetti –
che rappresenta esattamente ciò per cui, come Regione Toscana, lavoriamo e che
vorremmo vedere accadere sempre più sul nostro territorio: grandi player
nazionali e internazionali, come l’italiana Enel e la giapponese Yanmar, che si
incontrano con partner locali, come Pontlab e S.d.i sul terreno della ricerca per poi sviluppare
sinergie industriali”.
Il progetto, con un ruolo importante svolto dal Centro ricerca Enel di
Pisa, è infatti coordinato e promosso da Yanmar R&d Europe: il primo centro
di ricerca e sviluppo in Europa (è insediato a Firenze dal 2011, anche grazie
all’azione della Regione Toscana) della multinazionale nipponica con sede a
Osaka (produce e commercializza motori industriali, marini nonché macchine
agricole e da costruzione).
Il sistema realizzato nell’azienda di Pontedera è composto da un
impianto di trigenerazione (in parole povere un impianto che non solo produce
energia elettrica ma che consente anche di utilizzare l’energia termica
recuperata anche per produrre acqua refrigerata): un impianto integrato con
fonti energetiche rinnovabili (fotovoltaico ed eolico) e convenzionali; un
impianto che, in concreto, si propone di gestire i flussi energetici interni
all’azienda in modo “intelligente” ottenendo benefici economici e ambientali.
“Questo è il nostro futuro – conclude Stella Targetti – che diventa
possibile grazie al sistema della ricerca toscano, in questo caso l’Università
di Firenze, che ha fatto e può fare da collante tra soggetti diversi”.
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TRIVELLE: CHIODI, NO ABRUZZO BLOCCA RICHIESTA SPECTRUM |
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L´aquila,10 aprile 2013 - La
decisione della Regione Abruzzo di rigettare la richiesta della Spectrum Geo
Ltd di prospezione nel mare Adriatico ha spinto la Commissione plenaria
nazionale ha rinviare l´esame della procedura. Lo afferma il presidente della
Regione, Gianni Chiodi, in merito alla decisione del coordinamento regione del
Comitato Via che lo scorso 2 aprile si è dichiarata "non favorevole"
alla richiesta della Spectrum. "Quella decisione, comunicata
tempestivamente agli organi della Via nazionale la mattina del giorno dopo, -
sottolinea Chiodi - ha sortito i suoi effetti perché di fatto ha bloccato tutta
la procedura nazionale che era in fase di definizione. Il rinvio della
Commissione plenaria della Via di fatto rappresenta un importante punto a
favore delle Regioni italiane interessate alla richiesta di prospezione della
Spectrum Geo Ltd". La mattina del 3 aprile, infatti, era convocata presso
il Ministero la sottocommissione Via che avrebbe dovuto istruire la procedura
da inviare all´esame della Commissione plenaria prevista la mattina stessa. La
sottocommissione alla luce del no della Regione Abruzzo ha rinviato l´esame
definitivo alla Commissione plenaria che, proprio di fronte alla decisione
della Via abruzzese, ha sospeso e rinviato l´esame della richiesta della
Spectrum Geo Ltd. "Si tratta dell´affermazione di una linea politica vincente
che l´Abruzzo sta portando avanti a livello locale e nazionale - ha aggiunto
Gianni Chiodi -. Il nostro no ad ogni iniziativa di prospezione nel mare
Adriatico e di trattamento di idrocarburi liquidi fa parte ormai di una linea
politica condivisa dal Consiglio regionale e soprattutto dai territori
abruzzesi. In tutti questi anni abbiamo supportato le nostre buone intenzioni -
conclude Chiodi - con provvedimenti legislativi che hanno avuto il via libera
di costituzionalità del Governo e che hanno tutelato l´integrità del
territorio, rafforzando la vocazione turistica di una regione dalle grandi
potenzialità". |
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SISMA 2009, GIUNTA REGIONALE UMBRIA APPROVA PROGRAMMA RIPARTO 47 MILIONI EURO: VIA A RICOSTRUZIONE “PESANTE” |
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Perugia, 10 aprile 2013 - È stato approvato il programma di
ripartizione delle risorse per la ricostruzione post sismica a Marsciano e
nelle aree interessate dal terremoto del dicembre 2009. La Giunta regionale, su
proposta della presidente Catiuscia Marini, e sulla base di quanto disposto
dalla legge regionale, ha infatti approvato il piano di attuazione degli
interventi prioritari per un ammontare complessivo di oltre 47 milioni di euro.
"Potrà essere avviata, finalmente, la ricostruzione ´pesante´ - ha
sottolineato la presidente Marini - con gli interventi necessari per far
rientrare le famiglie colpite nelle loro abitazioni e consentire alle imprese
di ripristinare gli immobili danneggiati e tornare alla normalità. Sarà,
inoltre, un contributo importante per la ripresa economica dell´area, in
particolare per il settore dell´edilizia".
Circa 35 milioni di euro saranno destinati agli interventi sugli
edifici comprendenti unità immobiliari oggetto di ordinanza di sgombero che ha
comportato l´evacuazione dell´immobile e adibite alla data del sisma ad
abitazioni principali dei residenti o ad attività produttive in esercizio.
Altri 9 milioni e 400 mila euro circa andranno invece per il Piano
integrato di recupero ("Pir") di Spina, sia per interventi su edifici
privati che per le opere pubbliche della frazione di Marsciano.
Due milioni e 50 mila euro è la dotazione che la Giunta regionale ha
definito per garantire il contributo ai cittadini per l´autonoma sistemazione
per l´anno in corso e per tutto il 2014 e 2015.
A seguito del sisma sono stati evacuati 204 nuclei familiari, per
complessive 543 persone. Attualmente le famiglie che beneficiano del contributo
per l´autonoma sistemazione sono 153, per complessive 344 persone. Ulteriori
192 edifici, anch´essi destinati ad abitazione di residenti o ad attività
produttive in esercizio, sono stati poi oggetto di ordinanze di sgombero
parziale.
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IV GIORNATA NAZIONALE PER LA SICUREZZA NEI CANTIERI: AVELLINO PROTAGONISTA IL 12 APRILE FOCUS SULLA PREVENZIONE PRESSO IL CENTRO SOCIALE SAMANTHA DELLA PORTA |
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Avellino, 10 aprile 2013 – La città
irpina protagonista della “Quarta
Giornata nazionale per la sicurezza nei cantieri”. Organizzato da
Federarchitetti (Sindacato Nazionale di Architetti ed Ingegneri Liberi
Professionisti), con la collaborazione dell’Anmil (Associazione Nazionale
Mutilati ed Invalidi sul Lavoro) e l’adesione con medaglia di rappresentanza
del Presidente della Repubblica,
l’appuntamento coinvolge quest’anno nove città italiane, di cui cinque campane tra le quali anche il
capoluogo di Terra di Lavoro. Dopo il successo della precedente edizione,
svoltasi in contemporanea in quattro città italiane
del Centro, Nord, Sud ed Isole (Roma, Milano, Napoli e Catania), quest’anno
Federarchitetti Regione Campania, con l’attiva partecipazione di tutte e cinque
le sezioni provinciali, rafforza la sua azione di formazione e
sensibilizzazione su un tema di grande attualità: promuovere la prevenzione e
la sicurezza nel settore dell’edilizia. L’evento è in programma venerdì
12 aprile, presso il Centro Sociale
Samantha della Porta di Avellino, e si svolge in contemporanea a Roma, Parma, Pisa, Napoli, Caserta, Benevento e
Catania. Mentre a Salerno verrà celebrato in una data successiva. A presenziare
all’iniziativa territoriale, ci sarà l’architetto Stefano Meo, presidente della sezione Territoriale di
Federarchitetti.
Secondo l’Inail, nel 2012 gli infortuni negli ambienti di
lavoro sono diminuiti del 9 per cento. Ma quello della formazione per la
sicurezza è un tema delicato su cui i professionisti dell’edilizia si
interrogano. Per questo, Federarchitetti chiama di nuovo a raccolta
professionisti, tecnici, imprese, lavoratori e istituzioni per confrontarsi sul
tema degli infortuni nei cantieri edili. Gli aspetti normativi, i controlli, i
ruoli e le competenze, i dati relativi agli infortuni saranno al centro di una
articolata giornata di dibattito. Oggetto di approfondimento sarà soprattutto
il tema della formazione che, secondo il Decreto Legislativo 81/08, è
obbligatoria per tutte le figure presenti nel cantiere: operaio, impresa e
professionisti devono infatti essere in possesso di un attestato che documenti
la frequentazione di un corso di formazione.
L’obbligatorietà della formazione però non deve essere
intesa come ulteriore gabella da sopportare sulle spalle delle imprese e dei
professionisti ma come momento di approfondimento culturale sull’argomento al
fine di eliminare la messa a repentaglio della salute e della sicurezza degli
addetti.
La giornata di lavori è rivolta ai professionisti del
settore, alle imprese ed ai lavoratori e sarà articolata in una prima parte di
dibattito, nel quale interverranno anche rappresentanti delle istituzioni, a
cui seguirà un pomeriggio dedicato alla formazione.
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LAZIO, VALORIZZAZIONE DEL PATRIMONIO: NUOVI TERMINI PER ESERCITARE OPZIONE ACQUISTO IMMOBILI |
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Roma, 10 aprile 2013 - I conduttori degli alloggi di proprietà
regionale hanno trenta giorni in più per esercitare il diritto di opzione
all´acquisto degli immobili.
Una decisione presa dal presidente Nicola Zingaretti di concerto con
l´Assessore al Bilancio, Demanio e Patrimonio Alessandra Sartore che hanno
accolto la proposta pervenuta in questo senso dagli inquilini.
Inoltre, al fine di garantire gli stessi diritti per tutti i
conduttori, è stato concesso un ulteriore termine di trenta giorni a decorrere
dalla data di pubblicazione sul Burl ´Bollettino Ufficiale della Regione
Lazio´, per i conduttori che non avevano esercitato i diritti previsti dai
commi 1,3,5 dell´articolo 6 del r.R. 5/2012.
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STATISTICA. IN VENETO CINTURE URBANE PIU’ ATTRATTIVE DEI CENTRI. I DATI DEL CENSIMENTO 2011 |
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Venezia, 10 aprile 2013 - Nell’ultimo decennio in Veneto si registra un
lento ripopolamento di alcuni capoluoghi di provincia anche se le cinture
urbane continuano a mostrare un potere attrattivo maggiore. La tendenza è
confermata dai dati del 15° Censimento generale della popolazione e delle
abitazioni realizzato da Istat, che sono l’argomento dell’ultimo numero di
“Statistiche flash”, la pubblicazione periodica curata dalla Direzione Sistema
Statistico della Regione.
A trasformare il puzzle della popolazione nei comuni del Veneto
contribuiscono, oltre ai cambiamenti demografici, anche i mutamenti sociali ed
economici degli ultimi decenni. Negli anni ´90 molti capoluoghi italiani, anche
nelle province venete, sono stati protagonisti di un fenomeno di fuga dalle
città, che ha portato a un progressivo inurbamento delle cinture metropolitane,
dilatando aree produttive e residenziali fino a creare arcipelaghi
metropolitani. I motivi di questa espansione territoriale centrifuga sono da
ricercare nella necessità di abitazioni meno costose e meno densamente
distribuite sul territorio, nonché nell´esigenza di allontanarsi dal caos e
dall´inquinamento metropolitano a favore di una maggiore qualità di vita. La
città si trasforma, dunque, sempre più in un luogo di consumo, attraversata da
chi ne utilizza servizi e risorse, da chi studia o lavora, da chi la visita
come turista.
Dal 2001 in Veneto si assiste però a un lento ripopolamento di alcuni
capoluoghi, come Vicenza (+4%), Belluno (+1,5%), Treviso (+1,1%) e Padova
(+0,6%). I motori di questa nuova forza centripeta sono riconducibili da un
lato al fenomeno dei grandi flussi migratori, che vede nuovi cittadini
stranieri occupare in un primo momento i grandi centri urbani per eventualmente
poi trasferirsi nei comuni limitrofi, e dall´altro allo sforzo di
riqualificazione degli spazi urbani, intrapreso da molte città per riacquistare
forza attrattiva. Sostanzialmente stabili invece i comuni di Rovigo e Verona,
flessione per Venezia (-3,6%).
Nonostante la recente ripresa di alcuni capoluoghi, per molte aree del
Veneto le cinture urbane mostrano comunque un potere attrattivo superiore, più
le seconde cinture delle prime. Questo vale specialmente per le province
situate nella fascia centrale della regione, con una maggiore dinamicità
economica e occupazionale.
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UE, AMBIENTE: AIUTARE LE IMPRESE A ORIENTARSI NEL LABIRINTO VERDE |
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Bruxelles, 10 aprile 2013 - La
Commissione europea propone metodologie valide in tutta l’Ue per la misurazione
delle prestazioni ambientali per prodotti e organizzazioni e invita gli Stati
membri e il settore privato ad applicarle.
Al giorno d’oggi le imprese che vogliono mettere in rilievo le
prestazioni ambientali dei loro prodotti devono affrontare diversi ostacoli:
devono districarsi tra diverse metodologie promosse nel quadro di iniziative
pubbliche e private, affrontare diversi costi per fornire informazioni in
materia di ambiente e fare i conti con la sfiducia dei consumatori confusi
dalla giungla di etichette informative che rendono difficile il confronto dei
prodotti.
In base all’ultimo Eurobarometro sui prodotti verdi il 48% dei
consumatori europei è confuso dal flusso di informazioni sull’ambiente. Anche
diverse federazioni industriali hanno invocato un approccio paneuropeo basato
su valutazioni scientifiche e analisi del ciclo di vita a livello europeo. Le
stesse temono che una moltitudine di iniziative a livello di Stati membri possa
essere contraria ai principi del mercato unico e non faccia che creare
confusione tra i consumatori e maggiori costi per l’industria.
Il Commissario per l’Ambiente Janez Potočnik ha sostenuto: "Se
vogliamo favorire la crescita sostenibile dobbiamo assicurarci che i prodotti
più efficienti sotto il profilo delle risorse e più ecologici sul mercato siano
conosciuti e riconoscibili. Fornire ai consumatori informazioni affidabili e
confrontabili sugli impatti ambientali e sulle credenziali di prodotti e
organizzazioni vuol dire metterli in condizione di scegliere, mentre aiutare le
imprese ad allineare le metodologie applicate equivale a tagliare i loro costi
e oneri amministrativi."
La proposta presentata oggi sotto forma di una comunicazione dal titolo
“Costruire il mercato unico dei prodotti verdi” e di una raccomandazione
sull’uso delle metodologie è volta a fornire informazioni ambientali confrontabili
e affidabili, a dare fiducia ai consumatori, ai partner commerciali, agli
investitori e ad altre imprese interessate.
La proposta
•
promuove due metodologie che consentono di misurare le prestazioni
ambientali per tutto il ciclo di vita rispettivamente dei prodotti (Product
Environmental Footprint - Pef) e delle organizzazioni (Organisation
Environmental Footprint - Oef);
•
raccomanda agli Stati membri, alle imprese, alle organizzazioni private
a alla comunità finanziaria di applicare su base volontaria queste metodologie;
•
preannuncia una fase di prova di tre anni che consenta di sviluppare
norme specifiche per prodotto e per settore nel quadro di un processo che
coinvolge portatori d’interesse a diversi livelli, dando modo alle
organizzazioni che si avvalgono di altre metodologie di valutare queste ultime;
•
formula principi per comunicare le prestazioni ambientali, tra cui la
trasparenza, l’affidabilità, la completezza, la comparabilità e la chiarezza;
•
sostiene gli sforzi compiuti a livello internazionale per un maggiore
coordinamento nello sviluppo di metodologie e nella messa a disposizione dei
dati.
Prossime tappe
Si prevede che la fase di prova di tre anni sia avviata poco dopo
l’adozione della comunicazione. La Commissione pubblicherà un appello sui
portali web Pef (Product Environmental Footprint) e Oef (Organisation
Environmental Footprint), con cui inviterà le imprese, le organizzazioni
industriali e le organizzazioni dei portatori d’interesse nell’Ue e in paesi
terzi a partecipare, su base volontaria, all’elaborazione di norme specifiche
per categorie di prodotti e settori.
La seconda fase si baserà su una valutazione approfondita delle
conclusioni del periodo di prova triennale e di ulteriori azioni realizzate nel
quadro della comunicazione e della raccomandazione. In funzione di questa
valutazione la Commissione deciderà le future strategie politiche relative alle
metodologie Pef e Oef.
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IL SETTORE ESTRATTIVO IN ITALIA VALE 40 MILIARDI 1574 IMPRESE ATTIVE SUL TERRITORIO PER UN VALORE CORRISPONDENTE A QUASI IL 2% DEL PIL ITALIANO. SONO I NUMERI DEL SETTORE DELLE ATTIVITÀ ESTRATTIVE IN ITALIA, PRESENTATI OGGI ALL’UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MILANO-BICOCCA |
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Milano, 10 aprile 2013 – 1574 imprese,
di cui il 99,5% di dimensioni da piccolissime a medie, con un giro d’affari che
si aggira intorno ai 40 miliardi, pari al 2% del Pil. Sono le dimensioni del
settore dell’industria estrattiva italiana. I dati sono stati presentati questa
mattina, presso l’Università degli Studi di Milano-bicocca, e fanno parte della
ricerca “Il settore estrattivo in Italia. Analisi e valutazione delle strategie
competitive per lo sviluppo sostenibile” condotta dal Criet, Centro di Ricerca
Interuniversitario in Economia del Territorio con sede all’Università di
Milano-bicocca.
Quando si parla di settore estrattivo
di solito si tende a ritenere che ad esso facciano riferimento solo risorse
quali petrolio, carbone, gas naturale e metalli preziosi, da sempre oggetto di
maggiore attenzione pubblica. Tuttavia, nel settore estrattivo sono ricomprese
anche le attività connesse all’estrazione di materie prime non energetiche che
rivestono un ruolo fondamentale per lo sviluppo economico di ogni Paese.
Come ha affermato l’Ing. Domenico
Savoca, dirigente della Regione Lombardia e coordinatore del Comitato Strategico
Operativo del Laboratorio Materie Prime, “La ricerca condotta da Criet ha il
grande valore di tracciare un quadro organico del settore delle attività
estrattive non energetiche in Italia e, in particolare, delle diverse aree di
affari che lo compongono.”
La ricerca si è composta di tre fasi
fondamentali, tra loro interconnesse: un’analisi economico-finanziaria delle
imprese del settore, con l’obiettivo di valutare i livelli di redditività, di
solidità patrimoniale e della situazione di equilibrio finanziario; l’analisi
competitiva del settore, sviluppata attraverso un’indagine quantitativa sulle
imprese, finalizzata a delineare il posizionamento strategico e i fattori chiave
di successo delle imprese di settore; infine, l’analisi delle best practices,
mediante interviste dirette ad imprenditori di rilievo, per individuare quali
siano le condotte strategiche e i modelli di business adottati dalle imprese di
successo.
Dalla ricerca nel suo complesso, emerge
come nel nostro Paese il settore non solo sia attivo, ma mediamente generi un
volume d’affari annuo pari a 4 miliardi di euro. Il settore acquisisce maggior
rilevanza specie se si considera il fatturato dell’intera filiera: il giro
d’affari prodotto dalle 1574 imprese attive sul territorio si attesta infatti a
un valore di 40 miliardi di euro corrispondente a quasi il 2% del Pil italiano.
Con riferimento alla dimensione aziendale, il settore è composto per il 74,5% da
micro imprese, il 22% da piccole, il 3% da medie e soltanto lo 0,5% sono grandi
(dati 2011). Le attività estrattive si concentrano per lo più nel Nord Italia,
con una considerevole importanza della Lombardia sia per numero di aziende che
per fatturato prodotto. Dal punto di vista dei materiali, sono “ghiaie, sabbie,
argille e caolino” (50,5%) e “pietre ornamentali e da costruzione, calcare,
pietra da gesso, creta e ardesia” (40,5%) le materie prime che vengono estratte
in modo preponderante.
Dai dati di bilancio ufficiali il
settore appare in contrazione per la progressiva diminuzione dei ricavi di
vendita – la variazione negativa nel 2011 si assesta al mezzo punto percentuale
– e degli utili (-18,83% rispetto all’anno precedente).
I principali indici (Tabella 1) mostrano comunque un accettabile
“stato di salute” del settore estrattivo in senso stretto, con riferimento alla
situazione di equilibrio economico, finanziario e patrimoniale. La situazione
appare decisamente più critica per quelle imprese che si sono integrate a valle
nella filiera; seppur tale settore appaia in equilibrio dal punto di vista
finanziario, l’utile del 2011 è calato del 71,46% rispetto all’anno precedente e
gli indici di reddittività mostrano una perdita di competitività del settore.
Tabella 1 – Analisi economico-finanziaria settore estrattivo a livello
nazionale
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Settore
estrattivo in senso stretto |
Settore
estrattivo integrato a
valle |
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2010 |
2011 |
Var
% |
2010 |
2011 |
Var
% |
Roe
(%) |
1,71 |
1,45 |
-15,20% |
2,07 |
0,61 |
-70,53% |
Roi
(%) |
2,34 |
2,43 |
3,85% |
2,32 |
0,66 |
-71,55% |
Ros
(%) |
4,40 |
4,57 |
3,86% |
4,55 |
1,30 |
-71,43% |
Ebitda/vendite
(%) |
11,78 |
11,70 |
-0,68% |
14,09 |
12,36 |
-12,28% |
Oneri
finanziari/Fatturato (%) |
2,04 |
2,37 |
16,18% |
2,87 |
3,17 |
10,45% |
Indice di
liquidità |
0,85 |
0,86 |
1,18% |
1,03 |
1,10 |
6,80% |
Indice di
disponibilità |
1,13 |
1,13 |
0,00% |
1,40 |
1,49 |
6,43% |
Indice copertura
immobilizzazioni |
1,01 |
1,01 |
0,00% |
1,05 |
1,07 |
1,90% |
Rapporto di
indebitamento |
2,54 |
2,61 |
2,76% |
2,13 |
2,10 |
-1,41% |
Indice
indebitamento a breve |
0,70 |
0,69 |
-1,43% |
0,50
|
0,48 |
-4,00% |
Fatturato
(M€) |
3.312,76 |
3.296,22 |
-0,50% |
8.170,73 |
7.772,42 |
-4,87% |
Risultato di
esercizio (M€) |
41,84 |
33,96 |
-18,83% |
153,45 |
43,80 |
-71,46% |
Fonte:
elaborazione su dati
Aida
L’analisi competitiva del settore, condotta
attraverso la somministrazione di un questionario erogato a 658 imprese, mostra
come il settore estrattivo sia caratterizzato da un elevato grado di radicamento
territoriale, strutture organizzative semplici, partecipazione diretta della
proprietà al governo e alla gestione d’impresa, comportamenti strategici
informali e interesse verso opzioni di internazionalizzazione solo nel caso dei
produttori di pietre ornamentali.
“In particolare – aggiunge Angelo Di Gregorio,
direttore di Criet – dall’indagine competitiva è emerso come le imprese abbiano
una ridotta consapevolezza dei propri punti di forza, e abbiano una limitata
percezione delle opportunità presenti sul mercato, quali ad esempio quelle offerte dalle
iniziative eco-sostenibili; infine, risulta come le imprese attribuiscano una
scarsa importanza alla fase di pianificazione strategica, intesa
come processo consapevole. Sono infatti
molteplici le aziende che competono senza aver delineato una propria strategia,
finendo così col subire le pressioni ambientali”.
“A fronte delle criticità del settore evidenziate –
conclude l’Ing. Franco Terlizzese, direttore generale presso il Ministero
Sviluppo Economico, Direzione Risorse Minerarie ed Energetiche – sono ipotizzabili alcune aree di intervento e
di miglioramento. Ad esempio investimenti in attività di comunicazione e nella
capacità di sviluppare relazioni in ambito internazionale. Sono altresì
importanti la definizione dei gap della filiera, per
esporre esigenze e fabbisogni delle imprese all’attenzione dei ministri
competenti, e il rafforzare il partenariato tra Governo ed imprese, ma
certamente anche il tema dello sviluppo e l’impegno delle aziende italiane nel
riciclo e nei progetti di “mining sostenibile” nell’ambito dell’impegno comunitario con
riferimento all’Eip – European Innovation Partnership”. |
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COMO: INDAGINE CONGIUNTURALE RAPIDA – FEBBRAIO 2013 |
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Como, 10 aprile 2013 - Si è
conclusa nei giorni scorsi l’edizione relativa al mese di febbraio 2013
dell’Osservatorio rapido congiunto di Confindustria Como e Confindustria Lecco.
Gli indicatori esaminati delineano per le aziende delle due province
una situazione in linea con lo scenario a livello nazionale, in particolare
rallentamento della domanda e dell’attività produttiva rispetto al mese di
gennaio.
Il mercato domestico continua a soffrire la stagnazione dei consumi e,
al contempo, l’export rivela segnali di rallentamento.
Le previsioni sulle prossime settimane non sono positive, con oltre un
terzo delle imprese che ritiene possibile un’ulteriore contrazione dei livelli.
Le diffuse situazioni di insolvenza da parte dei clienti e le criticità
legate al mercato del lavoro continuano a rappresentare i principali ostacoli
per le imprese dei due territori.
A ciò si aggiunge il peggioramento delle condizioni nei rapporti tra
imprese e istituti di credito.
Gli Ordini
Per le imprese delle province di Lecco e di Como si riscontra, in
febbraio, un rallentamento della domanda rispetto a gennaio.
Il mercato interno conferma la fase di stagnazione più volte rilevata
nel 2012 durante le precedenti edizioni dell’Indagine e risulta sensibilmente
penalizzato, con più di un terzo delle imprese (35,4%) indicanti una
diminuzione della domanda. Per il 52,4% del campione i livelli di domanda sono
rimasti invariati mentre per il restante 12,2% si è registrato un aumento delle
richieste.
Anche sul versante estero si rileva una decelerazione. Nonostante il
48,6% dei giudizi sia improntato alla stabilità, il 31,1% indica una minor
vivacità degli scambi con i mercati internazionali a fronte di una percentuale
più bassa, il 20,3%, di giudizi di livelli in aumento.
La Produzione
L’attività produttiva per le imprese dei due territori rivela una lieve
flessione rispetto al mese di gennaio. Oltre la metà del campione (54,4%) ha
indicato di non aver riscontrato variazioni rispetto al mese precedente. Le
situazioni di rallentamento hanno riguardato il 24,1% delle imprese, a fronte
di un 21,5% che ha invece segnalato un incremento dell’attività produttiva
durante il mese di febbraio.
La capacità produttiva degli impianti viene mediamente utilizzata per
il 70,1%, in linea con l’andamento registrato nel corso delle precedenti
rilevazioni.
Il Fatturato
Il fatturato delle imprese di Lecco e Como ricalca sostanzialmente
quanto visto per l’indicatore associato all’attività produttiva e rivela una
forte disomogeneità tra le imprese aderenti all’indagine.
Solamente per un quarto del campione (il 27,4%) si registrano vendite
stabili; il restante 72,6% si divide infatti tra imprese che comunicano
diminuzione (38,1%) e quelle che segnalano un aumento (34,5%). Uno scenario che
parrebbe lasciar trasparire una “stabilità artificiale” ma che, al contempo,
conferma le criticità già esaminate in relazione al rallentamento della domanda
nazionale ed estera.
Le Previsioni
Le imprese di Lecco e di Como non prevedono miglioramenti per le
prossime settimane. Una impresa su due circa (51,8%) dichiara di non attendersi
variazioni rispetto alla situazione attuale, mentre le imprese che indicano una
diminuzione (33,7%) superano di gran lunga quelle che prevedono un
miglioramento (14,5%).
Per quanto riguarda gli ordini in portafoglio si evidenzia un moderato
incremento rispetto alle precedenti settimane; il 22,8% delle imprese dichiara
di avere un orizzonte temporale superiore al trimestre. Nel 32,9% dei casi
l’orizzonte temporale scende a qualche mese, mentre permane una parte
consistente del campione (44,3%) con una visibilità di poche settimane e
comunque inferiore al mese.
Le Materie Prime
Il mese di febbraio non ha mostrato particolari situazioni anomale
riguardo l’andamento dei prezzi delle materie prime. Per l’87% delle imprese di
entrambi i territori i costi legati all’approvvigionamento sono rimasti invariati
rispetto al mese precedente. I giudizi relativi ad incrementi e diminuzioni dei
listini si sono rivelati più contenuti ed entrambi si sono attestati al 6,5%.
Per quanto riguarda la diminuzione, i prezzi delle commodities sono
variate al ribasso sino al 5% mentre, nel caso dell’aumento, le variazioni
hanno superato tale quota.
Un’azienda su dieci ha inoltre comunicato di aver riscontrato problemi
legati all’ottenimento delle materie prime. La principale difficoltà ha
riguardato i ritardi nelle forniture (45,5%), ma anche situazioni di
indisponibilità da parte dei fornitori a consegnare le quantità richieste e
cambiamenti delle condizioni economiche di fornitura.
La Solvibilita’
Permane il problema legato al ritardo nei pagamenti e all’insolvenza da
parte dei clienti per le imprese delle due province. Oltre i due terzi del
campione (68,7%) ha infatti evidenziato tale criticità, a fronte solamente del
31,3% che non ha rilevato tale problema.
Per le imprese che si sono trovate in questa condizione, la situazione
è peggiorata nel mese di febbraio nel 36,9% dei casi, mentre è rimasta
invariata per il rimanente 63,1%. Non si sono registrati casi di miglioramento.
I Rapporti Con Gli Istituti Di Credito
Per le imprese dei due territori il rapporto con gli istituti di
credito è rimasto generalmente stabile rispetto a gennaio, così come segnalato
da oltre l’80% del campione.
Si segnala tuttavia una percentuale rilevante di imprese (18,1%) che ha
evidenziato peggioramenti nel corso del mese di febbraio.
L’occupazione
Anche sul versante occupazionale si riscontrano in febbraio dinamiche
sfavorevoli per le aziende dei due territori.
Per circa l’80% del campione i giudizi rilevati sono improntati alla
stabilità mentre per il 14% si registrano livelli in diminuzione, oltre il
doppio del numero di imprese che ha invece indicato un aumento della forza
lavoro (6%).
Le prospettive per i prossimi mesi rivelano un possibile peggioramento
dello scenario, con un quinto delle aziende del campione che indicano
un’ulteriore contrazione dei livelli occupazionali nel proprio settore di
appartenenza, a fronte di una percentuale più limitata (5%) di soggetti che
ritengono probabile un aumento dell’occupazione.
I Dati Di Como
L’andamento della domanda in questi primi mesi del 2013, evidenzia uno
stallo, il saldo delle risposte è di poco negativo e il 70% degli intervistati
dichiara un calo o al massimo una situazione invariata rispetto agli ultimi
mesi dell’anno precedente. Indipendentemente dai settori di appartenenza, si
rileva che sono riscontrabili andamenti ben differenti tra imprese strutturate
e con forte presenza all’estero e imprese di piccole dimensioni che risentono
maggiormente del forte calo della domanda interna (o i cui prodotti sono legati
direttamente o indirettamente all’attività residenziale).
Anche i consuntivi delle vendite nel primo trimestre segnalano cali
anche rilevanti, metà del campione rileva diminuzioni significative.
Segnali meno allarmanti rispetto al passato sul fronte
dell’approvvigionamento delle materie prime. Gli incrementi medi registrati si
attestano poco sopra il livello di inflazione media. Dopo gli incrementi a
doppia cifra del 2011 e del 2012, si mantengono molto elevati i prezzi
registrati per le fibre seriche; secondo gli operatori ciò è da ricercare non
tanto in un eccesso di domanda bensì in una strutturale riduzione della
quantità offerta, soprattutto cinese. Segnali non positivi per quanto riguarda
l’approvvigionamento di materiali ferrosi e per l’alluminio.
Lo scenario di ripresa risulta sempre meno probabile nel breve termine,
le aspettative per il primo semestre sono attualmente volte al ribasso, in un
contesto in cui continuano a rimanere sopra la soglia d’attenzione le
insolvenze, i ritardi nei pagamenti superiori ai 180 giorni e le difficoltà
nell’ottenere credito.
La situazione occupazionale appare in stato emergenziale con un uso
accentuato degli ammortizzatori sociali..
Ci abbiamo sperato e creduto, ma la tanto attesa ripresa non pare
ancora essere all’orizzonte, non a breve termine almeno – commenta Francesco
Verga, presidente di Confindustria Como -. La vita per le nostre imprese è
davvero sempre più difficile, tra cali delle vendite, difficoltà di accesso al
credito, burocrazia e un carico fiscale esorbitante
Speriamo che il decreto sul pagamento dei debiti della Pubblica
Amministrazione contribuisca almeno a ridare un minimo di fiato a parte delle
nostre aziende. Un cambio drastico di rotta è comunque necessario ”.
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BOLZANO, ANCORA UN TREND NEGATIVO PER L´ECONOMIA ALTOATESINA |
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Bolzano, 10 aprile 2013 - Nel
2013 la situazione europea sarà di sostanziale stagnazione e all’andamento
relativamente positivo dei principali partner commerciali dell’Alto Adige, la
Germania e l’Austria, farà da contraltare il perdurare della recessione
italiana. Vi è inoltre il rischio che l’instabilità politica generi un
aggravamento della crisi. Nel complesso, è prevedibile che l’economia
altoatesina possa beneficiare di un lieve incremento della domanda estera, ma
vi saranno ulteriori perdite di fatturato per le imprese operanti sul mercato
nazionale. Il clima di fiducia dei consumatori è in forte calo anche in Alto
Adige e le previsioni degli operatori economici sono improntate al pessimismo,
con solo due terzi delle imprese che si attendono di poter conseguire una
redditività soddisfacente. Questo deterioramento del clima di fiducia
influenzerà negativamente i consumi e gli investimenti, vanificando gli effetti
del lieve miglioramento della congiuntura internazionale. Per questo motivo
l’Ire – Istituto di ricerca economica della Camera di Commercio di Bolzano
ritiene che nel 2013 l’economia locale resterà in una fase di stagnazione e vi
è addirittura il considerevole rischio di osservare un tasso di crescita
negativo. La variazione del Pil dovrebbe essere compresa tra 0% e -0,5%.
Fiducia dei consumatori in calo -
Dalla seconda metà del 2012 il clima di fiducia dei consumatori
altoatesini è andato rapidamente peggiorando. Le ragioni sono molteplici: alle
difficoltà congiunturali che coinvolgono gran parte dei paesi europei si
sommano quelle, in larga misura strutturali, che determinano la profonda
recessione italiana. A ciò si aggiunge la consapevolezza che la necessità di
ripianare le finanze pubbliche costringerà per molto tempo il governo nazionale
a politiche fiscali estremamente rigorose, che negli ultimi anni hanno sempre
più coinvolto anche le regioni autonome. Inoltre, con la perdita della piena
occupazione è definitivamente maturata nella popolazione la consapevolezza che
l’economia locale, per quanto robusta, è tutt’altro che immune alle crisi
congiunturali. Anche la recente crisi bancaria cipriota, con l’elaborazione di
un piano di salvataggio basato su prelievi forzosi sui conti dei risparmiatori,
ha creato ulteriore inquietudine. Alcuni consumatori temono infatti che una
situazione analoga possa verificarsi anche in Italia, qualora la crisi
economico-finanziaria dovesse sensibilmente aggravarsi.
Diffuso pessimismo tra gli imprenditori -
Solo il 71% delle imprese altoatesine valuta positivamente la propria
redditività nel 2012. Tale risultato è il peggiore dell’ultimo decennio e
rispecchia la difficile fase che l’economia si trova ad affrontare. Si rileva
un aggravamento della situazione dei costi, su cui hanno inciso, oltre agli
incrementi dei prezzi di alcune materie prime, anche l’introduzione dell’Imu e l’aumento
delle accise. Il fatturato medio è diminuito e molti operatori lamentano la
forte concorrenza sui prezzi. Emergono inoltre problemi di liquidità: il 44%
degli intervistati ritiene peggiorata la morale dei pagamenti ed il 35% segnala
maggiori difficoltà nell’accesso al credito. Tale circostanza trova conferma
nei dati diffusi dalla Banca d’Italia, che indicano una riduzione del volume di
credito del 5,4% per le imprese manifatturiere e del 7,7% per quelle
dell’edilizia. Le aspettative per il 2013 sono pessimistiche, tanto che
solamente due terzi delle imprese prevedono di poter chiudere l’esercizio con
una redditività soddisfacente. L’andamento negativo del volume di affari e dei
costi potrà solo parzialmente essere compensato da un incremento dei prezzi di
vendita, su cui incidono la forte concorrenza e la ridotta propensione al
consumo delle famiglie. Si teme inoltre un ulteriore peggioramento della
liquidità per effetto del generale deterioramento della morale dei pagamenti e
della stretta creditizia. Purtroppo, è presumibile che tale situazione genererà
effetti avvertibili anche sull’occupazione.
I settori in sintesi
Settore manifatturiero -
Il settore manifatturiero appare in generale piuttosto provato
dall’attuale situazione di crisi economica: solo il 71% delle imprese valutano
positivamente la redditività del 2012. Si avverte un significativo calo della
domanda, in particolare sul mercato nazionale. La capacità produttiva degli
impianti è sfruttata appena per due terzi e l’utilizzo della cassa integrazione
nell’industria è passato dalle 300 mila ore del 2011 alle 683 mila del 2012. La
quota di imprese con redditività positiva è relativamente più elevata nel
comparto alimentare, mentre soffrono maggiormente i comparti legno e mobili,
articoli per sport, hobby e tempo libero e carta, stampa e grafica. Per il
2013, solamente i due terzi (65%) delle imprese manifatturiere si attendono una
redditività positiva. In particolare vi è poca fiducia in una ripresa dei
prezzi di vendita e si prevede un ulteriore peggioramento dei fatturati e dei
costi. La domanda debole frenerà gli investimenti.
Costruzioni -
Nel 2012 solo il 63% delle imprese del settore delle costruzioni ha
raggiunto una redditività soddisfacente e si è registrata una diminuzione del
3,0% dei livelli occupazionali. Ai fatturati in contrazione si aggiungono una
morale dei pagamenti in forte deterioramento, difficoltà di accesso al credito
e incrementi dei costi. Purtroppo le prospettive per il 2013 sono di un
ulteriore consistente peggioramento, tanto che solamente il 57% delle imprese
si attende una redditività soddisfacente. I bilanci in riduzione delle
Pubbliche Amministrazioni, il minor reddito disponibile delle famiglie, la
scarsa propensione delle imprese ad investire e un clima di fiducia
pesantemente negativo frenano la domanda. Di conseguenza è probabile
un’ulteriore riduzione del numero di addetti.
Commercio e riparazione di veicoli -
Questo settore è particolarmente sensibile alla congiuntura ed in
Italia nel 2012 si è assistito ad un vero e proprio crollo delle
immatricolazioni (-21%). Tenendo conto di queste premesse, la situazione in
Alto Adige non è stata particolarmente negativa, con un 70% di imprese che
hanno concluso l’anno con una redditività soddisfacente. Purtroppo le aspettative
per l’anno in corso sono particolarmente critiche: si prevede un’ulteriore
diminuzione del volume d’affari e solo il 60% degli operatori confida di poter
ottenere un risultato positivo anche nel 2013. Il perdurare della crisi del
settore mette inoltre a rischio l’occupazione.
Commercio all’ingrosso -
Con il 72% di imprese che valutano positivamente la propria redditività
nel 2012, il commercio all’ingrosso non si differenzia apprezzabilmente
dall’andamento generale dell’economia altoatesina. Bisogna però considerare che
nell’ultimo decennio questo settore ha quasi sempre fatto registrare una
redditività inferiore alla media. Pertanto, nonostante la funzione di ponte tra
i paesi di lingua tedesca e l’Italia risenta della debolezza economica di quest’ultima,
si può affermare che il settore ha retto discretamente di fronte alla crisi.
Per il 2013 è previsto un peggioramento della redditività, che si prevede
positiva solamente per il 68% delle imprese. La situazione appare però meno
critica rispetto a quella di altri comparti: l’aumento dei costi dovrebbe
essere contenuto e compensato dall’incremento dei prezzi.
Commercio al dettaglio -
Nel 2012 la situazione reddituale del commercio al dettaglio è
notevolmente peggiorata. La quota di imprese che hanno conseguito una
redditività soddisfacente è infatti pari al 70%, in calo di 19 punti
percentuali rispetto al 2011. A livello delle singole branche, la crisi ha
colpito meno la vendita di generi alimentari, mentre le maggiori difficoltà
riguardano il comparto arredamento, articoli in metallo e articoli per il
fai-da-te. Per il 2013 solo il 64% dei commercianti prevede una situazione
reddituale soddisfacente. A incidere negativamente sulle aspettative sono il
deterioramento del clima di fiducia dei consumatori, il diffuso timore di un
incremento dei costi e infine la consapevolezza che questo potrà essere
compensato solo parzialmente con un incremento dei prezzi.
Trasporti -
Nel 2012 il comparto del trasporto di persone si è mantenuto su
discreti livelli di redditività (78%), ma quello del trasporto merci ha subìto
fortemente la crisi (54%). In entrambi i casi, a incidere negativamente sulla
redditività è stato soprattutto il forte incremento dei costi. Si consideri che
il prezzo del diesel alla pompa è rincarato del 17,9% rispetto al 2011, anche
per effetto dell’incremento delle accise. Per il 2013 la situazione reddituale
dovrebbe restare sostanzialmente invariata nel trasporto di persone, grazie
all’incremento dei prezzi che dovrebbe consentire di far fronte al previsto
aumento dei costi. Nel comparto del trasporto merci, invece, ci si attende un
ulteriore consistente peggioramento, con appena il 37% degli operatori che si
dichiara fiducioso di poter conseguire una redditività soddisfacente. Ciò sia
per effetto della riduzione del volume di affari, sia per l’incremento dei
costi, sia infine per la forte concorrenza.
Alberghi e ristoranti -
Nel 2012 il settore degli alberghi e ristoranti è stato fra quelli che
meno hanno subito gli effetti della crisi. Il numero delle presenze turistiche
è aumentato dell’1,8% e la redditività si è mantenuta su livelli relativamente
buoni, risultando soddisfacente nel 79% dei casi. Molti ristoratori e titolari
di bar lamentano però il forte incremento dei costi, anche per effetto
dell’Imu. Per l’anno in corso si prevede un deciso peggioramento della
situazione. La quota di imprese capaci di mantenere una redditività
soddisfacente dovrebbe attestarsi al 65%, allineandosi così alla media
dell’economia altoatesina. Il pessimismo degli operatori è dovuto innanzitutto
ai timori di nuovi incrementi dei costi. In secondo luogo, ci si attende una
riduzione del volume di affari a seguito del perdurare della situazione di
crisi in Italia e, soprattutto per quanto riguarda i bar, anche della riduzione
dei consumi da parte della popolazione locale.
Servizi -
Nel 2012 la quota di imprese soddisfatte della propria redditività è
diminuita anche nel settore dei servizi, attestandosi al 74%. Bisogna tuttavia
tenere presente che si tratta di un settore assai eterogeneo. Da un lato vi
sono branche che hanno ottenuto una redditività buona, come le attività
immobiliari, o addirittura ottima come i servizi finanziari e assicurativi, i
servizi alle imprese e l’informatica. Dall’altro vi sono comparti che hanno
sofferto maggiormente, come l’editoria e i servizi alle persone. Nel 2013 la
quota di imprese in grado di ottenere una redditività soddisfacente dovrebbe
diminuire ulteriormente (71%). Tale risultato risente del forte pessimismo
espresso dagli operatori dei servizi alle persone, mentre le aspettative per
gli altri comparti sono migliori.
Agricoltura -
Nel 2012 l’87% delle cooperative agricole ha potuto corrispondere ai
produttori prezzi soddisfacenti. Ciò conferma come l’agricoltura sia il settore
che meno ha sofferto della crisi. Anche per il 2013 le aspettative sono buone.
Nonostante il previsto incremento dei costi di produzione, la quasi totalità
delle cooperative (97%) dovrebbe essere in grado di pagare ai produttori
compensi quanto meno soddisfacenti. Ciò grazie soprattutto alla favorevole
dinamica dei prezzi di vendita. In particolare le scorte di mele sono inferiori
agli anni scorsi e potranno essere piazzate sul mercato a prezzi interessanti.
Le previsioni dei coltivatori confermano appieno il quadro positivo: la
redditività dovrebbe essere stabile per gli allevatori e in aumento per
frutticoltori e viticoltori.
Previsione per il 2013: ancora niente ripresa in Alto Adige -
Nel 2013 la situazione europea sarà di sostanziale stagnazione e
all’andamento relativamente positivo dei nostri principali partner commerciali,
la Germania e l’Austria, farà da contraltare il perdurare della recessione
italiana. Vi è inoltre il rischio che le incertezze della politica generino un
aggravamento della crisi. In questo senso il recente abbassamento del rating
italiano operato da Fitch e le voci di una possibile imminente analoga
decisione da parte di Moody’s rappresentano un forte segnale di allarme. Nel
complesso, è prevedibile che l’economia altoatesina possa beneficiare di un
lieve incremento della domanda estera, ma vi saranno ulteriori perdite di
fatturato per le imprese operanti sul mercato nazionale. Permane inoltre il
quadro di grande incertezza e la perdita di fiducia dei consumatori è evidente
anche in Alto Adige. Anche le previsioni degli operatori economici sono
improntate al pessimismo, con solo due terzi delle imprese che si attendono di
poter conseguire una redditività soddisfacente. Questo deterioramento del clima
di fiducia influenzerà negativamente i consumi e gli investimenti, vanificando
gli effetti del lieve miglioramento della congiuntura internazionale. Per
questo motivo l’Ire – Istituto di ricerca economica della Camera di Commercio
di Bolzano ritiene che nel 2013 l’economia locale resterà in una fase di
stagnazione e vi è addirittura il considerevole rischio di osservare un tasso
di crescita negativo. La variazione del Pil dovrebbe essere compresa tra 0% e
0,5%.
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PERUGIA, LA CRISI SI SENTE SOPRATTUTTO NELL´ARTIGIANATO |
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Perugia, 10 aprile 2013 - Giorgio
Mencaroni, presidente della Camera di Commercio di Perugia, lo dice senza
parafrasi: “L’artigianato perugino e Umbro è in profondo rosso e sta
attraversando uno dei peggiori momenti della sua storia secolare. Molte piccole
imprese, e ovviamente non solo artigiane, ma industriali e del terziario sono
stremate, avviate verso un declino, che in alcuni casi difficilmente
riusciranno ad invertire”. I numeri dell’Artigianato sono impietosi. Ancora
Mencaroni: “Ultimo trimestre del 2012, Artigianato della provincia di Perugia:
Produzione – 8,1%, Fatturato – 9,9%, Ordinativi – 8,8%. Flessioni che si
sommano a quelle almeno degli ultimi quattro anni”.
Dal 2008 al 2012 in Umbria è scomparsa una impresa artigiana al giorno.
Nel 2008 le aziende artigiane attive erano 24.662, alla fine dello scorso anno
erano diventate 23.165: 1497 aziende in meno, il 6%, quando invece la flessione
del totale delle imprese umbre si è fermata ad un – 0,8%.
In provincia di Perugia in 3 anni (2010-2011 e 2012) sono 796 le
imprese artigiane che hanno alzato bandiera bianca, in quasi tutti i settori.
“Ma la forza dell’Artigianato è ancora viva e capace di proiettarsi nel
futuro, di avere un domani, oltre la crisi – ha notato il presidente Mencaroni.
In alcuni settori come il tessile e l’agro alimentare, ma anche la meccanica,
siamo nella condizione di poter competere con chiunque, sia in Italia che
all’Estero. Laddove sono necessari eccellenza, intelligenza, creatività,
cultura, alta specializzazione possiamo competere e vincere. Una scelta che
tuttavia non ci deve trovare isolati: fare sistema, operare per reti di impresa
è la condizione necessaria per ripartire e tornare alla crescita
dell’artigianato”.
Un messaggio lanciato ai giovani, rappresentati in sala dagli studenti
dell’Istituto Superiore Patrizi Baldelli Cavallotti di Città di Casello, che
possono trovare nell’artigianato la piena rappresentazione delle proprie
capacità e una occasione di lavoro vero e gratificante.
Sulla necessità di stringere un rapporto diretto tra mondo
dell’artigianato e sistema della formazione ha insistito Carla Casciari, vice
presidente della Giunta Regionale e assessore regionale per le Politiche e i
Programmi Sociali, l’Istruzione e Sistema Formativo Integrato.
“Riflettiamo da sempre sulla necessità di dare un significato forte al
rapporto che deve unire il mondo dela formazione da quello dell’impresa – ha
detto Casciari - ma poi quando sento parlare di difficoltà del mondo del lavoro
nel reperire profili professionali adeguati alle loro esigenze, mi rendo conto
che ancora molta strada deve essere percorsa. Gli ultimi dati sulle iscrizioni
all’anno scolastico 2013/2014, fanno capire che i percorsi lavorativi verso
Impresa e Artigianato non sono tra i preferiti. E difatti, ancora una volta in
Italia i ragazzi hanno scelto i licei per il 49,1%, il 31,4% ha preferito
l’Istruzione Tecnica e il 19,6% gli Istituti Professionali. In Umbria, si è
andati oltre questi risultati: i ragazzi che hanno scelto i licei sono stati il
52,3%, al di sopra della media nazionale, un 29,6% ha scelto l’Istruzione
Tecnica e il 18,1% i Professionali. Una situazione che attende una qualche
modifica, pensando ad esempio che verso i cluster Tecnologici, dell’Aerospazio,
ma anche Agrifood e Chimica Verde esistono spinte forti in termini di capacità
di assunzione”.
Un altro dato significativo riportato dall’Assessore Casciari è quello
relativo alla percentuale di studenti che abbandonano gli studi prima del
conseguimento di un diploma o di una laurea. “L’umbria ha una situazione incoraggiante
– ha detto Casciari: siamo all’11,6% rispetto alla media italiana del 18,2,
peraltro abbastanza lontana dagli obiettivi europei fissati al 10 per cento.
Una differenza positiva, per il fatto che l’Umbria ha una popolazione con
qualifiche molto alte, soprattutto in termini di diplomi universitari e di
lauree universitarie, ma che può trovare una giustificazione nella scarsa
disponibilità di posti di lavoro anche induce a rimanere nell’area di
parcheggio offerta dalla Scuola Superiore e dall’Università”.
Il Prof. Enzo Rullani, docente di Economia della Conoscenza presso la
Venice International University, guarda all’Artigianato come una esperienza
viva, tutt’altro che avviata verso il tramonto.
“Ai tempi del fordismo pensavamo che la capacità manuale e con essa la
piccola impresa e soprattutto l’artigianato sarebbero spariti – ha ricordato il
Prof. Rullani. E’ avvenuto il contrario: l’organizzazione fordista è entrata in
crisi e l’artigianto conserva ancora molta dela sua vitalità. Basta vedere ad
esempio la realtà empirica del Made in Italy, basato in gran parte sui valori
dell’imprenditoria personale, sull’intelligenza di artigiani, stilisti,
designer, uniti in una filiera in cui loro si specializzano nel fare design, ma
poi occorre che qualcuno trasformi il design in mobili, i bozzetti in vestiti
da confezionare e porre in vendita. Il Made in Italy è una sintesi
dell’artigianato reinterpretato perché diventa globale e immateriale, uno
stilista ha uno stile che si vende anche con la comunicazione televisiva, però
ha dentro quell’approccio di conoscenza generativa che sta nella testa della
gente, quindi ha dentro la base dell’artigiano, di colui che usa la testa per
fare un prodotto”.
Eccellenze produttive che riescono ad imporsi come ha ricordato
l’Imprenditore Luca Mirabassi, che ha voluto smarcarsi dalle interpretazioni
eccessivamente negative che troppo spesso raccontano di un artigianato umbro in
stato comatoso. Non è così” ha detto Luca Mirabassi, “Il nostro settore tessile
a Perugia sta funzionando e ha segnato da due, tre anni degli incrementi
notevoli. Le aziende a marchio proprio e non solo le più note come Cucinelli,
Cruciani, Filippi, come la nostra azienda Antoniazzi, da 3 anni hanno
cominciato a crescere e si sono portate dietro un vasto settore della
subfornitura artigiana, che è cresciuto insieme a noi. Ciò è stato possibile
perché cinque anni fa, gli imprenditori a marchio proprio del settore tessile
umbro abbiamo fatto scelte specifiche e mirate, decidendo di non delocalizzare,
di restare uniti a lavorare e produrre in Umbria”.
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SELEX, ROSSI ALL’ATTACCO: ATTI ANTISINDACALI, PIANO DA RIFIUTARE, COORDINAMENTO FRA REGIONI, CHIAREZZA SU FINMECCANICA |
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Firenze, 10 aprile 2013 – “Non
ci limitiamo a esprimere preoccupazione: questo piano, almeno così come adesso
formulato, noi lo rifiutiamo. Soprattutto perché penalizza la Toscana”. Così
Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana, concludendo ieri mattina in
palazzo Strozzi Sacrati di Firenze l’incontro con i rappresentanti sindacali a
proposito del piano di riorganizzazione nazionale presentato da Finmeccanica
che coinvolge diversi stabilimenti toscani, diretti e controllati, di Selex Es
(nelle province di Firenze, Pisa, Siena, Arezzo).
Rossi ha annunciato che chiederà un immediato incontro a Roma con il
ministro Corrado Passera con l’obiettivo di costruire un tavolo nazionale su
una vicenda che in tutta Italia riguarda 1.938 esuberi (ancora non è chiaro
quanti di questi saranno in toscana): la Selex Es, società di Finmeccanica, è
leader internazionale nelle tecnologie elettroniche e informatiche applicate ai
sistemi di difesa, all’aerospazio, alla sicurezza e protezione delle
informazioni delle infrastrutture e del territorio nonché alla realizzazione di
soluzioni “smart” sostenibili.
Criticato con forza il “comportamento antisindacale” tenuto ieri a
Firenze dall’azienda di Finmeccanica che ha impedito a un migliaio di
lavoratori, costringendoli sotto la pioggia, di entrare nello stabilimento di
Campi Bisenzio per una assemblea, il presidente Rossi si è anche detto
d’accordo con una richiesta formulata dai sindacati: che i presidenti di tutte
le Regioni italiane coinvolte nel piano (e sono ben 11: Friuli, Lombardia,
Piemonte, Liguria, Toscana, Abruzzo, Lazio, Campania, Puglia, Calabria,
Sicilia) si coordino fra loro rispetto a una vicenda non solo italiana ma
globale (Selex Es è presente, oltre che in Italia e in Turchia, nel Regno Unito
e negli Usa, in Ababia Saudita e in India).
Rossi ha poi annunciato, sul piano più politico, una sua lettera al
presidente del Consiglio in merito alla situazione dirigenziale, dopo le note
vicende giudiziario-politiche, di questo che è il primo gruppo industriale
italiano nel settore delle alte tecnologie e tra i primi dieci player mondiali
nell’Aerospazio, Difesa e Sicurezza.
Alla riunione, insieme all’assessore regionale alle attività produttive
Gianfranco Simoncini, hanno partecipato il presidente della Provincia di
Firenze Andrea Barducci, l’assessore di Palazzo Vecchio Sara Biagiotti, il
sindaco di Abbadia Lorenzo Avanzati, l’assessore Giuseppe Forte del Comune di
Pisa.
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LECCE, IN CRESCITA I PROTESTI NEL 2012 |
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Lecce, 10 aprile 2013 - Sono
30.350 i titoli protestati nel 2012 nella provincia di Lecce per un valore di
oltre 52 milioni di euro, protesti che hanno registrato un incremento, rispetto
al 2011, del 10,8% per quanto riguarda il valore, e del 4,7%, per quanto
riguarda il numero dei titoli.
La fetta più consistente dei titoli protestati, sia per numero che per
importo, è rappresentata dalle cambiali, queste, infatti, sono state 26.411
(87% dei titoli) per un valore di circa 31 milioni di euro pari al 59% del
valore dei titoli protestati. Gli assegni pur costituendo il 10% dei titoli
protestati, esattamente 3.094, coprono un valore di oltre 20 milioni di euro,
corrispondente al 39% del valore complessivo. Le tratte non accettate, appena
748, rappresentano il 3% dei titoli, mentre il loro valore, poco più di un
milione di euro, costituisce il 2% del valore dei titoli protestati.
L’analisi dei dati per tipologia dei titoli evidenzia un aumento
generalizzato, rispetto al 2011, sia nel numero dei titoli che negli importi, eccezion
fatta per gli assegni il cui numero è diminuito passando da 3.353 a 3.094
registrando una flessione del -7,7%, ma l’importo è aumentato di quasi il 14%,
passando da 17,8 milioni (2011) agli attuali 20,3 milioni di euro. Il numero
delle cambiali protestate è aumentato del 6,3%, nel 2012 sono state 26.411 per
un valore di 30,8 milioni di euro (+9,4%), mentre nel 2011 il loro numero è
stato pari a 24.836 per un valore di 28 milioni di euro. Del tutto trascurabile
il numero delle tratte non accettate pari a 748 per un valore di 1,1 milione di
euro, diminuito del 5,4% rispetto allo scorso anno (1,2 mln). Residuale il
numero e l’importo delle tratte accettate che nel 2012 sono state 97 per un
valore di poco più di 127mila euro.
Il valore medio degli assegni protestati nell’anno 2012 è stato di €
6.551,18, aumentato del 23,3% rispetto allo scorso anno (€ 5.313,25); anche
l’importo medio delle cambiali è aumentato del 2,84% passando da € 1.134,65 a €
1.166,88. In media l’importo delle tratte non accettate è diminuito di circa
l’8% passando da € 1.612,31 a € 1.484,46 mentre è aumentato del 55,64% quello
delle tratte accettate, passando da 845 euro (2011) a 1.316 euro.
Circa il 71% dei titoli protestati ha un taglio inferiore a 1.000 euro
e il valore di questi titoli rappresenta il 17% del valore complessivo dei
protesti, di conseguenza circa l’83% dell’importo dei titoli protestati si
concentra nel 29% del numero dei titoli protestati. Analizzando i dati per
tipologia di titoli si osservano andamenti completamenti differenti: il 77%
delle cambiali protestate ha un taglio al di sotto dei 1.000 euro, cambiali che
rappresentano il 27% delle cambiali protestate. Per quanto riguarda, invece,
gli assegni protestati si osserva che il 21% degli assegni al di sotto dei
mille euro copre il 2% del valore complessivo, mentre il 28%, quelli compresi
nella fascia da 5.000 a 100.000 euro, assorbe il 52% del valore degli assegni
protestati e la fascia da 100.000 euro in su, comprendente solo 5 assegni,
racchiude il 26% del valore degli assegni protestati.
In ambito regionale è Bari la provincia in cui si registrano il maggior
numero di protesti 43.082, per un valore di circa 108 milioni di euro, segue
Lecce e Foggia, quest’ultima con 17.744 titoli protestati per un valore di
circa 35 milioni, Taranto con 17.345 per 29,5 milioni, Brindisi con 15.097 e un
valore di 20 milioni. In rapporto alla popolazione è Lecce la provincia con il
maggior numero di protesti: 1 ogni 26 abitanti, segue Brindisi 1 ogni 27, Bari
1 ogni 29 e Taranto e Foggia, rispettivamente 1 ogni 34 e 35 abitanti.
In relazione ai protesti per comune di levata, i comuni più popolosi
registrano, in valore assoluto, il maggior numero di titoli protestati, con il
comune capoluogo in testa con 8.452 titoli, a seguire Gallipoli con 2.602 e
Casarano con 1.663. Gallipoli si conferma anche per il 2012 il Comune in cui si
levano più protesti in rapporto alla popolazione: 1 ogni 8 abitanti, seguono
Lecce e il piccolo comune di Sanarica con un titolo protestato ogni 11 abitanti.
I comuni in cui se ne elevano meno sono Guagnano (1 su 5.901), Racale (1 su
2.683) e Sancassiano ( 1 su 2.106).
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INDOTTO ALCOA: SARDEGNA SOLLECITA CONVOCAZIONE TAVOLO AL MISE |
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Cagliari, 10 Aprile 2013 - "Abbiamo sollecitato il Ministero dello
Sviluppo economico per la convocazione del tavolo tecnico per la vertenza
dell´indotto Alcoa". Così come stiamo accelerando i tempi dell´incontro
con i vertici dell´Inps per approfondire la questione degli ammortizzatori e
accorciare i tempi di pagamento." Lo ha assicurato l´assessore del lavoro
Mariano Contu incontrando le rappresentanze sindacali e la delegazione degli
operai delle ditte che lavoravano in appalto nello stabilimento del Sulcis.
"Chiediamo al governo nazionale - ha aggiunto l´esponente
dell´esecutivo - uno sforzo straordinario per affrontare una vera e propria
emergenza sociale. In Sardegna abbiamo registrato un aumento del 20 per cento
delle richieste di cassa integrazione e mobilità rispetto alle richieste del
2012, per cui i dati relativi ai bisogni del 2013 sono stati stimati in circa
300 milioni di euro, a fronte dei 42 milioni di risorse oggi disponibili.
Pertanto - ha concluso Contu - insieme agli altri assessorati regionali del
lavoro abbiamo chiesto al governo di aumentare la dotazione finanziaria a
livello nazionale di almeno un miliardo di euro per far fronte all´attuale
trend."
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INAUGURATO THEMICAM SHANGHAI, SPACCA PRESENTA I PAT-POINT DELLA REGIONE, I PUNTI DI ASSISTENZA ALLE IMPRESE IN CINA. |
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Ancona, 10 aprile 2013 - Primo
giorno di apertura di Themicam Shanghai all’insegna della grande partecipazione
di pubblico e compratori. E’ già molto forte l’interesse dei buyer
internazionali per la Fiera della calzatura, che per la prima volta esce dall’Italia
ed arriva in Cina. Ieri mattina, nel
prestigioso Shanghai Exhibition Center, taglio del nastro alla presenza del
presidente della Regione Marche, Gian Mario Spacca e del presidente dell’Anci
nazionale, Cleto Sagripanti. E dopo la visita agli stand, Spacca ha presentato
i Pat-point, Punti di assistenza tecnica alle imprese presenti in Cina. Nel suo
intervento all’inaugurazione il presidente ha voluto sottolineare il “coraggio
degli imprenditori marchigiani che, nonostante l’impegno, anche economico, che
un evento come Themicam Shanghai richiede, hanno voluto rilanciare una sfida di
mercato in un momento cosi difficile nella nostra economia. I calzaturieri
della nostra regione hanno compreso le eccezionali potenzialità del mercato
cinese, già oggi ricco di opportunità per il settore e con straordinarie
prospettive di crescita. I dati ci confermano che la Cina è uno dei mercati più
forti, in particolare per la calzatura. Accanto alle cifre, la conferma più
tangibile ci viene da questa giornata di apertura di Themicam Shanghai. Negli
stand le presenze dei buyer internazionali sono già molto numerose e ci sono
già ordinativi. L’importanza del Micam sta infatti in questo: non una semplice
manifestazione espositiva, ma una fiera ispirata alla massima concretezza, in
cui i buyer sono qui per comprare e firmano ordinativi”. Spacca ha ricordato il
ruolo che la Cina ricopre per l’export marchigiano, in particolare del
calzaturiero, e il “peso” del settore per l’economia marchigiana. “La calzatura
– ha detto – contribuisce per il 16% al Pil regionale, rivestendo una funzione
importantissima per l’occupazione. E’ dunque fondamentale affrontare con
determinazione la competizione mondiale, sempre più forte. Supportare le
imprese nella strada dell’internazionalizzazione verso mercati in costante
crescita come quello cinese, è quindi per la Regione Marche un imperativo. I
nostri calzaturieri si sono sempre contraddistinti per capacità di
intraprendere nuove vie per i loro prodotti. I dati dell’export confermano la
bontà delle scelte verso un mercato che dimostra di apprezzare la qualità ed il
gusto delle nostre calzature: nel 2012 le esportazioni verso la Cina hanno
registrato un +41%. Si tratta di una delle migliori performance tra tutti i
Paesi del mondo. Siamo convinti che le capacità dei nostri produttori, la bontà
di iniziative come Themicam Shanghai e le possibilità offerte dall’economia
cinese, consentiranno di migliorare ancora questi risultati. Di questo,
sicuramente, sono convinte anche le aziende marchigiane, vista la loro grande
partecipazione qui a Shanghai. E’ inevitabile guardare sempre più a Oriente e
del resto la Regione lo sta facendo già da molto tempo”. Un impegno sempre più
strutturato, quello della Regione in Oriente. In Cina ha infatti attivato
cinque Pat-point (Punti di assistenza tecnica alle imprese). Questa mattina
Spacca, alla presenza del presidente della Camera di Commercio di Fermo
Graziano Di Battista e del presidente dell’agenzia speciale per
l’internazionalizzazione della Camera di Commercio di Macerata Luca Bartoli, ha
presentato l’attività dei Pat-point. “Una rete di punti di assistenza tecnica
alle aziende, che forniscono tutti gli strumenti di supporto agli imprenditori
marchigiani che vogliono aprirsi o consolidare la propria presenza in un
mercato dalle straordinarie opportunità, ma allo stesso tempo molto complesso,
come la Cina”. I Pat-point della Regione Marche sono operativi nei punti
nevralgici di questo immenso Paese. Per l’area centro-meridionale sono attivi
il Pp di Shanghai coordinato da Jamin Lu e quello di Changsha (Provincia
dell’Hunan) coordinato da Cristiano Varotti; per l’area settentrionale quelli
di Pechino e Dalian coordinati da Xiaomen Yin e di Jinan coordinato da Luca
Rinaldi. Ai Pat-point possono rivolgersi le imprese marchigiane che necessitano
di assistenza per l’ingresso nelle varie aree del mercato cinese. Offrono
servizi di informazione sul mercato (requisiti, autorizzazioni, certificazioni,
assistenza ai servizi doganali e fiscali, ecc.); ricerca e verifica di partner
cinesi; traduzioni, interpretariato, accompagnamento nell’organizzazione di
eventi o missioni imprenditoriali; valutazione di progetti di
internazionalizzazione di imprese e consorzi di imprese; ricerca di opportunità
sul mercato cinese e comunicazione istituzionale.
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