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Notiziario Marketpress di Lunedì 16 Dicembre 2013
INDIVIDUATA UNA SEQUENZA A QUADRUPLA ELICA DI DNA IN UN GENE RESPONSABILE DELLA NEO-VASCOLARIZZAZIONE TUMORALE QUESTO STUDIO APRE A NUOVE FRONTIERE TERAPEUTICHE  
 
 Roma, 16 dicembre 2013 - In un panorama scientifico in continuo fermento e perfettamente in linea con le più recenti scoperte nel settore della ricerca tumorale, il gruppo diretto da Annamaria Biroccio - ricercatrice dell’Istituto Regina Elena da anni impegnata nell’identificazione e nella caratterizzazione di nuovi e più efficaci bersagli terapeutici per la lotta al cancro – ha individuato una sequenza quadruplex (struttura a quadrupla elica del Dna) nel promotore del vascular endothelial growth factor receptor 2 (vegfr-2), un gene responsabile della neo-vascolarizzazione tumorale, utilizzando analisi di sequenza e precisi algoritmi bioinformatici. I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla prestigiosa rivista Nucleic Acid Research. A dispetto degli stimoli che quotidianamente riceviamo nei confronti della ricerca scientifica, quando si parla di Dna si è ancora comunemente portati a pensare al modello a doppia elica descritto nel 1953 dai ricercatori Watson e Crick. La “molecola della vita” non è un’entità immutabile ma, al contrario, può assumere varie conformazioni topologiche, sebbene l’iniziale caratterizzazione strutturale del Dna abbia rivoluzionato la ricerca degli ultimi sessanta anni. Infatti, fra le forme alternative che il Dna può assumere, la struttura a quadrupla elica (quadruplex) è quella che ha suscitato il maggiore interesse in campo biomedico. Questa struttura rappresenta, per le sue caratteristiche funzionali, un potenziale bersaglio nella terapia anti-tumorale. “I telomeri – le ragioni terminali dei cromosomi – caratterizzati da sequenze di aminoacidi ricche in guanina, - illustra la Biroccio - sono stati a lungo ritenuti la sede d’elezione per la formazione di quadruplex e il bersaglio per la formulazione di molecole che arrestano l’attività dell’enzima telomerasi contrastando la proliferazione incontrollata delle cellule tumorali. Solo di recente, a circa un ventennio di distanza dalla prima descrizione, la struttura a quadrupla elica del Dna è stata visualizzata in-vivo in regioni extra-telomeriche, aprendo la possibilità di utilizzare molecole capaci di legare sequenze quadruplex per interferire con la funzione di geni coinvolti nella progressione tumorale e/o resistenza ai chemioterapici. “Lo studio – evidenzia la dottoressa Biroccio – non si limita all’individuazione di un nuovo bersaglio sensibile alle molecole leganti la quadruplex, ma ha il merito di avere identificato un elemento regolativo in un gene che, espresso da cellule endoteliali normali, è responsabile della formazione del microambiente tumorale. Grazie alla collaborazione con il gruppo del dottor Leonetti è stato possibile utilizzare nuove molecole capaci di legare la struttura a quadrupla elica del vegfr-2 inibendo la neoangiogenesi (sviluppo di nuovi vasi sanguigni a partire da altri già esistenti), determinando così, nei modelli animali testati, una significativa riduzione della crescita e della diffusione del tumore. “Questo studio – conclude il Prof. Ruggero De Maria, Direttore Scientifico del Regina Elena – delinea nuove frontiere terapeutiche che, volte a bersagliare il microambiente tumorale, potrebbero essere potenzialmente trasferite al trattamento di vari tipi di neoplasie”. Evidence for G-quadruplex in Vegfr-2 promoter and its targeting to inhibit angiogenesis. Erica Salvati, Pasquale Zizza, Angela Rizzo, Sara Iachettini Chiara Cingolani, Carmen D’angelo, Manuela Porru, Antonio Randazzo, Bruno Pagano, Ettore Novellino, Maria Elena Pisanu, Antonella Stoppacciaro, Francesca Spinella, Anna Bagnato, Eric Gilson, Carlo Leonetti and Annamaria Biroccio1*. Http://nar.oxfordjournals.org/content/early/2013/12/11/nar.gkt1289..full.pdf+html?sid=b8b4581d-716b-4ba6-8e4f-ccc1d81c95ac    
   
   
TUMORI: “NASCE LA CARTA EUROPEA PER GARANTIRE L’ONCOLOGIA MEDICA ECCO COME POSSIAMO ASSICURARE LE CURE MIGLIORI IN OGNI PAESE”  
 
Milano, 16 dicembre 2013 – Un documento per garantire l’autonomia dell’oncologia medica in ogni Paese europeo e assicurare le cure migliori a tutti i pazienti. Nasce la Carta stilata dalle società scientifiche del Vecchio Continente riunite nell’Esmo (European Society for Medical Oncology), con l’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom) in prima linea, che definisce, in modo chiaro e formale, chi è l’oncologo medico. Oggi il cancro fa meno paura, infatti quasi il 60% delle persone colpite dalla malattia guarisce, ma l’autonomia della disciplina non può essere messa in discussione. “Negli ultimi mesi – afferma il prof. Stefano Cascinu, Presidente Aiom - abbiamo assistito con preoccupazione al rischio di vedere la nostra specialità ridotta a quattro anni, contravvenendo alla Direttiva Europea che fissa invece in un quinquennio il periodo di formazione. Il pericolo per ora sembra scongiurato, ma questo documento può ulteriormente proteggerci da tentativi di impoverimento dei percorsi formativi dei nostri specializzandi. E non è sostenibile l’idea di ricondurre l’oncologia all’interno della medicina interna. Va riconosciuto il carattere multidisciplinare della nostra specialità”. Il carico di lavoro dei camici bianchi, come evidenziato dalla V Edizione del Libro Bianco Aiom, è in costante crescita: in ogni struttura di oncologia medica del nostro Paese si eseguono in media 6170 visite ambulatoriali all’anno (erano 3.000 nel 1999, 3.400 nel 2004 e 5.000 nel 2008): i ricoveri sono 730 con una durata di circa 5 giorni. Ogni reparto ha una disponibilità di 15 posti letto e vi lavorano 6 medici strutturati. I risvolti del position paper, pubblicato oggi su Annals of Oncology, sono numerosi e importanti. “Il primo - spiega la dott.Ssa Marina Garassino, Rappresentante italiana dell’Esmo - è difendere la qualità di cura per i nostri pazienti indipendentemente dalle barriere geografiche”. Nel 2013 si stimano in Italia 366.000 nuove diagnosi di cancro (erano 364mila nel 2012): 200.000 (55%) negli uomini e 166.000 (45%) nelle donne. L’evoluzione della cura dei tumori richiede una figura specialistica sempre più preparata alle costanti evoluzioni e cambiamenti in materia, sia nell’ambito della diagnosi che delle terapie. “Solo la preparazione professionale dell’oncologo medico – sottolinea il prof. Razvan Popescu, coordinatore Esmo dei Rappresentanti nazionali europei e primo autore dell’articolo - al momento attuale è in grado di fornire garanzie nel trattamento e nella cura di questi pazienti”. L’oncologia è una specialità relativamente recente, nata negli anni Sessanta, ma solo nel marzo 2011 è stata formalmente riconosciuta come specialità indipendente dall’Unione Europea. “Definire con chiarezza chi è l’oncologo medico – continua il dott. Massimo di Maio del Direttivo nazionale Aiom - abbatte le barriere anche per cercare lavoro all’estero. E garantisce il riconoscimento della nostra professionalità in qualsiasi Paese”. “Sono particolarmente a favore di questo documento – afferma il prof. Fortunato Ciardiello, presidente eletto Esmo -, il cancro è oggi una patologia a forte impatto economico e sociale ed è perciò necessario difendere l’autonomia della disciplina oncologica in tutta Europa”. “La cura dei pazienti oncologici – conclude la prof.Ssa Martine Piccart, Presidente Esmo - è sempre più complessa e andrebbe perseguita in un ambito ‘olistico’ multidisciplinare, in cui l’oncologo ha un ruolo centrale nel team multidisciplinare insieme ad altre figure, come il chirurgo e il radioterapista”. Note Il documento con la posizione ufficiale Esmo è disponibile al link: http://annonc.Oxfordjournals.org/
content/early/2013/12/11/annonc.mdt522.full.pdf+html
 
 
   
   
TUMORE DEL SENO: FUNZIONA LA TERAPIA ‘ACCELERATA’ “IL 94% DELLE PAZIENTI GUARISCE CON TEMPI DI CURA PIÙ BREVI”  
 
 San Antonio, 16 dicembre 2013 – La chemioterapia nelle donne colpite da tumore del seno è più efficace se somministrata in tempi brevi. Precisamente ogni due settimane invece delle tre “standard”, per un totale di 4 cicli. Lo dimostra uno studio italiano di fase Iii (Gim 2) che ha coinvolto 2091 donne, sottoposte a chemioterapia dopo l’intervento chirurgico, per diminuire il rischio di recidive e di metastasi. Il lavoro è presentato in sessione plenaria al “San Antonio Breast Cancer Symposium”, il più importante congresso mondiale sul tumore del seno, dal prof. Francesco Cognetti, direttore dell’Oncologia Medica dell’Istituto Regina Elena di Roma, uno dei 91 centri coinvolti nella sperimentazione. “La sopravvivenza a 5 anni nel regime a 14 giorni è stata pari al 94% rispetto all’89% raggiunto dal gruppo che ha ricevuto la cura ogni 21 giorni – spiega il prof. Cognetti -. Si tratta di una differenza significativa del 5%. È la prima volta che, confrontando questi due schemi di somministrazione in adiuvante, cioè in pazienti già operate, vengono ottenuti risultati così positivi. Il vantaggio emerso nel modello ‘accelerato’, il cosiddetto regime ‘dose dense’ è evidente, perché un maggior numero di donne guarisce, con una minore esposizione al rischio di tossicità”. L’altro obiettivo dello studio promosso dal Gruppo Italiano Mammella, che ha previsto un follow up di 7 anni, è stato quello di confrontare non solo i tempi di somministrazione, ma anche due tipi di combinazione di farmaci: il trattamento basato su tre chemioterapici (Fec) con lo schema standard a due (Ec). “Abbiamo paragonato il regime Fec (Fluorouracile, Epirubicina, Ciclofosfamide) – conclude il prof. Cognetti - con la terapia comunemente usata, cioè la sequenza Ec (Epirubicina, Ciclofosfamide). L’aggiunta di un terzo farmaco, fluorouracile, non migliora la sopravvivenza libera da malattia né quella globale. I due schemi pertanto non differiscono in termini di efficacia, però con la ‘doppietta’ le pazienti evidenziano meno effetti collaterali”. Per il 2013 si stimano circa 48.000 nuovi casi di cancro del seno nel nostro Paese. La neoplasia della mammella è la più frequentemente diagnosticata nelle under 50 (41%), nella fascia d’età intermedia (50-69 anni, 36%) e in quella più anziana (≥70 anni, 21%).  
   
   
"L´IMMUNOLOGIA DELL´INVECCHIAMENTO"  
 
 Londra, 16 dicembre 2013 - Il 24 febbraio 2014 si terrà a Londra, nel Regno Unito, una conferenza intitolata "L´immunologia dell´invecchiamento" (The Immunology of Ageing). È chiaro che il sistema immunitario subisce cambiamenti legati all´età, che producono un progressivo deterioramento della capacità di reagire alle infezioni e sviluppare immunità dopo la vaccinazione. Questo evento discuterà il graduale deterioramento del sistema immunitario causato dal naturale avanzamento dell´età. Darà ai partecipanti numerose opportunità di creare contatti e discutere le potenziali terapie che si potrebbero usare per aiutare la popolazione ad avere una vita più lunga, piena e in salute. Per ulteriori informazioni, visitare: http://www.Regonline.co.uk/builder/site/default.aspx?eventid=1232265    
   
   
CHIRURGIA LAPAROSCOPICA PER OPERARE LE APPENDICITI SPECIALISTI DA TUTTA LA TOSCANA  
 
Pistoia, 16 dicembre 2013 - Erano presenti la gran parte dei chirurghi e degli infermieri degli ospedali della Toscana sabato dvotdo al Convengo regionale sulle appendiciti operate in laparoscopia che si è svolto a Pistoia presso l’Ospedale San Jacopo. L’iniziativa era promossa dall´associazione dei chirurghi ospedalieri italiani e patrocinata dalla Asl3. Presidente dell´importante convegno è il dottor Sandro Giannessi direttore dell’area funzionale chirurgica che, anche in questo specifico settore, ha ottenuto negli ultimi anni importanti risultati: in particolare nel trattamento dell’appendicite in fase acuta nelle giovani donne. L’appendicite, pur presentandosi abitualmente come una patologia apparentemente banale, è molto diffusa e diventa talora assai impegnativa nella fase urgente Presso le sale operatorie pistoiesi con l’affinamento delle tecniche video-laparoscopiche e l’esperienza maturata dai chirurghi in questi anni anche le appendiciti urgenti sono trattate con la cosiddetta “chirurgia gentile”: con questo metodo l’anno scorso i chirurghi coadiuvati dagli infermieri hanno operato il 95,65% delle appendiciti urgenti in donne con un’età compresa tra i 15 e i 49 anni (la media nelle altre aziende pubbliche è di 87,52%). “La tecnica laparoscopica – afferma il dottor Giannessi - ci ha consentito di offrire soprattutto alle giovani donne in età fertile, ma anche a tutti gli altri pazienti, un trattamento chirurgico mininvasivo che permette un´ampia esplorazione dell´addome e quindi un´accurata diagnosi; nel caso si confermi il sospetto di appendicite acuta l´intervento laparoscopico garantisce minor dolore post-operatorio, minori complicanze della ferita chirurgica, una degenza più breve e infine anche un miglior risultato estetico”. Le metodiche laparoscopiche nella Asl3 si stanno ulteriormente sviluppando nel nuovo ospedale San Jacopo con l’allestimento dei nuovi spazi operatori che sono stati dotati di tecnologie di alto livello e grandi schermi che permettono ai chirurghi di visualizzare al meglio le immagini durante l’esecuzione dell’intervento. Sabato saranno non solo messe a punto le linee guida per l´esecuzione di questa procedura ma anche confrontate le singole esperienze e presentati e discussi i casi clinici più significativi.  
   
   
SALUTE: L’ITALIANO CON DIABETE SI SENTE DEPRESSO, STRESSATO E DISCRIMINATO  
 
 Roma, 16 dicembre 2013 – Depresso, stressato, discriminato: questo il vissuto dell’Italiano con diabete che emerge dallo studio internazionale Dawn2 (Diabetes Attitudes Wishes and Needs), realizzato da International Diabetes Federation (Idf), International Society for Pediatric and Adolescent Diabetes (Ispad), International Alliance of Patients’ Organization (Iapo) e Steno Diabetes Center, con il contributo non condizionato di Novo Nordisk. In Italia, il 51% delle persone con diabete dichiara di soffrire lo stress della malattia; solo i “colleghi” polacchi se la passano peggio (57%) in Europa, i cugini spagnoli si trovano nelle nostre stesse condizioni (51%), lontani gli altri: Francia (40%), Uk (28%), Germania (27%). L’italiano con diabete è anche più depresso (18%), anche se sempre meno del polacco (19%), ma in questo caso sembra che la situazione sia uniformemente diffusa: Spagna e Uk (17%), Francia, Germania e Olanda (14%). Ancora i polacchi in testa alla classifica del senso di discriminazione (24%), spuntano a sorpresa gli olandesi (20%) davanti ai connazionali e agli spagnoli (19%), leggermente più staccati gli altri. “Questi risultati rappresentano solo una delle numerose analisi e valutazioni che l’enorme massa di dati raccolti durante lo studio Dawn2 permette”, spiega Marco Comaschi, coordinatore per l´Italia dello studio. “Si tratta dell’indagine più ampia mai svolta, con lo scopo di fotografare e interpretare il mondo del diabete dal punto di vista della persona, del familiare e del medico, per evidenziare in particolare l’impatto della malattia sulla vita di tutti i giorni e il rapporto della persona con diabete con le strutture sanitarie e sociali, pubbliche e private. L’obiettivo dichiarato del Dawn2 è quello di spingere le Istituzioni dei vari Paesi a costruire modelli di sanità centrati sulla persona”, prosegue. Lo studio ha coinvolto oltre 15.000 tra persone con diabete, familiari e operatori sanitari (medici, infermieri, dietisti), intervistati in 17 Paesi di 4 continenti. In Italia è realizzato sotto l´egida di Italian Barometer Diabetes Observatory Foundation, Diabete Italia, Comitato per i diritti della persona con diabete e il pieno coinvolgimento operativo di Censis e della Fondazione Mario Negri Sud. Il ruolo di garante del progetto, attraverso la verifica del rispetto e dell’osservanza di tutti i principi di natura sociale, etica e solidaristica, è del Ministero della Salute, sancito con l’accordo di programma siglato nel maggio 2006. “È il primo studio di queste dimensioni che ponga particolare attenzione agli aspetti psicosociali della gestione del diabete, coinvolgendo non solo le persone con la malattia, ma tutti coloro che hanno a che fare con il diabete, familiari per primi”, sostiene Salvatore Caputo, Presidente di Diabete Italia. “I risultati dello studio Dawn2 mettono in evidenza un quadro che deve destare attenzione”, spiega Antonio Nicolucci, Coordinatore Data analysis board dell’Italian Barometer Diabetes Observatory e Responsabile Dipartimento farmacologia clinica ed epidemiologia della Fondazione Mario Negri Sud, centro scelto per elaborare e analizzare i dati provenienti dai vari Paesi. “Se, infatti 4 Italiani con diabete su 10 dichiarano che le cure cui devono sottoporsi interferiscono con la loro vita quotidiana, un dato assolutamente in linea con la media internazionale, molti altri indicano un forte disagio sociale e un importante peso psicologico che grava sui familiari”, aggiunge. Ai dati illustrati precedentemente, infatti, si aggiunge un 65% di Italiani con diabete che accusa un impatto negativo della malattia sulle proprie condizioni fisiche (oltre la media internazionale, al 62%) e un 60% che teme il rischio di ipoglicemia, poco sopra la media pari al 59%. “Un insieme di situazioni che genera un grave senso di oppressione nei familiari, i quali ci dicono, in oltre 1 caso su 2 di essere preoccupati per le condizioni dei loro cari e lo sono molto più rispetto a quanto accade negli altri Paesi, in cui il livello di preoccupazione si ferma al 40%”, conclude Nicolucci. “Lo studio dei determinanti sociali e della qualità di vita della persona con diabete appare oggi la strada percorribile per affrontare questa malattia e tutta la cronicità in genere non solo come condizione clinica, ma come fattore socio-sanitario sul quale intervenire", commenta Ketty Vaccaro, Responsabile Welfare e Salute della Fondazione Censis. “Il diabete rappresenta una patologia silente che è ancora poco conosciuta, spesso sottovalutata, e la non conoscenza del problema è il maggior alleato nel suo avanzare pandemico. Risulta necessario impegnarsi partendo dall’informazione per poi affrontare in termini corretti il tema della prevenzione”, aggiunge. “I risultati dello studio Dawn2 mettono in evidenza ciò che già avviene nel caso di altre malattie come il morbo di Alzheimer e la malattia psichiatrica: l’emergere di un forte disagio sociale correlato alla condizione, che coinvolge soprattutto le famiglie. Il rischio è che, in un clima di recessione economica come quello che stiamo vivendo, possa peggiorare”, chiude Renato Lauro, Presidente dell’Italian Barometer Diabetes Observatory Foundation.  
   
   
ANEMIA: UNA PATOLOGIA DA AFFRONTARE CON FERREA DETERMINAZIONE  
 
Roma, 16 dicembre 2013 - La carenza di ferro è il disturbo nutrizionale più comune al mondo e colpisce oltre un quarto della popolazione mondiale, ma è anche la causa più frequente di anemia di cui soffrono – secondo stime dell’Oms – circa 700 milioni di persone. La carenza di ferro e l’anemia sono gravi comorbilità, che insorgono frequentemente in diversi quadri clinici come, ad esempio, la malattia renale cronica, le malattie infiammatorie intestinali, lo scompenso cardiaco, ma anche nel corso di sanguinamenti uterini gravi e chemioterapia. Per quanto riguarda l’insufficienza cardiaca, patologia che colpisce in Italia circa 1 milione di persone (300 mila delle quali di età inferiore ai 60 anni), e che è diventata negli ultimi anni la prima causa di ricovero ospedaliero (170.000 ricoveri l´anno) dopo il parto naturale, alcuni studi hanno dimostrato che l’anemia è un fattore di rischio indipendente per mortalità ed ospedalizzazione, già molto elevati in questa popolazione di pazienti. Ciononostante, dalla letteratura e dalla pratica clinica si evince che nell’insufficienza cardiaca tale problematica è fortemente sottostimata e sotto trattata, permanendo una percezione di scarsa gravità della stessa e un deficit educazionale. Alla luce di ciò, per colmare questo gap, lo scorso 11 dicembre è stata costituita l’Associazione non-profit “Anemia Alliance”, come piattaforma indipendente che ha, come principale scopo, quello di promuovere la diffusione della conoscenza dell’anemia tra gli operatori sanitari e non solo, al fine di prevenirla, curarla e gestire le relative complicanze e disabilità. L’associazione si pone anche l’obiettivo di avviare programmi educazionali e di comunicazione, oltre che di sostenere studi clinici, epidemiologici e di costo-efficacia correlati all’anemia, per contribuire al cambiamento dell’approccio alla malattia. “L’anemia, a prescindere dall’eziologia, colpisce nel mondo 1.62 miliardi di persone – dichiara il Professor Robin Foà - Direttore dell’Istituto di Ematologia presso l’Università Sapienza di Roma, past-President della Società Europea di Ematologia (Eha) e Presidente della neo costituita associazione “Anemia Alliance” – pari al 24,8% della popolazione globale (Who, 2008), rappresentando, di fatto, la più frequente patologia al mondo. La fascia di età percentualmente più interessata corrisponde ai bambini in età prescolare (47,4%); tuttavia le donne in età fertile sono, in assoluto, il gruppo di pazienti numericamente più importante (circa mezzo miliardo). Dal punto di vista geografico – continua Foà – l’Africa è il continente a più alta percentuale di anemia nella popolazione generale (47,5% – 67,7%), così come il più elevato numero in assoluto di anemici è presente nel sud Est Asiatico (315 milioni), ma il “Global Who Anaemia Data Base” ci mostra come l’anemia sia un vero e proprio problema di salute pubblica, che non riguarda solo le nazioni più povere. Non esiste, infatti, alcun Paese in cui la problematica non sia presente, sia pur in modo limitato.” La carenza di ferro è responsabile di circa il 50% di tutte le anemie. Il ferro non è solo una componente funzionale dell’emoglobina, ma è necessario anche per assicurare il funzionamento corretto di molte tra le più importanti vie metaboliche. “I pazienti anemici soffrono spesso di un grado variabile di stanchezza, mancanza di concentrazione, maggior predisposizione alle infezioni e hanno una scarsa qualità di vita. Ciò – aggiunge Foà - si ripercuote negativamente sulla produttività e la capacità lavorativa. La gestione della carenza di ferro e dell’anemia ha come obiettivo l’apporto di adeguati quantitativi di ferro per normalizzare e mantenere livelli target di emoglobina, stimolando una corretta eritropoiesi e ricostituendo le riserve di ferro nell’organismo”. Gli attuali regimi terapeutici oggi prescritti, tuttavia, risentono della carenza di protocolli ancora ben standardizzati: da un lato, i preparati orali permettono di assorbire solo il 10-20% di ferro e non sono sempre accettati favorevolmente dai pazienti perché possono causare intolleranza gastro-intestinale, dall’altro la somministrazione per via intravenosa si avvale di farmaci poco maneggevoli, che implicano un numero elevato di infusioni della durata di alcune ore ciascuna, e possono essere associati a fenomeni allergici. “Per quanto riguarda il mio ambito di competenza – dichiara il Professor Francesco Fedele, Direttore del Dipartimento Malattie Cardiovascolari e Respiratorie del Policlinico Umberto I di Roma e Direttore della Scuola di Specializzazione di Malattie Cardiovascolari presso l’Università Sapienza di Roma – da un punto di vista fisiopatologico, l’anemia sideropenica, oltre a creare il ben noto deficit nell’eritropoiesi, altera il metabolismo ossidativo dei muscoli scheletrici e del cuore, aggravando il deficit funzionale già presente nei soggetti affetti da scompenso cardiaco. Entrando nell’Anemia Alliance, il mio primo impegno è stato quello di dare vita a un’analisi osservazionale, lo Studio retrospettivo Carmes1, (Comparative Anemia Registry Monitored Efficacy Study) svolto in tre centri cardiologici del Lazio, tra cui quello da me diretto, con l’obiettivo di valutare la realtà clinica nella nostra Regione, ovvero la prevalenza dell’anemia, il suo impatto prognostico e l’efficacia dei trattamenti adottati nei pazienti con insufficienza cardiaca.” “I risultati dello Studio – continua Fedele - hanno evidenziato come nei pazienti ricoverati per insufficienza cardiaca che presentavano anemia (circa il 36% del totale), nell’arco di un anno, solo in un terzo dei casi si è indagata la possibile causa dell’anemia stessa, e soltanto la metà dei pazienti con anemia sideropenica ha ricevuto un trattamento marziale, a base di ferro orale o endovenoso, in dosi e tempi non sempre appropriati, in parte anche a causa della scarsa tolleranza dei pazienti alle formulazioni a base di ferro disponibili. Comunque – aggiunge il Professor Fedele - dopo un mese di terapia, si è visto che solo l’11% dei pazienti trattati riesce a raggiungere il target terapeutico di emoglobina (Hb>12g/dl). I pazienti anemici nel Carmes 1, mostrano, inoltre, un tasso di ri-ospedalizzazione e mortalità a 6 mesi significativamente superiore rispetto ai non anemici”. Lo Studio ha, quindi, confermato l’elevato peso prognostico dell’anemia, che risulta, però, ancora sottostimata da parte dei clinici e quindi spesso non trattata, nonché la scarsa efficacia degli attuali trattamenti. “Alla luce di tale carenza diagnostico-terapeutica, e delle nuove strategie marziali disponibili – conclude Fedele - stiamo facendo partire altri due studi, Carmes 2, uno “pilota” (che partirà a gennaio 2014) e un altro a livello nazionale (nel 2015) promosso dalla Sic – Società Italiana di Cardiologia. Lo studio pilota prospettico coinvolgerà 3 centri cardiologici (Brescia, Roma e Palermo) con lo scopo di comparare, nei pazienti con insufficienza cardiaca e anemia sideropenica, l’efficacia delle terapie marziali attualmente utilizzate nella pratica clinica, con il nuovo ferro-carbossimaltosio, formulazione iniettabile che permette la somministrazione di alte dosi di ferro in sole 1 o 2 infusioni endovenose nell’arco di 15 giorni. Nei due gruppi di studio, saranno misurati come parametri di efficacia l’aumento dei valori di emoglobina, sideremia e ferritina, la qualità della vita, e il tasso di ospedalizzazione e mortalità a 6 mesi, in base al trattamento marziale effettuato, insieme naturalmente ad una valutazione farmaco-economica di costo-efficacia”. Il Professor Lorenzo Mantovani, del Dipartimento di Medicina Clinica e Chirurgia, Università degli Studi di Napoli Federico Ii, ha sottolineato come l’anemia non rappresenti solo un importante problema clinico, ma anche organizzativo ed economico: “Non è possibile oggi stimare i costi dell’anemia in Italia, nonostante il quadro di gravità della malattia, che ci deriva dall’esperienza dei clinici e dai loro riferimenti sull’impatto del fenomeno in termini di ‘quantità’ (ovvero di tassi di mortalità) ma anche di ‘qualità’ della vita. Questo perché non conosciamo le reali dimensioni del problema, essendo l’anemia sotto-diagnosticata e mancando dati epidemiologici riferiti alle diverse aree terapeutiche interessate. Paradossalmente, conosciamo invece il valore della ‘soluzione’ al problema. Nei soggetti con insufficienza cardiaca congestizia e deficienza di ferro, una nostra analisi di costo-efficacia ha mostrato come, con le più recenti, efficienti e sicure terapie con ferro endovenoso, il rapporto di costo per Qaly (Quality Adjusted Life Year - un indice sintetico che incorpora sia la quantità, sia la qualità della vita) appaia molto al di sotto dei limiti accettati dalle agenzie di technology assessment e dalla letteratura internazionale, pari circa a € 22.500 per Qaly guadagnato”.  
   
   
ANCHE I BAMBINI DI QUATTRO MESI RICORDANO LO STRESS LO DICE UNO STUDIO DELL’IRCCS MEDEA IN COLLABORAZIONE CON L’HARVARD MEDICAL SCHOOL DI BOSTON APPENA PUBBLICATO SU PLOSONE. BOSISIO  
 
Parini, 16 dicembre 2013 - E’ ormai riconosciuta la capacità, anche i bambini molto piccoli, di ricordare oggetti o azioni. Si sa molto poco, invece, della loro memoria di eventi sociali ed emozioni. Per esempio, fin dai primi giorni di vita i bambini sono sottoposti a molti piccoli stress di natura socio-emozionale, come quando attendono che l’adulto soddisfi i loro bisogni. Ebbene, di tale stress rimane traccia nella loro memoria? Un gruppo di ricerca dell’Irccs Medea – La Nostra Famiglia, in collaborazione con l’Harvard Medical School di Boston, ha studiato la capacità nei bambini di quattro mesi di ricordare eventi sociali utilizzando una procedura che pone il piccolo in una situazione moderatamente stressante, il paradigma Face-to-face Still-face (Ffsf). I risultati sono stati appena pubblicati sulla rivista americana Plosone. La procedura Ffsf coinvolge la coppia madre-bambino in un’interazione viso-a-viso nel corso della quale la madre è istruita a sospendere momentaneamente la comunicazione, guardando suo figlio senza parlare o toccarlo e mantenendo un’espressione neutra del volto. Un numero elevato di studi ha dimostrato che questa condizione produce una tipica reazione nel bambino (definita come “effetto still-face”) caratterizzata da una riduzione del coinvolgimento sociale positivo e un concomitante incremento del coinvolgimento negativo (agitazione, richiesta di essere preso in braccio, pianto) e di comportamenti auto-regolatori (ad esempio, la comparsa della suzione non-nutritiva). Nel corso della sospensione comunicativa con la madre i bambini manifestano inoltre segni fisiologici di stress, come l’attivazione della asse ipotalamo-ipofisi-cortico-surrene che controlla i livelli di cortisolo (noto come ormone dello stress). Per valutare i processi di memoria infantile, le coppie madre-bambino partecipanti allo studio sono state suddivise in due gruppi: un gruppo sperimentale, costituito da diadi che hanno effettuato due sessioni di Ffsf (la prima a 4 mesi e la seconda dopo 15 giorni), e un gruppo di controllo, le cui diadi hanno partecipato ad un’unica sessione corrispondente all’età di 4 mesi e 15 giorni e che non erano state precedentemente esposte al Ffsf. Il disegno sperimentale ha permesso di valutare se i comportamenti e la reattività fisiologica dei bambini alla prima esposizione (rilevata attraverso i livelli di cortisolo post-stress misurati in modo non invasivo utilizzando la saliva del piccolo), cambiavano nella seconda esposizione a distanza di due settimane. Ebbene, dopo la seconda esposizione allo stress sociale rispetto alla prima, i bambini del gruppo sperimentale non mostravano differenze sostanziali nei comportamenti ma presentavano una modificazione significativa nella risposta ormonale, a seconda di specifiche differenze individuali. In particolare, per un sottogruppo di bambini la concentrazione di cortisolo risultava dimezzata, per un altro sottogruppo era invece quasi raddoppiata. Il dato indica che per il primo sottogruppo la seconda esposizione era stata meno stressante, mentre per il secondo era stata fonte di un disagio ancora maggiore. In entrambi i casi, comunque, le variazioni di cortisolo dimostravano che i bambini avevano tenuto traccia dell’esperienza precedente. “Questi risultati confermano che già a quattro mesi di vita i bambini hanno memoria di un evento stressante anche a distanza di due settimane e che questo ricordo si manifesta sul piano fisiologico invece che su quello comportamentale - afferma il responsabile del team di ricerca Rosario Montirosso –: sembra plausibile che i bambini abbiano memorizzato il disagio sperimentato la prima volta, in risposta all’interruzione della comunicazione materna, sotto forma di una conoscenza somatica. La cosa più sorprendente è stato tuttavia rilevare che, anche a questa età, il ricordo di un’esperienza emotivamente stressante perdura per un tempo così lungo”.  
   
   
LOMBARDIA: CHI CHIEDE SALUTE NON È UN CLIENTE  
 
Treviglio/Bg, 16 dicembre 2013 - L´attesa inaugurazione del nuovo Distretto sanitario a Treviglio (Bergamo) si è compiuta alla presenza del vice governatore e assessore alla Salute di Regione Lombardia Mario Mantovani. "Quando le istituzioni collaborano tra loro, questi sono gli ottimi risultati", ha esordito l´assessore alla Salute di Regione Lombardia, intervenendo alla cerimonia inaugurale della nuova sede del Distretto Sanitario di Treviglio: uno dei setti punti di riferimento territoriale dell´Asl di Bergamo. Parlando anche di come l´accorpamento in un´unica sede porti al concreto risparmio economico, l´assessore alla Salute ha posto l´accento sull´eccellenza operativa che queste strutture devono rappresentare in termini di servizio ai cittadini. Cittadella Della Salute - Citando le "cittadelle della salute", dove i cittadini riescono a trovare tutti i servizi in un´unica sede, l´assessore ha detto che "la cittadella della salute deve essere un luogo che dia la speranza alle persone di trovare le risposte adeguate alle loro esigenze". Mario Mantovani ha proseguito sottolineando che "i cittadini che chiedono salute non sono dei clienti, ma sono persone che hanno bisogno". La struttura dell´Asl di Treviglio era attesa da molti anni, in quanto la Asl di Bergamo nel Comune di Treviglio aveva finora operato in diverse sedi, con immaginabili disagi per gli operatori e soprattutto gli utenti. Il vice governatore di Regione Lombardia ha concluso il suo intervento anticipando due dei temi che saranno in evidenza nel dibattito per il varo della nuova riforma sanitaria. Non Più Azienda - Il primo, quello che ritiene essere un importante "tema emergente" e che riguarda la cronicità: il 30 per cento dei pazienti lombardi sono portatori di patologie croniche. E l´assessore alla Salute ritiene che non si possa parlare di una riforma sanitaria senza tenere in debita considerazione una realtà così importante. L´altro punto su cui l´assessore ha posto l´accento è la definizione di "aziende" che intenderebbe eliminare per le strutture sanitarie pubbliche, perché sono "luoghi di tutela della salute, di cura, di servizio per i cittadini. "Ma anche questa è un´idea - ha detto Mantovani - sulla quale è necessaria una riflessione. Sarà il Consiglio regionale, comunque, a dover decidere".  
   
   
SANITA´: CHIODI,SOLLIEVO E SODDISFAZIONE PER LA PICCOLA NOEMI  
 
L´aquila, 16 dicembre 2013 - "Accolgo con sollievo e soddisfazione la notizia che riaccende la speranza per la piccola Noemi e le offre la possibilità di sottoporsi subito alla cura Stamina". E´ il commento del Presidente della Regione, Gianni Chiodi, dopo aver appreso che per la bimba di 18 mesi di Guardiagrele i giudici hanno detto sì alla cura ribaltando una precedente decisione del giudice del lavoro e obbligando gli Spedali Civili di Brescia a provvedere all´immediata somministrazione di cellule staminali già presenti nella struttura. "Il nostro pensiero - ha aggiunto il Presidente - va ai suoi coraggiosi genitori che le sono accanto con dolcezza e amore e stanno portando avanti una battaglia per la vita. Posso dire che la Struttura regionale si è subito attivata per poter consentire il trattamento clinico nella nostra regione ma il percorso si prefigurava difficile e lungo non essendo riconosciuto come trattamento clinico utilizzabile nell´ambito del Servizio sanitario nazionale. Solo un´apposita sentenza di un magistrato avrebbe potuto individuare una struttura ospedaliera nella regione Abruzzo idonea a poter effettuare il procedimento. In questo caso sarebbe stato necessario che il personale di ´Stamina´ fosse autorizzato, una volta individuata la struttura idonea, a realizzare tecniche e metodiche per l´applicazione delle procedure previste dal metodo. L´applicazione di tale metodo presso l´Ospedale di Brescia, dunque, è la conclusione di un percorso estremamente articolato che solo su autorizzazione di un giudice si è potuto realizzare".  
   
   
CARDIOLOGIA: LO SMOG FA MALE AL CUORE; LE STATINE FANNO BENE AI PENSIONATI  
 
Roma, 16 dicembre 2013 – E’ stato inaugurato a Roma il tradizionale appuntamento annuale della Società Italiana di Cardiologia (Sic); oltre 2300 partecipanti al 74° Congresso Nazionale Sic, dal 14 al 16 Dicembre 2013, che offrirà corsi di aggiornamento, simposi congiunti con altre Società scientifiche, anche internazionali, sessioni di “Highlights” e letture magistrali, con un occhio di riguardo verso i giovani cardiologi e ricercatori. In una edizione così variegata, verranno affrontati temi estremamente attuali legati agli ultimi studi sulle malattie cardiovascolari. Fra questi, in particolare, emergono il tema dell’impatto ambientale sul rischio cardiovascolare e l’eco non ancora spenta delle recenti polemiche sull’impiego delle statine in prevenzione primaria, scaturite in occasione dell’ultima edizione del congresso dell’American Heart Association. Un team di ricercatori dell’Università di Brescia, guidato dalla prof.Ssa Savina Nodari, ha indagato il nesso tra inquinamento ambientale e morbilità-mortalità cardiovascolare. “Lo studio ha individuato una significativa associazione tra i livelli di Pm10 e i ricoveri per eventi cardiovascolari acuti come le sindromi coronariche, l´insufficienza cardiaca, il peggioramento dell´insufficienza cardiaca, la fibrillazione atriale parossistica e le aritmie ventricolari"- spiega la prof.Ssa Nodari. “L´effetto è stato lineare, con un aumento del 3% dei ricoveri per ogni aumento di 10 microgrammi di Pm10. E’ stato messo in evidenza come questo inquinamento non solo causa mortalità o patologie a livello respiratorio e polmonare, ma anche a livello cardiaco e cardiovascolare”. Malgrado politiche sociali ed ambientali locali per l’incremento della qualità dell’aria, l’effetto negativo degli inquinanti aerei continua a rappresentare un importante problema di salute pubblica, e non solo in Italia.“l’unione Europea ha stabilito una soglia di sicurezza per i valori di Pm10 di 50 microgrammi/metro cubo, ma il suo effetto negativo sul sistema cardiovascolare può richiedere livelli ancor più bassi per essere azzerato”,esorta la prof.Ssa Nodari. Statine sì, statine no: il “calculator-gate”, la polemica innescata dalla pubblicazione delle nuove linee guida dell´American Heart Association e dell´American College of Cardiology – del quale si è occupato persino il New York Times con un articolo di prima pagina - è di scena anche al Congresso Sic. Il nuovo calcolatore del rischio cardio e cerebrovascolare basato sui livelli di colesterolo, che secondo alcune autorevoli voci rischierebbe di raccomandare la somministrazione preventiva delle statine anche a persone prive di reali fattori di rischio, è un tema di grande attualità. Spiega il prof. Pasquale Perrone Filardi, dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Federico Ii di Napoli: “Le nuove linee guida puntano molto sulla prevenzione primaria. Il momento cruciale, e di forte dibattito, di queste linee guida è di avere allargato l’impiego delle statine anche in soggetti in prevenzione primaria con un rischio che fino ad oggi noi consideravamo relativamente basso, con il possibile rischio di un eccesso di prescrizione di farmaco”. A tal proposito, il prof. Perrone Filardi, presenterà i risultati del suo ultimo studio sugli effetti benefici delle statine per il trattamento del colesterolo cattivo (Ldl) negli anziani. La ricerca ha utilizzato il metodo della meta-analisi e ha raccolto i dati inclusi in tutti i grandi studi clinici sulle statine, per un totale di 25.000 pazienti. “Lo studio ha dimostrato, per la prima volta in modo inequivocabile, che ridurre il colesterolo cattivo con le statine, nei pazienti con più di 65 anni, che non hanno mai avuto una malattia cardiovascolare in precedenza, ma che, insieme all’età, sono portatori di almeno un altro fattore di rischio, come ipertensione, ipercolesterolemia, diabete, fumo, comporta una riduzione del 39% degli infarti cardiaci e del 24% circa dell’ictus cerebrale” -dice il prof. Perrone Filardi. Si prevengono dunque, non solo la morte per cause cardiovascolari ischemiche , ma anche i rischi della disabilità e della non autosufficienza, con un notevole impatto sia sulla salute personale che sulla spesa sanitaria. “Questi risultati si collegano molto bene alle nuove linee guida americane”, conclude il prof. Perrone Filardi. Parrebbe un punto a favore delle nuove linee guida.  
   
   
RICERCA IN LOMBARDIA: FONDAMENTALE FARE SQUADRA  
 
Milano, 16 dicembre 2013 - Regione Lombardia vuole giocare un ruolo sempre più incisivo nel fare da ´collante´ tra il mondo della ricerca, il mondo accademico e l´industria. Infatti, in tutti i settori della ricerca, compreso quello biomedico, "l´interazione dinamica tra i diversi soggetti è fondamentale". E´ quanto ha ribadito l´assessore alle Attività produttive, Ricerca e Innovazione della Regione Lombardia Mario Melazzini, intervenendo, a Palazzo Lombardia, alla presentazione del ´Rapporto 2013 sull´industria biomedicale in Lombardia´, realizzato da Assobiomedica. Secondo Melazzini "una delle prime palestre su cui testare questo metodo di lavoro sarà Horizon 2020", con "un percorso da costruire insieme, per raggiungere gli obiettivi comuni" Dall´idea Alla Ricerca Applicata - "Abbiamo grandissimi valori e risorse in ambito biomedico nella nostra regione - è stato il ragionamento di Melazzini - ma esiste una difficoltà a passare dall´idea alla ricerca applicata. In Lombardia cercheremo di creare una filiera". A conferma dell´importanza del settore biomedico in Lombardia, Melazzini ha ricordato come 7 dei primi 10 Istituti di ricerca e cura a carattere scientifico (Irccs) italiani riguardo alla produzione scientifica siano lombardi e come il 60 per cento dei trial clinici italiani si svolgano in Lombardia (47 per cento a Milano e provincia). La Lombardia ha anche il maggior numero di imprese di dispositivi medici (800), che coprono il 49 per cento del fatturato nazionale. Obiettivo: 3% Del Pil - "Si tratta di numeri molto significativi - ha commentato l´assessore -, che noi vogliamo, non solo mantenere, ma incrementare in termini di qualità e innovazione. Per fare questo occorre abbattere alcune barriere culturali, agire in maniera non frammentata e lavorare in squadra". "Sono certo - ha concluso Melazzini - che, così facendo, potremo far sì che gli investimenti in ricerca, innovazione e sviluppo passino dall´1,6 per cento al 3 per cento del Pil in 5 anni, secondo quanto prevede il nostro programma di governo. E´ un obiettivo ambizioso, ma, d´altra parte, per uscire da un momento faticoso come quello attuale, uno degli strumenti prioritari è credere e investire nella ricerca e nei ricercatori".  
   
   
APPROVATA IN EUROPA TERAPIA DI MANTENIMENTO PER LA SCHIZOFRENIA IN PAZIENTI ADULTI STABILIZZATI CON LA FORMULAZIONE ORALE  
 
 Tokyo, Giappone, e Copenhagen, Danimarca, 16 dicembre 2013 – Lo scorso giovedì 21 novembre, 2013 – Otsuka Pharmaceutical Co., Ltd. (Otsuka) e H. Lundbeck A/s (Lundbeck) hanno annunciato che la Commissione Europea ha concesso l’autorizzazione alla commercializzazione della monosomministrazione mensile di aripiprazolo, in formulazione iniettabile per via intramuscolare, come terapia di mantenimento della schizofrenia in pazienti adulti stabilizzati con aripiprazolo orale. “Siamo convinti che i pazienti affetti da schizofrenia accoglieranno positivamente la notizia della disponibilità della nuova formulazione di aripiprazolo, che aiuta a migliorare gli esiti dei pazienti che convivono con la schizofrenia. Come azienda, il nostro obiettivo è quello di sviluppare terapie che proteggano dalle ricadute e preservino la funzione cerebrale” ha dichiarato Ole Vahlgren, Presidente e Amministratore Delegato di Otsuka Europa. “Dobbiamo collaborare con gli operatori sanitari e con chi assiste i pazienti, affinché i pazienti stessi ottengano le migliori terapie per la riduzione del rischio di ricaduta”. “Gli studi hanno dimostrato che l’uso precoce di terapie iniettabili a lunga durata d’azione può prevenire le ricadute nei soggetti schizofrenici”3 ha affermato Ole Chrintz, Senior Vice President Europa & Mercati Internazionali di Lundbeck. “L’efficacia è importante, ma una terapia per una malattia cronica come la schizofrenia deve essere anche ben tollerata, in modo che i pazienti la possano continuare nel lungo termine. Crediamo che aripiprazolo in monosomministrazione mensile soddisfi questa esigenza.”1,2 L’efficacia della monosomministrazione mensile nella formulazione intramuscolo a rilascio prolungato di aripiprazolo, è stata dimostrata in due trial randomizzati in doppio cieco di Fase Iii. Aripiprazolo in monosomministrazione mensile intramuscolare Il farmaco è un agonista parziale dei recettori D2 della dopamina in formulazione iniettabile con monosomministrazione mensile ad aver ottenuto l’autorizzazione alla commercializzazione per la terapia di mantenimento della schizofrenia. I medici ora hanno a disposizione un’opzione terapeutica alternativa, che ha un profilo di tollerabilità paragonabile a quello ben consolidato di aripiprazolo per via orale, per rispondere alla necessità di riduzione del rischio di ricadute in pazienti affetti da schizofrenia. La Schizofrenia e le sue Ricadute La schizofrenia è una malattia caratterizzata da una distorsione del processo mentale e delle reazioni emotive. Si manifesta più comunemente con allucinazioni, deliri di tipo paranoide o comportamenti bizzarri, disorganizzazione del pensiero e dell’eloquio, ed è accompagnata da una significativa disfunzionalità sociale e lavorativa. L’esordio dei sintomi, di solito, avviene nell’adolescenza. La malattia è cronica e, per tenere sotto controllo la sintomatologia, spesso è richiesto di proseguire il trattamento farmacologico per tutta vita. La ‘ricaduta’ della schizofrenia è una riacutizzazione o crisi psicotica acuta, caratterizzata primariamente dall’emergere di sintomi positivi quali allucinazioni, deliri e alterazione del pensiero.4 Una ricaduta si può verificare quando il paziente non risponde più al farmaco antipsicotico, non assume regolarmente la terapia o la interrompe del tutto. Questo accade per diverse ragioni, fra cui una scarsa consapevolezza della propria malattia, gli effetti collaterali della terapia, trattamenti complessi o mancanza di sostegno da parte della famiglia.5 La nuova formulazione di aripiprazolo è in grado di ridurre in maniera significativa il rischio di ricaduta in pazienti con schizofrenia.1 E’ stato stimato che la schizofrenia colpisca circa l’1% della popolazione adulta negli Stati Uniti e in Europa, e circa 24 milioni di persone in tutto il mondo.6,7 In Europa ci sono circa 4,4 milioni di adulti con schizofrenia,8 con pari prevalenza in ambo i sessi.9,10 Non esiste una cura per la malattia, ma nella maggior parte dei casi, i sintomi e il rischio di ricaduta possono essere gestiti con adeguati farmaci antipsicotici. Tuttavia, quando la malattia non viene gestita, aumenta il rischio di ricaduta che può causare il riemergere o il peggioramento dei sintomi psicotici.11 La schizofrenia costituisce un peso considerevole per la società. E’ ritenuta essere la malattia più costosa dal punto di vista economico e, secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), l’ottava causa di anni di salute persi nel mondo in pazienti d’età compresa fra i 15 e i 44 anni. 7 Considerato che il 50% dei pazienti non riceve cure adeguate e l’80% ha ricadute nei primi 5 anni,12 c’è un significativo bisogno insoddisfatto a cui rispondere per questa patologia.  
   
   
LOMBARDIA: INAUGURA L´AMPLIAMENTO DELL´HOSPICE DI GIUSSANO  
 
Milano, 16 Dicembre 2013 - E´ aumentata di 5 posti letto la ricettività della struttura Complessa di Cure Palliative presso l´ospedale ´Carlo Borella´ di Giussano; uno spazio in più necessario che è stato inaugurato Il 14 Dicembre alla presenza del Vice Presidente e assessore alla Salute di Regione Lombardia Mario Mantovani. "In Lombardia non abbiamo bisogno di chiudere ospedali. Abbiamo la migliore qualità sanitaria e dobbiamo salvaguardarla" ha subito chiarito il vice presidente del Governo di Regione Lombardia, rispondendo ad amministratori pubblici e cittadini che chiedono notizie sul futuro dell´Ospedale di Giussano. Lotta Contro Lo Spreco - "Trovo inusuale che il ministro di un Governo dica ad una Regione che deve chiudere degli ospedali che sono al di sotto di un certo numero di posti letto" ha ribadito Mario Mantovani, ricordando che semmai "bisogna intervenire in quelle Regioni in cui nei bilanci si creano abissi". "Il nostro impegno - ha tuttavia detto l´assessore alla Salute - è quello di dover tagliare ovunque si annidi uno spreco: affitti, calore, costi del personale. Su tutto. Bisogna avere rispetto del denaro pubblico". Buona Politica - "Basta con chi pensava tanto paga ´pantalone´. Perché ´pantalone´ - ha sottolineato Mantovani - è stanco di pagare. La risposta all´antipolitica è la buona politica che passa anche attraverso la lotta contro gli sprechi e l´attenta gestione dei soldi di tutti noi". La realizzazione del reparto con i nuovi posti letto dell´Hospice è stata possibile grazie all´aiuto di imprenditori privati che hanno sostenuto finanziariamente i lavori voluti dall´Associazione "Cancro Primo Aiuto". Volontariato Lombardo - "E´ questa una delle vere grandi ricchezze della Lombardia: il volontariato, la solidarietà e i gesti di altruismo e generosità degli imprenditori" ha puntualizzato Mantovani ringraziando la "sana famiglia lombarda" che ha reso possibile l´ampliamento dell´Hospice di Giussano. Solo negli ultimi tre anni infatti la saturazione dei posti letto nell´Unità di degenza Cure Palliative dell´Ospedale di Giussano è stata mediamente del 95%, quindi molto elevata, il che denota una grande richiesta presente sul territorio. Degenza 15 Giorni - All´hospice afferiscono in massima parte (85%) pazienti di tipo oncologico, persone che non possono spesso aspettare gli attuali 7 giorni di lista d´attesa, a fronte del fatto che molti di loro hanno una media stimata di degenza prima del decesso di 15 giorni. Un incremento dei posti rispetto ai 14 originari era dunque indispensabile per fronteggiare tale grave situazione. L´operazione di ampliamento della struttura è stata completamente finanziata dall´Associazione Cancro Primo Aiuto. Cancro Primo Aiuto - Si tratta di un´Associazione senza scopo di lucro che persegue esclusivamente finalità di solidarietà sociale nel campo dell´assistenza sociale e socio sanitaria a favore prevalentemente degli ammalati di cancro e delle loro famiglie e che ha proposto a nome del consiglio di amministrazione il nome dell´assessore Mantovani per la Presidenza Onoraria Vicaria. Il vice Presidente del Governo di Regione Lombardia, concludendo il suo intervento, si è soffermato sull´importanza del patrimonio umano che in Regione Lombardia è rappresentato dal volontariato che "è un´alleanza tra chi dà e chi riceve".  
   
   
SAN RAFFAELE OLBIA - INTESA REGIONE-QATAR FOUNDATIONS- OSP. BAMBINO GESÙ  
 
Cagliari, 16 dicembre 2013 - "Un primo sigillo formale alla volontà di realizzare in Sardegna una struttura sanitaria di eccellenza, che ci sta molto a cuore e che è una richiesta forte del territorio". Così il presidente Ugo Cappellacci sintetizza lo spirito della sottoscrizione a villa Devoto del Memorandum of Understanding per il progetto di acquisizione e completamento del S. Raffaele di Olbia con Rashid Fahad Al Naimi, amministratore delegato della Qatar Foundation per l´Educazione, la Scienza e lo Sviluppo, ed il presidente dell’Ospedale Bambino Gesù, Giuseppe Profiti. "E´ un accordo - ha aggiunto il presidente- che apre nuove prospettive di alto livello per la Sanità sarda e per le nostre comunità, con ricadute importanti anche sul piano occupazionale". Un aspetto sottolineato anche da Al Naimi: "Un accordo molto importante per noi - ha dichiarato-, che significa la possibilità di varare un progetto nato per l´isola e in cui tutto sarà fatto per la Sardegna. Un progetto - ha aggiunto l’amministratore delegato - che porterà benefici anche in termini occupazionali e che rappresenta un esempio dell´attenzione che gli Emirati intendono avere in termini di sostengo alle comunità locali". "E´ il segno - ha rimarcato Cappellacci - di un atteggiamento positivo, della giusta attenzione ai valori della nostra isola e della volontà di portare avanti progetti condivisi con la Regione ed i territori, idonei a portare anche benefici rilevanti sul piano produttivo. Se queste sono le premesse - ha concluso - il cammino intrapreso può aprire prospettive importanti per la nostra terra".  
   
   
BOLZANO: NECESSARIA UNA NORMATIVA PROVINCIALE PER LIMITARE L’USO DELLE SIGARETTE ELETTRONICHE  
 
Bolzano, 16 dicembre 2013 - L’assessore Theiner in una nota prende posizione a favore di una regolamentazione provinciale più severa di quella nazionale nei confronti dell’utilizzo delle sigarette elettroniche. Le sigarette elettroniche sono conosciute in Alto Adige da alcuni anni. Ne esistono di diversi tipi e di norma sono composte da un bocchino, una batteria ricaricabile, un vaporizzatore elettrico e una cartuccia. Nella cartuccia è presente un liquido che viene nebulizzato e inalato aspirando dal bocchino. Esistono liquidi con e senza nicotina. Secondo l´attuale stato delle conoscenze, le e-sigarette sono nettamente meno nocive delle sigarette di tabacco anche se si raccomanda comunque cautela nel consumo. La composizione dei prodotti, infatti, è spesso poco chiara e gli effetti a lungo termine sulla salute sono ancora in gran parte sconosciuti. Inoltre, il vapore di alcune e-sigarette contiene sostanze cancerogene (aldeidi). Analogamente alle sigarette tradizionali, il consumo regolare di e-sigarette contenenti nicotina può provocare dipendenza. La nicotina è un forte neurotossico, accelera il battito cardiaco e provoca una restrizione dei vasi sanguigni periferici. Inoltre, in seguito a uso improprio o inalazione dei liquidi di ricarica contenenti nicotina, sussiste il pericolo di avvelenamento, che nei casi più gravi può avere conseguenze letali. Gli specialisti non sono concordi su come soppesare le possibilità e i rischi. Se i fumatori passano sistematicamente alle e-sigarette, possono diminuire i rischi per la salute, ma non verrà superata la dipendenza da nicotina. Nel caso di un consumo misto (di tabacco e di e-sigarette), le ripercussioni del fumo sulla salute non si ridurranno. Si conosce ancora poco in merito a un eventuale effetto negativo delle e-sigarette, soprattutto tra i giovani. Il dott. Paolo Pretto, primario di pneumologia dell´Azienda sanitaria provinciale è del parere che le sigarette elettroniche dovrebbero essere proibite nei locali pubblici e nei mezzi pubblici sulla base del fatto che "attualmente non sono chiari i pericoli per la salute provocati dalle sigarette elettroniche anche in relazione all´inalazione passiva". Attualmente la legislazione italiana, dopo aver sancito nel luglio 2013 la proibizione dell´uso delle sigarette elettroniche negli ambienti pubblici, ha tolto tale proibizione nel novembre scorso e quindi l´uso delle sigarette elettroniche è nuovamente consentito con l´unica eccezione dell´ambito scolastico. Analogamente è stata regolamentata la pubblicità delle sigarette elettroniche. L´assessore provinciale alla sanità, Richard Theiner, afferma in una nota che, a suo avviso, sarebbe auspicabile una specifica normativa provinciale che regolamenti gli abiti di utilizzo delle sigarette elettroniche. Questa regolamentazione potrebbe essere introdotta, a suo avvio, nell´ambito della legge provinciale per la Tutela della salute dei non fumatori del 3 luglio 2006, nr. 6. Sarebbe comunque opportuno, prosegue la nota di Theiner, allargare la proibizione dell´utilizzo di sigarette elettroniche non solo agli ambiti scolastici, ma anche a tutte le strutture dedicate ai giovani (cone ad esempio quelle sportive, ecc.). A questo proposito l´assessore Theiner auspica quindi che nella nuova legislatura venga introdotta un´apposita modifica di legge riguardante l´utilizzo delle sigarette e elettroniche a tutela dei non fumatori.  
   
   
OSPEDALE DI SANSEPOLCRO, CERIMONIA DI CONCLUSIONE DEI LAVORI  
 
Firenze, 16 dicembre 2013 – "Con l´inaugurazione di oggi, anche per questo ospedale portiamo a termine importanti lavori che rendono la struttura adeguata ai compiti che sono definiti nel Patto territoriale. Il Patto, un vero e proprio contratto con cittadini, operatori e amministratori, che noi metteremo nel piano socio sanitario in via di approvazione". Lo ha detto l´assessore al diritto alla saluteLuigi Marroni, nel corso della cerimonia che sancisce la conclusione di un progetto di ristrutturazione complessivo dell´ospedale di Sansepolcro, finanziato dalla Regione per quasi cinque milioni di euro, e che ha riguardato il pronto soccorso, l´intera rete elettrica, day surgery, sala gessi, endoscopia e chirurgia e ortopedia e il nuovo reparto di emodialisi. Con Marroni, erano alla cerimonia il presidente di Uncem Toscana Oreste Giurlani, il direttore della Asl 8 di Arezzo Enrico Desideri, la presidente della Conferenza dei sindaci della Valtiberina (e sindaco di Sansepolcro) Daniela Frullani. Dopo l´inaugurazione e l´incontro con la stampa, l´assessore ha incontrato tutti i sindaci di Sansepolcro, Anghiari, Pieve S.stefano, Caprese Michelangelo, Monterchi, Badia Tedalda e Sestino. Sollecitato sulla possibilità di chiusura dei piccoli ospedali con meno di 120 posti letto, Marroni ha dichiarato che "è una notizia che ciclicamente viene lanciata. Ma alla quale si risponde con i fatti. La Toscana la sua ristrutturazione l´ha già compiuta e da quasi 100 ospedali siamo arrivati agli attuali 38, che rappresentano la rete appropriata per garantire i servizi necessari ai cittadini. L´idea dei piccoli ospedali da tagliare a Roma viaggia abbastanza nei corridoi - ha aggiunto - Noi andremo a rappresentare la nostra idea e il nostro progetto, nel quale il futuro di questi ospedali è garantito da loro stessi e dalle loro missioni e risultati". L´ospedale di Sansepolcro, in funzione dal 1976, ha un bacino di utenza di oltre 30.000 persone. Dal 2009 è partita una fase di riammodernamento di alcuni reparti. Il progetto di ristrutturazione, finanziato dalla Regione Toscana per complessivi 4.800.000 euro, si è articolato in tre fasi, che si sono concluse nel settembre 2013: la ristrutturazione del pronto soccorso e adeguamento della cabina elettrica dell´ospedale; la realizzazione del nuovo reparto di emodialisi; la ristrutturazione del secondo piano, per la realizzazione di nuovi reparti: day surgery, sala gessi, endoscopia, chirurgia e ortopedia. Quella di oggi è stata una sorta di cerimonia di chiusura generale di tutti i lavori. "L´investimento fatto testimonia l´attenzione della Regione, per questo come per tutti gli ospedali - ha detto ancora l´assessore Marroni - Noi abbiamo affrontato una riforma complessa, dagli ospedali, alle unità operative, all´occupazione dei letti, che ci ha permesso di superare un anno e mezzo di grande e grave crisi. Se non teniamo sulla parte economica, ci salta tutto. Questa è stata la priorità. Se i conti fossero saltati, sarebbero arrivati i commissari e si sarebbero dovute aumentare anche le tasse. In Toscana, in una situazione difficilissima siamo riusciti a tenere ed anzi, anche nelle classifiche, vediamo che ci piazziamo sempre bene. Certo, abbiamo messo un po´ sotto pressione il sistema e qui ringrazio tutto il personale impegnato. Abbiamo rallentato gli invstimenti. Senza fare troppi ottimismi, possiamo dire che la parte peggiore ce la siamo lasciata alle spalle. Per la sanità, se le cose rimangono come sono scritte, possiamo affrontare anche il prosisimo futuro con un po´ più di respiro. Molte delle cose scritte nella legge 1235, quella di riorganizzazione della sanità toscana, che è un mezzo piano sanitario, sono state viste e adottate a livello nazionale e faranno parte del nuovo patto per la salute".  
   
   
LOMBARDIA: IN REGIONE C´E´ RICCHEZZA DI VOLONTARIATO AD ASOLA INAUGURA ABEONAVE PER PEDIATRIA ONCOLOGICA A CERESE PUNTO PRELIEVI A VISPARK VOLUTO DA 17.000 DONATORI  
 
Milano, 16 dicembre 2013 - Pronto soccorso, Day Surgery, Area Materno Infantile, nonché i vari reparti e servizi annessi del presidio Ospedaliero di Asola, in provincia di Mantova, sono stati visitati il 13 dicembre dal vice presidente e assessore alla Salute di Regione Lombardia Mario Mantovani. La presenza nel presidio di Asola dell´assessore Mantovani ha costituito l´ultimo importante atto dopo una lunga serie di interventi di ristrutturazione a cui è stato sottoposto l´ospedale, iniziati nel 2010 e costati complessivamente circa 3 milioni e mezzo di euro. Nasce Abeonave - Un´occasione che è stata colta per presentare e inaugurare con l´assessore Mario Mantovani anche il nuovo spazio ludico a disposizione dei bambini ricoverati in Pediatria. Una struttura, quest´ultima, progettata e costruita senza oneri a carico dell´Azienda Ospedaliera, grazie all´impegno di Abeo, l´Associazione Bambino Emopatico Oncologico, che si propone di promuovere e sostenere iniziative a favore appunto dei piccoli pazienti emopatici ed oncologici sotto il profilo della prevenzione, della diagnosi precoce, del trattamento ottimale, della riabilitazione e della socializzazione e che già da anni è operativa a supporto della Pediatria di Mantova. Grande Umanita´ - "La cultura della carezza - ha affermato l´assessore alla Salute, riferendosi al lavoro svolto dal personale sanitario e dai volontari di Abeo - è la migliore forma di umanità che possiamo rappresentare". "In Lombardia - ha aggiunto Mantovani - abbiamo una ricchezza che è rappresentata proprio dai volontari. Quando si sente la volontà di fare del bene e di sottrarre dolore e sofferenza ad un altro essere umano, si crea un´alleanza di solidarietà tra chi dà e chi riceve". Pazienti Oncologici - Il nuovo progetto pensato e inaugurato oggi nell´ospedale di Asola si chiama Abeonave: è uno spazio nel quale i bambini malati potranno stare insieme, incontrare i loro famigliari, giocare, svagarsi e studiare, assistiti da animatori ed educatori; un luogo quindi più sereno e alternativo ai canoni ospedalieri. L´assessore Mantovani rispondendo poi ai giornalisti che chiedevano notizie sul futuro dei piccoli ospedali, come quello di Asola, ha chiarito e smentito le notizie in merito a presunte chiusure. No Chiusura Ospedali - "In Lombardia - ha detto Mantovani - non saranno chiusi ospedali. Non sarà certo la nostra Regione che da 10 anni ha i bilanci in regola a dover subire penalizzazioni". Ha poi ricordato che Regione Lombardia è intervenuta nei confronti della Asl provincia di Mantova con quasi 2 milioni e mezzo di euro già finanziati e che è previsto un ulteriore finanziamento per 2 milioni 910 mila nel 2014. Il vice presidente della Giunta di Regione Lombardia, dopo aver verificato il quasi totale completamento dei lavori di ristrutturazione del Presidio Ospedaliero di Asola, che fa parte dell´Azienda Ospedaliera Carlo Poma di Mantova, si è recato a Cerese di Virgilio dove era atteso per un´altra importante inaugurazione. 5 Nuovo Centro Avis - Quella del nuovo punto prelievi Avispark, grazie al quale i donatori di sangue dei comuni di Curtatone, Castellucchio, Borgoforte, Bagnolo San Vito potranno usufruire di una nuova struttura e di diversi servizi rispetto a quelli erogati in precedenza presso l´azienda ospedaliera Carlo Poma. "Voi aiutate la gente a vivere" ha detto il vice presidente Mantovani, complimentandosi per la nuova e attrezzata struttura voluta e realizzata grazie all´impegno degli oltre 17 mila volontari dell´Avis della provincia di Mantova e delle 94 sedi Asl. Grazie Ai Volontari - Il nuovo punto prelievi è il frutto di una positiva sinergia tra Azienda Ospedaliera Carlo Poma, Comune di Virgilio, Avis provinciale Mantova: si aggiunge ai punti prelievo già operanti nel capoluogo (Poma e poliambulatorio di via Trento) e afferisce alla struttura complessa Medicina di Laboratorio di Mantova, dove vengono eseguiti e refertati gli esami. Sintonia Con Regione - Il nuovo Avispark risponde pienamente ai progetti di Regione Lombardia in questo importante ambito della donazione di sangue, che prevedono in sostanza da un lato l´esistenza di pochi centri altamente specializzati che garantiscano la fornitura di sangue e derivati in tempi certi e che adottino un sistema integrato di indicatori di efficienza ed efficacia per il monitoraggio di tutte le componenti; dall´altro, nelle strutture periferiche, la permanenza di risorse necessarie all´attività di raccolta e a quelle inerenti la medicina trasfusionale. Assessore Bulbarelli - Il tutto nell´ottica di garantire i massimi livelli di sicurezza adeguandoci alle richieste dell´Europa, ma soprattutto facendo in modo che la salute in Lombardia, anche nel campo della raccolta del sangue, continui ad essere un faro per l´intero Paese. All´incontro è intervenuta l´assessore regionale Paola Bulbarelli, che ha colto l´occasione per ricordare ai suoi concittadini del mantovano lo stanziamento da parte di Regione Lombardia di 30 milioni euro per il Ponte di San Benedetto.  
   
   
SOTTOSCRITTE AL MINISTERO DELLA SALUTE LE CONVENZIONI PER L’AFFIDAMENTO DI PROGETTI DI RICERCA ASSEGNATI A GIOVANI OPERATI PRESSO L’UNIVERSITÀ MAGNA GRAECIA” DI CATANZARO  
 
 Catanzaro, 16 dicembre 2013 - Sono state sottoscritte presso il Ministero della Salute le convenzioni per l’affidamento di progetti di ricerca assegnati a giovani ricercatori italiani operanti presso l’Università “Magna Graecia” di Catanzaro. Le convenzioni sono state firmate dal Dirigente Generale del Dipartimento Salute della Regione Bruno Zito e da Novella Luciani, Direttore dell’ufficio Iv della Direzione Generale della Ricerca Sanitaria del Ministero della Salute. I progetti, approvati dalla Commissione Nazionale per la ricerca sanitaria, hanno come obiettivo quello di coinvolgere giovani ricercatori che, svolgendo progetti in ottemperanza a quanto previsto dal bando di ricerca sanitaria 2010, potranno sviluppare il trasferimento delle conoscenze, promuovere azioni innovative e sviluppare sinergie in campo sanitario. “La Regione Calabria, in un periodo particolare come quello attuale in cui gli sforzi sono protesi verso il risanamento dei conti ed il miglioramento dei servizi sanitari, ottiene un risultato considerevole nel campo dell’alta formazione premiando giovani ricercatori – ha sottolineato il D.g. Bruno Zito. E’ la dimostrazione di ottime capacità progettuali”.  
   
   
IL MINISTRO AUSTRIACO TöCHTERLE INNAMORATO DEL TRENTINO  
 
 Trento, 16 dicembre 2013 - Un grande appassionato di sci come Karlhein Töchterle, ministro federale austriaco delle Scienze e della Ricerca non poteva mancare ad un evento prestigioso come la Xxvi Winter Universiade Trentino 2013. Sabato ha deciso di dedicare una giornata al team universitario austriaco presente ai giochi trentini e, seppure nel superG a Passo San Pellegrino non ci fosse in gara nessuno fra i suoi connazionali, fra tutte le competizioni in calendario ha scelto di seguire sul campo proprio una sfida veloce, perché nel dna austriaco c´è sempre una particolare e forte attrazione nei confronti delle discese libere e superG. Il ministro, accompagnato alla venue fassana dal capo delegazione della squadra austriaca Henna Agerer, nonché dalla rettrice dell´Università di Trento Daria De Petris, ha particolarmente apprezzato il campo di gara: “La location di San Pellegrino – ha sottolineato Töchterle – è davvero suggestiva. Al Passo c´è un panorama fantastico, molto aperto, con piste eccellenti. Ero già stato in Trentino e devo ammettere che è un territorio particolarmente affascinante grazie anche alle Dolomiti”. Il ministro inizialmente voleva anche cimentarsi sugli sci, ma i tempi ristretti ed impegni in Austria lo hanno costretto a rientrare subito dopo la Flower Cerimony. “Io amo molto sciare. Ho le piste di Stubai vicine a casa e quando posso mi ritaglio molto volentieri qualche ora sugli sci”. Karlhein Töchterle, che è alla fine del suo mandato come ministro nel governo austriaco, laureato in Filologia Classica e Tedesco e con un debole particolare nei confronti della letteratura neo latina, ha avuto da sempre un rapporto significativo con la Leopold Franzens Università di Innsbruck, della quale è stato pure rettore dal 2007 al 2011 prima di entrare in politica. Ed è molto probabile che a breve ritorni all´ateneo tirolese. Alla domanda su come mai sul podio di un´Universiade di superG e discesa non ci sia un´atleta austriaco, il ministro con un po´ di rammarico ha sottolineato che l´atleta più quotato si è infortunato pochi giorni prima della manifestazione trentina. Un aspetto curioso riguarda il fatto che il Gaudeamus igitur dell´Università di Innsbruck, l´inno goliardico degli studenti universitari è composto da una strofa in latino ideata proprio da Karlhein Töchterle, della quale ne va particolarmente fiero e che ha voluto ricordare nell´incontro a Passo San Pellegrino, al quale hanno presenziato anche il presidente del Comitato Organizzatore di Xxvi Winter Universiade 2013 Sergio Anesi e dal presidente della Fisu Claude-louiss Gallien.  
   
   
IN LIGURIA GLI IMPIANTI DIVENTANO GREEN. FINANZIAMENTI A OTTO SOCIETÀ DA BANDO EFFICIENZA ENERGETICA (550 MILA EURO)  
 
Genova, 16 Dicembre 2013 - La Regione Liguria ha approvato la graduatoria delle domande presentate ad Are Spa, l´Agenzia regionale per l´energia, per un bando che prevede un finanziamento di 550 mila euro per migliorare l´efficienza energetica degli impianti sportivi. Obiettivo: tagliare le spese e ridurre le emissioni, ammodernando allo stesso tempo gli impianti. Secondo Matteo Rossi, assessore regionale allo Sport, che ha seguito il provvedimento con l´assessore alla Ricerca, innovazione, tecnologia e energia Renzo Guccinelli, si tratta di una «importante opportunità per le società sportive liguri che decidono di fare investimenti per ridurre i consumi energetici, tenuto conto di quanto questi costi pesino nei bilanci societari». Il bando prevede finanziamenti a fondo perduto pari al 50% degli investimenti per la sostenibilità degli impianti sportivo, fino ad un massimo di 100 mila euro. Ad usufruire dei finanziamenti del bando regionale che si è appena concluso, sono le piscine degli impianti di Lago Figoi, Sciorba, Crocera Stadium, la piscina di Genova-rivarolo, la piscina del Parco Tigullio di Lavagna, il Circolo Tennis della Spezia, l´impianto con la piscina del Villaggio del Ragazzo di Chiavari, l´impianto della società Maxsi di Busalla.  
   
   
SPORT PER TUTTI, ANCHE SUL WEB  
 
 Parma, 16 dicembre 2013 – Un sito, una web tv, un programma televisivo a cadenza settimanale, una pagina su facebook e su twitter per consentire a tutte le realtà, sportive e non, che ruotano attorno al mondo della disabilità di comunicare iniziative, eventi e progetti, anche in tempo reale. Si chiama “Abili allo sport” il nuovo progetto di comunicazione promosso dalla Provincia, con il contributo del Centro fisioterapico Maria Luigia, del Centro presidi ortopedici e del Centro Cardinal Ferrari: basterà così andare sul sito www.Abiliallosport.it  sulle pagine dei social network o sintonizzarsi su Sportemilia (canale 636 del digitale terrestre) per conoscere il mondo che ogni giorno opera con e per la disabilità e per scoprire tutte le opportunità offerte a Parma e nel Parmense. Il progetto si pone anche l’obiettivo di promuovere lo sport tra i giovani, entrando nelle scuole e nelle università, nei centri di riabilitazione e nelle strutture ospedaliere proponendo corsi e dimostrazioni. “Abili allo sport” è stato presentato questo pomeriggio a Palazzo Giordani nel corso della quarta Conferenza provinciale dello sport disabile, promossa dalla Provincia e moderata dal giornalista Matteo Billi: un momento di confronto tra mondo sportivo, scuola e realtà associative del territorio, che quest’anno si è incentrato sul tema “Comunicare l’abilità: lo sport adattato si mette in rete”. “L’idea della piattaforma web è nata dal Tavolo provinciale sugli sport adattati: tutti avevano infatti manifestato l’esigenza di avere uno spazio dove poter far confluire tutte le opportunità, gli eventi, i momenti di formazione offerti dalle realtà che sul nostro territorio si occupano di disabili - ha detto il responsabile dell’Agenzia per lo Sport della Provincia Walter Antonini, aprendo la conferenza -. Un progetto ambizioso che può “vivere con le sue gambe”, grazie alle sponsorizzazioni: per questo siamo sicuri potrà continuare anche in futuro”. “È importante saper comunicare le proprie iniziative al territorio – ha osservato il giornalista Matteo Billi -. Grazie a questa piattaforma tutte le società e le realtà sportive potranno unirsi e fare squadra”. “La comunicazione - ha aggiunto lo psicologo dello sport Fabio Cola - ha valore non solo perché è informazione ma anche perché è relazione: ci permette infatti di stare con le altre persone e ci impone di pensare non solo a noi stessi ma anche a chi ci rivolgiamo”. “Nel sito si potranno trovare le notizie più rilevanti, gli eventi in programma, le discipline sportive per disabili che si possono praticare sul territorio, ma anche le società sportive, le associazioni e gli enti di promozione sportiva”, ha spiegato Silvana Erasmi, affiancata da Nicola Gatti, curatori della piattaforma. Nel corso della Conferenza Anmic e Cip hanno consegnato un riconoscimento anche quest’anno a due atleti paralimpici che si stanno distinguendo nel mondo dello sport: Luca Righetti con lo snowboard e Andrea Pellinghelli nella scherma. A premiare i due atleti sono stati il presidente della Provincia Vincenzo Bernazzoli e il sindaco di Parma Federico Pizzarotti. “Questo progetto è un elemento in più, che conferma il nostro impegno nel favorire il diritto di cittadinanza a tutti: anche lo sport è infatti un importante elemento di integrazione – ha affermato il presidente della Provincia Vincenzo Bernazzoli -. Il passaggio al web sarà utile non solo per le associazioni sportive ma anche per le singole persone”. “Vi ringrazio per questo bel progetto, ben fatto anche dal punto di vista grafico – ha detto il sindaco Federico Pizzarotti -. Un’iniziativa che dà la possibilità a tutti di scoprire anche sport poco conosciuti. Un’occasione quindi in più, che rappresenta un vantaggio per tutti”. Al termine della Conferenza sono state presentate altre due nuove iniziative: Fabio Cola ha illustrato il progetto di un video rivolto ai genitori di persone con disabilità per promuovere l´avviamento allo sport; Bruno Orlandini di Gioco Polisportiva ha parlato dell’iniziativa del mediatore sportivo: una figura creata per raggiungere più utenti disabili possibili con l’obiettivo di far accedere tutti allo sport. Per informazioni: www.Abiliallosport.it  info@abiliallosport.It  www.Facebook.com/pages/abili-allo-sport  www.Twitter.com/abiliallosport  www.Sportemilia.com