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Notiziario Marketpress di Lunedì 27 Ottobre 2014
L´UNIONE EUROPEA DARÀ UN IMPULSO ALLA RICERCA SULL´EBOLA CON 24,4 MILIONI DI EUR  
 
Bruxelles, 27 ottobre 2014 - La Commissione europea ha annunciato il 23 ottobre che stanzierà 24,4 milioni di Eur dal bilancio dell´Ue per l´urgente e necessaria ricerca sull´Ebola. Il finanziamento sarà destinato a cinque progetti, che vanno da una sperimentazione clinica su larga scala di un potenziale vaccino ai test sui composti esistenti per la cura dell´Ebola nonché su quelli di nuova concezione. Al fine di avviare le attività quanto prima il denaro verrà erogato da Orizzonte 2020, il programma di ricerca e innovazione dell´Ue, attraverso una procedura accelerata. La Commissione collabora inoltre con l´industria sull´ulteriore sviluppo di vaccini, farmaci e metodi diagnostici per l´Ebola e per altre malattie emorragiche nell´ambito dell´iniziativa tecnologica congiunta sui medicinali innovativi. José Manuel Barroso, Presidente della Commissione europea, ha dichiarato: "Nei confronti dell´Ebola abbiamo ingaggiato una corsa contro il tempo; dobbiamo affrontare la situazione di emergenza ma anche trovare una risposta a lungo termine. Sono pertanto lieto di annunciare che verrà reso disponibile un ulteriore finanziamento di 24,4 milioni di Eur, che velocizzerà alcune delle più promettenti ricerche per lo sviluppo di vaccini e di cure." "Uno dei messaggi più importanti da comunicare con l´odierno incontro della comunità internazionale presso l´Oms, a Ginevra, è la necessità di rafforzare la ricerca medica sull´Ebola," ha dichiarato Máire Geoghegan-quinn, Commissaria Ue per la Ricerca, l´innovazione e la scienza. "Questi progetti arruolano i migliori ricercatori universitari e l´industria per sferrare un attacco contro questa malattia letale.” Il finanziamento verrà erogato in base alle proposte presentate da gruppi provenienti da tutta l´Ue e da numerosi paesi terzi, che sono state valutate da un gruppo indipendente di esperti (cfr. Allegato per i progetti selezionati). Il professor Peter Piot, direttore della London School of Hygiene and Tropical Medicine, nonché uno degli scopritori dell´Ebola, ha così reagito all´annuncio del finanziamento: "Accolgo con estremo favore l´intervento decisivo della Commissione a sostegno della serie di sperimentazioni cliniche e di studi sul virus Ebola quale parte del contributo dell´Europa a porre fine alla crisi dell´Ebola, che è già costata la vita a moltissime persone." La Commissione ha altresì chiesto al partenariato Europa-paesi in via di sviluppo per gli studi clinici (Edctp) di inserire nel suo piano di lavoro le nuove epidemie che interessano l´Africa, tra cui l´Ebola. Ciò consentirà all´Edctp di finanziare le sperimentazioni cliniche su farmaci, vaccini e metodi diagnostici nei futuri inviti a presentare proposte. L´annuncio coincide con l´odierno incontro ad alto livello presso l´Oms, a Ginevra, che coinvolge la comunità internazionale e i rappresentanti dell´industria. Nel corso dell´incontro si esaminerà l´accesso ai vaccini a breve termine, il finanziamento delle campagne di vaccinazione e di immunizzazione nonché la progettazione, la capacità di produzione, la regolamentazione e l´indennizzo delle sperimentazioni cliniche. Contesto L´unione europea ha svolto un ruolo attivo sin dalle prime fasi della crisi. La sola Commissione europea ha finora stanziato 180 milioni di Eur di aiuti umanitari e allo sviluppo per sostenere i paesi colpiti dall´epidemia. L´assistenza si concretizza, ad esempio, nell´assistenza sanitaria di prima necessità alle comunità interessate e nella collaborazione ai fini del contenimento dell´epidemia attraverso la diagnosi rapida e campagne di sensibilizzazione sulla malattia. Oltre al contributo finanziario, il contributo dell´Ue alla lotta contro l´epidemia si realizza con la presenza di esperti sul terreno e con il coordinamento della fornitura degli approvvigionamenti e di eventuali operazioni di evacuazione. La Commissione già finanzia attività di ricerca sull´Ebola nell´ambito del settimo programma quadro dell´Ue (7° Pq) per le attività di ricerca, sviluppo tecnologico e dimostrazione. Tra le tematiche affrontate figurano lo sviluppo di nuovi farmaci antivirali, il collegamento tra laboratori ad alta sicurezza, la gestione clinica dei pazienti, in particolare in Europa, e le soluzioni alle strozzature etiche, amministrative, normative e logistiche che ostacolano una risposta rapida della ricerca. Per ulteriori informazioni Sito di coordinamento sull´Ebola: http://europa.Eu/newsroom/highlights/special-coverage/ebola/index_en.htm  Scheda informativa sulla risposta dell´Ue all´Ebola: http://europa.Eu/rapid/press-release_memo-14-599_en.htm  Sito web di Orizzonte 2020: http://ec.Europa.eu/programmes/horizon2020/    
   
   
PROTONTERAPIA, TRATTATO OGGI IL PRIMO PAZIENTE  
 
Trento, 27 ottobre 2014 - Trattato il 22 ottobre a Trento il primo paziente dell´Unità clinica di protonterapia. Il paziente è stato individuato come idoneo in seguito ad una serie di approfondimenti diagnostici effettuati nei giorni scorsi. Il percorso terapeutico ha previsto, come da prassi, la stesura di uno specifico piano di trattamento personalizzato e la successiva esecuzione delle misurazioni fisiche indispensabili per assicurare l’accuratezza del trattamento. La procedura prevede che tutti i casi per i quali vi potrebbe essere indicazione alla terapia fisica con protoni vengano prima valutati dagli specialisti dell’Unità operativa e poi discussi collegialmente all’interno di un gruppo multidisciplinare, coordinato dal Dipartimento oncologico dell’Apss, la cui composizione varia in base alla patologia da curare. Il trattamento standard dei pazienti seguiti dal Centro prevede la somministrazione di dosi multiple di radiazioni, effettuate con cadenza giornaliera, in base a quanto definito negli specifici piani di cura personalizzati. Cos’è la protonterapia Dal punto di vista clinico-medico la protonterapia costituisce un trattamento radiante di precisione con particelle pesanti (protoni) per pazienti affetti da patologie tumorali. Per la erogazione della terapia è necessaria un’apparecchiatura di produzione delle particelle (ciclotrone) e un sistema di trasporto del fascio e di rilascio sul paziente (gantry) tecnologicamente avanzato. Le caratteristiche fisiche dei fasci di protoni sono tali da poter rilasciare la dose sulla zona da trattare con estrema precisione risparmiando i tessuti sani circostanti. Quali tumori vengono trattati In linea di principio è trattabile qualsiasi tumore con potenziali vantaggi dosimetrici (e probabilmente clinici). In particolare il bersaglio principale è rappresentato da neoplasie complesse e di difficile irradiazione o usualmente poco rispondenti con le tecniche tradizionali, o dove il risparmio dei tessuti sani circostanti, particolarmente delicati, sia di vitale importanza.  
   
   
“TUMORI, SERVE PIÙ COLLABORAZIONE TRA ONCOLOGI E MEDICI DI FAMIGLIA” AIOM, SIMG E PAZIENTI: “AL VIA L’ALLEANZA OSPEDALE - TERRITORIO”  
 
Roma, 27 ottobre 2014 – Il 73% dei pazienti riconosce il valore della collaborazione fra oncologo e medico di famiglia per la gestione della sua malattia. Ma oltre la metà (54%) giudica oggi questo rapporto insufficiente. Opinione condivisa anche dai clinici: per il 57% di loro la cooperazione ospedale-territorio è inadeguata. Oncologi e medici di famiglia non si parlano o si parlano poco e questo pesa nella gestione della patologia, soprattutto dopo la fase acuta. Con la conseguenza di affollare per anni gli ambulatori di oncologia degli ospedali, far lievitare i costi, affrontare trasferte verso il centro clinico con perdite di giornate di lavoro per i familiari. Eppure basterebbe poco per sviluppare un forte rapporto fra oncologo e medico di medicina generale che potrebbe, senza problemi, gestire il follow-up del paziente, riservando la visita specialistica quando è davvero utile. Da questa analisi è partito il primo progetto mai realizzato in Italia di collaborazione fra l’Associazione di Oncologia Medica (Aiom) e la Società di Medicina Generale (Simg), con i pazienti dell’Associazione Malati di Cancro (Aimac) sulla gestione del malato oncologico. E si è avviato con tre sondaggi, effettuati fra le tre categorie coinvolte, che hanno interessato oltre 1.000 tra specialisti, medici di famiglia e pazienti. “Nel nostro Paese quasi un milione di persone si sottopone a controlli di follow-up. Dobbiamo dare loro la possibilità di essere seguiti per le visite di routine anche vicino casa, senza recarsi per forza nei centri oncologici – commentano i proff. Stefano Cascinu e Carmine Pinto, Presidente e Presidente Eletto Aiom, nella giornata inaugurale del Xvi Congresso Aiom, conclusosi ieri a Roma –. Ecco perché è necessario creare un modello di condivisione del follow-up con i medici di famiglia. Un’alleanza che ottimizzi l’assistenza e diminuisca i tassi di ospedalizzazione durante la sorveglianza clinica. Questo significa garantire alle persone una migliore qualità di vita. Ovviamente, in caso di necessità o di urgenza, il centro specialistico rimane sempre presente. Ma dobbiamo iniziare a deospedalizzare il più possibile la patologia oncologica”. I sondaggi sono parte del primo progetto nazionale che riunisce Aiom, Simg e associazioni di pazienti, reso possibile da un educational grant di Novartis, per rilanciare ai massimi vertici istituzionali il messaggio della condivisione del follow-up. Sono stati realizzati anche opuscoli informativi e un sito internet, che diventerà una piattaforma di confronto tra specialisti. Nella prospettiva che i cosiddetti lungosopravviventi continuino ad aumentare, grazie soprattutto alle nuove terapie. “La richiesta dei malati è chiara: adottare un modello di cure integrate caratterizzato da una costante interazione tra i professionisti, in tutte la fasi della storia clinica della persona – spiega la dott.Ssa Elisabetta Iannelli, Segretario Aimac –. Le competenze necessarie, infatti, sono articolate e non possono essere concentrate su una figura unica”. Il 40% dei pazienti intervistati è in follow-up da 5 e più anni e il 59% ha come unico punto di riferimento l’oncologo. Solo uno su quattro si reca sempre dal medico di famiglia per consigli sui piccoli disturbi. “La nostra attività è fondamentale già ‘a monte’, nell’identificazione dei fattori di rischio. Deve esserlo sempre più anche in fase di malattia conclamata, soprattutto nella gestione degli effetti collaterali più leggeri delle terapie e nei piccoli disturbi quotidiani – aggiunge il dott. Claudio Cricelli, Presidente Simg –. Grazie a una collaborazione adeguata tra oncologi e medici del territorio riusciremo a ottimizzare le risorse e ridurre i costi. Priorità assolute, vista la grave situazione economica”. “Abbiamo sposato con grande entusiasmo questo progetto, perché fornisce una risposta a un preciso bisogno della sanità e incoraggia il confronto tra i vari attori coinvolti – sottolinea il dott. Luigi Boano, General Manager Novartis Oncology Italia –. Incentriamo da sempre le nostre attività sui benefici per il paziente, non solo con nuove terapie sempre più efficaci, ma anche con iniziative educazionali incentrate sulla formazione e sull’informazione” Il follow-up è una procedura indispensabile per il monitoraggio dei risultati delle terapie e per la diagnosi tempestiva delle eventuali ricadute. Vengono utilizzate visite cliniche, esami ematochimici, markers e indagini strumentali, secondo protocolli ben codificati e basati sulle evidenze di letteratura. “L’ansia del paziente o la medicina difensiva da parte del curante possono comportare un eccessivo e anomalo ricorso a esami diagnostici – concludono i proff. Cascinu e Pinto –, al di fuori dei protocolli, con utilizzo di fondi che vengono distratti da altre necessità assistenziali. In un sistema sanitario che opera con risorse limitate tutto questo è inaccettabile. In Italia i nuovi casi di cancro nel 2013 sono stati 366mila: 200.000 (55%) negli uomini e 166.000 (45%) nelle donne. Questi dati fotografano perfettamente la dimensione del problema, in quanto i pazienti ricorrono con la frequenza prevista dai protocolli a esami di follow-up, per un tempo di vita fortunatamente molto lungo”.  
   
   
LOMBARDIA. CASO LEGIONELLA, ASSESSORATO SALUTE: MASSIMA ATTENZIONE SANITARIA  
 
Milano, 27 ottobre 2014 - "In merito al verificarsi di sei episodi di legionellosi nel territorio del comune di Bresso, si precisa che -come comunicato dall´Asl di Milano, ente competente per le scelte operative sul proprio territorio, sono in corso tutti gli accertamenti per escludere rischi per la popolazione". Lo scrive una nota dell´Assessorato alla Salute di Regione Lombardia. " In via precauzionale, in attesa dell´evolversi delle analisi, - spiega la nota - sono state per questo avviate operazioni di sanificazione su pozzi, filtri e tubazioni dell´acquedotto". Eventuali Sintomi - "Per fini preventivi - spiega ancora il testo - si informa come la legionellosi si presenti in due forme: la febbre di Pontiac, molto simile a un´influenza e quindi raramente identificata; una polmonite, con febbre, tosse, dolori muscolari e in alcuni casi anche difficoltà respiratorie. Generalmente le forme più gravi si presentano in persone debilitate come alcolisti e malati cronici". Come Si Contaggia - "La legionella si trasmette solo per via aerea inalando particelle di acqua, come avviene durante la doccia o in ambienti climatizzati. Può capitare infatti - conclude la nota - che la legionella si accumuli nelle autoclavi degli impianti di distribuzione dell´acqua potabile, oppure nei filtri per l´umidificazione presenti nei climatizzatori e, attraverso le goccioline di aerosol che si formano, raggiunga i polmoni. La legionella dunque non si trasmette da un ammalato a un altro soggetto, né bevendo acque che la contengono". Prevenzione E Numeri Per Informarsi - La prevenzione del contagio consiste soprattutto nella corretta manutenzione di impianti idrici per l´acqua calda e dei climatizzatori. Al fine di permettere a chiunque ne avesse la necessità di ricevere informazioni sull´infezione da legionellosi, a cura dell´Asl di Milano, si rendono disponibili i numeri 02/85783844 e 02/85786865 (dalle 9 alle 15) e l´indirizzo di posta elettronica malattieinfettived1@asl.Milano.it Scrupolosa Attenzione - L´assessorato alla Salute di Regione Lombardia - che ha la competenza di fornire i necessari indirizzi tecnici-sta seguendo con scrupolosa attenzione l´evolversi dell´intera vicenda in stretto legame con l´Asl di Milano per i necessari interventi di prevenzione a tutela della salute dei cittadini di Bresso e dell´intero territorio coinvolto.  
   
   
SANITÀ NEL LAZIO: FIRMATO L’ACCORDO CON I SINDACATI SUL PIANO PER RIDURRE LE LISTE DI ATTESA  
 
Napoli, 27 ottobre 2014 - Dal 1° gennaio 2015 parte il monitoraggio delle prestazioni sanitarie che rientrano nell’ambito dei “progetti speciali” adottati dalla Regione per ridurre le liste di attesa. Il monitoraggio avverrà in modo puntuale e prevede anche l’esame congiunto con le organizzazioni sindacali confederali e territoriali. La Regione ha firmato un accordo con i sindacati confederali della Sanità, funzione pubblica e pensionati proprio in merito al Piano regionale per ridurre le liste di attesa in sanità: il tutto all’insegna della condivisione e della trasparenza. Le strutture dovranno comunicare i risultati e volumi di attività. Aziende sanitarie e ospedaliere, Irccs pubblici e Policlinici Universitari saranno tenuti a dare ampia diffusione sull’andamento dei progetti e dei risultati raggiunti nonché sui volumi dell’attività ordinaria e intramoenia. Nello stesso tempo le Asl dovranno pubblicare anche i tempi di attesa e l’operatività dei criteri di appropriatezza a partire dalle prestazioni maggiormente critiche. Le prestazioni dei “progetti speciali” in orari e giornate più favorevoli ai cittadini. Per favorire le esigenze dei cittadini dovranno essere effettuate preferibilmente nelle ore serali dei giorni feriali, fino alle 22, e nella giornata di sabato. L’obiettivo è proprio quello di recuperare le prenotazioni attualmente presenti nel sistema Recup, oltre la data del 30 novembre 2014. I cittadini potranno anticipare la data dell’esame già fissato. In questo modo potranno svolgere nuove analisi e controlli in tempi più rapidi. In particolare tra le varie analisi ed esami saranno privilegiate le prestazioni che hanno un tempo di attesa maggiore di 180 giorni. Una priorità particolare per l’esecuzione di Tac, Rmn, Ecografie. Tutto questo sarà valido in qualsiasi distretto corporeo, comprese quelle cardiache o dei Tsa, Ecg da sforzo e Holter. Gli ulteriori punti dell’intesa: a partire dalla necessità di imprimere una decisiva accelerazione al processo di integrazione delle agende dei soggetti privati accreditati nel sistema Recup, ma non solo. Tra gli obiettivi c’è anche quello di favorire il pieno utilizzo delle attrezzature tecnologiche nelle aziende pubbliche; così come quello di aumentare la prescrizione elettronica con l’obbligo di inserire nelle prescrizioni anche il quesito diagnostico e il codice di priorità. Infine sarà realizzata anche una campagna di comunicazione per i pazienti.  
   
   
LISTE D’ATTESA: 113MILA ESAMI IN PIÙ IN TUTTO IL LAZIO NEL PIANO SONO COMPRESE 14 DIVERSE TIPOLOGIE DI ANALISI ED ESAMI NELLE DIVERSE ASL E OSPEDALI DEL LAZIO.  
 
Roma,27 ottobre 2014 - La Regione in prima linea per affrontare il problema delle liste d’attesa nelle Asl e negli ospedali del Lazio. In particolare saranno messe in campo oltre 100mila prestazioni in più che dovranno essere eseguite entro tre mesi. Asl e ospedali stanno richiamando i cittadini per anticipare gli esami. In particolare ecco come sta lavorando la Regione: Eliminazione del pregresso e riduzione dei tempi di attesa. Mettere a disposizione questo massiccio numero di prestazioni consentirà anche di creare le condizioni per rispondere alle richieste dei cittadini entro i tempi stabiliti dalla legge. Tutto questo sarà possibile anche grazie all’accordo con i medici di medicina generale sottoscritto nelle scorse settimane che introdurrà la priorità delle prenotazioni. Le strutture stanno richiamando tutte le persone in lista per uno dei 14 esami compresi nel progetto. In questo modo sarà anche possibile verificare quante persone confermano l’appuntamento, quante accettano di spostarlo ad una data più vicina e quante rinunciano perché hanno risolto in altro modo. Il provvedimento ha già interessato 2.300 persone. Aumenta la trasparenza. La Regione rende note e prenotabili le prestazioni prodotte dalle strutture pubbliche e fino ad oggi sconosciute al Recup, si tratta del 60% del totale. A disposizione più di 100mila esami per 14 prestazioni critiche. Per finanziare il piano la Regione mette a disposizione 7 milioni di euro. Dei 113.388 esami in più che verranno effettuati, 66mila riguardano Roma e 47.361 le province. Cosa prevede nello specifico il progetto? Ci saranno: 40.840 esami ecografici, 15.222 tac, 20.989 ecocolordoppler, 13.995 risonanze magnetiche, 8.227 ecocardio, 1.789 ecg da sforzo, e 1.570 holter e 472 esami di pet. A questi si aggiungono 2.199 trattamenti di radioterapia, 624 tra scintigrafie e medicina nucleare, 1.500 gastroscopie, 5.205 viste specialistiche, 756 spirometrie. Il piano è già entrato nella fase operativa nelle Asl C, B, D e negli ospedali S. Giovanni. S. Filippo Neri e al Policlinico Tor Vergata. Nei prossimi giorni partirà nella restanti aziende di Roma e hinterland e in quelle delle province. Ecco come saranno svolti gli esami nelle varie Asl: Area metropolitana. Complessivamente su Roma e provincia nei prossimi tre mesi saranno disponibili 9.806 risonanze magnetiche, 10.866 tac, 22.348 ecografie, 5.266 ecocardio, 13.947, ecocolordoppler, 1.183 ecg da sforzo, 804 holter, 280 pet, 2.199 trattamenti di radioterapia e 48 scintigrafie. Nel dettaglio: alla Asl Roma D saranno svolti 26.556 esami, alla Roma B 10.440 e Alla Roma A 9.360. 5.232 esami, invece, per la Asl Roma E e 1.886 per la Roma C. Per quanto riguarda l’hinterland romano la Asl H mette in campo 2.553 prestazioni, la G 1.548, e la F 1.368. Nello specifico, il S. Camillo Forlanini metterà a disposizione 7.824 esami, il Policlinico Tor Vergata 6.796, tra cui 208 pet. E ancora: l’Umberto I 3.720 esami, il S. Giovanni 1.872, il S. Filippo Neri 1.824 e il S. Andrea 912. Latina. In totale la Asl di Latina nei prossimi tre mesi metterà a disposizione 12.330 prestazioni in più su una griglia di 12 esami. In particolare si tratta di 3.664 ecografie, 1.896 tac, 1.320 ecocolordoppler, 576 risonanze magnetiche, 2.469 visite specialistiche, 756 spirometrie, 372 gastroscopie, 200 holter, 144 ecg da sforzo, 144 scintigrafie, 192 pet e 567 ecocardio. Viterbo. Questa Asl mette in campo 16.605 esami per 5 diverse tipologie di esame. In particolare si tratta di 3.333 esami per la risonanza magnetica, 2.460 Tac, 10.332 le ecografie e 480 scintigrafie. Rieti. 3.446 gli esami in più per questa Asl: in particolare ci saranno 1.256 ecografie 520 risonanze magnetiche 810 ecocardio, 288 ecocolordoppler, 462 ecg da sforzo e 110 holter. Frosinone 10.438 gli esami in più per 9 diversi tipi di prestazioni. In particolare ci saranno 2.650 viste specialistiche, 800 risonanze magnetiche, 2500 ecografie, 1.175 ecocardio e 1.170 tac. E ancora 1.153 ecocolordoppler, 320 ecg da sforzo, 350 holter e 320 gastroscopie. “Si tratta di un’operazione di vastissima portata mai nemmeno tentata nella Regione Lazio –lo ha detto il presidente, Nicola Zingaretti, che ha aggiunto: per demolire la vergogna delle liste di attesa, tara storica del sistema sanitario regionale, mettiamo in campo oltre 100mila ulteriori prestazioni, che devono essere eseguite entro un arco temporale di tre mesi. Non era mai successo prima- ha detto ancora Zingaretti. Si tratta di una grande iniziativa di civiltà e di rispetto per i cittadini di questa regione”.  
   
   
LOMBARDIA. DISAGIO MENTALE: LOMBARDIA LA REGIONE CHE INVESTE DI PIÙ  
 
 Milano, 27 ottobre 2014 - "Durante le mie visite in Lombardia ricevo sempre maggiori richieste per persone con problemi di salute mentale. Stiamo per questo lavorando al fine di ulteriormente valorizzare anche i servizi sociali territoriali, nell´ottica di quella nuova integrazione ospedale-territorio auspicata nel Libro Bianco. La neuropsichiatria, con particolare attenzione a quella infantile, sarà uno dei temi della futura riforma della sanità". Così ha dichiarato il vice presidente e assessore alla Salute di Regione Lombardia Mario Mantovani, intervenuto nella tarda mattinata di oggi in occasione della presentazione del primo rapporto sistematico condotto a livello nazionale sul Disagio Psichico, redatto a cura dell´Osservatorio Epidemiologico dell´Asl Milano 1. 50 Milioni Di Persone In Europa - "Il problema della salute mentale - ha detto Mario Mantovani - attanaglia molte famiglie: oggi si parla di 50 milioni di europei. La Lombardia non fa eccezione: il numero di utenti presi in carico ai Cps (centri psico-sociali) per 100.000 abitanti è passato dai 1180 nel 2007 ai 1397 del 2012". Stanziati 435 Milioni - "Regione Lombardia nel 2014 ha per questo stanziato per la salute mentale dei suoi cittadini 435 milioni di euro, il valore più alto mai raggiunto. Questo perché cresce la domanda di assistenza e, da parte nostra, il nostro impegno anche per essere d´aiuto alle famiglie che affrontano tale disagio. Come sempre - ha aggiunto l´assessore alla Salute - l´obiettivo principale resta quello della prevenzione: la malattia va capita e curata agli esordi ed è su questo che stiamo lavorando".Censite 85.000 Persone - L´assessore Mario Mantovani ha evidenziato i dati emersi dall´indagine promossa dall´Asl Mi 1: "85.000 persone censite, di cui il 36% con diagnosi psichiatrica e il restante 64% senza diagnosi psichiatrica, ma con prestazioni specialistiche e/o farmaci che rimandano a possibili problemi della sfera psichica. Tra gli adulti, le 4 patologie più importanti dal punto di vista psichiatrico coprono il 63,2% del totale dei diagnosticati". Facilitatori Sociali - "Anche tra i minori - ha sottolineato Mantovani - si registrano tassi di patologia significativi, ma certamente più lievi, quali i Disturbi dello sviluppo psicologico". L´assessore alla Salute ha quindi parlato dell´importanza che riveste il progetto di Regione Lombardia riferito all´area dell´inclusione sociale, dedicato alla formazione e individuazione dei facilitatori sociali. In Aiuto Degli Altri - Nel convegno di Paderno Dugnano è stato spiegato, infatti, che si tratta di ex pazienti (45 per l´Asl Mi 1) che non solo sono stati riabilitati, ma che hanno potuto porre la propria esperienza di sofferenza al servizio di persone che denunciavano identico disagio e che, proprio in virtù della comune storia, si sono sentite più motivate e propense ad affidarsi alle cure dei servizi sanitari, superando le resistenze e le paure connesse.  
   
   
CASO LEGIONELLA, ASSESSORATO LOMBARDIA: MASSIMA ATTENZIONE SANITARIA  
 
Milano, 27 ottobre 2014 - "In merito al verificarsi di sei episodi di legionellosi nel territorio del comune di Bresso, si precisa che - come comunicato dall´Asl di Milano, ente competente per le scelte operative sul proprio territorio -, sono in corso tutti gli accertamenti per escludere rischi per la popolazione". Lo scrive una nota dell´Assessorato alla Salute di Regione Lombardia. " In via precauzionale, in attesa dell´evolversi delle analisi, - spiega la nota - sono state per questo avviate operazioni di sanificazione su pozzi, filtri e tubazioni dell´acquedotto". Eventuali Sintomi - "Per fini preventivi - spiega ancora il testo - si informa come la legionellosi si presenti in due forme: la febbre di Pontiac, molto simile a un´influenza e quindi raramente identificata; una polmonite, con febbre, tosse, dolori muscolari e in alcuni casi anche difficoltà respiratorie. Generalmente le forme più gravi si presentano in persone debilitate come alcolisti e malati cronici". Come Si Contagia - "La legionella si trasmette solo per via aerea inalando particelle di acqua, come avviene durante la doccia o in ambienti climatizzati. Può capitare infatti - conclude la nota - che la legionella si accumuli nelle autoclavi degli impianti di distribuzione dell´acqua potabile, oppure nei filtri per l´umidificazione presenti nei climatizzatori e, attraverso le goccioline di aerosol che si formano, raggiunga i polmoni. La legionella dunque non si trasmette da un ammalato a un altro soggetto, né bevendo acque che la contengono". Prevenzione E Numeri Per Informarsi - La prevenzione del contagio consiste soprattutto nella corretta manutenzione di impianti idrici per l´acqua calda e dei climatizzatori. Al fine di permettere a chiunque ne avesse la necessità di ricevere informazioni sull´infezione da legionellosi, a cura dell´Asl di Milano, si rendono disponibili i numeri 02/85783844 e 02/85786865 (dalle 9 alle 15) e l´indirizzo di posta elettronica malattieinfettived1@asl.Milano.it Scrupolosa Attenzione - L´assessorato alla Salute di Regione Lombardia - che ha la competenza di fornire i necessari indirizzi tecnici - sta seguendo con scrupolosa attenzione l´evolversi dell´intera vicenda in stretto legame con l´Asl di Milano per i necessari interventi di prevenzione a tutela della salute dei cittadini di Bresso e dell´intero territorio coinvolto.  
   
   
MARCHE: UP-TECH, LABORATORIO VIRTUOSO PER L’ASSISTENZA AI MALATI DI ALZHEIMER E ALLE LORO FAMIGLIE.  
 
Ancona, 27 ottobre 2014 - Oltre il 64,3% delle famiglie coinvolte si è dichiarato soddisfatto del progetto e nel 12,9% dei casi il sistema tecnologico domotico adottato ha evitato il verificarsi di gravi incidenti domestici. Sono alcuni risultati di Up-tech, un progetto di ricerca-intervento, promosso dalla Regione Marche e finanziato dal Ministero del Lavoro e Politiche sociali, finalizzato ad innovare i percorsi di assistenza per le persone affette da malattia di Alzheimer ed i familiari impegnati nella loro assistenza quotidiana. I risultati di 18 mesi di sperimentazione nel territorio regionale sono stati presentati oggi in un convegno finale ad Ancona, presso la sede della Fgci e i cui lavori sono stati aperti dall’assessore regionale ai Servizi sociali, Luigi Viventi. “ Il morbo di Alzheimer è sempre più diffuso, si pensi che in Italia sono più di 500 mila i casi censiti – ha detto l’assessore dopo aver ringraziato l’Inrca, partner di progetto, gli operatori socio-sanitari e le associazioni delle famiglie per il grande senso di responsabilità e di collaborazione – è un problema enorme dunque che va gestito con strumenti efficaci e quindi noi tutti siamo chiamati a dare risposte concrete ai malati e alle loro famiglie. Questa sperimentazione è stata molto utile e positiva fornendo un’assistenza domiciliare efficace, testando l’applicazione della tecnologia domotica, offrendo così le indicazioni al governo regionale per poter dare stabilità gestionale alle formule sperimentate, sia attraverso la formazione di sempre più operatori, sia con la riorganizzazione dei servizi. Si potrebbe pensare che ora la fase da sperimentale a strutturale possa comportare incremento di costi , ma non è sempre vero, perché se da una parte si investirà in interventi e assistenza, dall’altra ci potrà essere un risparmio per esempio in termini di realizzazione di strutture, potenziando appunto l’assistenza domiciliare.” Per Don Vinicio Albanesi, presidente dell’Inrca si tratta di “una grande sfida, una missione che va affrontata con coraggio, solidarietà e volontà comune. Una malattia in gran parte a carico delle famiglie che occorre aiutare con un’ efficace capacità di gestione del problema e con risposte anche mirate perché ogni storia di malattia di Alzheimer è unica. Con questo progetto su cui molti hanno creduto, a cominciare dalla Regione Marche, abbiamo cercato di acquisire questa capacità gestionale per alleviare il peso delle famiglie. Il percorso imboccato, visti i risultati incoraggianti,sembra quello giusto.” Claudio Maffei, direttore sanitario dell’Inrca, partendo dalla lettura del racconto della prima diagnosi da parte del dottor Alzheimer nel 1901, ha sottolineato come questa malattia sia diventata il più forte attentato al benessere sociale e il principale problema della Sanità ma non ne viene percepito l’impatto in tutta la sua gravità. Il progetto Up Tech , non sui servizi ma con i servizi, cioè con il coinvolgimento totale degli operatori, è un progetto entusiasmante che fa davvero la differenza. I miei – ha affermato - non sono complimenti formali a chi vi ha lavorato, ma realmente un riconoscimento di un ottimo lavoro e impegno che valorizza il ruolo dell’Inrca identificando in un solo progetto le finalità: Ricerca e Cura e qualificando l’intero sistema socio-sanitario marchigiano.” Giovanni Santarelli, dirigente Servizi sociali Regione Marche e Fabrizia Lattanzio, dell’Inrca e responsabile scientifica di Up –Tech hanno poi illustrato i risultati della sperimentazione. Up-tech è stato uno dei principali laboratori nell´ambito della domiciliarità per l´Alzheimer in Italia e nel mondo, sia per dimensioni che per quantità dii interventi empiricamente testati. Si è articolato in un servizio su una vasta popolazione di utenti in cinque Ambiti territoriali sociali marchigiani (Pesaro, Ancona, Macerata, Fermo e San Benedetto del Tronto) ma al tempo stesso ha avuto le caratteristiche di una ricerca scientifica. Al suo interno, infatti, è stato inserito uno studio che segue protocolli predefiniti (trial clinico) per verificare se un supporto domiciliare personalizzato alle famiglie potesse ridurre lo stress della presa in carico e ritardare l´istituzionalizzazione del paziente. Il trial ha coinvolto 438 famiglie di pazienti con Alzheimer per un totale di 1.385 persone interessate, distribuite su base casuale in tre gruppi di trattamento differenti. Il progetto Up-tech ha coinvolto oltre cento operatori dell´Irccs-inrca, degli Ambiti Territoriali Sociali e dell´Asur Marche. Nell´ambito dell´intervento degli assistenti sociali case manager, 292 famiglie sono state prese in carico dal progetto per un anno. Gli operatori hanno realizzato più di 700 visite domiciliari e il doppio di follow-up telefonici. Gli infermieri dei servizi delle cure domiciliari dei distretti sanitari hanno effettuato oltre 1.200 visite aggiuntive per valutare le condizioni socio-sanitarie delle famiglie e formarle nella gestione della patologia a domicilio. È stato creato un sistema di tecnologia domotica poi installato in 102 abitazioni e 20 famiglie coinvolte successivamente per la fase di validazione del prototipo. Sono state create ex-novo le guide ai servizi per l´Alzheimer da distribuire a tutte le famiglie interessate nei territori di Pesaro, Macerata e Fermo. Inoltre, si sono realizzati strumenti di valutazione infermieristica ed una cartella socio-assistenziale specifica per l´Alzheimer. Questi strumenti sono stati informatizzati e potrebbero costituire le basi per lo sviluppo di un sistema informativo integrato finalizzato anche alla creazione di un registro regionale di patologia. Le prime indicazioni quindi sul gradimento delle famiglie coinvolte sono molto positive e a conferma della validità della metodologia adottata, il progetto ha consentito la pubblicazione di numerosi articoli scientifici su riviste internazionali. Alcuni degli Enti coinvolti hanno espresso volontà di proseguire con gli interventi di Up-tech al di là della scadenza del progetto, anche attraverso l’utilizzo di risorse proprie. Nei prossimi mesi sarà possibile monitorare l´andamento delle attività progettuali sul sito di progetto all’indirizzo http://up-tech.Regione.marche.it o http://alzheimer.Regione.marche.it  
   
   
TRENTO: PEDIATRIA E CARDIOLOGIA INSIEME PER I PICCOLI PAZIENTI  
 
Trento, 27 ottobre 2014 - Presentata il 23 ottobre, nella sede dell’Apss, l’attività del primo e unico ambulatorio integrato di aritmologia pediatrica della provincia di Trento, il punto di riferimento per i piccoli pazienti con problematiche del ritmo cardiaco. «Sono fiero di presentare questo servizio – ha detto in apertura di conferenza stampa Luciano Flor, direttore generale dell’Apss – che completa l’offerta per l’area pediatrica e ha ricadute reali e positive sulla presa in carico dei bambini cardiopatici. Un’importante tappa resa possibile grazie al lavoro di professionisti di due specialità diverse, a dimostrazione che il confronto e il lavoro in rete, anche nella cura di queste patologie, può essere vincente perché ci consente fornire le risposte più appropriate ad un problema di salute». È intervenuta poi Annunziata Di Palma, direttore dell’unità operativa di pediatria dell’ospedale Santa Chiara di Trento: «Sono contenta – ha detto Di Palma – di presentare questo ambulatorio dove la pediatria si apre alle sottospecialità, in particolare verso la cardiologia pediatrica, per fornire un’assistenza capace di affrontare i modo interdisciplinare i problemi dei bambini con patologie cardiache. In questo progetto gli specialisti si scambiano informazioni e competenze mediche, avvalendosi anche del supporto di tecnologie avanzate che hanno un ruolo importante per questa fascia di età, poiché consentono di poter eseguire esami in modo poco invasivo. Garantire cure di qualità in età pediatrica significa rendere questi pazienti adulti autosufficienti e ciò costituisce motivo di orgoglio e di forza per il nostro ambulatorio e per l’Apss in generale. La collaborazione tra le diverse unità operative ha consentito la presa in carico di quelle famiglie affette da malattie aritmiche su base genetica in cui sono coinvolti sia i bambini sia gli adulti permettendo la prevenzione nei soggetti asintomatici». Giulio Porcedda, pediatra responsabile dell’ambulatorio integrato di aritmologia pediatrica, ha poi illustrato l’organizzazione dell’attività che afferisce all’Unità operativa di pediatria dell’ospedale di Trento. «Il servizio – ha detto Porcedda – segue pazienti di età compresa tra zero e i sedici anni con presunte aritmie ed ha competenza su tutta la provincia di Trento. L’attività è organizzata in modo tale da prevedere la mia presenza costante e la collaborazione di due cardiologi elettrofisiologi: il dottor Maurizio Del Greco, direttore dell’unità operativa di cardiologia dell’ospedale di Rovereto e il dottor Massimiliano Marini dell’unità operativa di cardiologia dell’ospedale di Trento. L’ambulatorio si trova si via Paolo Orsi ed è una struttura di secondo livello. L’arruolamento dei pazienti si svolge nell’ambito dell’ambulatorio cardiologico pediatrico generale, con prenotazione al Cup, in seguito alla richiesta di prima valutazione da parte del pediatra di libera scelta, del medico di medicina generale o di un altro specialista. In questa fase iniziale l’ambulatorio è aperto almeno quattro volte al mese ed ha risultati paragonabili ai grandi centri italiani. Durante le sedute i pazienti possono effettuare la visita cardiologica pediatrica, l’elettrocardiogramma e l’ecografia cardiaca. Nell’ambulatorio sono inoltre presi in carico per il follow up i piccoli pazienti con diagnosi di aritmie su base genetica e i bambini portatori di pacemaker e defibrillatori. I casi vengono discussi collegialmente tra i diversi specialisti per un miglior inquadramento diagnostico e terapeutico. Vengono inoltre impiegate tecnologie avanzate e moderni sistemi di monitoraggio attraverso i quali i pazienti sono seguiti anche al domicilio: mi riferisco al servizio di telemedicina, che permette il controllo Ecg direttamente a casa e sono selezionati i pazienti che necessitano di studio elettrofisiologico e di eventuale ablazione trans catetere. Queste procedure sono svolte dalle Unità operative di cardiologia di Trento e di Rovereto utilizzando le più moderne apparecchiature di mappaggio elettroanatomico che permettono ridurre fino a zero dell’utilizzo di radiazioni». Anche i due direttori delle unità operative di cardiologia di Trento e di Rovereto, Roberto Bonmassari e Maurizio Del Greco, hanno messo in rilievo la forte sinergia tra specialità che caratterizza l’attività dell’ambulatorio e si sono detti molto orgogliosi dell’ottimo rapporto di collaborazione e dei primi risultati raggiunti dall’équipe. In conclusione di conferenza stampa l’assessora alla salute e solidarietà sociale Donata Borgonovo Re ha posto l’accento sui tratti distintivi e qualificanti del servizio individuando nella possibilità di diagnosi precoce e nella multidisciplinarietà i punti di forza dell’attività. L’assessora ha inoltre sottolineato che questo servizio provinciale è collocato in un unico centro, non per tagliare o togliere risorse, ma per fornire una risposta di qualità ai bisogni di salute dei pazienti in considerazione della forte componente di specializzazione e di integrazione necessarie. I bambini sono il futuro e un investimento di salute su di loro è un importante tassello di quanto si sta portano avanti in provincia di Trento.  
   
   
SALUTE: ASSESSORE FVG ILLUSTRA RIFORMA A DELEGAZIONE PROVINCIA BOLZANO  
 
Udine, 27 ottobre 2014 - L´assessore regionale alla Salute, Maria Sandra Telesca ha incontrato il 23 ottobre, nella sede della Regione di Udine, una delegazione della Provincia autonoma di Bolzano interessata alle linee della riforma sanitaria avviata in Friuli Venezia Giulia. La legge 17/2014 sul Riordino dell´assetto istituzionale e organizzativo del Servizio sanitario regionale e norme in materia di programmazione sanitaria e sociosanitaria è stata pubblicata ieri sul Bur. Telesca ha tratteggiato alla delegazione guidata dall´assessora provinciale Martha Stocker, gli obiettivi e l´evoluzione del percorso della riforma, "dietro alla quale - ha evidenziato - c´è stato l´impegno di tantissimi tecnici e professionisti, un lungo e approfondito lavoro iniziato già all´avvio della legislatura", ricordando anche il lungo e fruttuoso confronto intrapreso con il territorio, le amministrazioni locali e con le categorie professionali. "Per tracciare il percorso di una riforma, che può essere riassunta nel concetto di ´meno ospedale più territorio´, nel pieno rispetto del Patto per la Salute, ci siamo basati su evidenze scientifiche e andamenti epidemiologici, cercando di intercettare in tempo i problemi e le criticità che potranno manifestarsi in futuro". I principali dati che caratterizzano il comparto sanitario sono stati illustrati dal direttore generale Adriano Marcolongo, alla presenza del direttore del Dipartimento Salute della Provincia, Thomas Mathà. "Stiamo discutendo le linee di una riforma della sanità che vorrebbe andare a grandi linee nella stessa direzione di quella varata in Friuli Venezia Giulia e, pur avendo avuto già molti contatti con la Provincia di Trento e con l´Austria, questa è la prima amministrazione regionale di cui abbiamo voluto approfondire il modello legislativo", ha affermato Stocker. "Mi ha impressionato molto che il Friuli Venezia Giulia sia stato in grado di varare una riforma globale sulla sanità, che comprende tutti i vari aspetti di un sistema così complesso. Mi sembra un modello di alta qualità, direi proprio da ´copiare´", ha commentato l´assessora provinciale di Bolzano. Tra gli aspetti che hanno maggiormente interessato la delegazione, il ruolo affidato ai medici di medicina generale. "Un passo molto importante che è stato affrontato dalla vostra riforma è il coinvolgimento dei medici di base, che potrà garantire una programmazione che rafforzi il servizio sul territorio", ha osservato Stocker. Nel pomeriggio la delegazione ha visitato la struttura di Maniago, quale modello di una nuova sanità che attua l´integrazione tra le diverse componenti professionali avvicinando agli utenti i servizi per le patologie croniche, che costituiscono ormai la gran parte dei bisogni dei cittadini. "Con questo sistema i cittadini ritrovano nella loro comunità i servizi principali, mentre vengono indirizzati agli ospedali ´hub´ per le patologie davvero acute", ha ricordato Telesca.  
   
   
ANZIANI: A VITTORIO VENETO A CONVEGNO SU INVECCHIAMENTO ATTIVO E COESIONE SOCIALE  
 
Venezia, 27 ottobre 2014 - L’assessore regionale ai servizi sociali Davide Bendinelli ha presenziato a Vittorio Veneto al Teatro Lorenzo Da Ponte, sabato 25 ottobre, per introdurre i lavori del convegno “Dall’europa al territorio: esperienze innovative per l’invecchiamento attivo e la coesione sociale” organizzato nell’ambito del progetto europeo Helps dalla Regione Veneto in collaborazione con la Fondazione De Lozzo-da Dalto, il Centro Infanzia “Girotondo delle Età”. Il convegno è iniziato con una relazione di Renzo Scortegagna, sociologo dell’Università di Padova, sul tema dell’invecchiamento attivo. Oltre a questo, l’altro tema principale di riflessione è stato quello delle relazioni intergenerazionali come ambito di coesione sociale. L’iniziativa fa parte di una progettualità europea- progetto Helps (Housing and Home-care for the Elderly and vulnerable people and Local Partnership Strategies in Central European Cities) - che coinvolge 12 partner di 8 Stati membri, e ha visto come partner la Regione del Veneto e i cui obiettivi e contenuti hanno trovato una espressione di buona pratica nel territorio dell’Azienda Ulss7 presso il comune di San Pietro di Feletto. L’obiettivo comune è la buona integrazione dell’anziano nella società, valorizzando le sue potenzialità e il suo ruolo nella comunità di appartenenza, favorendo la permanenza a domicilio ed evitando o ritardando l’istituzionalizzazione.