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Notiziario Marketpress di Giovedì 23 Gennaio 2014
CLIMA ED ENERGIA: OBIETTIVI UE PER UN´ECONOMIA COMPETITIVA, SICURA E A BASSE EMISSIONI DI CARBONIO ENTRO IL 2030  
 
Bruxelles, 23 gennaio 2014  - Riduzione delle emissioni di gas a effetto serra (Ghg) del 40% rispetto al 1990, un obiettivo vincolante a livello Ue per portare la quota delle energie rinnovabili al 27%, politiche più ambiziose in materia di efficienza energetica, un nuovo sistema di governance e una serie di nuovi indicatori per assicurare un sistema energetico competitivo e sicuro: questi i pilastri del nuovo quadro Ue in materia di clima ed energia per il 2030, presentato oggi dalla Commissione europea. Sostenuto da un’analisi dettagliata dei costi e dei prezzi dell’energia, il quadro 2030 garantirà certezza normativa per gli investitori e un approccio coordinato fra gli Stati membri per sviluppare nuove tecnologie. Il quadro si propone come stimolo costante per progredire verso un’economia a basse emissioni di carbonio e un sistema energetico competitivo e sicuro, da cui deriveranno prezzi accessibili per tutti i consumatori, maggiore sicurezza delle forniture energetiche, minore dipendenza dalle importazioni di energia e nuove opportunità per la crescita e l’occupazione, se si considerano i potenziali impatti sui prezzi a lungo termine. La comunicazione che stabilisce il quadro 2030 sarà discussa ai massimi livelli, in particolare in seno al Consiglio europeo e al Parlamento europeo. Il testo sarà accompagnato da una proposta legislativa per una riserva di stabilità del mercato per il sistema di scambio di quote di emissioni dell’Ue (Ue Ets), da attivare a partire dal 2021. Una relazione sui costi e sui prezzi dell’energia in Europa, pubblicata contemporaneamente alla comunicazione, suggerisce che l’aumento dei prezzi può essere contenuto attuando politiche efficaci sotto il profilo economico, creando mercati energetici competitivi e con una migliore efficienza energetica. Il Presidente della Commissione europea José Manuel Barroso ha dichiarato: "Se l´azione per il clima rappresenta una chiave di volta per il futuro del nostro pianeta, una politica energetica veramente europea lo è per la nostra competitività. Il pacchetto presentato oggi ci dimostra che agire contemporaneamente su questi due fronti non è in contraddizione ma, al contrario, contribuisce a vantaggi reciproci. È nell´interesse dell´Ue creare un´economia che offra sempre maggiori opportunità di occupazione e dipenda sempre meno da energia importata, grazie a una maggiore efficienza e al ricorso crescente a energia pulita prodotta internamente. Un taglio del 40% nelle emissioni di gas a effetto serra rappresenta un obiettivo particolarmente ambizioso ma è la pietra miliare più efficace in termini di costi nel nostro percorso verso un´economia a basse emissioni. Anche l´obiettivo di raggiungere il 27% di energie rinnovabili è un segnale importante: rappresenta stabilità per gli investitori, stimola l´occupazione verde e rende più sicure le nostre forniture energetiche". Günther Oettinger, Commissario per l´Energia, ha dichiarato: "Il quadro 2030 rispecchia la determinazione dell´Ue a promuovere un´economia competitiva a basse emissioni di carbonio, stabilità negli investimenti e sicurezza nell´approvvigionamento energetico. Il mio obiettivo è garantire che il costo dell´energia continui a rimanere accettabile per famiglie e imprese. Il quadro 2030 è molto ambizioso nelle sue proposte per combattere i cambiamenti climatici, ma riconosce anche la necessità di contenere i costi. Il mercato interno dell´energia fornisce le basi per raggiungere gli obiettivi che ci proponiamo e continuerò a lavorare per il suo completamento in modo da sfruttarne fino in fondo il potenziale. Per farlo, dobbiamo dare un´impostazione fortemente europea alle politiche che riguardano le energie rinnovabili". Connie Hedegaard, Commissaria incaricata dell´Azione per il clima, ha dichiarato: "Abbiamo smentito tutti quelli che dicevano che oggi la Commissione non avrebbe proposto niente di particolarmente ambizioso. Tagliare le emissioni del 40% rappresenta l´obiettivo più efficace in materia di costi per l´Ue e tiene conto della nostra responsabilità a livello mondiale. Naturalmente, l´Europa deve continuare a spingere fortemente per le energie rinnovabili: per questo la proposta di un obiettivo vincolante annunciata dalla Commissione è estremamente importante. Si dovrà ora raggiungere un accordo sui dettagli, ma la direzione da percorrere è già chiara. Se anche altre regioni del mondo fossero altrettanto ambiziose nella lotta ai cambiamenti climatici, oggi il pianeta sarebbe in condizioni decisamente migliori." Gli elementi chiave del quadro strategico per il 2030 istituito dalla Commissione sono elencati di seguito. 1. Un obiettivo vincolante per la riduzione dei gas serra: elemento centrale della politica climatica ed energetica dell’Ue per il 2030, l’obiettivo di ridurre le emissioni del 40% al di sotto del livello 1990 verrebbe raggiunto unicamente mediante misure interne. La riduzione annua del massimale delle emissioni dei settori compresi nel sistema Ets dell’Ue aumenterebbe passando dall´attuale 1,74% al 2,2% dopo il 2020. Le emissioni dei settori che non rientrano nel sistema Ets dovranno ridursi del 30% al di sotto del livello 2005; questo sforzo sarebbe ripartito equamente tra gli Stati membri. La Commissione invita il Consiglio e il Parlamento europei a concordare, entro la fine del 2014, che l’Ue si impegni all´inizio del 2015 a realizzare una riduzione del 40% nell’ambito dei negoziati internazionali per un nuovo accordo mondiale sul clima, che si concluderanno a Parigi alla fine del 2015. 2. Un obiettivo vincolante sulle energie rinnovabili a livello dell´Ue: le energie rinnovabili svolgeranno un ruolo chiave nella transizione verso un sistema energetico sostenibile, sicuro e competitivo. Sospinto da un approccio maggiormente orientato al mercato e con condizioni propizie per le tecnologie emergenti, l´obiettivo vincolante del 27% a livello dell’Ue per le energie rinnovabili entro il 2030 si accompagna a notevoli benefici in termini di bilancia commerciale energetica, ricorso a fonti di energia locali, posti di lavoro e crescita. È necessario stabilire un obiettivo in materia di energia a livello dell’Ue per stimolare la continuità degli investimenti nel settore. L´obiettivo Ue non verrebbe però tradotto in obiettivi nazionali attraverso la normativa unionale, lasciando quindi agli Stati membri la flessibilità di trasformare il loro sistema energetico nel modo più consono alle preferenze e alle circostanze nazionali. Il raggiungimento dell´obietto Ue in materia di energie rinnovabili verrebbe garantito dal nuovo sistema di governance basato su piani nazionali per l´energia (vedi oltre). 3. Efficienza energetica: i miglioramenti nell´efficienza energetica contribuiranno al raggiungimento di tutti gli obiettivi della politica energetica dell’Ue; la transizione verso un sistema energetico sostenibile, sicuro e competitivo non è pensabile senza efficienza energetica. Il ruolo di quest´ultima nel quadro 2030 verrà ulteriormente considerato nell´ambito della revisione della direttiva sull’efficienza energetica, che si concluderà prevedibilmente entro la fine dell’anno. A quel punto, la Commissione valuterà l’eventuale necessità di modificare la direttiva. Anche i piani nazionali per l´energia degli Stati membri dovranno prendere in considerazione l’efficienza energetica. 4. Riforma del sistema Ets dell´Ue: la Commissione propone di stabilire una riserva per la stabilità del mercato all´inizio del prossimo periodo di scambio Ets, nel 2021. La riserva permetterà sia di affrontare l’eccedenza di quote di emissioni che si è costituita negli ultimi anni sia di migliorare la resilienza del sistema agli shock gravi, regolando automaticamente la fornitura di quote da mettere all’asta. La creazione di una tale riserva — in aggiunta al rinvio ("back-loading") recentemente convenuto della messa all´asta di 900 milioni di quote al 2019-2020 — è sostenuta da un ampio spettro di portatori di interesse. Secondo quanto previsto dalla legislazione proposta oggi, la riserva opererebbe interamente secondo regole predefinite che non lascerebbero margini discrezionali alla Commissione o agli Stati membri per la sua attuazione. 5. Energia competitiva, a prezzi accessibili e sicura: la Commissione propone una serie di indicatori chiave per valutare i progressi compiuti nel tempo e fornire una base oggettiva per eventuali riposte strategiche. Gli indicatori riguardano, per esempio, i differenziali di prezzo dell’energia tra i principali partner commerciali, la diversificazione delle forniture e la dipendenza da fonti energetiche interne, nonché la capacità di interconnessione tra gli Stati membri. Attraverso questi indicatori, le politiche da oggi al 2030 garantiranno un sistema energetico competitivo e sicuro che continuerà a sviluppare un mercato più integrato, forniture più diversificate, una concorrenza più intensa e fonti locali più sviluppate, senza dimenticare il sostegno a ricerca, sviluppo e innovazione. 6. Un nuovo sistema di governance: il quadro 2030 propone una nuova governance basata su piani nazionali per un´energia competitiva, sicura e sostenibile. Sulla base degli orientamenti che la Commissione fornirà a breve, gli Stati membri elaboreranno i loro piani nell’ambito di un approccio comune che garantirà una maggiore certezza agli investitori e maggiore trasparenza, migliorando sia la coerenza sia i meccanismi di coordinamento e sorveglianza dell´Ue. Un processo iterativo tra la Commissione e gli Stati membri garantirà da un lato che i piani siano sufficientemente ambiziosi e dall´altro che siano coerenti e conformi per tutto il periodo interessato. La comunicazione che stabilisce il quadro 2030 è accompagnata da una relazione sui prezzi e i costi dell’energia, che valuta i fattori trainanti e mette a confronto i prezzi dell’Ue con quelli dei suoi principali partner commerciali. I prezzi dell’energia sono notevolmente aumentati in quasi tutti gli Stati membri a partire dal 2008, soprattutto a causa di imposte e tasse, ma anche dei maggiori costi di rete. Il confronto con i partner internazionali evidenzia un aumento dei differenziali di prezzo, in particolare con i prezzi del gas negli Usa, che potrebbe minare la competitività dell’Europa, segnatamente per le industrie ad alta intensità energetica. Tuttavia, l’aumento dei prezzi dell’energia può essere parzialmente compensato da politiche energetiche e climatiche efficienti in termini di costi, da mercati energetici competitivi e da misure per migliorare l’efficienza energetica, ad esempio l’utilizzo di prodotti più efficienti sotto il profilo energetico. Potrebbe essere addirittura necessario aumentare gli sforzi per una maggior efficienza energetica da parte dell´industria europea, tenendo presente i limiti fisici, ora che anche i concorrenti fanno altrettanto e che l´industria europea ha deciso di investire all´estero per avvicinarsi ai mercati in espansione. Questi elementi contribuiscono a strutturare il quadro 2030. Prossime tappe Si prevede che il quadro 2030 sia preso in considerazione dal Consiglio europeo nella sessione di primavera del 20-21 marzo.  
   
   
ENERGIA: OGGI A PESCARA PRESENTAZIONE PROGETTO "EFFECT"  
 
L´aquila, 23 gennaio 2014 - Il progetto europeo "Effect" (Upgrading of Energy Efficient Public Procurement for a balanced economic growth of See area) verrà presentato nel corso di un seminario formativo sull´efficienza energetica e sugli acquisti verdi in programma dalle ore 10:30 presso l´aeroporto d´Abruzzo a Pescara, organizzato dalla Regione Abruzzo e da alcuni Ordini professionali abruzzesi. Nel progetto europeo, la Regione Abruzzo è capofila di un partenariato composto da 14 rappresentati di Paesi, Regioni, istituti di ricerca, Agenzie di sviluppo e per l´energia oltre ad 8 Paesi tra cui Italia, Ungheria, Serbia, Romania, Grecia, Austria, Bulgaria e Slovenia. È previsto l´intervento dell´assessore all´Energia, Mauro Di Dalmazio, mentre il direttore del settore Energia della Regione Abruzzo, Antonio Sorgi, farà il punto sulla programmazione regionale 2014-2020 e sulle strategie del progetto Effect. L? obiettivo principale del Progetto è di introdurre nelle procedure di gara a partire dai Paesi coinvolti nell´iniziativa, criteri oggettivi di efficienza energetica in modo da contribuire a livello europeo al raggiungimento dei valori prefissati per la riduzione dei consumi energetici da fonte fossile. In questo senso, la Regione Abruzzo in convenzione con Enea ha avviato un processo di informatizzazione della certificazione energetica degli edifici e del riconoscimento del tecnico competente che va ormai producendo i primi importanti risultati. Da qui l´ampia disponibilità di dati sullo stato di efficienza degli edifici regionali che consente l´adozione di precise programmazioni regionali per conseguire la riduzione dei consumi energetici entro i valori assegnati dai decreti nazionali.  
   
   
MONZA E BRIANZA - IMMOBILIARE: LE INCERTEZZE ALLONTANANO L´ACQUISTO  
 
Monza, 23 gennaio 2014 - Il mercato immobiliare in Brianza ancora in attesa di rilancio. Per quanto riguarda gli scambi, il numero delle compravendite immobiliari del residenziale chiude il 2013 in calo rispetto al 2012, sia il capoluogo (-10,5%%) che la provincia (-11,6%). I prezzi, complessivamente, si contraggono mediamente sia in città che in provincia: scendono, infatti, del -4,2% in sei mesi i prezzi delle abitazioni a Monza, con un costo medio di 1.940 Euro/mq mentre il resto della Brianza registra una contrazione semestrale di -1,1%, con un costo medio di 1.338 Euro/mq. Analogamente al prodotto usato diminuisce anche il prodotto “nuovo”: le quotazioni a Monza registrano in 6 mesi il -3,5% e il -6,2% registrato da appartamenti vecchi. Si mantiene, invece, più marcata in Brianza la differenza tra nuovo e usato: gli immobili nuovi registrano -0,1% in sei mesi, contro -0,6% per i recenti e -2,8% per i vecchi. Nel dettaglio delle macroaree, la Brianza del caratese presenta una variazione media semestrale per i prezzi degli appartamenti di -1,1%. Il vimercatese delle infrastrutture mostra una variazione media semestrale per i prezzi degli appartamenti di -1,4%, l’area del cesanese-desiano -0,6%. Lieve flessione per i canoni di locazione a Monza (-0,5% in 6 mesi e un canone medio di 68 Euro/mq per appartamenti di oltre 70 metri quadri non arredati), mentre in Brianza si registra un -0,6 % in 6 mesi, per un canone medio di 64 Euro/mq. I rendimenti annui si attestano sul 3,1% in città e sul 3,4% in Brianza. Nel segmento industriale il prezzo medio per i capannoni registra in 6 mesi a Monza -3,2% per i nuovi e -8,0% per i recenti, mentre in Brianza in sei mesi il nuovo e l’usato scendono rispettivamente di -1,8% e -2,9%. La contrazione del valore dei terreni residenziali prosegue (a Monza -4,6% in sei mesi, -8,2% in un anno; in Brianza -1,3% in sei mesi, -6,1% in un anno). A Monza città i prezzi più alti nel residenziale si registrano nel centro storico (3.196 Euro/mq, in sei mesi -1,8%) e nella zona Parco–villa Reale (2.580 Euro/mq, -6,1% in sei mesi). Sono alcuni dei dati che emergono dalla “Rilevazione dei prezzi degli immobili sulla piazza di Monza e Brianza” sul Ii semestre 2013, promossa dalla Camera di commercio di Monza e Brianza in collaborazione con F.i.m.a.a. Milano Monza & Brianza e Borsa Immobiliare. “Il 2013 si chiude per il mercato immobiliare in Brianza con una situazione che vede ancora un’offerta in esubero rispetto alla domanda, anche se nell’ultimo semestre abbiamo assistito alla necessità di realizzo che ha spinto la parte venditrice a rivedere le proprie aspettative pur di concludere la transazione – ha dichiarato Mauro Danielli, Presidente dell’Osservatorio del territorio e degli immobili della Camera di commercio di Monza e Brianza - Credo che il 2014 sarà caratterizzato da un andamento dei prezzi ancora in diminuzione ma a ribasso contenuto, che renderà più attraente il prodotto, nonostante la domanda potrebbe risultare in qualche modo frenata dalle insicurezze sul futuro, legate alla situazione economica generale. Affinché la ripresa nell’immobiliare non sia illusoria ma riporti l’immobile alla sua reale condizione di investimento, allontanano ancora dall’acquisto la mancanza di chiarezza delle misure fiscali e la ripartenza ancora in bilico del mercato creditizio e dei mutui.” “Nel secondo semestre del 2013 si assiste alla diminuzione dei canoni di locazione in tutti i comparti. Il numero dei contratti di locazione resta comunque elevato, rappresentando la soluzione alle necessità abitative del mercato delle richieste. I proprietari stanno iniziando a considerare vantaggioso locare gli appartamenti a canoni convenzionati, aderendo poi alla “cedolare secca”. E’ doveroso ribadire come ogni vantaggio possa essere vanificato da una scorretta interpretazione ed applicazione delle norme in vigore, per questo risulta necessario affidarsi ad un professionista - ha aggiunto Giulio Carpinelli, coordinatore F.i.m.a.a. Milano Monza & Brianza per la Rilevazione dei prezzi degli immobili sulla piazza di Monza e Brianza - .” Il mercato residenziale a Monza… Nel Comune capoluogo il costo medio di un appartamento al Ii semestre 2013 è di 1.940 Euro/mq, (-4,2% in sei mesi, -8,1% in un anno). A Monza città i prezzi più alti nel residenziale si registrano nel centro storico (3.196 Euro/mq, -1,8% in sei mesi) e nella zona Parco–villa Reale (2.580 Euro/mq e -6,1% in sei mesi). E in provincia Il costo medio per un appartamento in Brianza al Ii semestre 2013 è di 1.338 Euro/mq, (-1,1% in sei mesi, -3,8% in un anno). Nei Comuni del vimercatese il medesimo valore sale in media a 1.396 Euro/mq, scende nella Brianza caratese a 1.350 Euro/mq e nella zona del cesanese-desiano a 1.268 Euro/mq. In Brianza i Comuni dove si registrano i prezzi medi più elevati sono Brugherio e Vimercate (1.937 Euro/mq per entrambi), Vedano al Lambro (1.775 Euro/mq), Villasanta (1.640 Euro/mq). Comprar casa è invece più conveniente a Ceriano Laghetto (1.113 Euro/mq), Cogliate (1.126 Euro/mq) e Misinto (1.136 Euro/mq). E per chi sceglie l’affitto il canone di locazione medio registrato per un appartamento di oltre 70 mq non arredato è di 66 Euro/mq nel vimercatese, 62 Euro/mq nel caratese, 65 Euro/mq nel cesanese-desiano. I capannoni a Monza e in Brianza Nel segmento industriale, il prezzo medio per i capannoni industriali a Monza cala a 575 Euro/mq per quelli recenti e a 975 per i nuovi, (rispettivamente -8% e -3,2% in sei mesi). E in provincia il prezzo medio per i capannoni nuovi si attesta a 848 Euro/mq (-1,8% in sei mesi), scende lievemente anche il valore di quelli recenti (570 Euro/mq, -2,9% in sei mesi).  
   
   
UMBRIA, LAVORI PUBBLICI: PRESENTATO IL NUOVO ELENCO PREZZI PER GLI APPALTI  
 
Perugia, 23 gennaio 2014 – Mentre diminuiscono i costi dell’acciaio e resta sostanzialmente invariato il costo del calcestruzzo, aumentano i costi del gasolio (più sedici per cento) e della manodopera, (quattro per cento nel comparto edile e tre per cento nel comparto metalmeccanico per effetto dei rinnovi contrattuali) e questo fa aumentare le voci dell’elenco prezzi, a seconda dell’incidenza percentuale su ognuna di esse, mediamente del 2-3 per cento. E’ questo il dato più importante del nuovo Elenco regionale dei prezzi e dei costi minimi della manodopera per lavori edili, impianti tecnologici, infrastrutture a rete, lavori stradali e impianti sportivi per l´esecuzione di opere pubbliche e dell’Elenco regionale dei costi per la sicurezza dei lavoratori, in vigore dal primo gennaio 2014, che è stato presentato questa mattina, mercoledì 22 gennaio, a Perugia, dall’assessore regionale ai lavori pubblici Stefano Vinti nel corso di una conferenza stampa che si è svolta nella Sala Fiume di Palazzo Donini. “L’elenco prezzi, ha spiegato l’assessore, non solo è lo strumento fondamentale per i progetti e gli appalti di opere pubbliche, ma è anche un riferimento importante per il settore privato. Il documento che presentiamo oggi, e che rimarrà in vigore fino al giugno 2015, è frutto di un intenso lavoro dell’apposita Commissione tecnica che, nel corso dell’anno appena passato, ha analizzato i prezzi elementari edili, degli impianti, della manodopera, dei trasporti e dei noli che sono posti a base della costruzione dei costi delle lavorazioni che compongono l’elenco dei prezzi. I prezzi proposti dalla Commissione Tecnica sulla base delle indagini di mercato hanno tenuto conto dello sconto medio praticato alle aziende del settore, di una fornitura media del materiale, di un cantiere di media difficoltà, con particolare attenzione ai materiali suscettibili di variazione frequente (quindicinale o addirittura quotidiana). Per questo motivo, i listini di alcuni materiali, pur restando invariati da anni, praticano sconti maggiori rispetto alle precedenti rilevazioni. E’ evidente che abbiamo cercato anche di contemperare i costi con il particolare momento di crisi che vive il settore edile, dedicando comunque la massima attenzione alle problematiche della sicurezza nei cantieri”. Una delle modifiche rilevanti di questa edizione, riguarda la revisione dei paragrafi relativi alle “Impermeabilizzazioni” ed agli “Isolanti termoacustici”. La modifica ha interessato la soppressione di voci ormai superate e l’inserimento di altre voci che presentano l’utilizzo di nuovi materiali, e pertanto, anche la numerazione di alcune voci hanno subito alcune modifiche. Questo capitolo è stato aggiornato in collaborazione con la Facoltà di Ingegneria dell’Università degli studi di Perugia, in coerenza con le politiche ambientali della Regione Umbria per ciò che riguarda i materiali necessari all’efficientamento energetico degli edifici e alla sostenibilità ambientale dei materiali utilizzati. Altre modifiche di particolare rilievo riguardano gli impianti tecnologici e gli impianti elettrici, e precisamente per quanto riguarda l’aggiornamento degli impianti meccanici e antincendio non vi sono stati aumenti di prezzo, ma solo un aggiornamento che è consistito nella cancellazione di quelle voci ormai obsolete e non più utilizzate, l’aggiornamento della descrizione di voci per adeguamento alle nuove normative, l’aggiunta di nuove voci riguardanti le apparecchiature che negli ultimi tempi si sono evolute in termini di efficienza energetica come le elettropompe e le pompe di calore. Per quanto riguarda gli impianti elettrici, la revisione dei prezzi è stata attuata, come in passato, in base a verifiche sul mercato, è stato adottato particolare riguardo all’introduzione di nuove tecnologie, solo nei casi in cui queste sono da considerarsi consolidate, quindi, oltre ad un’attenta verifica dei costi della manodopera, le più consistenti modifiche interessano, in particolare, i quadri elettrici. Per quanto attiene gli aggiornamenti di natura tecnica, questi riguardano maggiormente i paragrafi relativi agli impianti speciali, agli impianti di terra e parafulmini ed all’illuminazione, che hanno subito consistenti modifiche legate allo sviluppo delle varie tecnologie. E’ stato inoltre creato un paragrafo apposito relativo agli impianti di rilevazione fumi ed incendi. Modifiche consistenti hanno interessato anche i paragrafi relativi agli ascensori e alle piattaforme elevatrici. Con questa edizione sono state anche apportate modifiche ad alcune voci relative al capitolo “Sistemazioni aree verdi ed attrezzature sportive”, come ad esempio l’introduzione di voci che riguardano l’abbattimento di alberi, in collaborazione con le Associazioni delle imprese di settore e con l’Agenzia Regionale Forestale. Anche con questa edizione viene ribadito che il costo della manodopera non è soggetto a ribasso d’asta ed è al netto di spese generali (15 per cento) e utile di impresa (10 per cento). “Un criterio questo, ha sottolineato Vinti,che la Regione Umbria è stata la prima ad adottare tra le regioni italiane e che ora il Decreto Salva-italia ha esteso a tutto il territorio nazionale. Quest’anno invece, ha concluso Vinti, abbiamo introdotto per la prima volta il costo dello scavo archeologico stratificato, andando così a colmare un vuoto che spesso ha messo in difficoltà il regolare proseguimento dei lavori”. La vecchia edizione 2012 dell’elenco prezzi, come prevede la legge, può essere transitoriamente utilizzata fino al 30 giugno 2014 per i progetti a base di gara la cui approvazione sia intervenuta entro tale data.  
   
   
MOLISE: RICOSTRUZIONE, RISORSE CERTE PER L´ASSISTENZA TECNICA. FRATTURA: LA PRIORITÀ RESTA DARE LA CASA A CHI L´HA PERSA  
 
Campobasso, 23 gennaio 2014 - Tre milioni e mezzo di euro aggiuntivi per l´assistenza tecnica che dovrà portare a conclusione la ricostruzione post sisma entro il 31 dicembre 2018: il 3 percento concesso dal ministro Carlo Trigilia, in virtù di quanto stabilito dalla delibera Cipe 1/2009, è dato certo e arriva in risposta a una nota del governatore Paolo di Laura Frattura inviata al Ministero della coesione territoriale lo scorso ottobre. "La prova che del problema del personale impiegato nell´Agenzia di protezione civile ci siamo fatti carico molto prima che divenisse un´emergenza". Nella conferenza stampa convocata a Palazzo Vitale assieme al consigliere delegato, Salvatore Ciocca, e al direttore dell´Arpc, Emidio Mastronardi, il presidente della Regione Molise parte da qui per certificare il nuovo corso della ricostruzione illustrando, al contempo, il quadro reale di una vicenda gravata anche da una certa confusione strumentale. "La nota del ministro Trigilia, con data 16 gennaio, risponde - contestualizza Paolo Frattura -, a una nota che la Presidenza della Regione ha inviato al Ministero lo scorso 25 ottobre. Oggi riceviamo la conferma a una richiesta avanzata da noi prima della scadenza dei contratti. A garanzia della continuità, 3 milioni e mezzo aggiuntivi che in parallelo ci impongono un ragionamento serio e ponderato sul fabbisogno effettivo delle professionalità". La quota del 3 percento corrisponde al tetto massimo fissato dalla delibera Cipe 1/2009 per i programmi fino a 500 milioni di euro, "non è una soluzione arbitraria del Ministero. Ricordiamo questo - l´affondo del presidente -, a chi parla senza leggere e conoscere le leggi, al contrario di chi è abituato a parlare quando conosce i fatti e a stare in silenzio per ascoltare quando non li conosce". Arginando "ogni forma di gossip con cui si prova a mettere in dubbio la ricostruzione", Frattura ripercorre le tappe di un percorso finalmente tracciato e monitorato: "In soli otto mesi abbiamo messo ordine in una situazione nella quale di ordine si sapeva davvero ben poco". Uno per uno, dunque, i punti salienti della questione. Nella delibera Cipe 62/2011 che stanzia 346 milioni per la ricostruzione post sisma non c´è voce per l´assistenza tecnica: "L´abbiamo prevista noi - specifica il governatore -, all´interno degli Apq. Per ogni Accordo di programma quadro le strutture ministeriali ci hanno riconosciuto il 2 percento. Insufficiente, l´abbiamo subito denunciato: in totale gli interventi coinvolti dalla ricostruzione sono 1.141. A fronte di queste esigenze abbiamo motivato la richiesta di riallinearci con il tetto massimo fissato dalla delibera Cipe 1/2009 al 3%, un punto in più rispetto a quanto già stanziato", per un importo complessivo di 10 milioni e mezzo. Dalla nascita dell´Agenzia di protezione civile, istituita con legge regionale il 30 aprile 2012, sono stati spesi 5,2 milioni solo per il personale per 218 contratti, ora scaduti o in prossima scadenza. "È evidente - riflette Frattura -, che l´assetto dovrà essere rivisto per renderlo compatibile con le risorse disponibili". A stretto giro di posta, sarà il neodirettore dell´Arpc, Emidio Mastronardi, a definire il fabbisogno necessario in termine di personale ripartito per professionalità e competenze relative ai singoli settori. Conti alla mano, in una logica di programmazione rigorosa, senza ricorrere a ulteriori deroghe al patto di stabilità, si calcola sui residui 320 milioni di euro da spendere un impegno di circa 60 milioni l´anno per i lavori della ricostruzione e "le risorse della delibera Cipe saranno destinate, come dovuto, esclusivamente all´assistenza tecnica. Basta commistioni tra ricostruzione e Protezione civile". "Nel rispetto delle professionalità presenti e costruite dopo il cosiddetto concorsone premieremo all´interno del personale - assicura il presidente della Regione - , il numero di risorse professionali utile ad accompagnare la ricostruzione. Lo faremo attraverso una selezione interna, mettendo in campo risorse certe per stipulare contratti certi". Impegni puntuali e circoscritti rimarcati da Frattura per contrappasso con il passato. Il governatore cita la legge di istituzione dell´Agenzia regionale della Protezione civile che prevedeva una copertura del 4 percento per i contratti di lavori, "ma mai un solo euro - la sua denuncia -, è stato destinato dalla Regione per la copertura finanziaria della legge stessa". Oggi, un´altra storia: Frattura fa leva sui fatti. "Abbiamo contezza dell´avanzamento dei lavori grazie a certificazioni e contestuali impegni di spesa per liquidare lavori già eseguiti. Abbiamo messo su un macchina che procederà per singole schede con un monitoraggio continuo tra entrate e uscite. Ogni trasferimento delle risorse tra Protezione civile e Comuni sarà reinquadrato per rintracciare anche le eventuali economie derivanti. Per evitare ulteriori spese di fitto, a breve trasferiremo - anticipa il presidente della Regione -, l´ufficio del soggetto attuatore nei locali dell´Arpc". Il cambio di passo così garantito per le professionalità coinvolte ma soprattutto per chi non ha a casa dopo 12 anni dal terremoto. "Ai nostri cittadini in attesa di risposta va data priorità". Da qui l´annuncio con il consigliere Ciocca: pronti già un nuovo Apq da 7 milioni e mezzo di euro e un altro da 31 milioni per l´edilizia pubblica.  
   
   
IMPRESE: NEL 2013 LE APERTURE SUPERANO LE CHIUSURE, 12MILA ATTIVITÀ IN PIÙ (+0,2%)  
 
Roma, 23 gennaio 2014 – Sono 384.483 le imprese nate nel 2013, circa 600 in più rispetto al 2012. Al flusso sostanzialmente stabile delle iscrizioni di nuove imprese, ha corrisposto un aumento del numero di quelle che hanno cessato l’attività, passate dalle 364.972 del 2012 alle 371.802 dell’anno scorso. Il bilancio di queste dinamiche si è tradotto in un saldo anagrafico di fine anno ancora una volta positivo, seppure ridotto dalla crisi a sole 12.681 unità, il valore più modesto dal 2004 ad oggi. Ad allargare, nonostante le difficoltà, la propria base imprenditoriale sono stati soprattutto il commercio (+15.260 imprese), le attività di alloggio e ristorazione (+11.618) e i servizi di supporto alle imprese (+7.723 imprese, in cui sono incluse il noleggio e le agenzie di viaggio). Sul fronte opposto, i settori che hanno visto ridursi maggiormente la propria consistenza sono stati – al netto dell’agricoltura che, soprattutto per motivi anagrafici, prosegue nella contrazione strutturale della sua base imprenditoriale - le costruzioni (-12.878 imprese), le attività manifatturiere (-5.929) e il trasporto e magazzinaggio (-1.156). Il rallentamento della vitalità dell’imprenditoria italiana risente in modo particolare dell’approfondirsi della crisi del mondo artigiano: con un saldo negativo di -27.893 imprese, nel 2013 l’artigianato ha infatti ceduto quasi due punti percentuali (-1,94%) della sua base produttiva, la contrazione in assoluto più rilevante dall’inizio delle rilevazioni statistiche di Movimprese. Questi i dati principali sulla natalità e mortalità delle imprese risultanti dal Registro delle imprese diffusi oggi da Unioncamere sulla base di Movimprese, la rilevazione statistica condotta da Infocamere, la società che gestisce il patrimonio informativo delle Camere di Commercio italiane. Tutti i dati, come di consueto, sono disponibili online all’indirizzo www.Infocamere.it “La crisi non dà tregua alle imprese – ha detto il Presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello - ma per fare le scelte che servono al Paese dobbiamo guardare a chi non si scoraggia, alla capacità del sistema produttivo di rigenerarsi puntando ai settori che offrono più opportunità. Dal turismo ai servizi passando per le produzioni che il mondo continua a premiare, come l´agroalimentare e alcuni comparti del nostro manifatturiero ad elevato contenuto tecnologico. Ma è sempre più dura andare avanti senza un mercato interno capace di sostenere consumi e occupazione. Le imprese che continuano a nascere sono frutto di un’auto-imprenditorialità che va guardata con favore e sostenuta, soprattutto quando è espressione di saperi tradizionali e di quella cultura artigiana che oggi è in grandissima difficoltà. È quanto ho ripetuto proprio ieri alla commissione industria, commercio e turismo del Senato che sta esaminando diversi disegni di legge sull´artigianato. Dobbiamo alimentare il coraggio di chi fa impresa e ridare fiducia alle famiglie e a chi cerca lavoro – ha aggiunto il Presidente di Unioncamere – e per farlo è indispensabile rafforzare le reti che costruiscono questa fiducia, a partire dalle istituzioni. È un impegno che le Camere di commercio stanno portando avanti insieme alle rappresentanze imprenditoriali, per migliorare la qualità dei servizi e la propria efficienza. Tutti dobbiamo e possiamo fare di più”. Sintesi Dei Dati Principali Il Quadro Generale I dati Movimprese mostrano complessivamente una tenuta - seppur faticosa - del sistema imprenditoriale italiano nel 2013. Pur in presenza di una prolungata contrazione del flusso delle nuove iscrizioni - dal 2007 ad oggi è diminuito dell’11,8% - resta il fatto che negli ultimi nove anni le nuove iscrizioni sono risultate sempre più alte delle cessazioni e che anche nel 2013 (l’anno meno brillante della serie) sono nate 1.053 imprese al giorno, a fronte di 1.018 che hanno chiuso i battenti. La cosiddetta “voglia di impresa” non viene dunque meno e, a giudicare dalle cifre, gli ostacoli all’ingresso di nuovi attori sul mercato appaiono tutt’altro che insormontabili. Il perdurare della crisi, tuttavia, sta fiaccando sempre più la capacità di tenuta dell’artigianato che, a differenza di altri comparti, da quattro anni vede ridursi, seppure con alterna intensità, il numero delle proprie imprese. Tabella 1 - Iscrizioni, cessazioni, saldi e stock delle imprese per anno nel periodo 2005-2013 Totale imprese - Valori assoluti, tutti i settori
Anno Imprese registrate([1]) Iscrizioni Cessazioni([2]) Saldo Tasso di crescita ([3])
Totale imprese
2005 6.073.024 421.291 324.603 96.688 1,61%
2006 6.125.514 423.571 350.238 73.333 1,21%
2007 6.123.272 436.025 390.209 45.816 0,75%
2008 6.104.067 410.666 374.262 36.404 0,59%
2009 6.085.105 385.512 368.127 17.385 0,28%
2010 6.109.217 410.736 338.206 72.530 1,19%
2011 6.110.074 391.310 341.081 50.229 0,82%
2012 6.093.158 383.883 364.972 18.911 0,31%
2013 6.061.960 384.483 371.802 12.681 0,21%
di cui artigiane
2005 1.476.182 121.413 106.187 15.226 1,04%
2006 1.483.957 121.339 110.875 10.464 0,71%
2007 1.494.517 137.304 124.783 12.521 0,84%
2008 1.496.645 125.484 120.027 5.457 0,37%
2009 1.478.224 108.542 124.456 -15.914 -1,06%
2010 1.470.942 109.753 114.817 -5.064 -0,34%
2011 1.461.183 104.438 110.755 -6.317 -0,43%
2012 1.438.601 100.317 120.636 -20.319 -1,39%
2013 1.407.768 92.853 120.746 -27.893 -1,94%
Fonte: Unioncamere-infocamere, Movimprese Il Bilancio dei Territori Disaggregando i dati in base alle quattro grandi circoscrizioni territoriali, il Nord-est appare l’epicentro della depressione demografica delle imprese nel 2013. Senza il suo saldo negativo (-6.725 unità), il tasso di crescita nazionale sarebbe restato infatti invariato rispetto al 2012. In tutte le altre aree, pur in presenza di un saldo positivo, si registra comunque una crescita inferiore rispetto all’anno precedente, con il Centro Italia che si conferma l’area a maggior tenuta del sistema imprenditoriale (+0,74%, un valore più che triplo rispetto alla media nazionale). Più contenuti, ma sopra la media, i valori del Mezzogiorno (+0,31%) e del Nord-ovest (+0,23%). Volendo cogliere maggiori specificità, si può osservare come nelle due circoscrizioni del Nord si registrino saldi negativi in tre regioni su quattro. Tuttavia, mentre nel Nord-ovest l’unica regione con saldo positivo è la Lombardia (che ha lo stock di imprese maggiore del Paese, con 949.631 unità), nel Nord-est l’unica regione con saldo positivo è il piccolo Trentino Alto Adige. Ciò spiega come il Nord-ovest riesca a far registrare un saldo complessivamente positivo (+3.640 unità), mentre il Nord-est vede ridursi il numero delle proprie imprese di altre 6.750 unità, dopo le 4.918 “perdute” nel 2012. Il quadro delle imprese artigiane si presenta, invece, con tonalità negative In tutte le circoscrizioni territoriali: iscrizioni in diminuzione, cessazioni in aumento, saldi e tassi di crescita fortemente negativi, con il Centro Italia che “limita” le perdite a -1,69%. E’ da notare come nel Nord-est il saldo negativo delle imprese artigiane (6.537 imprese in meno in un anno) spieghi quasi completamente (per il 97,2%) il saldo negativo complessivo dell’area. Alla luce dei dati settoriali (illustrati più avanti) si sarebbe tentati di dire che una politica industriale efficace debba tener conto in modo particolare della realtà del mondo artigiano. Un mondo che costituisce circa un quarto delle imprese italiane (23,2%), ma che influisce in modo determinante – e da alcuni anni, purtroppo, in senso negativo - sull’andamento demografico complessivo del sistema imprenditoriale italiano. Tabella 2 - Nati-mortalità delle imprese registrate per circoscrizioni territoriali – Anno 2013 Valori assoluti e percentuali
Aree geografiche Iscrizioni Cessazioni Saldi Stock al 31.12.2013 Tasso di crescita 2013 Tasso di crescita 2012
Totale mprese
Nord-ovest 100.097 96.457 3.640 1.582.689 0,23% 0,25%
Nord-est 70.660 77.385 -6.725 1.178.278 -0,56% -0,41%
Centro 86.507 76.895 9.612 1.307.894 0,74% 0,81%
Sud E Isole 127.219 121.065 6.154 1.993.099 0,31% 0,47%
Totale Italia 384.483 371.802 12.681 6.061.960 0,21% 0,31%
di cui imprese artigiane
Nord-ovest 28.944 38.087 -9.143 438.566 -2,04% -1,33%
Nord-est 21.650 28.187 -6.537 328.937 -1,95% -1,60%
Centro 21.304 26.215 -4.911 284.631 -1,69% -1,16%
Sud E Isole 20.955 28.257 -7.302 355.634 -2,01% -1,46%
Totale Italia 92.853 120.746 -27.893 1.407.768 -1,94% -1,39%
Fonte: Unioncamere-infocamere, Movimprese Tabella 3 - Nati-mortalità delle imprese per regioni - Anno 2013
Regioni Iscrizioni Cessazioni Saldo Stock al 31.12.2013 Tasso di crescita 2013 Tasso di crescita 2012
Totale mprese
Piemonte 28.630 31.119 -2.489 454.613 -0,54% -0,41%
Valle D´aosta 779 992 -213 13.544 -1,53% 0,07%
Lombardia 60.641 53.791 6.850 949.631 0,72% 0,60%
Trentino A. A. 6.247 6.078 169 109.366 0,15% 0,07%
Bolzano 3.135 3.004 131 57.849 0,23% 0,51%
Trento 3.112 3.074 38 51.517 0,07% -0,42%
Veneto 29.005 32.224 -3.219 493.176 -0,64% -0,55%
Friuli V. G. 6.180 7.061 -881 107.418 -0,81% -0,76%
Liguria 10.047 10.555 -508 164.901 -0,30% 0,12%
Emilia Romagna 29.228 32.022 -2.794 468.318 -0,59% -0,29%
Toscana 28.396 27.060 1.336 414.563 0,32% 0,37%
Umbria 5.369 5.263 106 95.493 0,11% 0,21%
Marche 10.679 11.094 -415 175.617 -0,24% -0,35%
Lazio 42.063 33.478 8.585 622.221 1,39% 1,54%
Abruzzo 9.599 9.944 -345 149.334 -0,23% 0,43%
Molise 1.980 1.895 85 35.019 0,24% -0,17%
Campania 38.412 33.454 4.958 561.732 0,88% 0,93%
Puglia 24.446 24.258 188 380.243 0,05% 0,12%
Basilicata 3.267 3.444 -177 60.260 -0,29% -0,15%
Calabria 10.798 10.173 625 178.789 0,35% 0,63%
Sicilia 29.198 28.296 902 459.967 0,19% 0,44%
Sardegna 9.519 9.601 -82 167.755 -0,05% 0,04%
Italia 384.483 371.802 12.681 6.061.960 0,21% 0,31%
di cui imprese artigiane
Piemonte 8.627 11.886 -3.259 129.755 -2,45% -1,67%
Valle D´aosta 283 326 -43 4.055 -1,04% -1,73%
Lombardia 16.921 21.294 -4.373 258.739 -1,66% -1,33%
Trentino A. A. 1.625 1.760 -135 26.546 -0,50% -0,49%
Bolzano 757 792 -35 13.295 -0,26% 0,21%
Trento 868 968 -100 13.251 -0,74% -1,18%
Veneto 8.295 11.429 -3.134 135.838 -2,25% -1,77%
Friuli V. G. 2.008 2.325 -317 29.445 -1,06% -1,84%
Liguria 3.113 4.581 -1.468 46.017 -3,08% -0,34%
Emilia Romagna 9.722 12.673 -2.951 137.108 -2,10% -1,58%
Toscana 8.757 11.189 -2.432 111.298 -2,13% -1,94%
Umbria 1.413 1.943 -530 22.748 -2,27% -1,76%
Marche 3.358 4.317 -959 49.081 -1,92% -1,03%
Lazio 7.776 8.766 -990 101.504 -0,97% -0,19%
Abruzzo 2.054 3.041 -987 34.080 -2,81% -2,28%
Molise 365 446 -81 7.201 -1,09% -1,43%
Campania 5.372 5.374 -2 74.175 0,00% -1,13%
Puglia 4.442 6.268 -1.826 74.729 -2,38% -1,03%
Basilicata 538 748 -210 11.370 -1,81% -2,03%
Calabria 1.854 2.759 -905 35.161 -2,51% -1,42%
Sicilia 4.530 6.528 -1.998 80.115 -2,43% -1,20%
Sardegna 1.800 3.093 -1.293 38.803 -3,22% -2,54%
Italia 92.853 120.746 -27.893 1.407.768 -1,94% -1,39%
Fonte: Unioncamere-infocamere, Movimprese Il Bilancio delle Forme Giuridiche Analizzando la forma giuridica delle imprese, il 2013 evidenzia una netta dicotomia nelle dinamiche delle principali tipologie rispetto al 2012. Da un lato, le Società di capitale e le “Altre forme” (essenzialmente società cooperative e forme consortili) realizzano un saldo positivo, pari complessivamente a 57.483 unità (+40.457 Società di capitali e +14.026 tra le “Altre forme”), in entrambe i casi in crescita rispetto al 2012: dal 2,5% al 2,9% nel caso delle Società di capitali e dal 2,8% al 6,7% nel caso delle “Altre forme”. Un’annotazione particolarmente positiva la meritano, nell’ambito delle “Altre forme” giuridiche, le imprese costituite nella forma cooperativa. Nel 2013 il loro numero è cresciuto di 2.918 unità, corrispondenti ad un tasso di crescita prossimo al 2%. Sul fronte opposto, Ditte individuali e delle Società di persone fanno segnare un arretramento della propria numerosità. In particolare, nel 2013 lo stock delle Società di persone è diminuito di 21.925 unità (e la loro incidenza sullo stock totale delle imprese registrate è scesa, in un anno, dal 18,6 al 18,3%), mentre le Ditte individuali hanno fatto registrare un saldo negativo pari a -33.435 unità, riducendo di circa mezzo punto percentuale (dal 54,8% del 2012 al 54,2% del 2013) la loro incidenza sul totale delle imprese registrate. Nonostante l’arretramento in termini assoluti, nel 2013 le ditte individuali hanno comunque determinato il 63,7% delle nuove iscrizioni e il 74,8% delle cessazioni complessive. La dicotomia tra forme giuridiche “complesse” (Società di capitali e altre forme) e “semplici (Società di persone e ditte individuali), si ripete in un quadro complessivamente più negativo anche nell’universo delle imprese artigiane. Con la differenza che, tra gli artigiani, le forme più dinamiche sono molto meno diffuse (4,5% le Società di capitali e lo 0,3% le “Altre forme” giuridiche) e, pertanto, non riescono ad incidere significativamente sulla tendenza generale, determinata in modo pressoché totale dalle Ditte individuali che pesano per il 77.7% sullo stock e, nel 2013, hanno inciso per il 90,5% sul saldo negativo del comparto. Tabella 4 - Nati-mortalità delle imprese registrate per forma giuridica - Anno 2013 Valori assoluti e percentuali
Aree geografiche Iscrizioni Cessazioni Saldi Stock al 31.12.2013 Tasso di crescita 2013 Tasso di crescita 2012
Totale mprese
Società di capitali 83.972 43.515 40.457 1.443.732 2,87% 2,45%
Società di persone 34.212 42.579 -8.367 1.111.735 -0,74% -0,32%
Ditte individuali 244.925 278.360 -33.435 3.287.456 -1,00% -0,51%
Altre forme 21.374 7.348 14.026 219.037 6,67% 2,77%
Totale 384.483 371.802 12.681 6.061.960 0,21% 0,31%
di cui imprese artigiane
Società di capitali 6.213 4.238 1.975 62.809 3,29% 2,51%
Società di persone 9.579 14.291 -4.712 245.912 -1,87% -1,53%
Ditte individuali 76.516 101.776 -25.260 1.094.421 -2,25% -1,57%
Altre forme 545 441 104 4.626 2,28% 1,50%
Totale 92.853 120.746 -27.893 1.407.768 -1,94% -1,39%
Fonte: Unioncamere-infocamere, Movimprese Tabella 5 - Distribuzione regionale delle imprese cooperative al 31 dicembre 2013 Valori assoluti e variazioni percentuali degli stock di imprese registrate
Regioni Stock al 31.12.2013 Saldo annuale degli stock Var % 2013/2012 Regioni Stock al 31.12.2013 Saldo annuale degli stock Var % 2013/2012
Abruzzo 2.584 49 1,81% Puglia 13.301 358 2,69%
Basilicata 2313 61 2,62% Sardegna 4.780 168 3,62%
Calabria 4.865 131 2,51% Sicilia 25.848 494 1,92%
Campania 15.458 -202 -1,10% Toscana 6941 151 2,21%
Emilia Romagna 7753 116 1,51% Trentino-a.a. 1.640 49 3,07%
Friuli-v.g. 1272 -6 -0,47% Bolzano 1.011 47 4,86%
Lazio 20.108 619 3,17% Trento 629 2 0,32%
Liguria 2.894 52 1,82% Umbria 1.559 29 1,89%
Lombardia 19.608 557 2,89% Valle D´aosta 286 6 2,14%
Marche 2.572 48 1,89% Veneto 5.899 157 2,69%
Molise 805 30 3,82%
Piemonte 5.928 51 0,86% Italia 146.414 2.918 1,97%
Fonte: Unioncamere-infocamere, Movimprese Il Bilancio dei Settori L’ormai lunga crisi economica continua a pesare in modo disomogeneo sui settori dell’economia italiana. Per il settore agricolo, il ridursi delle imprese (-29.797 unità nel 2013) è ormai un fenomeno che può definirsi secolare e non riconducibile – almeno nella sua portata generale – agli effetti della crisi. Tra le cause, le principali sono l’abbandono di aziende agricole per la loro marginalità economica e il venir meno dei molti vecchi titolari, da cui il frequente cambio di destinazione dei suoli agricoli (seconda casa, edilizia turistica, diffusione di fabbricati industriali, strutture economiche di servizi, opere pubbliche, promozione della mobilità delle persone e delle merci, eccetera). A rifletere con certezza il peso della crisi e il mancato rilancio dell’economia, è invece l’andamento del settore delle Costruzioni che, anche nel 2013 (-12.878 unità e variazione dello stock pari a -1,4%) vede ridursi ulteriormente la propria base imprenditoriale. Bilancio negativo (soprattutto per il peso che in esso rivestono le imprese artigiane) anche per l’insieme delle Attività mainifatturiere (-5.929 unità, per una variazione annua negativa dello stock prossima all’1%). Uniche eccezioni all’interno del settore manifatturiero sono state le attività di riparazione, manutenzione ed installazione di macchine (1.478 imprese in più, per una crescita del 5,4%), le industrie alimentari (+1.119 unità, in crescita dell’1,8% rispetto al 2012) grazie alle performance sui mercati internazionali, e le industrie delle bevande (107 le imprese in più, poche in termini assoluti ma pari ad un’aumento del 2,7% di questo piccolo settore). Al netto delle industrie della fabbricazione di articoli in pelle e simili (che ha chiuso l’anno in sostanziale parità), tuti gli altri segmenti delle attività manifatturiere evidenziano un arretramento rispetto al 2012. Dal punto di vista strutturale, nel complesso l’agricoltura ha visto scendere la propria quota sul totale delle imprese dal 13,5% al 13% (-0,5%), il settore secondario è sceso dal 25 % al 24,7% (-0,3%), mentre il settore terziario è passato dal 52,4% al 53,2% del totale delle imprese registrate. Sul versante artigiano, come noto la caratteristica più spiccata di queste imprese è data dalla loro forte concentrazione in pochi settori. I quattro settori più numerosi presi insieme (Costruzioni, Attività manifatturiere, Altre attività dei servizi, Trasporti e magazzinaggio) determinano l’82,6% di tutte le imprese artigiane e, nel 2013, hanno realizzato un saldo tra iscrizioni e cessazioni pari a -28.633 unità, spieganodo così da solo il pesante saldo negativo dell’artigianato. Tabella 6 – Imprese per settori di attività economica – Anno 2013 Valori assoluti e tassi di crescita percentuali dello stock rispetto all’anno precedente
Settori Stock al 31.12.2013 Quota % del settore sul totale Saldo annuale dello stock Var. % annua dello stock
Totale imprese
Commercio all´ingrosso e al dettaglio 1.552.248 25,61% 15.260 0,99%
Costruzioni 875.598 14,44% -12.878 -1,44%
Agricoltura, silvicoltura pesca 785.352 12,96% -29.797 -3,64%
Attività manifatturiere 596.230 9,84% -5.929 -0,98%
Attività dei servizi alloggio e ristorazione 410.230 6,77% 11.618 2,89%
Attivita´ immobiliari 286.594 4,73% 5.644 2,00%
Altre attività di servizi 232.042 3,83% 824 0,36%
Attività professionali, scientifiche e tecniche 196.340 3,24% 1.584 0,81%
Trasporto e magazzinaggio 175.084 2,89% -1.156 -0,65%
Noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese 167.691 2,77% 7.723 4,79%
Servizi di informazione e comunicazione 127.508 2,10% 2.006 1,59%
Attività finanziarie e assicurative 119.086 1,96% 3.425 2,94%
Attività artistiche, sportive, di intrattenimento 69.083 1,14% 2.036 3,01%
Sanita´ e assistenza sociale 36.013 0,59% 1.404 4,03%
Istruzione 27.189 0,45% 547 2,04%
Fornitura di acqua; reti fognarie, att. Di gestione dei rifiuti 10.965 0,18% 336 3,13%
Fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata 9.797 0,16% 1.251 14,61%
Estrazione di minerali da cave e miniere 4.567 0,08% -87 -1,85%
di cui artigiane
Costruzioni 552.460 39,24% -17.367 -3,04%
Attività manifatturiere 331.344 23,54% -7.489 -2,21%
Altre attività di servizi 185.279 13,16% -1.058 -0,57%
Trasporto e magazzinaggio 95.582 6,79% -2.719 -2,76%
Commercio all´ingrosso e al dettaglio; riparazione di auto 87.300 6,20% -458 -0,52%
Attività dei servizi alloggio e ristorazione 49.728 3,53% 121 0,24%
Noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese 45.124 3,21% 1.811 4,17%
Attività professionali, scientifiche e tecniche 24.720 1,76% -107 -0,43%
Servizi di informazione e comunicazione 11.734 0,83% 202 1,75%
Agricoltura, silvicoltura pesca 10.101 0,72% -97 -0,95%
Attività artistiche, sportive, di intrattenimento 6.080 0,43% -234 -3,70%
Fornitura di acqua; reti fognarie, att. Di gestione dei rifiuti 2.448 0,17% -27 -1,09%
Istruzione 2.220 0,16% -19 -0,85%
Sanità e assistenza sociale 826 0,06% 17 2,10%
Estrazione di minerali da cave e miniere 777 0,06% -49 -5,93%
Attività immobiliari 236 0,02% 38 19,00%
Attività finanziarie e assicurative 117 0,01% 2 1,65%
Fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata 83 0,01% 1 1,20%
Fonte: Unioncamere-infocamere, Movimprese Riepilogo provinciale dei principali indicatori di nati-mortalità delle imprese nel 2013 - Totale Imprese Graduatoria provinciale per tasso di crescita
Province Iscrizioni Cessazioni Saldo Tasso di crescita Province Iscrizioni Cessazioni Saldo Tasso di crescita
Isernia 638 383 255 2,84% Lodi 1.147 1.182 -35 -0,20%
Milano 24.068 16.562 7.506 2,12% Venezia 4.721 4.887 -166 -0,21%
Roma 31.598 23.637 7.961 1,74% Matera 1.129 1.177 -48 -0,22%
Napoli 19.503 15.280 4.223 1,56% Brindisi 2.401 2.494 -93 -0,25%
Pisa 3.198 2.675 523 1,20% Gorizia 726 754 -28 -0,26%
Pescara 2.639 2.237 402 1,13% Arezzo 2.467 2.567 -100 -0,26%
Monza-brianza 5.114 4.349 765 1,04% Rovigo 1.802 1.877 -75 -0,26%
Prato 3.285 2.943 342 1,03% Benevento 2.124 2.227 -103 -0,30%
Siracusa 2.506 2.129 377 1,01% Potenza 2.138 2.267 -129 -0,33%
Vibo Valentia 898 765 133 1,01% L´aquila 1.977 2.081 -104 -0,33%
Catania 6.674 5.749 925 0,92% Savona 2.014 2.123 -109 -0,34%
Latina 4.114 3.609 505 0,87% Rieti 920 986 -66 -0,43%
Catanzaro 2.271 2.012 259 0,79% Lucca 2.918 3.111 -193 -0,43%
Messina 3.598 3.137 461 0,77% Viterbo 2.321 2.494 -173 -0,45%
Frosinone 3.110 2.752 358 0,77% Oristano 671 747 -76 -0,52%
Palermo 6.692 5.991 701 0,70% Fermo 1.229 1.348 -119 -0,52%
Grosseto 1.643 1.446 197 0,67% Pistoia 2.157 2.341 -184 -0,55%
Reggio Calabria 2.526 2.200 326 0,66% Mantova 2.385 2.620 -235 -0,55%
Sassari 3.311 2.996 315 0,57% Pesaro E Urbino 2.479 2.719 -240 -0,57%
Caserta 6.314 5.864 450 0,50% Pavia 3.241 3.530 -289 -0,58%
Rimini 2.905 2.705 200 0,49% Vercelli 976 1.086 -110 -0,62%
Firenze 7.018 6.534 484 0,44% Verona 5.810 6.424 -614 -0,63%
Siena 1.830 1.702 128 0,44% Vicenza 4.475 5.012 -537 -0,63%
Avellino 2.645 2.515 130 0,29% Campobasso 1.342 1.512 -170 -0,65%
Livorno 2.422 2.328 94 0,29% Padova 6.004 6.690 -686 -0,67%
Novara 2.282 2.201 81 0,25% Trapani 2.699 3.032 -333 -0,70%
La Spezia 1.460 1.409 51 0,24% Crotone 1.091 1.214 -123 -0,71%
Cagliari 4.029 3.867 162 0,23% Parma 2.670 3.023 -353 -0,74%
Bolzano 3.135 3.004 131 0,23% Lecco 1.524 1.738 -214 -0,79%
Salerno 7.826 7.568 258 0,21% Ragusa 2.513 2.798 -285 -0,80%
Massa Carrara 1.458 1.413 45 0,20% Ferrara 2.167 2.472 -305 -0,82%
Taranto 2.963 2.868 95 0,20% Verbania 850 966 -116 -0,84%
Trieste 1.069 1.041 28 0,17% Ravenna 2.495 2.878 -383 -0,92%
Bari 9.383 9.133 250 0,16% Agrigento 2.306 2.716 -410 -0,96%
Perugia 3.925 3.823 102 0,14% Cremona  
   
   
2013, A MILANO IMPRESE IN CRESCITA (+0,3%) MA CALANO GLI ADDETTI (-0,8%) ECONOMIA PIÙ TERZIARIA RISPETTO ALL’ITALIA, CON MENO GIOVANI E PIÙ STRANIERI  
 
Milano, 23 gennaio 2014 -  2013, l’ultimo trimestre si chiude in modo positivo per le imprese (iscrizioni +8,3%, meglio rispetto all’Italia, +4,3%), segnali di peggioramento per gli addetti (-1%, ma in tenuta rispetto all’Italia, -3,8%) e per i fallimenti (447 nei tre mesi, +28,4%, anche se l’Italia ha un dato peggiore, +30,3%). Emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano sul cruscotto di indicatori statistici di Infocamere. A fine 2013 le imprese milanesi arrivano a 285.745, con una variazione rispetto all’anno precedente del + 0,3%. Ma in calo gli addetti (1 milione e 900 mila, -0,8% in un anno). Tra i settori crescono le imprese nella ristorazione: +3,1%. La specializzazione è nei servizi alle imprese (28,2% di tutte le imprese rispetto al 13,3% nazionale). I giovani imprenditori pesano meno che in Italia (oltre 25mila 8,8% rispetto a 11,2%). Più alta la presenza di imprese straniere (oltre 36 mila, 12,8% rispetto a 8,7%).
Settore Attive 2013 Iscrizioni 2013 Cessazioni 2013 Attive 2012 Iscrizioni 2012 Cessazioni 2012 var% attive
A Agricoltura, silvicoltura pesca 3.637 112 178 3.695 111 189 -1,6%
B Estrazione di minerali da cave e miniere 73 2 3 73 2 15 0,0%
C Attività manifatturiere 30.060 958 1.629 30.508 974 2.766 -1,5%
D Fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condiz... 1.032 56 93 933 124 63 10,6%
E Fornitura di acqua; reti fognarie, attività di gestione d... 407 7 19 388 2 18 4,9%
F Costruzioni 39.808 2.289 2.897 40.366 2.552 3.488 -1,4%
G Commercio all´ingrosso e al dettaglio; riparazione di aut... 71.510 4.403 4.929 70.635 3.641 5.990 1,2%
H Trasporto e magazzinaggio 13.146 331 794 13.552 393 905 -3,0%
I Attività dei servizi di alloggio e di ristorazione 17.098 966 1.152 16.580 965 1.104 3,1%
J Servizi di informazione e comunicazione 12.982 631 811 12.863 599 933 0,9%
K Attività finanziarie e assicurative 9.021 716 767 8.848 601 710 2,0%
L Attività immobiliari 30.576 698 1.152 30.544 564 2.055 0,1%
M Attività professionali, scientifiche e tecniche 23.826 1.254 1.757 23.965 1.349 1.871 -0,6%
N Noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imp... 13.061 1.066 893 12.360 855 947 5,7%
O Amministrazione pubblica e difesa; assicurazione sociale... 17 0 0 16 0 0 6,3%
P Istruzione 1.717 79 104 1.698 89 89 1,1%
Q Sanità e assistenza sociale 2.139 46 96 2.105 54 87 1,6%
R Attività artistiche, sportive, di intrattenimento e diver... 3.244 167 217 3.202 162 240 1,3%
S Altre attività di servizi 12.079 782 920 11.968 691 909 0,9%
T Attività di famiglie e convivenze come datori di lavoro p... 0 0 0 0 0 0 -
X Imprese non classificate 312 9.505 1.838 706 9.510 2.043 -55,8%
Totale 285.745 24.068 20.249 285.005 23.238 24.422 0,3%
 
   
   
FIRENZE, CREDITO: CALANO ANCORA I PRESTITI  
 
Firenze, 23 gennaio 2014 - Il finanziamento dell’economia provinciale è in calo. Dopo aver aperto il 2013 con un incremento nel primo trimestre e un ristagno nel secondo, ha mostrato una nuova dinamica negativa nel corso del terzo trimestre (-1,3%). E’ questa l’analisi dell’ufficio studi della Camera di Commercio di Firenze basata su dati della Banca d’Italia di Firenze. La dinamica dei prestiti nei primi tre trimestri del 2013 mostra una tendenza orientata al ristagno e alla stabilizzazione per le famiglie consumatrici (-0,2%), mentre per le imprese le cose vanno anche peggio. Riguardo al sistema imprenditoriale si evidenzia un peggioramento degli impieghi per le piccole imprese (da -2,3% a -3,2%) e un ridimensionamento al -4,3% per le aziende di medio grandi dimensioni. Il calo interessa un po’ tutti i settori anche se per il comparto manifatturiero, co mplice anche le aspettative di una sia pur debole ripresa vede comunque una lieve decelerazione nella contrazione dei prestiti (da -7,2% a -6,4%). Rimane piuttosto sostenuta la dinamica delle sofferenze, al lordo delle svalutazioni e dei passaggi a perdita, che per Firenze, rispetto allo stesso trimestre del 2012, crescono del 26,2% (+23,8% nel precedente trimestre) raggiungendo un ammontare complessivo pari a 3,2 miliardi di euro. L’aumento risulta in particolare alimentato dal deterioramento qualitativo dei flussi creditizi per le imprese con un’ampia crescita delle sofferenze (da +26,5% a +30,2%), mentre per le famiglie si registra un incremento che si posiziona su un valore inferiore rispetto al sistema imprenditoriale e in moderato rallentamento (da 15,5% a +13,3%).  
   
   
GAM, TESSILE E ZUCCHERO, FRATTURA: L´EPOCA DELL´ASSISTENZIALISMO È FINITA. INACCETTABILI LE OFFESE ALLA REGIONE MOLISE  
 
Campobasso, 23 gennaio 2014 - La fine dell´assistenzialismo in ogni settore produttivo regionale, dall´agroalimentare al tessile, passando per lo zucchero. Tutti i comparti. La Regione Molise, a guida centrosinistra, cambia registro: non farà impresa nel rispetto di donne, uomini e giovani che in autonomia assumono il rischio dell´impresa. Il governatore Paolo di Laura Frattura fa chiarezza sul punto nella conferenza stampa convocata a Palazzo Vitale, assieme all´amministratore unico di Gam Nicola Baranello e all´avvocato Carmela Lalli, a poche ore di distanza dall´accesa assemblea con i lavoratori dell´azienda matesina. "Con serenità - dichiara il presidente Frattura -, siamo qui ad affrontare la questione, ricordando che non abbiamo mai lamentato il peso di quanto trovato. Quando ci siamo candidati alla guida della nostra Regione, sapevamo bene quali tipi di fallimenti avremmo dovuto gestire. Vogliamo continuare a farlo perché siamo convinti che in Molise ci siano le condizioni per invertire la rotta. La logica dell´assistenzialismo non ci appartiene. I soldi pubblici si investono solo a fini produttivi". Il governatore è diretto e ammonisce i contestatori della mattina: "Non investiremo un solo euro perché qualcuno ci minaccia con i forconi. Non approveremo delibere in risposta a insulti e grida. Abbiamo - sottolinea -, un progetto di rilancio per la filiera avicola. Un progetto che è costruzione di opportunità. Un progetto basato su idee chiare, risorse, numeri e tempi certi. Se qualcuno, come millanta, ne ha uno migliore del nostro, siamo pronti a cedergli le chiavi, subito". "Non sarà mai nostra - puntualizza ancora il presidente -, l´idea di mantenere in piedi aziende che registrano perdite mensili per un milione e mezzo di euro, come nel caso di Solagrital prima e di Gam poi, perché non è il modo giusto di impegnare risorse pubbliche. Non è giusto - ragiona il governatore -, per tutti i cittadini molisani, non è giusto per le 35 mila imprese molisane che in autonomia assumono il rischio dell´impresa affrontando difficoltà senza pretendere da mamma Regione il ripianamento dei propri debiti". Nel merito della vertenza della filiera avicola, il presidente Frattura rivendica impegno, attenzione e partecipazione: "Per la Gam dobbiamo far fronte ai debiti pregressi che portano il nome e il cognome di chi forse oggi tenta di inasprire ancora di più gli animi. Ci siamo impegnati a provvedere nel giro di venti giorni al pagamento delle spettanze arretrate attese dai lavoratori. Comprendendo la disperazione delle tante persone coinvolte e delle loro famiglie, ci abbiamo messo la faccia - ricorda il presidente alla stampa -, partecipando a tutti gli incontri con i protagonisti della filiera. Vogliamo continuare a farlo ma non di fronte a reazioni scomposte, lontane da volontà e spirito costruttivi. Non è accettabile che nessuno offenda deliberatamente la Regione Molise", la ferma conclusione del governatore Paolo di Laura Frattura.  
   
   
NEL 2013 IL BILANCIO ANAGRAFICO DEL SISTEMA IMPRENDITORIALE PIEMONTESE È NEGATIVO PER IL SECONDO ANNO CONSECUTIVO PERSE PIÙ DI 2MILA IMPRESE NEL CORSO DELL’ANNO  
 
Torino, 23 gennaio 2014 - La crisi della domanda interna che ha caratterizzato il 2013 ha ulteriormente indebolito il tessuto produttivo piemontese: come avvenuto nel 2012, infatti, il sistema imprenditoriale regionale ha registrato una nuova contrazione. Nel 2013 sono nate 28.630 aziende in Piemonte, a fronte delle 28.904 nuove iscrizioni registrate nel 2012. Al netto delle 31.119 cessazioni (valutate al netto delle cancellazioni d’ufficio e in incremento rispetto alle 30.834 del 2012), il saldo è negativo per 2.489 unità (nel 2012 il saldo era pari a -1.930), dato che porta a 454.613 lo stock di imprese complessivamente registrate a fine dicembre 2013 presso il Registro imprese delle Camere di commercio piemontesi. Il bilancio tra nuove iscrizioni e cessazioni si traduce in un tasso di crescita del -0,54%, contrazione di maggiore entità rispetto al -0,41% del 2012. La dinamica piemontese risulta in controtendenza rispetto al tasso di crescita registrato a livello complessivo nazionale (+0,21%). "Continuano a resistere solo le imprese che innovano e che internazionalizzano. Questi sono i segnali che emergono dall’analisi della nati-mortalità delle imprese piemontesi: nel 2013 abbiamo perso 2.489 realtà imprenditoriali, spesso piccole, non strutturate e legate a settori tradizionali. Incapaci di fare rete e di affacciarsi oltre confine. Oggi più che mai, le imprese hanno bisogno del nostro aiuto, di incentivi fiscali per le start up e l’imprenditoria femminile e giovanile, di un accesso al credito semplificato, di politiche volte all’attrazione di investimenti e alla promozione dei nostri prodotti ‘Made in’. Politiche, queste, che le Camere di commercio attuano da sempre, in quanto Autonomie funzionali, per creare un terreno fertile all’insediamento di imprese nel nostro territorio e per aiutare quelle già insediate a irrobustirsi e a crescere” dichiara Ferruccio Dardanello, Presidente Unioncamere Piemonte Il dato regionale scaturisce dagli andamenti negativi rilevati in tutte le province, ad eccezione di Novara che mette a segno un +0,25%; Alessandria (-1,61%), Asti (-1,59%), Cuneo (-1,03%) e Biella (-1,00%) sono i territori che registrano le flessioni più sostenute. Risultano più intense rispetto alla media regionale anche le contrazioni del Verbano Cusio Ossola (-0,84%) e di Vercelli (-0,62%), mentre è più contenuta la perdita registrata a Torino (-0,11%). Dall’analisi per classe di natura giuridica, si osserva come le società di capitale (+1,81%) e le altre forme (+18,68%) continuino a caratterizzarsi per tassi di crescita positivi, mentre permangono in terreno negativo le dinamiche delle imprese individuali (-1,60%, a fronte del -0,99% del 2012) e delle società di persone (-1,12%). Valutando le variazioni annuali dello stock di imprese registrate per settori di attività economica, si osserva come soltanto il turismo e gli altri servizi presentino dati positivi (rispettivamente +0,83% e +0,50%); risultano negative, invece, le variazioni registrate da tutti gli altri settori di attività economica, comprese tra il -0,59% del commercio e il -4,46% dell’agricoltura, passando per il -2,63% delle costruzioni e il -2,26% dell’industria in senso stretto.  
   
   
BASILICATA - MOVIMPRESE, SALDO NEGATIVO NEL 2013  
 
 Potenza, 23 gennaio 2014 - Il 2013 si conferma un altro anno di grande difficoltà per l’economia della Basilicata, l’unica regione del Sud a marciare in territorio negativo rispetto al saldo demografico aziendale. Lo si apprende dai dati diffusi da Unioncamere ed elaborati sulla base di Movimprese, la rilevazione statistica condotta da Infocamere, la società che gestisce il patrimonio informativo delle Camere di commercio italiane. A fronte delle 3.267 nuove iscrizioni al Registro Imprese delle Camere di Commercio di Potenza e Matera, le cessazioni sono state infatti 3.444, con un saldo demografico ancora in negativo: -177. In percentuale, il dato si traduce in un -0,29%, peggiorativo rispetto al -0,15% del 2012 e ancora molto lontano dalla media del Mezzogiorno, che ha fatto registrare nell’anno appena trascorso un tasso di crescita dello 0,31%. A livello territoriale, Matera ha fatto registrare 1.129 nuove imprese nel 2013, a fronte delle 1.177 cessate (-48, con una percentuale del -0,22% rispetto al 2012). Peggiore la performance del Potentino, con 2.138 nuove iscrizioni e 2.267 cessazioni, pari ad un saldo di -129 unità e una percentuale del -0,33%. «Il dato negativo conferma la perdurante difficoltà del nostro sistema produttivo di agganciare la ripresa – commenta il presidente di Union amere Basilicata, Pasquale Lamorte – e che è davvero difficile poter crescere senza un mercato interno in grado di sostenere consumi e occupazione. Ancora una volta la sfida si giocherà sulla capacità di “fare rete” tra istituzioni e tra istituzioni e imprese, per poter far fronte comune e guardare a mercati più ampi e redditizi per i nostri imprenditori. Il sistema camerale farà di tutto per alimentare questa spinta, sostenendo i processi di internazionalizzazione ma anche quel fermento legato all’auto-imprenditorialità che è sinonimo di coraggio e di voglia di non arrendersi». Il dato sull’artigianato fa segnare un rallentamento rispetto alla caduta verticale ormai in atto da anni: 538 le nuove aperture, 748 le cessazioni, per un -210 che fa segnare un -1,81% migliorativo rispetto al -2,03% del 2012. Qui la dicotomia territoriale è evidente: Potenza fa segnare un -1,42%, Matera un pesante -2,61%. L’unico dato positivo del 2013 è dato dalle imprese cooperative: +61 il saldo demografico, con un +2,62% rispetto all’anno precedente che posiziona la Basilicata tra le regioni più performanti del Mezzogiorno in questo settore.  
   
   
ARTIGIANATO: BANDO PER VETRINA VIRTUALE ECCELLENZE SARDE  
 
Cagliari, 23 gennaio 2014 - Una vetrina virtuale per illustrare le creazioni più rappresentative dell´artigianato artistico sardo. L´assessorato regionale del Turismo, Artigianato e Commercio ha pubblicato, nell´ambito delle attività della linea 4.2.4.A del Po Fesr 2007-2013, il bando "Incentivi per la realizzazione di postazioni per la promozione di prodotti espressione dell´identità locale", rivolto ad artigiani iscritti all´Albo delle Camere di Commercio, operanti sul territorio regionale, autori di manufatti artigianali artistici (come definiti dalla Carta internazionale dell’Artigianato artistico, sottoscritta dalla Regione il 26 gennaio 2012), creazioni realizzate prevalentemente a mano che siano espressione dell’identità isolana. Vetrina Virtuale. La vetrina virtuale consiste in un archivio multimediale delle produzioni artistiche contemporanee, all´interno del quale sono descritti dettagliatamente manufatti e aziende produttrici di ceramiche, gioielli, tessuti, legno, metalli lavorati e intreccio. Alle immagini dei manufatti saranno collegate: scheda illustrativa di caratteristiche e processo produttivo, tecnica di realizzazione, elementi di tradizione e innovazione e presentazione di autore e sua impresa. La vetrina sarà accessibile via web e sarà implementata e trasferita in altre applicazioni multimediali; valorizzerà i contenuti del catalogo "Galanias - I tesori dell’artigianato sardo", pubblicato nel 2013 dall’assessorato, parallelamente alle mostre di Alghero, Cagliari e Nuoro; integrerà, inoltre, un progetto di valorizzazione dei saperi tradizionali realizzato dal servizio Affari internazionali della Direzione generale della Presidenza. Sinergia Turismo-artigianato. "Il bando è un ulteriore opportunità attivata dalla Giunta di valorizzazione di eccellenze e peculiarità locali artigiane - afferma l’assessore Luigi Crisponi - che segue, soltanto per citare le attività dell’ultima parte del 2013, la costituzione del Distretto del tappeto, quella della rete regionale dei centri dell’artigianato, il successo delle mostre Galanìas e la fortunata partecipazione all´Artigiano in Fiera. Associata al bando delle vetrine "fisiche" nelle strutture ricettive, è un´iniziativa volta a creare sinergia tra comparto turistico e quello dell’artigianato e che mette in luce una Sardegna autentica che crea sviluppo economico riscoprendo, nel contempo, le sue tradizioni identitarie e secolari". Corner In Strutture Ricettive. La vetrina sarà utilizzata, come prima applicazione, dai candidati all’accesso ai contributi previsti da un altro avviso pubblico (di prossima pubblicazione) della stessa linea di attività 4.2.4.A del Por, che mette a disposizione un milione e 850 mila euro a favore di aziende ricettive classificate a 3, 4 e 5 stelle e società di gestione di aeroporti, porti e porti turistici, intenzionati ad allestire al loro interno vetrine e corner espositivi dell´artigianato artistico. La vetrina virtuale costituirà lo strumento che i candidati potranno utilizzare come modello per le produzioni da esporre all’interno delle vetrine "fisiche". I manufatti della vetrina virtuale saranno resi disponibili fisicamente dagli artigiani selezionati per l’esposizione nei corner realizzati da strutture ricettive, porti ed aeroporti o in eventi promozionali della Regione. Manifestazione Interesse. Gli artigiani che intendono pubblicare le loro produzioni nell’archivio multimediale possono presentare manifestazione di interesse all’agenzia regionale Bic Sardegna (soggetto attuatore dell´intervento), che individuerà quelli idonei applicando i seguenti criteri: possesso dei requisiti richiesti; assicurare vasta scelta di tipologie di manufatti e qualità manifatturiera; garantire massima ed equa rappresentatività delle categorie artigianali, di tutto il territorio regionale e degli artigiani aderenti all’iniziativa. Dopo le verifiche, il Bic redigerà l’elenco delle imprese che accederanno alla vetrina. Considerata la capienza della piattaforma, in totale potranno essere inseriti fino a 90 artigiani e 275 manufatti. Dai vincoli di capienza, sono escluse le manifestazioni d’interesse (valutate positivamente) degli artigiani delle mostre ‘Galanias’, per i quali sarà usato il materiale fotografico già realizzato per il catalogo. Indirizzi. La manifestazione di interesse dovrà pervenire al Bic Sardegna, via posta elettronica certificata (Pec) all´indirizzo bicsardegna.Protocollo@pec.it o consegnata a mano o per raccomandata all´indirizzo: via Cesare Battisti 14, sesto piano, 09123 Cagliari. Le manifestazioni di interesse dovranno essere presentate entro le 12 del prossimo 20 febbraio.  
   
   
L´IRPET CALCOLA IL PESO DELLE IMPRESE CINESI A PRATO  
 
Prato, 23 gennaio 2014 – "Non ridere né piangere, ma comprendere". Ovvero nessun pianto addosso, no a battute da bar quanto tutto il mondo ti guarda e numeri e dati alla mano. Le parole del filosofo Spinoza, evocate dal giornalista Staglianò e suggerite dal presidente della Provincia Lamberto Gestri, potrebbero essere il titolo perfetto per il convegno che si è svolto stamani a Prato, dedicato alla presentazione di uno studio dell´Irpet sul peso economico della comunità cinese in città. Un aforisma su misura per descriverne quantomeno lo spirito. Lo studio racconta molte cose e parte da una paradosso e una domanda: perché il valore aggiunto procapite a Prato non è crollato proporzionalmente alla caduta drammatica della sue esportazioni? "Prato era fino a pochi anni fa la seconda provincia in Italia per esportazioni – spiega il direttore dell´Irpet, Stefano Casini Benvenuti - : prima c´è Vicenza e a ruota Arezzo, tutte e due in vetta alle classifiche per l´oro, quindi Siracusa, per i suoi prodotti petroliferi. In pochi anni il valore delle esportazioni a Prato è crollato del 35-40%. Anche il valore aggiunto ha avuto un tonfo, ma non in questi termini". Il motivo? La prima spiegazione riguarda il mercato degli affitti, che a Prato pesa il 17% (più della media regionale). La seconda spiegazione è la possibile minor dipendenza da servizi localizzati un tempo in altre province. Ma non basta. Ecco così la terza spiegazione: la presenza di una vasta economia sommersa, che la ricerca dell´Irpet prova appunto a misurare. Una produzione da oltre 2 miliardi - Lo studio quantifica tra l´11 e il 13% l´apporto delle imprese cinesi al valore aggiunto prodotto nell´intera provincia: qualcosa come 680 milioni di euro nell´ipotesi minima e e quasi 800 milioni in quella massima, con un produzione stimata tra 2 e 2,3 miliardi. Da conto terzi a imprenditori finali - All´inizio i cinesi, negli anni Novanta, erano sopratutto sub-fornitori: cucivano per conto terzi. Negli anni Duemila molti sono diventati imprenditori finali e sono passati dalla cucitura dei capi alla progettazione dei modelli e alla commercializzazione degli abiti. Altri, molti di meno, lavorano nella ristorazione e nel commercio. Quasi cinquemila imprese - Lo studio dell´Irpet prova anche a capire quanto siano davvero i cinesi a Prato e i lavoratori impiegati nelle aziende . Alcuni numeri sono certi e pesanti di suo: 4.830 imprese, a tanto ammontano le aziende cinesi a Prato, non sono poche. Sono quattro volte quelle di dieci anni prima, un sesto di tutte quelle delle provincia e molte di più se si guarda al solo abbigliamento, quasi le metà delle aziende pratesi condotte da stranieri. Più di quarantamila residenti e 20 mila lavoratori - Altri numeri sono più difficili da quantificare, come i residenti e i lavoratori. Gli irregolari sfuggono infatti alle statistiche ufficiali. Ragionando sui consumi di acqua e sul rapporto tra irregolari e regolari riscontrato durante i controlli sulle imprese da parte delle forze dell´ordine, l´Irpet una stima è riuscita comunque a farla. I residenti ´veri´ potrebbero benissimo essere 40-45 mila cinesi (di contro ai soli 17 mila cinesi iscritti all´anagrafe e i 32 mila permessi di soggiorno richiesti). I lavoratori oscillerebbero tra 17 e 20 mila, con un forbice di irregolari compresa tra 6 a 9 mila addetti. Aziende poco longeve ma più robuste - Lo studio conferma l´elevata mortalità delle imprese cinesi: delle 386 nate nel 2001 ne sopravvivevano alla fine del 2012 solo 53, meno del 4%. Le imprese cinesi sono in genere anche piccole e con pochi addetti, come del resto quelle degli italiani. La dinamica negli ultimi anni è però opposta: quelle italiane, complice la crisi, si sono fatte ancora più piccole, quelle cinese sono cresciute in dimensione. Le rimesse - Un capitolo dello studio è dedicato anche alla rimesse verso la Cina. Le oscillazioni sono grandi, a seconda degli anni. Si parte da 20 milioni di euro nel 2005 (meno della metà allora di Firenze) fino a 187 milioni del 2012. Il picco è tra il 2007 e il 2009 con 431, 373 e 464 milioni. Numeri che pongono Prato sul podio delle classifiche nazionali: mai prima ma tre volte seconda, quattro volte terza e un solo anno, nel 2005, quarta.  
   
   
VCO - ANCHE NEL 2013 IN FLESSIONE IL NUMERO DELLE IMPRESE  
 
Verbania, 23 gennaio 2014 - Non ci si aspettava nulla di diverso, purtroppo: il numero delle imprese del Verbano Cusio Ossola è in flessione rispetto al 2012. Il tasso di sviluppo del 2013 è -0,84%. Se si tenesse conto delle cessazioni d’ufficio il risultato sarebbe -1,8% . La fase critica è confermata livello regionale: -0,54%. Male quasi tutte le province piemontesi: tassi di crescita negativi che vanno dal -0,11% di Torino al -1,61% di Alessandria; segno più per Novara (+0,25%). A livello nazionale invece il tasso di crescita resta lievemente positivo (+0,21%) ma inferiore rispetto a quello dello scorso anno. Al 31.12.2013 il numero totale di attività registrate nel Vco si attesta a 13.585 in v.A. In flessione tutti i maggiori settori: rallenta anche il comparto turistico. In crescita le società di capitali. I segnali emergono da Movimprese, rilevazione periodica realizzata da Infocamere, società consortile di informatica delle Camere di commercio italiane. In Italia sono 384.483 le imprese nate nel 2013, circa 600 in più rispetto al 2012. Al flusso sostanzialmente stabile delle iscrizioni di nuove imprese, ha corrisposto un aumento delle cessazioni, passate dalle 364.972 del 2012 alle 371.802 dell’anno scorso. Il saldo anagrafico di fine anno ancora una volta positivo, seppure ridotto dalla crisi a sole 12.681 unità, il valore più modesto dal 2004 ad oggi. Ad allargare, nonostante le difficoltà, la propria base imprenditoriale sono stati soprattutto il commercio (+15.260 imprese), le attività di alloggio e ristorazione (+11.618) e i servizi di supporto alle imprese (+7.723 imprese, in cui sono incluse il noleggio e le agenzie di viaggio). Sul fronte opposto, i settori che hanno visto ridursi maggiormente la propria consistenza sono stati le costruzioni (-12.878 imprese), le attività manifatturiere (-5.929) e il trasporto e magazzinaggio (-1.156). L’agricoltura, soprattutto per motivi anagrafici, prosegue nella contrazione strutturale della sua base imprenditoriale. Nel Vco il numero di imprese iscritte, 850 in v.A, è per il terzo anno consecutivo in flessione: in passato le aperture superavano le 1.000 unità. Il dato è inferiore anche a quello registrato nel 2011. In lieve aumento, rispetto al 2012, le cessazioni che passano da 958 nel 2012 a quasi 970 nel 2013. In crescita solo il comparto delle attività immobiliari (+22 imprese rispetto al 2012) che pesa per il 5% sul totale delle imprese del Vco (702 unità in v.A.). Sostanzialmente stabile il settore turistico dove il numero di imprese si assesta a 1.659: 5 in meno rispetto al 2012. Le criticità più importanti toccano le costruzioni (in v.A. -110 imprese). Flessioni per le industrie manifatturiere (-66 unità) e per il commercio (-35 imprese in v.A). Analizzando la forma giuridica, il Vco risulta in linea con l’andamento nazionale. Dinamica positiva per le imprese di capitali, +1,8% (nel 2012 +1,2%). Lo stock delle imprese di capitali registrate nel Vco è in costante crescita e tocca le 2.209 unità, oltre il 16% del totale delle imprese (23,8% la media italiana). Nel 2000 erano poco più di 1.500. In flessione le società di persona (-1,48%) e le imprese individuali (-196 imprese in v.A.): lo stock registrato nel 2013 è 7.812 unità in v.A, pari al 57% del totale delle imprese. Quasi tre imprese su cinque in provincia sono imprese individuali a dimostrazione di come l’andamento delle piccole imprese influenzi la dinamica generale. Confermata – rispetto al 2012 - la composizione del sistema produttivo provinciale: 24% commercio (3.339 imprese), 18% costruzioni (2.505 unità in v.A), 12,3% manifattura (1.667 in v.A.). Pari al 12,2% del totale delle imprese il comparto degli alloggi e servizi di ristorazione (1.659 unità in v.A.).  
   
   
LODI - DATI SUL CREDITO: IMPIEGHI IN CALO DEL 6%DATA: 22-01-2014  
 
 Lodi, 23 gennaio 2014 - I dati Banca d’Italia relativi al credito, elaborati dalla Camera di Commercio di Lodi, rivelano che al terzo trimestre 2013 sono stati movimentati 9.922 milioni di euro. Il livello dei depositi si attesta a 3.970 milioni, con un incremento del 9% rispetto al trimestre precedente e del 13% rispetto a un anno fa. L’aumento rilevato a Lodi contrasta con le variazioni negative congiunturali registrate in Lombardia (-1,17%) e in Italia (-0,47%); invece le variazioni tendenziali mantengono il segno positivo, ma sono meno marcate in regione (+4%) e a livello nazionale (+3%). All’incremento del volume dei depositi si contrappone un calo del livello degli impieghi che risultano, a Lodi, pari a 5.952 milioni di euro. La diminuzione riguarda tutti gli ambiti territoriali posti a confronto. Rispetto a marzo si rileva una diminuzione del 6% a Lodi, che si accompagna al -2% di Lombardia e al -1% nazionale. In parallelo, il confronto annuo, evidenzia un calo del 7% a Lodi, del 5% in regione e del 4% a livello nazionale. Le sofferenze, per le quali rileviamo un utilizzato netto di 360 milioni di euro, sono in crescita del 3% a Lodi, rispetto al 4% della Lombardia e del 4,6% nazionale. Nello stesso modo, il numero di affidati è di 3.942, incrementati del 3% sia nella nostra provincia che in Lombardia e Italia. I depositi e gli impieghi rappresentano rispettivamente l’1,45% e l’1,29% del valore totale della Lombardia. Le percentuali di Lodi sono poco superiori solo a quelle di Sondrio; per contro oltre la metà del valore dei depositi e degli impieghi fa capo a Milano con incidenza pari al 51% per i depositi e al 53% per gli impieghi. Il confronto dei dati attuali con quelli del 3° trimestre 2012 fa risaltare un aumento del livello dei depositi in tutte le province lombarde a esclusione di Bergamo (-0,54%); per contro gli impieghi diminuiscono ovunque nella nostra regione, con la variazione più marcata su Milano (-8%). "L’accesso al credito rappresenta una priorità per le imprese. Un’adeguata ripresa degli impieghi potrà infatti permettere al nostro sistema imprenditoriale di agganciare i timidi segnali di ripresa che si avvertono. Come Camera di Commercio, riproporremo a breve una misura di intervento in conto abbattimento tassi. Tra le novità, è stata istituita una sezione speciale del Fondo di garanzia nazionale per le Pmi dedicata all’imprenditoria femminile che permette di ottenere finanziamenti garantiti fino all’80%", dichiara Alessandro Zucchetti, presidente della Camera di Commercio di Lodi.  
   
   
ASSESSORE VENETO AL MISE PER AKZO NOBEL DI ROMANO D’EZZELINO (VI): “MAI VISTO TANTA RIGIDITÀ, MA LA REGIONE CONTINUERÀ A DIFENDERE PRODUZIONE E OCCUPAZIONE”  
 
Venezia, 23 gennaio 2014 - “Brutto atteggiamento, anche se molto educato, quello tenuto dai vertici aziendali della Akzo Nobel: non hanno dato alcuna risposta alle domande molto chiare da noi poste e le poche cose che hanno detto sono state pessime. Soprattutto non ci hanno spiegato perché vogliono chiudere uno stabilimento come quello di Romano d’Ezzelino che é molto performante, produttivo, ben organizzato e con maestranze di altissima professionalità”. E’ questo l’amaro commento dell’assessore al lavoro della Regione del Veneto, Elena Donazzan, alla fine della lunga riunione svoltasi stamane a Roma, al Ministero dello Sviluppo Economico sull’annunciata chiusura dello stabilimento vicentino della multinazionale Akzo Nobel. “Ho ricordato agli svedesi – ha detto ancora l’assessore – che tante, troppe sono le trattative, a cui assisto personalmente in questo Ministero, di aziende in difficoltà e di multinazionali che hanno logiche competitive molto dure. Ma raramente ho trovato tale rigidità nel non voler attivare strumenti diversi dalla chiusura e dal licenziamento, addirittura negando la possibilità di ricercare un altro acquirente che voglia produrre salvaguardando i posti di lavoro”. “Se la loro logica – ha concluso Donazzan – è quella del mero profitto finanziario, la nostra è quella della buona occupazione e della difesa della capacità produttiva nei territori e pertanto faremo di tutto per cercare nuovi imprenditori e di obbligare così Akzo Nobel a vendere non tanto il sito, perché di capannoni vuoti ne abbiamo fin troppi, ma lo stabilimento”. Le parti si sono date appuntamento per un nuovo incontro il 13 febbraio prossimo.  
   
   
CONVEGNO "PIÙ STATO A PRATO" SU IMPRESE CINESI, ROSSI: "GOVERNO SVOLGA IL SUO RUOLO"  
 
Prato, 23 gennaio 2014 – "Più Stato a Prato, che non vuol dire solo Ministero degli interni o ministri in visita e che siglano patti". E´ la richiesta del presidente della Toscana Enrico Rossi,che tuona alla fine di un convegno, tutto dedicato al ruolo e peso economico della comunità cinese in città, che si è svolto stamani nel salone consiliare della Provincia, tenendo inchiodata sulle poltrone, per quasi quattro ore, una fitta e variegata platea. Sullo sfondo il rogo che a dicembre ha inghiottito, in una fabbrica dormitorio, sette operai cinesi. "Più Stato: ovvero più forze per la Procura che è sotto organico, più forze per la Guardia di Finanza che è più utile dei militari dell´esercito per strada, e magari sostegni economici di filiera che altrove si fanno per aree riconosciute in crisi come anche Prato è". Rossi lo ripete più volte e guarda a Roma e al governo, con cui presto si incontrerà. Lo ripete dopo aver ascoltato lo studio che la Provincia ha commissionato ad Irpet e Asel. Al tavolo ci sono le istituzioni, alcuni dei sindaci della provincia - quelli almeno più coinvolti dal fenomeno: Prato, Montemurlo e Carmignano - i rappresentanti della comunità cinese (a partire dal console di Firenze), sindacati ed associazioni di categoria. Quattro ore di numeri, riflessioni e voci con sfumature diverse, ma fondamentalmente ottimiste. Per tutti (o quasi) infatti l´immigrazione e la comunità cinese che lavora nel pronto moda della città è una risorsa (o lo può essere). Basta superare i problemi, ma è possibile. Con tutte le associazioni economiche, anche stamani, in prima linea sul fronte dell´integrazione: pronte a ribadire il oro sì alla legalità, scettiche sull´utilità dei blitz e con un altolà a fare dei cinesi, dell´integrazione e della repressione, un tema da campagna elettorale. Un´emergenza umanitaria - "Chi è per l´integrazione è anche per la legalità" spiega Rossi. Per alcuni è ovvio, ma forse non lo è. "Non chiedo soldi e maggiori risorse - dice – Queste la Regione è pronta a mettercele, come in passato". Il presidente ricorda i 50 ispettori del lavoro in più che la Regione metterà a disposizione della Procura, per difendere anzitutto i diritti dei lavoratori. "Ma un organico sufficiente e degno di una città che ha gli abitanti di Prato questo sì, lo esigo – sottolinea più volte Rossi -, soprattutto lo merita la città. Il governo si è mosso giustamente per gli immigrati e gli sbarchi a Lampedusa. Anche Prato vive un´emergenza umanitaria". La via dell´emersione - Quindi la ricetta e l´agenda. "Giusto fare autocritica – dice il presidente - , ma occorre anche guardare avanti e qui, dall´immigrazione, può arrivare una grande potenzialità, che non è solo economica". Per Rossi non ci si può certo tappare gli occhi di fronte alla situazione di pesante violazione della legge che dal tessuto delle imprese cinesi di Prato emerge: i controlli sono necessari e giusta la repressione. Ma occorre anche guardare avanti e trovare "una via d´uscita che non metta in crisi il distretto", il che farebbe male a tutti, e mettere in campo immediati provvedimenti tampone che sono "anche laboratori dormitori dignitosi e sicuri, che pure non amo" "La strategia – spiega Rossi deve essere soprattutto l´emersione del sommerso". Una male, ne è consapevole, non solo cinese e non solo pratese. "E su questo – si rivolge a Roma - il tavolo nazionale deve prendere provvedimenti significativi". Lo deve fare per il bene del distretto. Un distretto che per alcuni ha all´inizio delocalizzato all´interno adattandosi così alla globalizzazione. Un distretto che parallelo non è. "E´ una rappresentazione oramai vecchia" annota il presidente della Provincia di Prato, Lamberto Gestri. Convenienze e rapporti reciproci ci sono sempre stati: poi la crisi ha fatto saltare tutti gli equilibri. Un distretto cinese per per alcuni ha rovinato l´economia locale e per altri è stato invece un ammortizzatore alla crisi del tessile, con il mercato degli affitti ad esempio. Un distretto che, nell´integrazione, può diventare risorsa per un nuovo sviluppo. La svolta dopo il rogo - "Serve una svolta e una svolta è possibile, anche se c´è bisogno di tempo – conclude Rossi - . Sarebbe però il miglior modo per onorare i sette cinesi morti il mese scorso e per far tornare Prato ad essere quella capitale morale di un´economia moderna che fino al Duemila è stata. Per farlo occorre guardare con serenità i dati della ricerca di oggi, fuori dai giochi di chi dice "è colpa tua" o "è colpa mia". Serve lo Stato ed anche il mondo dell´alta moda ci può aiutare". Il generale della guardia di Finanza Viganò è intervenuto alla fine chiedendo la collaborazione e fiducia dei cittadini e delle imprese. Un appello ampiamente condiviso da Rossi.  
   
   
REGGIO EMILIA - 575 IMPRESE IN MENO NEL 2013  
 
 Reggio Emilia, 23 gennaio 2014 - Il 2013 si è chiuso, per le imprese reggiane, con un saldo negativo pari a -575 unità. A fronte di 3.710 nuove iscrizioni, infatti, le imprese cessate non d’ufficio sono state 4.285, con un tasso di variazione pari al -1%. Nel Registro camerale sono attualmente presenti 56.460 aziende, il dato più basso dal 2004. L’andamento negativo della provincia di Reggio Emilia, in linea - anche se più accentuato - con quello regionale (-0,6%), è in controtendenza con il dato italiano che, pur ridotto, presenta un saldo positivo (+0,2%). “I dati relativi al numero delle imprese – sottolinea il presidente della Camera di Commercio di Reggio Emilia, Stefano Landi – corrispondono, purtroppo, ad un andamento congiunturale ancora pesante, segnato da una contrazione della produzione manifatturiera del 2,6% alla fine del settembre scorso, data dell’ultima rilevazione”. “Vi sono però alcuni aspetti – prosegue il presidente dell’Ente camerale – sui quali occorre focalizzare l’attenzione e, soprattutto, attivare nuove azioni che richiedono un impegno diffuso e trasversale che riguarda imprese, associazioni, istituzioni e istituti di credito”. “Il primo – spiega Landi - è legato al fatto che sono le piccole imprese, ed in particolare le imprese individuali, quelle che stanno pagando i costi più alti alla crisi, sia con le cessazioni di attività, sia con una produzione che mostra un calo esattamente doppio (-5,2%) rispetto alla media provinciale e più che quadruplo se rapportato al -1,2% fatto segnare dalle imprese con oltre 50 dipendenti”. “Azioni straordinarie – prosegue Stefano Landi – sono dunque richieste da parte di tutti i soggetti che possono sostenere la tenuta e la ripresa del diffuso mondo della piccola imprenditoria, e al tempo stesso è necessario che le imprese intraprendano urgentemente nuovi percorsi – ad esempio attraverso le reti d’impresa, sostenute anche dal sistema camerale - per assicurarsi maggiore competitività e capacità d’innovazione”. “Il secondo aspetto preoccupante – prosegue il presidente della Camera di Commercio – è che il calo del numero delle imprese è più legato alle poche nascite piuttosto che alle cessazioni, ed è allora evidente che, a partire dal Governo per arrivare sino ai soggetti locali, sono urgenti nuove politiche di sviluppo, sostegni finanziari, semplificazioni burocratiche e politiche fiscali che tornino a rendere attrattivi quei percorsi imprenditoriali, di investimento e di rischio, che producono ricchezza, lavoro e sicurezza sociale”. Dall’analisi dell’Ufficio Studi della Camera di Commercio emerge proprio la continua contrazione nel numero di iscrizioni dal 2008 a fronte di una quasi stazionarietà del numero di cessazioni, creando quindi una forbice inversa rispetto all’andamento registrato fino al 2007 quando il saldo iscritte-cessate era di gran lunga positivo. I settori che hanno visto ridursi maggiormente la propria consistenza sono stati – oltre all’agricoltura che, con 417 aziende in meno, prosegue nella contrazione strutturale della sua base imprenditoriale – le costruzioni (-322 imprese), le attività manifatturiere (-164) e il trasporto e magazzinaggio (-72). In crescita, nonostante le difficoltà, sono stati soprattutto le attività di ricettività e ristorazione (+85), i servizi di informazione e comunicazione – che comprendono la produzione di software e la consulenza informatica - (+49), i servizi di supporto alle imprese (+39), il commercio e la sanità e assistenza sociale (+13 imprese ciascuna). Dall’analisi della forma giuridica emerge un’ulteriore crescita, nel 2013, delle società di capitale che, con un +1,3% raggiungono le 12.270 unità, il 21,7% del totale imprese. Ancora in diminuzione, invece, le ditte individuali e le società di persone. Queste ultime sono diminuite di 154 unità (da 12.070 a 11.916), con un calo dell’1,3%. Le ditte individuali sono passate da 31.262 del 2012 a 30.407 del 2013 registrando una contrazione del 2,7%; la loro incidenza sullo stock totale delle imprese registrate è così scesa, in un anno, dal 54,6 al 53,9%. Praticamente stazionarie le altre forme giuridiche: le cooperative con 1.031 unità, i consorzi con 240 e altre forme con 596.  
   
   
FERRIERA: SERRACCHIANI, TUTTI IMPEGNATI A STRINGERE I TEMPI  
 
Trieste, 23 gennaio 2014 - "Abbiamo convenuto definitivamente sull´iter da seguire e tutti i soggetti si sono impegnati a stringere i tempi per la chiusura della procedura". Lo ha affermato ieri a Roma la presidente del Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani al termine di un incontro al ministero dello Sviluppo economico, alla presenza del commissario straordinario di Lucchini spa, Piero Nardi. "Oggi - ha riferito Serracchiani - abbiamo concordato sui tempi dell´accordo di programma che sottoscriveremo a breve, precisando che il documento riguarderà gli impegni che si assumono le istituzioni, a garanzia della continuità dell´attività industriale e del risanamento ambientale". "L´accordo di programma prelude alla formazione, stesura e pubblicazione del bando di evidenza pubblica per l´individuazione del soggetto che rileverà il sito, sulla base di un piano industriale che dovrà garantire, per l´appunto, la continuazione dell´attività industriale ed il risanamento dell´area". "In coerenza con questa impostazione, dal commissario Nardi abbiamo ricevuto l´assicurazione che la cokeria non chiuderà e che vi è un impegno a continuare ad approvvigionarsi di carbone anche durante i lavori all´altoforno, lavori che non sono rinviabili ma che - ha concluso - non pregiudicano la continuazione dell´attività produttiva".  
   
   
TERNI - MOVIMPRESE: TIENE, CON FATICA, IL SISTEMA IMPRENDITORIALE  
 
Terni, 23 gennaio 2014 - Sono 1.444 le imprese nate nel 2013, 25 in meno rispetto al 2012. Al flusso sostanzialmente stabile delle iscrizioni di nuove imprese, ha corrisposto un aumento del numero di quelle che hanno cessato l’attività, passate dalle 1.352 del 2012 alle 1.440 dell’anno scorso. Il bilancio di queste dinamiche si è tradotto in un saldo anagrafico di fine anno che registra un equilibrio tra iscrizioni e cessazioni (1.444 a fronte di 1.440 chiusure). Anche per il 2013, secondo quanto rileva il bilancio demografico diffuso a partire dai dati del Registro delle imprese della Camere di Commercio di Terni, il territorio registra una tenuta del sistema delle imprese locali. Sotto il profilo settoriale l’impatto della crisi non sta risparmiando alcun macro-settore. Tutte le tipologie di attività evidenziano saldi negativi: commercio (-126), le costruzioni (-70) , l’industria (-45) e il settore alloggio e ristorazione (-23). In agricoltura si evidenzia la maggiore sofferenza: a fronte di 98 nuove aperture si registra la chiusura di 249 attività. Il rallentamento della vitalità dell’imprenditoria risente in modo particolare dell’accentuarsi della crisi del mondo artigiano: nel 2013 chiude con un saldo fortemente negativo di -110 imprese, nel 2012 il saldo è stato meno marcato anche se ha registrato comunque la perdita di 73 imprese. “La crisi continua a mordere le imprese –dice il Presidente della Camera di Commercio, Enrico Cipiccia - ma noi dobbiamo sostenere la capacità del sistema produttivo di rigenerarsi puntando ai settori che offrono più opportunità. Nel 2014 la Giunta Camerale continuerà ad investire fortemente per sostenere l’innovazione imprenditoriale per il cui asse ha già stanziato quasi un milione di euro. Stiamo lavorando per il potenziamento infrastrutturale del territorio che si concretizzerà con l’ammodernamento della Flaminia nel tratto Terni-spoleto. Ma occorre anche ridare fiducia alle famiglie e a chi è in cerca di un lavoro, per farlo è necessario stringere la rete con tutti gli attori sociali, a partire dalla istituzioni”. Analizzando la forma giuridica delle imprese, il 2013 evidenzia la tendenza delle imprese a darsi una forma giuridica più strutturata rispetto al 2012. Infatti le società di capitale e le “Altre forme” (essenzialmente società cooperative e forme consortili) realizzano un saldo positivo, pari complessivamente a 191 unità (+ 146 società di capitali e + 45 tra le “Altre forme”), in entrambi i casi in crescita rispetto al 2012. Per contro ditte individuali e società di persone fanno segnare un arretramento della propria numerosità. Le ditte individuali a fronte di 921 iscrizioni registrano 1097 cessazioni (-176) mentre lo stock delle società di persone è diminuito di-11 unità (156 le iscrizioni a fonte di 167 chiusure).  
   
   
AZIENDE MARCHIGIANE AL “WHO’S NEXT” DI PARIGI  
 
 Ancona, 23 gennaio 2014 - La Regione Marche in collaborazione con il Sistema camerale regionale, organizza una collettiva di 13 Aziende produttrici del comparto moda (abbigliamento, cappello, calzature) alla prossima “Who’s Next” (Parigi, 25-28 gennaio 2014), agevolandone la presenza con un abbattimento dei costi di partecipazione. La manifestazione “Who’s Next”, che è dedicata alla moda in genere di livello fine e medio alto, si svolge nel quartiere fieristico di Porte de Versailles di Parigi, luogo ideale per la promozione dei prodotti dell’abbigliamento italiani ed è considerata, a livello mondiale, il più importante appuntamento internazionale della moda. In particolare, per il distretto marchigiano del cappello è un appuntamento fondamentale e irrinunciabile. A questa edizione, su una superficie di 100mila mq saranno presenti 2mila espositori di cui 280 italiani. L’ultima edizione è stata visitata da 55mila operatori provenienti da tutto il mondo. “In attesa dell’approvazione del programma promozionale 2014 – sottolinea il prendente della Regione e assessore all’Internazionalizzazione, Gian Mario Spacca - organizziamo, in sinergia con le Camere di commercio, la partecipazione a questo importante appuntamento internazionale, che offre grande visibilità e interessanti opportunità di vendita alle imprese partecipanti. Il fatto che vi sia un’alta adesione di produttori di cappelli è molto positivo. I rappresentanti del distretto di Montappone e Massa Fermana hanno infatti spesso richiamato l’importanza della partecipazione ad esposizioni internazionali, a dimostrazione che anche e soprattutto per prodotti così legati alla tradizione l’apertura all’internazionalizzazione rappresenta un decisivo fattore di competitività e resistenza”. Prosegue dunque l’intensa attività di internazionalizzazione della Regione Marche che, accanto alla partecipazione a eventi promozionali (come quello di Parigi), prevede anche l’attivazione di piattaforme logistiche a supporto delle imprese nei mercati più interessanti e specifiche azioni per l’attrazione di investimenti esteri nelle Marche.  
   
   
NATUZZI: ACCORDO PROGRAMMA MOBILE IMBOTTITO FUNZIONA  
 
Bari, 23 gennaio 2014 - “L’interesse da parte di tante imprese ad investire in Puglia grazie agli strumenti messi a disposizione dall’Accordo di Programma sul mobile imbottito, è motivo di piena soddisfazione per l’attuazione di un accordo che era rimasto bloccato per sei anni e solo l’anno scorso abbiamo potuto firmare e rilanciare”. È quanto ha affermato l’assessore allo Sviluppo economico Loredana Capone commentando l’incontro avvenuto ieri al ministero dello Sviluppo economico sulla vertenza Natuzzi. “Ci sono già diverse aziende dei settori legno-arredo, mobile imbottito, metalmeccanico e agroalimentare interessate a utilizzare gli incentivi messi a disposizione dall’Accordo di Programma. Sono solo i primi risultati di uno strumento che si sta rivelando importante per l’attrazione e il consolidamento degli investimenti”. “In pratica – ha spiegato l’assessore Capone – investiamo nell’intero sistema casa attraendo innovazione nel settore, ma allo stesso tempo puntiamo alla ricollocazione dei lavoratori in altri comparti. Non solo: con il bando per l’internazionalizzazione delle imprese e gli incentivi alle Pmi vogliamo sostenere investimenti duraturi che migliorino la competitività di tutto il territorio coinvolto nella crisi del salotto. Ecco perché l’Accordo sta ampiamente dimostrando la sua efficacia”. “Nel caso di Natuzzi l’obiettivo è ricollocare buona parte dei lavoratori del Gruppo che non potranno essere richiamati al lavoro direttamente dall’azienda”. L’accordo, firmato a Roma l’8 febbraio del 2013 dai dirigenti del Mise, della Regione Puglia, della Regione Basilicata e di Invitalia (l’Agenzia nazionale per l’attrazione di investimenti e lo sviluppo di impresa) mette a disposizione 101 milioni di euro di risorse, 40 del Ministero dello Sviluppo economico (Mise), 40 della Regione Puglia e 21 della Regione Basilicata. Tre le azioni prioritarie: la salvaguardia e il consolidamento delle imprese operanti nel settore del mobile imbottito; l’attrazione di nuove iniziative imprenditoriali e il sostegno al reimpiego di lavoratori espulsi dalla filiera produttiva. La Regione Puglia concorre alla realizzazione dei programmi attraverso il ricorso ai suoi incentivi e, in particolare, ai Contratti di Programma, destinati alle grandi imprese, ai Pia (Programmi integrati di agevolazione) per le medie aziende, agli Aiuti alle piccole imprese per progetti integrati di agevolazione (il cosiddetto Pia Piccole Imprese) e agli Aiuti agli investimenti iniziali alle micro e piccole imprese (più noto come Titolo Ii).  
   
   
PISAPIA: “LAVORO E INNOVAZIONE SOCIALE PER L’INCUBATORE DI QUARTO OGGIARO LO SPAZIO CONTRIBUISCE A RENDERE MILANO SEMPRE PIÙ UNA VERA E PROPRIA CAPITALE DELLE START UP ITALIANE”  
 
Milano, 23 gennaio 2014 – “L’incubatore d’impresa per l’innovazione sociale Fabriq rappresenta una sfida che tocca due aspetti prioritari di questa Amministrazione: l’attenzione prioritaria per i quartieri e le periferie della nostra città e la volontà di coniugare impresa, tecnologia e innovazione sociale. Lo spazio all’interno di Fabriq e il bando attraverso cui verranno selezionate le prime 5 start up contribuiscono a rendere Milano sempre più una vera e propria capitale delle start up italiane”. Lo ha detto il Sindaco di Milano Giuliano Pisapia intervenendo alla presentazione dell’incubatore Fabriq a Quarto Oggiaro, insieme all’assessore alle Politiche per il Lavoro e Sviluppo economico Cristina Tajani. “I quartieri periferici – ha aggiunto il Sindaco Pisapia - sono il motore dello sviluppo e dell’innovazione. E proprio a Quarto Oggiaro sono stati avviati già diversi progetti, per favorire nuova occupazione, l’inclusione sociale, l’uso intelligente delle tecnologie e una migliore qualità della vita nel quartiere. Gli interventi avviati finora – destinato a diventare in prospettiva un vero e proprio ‘quartiere di innovazione sociale’ - si inquadrano in un più ampio ‘progetto per la città’ che punta a rendere tutti i quartieri delle vere e proprie municipalità”. “Ancora una volta - ha concluso il Sindaco - Milano si riconferma città innovativa, vitale e dinamica. Una città proiettata nel futuro che riesce a coniugare sviluppo e solidarietà e che accende i motori per una ripresa che, ne sono certo, nascerà in primo luogo dalle capacità, dalla voglia di fare e dalle competenze dei nostri giovani”.