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Notiziario Marketpress di Venerdì 03 Ottobre 2014
IL PERUGINO VOLANTE E LA SUA GENIALE FAMIGLIA  
 
 Perugia – Giovan Battista Danti era un ragazzo prodigio. Matematico e fisico, quando aveva meno di 20 anni era già una gloria dell’università di Perugia, la città dove nacque nel 1478. I Baglioni, temuti signori della città, lo tenevano d’occhio soprattutto per i suoi progetti di ingegneria militare. Ma la mente del giovanissimo scienziato era pervasa da una ambizione segreta: quella di realizzare la profezia del filosofo medievale Ruggero Bacone, che nel Xiii secolo scriveva: “Arriveremo a costruire macchine alate, capaci di sollevarsi nell’aria come gli uccelli”. Però, a differenza del “doctor mirabilis”, Giovan Battista vagheggiava un volo senza aiuti meccanici. I suoi concittadini, per sfotterlo un po’, lo chiamavano Dedalo, come lo sfortunato e geniale personaggio della mitologia greca, che vide suo figlio Icaro inabissarsi in mare per essersi avvicinato troppo al sole mentre volavano insieme, lontano dal labirinto del feroce Minotauro che lui stesso aveva costruito. Anche Giovan Battista pensò a due grandi ali per realizzare il suo sogno. Ma non le fece di cera. Le volle enormi, realizzate con pelli e legni leggerissimi. Soprattutto stette bene attento che fossero proporzionate al suo peso. Per questo studiò varie soluzioni, esaminando a lungo la curvatura delle ali degli uccelli e l’impatto dei venti sulla innovativa struttura. Gli Uomini Alati Di sicuro, nonostante la sua profonda cultura sull’argomento, Giovan Battista non poteva conoscere le antichissime tradizioni cinesi dell’aquilone e della lanterna volante, che già da secoli si sollevavano in cielo, come le moderne mongolfiere, per mezzo dell’aria scaldata da piccole candele. Ma forse aveva letto la leggendaria storia dell’astronomo greco Archita, che quasi 400 anni prima di Cristo aveva costruito una colomba meccanica in legno che si alzava in aria grazie al vapore. E aveva comunque sentito parlare di un certo Armen Firman che nell’852 nella penisola iberica, costruì un grande mantello, simile a un ombrello con dei panni irrigiditi. Così abbigliato, si lanciò dal minareto della moschea di Cordova, senza farsi nemmeno troppo male, felice di aver realizzato un meccano simile al moderno paracadute. Un altro coraggiosissimo sperimentatore, poco dopo l’anno Mille, fu un monaco benedettino, Elmer di Malmesbury, studioso di astrologia, che in gioventù si fracassò le gambe dopo aver spiccato il volo con una specie di aliante dalla torre dell’abbazia. Rimase zoppo per tutta la vita, ma anche convinto che se si fosse attaccato al corpo una coda meccanica, avrebbe potuto effettuare un atterraggio morbido. Il suo superiore, l’abate di Malmesbury, pensò bene di vietargli qualunque altro esperimento. Così, con molti rimpianti, Elmer passò il resto dei suoi giorni pregando e lavorando ai suoi trattati astrologici. Le imprese temerarie di quegli uomini alati furono studiate dal matematico perugino. Ma Giovan Battista voleva andare oltre le improvvisazioni. Non era solo una questione di coraggio. La sfida del volo andava affrontata in modo scientifico. Come faceva negli stessi anni Leonardo da Vinci, che aveva 26 primavere più di lui e che da tempo raccoglieva minuziose osservazioni tecniche sulla resistenza aerodinamica. Studi straordinari che sarebbero poi confluiti nel famoso “Codice sul volo degli uccelli”, una delle sue tante opere incompiute e meravigliose. Leonardo vagheggiava splendide macchine che “battevano le ali” come quella stupefacente del “Grande nibbio”, che costruì osservando a lungo il volteggiare del rapace. L’incontro Con Leonardodanti cercava altre strade. Sosteneva che l’uomo poteva sì volare ma con le ali ferme, sfruttando il favore del vento e le correnti ascensionali, come accade oggi con gli alianti o i deltaplani. Le scarne cronache del tempo raccontano che i due scienziati una volta si incontrarono grazie a Giampaolo Baglioni, potente signore di Perugia, che aveva parlato a Leonardo di colui “qui ingenii acumine hominem quoque volare posse docuisset”. Immaginiamo la curiosità del grande genio di Vinci di fronte allo scienziato perugino che avrebbe potuto spiegare anche a lui come l’uomo potesse volare. I due furono presentati con ogni probabilità nel corso del 1502 a Castiglion del Lago, nella torre fortezza dei Baglioni, poi trasformata in Palazzo Ducale. Nello stesso luogo fu ospitato anche Niccolo Machiavelli. Leonardo allora progettava una definitiva bonifica idrografica delle vaste terre comprese tra il Trasimeno, la Valdichiana, la Valtiberina e il Valdarno. Venti anni prima, alla corte milanese di Ludovico il Moro, aveva perfezionato gli studi giovanili sulla resistenza dell’aria. Intuì di “poterla soggiogare e levarsi sopra di lei” soltanto “facendo forza contro”. Così, già nel 1485 progettò un paracadute. E disegnò anche una vite aerea, prototipo dell’elicottero. Giovan Battista e Leonardo da Vinci, sulle rive del Trasimeno, parlarono a lungo. Anche se ognuno rimase della propria opinione. Danti del resto, almeno da cinque anni, era già passato dalla teoria alla pratica. Il Volo Sui Tetti Di Perugianelle notti d’estate, all’imbrunire, accompagnato da un fedele servitore, caricava le ali su un carretto e correva verso il Lago Trasimeno. La prima volta si lanciò da una altura dell’Isola Maggiore, verso la punta di un mulino “per prendere il vento che spirava a tramontana”. Usò l’acqua come pista di atterraggio per evitare di sfracellarsi al suolo. E fece bene. Planò sul letto del Trasimeno e fu ripescato dal suo assistente. Insieme, dovevano sembrare ai perugini dell’epoca due strambi personaggi rapiti da un sogno tutto loro. Così, Lione Pascoli descrisse la strana coppia nel libro “Vite dei pittori, scultori e architetti perugini”, edito a Roma nel 1732: “Cominciò da sè a lavorare notte e giorno segretamente ferri, molle, e altri ordigni e tirateli tutti felicemente a fine altro non gli restava a fare che l’esperienza. E perché questa pure fosse occulta, acciò improvviso del tutto giungesse in Perugia lo spettacolo aspettò il plenilunio, e nell’ore in cui altri più saporitamente riposano ed in un luogo il più remoto d’una di quelle isole per non esser veduto, aggiustò bene al suo dosso gli ordigni, che formavano due ali, e sopra quell’acque tentò di volare, e volò per qualche non piccolo spazio facilmente; ma quando stanco volle fermarli, come voluto avrebbe a poco a poco, e gli convenne alla riva della medesima, ove quel suo amico l’aspettava, sovra dell’acque lasciarsi cadere”. La grande occasione per presentare la mirabile invenzione arrivò nel febbraio del 1498. Perugia si apprestava a celebrare le sfarzose nozze della giovane Pantasilea Baglioni, discendente del potente casato dei signori della città, con il celebre capitano di ventura Bartolomeo d’Alviano che l’anno precedente aveva perduto la prima moglie. Al culmine della festa, nella Piazza Grande, intorno alla Fontana Maggiore, tra i balli, i canti e i musici, l’attenzione degli illustri invitati e del popolo fu attratta dall’uomo alato salito su uno dei tetti adiacenti alla cattedrale. I suoni e le grida lasciarono spazio al silenzio: Giovan Battista Danti si lanciò nel vuoto, ad ali spiegate, fidando sull’eterno vento cittadino. E volò per qualche tempo sulla folla plaudente e stupefatta. Ma poi la giuntura di un’ala si ruppe e Dedalo sterzò, perse quota e cadde su un tetto vicino la Sapienza Nuova. Si fratturò una gamba ma acquistò gloria imperitura. Giovan Battista non ripeté più l’esperimento. Qualche tempo dopo, lasciò anche Perugia, alla volta di Venezia, dove insegnò matematica e lavorò come ingegnere militare al servizio della Serenissima fino alla fine dei suoi giorni. Morì a soli 39 anni nel 1517. L’eco delle sue gesta inchiostrò le attente pagine di storia perugina di Crispolti, Pascoli, Pellini e Bonazzi. Ma si spense presto, come il suo sogno. Rimase il nomignolo: Dedalo, sussurrato ancora dai tenaci cultori delle storie dimenticate. E una bella piazza perugina che oggi evoca il suo cognome ma che non è dedicata a lui. Una Piazza, Cento Storie Perché Piazza Danti, il salotto di pietra nascosto dietro il Duomo, si chiama così in onore di un pronipote di Giovan Battista: Vincenzo Danti, l’unico grande scultore perugino, autore della bella statua in bronzo di Giulio Iii che dalla fiancata della cattedrale ogni giorno, con la mano destra sollevata in alto, sembra benedire il passeggio dei perugini su Corso Vannucci. Al giorno d’oggi, in pochi si soffermano sull’altra mano del pontefice, quella poggiata sulla sedia: il palmo indolente imprigiona con una stretta vellutata e feroce il becco e la testa di un grifo. Così l’artista raccontò il destino della sua città, soffocata dal potere temporale dei papi. Il grande bronzo una volta troneggiava dietro San Lorenzo. E l’attuale Piazza Danti, proprio per l’imponente scultura, allora era conosciuta dai perugini come la “Piazza del Papa”. La statua fu spostata nel 1899 per fare spazio alle rotaie del tram elettrico che ora non c’è più. Così, quasi come risarcimento per il trasloco, lo spazio urbano fu dedicato a Vincenzo Danti. Per secoli, quell’approdo della città verticale, dove il gomitolo di strade che dalle antiche porte, i vicoli e le scale, dopo tante salite si ricompone in modo naturale, poco prima di esplorare nuove discese, fu chiamato anche Piazza delle Erbe e della Paglia. Della vecchia denominazione è rimasta una traccia curiosa nei bassorilievi disegnati sui palazzi, proprio all’inizio di Via del Sole e di Via Bartolo: segni di pietra quasi nascosti dai rifacimenti recenti delle vecchie costruzioni. Raffigurano delle mani che stringono spighe di grano. Perché il pane e le biade per i cavalli venivano vendute proprio lì, dove adesso, ogni settimana, viene ospitato il mercatino delle terrecotte. Pochi metri per cercare di capire una città: sulla piazza si apre la porta barocca della cattedrale dedicata a San Lorenzo, uno dei tre patroni di Perugia, insieme a San Costanzo e Sant’ercolano. Tutti e tre vescovi. Tutti e tre martiri e santi. Devozioni comuni ma diverse e personalizzate. Per lasciarsi, comunque, un’altra possibilità di scelta, anche nella preghiera. E quasi di fronte al tempio, il Pozzo Etrusco, scavato tre secoli prima della nascita di Cristo: una oscura vena che scende per 37 metri e dalla quale riemergono le profonde radici di Perugia. Piazza Danti, appena un passo dietro la Fontana Maggiore e il Corso dedicato al Perugino, protetta dalla cattedrale eppure comunque aperta verso altre direzioni, racconta forse meglio di ogni altro luogo l’anima di una città che più di esibire cela, nasconde e spesso dimentica, con l’eterna scusa della distrazione, marchio di un carattere orgoglioso e insieme sfuggente. George Steiner, che in un suo libro ha cercato di spiegare l’identità del Vecchio Continente, forse qui, seduto nell’ora del tramonto davanti al bar Turreno, troverebbe la miscela ideale di una certa idea di Europa, il bandolo della matassa di una identità da ricomporre. C’è il caffé, luogo degli appuntamenti, delle cospirazioni, dei dibattiti e dei pettegolezzi, dove i “flaneur” possono anche sognare oppure starsene accucciati al caldo appena torna la tramontana. Qui, di fronte a strade diverse che si biforcano, si può ancora camminare piano insieme ai propri pensieri. Il passeggio e il paesaggio rischiano di confondersi, come la memoria sugli uomini e sulle cose. L’anima Della Toponomastica La scritta “Piazza Danti” accoglie in modo sobrio il viaggiatore. E’ solo una parola. Ma esprime un calore nascosto rispetto ai freddi numeri delle anonime street e delle avenues sterminate di mondi nuovi e lontani. In Europa anche la toponomastica ha un’anima. E il nome Danti, come la città di Perugia, nasconde molto di più di quello che mostra a prima vista. Svela ancora, per chi le vuol cercare, le straordinarie vicende della geniale famiglia di Giovan Battista: una dinastia che segnò un’epoca di ingegno e bellezza nella Perugia a cavallo tra il Quattrocento e il Cinquecento. Il fratello maggiore del “perugino volante” si chiamava Pier Vincenzo. Era un vero uomo del Rinascimento, dall’ingegno multiforme: matematico e orafo, progettò e costruì raffinati strumenti astronomici. Era il figlio di un notaio, Bartolomeo Ranaldi. Ma volle inventare anche una nuova identità: amava a tal punto la letteratura e la poesia dell’Alighieri da chiedere ed ottenere di cambiare il suo cognome in Danti. La sua singolare richiesta fu accolta. E da allora lui e i suoi eredi a Perugia furono noti come i Danti, cioè figli di Dante, il sommo poeta che cantò l’acropoli nella Commedia: “onde Perugia sente freddo e caldo da Porta Sole…”. Geni Di Famiglia Pier Vincenzo ebbe due figli. Giulio, architetto e orafo per tradizione familiare, collaborò con Antonio da Sangallo alla costruzione della imponente Rocca Paolina che fu edificata in soli tre anni di lavoro. Sua sorella, Teodora Danti, era poetessa, pittrice e appassionata cultrice delle scienze matematiche: scrisse un commentario sugli Elementi di Euclide e fu anche, di fatto, la prima storica dell’arte italiana, capace di studiare e divulgare la dolce pittura del Perugino. Come suo zio Giovan Battista, anche Teodora non ebbe eredi. Così riversò il suo affetto e il suo sapere sui tre geniali figli di suo fratello: Vincenzo, Ignazio e Girolamo. Il primogenito, Vincenzo Danti, l’autore della statua di papa Giulio Iii, fu un “enfant prodige”: crebbe nel mito di Michelangelo, tanto da essere definito il suo discepolo, anche se non lavorò mai con il genio di Caprese. Cosimo I de’ Medici, colpito dalla sua bravura, lo volle a Firenze. Lì il grande scultore perugino scrisse “Il primo libro del trattato delle perfette proporzioni” e realizzò autentici capolavori come la “Decollazione”, conservata nel Museo dell’Opera del Duomo e “L’onore che vince l’inganno” che si può ancora ammirare al Bargello. Ma anche “La Madonna con il Bambino” esposta a S.croce e le due splendide statue dell’Equità e del Rigore che dimorano agli Uffizi. Altre meravigliose opere di Danti sono una “Flagellazione” emigrata nel museo Jacquemart André di Parigi e un “Cupido”, a lungo ritenuto di Michelangelo, che ha trovato casa nel Victoria and Albert Museum di Londra. Vincenzo lavorò lontano dalla sua città per 16 anni. Ma quando tornò a Perugia ebbe anche il tempo di fondare la celebre Accademia del Disegno, ora Accademia delle Belle Arti, alla quale donò le splendide copie in gesso dei quattro “Tempi del giorno” di Michelangelo. L’enciclopedico Ignazio Un nuovo cognome da indossare come un vestito immacolato. Il secondo figlio di Giulio fece onore al poeta che suo nonno voleva come antenato. Seguì il destino dei Danti, scolpito nei versi profetici: “Fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza”. Decise di farsi frate. Anche lui cambiò identità: fu battezzato con il nome di Carlo Pellegrino nell’anno 1536. Ma dal giorno in cui varcò la porta del convento di San Domenico, quando aveva poco più di 19 anni, si chiamò Ignazio. Si tuffò nella preghiera e nello studio della matematica, della geografia e dell’astronomia. Poi si trasferì a Firenze, nel monastero di San Marco, dove insegnò matematica e scienze alle figlie dell’aristocrazia fiorentina. Cosimo I de’ Medici, protettore di artisti e scienziati e che già aveva a suo servizio lo scultore Vincenzo Danti, colpito dalle sue capacità, lo chiamò per dipingere nel Guardaroba di Palazzo Vecchio le preziose carte geografiche del mondo allora conosciuto. L’opera, descritta mirabilmente dal Vasari, stupì i contemporanei ed entusiasmò il granduca. Ignazio, insieme ad altri strumenti scientifici, realizzò anche un globo terrestre e uno splendido astrolabio. Qualche anno dopo, costruì un quadrante marmoreo con otto orologi solari sulla facciata di Santa Maria Novella. E trasformò la chiesa in un grande osservatorio astronomico, in cui previde anche uno gnomone per misurare l’esatta posizione del sole nel cielo. Cosimo I premiò Ignazio con l’istituzione di una cattedra di Matematica. Danti lo ripagò con un’altra straordinaria scoperta, quaranta anni prima di Galileo: un rudimentale cannocchiale che utilizzò per seguire gli spostamenti della stella polare. Come suo zio, il “perugino volante” Giovan Battista Danti, anche Ignazio non si poneva limiti: in lunghi colloqui con Cosimo de’ Medici, concepì il grandioso progetto di un collegamento d’acqua, tra il Tirreno e l’Adriatico, lungo le valli dell’Appennino sfruttando il corso dell’Arno, un avveniristico canale e la forzosa nascita di alcuni laghi artificiali. La morte del granduca interruppe quel sogno visionario che scandalizzò la corte medicea e suscitò invidie tra i favoriti della nobile casata. Danti allora lasciò Firenze e si trasferì a Bologna, dove diventò presto professore di matematica nella prestigiosa università cittadina. Tra una lezione e l’altra ebbe anche il tempo di costruire la bella meridiana che ancora oggi adorna San Petronio e calcolare l’esatta circonferenza del globo terracqueo. La sua vita cambiò percorso quando fu eletto papa, con il nome di Gregorio Xiii, il giurista Ugo Boncompagni che, come Ignazio, aveva insegnato a Bologna. Danti non poteva dire di no al suo collega, che lo chiamò a Roma per dipingere le tavole d’Italia nella Galleria delle Carte Geografiche, ora visitabili nei Musei Vaticani. Il grande cosmografo perugino unì il Bel Paese nel nome della bellezza, della cultura, dell’arte e della religione. Le pareti della spettacolare galleria, lunga centoventi metri e larga sei, sono coperte da venti carte geografiche in scale diverse, colorate e popolate di stemmi, emblemi e simboli nelle quali ogni paese, ogni valle, ogni fiume e ogni montagna è riconoscibile. E sui mari, azzurrissimi e appena increspati che circondano la penisola, galleggiano navi di ogni foggia e colore. Nell’umbria, terra natale di Ignazio, intorno al Trasimeno, brulicano cavalli, accampamenti e soldati: una scritta in latino ricorda la grande sconfitta dei Romani ad opera di Annibale nei pressi di Tuoro. Così, nella via aerea che costeggia i Giardini Vaticani, l’aspro e colto Gregorio Xiii, il campione della Controriforma, nel 1580 poteva andare a passeggio per l’Italia, che considerava il suo giardino privato, senza nemmeno uscire dal suo palazzo. Il Calendario E L’obelisco Lo stupore che ancora oggi coglie i visitatori alla vista della Galleria delle Carte Geografiche fu lo stesso che attraversò i contemporanei. Ma Ignazio Danti doveva ancora compiere la sua opera più grande, quella per cui è passato alla storia: fu il principale autore del calendario che tutti noi ancora utilizziamo. La riforma gregoriana non nacque da motivazioni scientifiche, ma religiose: il calendario solare doveva coincidere con quello ecclesiastico. Dal tempo del Concilio di Nicea del 325 avanti Cristo, il calendario era rimasto indietro di 10 giorni rispetto al Sole. E la Pasqua si spostava sempre più verso l’estate. Veniva infatti calcolata in base alla data dell’equinozio di primavera, che era stata decisa in quella storica assise religiosa. Nella Torre dei Venti del Vaticano, sul pavimento del solaio, è ancora tracciata la linea meridiana grazie alla quale Ignazio spiegò l’errore al papa: nella seconda metà del Cinquecento lo sfasamento era ormai evidente. Gregorio Xiii, convinto da Danti, corse ai ripari e per risolvere il problema nominò una apposita commissione di cui faceva parte anche il vescovo perugino. E la sera del 4 ottobre 1582, gli italiani, i francesi, gli spagnoli, i portoghesi e tutti gli altri cattolici del mondo, accorciarono la propria vita: quando si svegliarono era il 15 ottobre 1582. Non avevano dormito dieci giorni: da quella ferale mattina era entrato in vigore il calendario gregoriano che sostituì quello giuliano. I paesi protestanti dovettero attendere il Xviii secolo per uniformarsi alla novità. E la Svezia, che lo fece gradualmente, si impantanò in un pasticcio di date: il 1712 a Stoccolma e dintorni fu un anno doppiamente bisestile con un febbraio di 30 giorni. Ignazio visse quei giorni di gloria senza parlarne troppo in giro, com’era suo costume. Il papa, riconoscente, lo premiò con la carica di vescovo di Alatri. Da allora l’enciclopedico domenicano si applicò con impegno alla cura delle anime. Ma non trascurò gli studi. Nel 1583, forse pensando agli anni della sua infanzia e agli insegnamenti di sua zia Teodora, scrisse una piccola storia della prospettiva. Costruì anche altri apparecchi che servivano ad effettuare complessi calcoli matematici insieme a degli anemoscopi capaci di indicare in modo esatto la direzione del vento. Nel museo archeologico di Perugia sono ancora visibili delle parti di questi preziosi strumenti. Gregorio Xiii morì. Al suo posto fu eletto Sisto V. Anche il nuovo papa ricorse a Ignazio Danti per la difficile operazione dello spostamento dell’obelisco in Piazza San Pietro. Il monumento egiziano, un enorme monolite in granito rosso, vecchio di tremila anni e alto 25 metri, fu portato a Roma su ordine dell’imperatore Caligola nel 40 D.c. Per evitare che si spezzasse, i Romani lo caricarono su una nave riempita di lenticchie. Sistemare il gigante di pietra al centro del luogo più importante della cristianità era una operazione altrettanto complicata. Ignazio guidò con maestria i lavori. Ancora oggi l’obelisco funge da meridiana della piazza e alla sua base si possono vedere i disegni degli equinozi e dei solstizi tracciati dal grande astronomo. Il “Giallo” Dell’arringatore Quel disegno dei cieli fu l’ultima opera di Ignazio, che morì a 50 anni. Era sopravvissuto a tutti i suoi familiari. Anche a Girolamo, che aveva undici anni meno di lui e che seguendo la tradizione della casa fu orafo e pittore. L’ultimogenito dei Danti rimase quasi sempre a Perugia, nella bottega rinascimentale dell’anziano padre Giulio. Dipinse la sagrestia della basilica di San Pietro e affrescò una parete del chiostro di San Domenico. Collaborò con il celebre Ignazio alla realizzazione delle meravigliose carte geografiche in Vaticano. Molte delle sue opere andarono perdute. Quelle rimaste si possono ancora ammirare nel museo della cattedrale di Perugia, nella bella chiesa di S.domenico a Gubbio, all’interno della Abbazia dei Sette Frati vicino Pietrafitta e nella collegiata di Umbertide. Tutti i figli di Giulio, insieme al capostipite Pier Vincenzo, ora riposano nella basilica perugina di San Domenico, la più grande chiesa dell’Umbria. Lì Ignazio era nato, lì fu ordinato frate e lì volle essere sepolto. Insieme a Girolamo disegnò la sua tomba e quella dei suoi congiunti: il sepolcro spicca su una colonna del tempio, a sinistra del presbisterio, sovrastato da un piccolo busto che raffigura Vincenzo, lo scultore Vincenzo. Una epigrafe latina incisa nella pietra ricorda la grandezza della inimitabile famiglia. Quasi sotto silenzio è invece passata un’altra vicenda: un “giallo” archeologico nel quale rimasero coinvolti quasi tutti i componenti della dinastia: il trasporto illegale da Perugia a Firenze, nel 1566, della preziosa statua dell’Arringatore, un bronzo etrusco ad altezza naturale trovato da un mezzadro in una vigna vicino Pila. Il contadino la vendette a Giulio Danti. Ma sparì subito dalla bottega orafa del centro di Perugia e andò ad arricchire la straordinaria collezione di capolavori di Cosimo de’ Medici. Il braccio levato della statua fu spezzato per facilitare il trasporto. L’arringatore, sistemato in una cassa, passò nottetempo la dogana di Sanguineto, vicino Tuoro sul Trasimeno, dove era segnato il confine tra lo Stato pontificio e il Granducato di Toscana. Il proprietario del terreno dove fu dissotterrato il bellissimo bronzo denunciò i Danti e il mezzadro. Il contadino fu imprigionato insieme a Giulio. L’orafo poi fu scarcerato, con gran scandalo della città, dietro 100 scudi di cauzione. Ma questa è un’altra storia.  
   
   
CHIARAVALLE IL BORGO IN FESTA 2014IL 4 E 5 OTTOBRE RITORNA IL MEDIOEVO NEL BORGO DI MILANO  
 
 Sabato 4 e domenica 5 ottobre, due giorni di festa a Chiaravalle! Il visitatore sarà proiettato in una dimensione dai sapori e colori medievali. Gli eventi saranno molteplici: dalle visite guidate ai tornei medievali di cavalieri in armatura. Da non perdere, nella giornata di domenica, l´esposizione di fiori e piante officinali Migiardino. Cibo e musica faranno da contorno a questo tradizionale e bellissimo evento.  
   
   
TEATRO DAL VERME: GALA´ LIRICO PER I 25 ANNI DI ASBIN ONLUS SABATO 18 OTTOBRE CON LA PARTECIPAZIONE DI EX-ALLIEVI DELL´ACCADEMIA DI PERFEZIONAMENTO PER CANTANTI LIRICI DEL TEATRO ALLA SCALA DI MILANO  
 
Sabato 18 ottobre alle ore 20.30 sul palcoscenico del Teatro Dal Verme alcuni cantanti lirici di fama internazionale, tutti ex-allievi dell’Accademia di Perfezionamento per Cantanti Lirici del Teatro Alla Scala di Milano, eseguiranno arie, duetti e terzetti delle opere di G. Verdi, G. Puccini, G. Donizetti, G. Rossini. Parteciperanno, tutti a titolo gratuito: Ludmilla Bauerfeldt-soprano, Denise Araneda-soprano, Bang Shinje-mezzo Soprano, Leonardo Cortellazzi-tenore, Christian Senn-baritono, Luca Marcossi-pianista. La serata, che sarà presentata da Maria Brivio, volto storico della Rai, vuole celebrare con Milano i 25 anni di attività di Asbin, Associazione Spina Bifida e Idrocefalo Niguarda Onlus, nata nel 1989 da un gruppo di genitori di bambini nati con la Spina Bifida, una grave malformazione congenita. Marco Zuccollo, presidente Asbin, esprime un caloroso ringraziamento alla Provincia di Milano ed al suo Presidente On. Guido Podestà, che ha concesso di celebrare questa importante occasione in una location prestigiosa come il Teatro dal Verme. Marilena Ganci - Assessore Idroscalo, Turismo, Comunicazione della Provincia di Milano - esprime grande soddisfazione a nome della Provincia di Milano nel poter dare il proprio contributo alla lodevole attività dell´Asbin. "La Provincia di Milano - ha dichiarato l´Assessore - da sempre sensibile alle tematiche sociali del territorio, è lieta di poter offrire all´Asbin il proprio supporto e ringrazia tutti coloro che vorranno intervenire a favore di questa importante causa. Sono convinta che, specie in questo difficile momento, la collaborazione tra le istituzioni del territorio e il mondo delle associazioni possa dare grandi risultati". Ex-allievi dell´Accademia di Perfezionamento per Cantanti Lirici del Teatro Alla Scala di Milano: Ludmila Bauerfeldt, Soprano Nel 2005 ha cominciato il percorso di studio di canto e musica nella nativa Rio de Janeiro al Conservatorio Brasiliano di Musica. Nel 2010 le è stato attribuito il 1° Gran Premio Sezione Voce (“Vozes do Brasil”) del Teatro Municipale di Rio de Janeiro. Nel 2011 è stata accolta all’Accademia del Teatro alla Scala di Milano, con i Maestri Renato Bruson, Mirella Freni e Luciana Serra. Diretta da Omer Meir Wellber, è stata solista della Messa in C Maggiore di Beethoven al Teatro Comunale di Firenze, nell’ottobre 2012 e sotto la bacchetta di Bruno Casoni, è stata solista della Petite Messe Solennelle di Rossini in Italia nel 2012 ed anche in Ungheria al Palace of Arts di Budapest nel 2013. Al Teatro Filarmonico di Verona, Ludmilla Bauerfeldt ha debuttato come Giulietta in Un Giorno di Regno di Giuseppe Verdi, nel Marzo 2013, diretta da Stefano Ranzani. Al Teatro alla Scala ha debuttato come Norina nel Don Pasquale di Donizetti (2012) diretta da Enrique Mazzola con la regia di Jonathan Miller. Inoltre, nella stagione 2013, ha debuttato nel ruolo di Giulia ne La Scala di Seta di Rossini, diretta da Christophe Rousset con la regia di Damiano Michieletto. Nella seconda edizione del Premio Etta Limiti – Opera, nel Maggio 2014 presso il Teatro Dal Verme di Milano, ha vinto il Primo Premio. Denise Araneda, Soprano Soprano, nata in Cile e Laureata in Pedagogia della Musica presso l´Università di Concepciòn. Nel 1998 vince una borsa del governo Italiano presso l´Accademia Internazionale della Musica di Milano, dove studia con il M° Vincenzo Manno. Nell´ambito concertistico il suo repertorio conta i Magnificat di A. Caldara, D. Cimarosa e J. Zelenka; Piccola Messa Solennelle di G.farina; Petite Messe Solennelle (G.rossini). A Ceremony of Carols (B.britten); Kleine Orgelsolomesse e Jujendmesse (F.j.haydn); Cantata Bwv 140 e Magnificat (J. S. Bach); Nulla in mundo pax sincera e Gloria (A. Vivaldi); Messa d´incoronazione, Vesperae solemnes de confessore (W. A. Mozart); Exultet (F. Manenti); Requiem (G. Fauré); Fantasia Corale (L. V. Beethoven) quest´ultimo sotto la guida del M° Aldo Ceccato nell´inugurazione del Teatro dal Verme, Lauda Sion (F. Mendelsohnn), Bachianas brasileiras N°5 (H.v illa-Lobos) e Stabat Mater (G. Rossini). Nell´ambito operistico ha fatto il suo debutto come Euridice nell´ Orfeo ed Euridice di C. W. Gluck, prodotto dall´ As.li.co (Circuito Lirico Lombardo). È stata Micaela in Carmen di G. Bizet, Ninetta nell´opera L´amore delle Tre Melarance di S. Prokof´ev, Serpina nella Serva Padrona di Pergolesi, Berta ne Il Barbiere di Siviglia di G. Rossini e cover di Contessa ne Le Nozze di Figaro di W. A. Mozart e tanti altri ruoli comprimari. Bang Shin Je, Mezzo Soprano Nata a Seoul (Corea del Sud) nel 1982, in Italia dal 2005, nel 2010 si è diplomata al Conservatorio Santa Cecilia di Roma. Nel 2011 è stata ammessa all’Accademia Teatro alla Scala e si è diplomata nel 2013. Nel 2014 il Secondo Premio Concorso Internazionale Lirico “Citta di Iseo”, il Primo Premio Concorso Internazionale “Premio Boni” di Brescia ed il Secondo Premio Concorso Internazionale “Riccardo Zandonai”. Al Nuovo Teatro dell’Opera di Firenze nel 2012 ha cantato La Messa in Do Maggiore op.86 di Beethoven, (Direttore Omer Meir Welber). Qui è stata solista ne La Messa per Soli, doppio coro e orchestra in do min. Kv427 di W. A. Mozart (Direttore Fabrizio Meloni), Messhia di Haendel, Elijah di Mendelssohn, La Maijor Mass di Schubert. Ha debuttato al Teatro alla Scala nel 2013 con il ruolo di Lucila ne La Scala di Seta di Rossini ed ha interpretato Miss Baggot ne Il Piccolo Spazzacamin di Benjamin Britten. Al Teatro Müvészetek Palotája di Budapest nel 2013 è stata fra I solisti nello Petitie messe Solennelle di Gioachino Rossini, (Direttore Bruna Casoni). Leonardo Cortellazzi, Tenore Nato a Mantova nel 1980, laureato in economia e commercio, si diploma in canto al Conservatorio di Parma con Lelio Capilupi. Tra gli impegni delle ultime tre stagioni, L’orfeo di Monteverdi (con Alessandrini), Le convenienze ed inconvenienze teatrali di Donizetti e L’occasione fa il ladro di Rossini al Teatro alla Scala, Lucia di Lammermoor (Arturo) a Sassari e Venezia, Don Giovanni a Venezia e al Comunale di Bologna, Rigoletto (Borsa) nella produzione di Andrea Andermann, trasmessa in mondovisione da Mantova (con Plácido Domingo, la direzione di Mehta e la regia di Bellocchio), Die Zauberflöte nei teatri del circuito lirico lombardo, la prima assoluta di Risorgimento! di Lorenzo Ferrero a Bologna e Anna Bolena a St. Moritz. Nella Stagione 2011-2012 ha interpretato Il ritorno di Ulisse in patria (Telemaco) al Teatro alla Scala, L’occasione fa il ladro a Reggio Emilia, Modena e Treviso, Il cappello di paglia di Firenze nei teatri del circuito lombardo, Così fan tutte a La Fenice di Venezia, Le Nozze di Figaro (Don Basilio) e Don Pasquale al Teatro alla Scala di Milano, Anna Bolena all’Opera Riehen, Basilea. Nella Stagione 2013-2014 ha interpretato Falstaff al Teatro Petruzzelli di Bari ed al Teatro Verdi di Busseto, Don Pasquale nei teatri di Clermont Ferrand, Reims, Rouen et Limoges, Pagliacci nel teatro di Avignone e Armida al Festival di Martina Franca. Tra i prossimi impegni: La Traviata alla Fenice di Venezia e L’incoronazione di Poppea al Teatro alla Scala di Milano, Don Giovanni e Romeo et Juliette all’Arena di Verona, Die Zauberflöte al Teatro Filarmonico di Verona. Christian Senn, Baritono Nato in Cile, si è perfezionato nel canto all’Accademia per solisti del Teatro alla Scala ed è oggi uno dei baritoni più apprezzati a livello internazionale. Molto vasto è il suo repertorio operistico e concertistico, prevalentemente orientato sul bel canto ma anche sul periodo classico e barocco. Christian Senn ha intrapreso da subito una carriera brillante, cantando con importanti direttori quali R. Chailly, R. Muti, F. Biondi, in Italia e all’estero, in prestigiose sale da concerto e teatri. Il suo repertorio comprende Il Barbiere di Siviglia (Figaro), Don Pasquale (Malatesta), Le nozze di Figaro (Almaviva), L’italiana in Algeri (Taddeo), Il Flauto Magico (Papageno), Così fan tutte (Guglielmo), senza dimenticare numerose pièces barocche (Bajazet, La Senna Festeggiante, Orlando Furioso, Alexander Fests, Johannes Passion, Oratorio di Natale, Magnificat). Tra gli impegni attuali e futuri citiamo: Johannes Passion con La Barocca di Milano diretta da Ruben Jais; Lucia di Lammermoor (Enrico) al Teatro Donizetti di Bergamo; Scala di Seta di Rossini al Théâtre Champs Elysées diretto dal Maestro Enrique Mazzola. Luca Marcossi, pianista Luca Marcossi ha iniziato giovanissimo lo studio del pianoforte al Conservatorio “J.tomadini” di Udine. Nel 2002 si trasferisce al Conservatorio “G. Verdi” di Milano nella classe dei Maestri Riccardo Risaliti e Daniele Lombardi, dove si diploma con il massimo dei voti. Nel 2009 si è diplomato in composizione nella classe di Fabio Vacchi con il Massimo dei voti e lode. Attualmente si sta perfezionando come Maestro collaboratore presso l´Accademia del Teatro alla Scala di Milano, sotto la guida di Umberto Finazzi, Vincent Scalera e Dante Mazzola. Ha seguito corsi di perfezionamento con Bruno Canino e Angela Hewitt; ha studiato direzione d’orchestra con Emilio Pomarico. Ha partecipato a masterclass di vari compositori, tra cui Karlheinz Stockhausen (Conservatorio Giuseppe Verdi Milano), Sir Peter Maxwell Davies (Accademia Chigiana di Siena), Julia Wolfe e Ivan Fedele (Sentieri Selvaggi - Milano). Ha collaborato come pianista e compositore nella realizzazione della colonna sonora dei film Gabrielle di Patrice Chéreau e Cento Chiodi di Ermanno Olmi. E’ stato assistente di Fabio Vacchi nella realizzazione del brano Mi chiamo Roberta per il festival Mittelfest 2006 e Sorrento 2006 e Parla Persefone (Fondazione Arnaldo Pomodoro 2009). Vincitore del Premio Beltrami di Musica da Camera del Conservatorio di Milano, in formazione con Arianna Dotto (violino) e Michele Naglieri (clarinetto), con cui ha più volte eseguito L’histoire du Soldat di Igor Stravinsky, con la partecipazione di Quirino Principe nel ruolo di voce recitante. Www.asbin.it    
   
   
SERATA DI CANTO CORALE IL 4 A NOVARA  
 
Sabato 4, alle 21, presso la Chiesa di San Francesco alla Rizzottaglia, si svolge la 24esima edizione della serata di canto corale “Incontro di Cori”, pa- trocinata dal Comune di Novara. Il coro C.a.i. “Città di Nova ra” si esibirà al fianco del coro Concordia di Merano, gruppo di tradizione che, come quello novarese, fu fondato nel 1951. Www.comune.novara.it    
   
   
IL NERA, BRIVIDI DI AVVENTURA  
 
E’ il parco delle acque: i fiumi Velino e Nera, il lago di Piediluco, la cascata delle Marmore, le grandi centrali idroelettriche per le acciaierie di Terni. Lungo la valle fluviale i piccoli centri fortificati: Arrone, Ferentillo, Montefranco; i monasteri, le torri di guardia. Ma è anche e soprattutto il parco dello sport, quello legato all’acqua (canottaggio, rafting, canoa) e quello riservato agli amanti della roccia, che popolano le pareti della grande palestra artificiale di Ferentillo. Definito “parco delle acque”, il Parco Fluviale del Nera, esteso per 2.120 ettari, comprende il tratto della Valnerina dall’abitato di Terria fino alla Cascata delle Marmore. Suo elemento caratterizzante è il corso medio inferiore del fiume Nera che, con acque limpide e cristalline, scorre per circa 20 chilometri. Il fondovalle è a volte stretto ed è sormontato da rilievi boscosi che presentano diverse imponenti pareti rocciose prevalentemente di calcare massiccio. Il territorio è ricco di testimonianze storiche e artistiche integrate completamente nell’ambiente. La chiostra dei monti, le gole e le forre perpendicolari alla valle sono di grande fascino e accessibilità. La Valnerina ha una ricca e varia vegetazione: tutta la fascia pedemontana, e parte di quella montana, è coltivata a olivi. Le cime più alte sono coperte da boschi di latifoglie e macchia mediterranea, mentre i pascoli sono ricoperti da fiori di rara bellezza come la peonia selvatica, la viola di Eugenia, il tulipano montano, l’orchidea omiciattola e la primula. Nelle zone rupicole è possibile trovare l’efedra nebrodense, una pianta rarissima esempio di flora superstite dell’età terziaria, che somiglia, come portamento, alla ginestra e presenta bacche rosse che maturano ad intervalli di tempo molto lunghi. Nei pressi della Cascata delle Marmore, la vegetazione, per l’eccezionale umidità atmosferica, si fa ricca di muschi e alghe oltre che di boschi di querce. Lungo le sponde del Nera si trova la tipica vegetazione ripariale igrofila di salici, pioppi bianchi e ontani neri che formano una galleria verde sull’acqua ove, non di rado, si possono incontrare la gallinella d’acqua, la ballerina gialla, il germano reale, il martin pescatore e il merlo acquatico. Se il fiume ospita la trota fario, gli affluenti sono habitat per il gambero, entrambi indicatori dell’elevata purezza delle acque. La montagna è popolata da uccelli rapaci come l’aquila reale, il biancone, il gheppio, la poiana e il falco pellegrino. Altri uccelli presenti sono il codirosso, il rondone maggiore e il raro passero solitario. Tra i mammiferi, il gatto selvatico e la martora. Itinerari Turistici * Ferentillo – Nicciano: Km 7 – Ore 2,30 – Dislivello in salita 240 m – Dislivello in discesa 240 m * Colleponte – Umbriano: Km 1,4 – Ore 0,45 – Dislivello in salita 132 m – Dislivello in discesa 0 m * Arrone – Monte di Arrone: Km 1,2 – Ore 0,45 – Dislivello in salita 184 m – Dislivello in discesa 12 m * Arrone – Tripozzo (At): Km 3,4 – Ore 0,45 – Dislivello in salita 239 – Dislivello in discesa 20 * Parco dei Campacci – Piazzale Vasi (Cv): Km 2,8 ore 1 – Dislivello in salita 0 m – Dislivello in discesa 173 m * Pollino – Salto del Cielo (Ps): Km 3,8 – Ore 1,30. Dislivello in salita 164 m – Dislivello in discesa 69 m Escursionistici * Ferentillo – Abbazzia di San Pietro in Valle: Km 7,8 – Ore 3,30 – Dislivello in salita 552 m – Dislivello in discesa 432 m * Anello del Monte Pennarossa (Mp) (Fa): Km 7 – Ore 4 – Dislivello in salita 352 m – Dislivello in discesa 352 m * Montefranco – Monte Moro – San Mamiliano: Km 4,4 – Ore 1,45 – Dislivello in salita 282 m – Dislivello in discesa 89 m * Pollino – Collebertone (Pc): Km 7,4 – Ore 4 – Dislivello in salita 430 m – Dislivello in discesa 430 m * Collefergia – Monte la Pelosa (Cm): Km 2,2 – Ore 1,45 – Dislivello in salita 349 m – Dislivello in discesa 0 m * I sentieri della Cascata: i quattro sentieri, fruibili con il biglietto d’ingresso alla cascata, risalgono la rupe della Cascata dal Belvedere inferiore a quello superiore. Cicloturistici Itinerario Cicloturistico 9: Il Lago di Piediluco e la Cascata delle Marmore (Marmore, Piediluco, Madonna della Luce, Marmore): Km 20 -Dislivello 150 m – Difficoltà: facile Per ulteriori informazioni: www.Bikeinumbria.it  Come arrivare In Auto Da Firenze e da Roma: Autostrada del Sole A1, uscita Orte; raccordo autostradale Orte-terni E45, successivamente S.s. 209 Valnerina In Treno Linee Fs Roma-ancona e Firenze-roma: stazione di Terni Proseguimento con mezzi pubblici in partenza dall’adiacente stazione degli autobus (terminal bus) In Autobus Umbria tpl e mobilità spa Telefono 075 50 67 81 Fax 075 500 45 30 Numero Verde 800 51 21 41 mail: info@umbriamobilita.It  In Aereo Aeroporto Internazionale San Francesco d’Assisi (Perugia – S. Egidio) Tel. 075 5921400 – www.Airport.umbria.it  Infoline Parco regionale del Fiume Nera Via San Francesco 52 05031 Arrone (Tr) Tel 0744 389966 Fax 0744 389947 www.Parchi.regione.umbria.it    
   
   
"STRADA PER STRADA" DA VENERDÌ 3 A NOVARA  
 
Per due anni si è chiamato "Insieme per decidere", oggi diventa "Strada per strada": non più una semplice assemblea civica alla quale i cittadini vengono convocati dal sindaco e dall´amminist razione, ma un´ampia campagna di a- scolto, nella quale la giunta comunale si avvicina a ciascun novarese per a- scoltare le sue esigenze. Da venerdì 3 ottobre il sindaco, gli assessori e i consiglieri di maggioranza percorreranno tutta la città in 13 tappe nei quartie- ri. Ogni appuntamento durerà l´intera gi ornata, con moment i di confronto e con la possibilità di parlare direttament e al sindaco negli “infopoint” che sa- ranno allestiti lungo le vi e del quartiere. Si comi ncerà con la zona di San Martino. Per il programma dettagliato: www.Comune.novara.it    
   
   
A ROMA LA PRIMA NAZIONALE DI “AMORE AMARO” DEBUTTO ITALIANO PER L’ULTIMA PRODUZIONE DELLA COMPAGNIA FRANCESCA SELVA REDUCE DA AVIGNON OFF DOVE HA OTTENUTO UN GRANDE SUCCESSO DI PUBBLICO E CRITICA  
 
Lo spettacolo andrà in scena - venerdì 10 ottobre Debutta a Roma in prima nazionale Amore Amaro, l’ultima produzione della Compagnia di danza Francesca Selva, presentata in anteprima mondiale a luglio al festival “Avignon Off” tra applausi e recensioni lusinghiere. Lo spettacolo interpretato dai danzatori Micaela Viscardi e Andrea Rampazzo con le coreografie di Francesca Selva e la regia di Marcello Valassina, andrà in scena al Teatro Greco - venerdì 10 ottobre alle 21.00 - nell’ambito della rassegna “Che danza vuoi?” giunta quest’anno alla Xvii edizione. Forte, intenso, a volte feroce, vissuto profondamente ma tormentato dalla solitudine interiore e dall´incomunicabilità. Amore Amaro racconta la paura della fine che diventa essa stessa già fine. Il cuore degli amanti protagonisti della scena si lascia sopraffare dalla routine quotidiana, dalla ripetitività della azioni spesso tipiche di un menage familiare. E poi cade, precipita in un silenzio assordante. Un amore che finisce per noia, tra ironie grottesche e cinismi spietati che ci lasciano un sapore amaro. Francesca Selva è un´autrice di danza contemporanea presente sulla scena internazionale come coreografa dal 1993. Il suo personalissimo linguaggio, che affonda le radici nella ricchezza del vocabolario classico, viene declinato in chiave contemporanea rivolgendo la propria attenzione agli aspetti più quotidiani e intimi. La ricerca coreografica di Francesca Selva si muove a partire dal sé, proiettando fuori, all’esterno ciò che si agita dentro ognuno di noi. Ad ispirare Francesca Selva è la vita stessa: la lettura di un testo, la visione di un film, un incontro fortuito in metropolitana, la rottura di una tazzina che cade, la notizia della cronaca locale, da cui nascono spettacoli come “Oppio”, “Sulle Labbra tue Dolcissime”, “Le Scarpe di Anita”, “Il Volo Interrotto”, “Ferita” che rievocano e mettono in scena stati d´animo e sentimenti appena accennati e riescono a sublimare emozioni che attraverso il linguaggio del corpo arrivano a toccare l´animo dello spettatore, trasportandolo emotivamente nella forza espressiva del movimento e della fluidità della coreografia. Info su www.Francescaselva.com    
   
   
A VERCELLI APERTURA DELLA PINACOTECA ARCIVESCOVILE  
 

Sabato 4 ottobre aprirà al pubblico la Pinacoteca Arci vescovile a Vercelli, in piazza Alessandro D´angennes 5, negli or ari di apertura del Museo del Teso- ro del Duomo: ore 10 - 12 e 15 - 18. Un’occasione unica per ammirare le o- pere di grande valore c he custodisce, con una buona documentazione stori- ca della vita dei vescovi e soprattutto de lla loro giurisdizione territoriale. In- gresso a pagamento. Info: Museo del Tesoro del Duomo, tel. 0161-51650. Www.tesorodelduomovc.it/

 

 
   
   
I SEGRETI DELLA MUSICA “RACCONTANDO TCHAIKOVSKY” PADOVA – AUDITORIUM “POLLINI” DOMENICA 12 OTTOBRE  
 
Celebre giornalista e scrittore, sarà Corrado Augias a condurre il primo appuntamento 2014 de “I Concerti Della Domenica”, tradizionale ciclo realizzato da “I Solisti Veneti” in collaborazione con il Comune Di Padova – Assessorato Alla Cultura. Un’inaugurazione in grande stile, quindi, quella di quest’anno, fissata per Domenica 12 Ottobre alle ore 11 a Padova all’ Auditorium “Pollini”, quando, proseguendo una serie di grandissimo successo (Raccontare Chopin nel 2010, Raccontare Mozart nel 2011, La vera storia di Traviata nel 2012), il popolarissimo giornalista Corrado Augias - affiancato dal pianista Giuseppe Modugno proseguirà la sua avvincente indagine sui grandi protagonisti e i famosi capolavori della storia della musica europea. Uno dei massimi esponenti del romanticismo russo, Pyotr Ilyich Tchaikovsky, sarà soggetto del nuovo e totalmente inedito spettacolo musicale di Domenica 12 ottobre, che si intitolerà I Segreti Della Musica “Raccontare Tchaikovsky” e, nel consueto stile narrativo di Augias, sarà concepito come una suggestiva indagine storica ed estetica sulla vita e le opere del grande Compositore. Universalmente noto per i suoi balletti, che rientrano senza alcun dubbio fra i massimi capolavori dell’Ottocento musicale, Tchaikovsky è artista nella cui personalità si fondono mirabilmente la tradizione russa e le cosmopolite esperienze avute in una vita di intensi viaggi in tutta Europa, che peraltro mai scossero quella profonda, radicata identità culturale che un altro Compositore russo, e si tratta di Stravinskij, avrebbe immortalato qualche decennio più tardi in una frase oggi celebre affermando che In realtà egli è il compositore più russo di tutti i musicisti del mio paese. Non necessita certo di lunghe presentazioni il giornalista e scrittore romano Corrado Augias, per lunghi anni corrispondente estero e inviato speciale di vari settimanali nonché carismatico protagonista del movimento d´avanguardia teatrale romano negli anni sessanta. Alla sua penna si devono piècés di successo come Direzione Memorie e Riflessi di conoscenza (di cui fu interprete protagonista Luigi Proietti) e ancora L´onesto Jago, spettacolo che ha inaugurato la Biennale di Venezia nel 1984, e, più recentemente, Le fiamme e la ragione (Music e Festival della Scienza di Genova 2007 - Regia Ruggero Cara) dedicato alla vicenda umana di Giordano Bruno. Per la casa editrice Rizzoli ha pubblicato una trilogia narrativa (Quel treno da Vienna, Il Fazzoletto azzurro, L´ultima Primavera) nella quale si racconta la storia italiana in anni fondamentali anche per la nostra vita (dal 1911, impresa di Libia, al 1921, vigilia del fascismo) e Giornali e spie, mentre insieme a Daniela Pasti (inviata speciale di "Repubblica" e sua moglie) ha scritto il romanzo Tre colonne in cronaca. I suoi romanzi recenti, Una ragazza per la notte e Una manciata di fango, raccontano in chiave metaforica vicende legate all’attualità italiana. Quella mattina di luglio narra di un delitto avvenuto a Roma poche ore prima del bombardamento del 19 luglio 1943. Molto successo hanno avuto i suoi quattro romanzi dedicati alle città Parigi, Londra, New York e Roma con numerose edizioni e traduzioni all’estero. Ha partecipato fin dall’inizio al rinnovamento dei programmi televisivi lanciato da Raitre con programmi di grande successo quali “Telefono giallo” e “Babele” fino ai più recenti “Enigma” e “Le storie – diario italiano”. “I Concerti Della Domenica”, ideati da “I Solisti Veneti” nel 1967, sono rassegna di indubbia originalità nata per coniugare ad un non mai trascurato intento autenticamente culturale altri importanti obiettivi, primo fra i quali quello di raggiungere quelle fasce di pubblico che difficilmente potrebbero partecipare ai normali concerti serali. Le famiglie con bambini e gli anziani, ma non solo, sono così da sempre il pubblico privilegiato ed entusiasta di tali concerti, pubblico favorito dall’orario delle manifestazioni - alle ore 11 della domenica mattina - e soprattutto dal carattere dei concerti che tanto nella formulazione dei programmi quanto durante le esecuzioni abbandonano ogni rigido formalismo per rivestirsi di vivace familiarità, grazie ad esempio agli interventi con i quali puntualmente Claudio Scimone, direttore de “I Solisti Veneti” e gli altri grandi artisti che partecipano ai concerti introducono ed illustrano le varie composizioni. Coronati da un successo di pubblico che in tanti anni non ha mai conosciuto flessioni “I Concerti Della Domenica” hanno attirato su di sé, e a più riprese, anche l’attenzione delle principali Radio e Televisioni italiane e straniere e sono stati imitati in molte fra le più importante città italiane.  
   
   
PORTICI DI CARTA , A TORINO 120 LIBRERIE E PICCOLI EDITORI  
 
Oltre due chilometri di libri sotto i porti ci di via Roma, con scrittori e passeg- giate letterarie nel cuore della città. Tutto questo e molto di più è Portici di carta , la grande libreria all´aperto che, sabato 4 e domenica 5 ottobre, taglie- rà il traguardo dell’ottava edizione. Pa rteciperanno 120 piccole e grandi libre- rie e piccoli editori piemontesi, graz ie al sostegno della Regione Piemonte. Fra gli appuntamenti, il ricor do di Giorgio Faletti, la riscoperta del poeta Dino Campana e l’incontro con il neo premio Campiello Gior gio Fontana. In conco- mitanza tornano anche la Via del gusto, con i maitres chocolatiers piemontesi e la giornata ecologica (domenica). Www.fondazionelibro.it    
   
   
IL TRIO “DOLCE SENTIRE” INAUGURA IL 56ESIMO CICLO DEI CONCERTI DI OTTOBRE 2014 AL SANTUARIO DELLA MADONNA PELLEGRINA. DAL 3 AL 24 OTTOBRE 2014 ALLE 21.00 RITORNA L’APPUNTAMENTO CON IL CICLO DI CONCERTI AL SANTUARIO DELLA MADONNA PELLEGRINA (VIA D’ACQUAPENDENTE 60 – PADOVA)  
 
Al via da venerdì 3 ottobre 2014, il 56esimo Ciclo di concerti di Ottobre 2014 organizzato al Santuario della Madonna Pellegrina di Padova in via d’Acquapendente 60: cinque gli appuntamenti in programma, affidati a prestigiosi gruppi e solisti padovani e non solo. I concerti saranno ad ingresso gratuito e si terranno alle ore 21.00. La rassegna è organizzata dal Centro Organistico Padovano con il patrocinio del Comune di Padova. Il C.o.p. Centro Organistico Padovano con sede in Padova (via F. D’acquapendente n.60) è un’associazione senza scopo di lucro e si prefigge di organizzare annualmente due cicli di concerti, ad ingresso libero, di musiche, prevalentemente d’organo, presso il Santuario della Madonna Pellegrina. L’iscrizione al Centro è aperta a chiunque intenda appoggiare l’iniziativa come socio ordinario o sostenitore. Si effettua presso la segreteria del Santuario. Si inizia venerdì 3 ottobre 2014 alle ore 21 con un viaggio artistico e musicale alla scoperta di temi religiosi in tutte le sue espressioni, dalla Shoah al sacrificio religioso non tralasciando il repertorio operistico e inediti arrangiamenti di grandi compositori quali E. Morricone, N. Rota, W. Dalla Vecchia, J. Williams e altri. Protagonista il trio “Dolce Sentire”, nato nel 2000, Anno Giubilare, che rappresenta un´unione professionale, ma soprattutto umana di tre affermati artisti:bSilvia Calzavara, soprano solista, Fabiano Maniero, prima tromba stabile dell’Orchestra del Teatro la Fenice di Venezia e de I Solisti Veneti e Silvio Celeghin,organista, pianista, clavicembalista e continuista de I Solisti Veneti. Apre il programma l´ Alleluja dal mottetto Exultate Jubilate per soprano, tromba e organo di Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791). Un passaggio attraverso l´opera barocca con le magiche suggestioni ed i virtuosismi vocali dell´aria Tornami a vagheggiar da Alceste di George Friedrich Händel (1685-1759). Dal Barocco al Melodramma italiano con un insolito Notturnoper soprano, tromba ed organo di Gaetano Donizetti (1797-1848). Segue un omaggio al maestro Wolfango Dalla Vecchia (1923-1994) nel 20° anniversario della morte con tre composizioni Lauda alla Madonna (1973) per soprano e organo, la Fantasiaper organo solo(1952) ed il Corale per tromba e organo “Komm susser Tod”. Ancora un omaggioal compositore Ritz Ortolani (1926-2014) con il famosissimo Fratello sole, sorella luna in una versione per soprano, tromba e organo. Si passa al sacro con un´Ave Maria per soprano, tromba e organo di Marco Enrico Bossi (1861-1925) ed il Magnificat per soprano, tromba e organo di Mons. Marco Frisina (1954) che conclude il concerto preceduta dalla Suite per soprano, tromba e organo del compositore N. Rota (1911-1979) legato al nome del regista Federico Fellini. La rassegna prosegue venerdì 10 ottobre 2014, ore 21, sulle note dell´organo suonato dal M. Bruno Volpato e delle voci femminili dell´Ensemble “Vaga luna” diretti dal M. Stefano Lovato. In programma musiche sacre tra Settecento ed Ottocento di Giovanni Battista Pergolesi (1710-1736),F. Mendelssohn Bartholdy (1805-1847) eWolfgang Amadeus Mozart (1756-1791). Venerdì 17 Ottobre, ore 21.00, sarà poi la volta della flautista Chiara Mario e dell´organista Giacomo Aduso, che sveleranno le vaste tavolozze timbriche di questi due strumenti attraverso un viaggio dalle sonorità barocche di Johann Sebastian Bach, allo stile classico di Mozart fino ad arrivare alle suggestioni di Reger, Debussy e Vierne. Tocca poi al coro tedesco “Evangelische Chorgemeinschaft an der Saar” , diretto dal M. Mauro Barbierato e accompagnato all’organo dal M. Sebastian Benetello, mercoledì 22 Ottobre, ore 21.00 in un “inno alla Francia con alcune delle più celebri pagine sacre di Camille Saint-saëns (1835-1921), Maurice Duruflé (1902-1986) e Gabriel Fauré (1845-1924). La rassegna si conclude, quasi a formare un ideale cerchio, e “torna all´inizio” con un trio soprano, tromba ed organo, venerdì 24 Ottobre, ore 21.00. Questa volta saranno la voce del soprano Alessandra de Negri insieme alla tromba suonata da Lilian Stoimenov e Marco Vincenzi all´organo, a riprendere le atmosfere settecentesche di Antonio Caldara, Johann Sebastian Bach, Johann Rosenmuller, Antonio Vivaldi, Tomaso Albinoni, Benedetto Marcello, A. Melani, Baldassarre Galuppi. Www.madonnapellegrina.it    
   
   
PEDALATAMICA V EDIZIONE/SOC  
 
Anche quest´anno la Soc Oncologia, in collaborazione con le Associazioni di Volontariato Astro e Progetto Vita e con l´Udace, organizza la manifestazione cicloamatoriale di sostegno al Volontaria to in oncologia Pedalatamica, a cui parteciperanno volontari, infe rmieri, tecnici sanitari, medici, pazienti e sempli- ci cicloamatori, che in questo modo vorr anno esprimere la pr opria solidarietà. L´edizione 2014 della Pedalatamica si svolgerà domenica 5 Ottobre 2014. Il ritrovo per la partenza è fissato a ll´esterno dell´Ospedale Cardinal Massaia di Asti, nello spazio di ingresso di corso Dante in corrispondenza della pensi- lina per parcheggio dei motocicli, alle ore 9, con partenza prevista alle 9.30. Come negli anni precedenti, il percorso di circa 70 Km toccherà i comuni di Isola d´Asti, Costigliole, Calosso (Piana del Salto), Canelli (con breve sosta e rifornimento in piazza Cavour), Cala mandrana, San Marzano Oliveto (Valle San Giovanni), Castelnuovo Calc ea (rotonda Opessina), Agliano Terme, Montegrosso, Vigliano, Isola d´Asti, con ritorno previsto all´ospedale per le ore 14 circa e ristoro gastronomico finale offerto dalle associazioni di volonta- riato. Www.asl.at.it    
   
   
LA GOLA DEI DINOSAURI  
 
In Umbria il turismo è anche storia. E fra le tante, ce n’è una più grande. Grande perché racconta la Terra per milioni di anni. E perché, come tutte le più grandi storie, è fatta di avvenimenti sorprendenti in cui la realtà supera la fantasia. Si snoda nel cuore delle montagne di Gubbio, lungo la Sr298, che percorre tortuosa la Gola del Bottaccione. Qui c’è la prova della più affascinante fra le teorie sull’estinzione di massa: l’evento catastrofico che avrebbe segnato la fine dei dinosauri sulla Terra. La scoperta – A metà degli anni ’70, il giovane geologo americano Walter Alvarez venne in Umbria per studiare le maestose sequenze di roccia sedimentaria che, uniche al mondo, rappresentano l’archivio di milioni di anni di storia del nostro pianeta. I suoi obiettivi non erano certo così ambiziosi da pensare di riuscire a leggerci dentro il motivo della scomparsa dei dinosauri e di molte altre forme di vita. Ma la casualità a volte gioca un ruolo importante nelle grandi scoperte. E Alvarez notò che uno degli strati di roccia non conteneva i microscopici gusci fossili tanto abbondanti nei calcari impilati sotto e sopra a quel piccolo livello rossastro. La cosa, anche se esulava dall’ambito della sua ricerca, lo incuriosì. I fossili sono la testimonianza della presenza di vita nel periodo di tempo in cui si forma una roccia. Perché in quel particolare strato non ce n’erano? Raccolse molti campioni ed iniziò ad analizzarli. I dati che ottenne erano inconsueti. Indicavano altissimi contenuti in Iridio, un metallo molto raro sulla crosta terrestre, ma comune nei frammenti di asteroidi che cadono sulla Terra. Dunque la roccia registrava forti concentrazioni di un elemento di probabile provenienza extraterrestre, e non conteneva forme di vita. Nella mente del ricercatore cominciò a germogliare il seme di un’idea. Tanto anticonvenzionale – per quel tempo – quanto lo era la roccia che l’aveva ispirata. La teoria del meteorite – Nel 1980 Alvarez propose la sua teoria. Un grosso meteorite poteva essere caduto sulla Terra. Il fortissimo impatto avrebbe provocato la polverizzazione di grandi pezzi del corpo celeste, i cui elementi – come l’Iridio – sarebbero poi ricaduti anche a grandissima distanza, entrando a far parte della composizione delle rocce che si stavano formando in quel momento. Gli sconvolgimenti climatici innescati dalla collisione avrebbero causato danni enormi alle forme di vita che popolavano la Terra, fino a portarne gran parte all’estinzione. La roccia del Bottaccione presentava infatti un’altra particolarità. Aveva 65 milioni di anni. Data significativa per i paleontologi, che avevano già da tempo appurato come quell’epoca rappresentasse un limite molto netto per l’evoluzione della vita sulla Terra. La maggior parte dei fossili recuperati dalle rocce più antiche di 65 milioni di anni – come i dinosauri – nelle formazioni più recenti non compaiono più. Al loro posto si trovano le vestigia di forme viventi completamente diverse. Come se 65 milioni di anni fa fosse accaduto qualcosa di così improvviso e letale da azzerare quasi totalmente la vita prosperata fino ad allora. L’ipotesi del meteorite calzava a pennello. Ma – per lunghi anni – solo nella mente di Alvarez. Scetticismi e rivincite – I detrattori della nuova, anticonformista teoria, basavano le loro critiche su due punti fondamentali. Il primo era di natura filosofica, e riguardava il concetto dell’Attualismo: principio secondo cui i processi che hanno operato nel passato sono gli stessi che osserviamo nel presente. La vita evolve gradualmente, le specie mutano o si estinguono nell’arco di lunghissimi periodi di tempo, non all’improvviso. Da questo punto di vista l’ipotesi di Alvarez era improponibile. Il secondo scoglio aveva un carattere più prosaico. Dov’era il cratere di questo meteorite? Un bolide di dimensioni tali da provocare l’apocalisse delineata da Alvarez, avrebbe dovuto lasciare una cicatrice indelebile sulla faccia della Terra. Ma nessuno dei crateri conosciuti fino ad allora era grande abbastanza, né corrispondeva all’età cruciale. Per avvalorare la sua teoria, Alvarez aveva bisogno di un cratere largo almeno 150 Km e vecchio 65 milioni di anni. Le sue ricerche continuarono per molto tempo. Nel 1990, un gruppo di studiosi che credeva in lui, trovò il candidato ideale: era ben nascosto fra la costa della penisola dello Yucatan ed il fondale marino antistante. Largo 180 Km e generato da una meteora grossa almeno quanto l’Everest, il cratere di Chicxulub era vecchio esattamente 65 milioni di anni. Di fronte ad evidenze così schiaccianti, anche gli scetticismi di natura filosofica si spensero. La teoria che Alvarez aveva faticosamente portato avanti per 10 lunghi anni era finalmente riscattata. Un belvedere eccezionale – Per chi ha voglia di osservare il panorama da un altro punto di vista, i monti di Gubbio rappresentano un belvedere eccezionale. E’ per questa nuova e più ampia panoramica che, nel 2008, Walter Alvarez ha ricevuto la maggiore onorificenza nel campo della geologia: il premio Vetlesen, equivalente al Nobel nell’ambito delle scienze naturali. La comunità scientifica, conferendogli il prestigioso riconoscimento, ha voluto sottolineare l’essenza fondamentale dei suoi studi. Oggi esistono altre teorie, parallele a quella di Alvarez, che introducono la possibilità che anche altri eventi di natura terrestre possano aver avuto ruoli comprimari nel fenomeno dell’estinzione di massa. Ma il suo lavoro ha dimostrato come eventi catastrofici possano rimodellare improvvisamente il corso dell’evoluzione sul nostro pianeta. Ci ha dato una visione alternativa della storia della vita sulla Terra, dimostrandoci quanto il nostro pianeta possa essere intimamente collegato al resto dell’Universo. Ha allargato i nostri orizzonti, offrendoci un panorama in cui tutto può dipendere anche da come il nostro mondo interagisce con gli altri corpi cosmici. Alvarez non ha solo trasportato lo studio degli impatti extraterrestri dal campo della fantascienza a quello della scienza, ma ha cambiato per sempre il modo in cui osserviamo il nostro pianeta e la sua evoluzione. Con il moderno catastrofismo, ora ben radicato non solo nella bibliografia scientifica, ma anche in quella divulgativa, nella cinematografia e negli allestimenti museali, Alvarez ha avuto successo anche nel creare un solido ponte fra il mondo scientifico e quello della cultura popolare.  
   
   
WELFARE, SABATO 4 OTTOBRE ALLE 10 ASSESSORE LIGURIA PARTECIPA A FLASH MOB ALL’OSPEDALE GALLIERA  
 
Genova. Anche Genova scende in piazza a favore dell´allattamento al seno. Sabato 4 ottobre alle 10 all´ospedale Galliera Unicef e Lega italiana del latte organizzeranno un flash mob, come in altre 100 piazza italiane, per promuovere l´allattamento al seno. All´iniziativa prenderà parte anche l´assessore regionale al welfare Lorena Rambaudi per ribadire l´importanza, anche per la salute, di un gesto naturale che sempre più è stato relegato ai margini, complice una cultura che usa il seno come mezzo pubblicitario per vendere, ma che si stupisce di vedere allattare i bambini liberamente senza doversi nascondere tra le mura domestiche. A Genova in particolare il flash mob si svolgerà in uno spazio istituzionale come l´Ospedale Galliera per sottolineare l´impegno dell´Unicef nel certificare le strutture ospedaliere "baby friendly", amiche dell´allattamento.  
   
   
BOLZANO, PLANETARIUM: CON UNA MUCCA ALLA SCOPERTA DELLO SPAZIO  
 
Un´introduzione al sistema solare rivolta ai più piccoli, con l´aiuto di Stella, una simpaticissima mucca spaziale: è la singolare iniziativa proposta da sabato 4 ottobre al Planetarium di San Valentino in Campo nel comune di Cornedo . La proposta del Planetarium Alto Adige offre a bambini e ragazzi - ma non solo a loro - un emozionante viaggio tra i pianeti e le stelle del cielo. Durante questo percorso non ci sarà solo un astronomo ad aiutarli, ma anche Stella, una mucca che ha scelto di vivere tra i pianeti del sistema solare e che farà strada ai visitatori attraverso la via Lattea, alla scoperta delle costellazioni visibili nel cielo: il Toro, l´Ariete, il Grande e il Piccolo Carro, Orione e tante altre. I partecipanti potranno inoltre conoscere le fasi della luna, il sole e le comete che solcano il sistema solare, come nascono le stelle cadenti e cosa succede quando toccano terra. Un´allegra e divertente escursione in lingua tedesca, prodotta dal Planetarium di Amburgo, insomma, che avrà la sua prima sabato 4 ottobre alle 15 al Planetarium Alto Adige di San Valentino in Campo, nel comune di Cornedo. La prenotazione è obbligatoria: tel. 0471 610020 dal martedì al venerdì dalle 9 alle 16, il sabato dalle 14.30 alle 20 e la domenica dalle 13.30 alle 18, oppure via mail a info@planetarium.Bz.it    
   
   
VENDEMMIA DEL NONNO E FIERA DEL TARTUFO A CASTAGNOLE MONFERRATO  
 
Quarantesima edizione, domenica 5 ottobre a Castagnole Monferrato, della “Vendemmia del Nonno”. Un’occasione pe r viaggiare indietro nel tempo e ricordare come si faceva una volta la vendemmia tra canti, balli, rassegna di prodotti tipici locali con pr otagonista “Sua Maestà il Tart ufo” nel centro storico e nella bellissima Tenuta La Mercantile. Si inizia alle 9:30 con la sfilata dei trattori d’epoca lungo le vie del Paes e, accompagnati dalla Banda Musicale di Rocchetta Tanaro con partenza dalla Cantina Sociale. A seguire la Cam- minata tra i vigneti di Ruchè fino al Bricco Dorati ( belvedere) dove si potran- no degustare piatti tipici, in attesa del ll’arrivo dei vendemmiatori per l’avvio della rievocazione storica. La manifest azione si concluderà alle 17:30 con la distribuzione della polenta e premiazione dei trattori. Www.comune.castagnolemonferrato.at.it