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Notiziario Marketpress di Mercoledì 29 Gennaio 2014
VALUTARE L´IMPATTO A LUNGO TERMINE DELLO SCREENING HPV PER IL RILEVAMENTO DEL CANCRO DELLA CERVICE  
 

Bruxelles, 29 gennaio 2014 - Lo screening del cancro del collo dell´utero ha contribuito a ridurre drasticamente il numero di casi di questa malattia e la sua mortalità. Ora uno studio del Karolinska Institutet suggerisce che il test per il papillomavirus umano (Hpv) può consentire tempi di intercorrenza più lunghi tra questi test di screening, rispetto ai test basati su cellule. Lo studio svedese - un follow-up di lungo termine di uno studio nazionale randomizzato controllato, intitolato Swedescreen - ha rilevato che la protezione dello screening basato sull´Hpv dopo cinque anni era pressoché uguale a quella dello screening citologico (o cellulare) dopo tre anni. "Questo indica che con lo screening basato sull´Hpv potrebbero essere utilizzati intervalli di screening di cinque anni, invece degli intervalli attuali di tre anni", dice Miriam Elfström del Dipartimento di medicina epidemiologia e biostatistica dell´Istituto, autrice principale dello studio. L´hpv è un virus in grado di infettare gli esseri umani, generalmente attraverso i rapporti sessuali. La maggior parte delle infezioni da Hpv non causano sintomi fisici, anche se in alcuni casi l´Hpv può portare a certi tipi di tumori, come il cancro cervicale. Infatti, l´infezione da Hpv sembra essere un fattore necessario - presente in oltre il 90 per cento dei casi - nello sviluppo del cancro della cervice. Tuttavia, i programmi di screening cervicale spesso si affidano esclusivamente alla citologia per identificare le donne a rischio di sviluppare il cancro cervicale. Benché il test Hpv offra una maggiore sensibilità per la neoplasia intraepiteliale cervicale (Cin) - la trasformazione potenzialmente premaligna di certe cellule sulla superficie della cervice - finora è risultato poco chiaro se lo screening basato sull´Hpv porti a un eccesso di diagnosi di lesioni che non si trasformeranno mai in tumori. Così, dopo 13 anni, il Karolinska Institutet ha voluto valutare l´impatto del test Hpv. Swedescreen, che è stato avviato nel 1997, ha esaminato più di 12 000 donne di età compresa tra 32 e 38 anni, in tutta la Svezia. Le donne sono state casualmente sottoposte a doppio test (sia Hpv che citologico) o solo a test citologico. I ricercatori hanno anche studiato la durata dell´effetto protettivo dei due metodi di screening, confrontando l´incidenza delle lesioni precancerose nelle donne che avevano ottenuto risultati negativi nello screening nel tempo. Lo studio è stato sostenuto dal progetto Prehdict, finanziato dall´Ue, che ha ricevuto quasi 3 milioni di euro di finanziamenti ed è stato completato ad aprile 2013. Ha anche ricevuto il sostegno di Coheahr, un altro progetto finanziato dall´Ue, che ha preso il via a novembre 2013 e sarà completato nel 2018. Coheahr intende consentire ai responsabili delle politiche di prendere decisioni informate sulle strategie di prevenzione in materia di Hpv. Lo studio del Karolinska Institutet sulla sperimentazione Swedescreen è stato pubblicato sul British Medical Journal (Bmj). Per maggiori informazioni, visitare: Bmj http://www.Bmj.com/content/348/bmj.g130  Scheda informativa dei progetti: Prehdict http://cordis.Europa.eu/projects/rcn/94423_it.html  Coheahr http://cordis.Europa.eu/projects/rcn/110213_it.html  

 
   
   
"LA RICERCA NELLA CODIFICA E DECODIFICA DEGLI INSIEMI NEURALI"  
 

Santorini, 29 gennaio 2014 - Dal 25 al 29 giugno 2014 si terrà a Santorini, in Grecia, una conferenza su "La ricerca nella codifica e decodifica degli insiemi neurali" (Areadne 2014). Uno degli attuali problemi fondamentali nel campo delle neuroscienze è capire come l´attivazione di grandi popolazioni di neuroni dà adito alle funzioni di ordine superiore del cervello, tra cui l´apprendimento, la memoria, la cognizione, la percezione, l´azione e infine la consapevolezza cosciente. L´incontro si propone di riunire la comunità neuroscientifica per definire gli ultimi progressi in materia di funzionamento globale del cervello. Fornirà un forum interattivo per la condivisione della ricerca teorica e sperimentale. Per ulteriori informazioni, visitare: http://areadne.Org/

 

 
   
   
AL VIA LA CENTRALE UNICA DEL 118 DI BOLOGNA E FERRARA.  
 
 Bologna, 29 gennaio 2014 - Efficienza e tempestività dei soccorsi. Con la prima chiamata da Comacchio oggi è diventata operativa la centrale unica del 118 di Bologna e Ferrara. Ogni chiamata dai cittadini della provincia di Ferrara viene ora infatti ricevuta e smistata dagli operatori della centrale all’Ospedale Maggiore di Bologna, 29 gennaio 2014 - Per i cittadini non cambia nulla: la centrale unica si occupa di prendere in carico le chiamate e attivare i mezzi di soccorso, che restano nel territorio della provincia di Ferrara e continuano a partire dalle postazioni dove sono stati dislocati finora. “Grazie alle innovazioni tecnologiche introdotte in questi anni – sottolinea l’assessore regionale alle Politiche per la salute Carlo Lusenti – è stato possibile migliorare il lavoro degli operatori delle centrali e quindi il servizio per i cittadini, diventato sempre più capillare, efficiente, sicuro e di elevatissima qualità assistenziale”. I percorsi condivisi con le Conferenze territoriali sociali e sanitarie dei territori interessati “hanno permesso – aggiunge Lusenti – di realizzare l’unificazione delle centrali, che presto saranno tre in tutta la regione. Dopo quella unica della Romagna e quella appena attivata tra Bologna e Ferrara, prevediamo di proseguire con l’integrazione di Modena, entro quest’anno, e successivamente l’unificazione delle centrali di Piacenza, Parma e Reggio Emilia”. Dodici infermieri, finora in servizio nella centrale operativa dell’ex Sant’anna di Ferrara, adesso affiancano i colleghi di Bologna nella centrale operativa del Maggiore per organizzare gli interventi di soccorso nel territorio ferrarese. La vecchia centrale del Sant’anna gestisce ora i trasporti ordinari (da ospedale a ospedale). La centrale 118 del Maggiore, inaugurata nel maggio 2013, è dotata delle più avanzate tecnologie che consentono di ottimizzare le funzioni: completa integrazione tra i sistemi radio, telefonici e dati; gli applicativi dialogano con i data base telefonici e cartografici, riducendo al minimo gli errori di localizzazione; l’integrazione dei dati è completata dai flussi informativi da e verso i computer all’interno dei mezzi di soccorso. L’operatore della centrale operativa può dunque conoscere, in tempo reale, la posizione, la velocità e lo stato di tutti i mezzi di soccorso sul territorio, individuando quello più vicino al luogo di intervento. La struttura ha una superficie di 1.451 metri quadrati ed è stata realizzata con un investimento complessivo di 4,5 milioni di euro. Alla centrale unica di Bologna e Ferrara si è arrivati dopo un lungo percorso che vede il sistema dell’emergenza-urgenza regionale all’avanguardia a livello nazionale. L’emilia-romagna è stata la prima ad adottare il 118 (nel 1990) e la normativa nazionale è fortemente ispirata da quella regionale. Inoltre, fin dal 1993 sono state individuate tre aree omogenee regionali di aggregazione operativa e tecnologica e già dal 1997 è stata avviata la realizzazione della prima: la centrale operativa unica della Romagna che dal 2009 processa le chiamate del 118 di Forlì, Cesena, Ravenna, Rimini. Grazie all’evoluzione della tecnologia in dotazione alle centrali operative, oggi è possibile automatizzare quasi completamente il processo di ricezione e gestione delle chiamate, riducendo drasticamente gli errori e velocizzando le procedure di attivazione dei mezzi di soccorso. A Bologna, dopo cinque anni di utilizzo dei nuovi sistemi, il numero di errori (localizzazione del luogo di intervento) è sceso a 2 casi ogni 10.000 invii di soccorso. L’esperienza delle centrali operative a Roma, Milano, Torino ha dimostrato inoltre che le nuove strutture, come quella aperta all’Ospedale Maggiore di Bologna, sono in grado di operare efficacemente con popolazioni di riferimento tra i 2 e i 3 milioni. Entro il 2014, la struttura del Maggiore di Bologna diventerà la centrale operativa unica dell’area omogenea est che coprirà anche il territorio della provincia di Modena. Il sistema di emergenza territoriale a Bologna e a Ferrara Nelle varie postazioni della provincia di Bologna sono presenti 11 automediche con capacità diagnostiche assistenziali, 19 ambulanze infermieristiche che operano sulla base di protocolli per specifiche patologie e un numero di mezzi di soccorso variabile per fascia oraria, con equipaggi in grado di praticare manovre di rianimazione cardiopolmonare di base e defibrillazione precoce. Nel 2013 la centrale del Maggiore ha risposto a 118.507 chiamate: 29,1% per motivi di elevata criticità (codice rosso), 39,7% per codici gialli (media gravità), 31,2% per codici verdi. In provincia di Ferrara sono operative 4 automediche, 1 ambulanza medicalizzata, 7 ambulanze infermieristiche, più i mezzi gestiti da enti di volontariato in grado di effettuare interventi di primo soccorso. Le chiamate nel 2013 sono state 32.217, i codici rossi sono stati 10.515, pari al 32,6 per cento. La centrale operativa del Maggiore gestisce inoltre l’elicottero della base di Bologna (756 interventi nel 2013) e l’elicottero della base di Pavullo nel Frignano (535 interventi nel 2013).  
   
   
TRENTO: PARTE IL PROGETTO NYMPHA-MD PER LA SALUTE MENTALE  
 
Trento, 29 gennaio 2014 - Nympha, in sigla Next Generation Mobile Platform for Health in Mental Disorders, è un progetto cofinanziato dalla Commissione europea che ha lo scopo di sperimentare nuovi modelli di presa in carico e assistenza del paziente con disturbi dell’umore, come il disturbo bipolare o la depressione. Ieri a Trento si sono riuniti i partner europei promotori di Nympha, ovvero Provincia autonoma di Trento in qualità di main procurer (attraverso il Dipartimento Salute e solidarietà sociale, il Servizio Salute mentale dell’Azienda provinciale per i servizi sanitari di Trento, l’Agenzia provinciale per gli appalti e i contratti), Fspt - Fundación Sanitaria Parc Tauli di Barcelona, Regionh di Copenhagen; partner tecnologico è il centro di ricerca internazionale di Trento Create-net. Il progetto Nympha, che ha un costo complessivo di 2.589.981 euro, punta a individuare nuovi modelli di assistenza del paziente con disturbi dell’umore, attraverso l’utilizzo da un lato delle nuove tecnologie informatiche e, dall’altro, adottando rapporti di collaborazione pubblico/privato secondo il modello dell’appalto precommerciale. Gli appalti pubblici precommerciali rappresentano una nuova generazione di strumenti pubblici a sostegno dell´innovazione, che fanno leva anche su una riqualificazione della spesa pubblica. Se da un lato la pubblica amministrazione può incrementare la qualità dei servizi con soluzioni innovative ritagliate sulle proprie esigenze - visto che la pa sarà il primo utente della soluzione innovativa -, dall´altra le aziende e i centri di ricerca possono sviluppare prodotti e servizi innovativi trasferendo parte del rischio sull´amministrazione e potendo poi commercializzare la soluzione sul mercato. L´appalto precommerciale poi parte con la fase di ideazione ed è quindi accessibile a qualunque azienda, mentre nelle fasi successive, e più impegnative, l´idea può attirare collaborazioni con centri di ricerca, infine l’acquirente pubblico può sperimentare soluzioni alternative e di valutarne i vantaggi, gli svantaggi e i costi prima ancora di impegnarsi nell´acquisto di una fornitura di massa. Il progetto rappresenta un’importante occasione per trasferire la ricerca più avanzata in prodotti reali al servizio del cittadino. “La sperimentazione avverrà in tre contesti europei: oltre che in Trentino anche a Barcellona e Copenaghen - spiega Diego Conforti, del Dipartimento Salute e solidarietà sociale della Provincia -. Qui la nostra provincia gioca un ruolo da protagonista sia in qualità di main procurer, sia attraverso la sperimentazione pilota che vedrà coinvolti il Servizio Salute mentale dell’Azienda provinciale per i servizi sanitari e i partner privati”. “Grazie all’utilizzo delle nuove tecnologie abbinate a un approccio innovativo per la fornitura di servizi - afferma Oscar Mayora di Create-net - la sanità pubblica potrà offrire terapie e trattamenti all’avanguardia attraverso un monitoraggio più obiettivo e continuativo dei pazienti con disturbi dell’umore”. Il sistema è basato sull’impiego di diversi dispositivi tecnologici in grado di rilevare in modo obiettivo le attività quotidiane del paziente, raccogliendo dati fisiologici e psicologici per elaborarli in un profilo comportamentale aggiornato in tempo reale che potrà essere visualizzato e monitorato dal medico curante, il quale potrà formulare una diagnosi basata su dati oggettivi raccolti in modo continuativo nel periodo compreso fra le diverse sessioni terapeutiche. I pazienti stessi avranno a disposizione nuovi strumenti, integrati a regime con la piattaforma Trec (cartella clinica del cittadino), per un controllo più accurato del proprio stato di salute mentale e potranno fornire informazioni aggiornate ai loro medici al fine di supportare i processi terapeutici. “Il progetto - aggiunge Renzo De Stefani, responsabile del Dipartimento di salute mentale dell’Azienda sanitaria - è anche un’occasione per avvalersi dell’esperienza trentina degli Ufe (utenti e familiari esperti), uomini e donne che per storia personale hanno acquisito un sapere esperienziale che li mette in condizione di fornire in modo strutturato e continuativo prestazioni riconosciute in diverse aree di attività del Servizio di salute mentale”. Nympha potrà inoltre favorire la costituzione o la crescita di nuove realtà aziendali locali nel settore delle nuove tecnologie sanitarie, necessarie per fornire i servizi di monitoraggio e visualizzazione delle informazioni.  
   
   
SALUTE: SERRACCHIANI E TELESCA IN VISITA A OSPEDALE CATTINARA (TS)  
 
Trieste, 29 gennaio 2014 - Visita "a sorpresa" ieri mattina all´ospedale triestino di Cattinara della presidente della Regione, Debora Serracchiani, e dell´assessore alla salute, Maria Sandra Telesca, che hanno voluto approfondire le dinamiche di funzionamento del pronto soccorso, per poi recarsi al polo cardiologico. "In una fase in cui stiamo predisponendo l´indispensabile riforma del sistema sanitario regionale, per ricercare una maggiore efficienza, migliorare i servizi per i cittadini e nel contempo contenere la spesa - ha spiegato Serracchiani - abbiamo innanzitutto desiderato toccare con mano la situazione, seguendo, come cittadine qualsiasi, il percorso che deve fare chiunque ricorre al pronto soccorso e i tempi che ciò comporta: dall´accoglienza, con il triage che assegna i codici di priorità, alla visita dei medici, alle prime cure, agli eventuali esami di laboratorio o radiografie, che possono concludersi con la dimissione del paziente o (nel 22% dei casi) con un ricovero". Anche a Trieste, dove operano nelle 24 ore, sette giorni alla settimana, 25 medici e numerosi infermieri che in media devono prestare assistenza a 190 persone ogni giorno, con punte di 260, il pronto soccorso di Cattinara, assieme a quello dell´ospedale Maggiore, rappresenta uno dei nodi nevralgici del sistema sanitario. "Su di esso è massimo il nostro impegno in una logica di riorganizzazione della rete dell´emergenza, che consenta di rispondere sempre meglio alle esigenze di assistenza dei cittadini", ha detto l´assessore Telesca, riferendosi anche alla criticità legata a tempi di attesa talvolta lunghi. Che tali sono, però, "solo per i codici bianchi, ovvero per casi non urgenti che richiedono cure che potrebbero essere prestate in altre strutture, spesso anche dal proprio medico di famiglia o dalla guardia medica, e in momenti diversi", ha rilevato un medico, sottolineando che le urgenza hanno priorità assoluta e sono trattate con il massimo della tempestività. Raggiunte dal direttore generale, Francesco Cobello, dal responsabile amministrativo Marino Nicolai, e dal direttore sanitario Luca Giovanni Mascaretti, la presidente Serracchiani e l´assessore Telesca hanno quindi visitato il polo cardiologico che, come ha illustrato il direttore Gianfranco Sinagra, opera dal 2003, fornendo 40 mila prestazioni all´anno, con 2.800 ricoveri e 600 interventi di cardiochirurgia di pazienti che per il 40 per cento vengono da fuori Trieste. Una struttura che dunque "lavora in un´ottica di area vasta allargata - ha indicato Serracchiani -, in rete con altri ospedali, in sinergia con i servizi sul territorio, nonché con collaborazioni transfrontaliere con Slovenia e Croazia, che di fatto hanno anticipato la direttiva che sancisce il diritto a ricevere assistenza sanitaria in tutta l´Unione europea. Un modello sotto il profilo organizzativo, dell´assistenza, della ricerca, della didattica". "E´ stata una visita importante per conoscere e capire", ha affermato la presidente. "I dati non sono tutto. Abbiamo voluto vedere con i nostri occhi e non solo farci riferire le cose dagli altri. Per questo, appena possibile, torneremo a Cattinara perché siamo consapevoli che non abbiamo visto tutto, ci sono le "torri" con i loro problemi. Così come, dopo Trieste, faremo visita alle altre strutture sanitarie del Friuli Venezia Giulia".  
   
   
CONFERMATO IN TOSCANA IL PROGETTO "VITA INDIPENDENTE".  
 

Firenze, 29 gennaio 2014 - Confermato e rifinanziato con 9 milioni di euro il progetto "Vita Indipendente", nato per garantire ai disabili gravi l´indipendenza della propria vita, evitando il ricovero nelle residenze assistite. Al progetto, nato nel 2004, è dedicato il nuovo numero del Sole 24 Ore Sanità Toscana. Nel settimanale, curato dal Sole 24 Ore Sanità in collaborazione con l´Agenzia Toscana Notizie, spazio anche al futuro dell´Opg davanti a possibili ritardi sull´applicazione delle nuove normative, e al via del progetto "Valutazione degli esiti della Psicoterapia". Approfondimento sul progetto innovativo che ha portato nell´Aou di Careggi una copertura totale della rete Wi-fi e la nascita di una "App" specifica da utilizzare con smartphone e tablet per orientarsi tra edifici e servizi. Scarica il Pdf di questo numero Vai all´archivio di tutti i numeri del Sole 24 Ore Sanità Toscana Infine, focus sul progetto "Over to Over", indirizzato alle persone più anziane, con l´obiettivo di creare una rete di assistenza e servizi relative alle problematiche legate alla casa. Scarica il Pdf del "Sole 24 Ore Sanità Toscana" http://www.Regione.toscana.it/documents/10180/692027/
toscana_03.pdf/f2c9c454-d575-4c57-ada2-0e5dda6c88b3

 

 
   
   
SANITÀ, INCONTINENZA: GIUNTA REGIONALE VARA RETE PREVENZIONE E CURA. IN SARDEGNA FENOMENO RIGUARDA 70-100MILA PERSONE  
 
Cagliari, 29 gennaio 2014 - La Sardegna è la seconda Regione in Italia (dopo il Piemonte) a dotarsi di una Rete di centri per la prevenzione, la diagnosi e la cura dell’incontinenza urinaria e fecale. Lo ha deliberato due giorni fa la Giunta Cappellacci, su proposta dell’assessore della Sanità Simona De Francisci (Delibera 2/8 del 22 gennaio 2014), condividendo i risultati del Tavolo tecnico istituito circa un anno fa in assessorato e composto da tecnici ed esperti dell’Isola, affiancati da specialisti indicati dalla Fondazione italiana continenza. Tra questi ultimi medici dell’Ospedale Bambin Gesù di Roma e dell’Azienda ospedaliero universitaria Città della Salute e della Scienza di Torino. Problema Sociale. “L’incontinenza – ricorda l’assessore regionale alla Sanità, Simona De Francisci - interessa, secondo gli ultimi dati disponibili, il 20-30% delle donne e il 2-11% dei maschi in età adulta; tale percentuale nelle donne sale al 32-64% durante la gravidanza e al 55% nella popolazione anziana. Complessivamente un fenomeno che in Sardegna riguarda tra le 70 e le 100mila persone. Parliamo di una patologia anche dai risvolti sociali, visto che spesso limita la vita relazionale dei pazienti”. “Nonostante la diffusione del problema – aggiunge il professor Roberto Carone, presidente della Fondazione italiana continenza - meno della metà dei pazienti che ne sono affetti richiede un parere a uno specialista a conferma che questo problema era ed è ancora un tabù. Spesso si accompagna infatti a un senso di colpa e di vergogna, che può portare all’isolamento della persona”. Da qui la necessità di attivare specifiche azioni da parte del Sistema sanitario regionale che traccino percorsi di diagnosi e cura basati sui presupposti dell´appropriatezza nell’ambito di reti assistenziali integrate. Il Piano. Tre le linee approvate dalla Giunta regionale: La prima è relativa all’individuazione dei Centri: al momento ne sono stati censiti 13 di primo livello (un primo riferimento per i medici - di Medicina Generale o specialisti. Sono collocati sul territorio o in strutture ospedaliere di “prossimità” per rispondere alle esigenze dei cittadini); 12 di secondo livello (identificati come centri per fornire una gestione "specializzata" del problema e di quei casi che non hanno trovato una soluzione soddisfacente dalla gestione di primo livello. Sono attrezzati anche per una diagnostica specialistica e per le terapie chirurgiche del caso); 2, infine, di terzo livello (centri di altissima specializzazione nel trattamento dell’incontinenza urinaria e di patologie pelviche secondarie a condizioni neurologiche maschili e femminili. Propongono un approccio multidisciplinare integrato e collegiale per risolvere problematiche sia maschili sia femminili, dal bambino in età prescolare all’anziano). La seconda azione riguarda la definizione di tutti gli elementi utili alla razionalizzazione della spesa per gli ausili per l’incontinenza (ad esempio i pannoloni). A tal fine è necessario definire un tetto di spesa per assistito in relazione alla gravità della patologia e assicurare all’assistito stesso la libera scelta dell’ausilio con un modello di fornitura diffuso capillarmente sul territorio. Carta Dei Diritti. La terza, infine, riguarda l’adozione (mai avvenuta prima in nessuna regione italiana) della Carta dei diritti della persona con incontinenza. In essa si ribadisce che ogni persona incontinente ha diritto di ottenere, in tempi rapidi e certi, i servizi necessari al proprio stato di salute senza discriminazioni di genere, nazionalità, religione, stato sociale. Viene inoltre sottolineato il diritto di ricevere una diagnosi corretta ed esauriente da parte di un medico e di un terapista della continenza, di ottenere un’informazione completa e comprensibile sulla diagnosi individuata, sulla propria disfunzione, sulla possibile evoluzione della stessa e sull’impatto che essa può avere sulla qualità di vita. La Carta sancisce poi il diritto del paziente di essere informato sui vari trattamenti medici e chirurgici, sui rimedi ed ausili possibili e sui vantaggi e svantaggi di ciascuno di essi, in riferimento alla propria condizione. L’obiettivo è poter salvaguardare la propria libertà di scelta in modo informato e di conoscere tutti gli ausili disponibili e le modalità di accesso tramite il Servizio sanitario. I Centri. Centri di primo livello: Ospedale civile di Alghero (urologia, pediatria, ginecologia); Ospedale civile di Olbia e ospedale di Lanusei (ginecologia, chirurgia); ospedale San Martino di Oristano e Poliambulatorio di Oristano (urologia); ospedale San Gavino di Sanluri (urologia, ginecologia); ospedale Sirai di Carbonia (ginecologia); poliambulatorio di Quartu Sant’elena (urologia). Centri di secondo livello: Azienda ospedaliera universitaria di Sassari (urologia, ginecologia, pediatria, andrologia); ospedale S. Francesco di Nuoro (urologia, ginecologia, fisiatria e riabilitazione); ospedale San Martino di Oristano (ostetricia e ginecologia); ospedale Sirai di Carbonia (urologia); ospedale S.s. Trinità di Cagliari (ostetricia e ginecologia); Azienda ospedaliera universitaria di Cagliari (ostetrica e ginecologica, diagnosi e terapia delle disfunzioni del pavimento pelvico) Centri di terzo livello: Presidio ospedaliero Marino di Cagliari (unità spinale unipolare) e S.s. Trinità (urologia); Azienda ospedaliera Brotzu (urologia, urologia e uro dinamica pediatrica, ambulatorio di uro dinamica e del pavimento pelvico, chirurgia pavimento pelvico, neuro riabilitazione, gastroenterologia, struttura di recupero e rieducazione funzionale).  
   
   
PRESENTATO IN REGIONE BANCO FARMACEUTICO 2014. L’8 FEBBRAIO IN 350 FARMACIE VENETE SI RACCOGLIERANNO FARMACI PER GLI INDIGENTI. ZAIA, “DAI VENETI SOLIDARIETA’ FUORI DALLA NORMA”  
 
Venezia, 29 gennaio 2014 - In 3.400 farmacie italiane, 350 delle quali in Veneto, si terrà sabato 8 febbraio prossimo la Xiv Giornata del Banco Farmaceutico, iniziativa attraverso la quale vengono raccolti farmaci da banco che poi vengono consegnati in gestione a enti assistenziali operanti sul territorio della raccolta per assistere famiglie indigenti che non possono comperarsi nemmeno un antipiretico o un antidolorifico. L’iniziativa è stata presentata a Palazzo Balbi, sede della Giunta regionale a Venezia, dai responsabili dell’iniziativa in Veneto, alla presenza del Presidente della Regione Luca Zaia. Erano presenti, tra gli altri, il presidente ed il segretario di Federfarma Veneto, Alberto Fontanesi e Marco Bacchini, e il delegato territoriale del Banco Farmaceutico del Veneto Matteo Vanzan. In Italia, e purtroppo il Veneto non fa eccezione, come hanno ricordato i responsabili del Banco, decine di miglia di famiglie vivono al di sotto della soglia di “povertà sanitaria”: non possono quindi comprarsi nemmeno un banale, ma sempre importantissimo, farmaco da banco (quelli che non richiedono ricetta medica). A queste persone l’anno scorso nel solo Veneto sono state distribuite oltre 28.000 confezioni di farmaci per un valore di oltre 180.000 euro. “Negli scorsi anni – ha ricordato Zaia – i veneti sono sempre stati tra le 5 regioni più generose e non c’è da dubitare che anche quest’anno saranno tantissimi i nostri concittadini che si recheranno in una delle farmacie aderenti per fare la propria donazione. Ancora una volta – ha concluso Zaia – il Veneto si dimostra capace di solidarietà e generosità fuori dalla norma”. Sabato 8 febbraio, nelle circa 350 farmacie venete che aderiscono al Banco 2014 si troveranno dei volontari della Compagnia delle Opere, e in alcuni casi, degli Alpini, che aiuteranno, assieme ai farmacisti, a raccogliere e donare le confezioni. Ogni medicinale sarà poi consegnato a degli enti assistenziali (in Veneto sono 135) che si occuperanno della distribuzione alle persone bisognose presenti nella provincia dove l’offerta è stata compiuta. Un’azione, quindi, con forte caratterizzazione territoriale. Le Farmacie di Federfarma Veneto hanno a loro volta aderito con un contributo economico.  
   
   
TRENTO: APPROVATA LA CONVENZIONE PER I TIROCINI DI MEDICINA GENERALE  
 
Trento 29 gennaio 2014 - Approvato il 24 gennaio dalla Giunta provinciale, su proposta dell´assessora alla salute e solidarietà sociale Donata Borgonovo Re, lo schema di convenzione per lo svolgimento di tirocini presso le strutture dell´Azienda provinciale per i Servizi sanitari da parte di medici che frequentano i corsi triennali di formazione specifica in medicina generale. Per ciascun medico l´Ordine provinciale dei medici chirurghi ed odontoiatri, tramite la Scuola di formazione specifica in medicina generale, predispone un progetto formativo e lo comunica alla struttura interessata, di norma 30 giorni prima dell´avvio del tirocinio. Il tirocinio non costituisce rapporto di lavoro e durante il suo svolgimento l´attività del medico in formazione è seguita da un tutor dedicato. La Provincia autonoma di Trento, attraverso l´Ordine dei medici chirurghi ed odontoiatri, quale ente gestore della formazione si impegna a coinvolgere i medici tutori ospedalieri nelle iniziative di formazione continua. Il tutor ospedaliero ha come compito quello di accogliere il tirocinante e di mostrare le attività svolte nel proprio reparto, seguire il tirocinante, verificare il raggiungimento degli obiettivi e certificare l´avvenuta frequenza. Tutte le strutture dell´Azienda sanitaria sono incluse nella rete della formazione specifica in medicina generale e quindi sono sedi idonee e accreditate per svolgere l´attività di tirocinio.  
   
   
ASSISTENZA: FVG, GRAZIE ALLA FONDAZIONE LUCCHETTA PER LA SUA FORZA  
 
Trieste, 29 gennaio 2014 - "Non possiamo che ringraziare la Fondazione Lucchetta per la forza con cui fa emergere la capacità di fare volontariato ed assistenza". Lo ha detto l´assessore regionale alla Salute ed Integrazione sociosanitaria, Maria Sandra Telesca, che ha partecipato ieri a Trieste alla inaugurazione del terzo centro di accoglienza della Fondazione Luchetta, Ota, D´angelo, Hrovatin. La cerimonia è stata organizzata nel ventesimo anniversario della morte a Mostar dei tre componenti della troupe della Rai, inviata in Bosnia per un servizio sui bambini dell´ex Jugoslavia, candidati allora al Nobel per la pace, e di Miran Hrovatin, morto a Mogadiscio poche settimane dopo assieme ad Ilaria Alpi. Dal 1994 ad oggi la Fondazione nata in loro nome ha accolto ed ospitato un migliaio di bimbi, giunti in Italia per guarire ferite e sconfiggere patologie non curabili nei loro paesi d´origine. "Siamo qui per ricordare l´anniversario di un dolore, ma anche della capacità di trarre un sorriso dalla sofferenza", ha osservato Maria Sandra Telesca. "Con questo nuovo centro la fondazione aumenta la sua capacità di dare una risposta a bimbi che alla sfortuna della malattia aggiungono quella di essere nati dove non possono venir curati adeguatamente" ha aggiunto, evidenziando il valore di un sistema sanitario "in grado di fornire a noi ed ai nostri figli cure d´eccellenza". All´inaugurazione del nuovo spazio di via Chiadino hanno preso parte anche il vicesindaco di Trieste, Fabiana Martini, il vicepresidente della Provincia Igor Dolenc, il prefetto ed il questore di Trieste, Francesca Adelaide Garufi e Giuseppe Padulano, i vertici dell´Ordine dei Giornalisti e di Assostampa, Cristiano Degano e Carlo Muscatello ed il portavoce di Articolo 21, Beppe Giulietti, che 20 anni fa era segretario dell´Usigrai. Giulietti auspicato che il mondo della comunicazione non si limiti a dar notizia di fatti tragici, ma dia voce a coloro che aggiustano e rimettono assieme i pezzi sparsi dei conflitti, perché così "possiamo illuminare i luoghi delle guerre dimenticate". Hanno fatto gli onori di casa la presidente della Fondazione, Daniela Luchetta, e Giovanni Marzini, segretario di Giuria del Premio giornalistico Marco Luchetta, di cui da oggi è on line il bando per la nuova edizione.  
   
   
LA DEPRESSIONE POST-PARTUM COLPISCE 4 DONNE SU 10. LO DICE UN’IMPORTANTE STUDIO BELGA  
 
 Lecce, 29 gennaio 2014 - La depressione post-partum colpisce circa il 13% delle donne che hanno recentemente partorito, ma nel 38% di loro, i sintomi possono persistere a distanza di un anno dopo la nascita del bambino, anche a lungo termine, secondo uno studio condotto da Sara Casalin, dell’equipe di ricerca in psicologia clinica della Katholieke Universiteit Leuven (Ku Leuven), un´università di lingua olandese situata nelle Fiandre, in Belgio. Le donne che soffrono di depressione postnatale spesso sentono una grande tristezza, ansia e un senso di colpa nei confronti del loro bambino, che non si sentono alcun piacere da affrontare. In generale, questo periodo dura da tre a sei mesi. Ma secondo un´analisi di 23 studi internazionali condotti tra il 1985 e il 2012, sembra che i sintomi si estendano a quattro donne su dieci con questo disturbo. Le giovani madri single sono più a rischio. Ma altri fattori sono coinvolti: "salari bassi, un difficile rapporto con il partner o una storia di depressione svolgono un ruolo importante nello sviluppo della malattia e ciò tanto più se essi sono combinati," dice Sara Casalin. Secondo la ricercatrice, i risultati di questo studio sono destinati ad accompagnare meglio la depressione post-partum e meglio informare le persone interessate. Questo tipo di vera e propria patologia psicologica, rileva Giovanni D´agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, viene spesso ancora sottovalutato, mentre in un periodo di crisi come quello che stiamo vivendo, quelli che sono chiamati come altri fattori, stanno incidendo e non poco sull’accentuarsi di tale “piaga” anche nel Nostro Paese. Ecco perché, specie in questo particolare momento storico, è importante non abbassare la guardia e contribuire sia da parte dei familiari e delle persone care, ma anche dagli operatori sanitari, a far raggiungere alle madri, specie quelle più giovani, la consapevolezza della propria situazione psicologica sia per prevenire che per evitare l’acuirsi in caso di diagnosi di depressione post partum.  
   
   
DOPO L’ESPOSIZIONE AL LOUVRE LA MADONNA COL BAMBINO TORNA A PALAZZO MEDICI L’OPERA DI FILIPPO LIPPI È UNA TEMPERA SU TAVOLA DATABILE 1466-1469 CIRCA  
 
Firenze, 29 gennaio 2014 - Dopo l’esposizione in Palazzo Strozzi a Firenze prima e al Museo del Louvre di Parigi poi, la Madonna col Bambino di Filippo Lippi (Firenze 1406-7/1469) rientra a Palazzo Medici Riccardi. Il celebre dipinto è stato concesso in prestito dal 23 marzo al 18 agosto 2013 a Palazzo Strozzi (con oltre 94.000 presenze) e successivamente dal 26 settembre 2013 al 6 gennaio 2014 al Louvre, nell’ambito della mostra dal titolo “La Primavera del Rinascimento. La scultura e le arti a Firenze 1400-1460”. Le due esposizioni hanno raccolto 140 opere divise in 10 sezioni tematiche, il prestito dell’opera di Filippo Lippi, destinato alla devozione domestica privata, è stato essenziale nella sezione tematica Viii intitolata “La diffusione della Bellezza”, che ha proposto un confronto diretto fra Filippo Lippi e Luca della Robbia scultore della cerchia del Donatello. Si suppone che la Madonna col Bambino (tempera su tavola) abbia fatto parte delle collezioni medicee e che per questa via sia passata alla famiglia Riccardi che dal palazzo di Via Larga la trasferirono a Castel Pulci, successivamente nell’ex convento di San Salvi a Firenze per poi essere trasferita di nuovo al Museo Mediceo. L’opera è stata restaurata nel 1972 a cura del Gabinetto Restauri dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze ed è esposta dal 1985 in Palazzo. Dal 2001 la Provincia ha provveduto ad una sua definitiva sistemazione espositiva di eccellenza nell’ambito del percorso museale in una speciale teca climatizzata.