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GIOVEDI

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Notiziario Marketpress di Giovedì 27 Novembre 2014
EBOLA, PRIMO CASO IN ITALIA: TUTTO SOTTO CONTROLLO LA REGIONE LAZIO È IN CONTATTO CONTINUO CON LO SPALLANZANI. TUTTO SI STA SVOLGENDO SOTTO CONTROLLO. IL CASO È SEGUITO NEL RIGOROSO RISPETTO DEI PROTOCOLLI E CON UN ALTISSIMO GRADO DI QUALITÀ, DEDIZIONE E PREPARAZIONE SCIENTIFICA  
 
Roma, 27 novembre 2014 - In queste ore lo Spallanzani di Roma, che è il centro di riferimento nazionale per l’ebola, si sta facendo carico del primo caso di Ebola nel nostro Paese. La Regione è in contatto continuo con lo Spallanzani. Tutto si sta svolgendo sotto controllo. Il caso è seguito nel rigoroso rispetto dei protocolli e con un altissimo grado di qualità, dedizione e preparazione scientifica. “Ho trovato il modo di esprimere personali ringraziamenti a tutta l´equipe e a coloro che in questo momento si stanno facendo carico di questo caso in maniera egregia- è il commento del presidente, Nicola Zingaretti, che ha aggiunto: bisogna continuare a lavorare in questo modo: per quanto ci riguarda, non possiamo che confermare l´assoluta qualità e lo straordinario valore dell´equipe”.  
   
   
L’IMPORTANZA DI DIAGNOSI E TRATTAMENTO PRECOCI NELLE MALATTIE REUMATICHE.  
 
Rimini, 27 Novembre 2014 – Le malattie reumatiche rappresentano la metà delle malattie croniche che colpiscono la popolazione al di sopra dei 65 anni e sono la prima causa di dolore e disabilità in Europa (fonte Oms). In Italia si stima che ne soffrano oltre 5 milioni di persone, con una maggiore prevalenza tra le donne, e che circa un quinto presenti le forme più disabilitanti e severe. Se non adeguatamente diagnosticate e controllate, le malattie reumatiche comportano progressiva disabilità e perdita di autosufficienza con conseguente compromissione della qualità di vita ed elevati costi sociali ed economici. Ormai da anni la Società Italiana di Reumatologia (Sir) è impegnata su questo fronte con campagne di sensibilizzazione, iniziative rivolte ai medici e progetti di ricerca scientifica volti a sottolineare l’importanza di una diagnosi precoce in questo ambito. Ed è proprio a tale scopo che sono stati sviluppati 5 progetti paralleli su alcune malattie reumatiche identificate come prioritarie per i pazienti, i reumatologi e quindi anche per Sir: artrite reumatoide, lupus eritematoso sistemico, artropatie da microcristalli, sclerosi sistemica e osteoartrosi. “Lo sviluppo di questi studi è stato affidato a responsabili di progetto di riconosciuta esperienza nel campo specifico - ha dichiarato il Professor Marco Matucci Cerinic, Professore Ordinario Dipartimento di Medicina Sperimentale e Clinica, Università di Firenze, e Presidente uscente Sir – con il compito di ricorrere alle risorse già disponibili all’interno della nostra Società Scientifica (come gruppi di studio Sir, centro studi Sir, o particolari gruppi di esperti) per concepire, disegnare e realizzare i diversi progetti”. In particolare, Sir ha recentemente promosso la ricerca clinica sulle malattie reumatiche nella fase precoce, riconfermandola, in occasione del Congresso Nazionale in corso a Rimini, tra le priorità dei prossimi anni. I 5 progetti presentati dalla Società Italiana di Reumatologia sono: Progetto Mitra - Methotrexate in Italian patients wiTh Rheumatoid Arthritis Il progetto si propone di descrivere la realtà italiana relativa al trattamento iniziale dell’artrite reumatoide nella pratica clinica quotidiana, con particolare riferimento all’impiego di methotrexate. Le recenti linee guida Eular, infatti, sottolineano l’importanza di una diagnosi e di un trattamento precoce dell’artrite reumatoide, identificando il methotrexate come farmaco àncora, non necessariamente in monoterapia. Il progetto coinvolgerà i pazienti con diagnosi di artrite reumatoide effettuata dal reumatologo che inizino un primo trattamento convenzionale con Dmards (Disease-modifying antirheumatic drugs). I responsabili del Progetto, Professore Roberto Caporali - Unità Complessa di Reumatologia, Università di Pavia, Irccs Policlinico S.matteo, Pavia, Professor Florenzo Iannone – Unità Operativa di Reumatologia, Università degli Studi di Bari - e Professoressa Elisa Gremese - Divisione Reumatologia Università Cattolica del Sacro Cuore , Roma, affermano: “La necessità di un progetto come Mitra deriva principalmente dal fatto che, nonostante i numerosi registri attivi a livello internazionale, i dati attualmente disponibili relativi al tempo che intercorre tra l’insorgenza dei sintomi, la diagnosi e l’inizio della terapia non sono organici e coerenti. Inoltre sono pochi e non facilmente interpretabili i dati relativi alla terapia con methotrexate (dosaggio iniziale, via di somministrazione, supplementazione folica) e mancanti, infine, le informazioni sull’applicazione del treat-to-target nella pratica clinica quotidiana”. Progetto Lire – Lupus Italian Registry Il Progetto ha l’obiettivo di descrivere le caratteristiche socio-demografiche, cliniche e sierologiche dei pazienti affetti da Les (Lupus Eritematoso Sistemico) in Italia, in trattamento farmacologico con la terapia tradizionale e/o con farmaci biologici, valutando così efficacia e sicurezza delle terapie attualmente in uso. In questi ultimi anni, i registri hanno suscitato un notevole interesse, perché favoriscono la valutazione dell’impatto dei nuovi farmaci impiegati nella “real life”. L’estrema rigidità dei criteri di inclusione ed esclusione e dei protocolli terapeutici impiegati negli studi randomizzati controllati (Rct) non consente, infatti, di valutare in modo completo l’effetto di un farmaco utilizzato nella pratica clinica quotidiana e quindi in soggetti non selezionati e trattati per periodi più lunghi rispetto al periodo dello studio. Affermano i responsabili del progetto, Professore Gian Domenico Sebastiani - Unità Operativa Complessa di Reumatologia, Azienda Ospedaliera San Camillo-forlanini di Roma, Professor Andrea Doria – Unità Operativa Complessa di Reumatologia, Dipartimento di Medicina-dimed, Università di Padova e Professor Fabrizio Conti - Cattedra di Reumatologia, Università La Sapienza, Roma “Un registro, se realizzato in modo adeguato, può fornire dati molto utili per completare le informazioni che derivano dagli studi clinici, per questi motivi la Sir ha proposto di istituire un registro italiano multicentrico dei pazienti affetti da Les, al quale possano accedere tutti i centri reumatologici e non reumatologici con esperienza nel trattamento di questi pazienti”. Progetto Attack - Assessing of The diagnosis and Treatment of Crystal-induced arthritis Il progetto si propone di valutare l’appropriatezza delle fasi diagnostiche e terapeutiche della gestione dei pazienti con gotta e artrite da pirofosfato di calcio (Cpp). Le artriti da microcristalli (Amc) gotta e artropatia da pirofosfato di calcio (Cpp) si riscontrano frequentemente nella popolazione generale. Importanti studi epidemiologici internazionali hanno dimostrato come le artriti da microcristalli (Amc) siano le artropatie infiammatorie più frequenti nella popolazione adulta, in particolare di sesso maschile, e siano in crescente aumento, soprattutto in quella di sesso femminile. Nonostante ciò, le Amc sono spesso misdiagnosticate e trattate in modo inappropriato con un impatto sostanziale sulla qualità della vita dei pazienti ed sull’esposizione a rischio di eventi avversi. “Esiste quindi l’urgenza di definire, diffondere ed applicare le conoscenze in tema di diagnosi e trattamento della gotta e delle altre artriti da microcristalli – afferma il Professore Leonardo Punzi, Unità Operativa Complessa di Reumatologia Dipartimento di Medicina Dimed, Azienda Ospedaliera-università di Padova e Responsabile del Progetto – in modo da poter fornire alla ricerca clinica gli strumenti per sviluppare nuove strategie terapeutiche e nuovi farmaci per la gestione di queste malattie. Il disegno dello studio Attack consente di tracciare il percorso del paziente analizzando la fase diagnostica iniziale, la scelta terapeutica dell’attacco acuto e la gestione a lungo termine, identificando criticità di percorso e studiando fattori prognostici ed efficacia dei farmaci nella pratica clinica”. Progetto Spring - Systemic sclerosis Progression Investigation Il Progetto vuole descrivere le caratteristiche cliniche, laboratoristiche e strumentali dei pazienti affetti da sclerosi sistemica (Ssc), afferenti a centri ospedaliero-universitari e territoriali dedicati alla diagnosi e cura della malattia, con lo scopo di identificarne i principali fattori clinico-prognostici, a partire dalle fasi iniziali pre-sclerodermiche alla malattia conclamata, con più o meno grave interessamento cutaneo e viscerale. La Ssc è una malattia ad eziologia multifattoriale in gran parte ancora sconosciuta la cui incidenza e prevalenza in Italia non sono state sufficientemente indagate, così come l’espressione clinica e l’evoluzione che si presentano con un quadro estremamente variabile. Dal punto di vista terapeutico la Ssc rappresenta una delle malattie reumatiche più difficilmente trattabili con una prognosi particolarmente severa. Precisano i responsabili del progetto, Professore Clodoveo Ferri, Cattedra di Reumatologia Università di Modena e Reggio Emilia e Professore Marco Matucci Cerinic - Cattedra di Reumatologia Università di Firenze “La diagnosi precoce di sclerosi sistemica può risultare decisiva ai fini della qualità di vita dei pazienti e della sopravvivenza. Al momento però non è disponibile un registro che raccolga i dati dei pazienti italiani affetti da questa malattia. E’ in questo contesto che si inserisce il Progetto Spring, nel quale la valutazione prospettica dei pazienti potrà consentire di meglio descrivere la storia naturale della sclerodermia, dalle fasi più precoci a quelle conclamante e con interessamento d’organo, ed identificare i fattori di rischio di evoluzione della malattia”. Progetto Esort - Early symptomatic Osteoarthiris Register Il Progetto è stato attivato con l’intento di studiare la storia naturale della malattia fin dalle fasi più precoci (pre-radiografiche) e i fattori di rischio di progressione, oltre che l’influenza dei fattori terapeutici sugli outcome a lungo termine di malattia (Fase Registro Esort); e promuovere, disegnare, coordinare e condurre uno studio di coorte internazionale sull’Osteoartrite precoce (Studio Esort). L’artrosi (Oa) è una delle principali cause di morbilità e disabilità e comporta elevati costi socio-economici a livello globale. Anche in Italia, l’Oa è una malattia diffusa e invalidante che colpisce una sempre più ampia fascia della popolazione. L’oa si sviluppa in genere nel corso di decenni, offrendo una lunga finestra di tempo per condizionarne potenzialmente la storia naturale. Con l’aumento dell’obesità e dell’età della popolazione è atteso in Italia un incremento della morbilità e dei costi attribuibili a Oa. Per una diagnosi e strategie di trattamento precoci nella Osteartrosi (Oa) abbiamo bisogno di definire e riconoscere gli stati iniziali sintomatici della patologia. “I dati di letteratura in questo campo sono estremamente scarsi e non esiste al momento una definizione di osteoartrosi in fase precoce, per cui non è possibile studiare le primissime fasi di malattia se non come soggetti a rischio di sviluppare fasi tardive – conclude il Alberto Migliore, dell’Ospedale S. Pietro di Roma, Responsabile del Progetto - L’originalità del programma Esort si articola intorno allo studio delle fasi precoci di malattia, caratterizzate da lievi e iniziali sintomi, ma ancora suscettibili di essere arrestate da un potenziale intervento farmacologico e si articola in diverse fasi di cui il registro Esort rappresenta la fase 2 del programma di ricerca”.  
   
   
TRENTO: LA PROVINCIA APPOGGIA QUATTRO PROGETTI PER CONTRASTARE L´EBOLA  
 
Trento, 27 novembre 2014 - Amici della Sierra Leone, Edus, Cuamm-medici con l´Africa, Aifo: quattro associazioni trentine che, con il supporto della Provincia autonoma di Trento, e appoggiandosi a operatori locali, stanno realizzando dei progetti di sostegno alle popolazioni africane colpite dal virs Ebola. Stamani, in Provincia, assieme all´assessora alla cooperazione allo sviluppo Sara Ferrari, le associazioni hanno presentato le loro iniziative, che si innestano sui rapporti di più lungo periodo già avviati negli anni scorsi in Sierra Leone e Liberia, e che sono centrate prevalentemente sulla prevenzione, l´educazione sanitaria, la fornitura di cibo, farmaci, e strumenti sanitari per la protezione dal virus. "L´emergenza è stata dichiarata a luglio - ha sottolineato l´assessora Ferrari - e già a settembre, come Provincia, abbiamo cominciato a sostenere gli sforzi di queste associazioni, realizzati concretamente in Libera e Sierra Leone da personale socio-sanitario africano. Il Trentino della solidarietà, dunque, non ignora quello che sta avvenendo in Africa Occidentale. Nel capitolo del nostro bilancio abbiamo una voce specifica per le emergenze, dal quale cui stiamo attingendo. Ci auguriamo però che i cittadini a loro volta appoggino gli sforzi delle nostre associazioni e delle realtà africane che esse sostengono nei territori colpiti dall´Ebola. Serve realmente il contributo di tutti". Presenti alla conferenza stampa di oggi, nel palazzo della Provincia, Luigi Guarnieri (Amici della Sierra Leone), Carlo Fedrizzi (Edus), Laura Maldini (Cuamm-medici con l´Africa), Enzo Zecchini (Aifo). Vediamo dunque quali sono le associazioni che operano nei due paesi africani e quali sono le attività che stanno portando avanti. Amici della Sierra Leone Onlus. Medicine e materiale di protezione nella diocesi di Makeni. A fine luglio 2014 il governo della Sierra Leone ha dichiarato lo stato di emergenza per la diffusione di Ebola, malattia infettiva con altissimo tasso di mortalità. L’epidemia era scoppiata qualche mese prima in Guinea Konachry. Il rapido diffondersi dell’epidemia ha messo in crisi un sistema sanitario già fragile. I Governi locali dei Paesi interessati, l’Organizzazione mondiale della sanità e le principali istituzioni e organizzazioni sanitarie mondiali si sono mobilitate per limitare la diffusione dell’epidemia, considerata in assoluto la più grave dalla prima apparizione della malattia, oltre 40 anni fa. Il progetto presentato prevede di sostenere cinque differenti strutture sanitarie (2 ospedali e 3 dispensari), gestiti dalla Diocesi di Makeni, con cui l’associazione proponente ha un rapporto di collaborazione consolidato. Il normale funzionamento delle strutture sanitarie, che coprono un bacino di utenza di circa 3 milioni di persone, è attualmente messo in crisi dalla necessaria attenzione prioritaria che esse devono riservare al problema Ebola. Si prevede di sostenere spese per l’acquisto di medicinali, materiale di protezione e disinfettanti e spese per il personale locale. L’intervento consentirà alle strutture sanitarie di funzionare normalmente per i prossimi sei mesi, sia con la prosecuzione delle consuete terapie, sia con specifiche attività di informazione e sensibilizzazione della popolazione. Nel frattempo ci si augura che gli interventi messi in campo dal sistema sanitario nazionale e dalle agenzie internazionali possano risolvere il problema e riportare a normalità la situazione. Costo: Euro 54.342,81 - Contributo: Euro 48.908,53. Edus. Campagna di sensibilizzazione e distribuzione di cibo e saponi. L’intervento si realizza in Sierra Leone, nei distretti di Tonkolili e Bombali e nella periferia est della capitale Freetown. Il Paese è uno dei più colpiti dall’epidemia di Ebola, con conseguenti pesanti ripercussioni sanitarie, ma anche sociali ed economiche; morti e contagi si accompagnano ad un generale stato di allerta che comporta il repentino impoverimento del paese e situazioni di estrema insicurezza alimentare soprattutto per la popolazione più povera. Il progetto si propone di agire su due fronti: è prevista una campagna di sensibilizzazione per informare la popolazione e prevenire la diffusione del virus e verrà intrapresa un’azione di sostegno alimentare/igienico delle fasce deboli con la distribuzione di kit contenenti cibo e saponi. Costo: Euro 33.000,00 - Contributo: Euro 29.500,00. Cuamm Medici con l´Africa. Monitoraggio, formazione del personale, kit alle comunità in quarantena. L’intervento si realizza in Sierra Leone, presso l’ospedale e le unità periferiche del Distretto di Pujehun (335.000 abitanti). L’epidemia di Ebola, scoppiata nel Paese nel maggio 2014, si sta diffondendo a ritmo sostenuto. L’associazione partecipa già alla task force istituita dal Ministero della Salute ed al piano d’azione sviluppato per il controllo dell’epidemia nel Distretto; i problemi prioritari sono la scarsa disponibilità di personale sanitario qualificato, la necessità di supervisione e formazione continua degli operatori sanitari, la disponibilità di mezzi di trasporto, di farmaci, equipaggiamenti di protezione. Il progetto si propone di supportare il sistema di individuazione/monitoraggio dei casi sospetti, la formazione/aggiornamento del personale sanitario (che verrà fornito dei presidi di protezione individuale), la riabilitazione di alcune utenze dell’Ospedale e dei centri salute periferici, la fornitura di kit alle comunità in quarantena e infine l’agevolazione del ritorno alle loro comunità dei casi sospetti. Costo: Euro 79.980,00 - Contributo: Euro 69.980,00. Aifo Attività di informazione, educazione e distribuzione kit per la disinfezione - L’intervento – che è in fase di approvazione – si realizza in Liberia ove il virus Ebola è ormai ampiamente diffuso ed è presente in ognuna delle 15 contee in cui è suddiviso il Paese. Una delle maggiori cause della continua espansione del contagio è ritenuta la mancanza di informazione della popolazione e l’irregolarità delle azioni di controllo del territorio per l’individuazione dei nuovi casi. L’associazione Aifo è già operativa in 6 di queste contee con un programma di Riabilitazione su Base Comunitaria (Rbc) che può contare su una struttura logistica e organizzativa già collaudata. Il progetto propone di utilizzare la struttura e lo staff Rbc per contrastare il diffondersi dell’epidemia. Tecnici e volontari, opportunamente formati su Ebola realizzeranno attività di Informazione/educazione/comunicazione alle comunità di 3 distretti della Contea di Bong, segnaleranno i casi sospetti e distribuiranno kit per la disinfezione. Costo: Euro 51.500,05 - Contributo: Euro 42.914,95 In tutto il cofinanziamento della Provincia ammonta a circa 200.000 euro. Anche se non ci sono in questo momento cooperanti trentini che rientrano dai paesi interessati dall´epidemia, ricordiamo che l´Azienda provinciale per i servizi sanitari ha provveduto a diffondere una nota informativa sul virus Ebola, che alleghiamo.  
   
   
FVG, SALUTE: NUOVO DISTRETTO CIVIDALE RIFERIMENTO PER TERRITORIO  
 
Cividale, 27 novembre 2014 - Da ieri è pienamente operativo il nuovo Distretto sanitario di Cividale del Friuli. Che, come ha rilevato l´assessore regionale alla Salute, Maria Sandra Telesca, intervenuta a tagliare il nastro inaugurale -"Si candida a rivestire un ruolo innovativo e al passo con la riforma sanitaria, in raccordo con il territorio e con le strutture sanitarie e ospedaliere, proiettato verso il futuro modello di salute del Friuli Venezia Giulia". Il Distretto si trova nell´area Nord Est del comprensorio ospedaliero di Cividale, ed è stato edificato con criteri moderni, antisismici, e in particolare tenendo conto delle attuali esigenze della salute dei cittadini. "Perché possa - ha insistito l´assessore Telesca - andare incontro ai bisogni di salute degli utenti della vasta area del cividalese e delle valli". L´inaugurazione odierna, ha detto l´assessore Telesca dopo i saluti introduttivi del sindaco di Cividale, Stefano Balloch, di Attilio Vuga, sindaco all´epoca della progettazione e dell´avvio dell´opera, e dei responsabili sanitari e amministrativi, rappresenta un momento emblematico non solo per la comunità locale. Costituisce infatti un simbolo, ha detto l´assessore, degli obiettivi che la riforma sanitaria intende raggiungere, e che si concretizzano a partire da strutture come questa, rivolta concretamente alle necessità della comunità. Per questo, secondo la Telesca, dovrà ospitare entro breve anche un centro di salute mentale aperto h 24, per rispondere alle attese del territorio, compreso quello montano. Dovrà altresì essere attivato l´hospice per i malati terminali e le cronicità, mentre vi dovranno essere accolte pure le strutture assistenziali. Sono infatti questi gli elementi, ha proseguito l´assessore, che potranno far sentire la sanità davvero vicina ai cittadini. E per vedere attuata la riforma nella sua interezza, si dovranno mettere in relazione tra loro tutte le componenti della salute. In futuro, ha infatti puntualizzato - "Non si dovrà più parlare di sanità distrettuale e sanità ospedaliera come di due entità di diverse, bensì, semplicemente di sanità". "La riforma da poco approvata - ha concluso l´assessore - piace ai medici di famiglia, ma il suo obiettivo sarà quello di essere apprezzata soprattutto dai cittadini e dalle famiglie". Costato quasi 9 milioni di euro, con fondi interamente regionali, ricostruito a partire dal 2007 e aperto con alcuni servizi nell´aprile scorso, come ha ricordato il direttore generale dell´Azienda sanitaria n.4, Giorgio Ros -"il Distretto sarà il motore della salute nel cividalese". La struttura si sviluppa su una superficie di 4500 metri quadrati distribuiti su tre piani, e occupa 150 addetti, tra personale medico, sanitario, specializzato e amministrativo. Ospita le funzioni amministrative (dal Cup, all´anagrafe sanitaria, all´ufficio protesico), i servizi infermieristici (come la segreteria unica sanitaria, il servizio infermieristico domiciliare, il servizio riabilitativo e la segreteria Rsa), l´area materno infantile e dell´età evolutiva, gli ambulatori della specialistica ambulatoriale (come la ginecologia, l´oculistica, l´odontoiatria, l´oncologia e le cure palliative), gli uffici amministrativi, i servizi del dipartimento di prevenzione per le vaccinazioni e la medicina legale, e i servizi del dipartimento delle dipendenze.  
   
   
8^ CONGRESSO ASSOCIAZIONE ITALIANA DELLA TIROIDE TIROIDE, FECONDAZIONE E GRAVIDANZA: UN NESSO DA NON SOTTOVALUTARE IPOTIROIDISMO PRIMA MALATTIA IN GRAVIDANZA  
 
Milano, 27 novembre 2014 – Salute della tiroide e gravidanza è un binomio che deve essere ben valutato prima di concepire una nuova vita, sia in modo naturale che con fecondazione medicalmente assistita. Si apre con queste tematiche l’8^ Congresso Associazione Italiana della Tiroide (Ait) organizzato dal Prof. Paolo Beck-peccoz, Presidente Ait e Direttore dell’Uo di Endocrinologia e Diabetologia presso Fondazione Policlinico Irccs, Milano che si svolge nell’Ateneo milanese di via Festa del Perdono dal 27 al 29 novembre. “In gravidanza, spiega Stefano Palomba, Struttura Complessa di Ginecologia e Ostetricia, Ospedale Santa Maria Nuova, Reggio Emilia, l’ipotiroidismo è la malattia più frequente e la tiroide ha un ruolo essenziale nel garantire la fertilità: gli ormoni tiroidei contribuiscono al normale sviluppo delle prime fasi della vita. Le fasi immediatamente successive al concepimento sono anch’esse influenzate dagli ormoni tiroidei materni che garantiscono la complessa serie di eventi fisiologici necessari al proseguimento della gravidanza. Infine, nei primi tre mesi di gravidanza è la tiroide della madre che lavora anche per il feto poiché esso sviluppa la sua tiroide solo intorno alla 12^ settimana”. “Maggiore è il grado di ipotiroidismo, maggiore è la difficoltà di concepimento e maggiore è il rischio di aborto spontaneo, afferma Roberto Negro, Uo Endocrinologia, Presidio Ospedaliero “Vito Fazzi” di Lecce, e questo riguarda tanto le gravidanze naturali che quelle indotte con fecondazione medicalmente assistita. Si è osservato che il 10% delle donne che affrontano una fecondazione assistita, ha una tiroidite di Hashimoto che rischia di diventare ipotiroidismo a seguito della terapia per la stimolazione ovarica. Nelle pazienti che devono affrontare una fecondazione medicalmente assistita, il range del valore del Tsh, il parametro clinico che indica il malfunzionamento della tiroide, è molto ristretto (0.5-1,5). Questo comporta la necessità di assumere l’ormone sintetico della tiroide che presenta minori variabilità e un assorbimento costante, per poter arrivare al target terapeutico il più precisamente e velocemente possibile. Le nuove formulazioni di levotiroxina liquida e capsule molli che presentano un più rapido e agevole assorbimento gastrointestinale senza essere influenzate da altri fattori come ad esempio l’intolleranza al lattosio e la celiachia possono essere la risposta a questa esigenza” conclude l’endocrinologo.  
   
   
BOLZANO, RIFORMA SANITARIA: "PRESENTAZIONE TRASPARENTE E AMPIA DISCUSSIONE"  
 
Bolzano, 27 novembre 2014 - La presentazione della riorganizzazione della sanità si svolge oggi nella sede del Consiglio provinciale ma viene organizzata dall´Assessorato provinciale competente: è quanto precisa l´assessora Martha Stocker. "Con questa audizione davanti ai Consiglieri si ribadiscono l´apertura, la procedura trasparente e la disponibilità ad un´ampia discussione." In merito ad affermazioni circolate nelle ultime ore, l´assessora provinciale Martha Stocker sottolinea che evidentemente c´è un´interpretazione errata di fondo rispetto all´organizzazione dell´audizione prevista domani in Consiglio provinciale: per la presentazione del piano di riforma della sanità altoatesina il Consiglio provinciale mette soltanto a disposizione i locali, mentre l´organizzazione complessiva è stata affidata all´Assessorato provinciale alla sanità, come del resto è avvenuto nelle scorse settimane in vari appuntamenti sul territorio, ad esempio con il personale ospedaliero, gli amministratori comunali, le parti sociali, l´associazionismo, i medici di base e pediatrici. A questo momento di informazione e discussione sono pertanto invitati tutti i Consiglieri provinciali, ma l´assessora Stocker ha condiviso la richiesta dei capigruppo di allargare la partecipazione a un esperto per ciascun gruppo politico, ribadendo il carattere di apertura della manifestazione. Ad ascoltare dalla tribuna del pubblico sono stati invitati i rappresentanti politici dei Comuni sedi di ospedali, i sindacati di categoria, le parti sociali (sindacati confederali e organizzazioni dei datori di lavoro) e le maggiori associazioni di pazienti in Alto Adige. Anche con un solo invito per ciascuna rappresentanza, i 35 posti disponibili sulla tribuna del pubblico sono quindi andati subito esauriti. A seguito della grande richiesta l´Assessorato ha pertanto chiesto al Consiglio provinciale la trasmissione dell´audizione online sul sito del Consiglio per consentire ai cittadini di seguire l´appuntamento in diretta. I rappresentanti dei media sono naturalmente invitati alla manifestazione. "Con questa manifestazione per i Consiglieri provinciali vogliamo ribadire la nostra disponibilità per una presentazione trasparente delle nostre argomentazioni e per un´ampia discussione: parlare di censura e controllo è quindi assolutamente fuori luogo."  
   
   
SALUTE IN LOMBARDIA: AIUTO A GENITORI DI BIMBI CON PROBLEMI NEUROPSICHIATRICI  
 
Mantova, 27 novembre 2014 - "Occuparsi di minori, di neuropsichiatria infantile significa occuparsi del futuro delle nostre generazioni. Regione Lombardia è qui non solo perché inauguriamo una nuova struttura; noi vogliamo infatti essere vicino a tutte le famiglie che devono affrontare un percorso di cura per il loro figlio. Abbiamo tanti ospedali, interveniamo in moltissime iniziative, ma io trovo che la neuropsichiatria infantile sia uno degli elementi fondamentali di ogni buona Azienda Ospedaliera". Il vice presidente e assessore alla Salute di Regione Lombardia Mario Mantovani con queste parole ha inaugurato il nuovo reparto che ospita la Struttura complessa di Neuropsichiatria dell´Infanzia e dell´Adolescenza dell´Azienda Ospedaliera Carlo Poma di Mantova. Il Vicepresidente era accompagnato dall´assessore regionale alla Casa e Housing Sociale, Paola Bulbarelli, e dalla consigliera regionale Annalisa Baroni. La Neuropsichiatria Infantile - Un centro che ha come obiettivo la prevenzione, la diagnosi, la cura e la riabilitazione di patologie e disturbi neuromotori e sensoriali di origine congenita o acquisita e le patologie psichiatriche dell´età evolutiva. "E´ importante che funzionino questi reparti, e lo dico perché queste realtà saranno elemento di attenzione all´interno della riforma della salute che stiamo definendo: queste patologie sono assai diffuse sul territorio e le famiglie a volte sono in serie difficoltà e non trovano un luogo dove poter condividere i loro bisogni. Arrivare in ospedale e trovare i medici a disposizione, infermieri, psicologi, tutto il personale credo sia fondamentale e che l´applauso vada fatto a loro che tengono alto il nome del nostro impegno". Formare I Giovani - Per rendere più belli ed accoglienti gli spazi dedicati ai bambini hanno lavorato studenti dell´Accademia di Brescia e dell´Istituto d´Arte di Mantova. "Si tratta di un segnale importante perché la collaborazione dei giovani passa attraverso la trasmissione di valori fondamentali. Non è importante solo andare a scuola, ma essere formati ai valori pregnanti della nostra società". Il Cuore Lombardo - "In Lombardia abbiamo una grande forza, quasi 1 milione di volontari che si occupano delle persone in difficoltà. Questa è la forza del cuore lombardo. Persone che si occupano e che si impegnano gratuitamente senza necessità di riconoscimenti, nel silenzio più assoluto nel dare una mano a chi ha bisogno. Ci sono moltissime associazioni, papà, mamme, nonne, zii e parenti che vogliono fare del bene: sono i benvenuti nei nostri ospedali ". Anestesia E Rianimazione - L´assessore alla Salute, prima di recarsi alla Rotonda di San Lorenzo, ci ha tenuto a visitare il cantiere del Carlo Poma realizzato da Infrastrutture Lombarde S.p.a. Per la realizzazione della nuova sede della Struttura Complessa di Anestesia e Rianimazione.  
   
   
PRESENTATO IL CONTRATTO DI SVILUPPO DELLA BSP PHARMACEUTICALS: 38 MILIONI DI INVESTIMENTI  
 
Roma, 27 novembre 2014 - Presentato ieri il Contratto di Sviluppo tra l’azienda Bsp Pharmaceuticals di Latina Scalo, la Regione Lazio, il Ministero dello Sviluppo Economico e Invitalia. Tante le personalità presenti: il Ministro per lo Sviluppo Economico, Federica Guidi, il viceministro per lo Sviluppo Economico, Claudio De Vincenti, il presidente, Nicola Zingaretti, Guido Fabiani, assessore allo Sviluppo Economico e Attività Produttive, l’Ad di Bsp Pharmaceuticals, Aldo Braca e l’amministratore delegato di Invitalia, Domenico Arcuri. Un sito dedicato unicamente alla produzione di farmaci antitumorali. La Bsp Pharmaceuticals si occupa unicamente della produzione e dello sviluppo di farmaci antitumorali di tipo citotossico e citostatico per conto delle grandi case farmaceutiche. La sua principale caratteristica produttiva è rappresentata proprio dall’aver progettato e realizzato un sito industriale dedicato unicamente alla produzione di farmaci antineoplastici. 38 milioni di investimenti. A tanto ammonta l’investimento complessivo previsto dal Contratto di Sviluppo presentato: in particolare, 19,7 milioni di saranno investimenti di Bsp, 16,3 milioni di finanziamenti agevolati messi a disposizione da Invitalia e 2 milioni di euro di agevolazioni a fondo perduto messe a disposizione dalla Regione. L’ampliamento del sito produttivo della Bsp. Grazie al Contratto di Sviluppo sarà realizzato un nuovo reparto sterile e saranno adeguati anche i reparti di produzione già attivi. Tutto questo consentirà di aumentare notevolmente la capacità produttiva dell’impianto, con effetti positivi e prospettive di miglioramento sia della produzione che dei livelli occupazionali. La stima è che ci saranno 130 dipendenti in più rispetto a oggi tra il 2014 e il 2017. L’investimento favorirà anche il processo di internazionalizzazione della società in particolare vero Brasile, Russia, India e Cina. "Lo stabilimento Bsp è un antidoto contro la malinconia che a volte ci viene ed è un esempio reale di eccellenza – lo ha detto il Ministro per lo Sviluppo Economico, Federica Guidi, che ha aggiunto: noi continuiamo ad avere in Italia questi esempi, che non sono tanti quanti ne vorremmo avere, ma non sono neanche pochi. Se noi riusciamo a far crescere, a far ingrandire e a far stare sul mercato le imprese, - ha detto ancora il Ministro Guidi - arriveranno nuovi posti di lavoro e la crescita per tutto il sistema industriale italiano, sennò, per decreto, non si riuscirà a far niente". "Oggi abbiamo dato un altro segnale di grande concretezza – è il commento del presidente, Nicola Zingaretti che ha aggiunto: grazie a questo contratto di sviluppo con la Bsp Pharmaceuticals creiamo lavoro a Latina sostenendo un comparto importantissimo e dimostriamo che e´ possibile una buona politica pubblica a sostegno delle imprese”.  
   
   
HIV/AIDS, AL VIA LA NUOVA CAMPAGNA REGIONALE IN EMILIA ROMAGNA. I DATI DEL RAPPORTO 2013  
 
Bologna, 27 novembre 2014 – Diagnosi di infezione da Hiv in calo in Emilia-romagna (300 nuovi casi nel 2013 rispetto ai 365 del 2012), ma non bisogna abbassare la guardia. Il Servizio sanitario regionale, in occasione della Giornata mondiale per la lotta all’Aids, lunedì 1° dicembre, lancia la nuova campagna, “Proteggersi sempre. Discriminare mai”. Uno slogan ideato per contrastare, da un lato, la sottovalutazione del rischio e dall’altro lo stigma, il pregiudizio e la discriminazione nei confronti di chi è sieropositivo o malato di Aids. I dati del rapporto della Regione, aggiornati a fine 2013, mostrano dunque un calo delle diagnosi di Hiv: un segnale importante, che deve però tenere conto del fatto che solo per un quarto delle diagnosi (23,8%) il test è stato effettuato perché la persona si è resa conto di aver tenuto comportamenti a rischio. Inoltre, la modalità di trasmissione è ormai quasi esclusivamente sessuale (88% nel 2013) e una persona su due (50,3%) scopre di aver contratto l’infezione quando è già in uno stadio avanzato della sieropositività, o addirittura quando è malata di Aids. C’è ancora poca consapevolezza sul fatto che una diagnosi tardiva non permette di accedere tempestivamente alle terapie antiretrovirali e ne riduce l’efficacia. Informazione e prevenzione sono dunque importantissime. “Oggi c’è una cura, ma la lotta all’Aids non è affatto finita” è un altro messaggio della campagna, “non arrenderti al caso, nemmeno alla paura. Usa il profilattico e fai subito il test”. Il Servizio sanitario regionale garantisce il test Hiv gratuito e anonimo e promuove interventi educativi per favorire una sessualità consapevole e rapporti protetti. Per la Giornata mondiale del 1° dicembre tante le iniziative promosse in tutta la regione da Aziende sanitarie, associazioni di volontariato, enti locali. A partire dai test day per la diagnosi dell’Hiv, che sarà possibile effettuare in molte piazze dell’Emilia-romagna sabato 30, lunedì 1 dicembre e in alcuni casi per tutta questa settimana. Per l’elenco delle iniziative, si può consultare il portale web del Servizio sanitario regionale www.Saluter.it I fondi per formazione e progetti: dalla Regione 2,5 milioni - La Regione Emilia-romagna ha destinato 1 milione di euro per finanziare il prossimo anno, anche sui temi dello stigma e della discriminazione, la formazione di medici, infermieri, personale ausiliario dei reparti ospedalieri di malattie infettive, dei servizi territoriali che si occupano di assistenza domiciliare alle persone con Aids e negli istituti penitenziari. Altri 1,5 milioni di euro sono destinati alle attività informative ed educative svolte dalle Aziende sanitarie negli Spazi giovani, alle iniziative rivolte alle donne migranti e a sostenere i progetti del Numero verde regionale Aids e del sito web Helpaids. Il Numero verde Aids 800 856080 è gestito dall’Azienda Usl di Bologna per tutto il Servizio sanitario regionale (attivo dal lunedì al venerdì dalle 14 alle 18; il lunedì anche dalle 9 alle 12). Il sito internet www.Helpaids.it è dedicato al tema e offre anche consulenze in anonimato, a cui risponde un’equipe di infettivologi, psicologi, ginecologi e ostetriche ed è gestito dalle Aziende sanitarie di Modena per tutto il Servizio sanitario regionale. La campagna informativa - “E’ importante essere informati e comprendere che ogni diffidenza nei confronti di chi ha l’Hiv non è motivata”: la campagna regionale quest’anno dedica una attenzione particolare anche a contrastare lo stigma, il pregiudizio nei confronti delle persone sieropositive o malate di Aids. L’obiettivo è ricordare la discriminazione esiste ed è determinata solo da ignoranza e pregiudizio. Due le fasi in cui si articola la campagna: la prima, per la Giornata mondiale, prevede la diffusione di uno spot radio sulle principali emittenti radiofoniche dell’Emilia-romagna (fino al 7 dicembre) e la distribuzione di un manifesto nelle sedi dei servizi delle Aziende sanitarie e nelle farmacie. La seconda fase, entro la fine dell’anno, vedrà la realizzazione di uno spot video e di cartoline informative per le sale d’attesa e per le sedi dei servizi delle Aziende sanitarie e per le farmacie. Sul web, in particolare, la Regione lancia nei prossimi mesi una campagna informativa specifica attraverso il motore di ricerca Google e il canale di video Youtube. I dati sulle infezioni da Hiv in Emilia-romagna - Nel 2013 (dati al 31 dicembre) le nuove diagnosi di infezione da Hiv tra i residenti in Emilia-romagna sono state 300, pari a 6,7 casi ogni centomila abitanti, e mostrano un calo rispetto agli anni precedenti (365 nel 2012, 361 nel 2011, 389 nel 2010). Queste le caratteristiche prevalenti della persona sieropositiva, sempre nel periodo 2006-2013: maschio (il 72,7% dei casi), di età tra 30 e 39 anni (33,5%), di nazionalità italiana (70,9%). Il rapporto maschi/femmine è di 2,8 maschi sieropositivi per ogni donna, in leggero aumento. Tra le donne, la fascia di età con più diagnosi risulta più bassa rispetto ai maschi: 20-29 anni. La modalità di trasmissione principale si conferma essere quella sessuale: negli otto anni di osservazione ha raggiunto l’86,1% di tutte le diagnosi di Hiv (e l’88% nel solo 2013) e il 54,4% è dovuta a rapporti eterosessuali non protetti (31,7% omosessuali o bisessuali). La percezione di aver adottato comportamenti a rischio tra le persone risultate positive all’Hiv è molto bassa: il 23,8% l’ha dichiarata come motivazione di esecuzione del test (mentre nel 48,2% dei casi per sospetta patologia correlata all’Hiv o per sospetta malattia a trasmissione sessuale). Il 20% di tutte le donne con diagnosi di Hiv ha scoperto di essere sieropositiva in occasione dei controlli per gravidanza (erano il 18,8% l’anno precedente). Le persone che giungono tardi alla diagnosi di infezione da Hiv - ovvero con Aids conclamato e/o con il sistema immunitario fortemente danneggiato (denominate “late presenters”) - sono il 50,3% di tutte le diagnosi Hiv nel periodo 2006-2013, mentre a livello nazionale la proporzione è maggiore: negli ultimi anni si è attestata intorno al 57%.