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VENERDI

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Notiziario Marketpress di Venerdì 10 Settembre 2010
STEFANO ARIENTI FIRMA L’IMMAGINE GUIDA DELLA SESTA GIORNATA DEL CONTEMPORANEO  
 
L’evento, in programma sabato 9 ottobre 2010, vedrà i musei Amaci e 1000 realtà dell’arte contemporanea in Italia aprire gratuitamente al pubblico i loro spazi, per un’iniziativa unica nello scenario internazionale. È Stefano Arienti l’artista che Amaci, l’Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani, ha scelto per realizzare l’immagine guida della sesta edizione della Giornata del Contemporaneo, il grande evento annuale promosso dall’Associazione, dedicato all’arte del nostro tempo e al suo pubblico. La manifestazione, che quest’anno si svolgerà sabato 9 ottobre 2010 coinvolgendo oltre 1000 realtà del contemporaneo in Italia, nelle prime cinque edizioni ha registrato un crescente successo, che l’ha portata nel 2009 a superare gli 800 aderenti e a coinvolgere, nell’arco di sole ventiquattro ore, oltre 130.000 visitatori su tutto il territorio nazionale. Un pubblico vasto e curioso, che ha potuto conoscere meglio musei, fondazioni e gallerie, visitare atelier d’artista, prendere parte a dibattiti, visite guidate e laboratori, partecipando attivamente all’arte del presente. Cristalli è il titolo dell’opera inedita che Stefano Arienti ha creato appositamente per la manifestazione. Nel momento in cui l’Italia si prepara alle celebrazioni per il 150° anniversario dell’Unità Nazionale, l’artista dedica un raffinato omaggio al nostro Paese rappresentandolo come un’entità fragile, costituita da centinaia di piccoli pezzi di vetro, resti ricomposti di una lastra di cristallo andata in frantumi. Un’immagine in bilico tra distruzione e ricostruzione, che poeticamente racchiude quel senso di sospensione e precarietà che così fortemente caratterizza la nostra epoca. Parallelamente, Cristalli è anche un tributo a Luciano Fabro (1936-2007), uno dei maestri contemporanei che maggiormente ha influenzato il percorso di Arienti, e in particolare alla sua enigmatica Italia Cosa Nostra (1968): una delicata sagoma della penisola fatta di vetro trasparente. Prosegue dunque con successo il progetto di affidare a un artista italiano di fama internazionale la creazione dell’immagine guida della Giornata del Contemporaneo, che negli anni scorsi ha visto coinvolti Michelangelo Pistoletto nel 2006, Maurizio Cattelan nel 2007, Paola Pivi nel 2008 e Luigi Ontani nel 2009. Info: www.Amaci.org  
   
   
MILANO (MUSEO POLDI PEZZOLI): MOSTRA IL NUMERO D’ORO, LIBRO D’ARTISTA A TIRATURA LIMITATA E NUMERATA, REALIZZATO IN ESCLUSIVA PER UTET DA UGO NESPOLO  
 
Lo scorso 7 settembre 2010 il Museo Poldi Pezzoli e la casa editrice Utet hanno inaugurato la mostra de Il Numero d’oro, libro d’artista a tiratura limitata e numerata, realizzato in esclusiva per Utet da Ugo Nespolo. L’iniziativa è stata presentata, nel Salone dell’Affresco del Poldi Pezzoli, dalla dott.Ssa Annalisa Zanni, direttore del Museo, dal maestro Ugo Nespolo, l’artista autore del volume edito da Utet e curatore della mostra, dal prof. Federico Peiretti, matematico co-autore per la parte storico-scientifica del volume, dalla dott.Ssa Fiorella Minervino, critico d’arte, e dal dott.Marco Castelluzzo, direttore generale Utet S.p.a. La mostra, frutto di una stretta collaborazione tra la casa editrice torinese, il maestro Nespolo e il Museo Poldi Pezzoli, sarà aperta al pubblico fino al 27 settembre 2010 e offrirà l’opportunità ai visitatori di apprezzare il lavoro di uno tra i più noti ed eclettici artisti italiani contemporanei, che ha ideato per Utet il libro d’artista, dedicato al tema della proporzione aurea. Utet ha realizzato anche il catalogo della mostra in distribuzione gratuita per i visitatori. Venti le tavole in serigrafia esposte, le stesse del libro d’artista. Un percorso visivo che permette ai visitatori di focalizzare la storia della proporzione aurea e del Numero d’oro attraverso i secoli: dalla piramide di Cheope, a Euclide, a Platone, al Partenone di Fidia, al pentagono stellato di Pitagora, alla sequenza di Fibonacci, a Seurat, a Keplero, alla spirale logaritmica, a Salvator Dalì, a Le Corbusier. Ma la proporzione aurea si può vedere - come dimostra in alcune sue serigrafie il maestro Nespolo - anche nella letteratura, nella musica e nel famoso film La corazzata Potëmkin. “Obiettivo di questa iniziativa – ha dichiarato Marco Castelluzzo, direttore generale di Utet – è avvicinare il pubblico a un misterioso e affascinante tema matematico-scientifico attraverso l’arte e rinnovare la tradizione del libro d’artista della quale furono Maestri Chagall, Picasso e Matisse: qualcosa più di un libro e più di un’opera d’arte, la fusione magica di diversi linguaggi di espressione e comunicazione”. “Ugo Nespolo è davvero un antesignano estremamente raffinato del dialogo interdisciplinare tra le arti, oggi così praticato e diffuso. Nel Numero d’oro, dietro l’apparente semplicità del collage, vi sono una ricca profonda intellettualità e una padronanza tecnica davvero impressionanti, che trovano oggi in questo libro d’artista un’espressione e una rappresentazione colte e insieme gioiose che ben rappresentano le qualità di questo nostro grande artista” ha concluso Annalisa Zanni, direttore del Museo Poldi Pezzoli  
   
   
MILANO (GALLERIA CARLA SOZZANI): LORETTA LUX - 10 SETTEMBRE/31 OTTOBRE 2010  
 
Come si immaginano i bambini protagonisti della favole e i bambini che quelle favole ascoltavano? In un tempo recente, e sembrerebbe perduto in anni antichi, che oramai le favole non si raccontano e non si leggono più. La televisione, dvd con migliaia di cartoni animati hanno sostituito le letture, è l’epoca del sistema visuale e va bene. Il nostro mondo è visuale, più rapido, intuitivo. Forse quei bambini si riescono a recuperare nella memoria, o ad elaborare nelle fantasie remote, o rivedere in film ambientati agli inizi del Novecento, o su di lì, o ritratti negli album di famiglia. E questi sono i bambini di Loretta Lux. Magia della fotografia contemporanea che, da una ripresa ‘diretta’, riesce a trasformare con semplici mezzi, ma acuta abilità tecnica, un’immagine in un’altra immagine del tutto possibile e del tutto ingannevole. Loretta Lux è colta, ha studiato pittura prima di dedicarsi alla fotografia, e l’attenta analisi della ritrattistica classica è stata l’ispirazione per coordinare la fissità del dipinto con le più attuali tecniche della fotografia. È manipolazione, dell’immagine e della trasmissione concettuale per scuoterci dal nostro torpore che assimila tutto il visivo senza riflettere. Bambini contemporanei, messi in posa, abbigliati come se venissero dal passato, ambientati in contesti di una calma e serenità alienante. Ed è proprio in questo scarto illogico fra serenità infantile ed inquietante sensazione nell’osservarli che sta la maestria della Lux. Sono i bambini protagonisti delle favole dei fratelli Grimm, che innocenti non erano per nulla, ma nascondevano bene quella loro perversa sottile crudeltà sotto faccini adorabili e grandi occhi a guardare il mondo, il futuro che sarà. Loretta Lux è nata nel 1969 a Dresda, nella Repubblica Democratica Tedesca. Nel 1989, pochi mesi prima della caduta del Muro di Berlino si trasferisce a Monaco dove studia pittura alla Akademie der Bildenden Künste. Nel 1999 lascia la pittura per dedicarsi alla fotografia. Nel 2005 riceve il premio Infinity Award for Art, dall’ International Centre of Photography di New York. Info: Galleria Carla Sozzani - corso Como 10, Milano - tel. +3902653531 - fax +39 0229004080 - www.Galleriacarlasozzani.org  
   
   
MILANO (FONDAZIONE STELLINE): GABRIELE BASILICO RACCONTA ISTANBUL - DAL 16 SETTEMBRE AL 31 OTTOBRE 2010  
 
L’esposizione presenterà una selezione di 30 immagini inedite di uno dei maestri della fotografia italiana che documentano la trasformazione della metropoli turca, scattate durante due campagne realizzate nel 2005, quando Basilico fu invitato alla Ix Biennale Internazionale di Istanbul, e nel 2010, in occasione di Istanbul Capitale Europea della Cultura. La ricerca indaga aree storiche consolidate della città e nuovi quartieri in via di espansione e trasformazione, un’immersione nelle straordinarie dinamiche evolutive di una megalopoli crocevia di culture, dove convivono tradizione e aspettative per il futuro. Il contributo di Gabriele Basilico alla documentazione fotografica dello spazio urbano contemporaneo è tra i più significativi degli ultimi 25 anni: la sua attenzione si concentra sulla città intesa come corpo fisico in perenne “movimento” e come metafora degli aspetti sociali del nostro tempo. Istanbul 05.010 è organizzata dalla Fondazione Stelline di Milano con il patrocinio di Regione Lombardia, Provincia di Milano e Comune di Milano, realizzata in partnership con Eni, compagnia da sempre impegnata nella promozione dell’arte e della cultura, e con il contributo di Italcementi, sostenitrice dell’architettura come strumento di trasformazione. Gabriele Basilico nasce a Milano nel 1944. Dopo la laurea in architettura (1973), si dedica con continuità alla fotografia. La forma e l’identità delle città, lo sviluppo delle metropoli, i mutamenti in atto nel paesaggio postindustriale sono da sempre i suoi ambiti di ricerca privilegiati. Considerato uno dei maestri della fotografia contemporanea, è stato insignito di molti premi, e le sue opere fanno parte di prestigiose collezioni pubbliche e private italiane e internazionali. “Milano ritratti di fabbriche” (1978-80), è il primo lungo lavoro che ha come soggetto la periferia industriale, e corrisponde alla sua prima mostra presentata in un museo (1983, Pac, Milano). Nel 1984-85 con il progetto “Bord de mer” partecipa, unico italiano, alla Mission Photographique de la Datar, il grande mandato governativo affidato a un gruppo internazionale di fotografi con lo scopo di rappresentare la trasformazione del paesaggio francese. Nel 1991 partecipa alla missione su Beirut, città devastata dalla guerra civile durata 15 anni. Da allora, Gabriele Basilico ha prodotto e partecipato a numerosissimi progetti di documentazione in Italia e all’estero, che hanno generato mostre e libri, tra i quali “Porti di mare” (1990), “L’esperienza dei luoghi” (1994), “Italy, cross sections of a country” (1998), “Interrupted City” (1999), “Cityscapes” (1999), “Berlino” (2000), “Scattered City” (2005), “Appunti di viaggio” (2006), “Intercity” (2007). Tra i lavori recenti, “Silicon Valley” (2008, su incarico del San Francisco Moma), “Roma 2007”, realizzato per conto del Festival Internazionale di Fotografia 2008, e “Mosca Verticale”, indagine sul paesaggio urbano di Mosca, ripresa dalla sommità delle Sette Torri Staliniane. Da sempre Basilico intreccia la sua instancabile indagine fotografica sulla morfologia e le trasformazioni della città e del paesaggio contemporaneo con attività seminariali, lezioni, conferenze, riflessioni condotte anche attraverso la parola scritta. Il volume Photo Books 1978-2005 (2006) riassume e illustra tutti i suoi libri personali e molti dei più importanti libri collettivi. Il suo pensiero è stato raccolto e sintetizzato nel 2007 nel volume “Gabriele Basilico. Architettura, città, visioni”, a cura di Andrea Lissoni, e in un documentario in Dvd che fa parte della serie dedicata ai grandi fotografi italiani, prodotta da Giart-visioni d’arte (2009). Info: www.stelline.it  
   
   
VENEZIA: AUTUNNO A PALAZZO FORTUNY - 4 SETTEMBRE 2010 / 9 GENNAIO 2011  
 
Silenzi, natura, meditazione, tempo: intorno a queste suggestioni si articola la vasta offerta di Palazzo Fortuny per la stagione espositiva d’autunno. Come sempre il genius loci e lo spirito di Mariano aleggiano su interventi di artisti di oggi, che lavorano nel museo rendendogli omaggio e riprendendone l’attitudine sperimentale. Gli spazi al pianoterra ospitano Nuala Goodman Gardens. Nuala Goodman (Dublino, 1962) combinando pittura, design e moda, reinterpreta mobili, oggetti, tappeti con le sue stoffe floccate (la floccatura è una lavorazione che consente di ottenere un effetto velluto su superfici diverse, mediante l’applicazione di altre fibre, con particolari esiti e disegni) e rifinite a mano. Lavorati con uno straordinario senso del colore, i tessuti di Nuala abbinano materiali diversi - dai petali di rosa alle palline da ping pong dai gioelli alle pietre ricoperte di muschio - in un insieme armonioso di vere e proprie installazioni create per il museo, in cui sedersi, leggere, osservare, perdersi e scoprire…, come in una sorta di giardino di Alice. In mostra anche, oltre ai celebri Ritratti d’artista di Nuala, schizzi, disegni, progetti. A cura di Rossella Rossi, la mostra si realizza grazie al contributo di Moroso S.p.a. E Clerici Tessuto. Catalogo Moroso, Udine Al primo piano nobile, nello spazio dedicato alle collezioni, ai tessuti, ai dipinti e all’ineguagliabile atmosfera fortuniana, convivono diverse proposte: La grande vetrina-armadio del salone ospita Alberto Zorzi Unicum – Gioielli, Argenti 2000-2010. Ottanta opere uniche di Alberto Zorzi (Padova, 1958): gioielli-scultura (oro, argento, pietre preziose, pittura a olio, vetro), oltre a sei grandi argenti che a prima vista sembrano opere solo da osservare, mentre invece nascondono una funzione, “rivelandosi” vasi, portafrutta, centrotavola. Sono lavori dell’ultimo decennio, scelti espressamente dall’artista per porsi in relazione con il luogo, lo spazio, gli oggetti, gli abiti e i tessuti del museo. A cura di Luciano Crispolti. Catalogo Allemandi Due sale laterali diventano una sede espositiva preziosa e autonoma, interamente dedicata a Giorgio Morandi Silenzi. Venti nature morte di Giorgio Morandi (Bologna,1890 -1964), in parte inedite e provenienti da collezioni private. Dipinti ” silenziosi e dimessi” i cui colori “ vibrano di una luminosità un po’ appassita che sembra venire dall’interno.. Una pittura che si colloca mirabilmente nello spazio percettivo e mentale che sta fra il visibile e l’invisibile” (Francesco Poli, dal catalogo della mostra.) Un’occasione straordinaria e unica, dunque, per dar vita a un insieme di assonanze e rimandi: da un lato, sul piano della ricerca formale, con la minuziosa accuratezza di Fortuny, dall’altro con gli “spazi metafisici” di Tirelli, esposti al primo e al secondo piano. A cura di Franco Calarotta e Daniela Ferretti. Catalogo Skira Lungo tutto il piano , inoltre, continua , prorogata, la mostra Mariano Fortuny La Seta E Il Velluto. Una preziosa serie di Delphos, i leggendari abiti plissé di Fortuny, completata da cappe, mantelli, costumi e accessori, provenienti dalle collezioni private americane di Keith H. Mc Coy, Los Angeles e della Famiglia Riad, che tornano “a casa” nel laboratorio in cui furono realizzate. A cura di Daniela Ferretti e Claudio Franzini. Catalogo Skira Il secondo piano è dedicato a Marco Tirelli . Anticipata da alcune opere dell’artista esposte o “disseminate” già al primo piano, la mostra presenta tele di grandi dimensioni insieme a sculture e altri lavori di piccolo formato, concepiti da Marco Tirelli (Roma, 1956) per gli spazi del Museo. I dipinti rappresentano elementi architettonici e geometrici astratti che alludono a stati di indeterminatezza e di passaggio. Forme essenziali in cui l’oggetto fisico diventa un pretesto per valicare il confine tra luci e ombre, stabilendo un rapporto metafisico con lo spazio: qui l’architettura si dilata fino a scomparire in un’illusoria monocromia che avvolge e coinvolge lo spettatore, creando uno spazio straniante, una finestra per la percezione, un varco per la meditazione. Catalogo Skira con testo di Francesco Poli Due le proposte del terzo piano Lo spazio wabi ospita Giorgio Vigna Altre Nature. Un progetto site specific sviluppato da Giorgio Vigna (Verona, 1955) appositamente per il Wabi-sabi al centro del terzo piano di Palazzo Fortuny. Ancora una volta è la sperimentazione delle potenzialità della materia - vetro, rame e oro così come materiali di scarto – a guidare la ricerca dell’artista, in cui naturale e artificiale, immaginifico e sublime s’incontrano e scontrano in opere sospese tra il possibile e l’irreale. La mostra si articola in undici momenti, undici “stazioni” o meditazioni diverse in cui la materia diviene ora leggera ora pesante, può farsi puro colore incandescente, assumere consistenza ingannevole o forme ancestrali. A cura di Daniela Ferretti. Nell’ attico trova spazio Luca Campigotto My Wild Places. In quaranta grandi immagini di Luca Campigotto (Venezia, 1962), un viaggio nella natura come percorso iniziatico e necessità del fare fotografico, tra riferimenti storici e suggestioni cinematografiche. Grandi scenari fissati nell’intensità delle loro luci, formano – tra rappresentazione degli spazi e trasformazioni della memoria – una ballata dello sguardo. Intrise di storia e di attesa, le fotografie di questo lavoro evocano l’anima dei luoghi, come fossero documenti imprescindibii di un mondo destinato a scomparire. Le immagini in mostra sono un’ampia selezione del volume My Wild Places (Hatje Cantz, Ostfildern, 2010) che raccoglie 67 fotografie – a colori e in bianconero – scattate dall’autore in varie parti del mondo nell’arco di una ventina d’anni. Info e Prenotazioni: Palazzo Fortuny - San Marco 3758, Campo San Beneto, Venezia - www.Museiciviciveneziani.it  - mkt.Musei@fmcvenezia.it - press@fmcvenezia.it - call center 848082000 (dall’Italia) - +3904142730892 (dall’estero)  
   
   
INAUGURATA OASI DELLA QUIETE A LA VALLE  
 
La terza delle nove oasi della quiete alle sorgenti di acque minerali è stata inaugurata sabato scorso, 4 settembre, dall´assessore provinciale Michl Laimer nel comune di La Valle in Val Badia. Sono una decina le sorgenti di acque minerali in Alto Adige con un certo valore storico che gradualmente vengono trasformate in "oasi della quiete" dall´Ufficio provinciale gestione risorse idriche. Alla prima nel 2009, quella di Taufer sopra Cermes, ha fatto seguito quella di Sopracqua in val d’Ultimo e ora quella dei Bagni di Rumestluns (sulla strada per Lunz) a La Valle in Badia. L´obiettivo del progetto, come ha detto l´assessore Laimer in occasione dell´inaugurazione della terza oasi, è quello di ricordare un´antica tradizione contadina molto in voga nel secolo scorso ben oltre i confini provinciali. I Bagni di Rumestluns sono stati per secoli uno dei luoghi di balneazione preferiti della popolazione ladina. L’acqua della sorgente veniva apprezzata e consigliata soprattutto nelle applicazioni contro i reumatismi e l’inappetenza. Tra gli ospiti esteri più famosi il fisico atomico e premio Nobel Dr. Max Planck. Nel corso del 2009 la sorgente di acqua minerale è stata allacciata all’oasi della quiete.L´acqua della sorgente è classificata quale acqua con lieve contenuto di minerali; tra questi vi è anche l´oro. Sorga ad una temperatura compresa fra i 5,6 ed i 7,5 gradi  
   
   
UN MAGNIFICO AUTUNNO D´ARTE: UN MAGNIFICO SETTEMBRE, UN OTTOBRE DA GRANDE ANNATA ED UN NOVEMBRE DA MANUALE: QUESTO QUANTO ATTENDE GLI APPASSIONATI D´ARTE  
 
Nell´ultimo sole di agosto sono state inaugurate, a Venezia, due mostre entrambe collegate con la Biennale di Architettura e connesse ad un centenario. La prima è al Padiglione Venezia dei Giardini dove viene presentato un grande scultore, Toni Benetton (di cui si celebra il centenario della nascita), che ha saputo ideare per dare unitarietà e dignità, tramite l´arte, a luoghi periferici e ad architetture di scarso o nullo pregio. E tutto questo molto prima che questi temi fossero all´ordine del giorno di architetti ed urbanisti. A Palazzo Giustinian Lolin, sul Canal Grande, spettacolare, imperdibile omaggio al più internazionale degli architetti italiani del ´900, Pier Luigi Nervi, anche in questo caso nel primo centenario della nascita. Titolo della rassegna: "Pier Luigi Nervi. L´architettura come sfida". Da Venezia alle atmosfere parmensi della Fondazione Magnani Rocca a Mamiano di Traversatolo dove, dall´11 settembre, si potrà ammirare la mostra che apre le celebrazioni di un altro centenario: quello di Renato Guttuso. Titolo: "Guttuso. Passione e realtà", un centinaio di opere di livello assoluto, qui eccezionalmente riunite sino al 14 novembre. Il 25 settembre, tre appuntamenti di notevolissimo interesse. Due a Villa Manin, in Friuli, il terzo in Piemonte, alla Fondazione Bottari Lattes. La dimora dogale di Passariano di Codroipo propone "Munch e lo spirito del nord. Scandinavia nel secondo Ottocento", mostra evento curata da Marco Goldin con poco meno di 50 opere di Munch raffrontate con quelle degli altri grandi artisti del suo tempo e del suo ambiente. Nell´esedra di Levante della stessa Villa, mostra monografica di Alessandro Papetti. Il titolo, "Occhi e lune", scelto dall´artista, afferma la volontà di interpretare, a suo originalissimo modo, i temi della mostra principale, Roberto Stelluti, straordinario maestro dell´incisione, offre, alla Fondazione Bottari Lattes a Monforte d´Alba, " Visioni di natura e città", mostra collegata al progetto Cambi di Stagione 2010. Appuntamento attesissimo è, a Roma, a Palazzo Venezia, quello con la settima Biennale Internazionale di Antiquariato di Roma, dal primo al 10 ottobre. Propone tesori d´arte e di collezionismo in una mostra mercato che si è imposta tra gli appuntamenti che effettivamente "contano" in Europa. Il primo ottobre, al Man di Nuoro prende il via una sofisticata mostra di fotografia spagnola. Titolo: "Entretiempos. Frattempo, istanti, intervalli, durate", a cura di Cristiana Collu, sino al 16 gennaio 2011. Il 2 ottobre, a Padova, a Palazzo Zabarella, sede espositiva della Fondazione Bano, prende il via "Da Canova a Modigliani. Il volto dell´Ottocento", strepitosa carrellata di ritratti firmati da tutti i grandi artisti di un secolo che è finalmente, e giustamente, stato rivalutato. Giovani Agosti firma, con altri studiosi, una delle mostre di maggior interesse scientifico della stagione: "Il Rinascimento nelle terre ticinesi, Da Bramantino a Bernardino Luini", alla Pinacoteca Züst di Rancate (Canton Ticino), con una piccola, interessante appendice monografica a Varese, in Sala Varatti, dove si potranno ammirare due tavole del più importante pittore varesino del Rinascimento, Francesco De Tatti, tornate per la prima volta in Italia. Il 7 ottobre, a Sondrio (alla Galleria del Credito Valtellinese), è di scena la fotografia con la mostra "Giovanni Chiaramonte. L´altro. Nei volti e nei luoghi". Dalla Svizzera alle Langhe dove, ad Alba, alla Fondazione Ferrero, dal 16 ottobre al 16 gennaio, si avrà, per la prima volta, l´opportunità di ammirare l´intero percorso di pittore di paesaggio di Giorgio Morandi, con pezzi sceltissimi e prestiti internazionali. Il 17 ottobre, ai Diamanti di Ferrara, apre i battenti "Chardin. Il pittore del silenzio", mostra irrepetibile e perciò imperdibile. Per realizzarla si sono coalizzati Ferrara Arte, il Louvre e il Prado, dove la mostra ferrarese è attesa dopo la molto attesa "prima" ai Diamanti. A Milano intanto, alle Gallerie del Credito Valtellinese alle Stelline, arriva una flottiglia di canoe per farvi approdare le Fiabe dei Mari del Sud, prima edizione milanese della Mostra Internazionale d´Illustrazione per l´Infanzia. Mostra che, nella sua tradizionale sede di Sarmede, "Il Paese delle fiabe", proporrà una edizione (dal 18 ottobre al 20 dicembre) tutta brasiliana, al ritmo di samba e colori. Marco Goldin cala poi uno straordinario poker di proposte tra Rimini e Repubblica di San Marino. L´asso è, fuor di dubbio, la mostra "Parigi, Gli anni meravigliosi. Impressionismo contro Salon", a Castel Sismondo, la Rocca Malatestiana di Rimini. In parallelo, la stessa sede propone "Caravaggio e altri pittori del Seicento, Capolavori dal Wadsworth Atheneum di Hartford", il più antico museo americano. Terzo asso, una mostra di opere scelte e rare di Gianquinto, artista veneto da poco scomparso. A confermare la consuetudine del critico trevigiano di proporre stimolanti confronti tra storia e contemporaneo. Il quarto asso è nella mostra "Monet, Cézanne, Renoir e altre storie di pittura in Francia" che sarà allestita nelle medesime date delle due principali mostre riminesi (ovvero dal 23 ottobre al 27 marzo) a Palazzo Sums nella capitale della Repubblica di San Marino. Pordenone inaugura, in novembre, la sua nuova Galleria d´Arte Moderna e Contemporanea, i nuovi spazi progettati dall´architetto tedesco T. Herzog ospiteranno, dal 6 novembre una vasta mostra di immagini di Jim Goldberg cui si andrà ad aggiungere una importante retrospettiva di Cagli, a sottolineare l´interdisciplinarietà del nuovo importante spazio espositivo e culturale. Dal Monte dei Titano al mare di Genova dove, dal 27 novembre al primo maggio, splenderà la luce del "Mediterraneo. Da Courbet a Monet a Matisse", sontuosa mostra affiancata dalle visioni che artisti contemporanei hanno dello stesso mare, sia pure da sponde diverse. Inizia la sequenza, Guccione, che offre una sua personalissima visione del Medieranno della Sicilia (dal 27 novembre al 6 gennaio). Ma nella seconda metà di novembre, il calendario propone due altri eventi di grande attrattività: a Lucca, il Ldpf Lucca Digital Photo Fest , la maggiore rassegna italiana ed una delle più importanti in Europa nel settore della fotografia. Sino al 12 dicembre, decine di mostre, incontri con l´autore, work shop tecnici. In Sicilia, alla Fondazione Puglisi Cosentino a Catania (in Palazzo Valle), dal 28 novembre prende il via una grande monografica di Carla Accardi. A curare l´affascinante mostra è Luca Massimo Barbero  
   
   
MUNCH E LO SPIRITO DEL NORD. SCANDINAVIA NEL SECONDO OTTOCENTO - 25 SETTEMBRE 2010/6 MARZO 2011  
 
Dal 15 settembre, tour di presentazione della grande mostra su Munch. Tappe: Udine, Pordenone, Trieste, Gorizia e Venezia. Goldin: è una mostra che mi ha letteralmente rapito. Si snoderà essenzialmente in territorio regionale il tour di presentazione che Marco Goldin ho previsto per raccontare la grande mostra "Munch e lo spirito del nord. Scandinavia nel secondo Ottocento", mostra di cui è ideatore e curatore e che aprirà i battenti il prossimo 25 settembre a Villa Manin, sotto il segno di una assoluta novità per l´Italia. Lo affiancheranno, di volta in volta, l´assessore regionale alla cultura Roberto Molinaro ed Enzo Cainero, Commissario straordinario dell´Azienda Speciale Villa Manin. Unica tappa fuori Regione è quella, programmata per il 7 ottobre, a Venezia, su invito del Rettore dell´Università di Ca´ Foscari, Carlo Carraro, che ha voluto il critico trevigiano al Teatro di Santa Marta per un incontro con gli studenti dell´Ateneo e con la città. Naturalmente l´ingresso a tutte le presentazioni è libero, sino ad esaurimento dei posti nelle sale. Ma vediamo in dettaglio il programma di questo breve ma intensissimo tour: mercoledì 15 settembre è prevista la "prima", a Udine, presso l´Auditorium del Palazzo della Regione Friuli Venezia Giulia (via Sabbadini, 31). Avrà inizio alle 20,45 e vedrà su palco, oltre al critico e curatore, l´Assessore Regionale all´istruzione, formazione e cultura Roberto Molinaro affiancato dal Commissario straordinario dell´Azienda speciale Villa Manin Enzo Cainero. Goldin illustrerà, con ampiezza di immagini, il percorso della grandiosa esposizione, forte di 125 opere. Ma per questa "prima" udinese, più che di una presentazione si tratterà di un vero e proprio spettacolo dal titolo "L´azzurro e la luna". Uno spettacolo in cui il racconto di Marco Goldin sulle immagini dei capolavori di Munch e degli altri grandi protagonisti della pittura nordica, si coniuga con brevi testi scritti dallo stesso Goldin e da brani tratti dagli scritti di Edvard Munch, entrambi porti dalla voce di Gilberto Colla. A rendere ancora più intensa l´atmosfera creata dalle immagini e dalle voci, saranno i suoni della fisarmonica di Renzo Ruggieri e dal violoncello di Piero Salvatori. Nel pomeriggio dello stesso mercoledì 15, Marco Goldin sarà a Pordenone presso l´Auditorium del Palazzo della Regione Friuli Venezia Giulia (via Roma 2) per raccontare, unico sul palco insieme alle immagini di Munch, questa magnifica mostra. Questa "pomeridiana", con valore di anteprima, avrà inizio alle 17,30, con apertura dell´Auditorium alle 17. Lo stesso spettacolo di Udine, ovvero nella versione con accompagnamento di letture e musiche, sarà replicato l´indomani, giovedì 16 settembre, al Teatro Miela di Trieste (Piazza Luigi Amedeo Duca degli Abruzzi, 5), sempre con inizio alle 20,45, sempre a ingesso libero e ancora una volta con apertura del teatro alle 20,15. Anche in questa seconda giornata di tour (ovvero giovedì 16 settembre), allo spettacolo serale a Trieste sarà affiancata una anteprima, a Gorizia, dove con la formula adottata a Pordenone (ovvero con sul palco solo il curatore della mostra), nella Sala del Conte del Castello di Gorizia, Goldin illustrerà la mostra ai goriziani e a quanti vorranno venire da oltre confine (nella mostra dello scorso anno furono infatti non pochi i visitatori provenienti dalla Slovenia, circa il 20% del totale, assieme ad un ulteriore 10% da Croazia e Austria). Poi l´appendice veneziana, il 7 ottobre all´Auditorium Santa Margherita, su invito dell´Ateneo di Ca´ Foscari, in una serata dedicata agli studenti ma aperta a tutti. Per informazioni: Linea d´ombra, tel 0422.3095, www.Lineadombra.it  
   
   
PORTOGRUARO (COLLEGIO MARCONI): RINASCIMENTO TRA VENETO E FRIULI (1450 - 1550) – FINO AL 17 OTTOBRE 2010  
 
La storia dell´arte italiana è ricchissima di situazioni territoriali dove le arti si sono espresse in forme originali, in diverso modo autonome. Di questa straordinaria ricchezza è esempio il territorio compreso tra due fiumi, la Livenza ed il Tagliamento, tra il versante orientale del Veneto e l´area pordenonese del Friuli, territorio storicamente riferito all´antica diocesi di Concordia. Qui, per un secolo e poco più, due diversissime scuole si sono reciprocamente fecondate: quella veneta e veneziana e quella friulana aperta a influssi nordici, andando a creare un modo autonomo di fare pittura, ma anche scultura e architettura. Ora una mostra dà conto di questo fenomeno tutt´altro che provinciale. A precederla, anni di ricognizione sul territorio e negli archivi, un convegno di studi in cui tutti i filoni di questo approfondito lavoro sono stati messi a confronto e ulteriormente approfonditi. "Rinascimento tra Veneto e Friuli. 1450-1550", questo il titolo dell´esposizione, è il frutto di quella estesa, capillare ricerca. A promuovere la mostra sono la Regione del Veneto, il Comune di Portogruaro, la Soprintendenza per i Beni storici artistici ed etnoantropologici per le province di Venezia, Belluno, Padova e Treviso, la Diocesi di Concordia-pordenone e la Fondazione Marconi, con il sostegno e la collaborazione di: Provincia di Venezia, Soprintendenza Bsae Friuli Venezia Giulia, Fondazione Santo Stefano, Banca San Biagio del Veneto Orientale. Nel 1420 Portogruaro e il suo territorio passarono alla Repubblica di Venezia che investì molte risorse nel polo commerciale appena acquisito (Portogruaro era il fulcro del commercio fluviale dall´Adriatico verso il Nord). In pochi anni al borgo medioevale si sostituì una nuova città rinascimentale con eleganti palazzi dalle facciate affrescate. Un radicale voltar pagina che coinvolse anche gli edifici religiosi, nel capoluogo ma non solo: dalla magnifica cattedrale romanica di Concordia alle chiese della città, ad ogni convento, monastero e chiesa parrocchiale. Non è un caso se qui si sviluppò una singolare congiuntura artistica. Tanta vitalità richiamò e mise a contatto, spesso intorno alla medesima committenza, artisti diversi. Personalità di primo piano e comprimari. Da Andrea Bellunello, a Pietro di San Vito e Gianfrancesco da Tolmezzo. Un confronto tra culture figurative che culminò al principio del Xvi secolo con la realizzazione da parte di Cima da Conegliano e dell´udinese Giovanni Martini di due importanti pale per le maggiori chiese cittadine, Sant´andrea e San Francesco. Ma ciò che veramente interessa è il frutto originale di questo loro interagire: quello che è stato il grande Rinascimento tra Veneto e Friuli, appunto. Una interessantissima "enclave" che si differenzia rispetto all´ambito storico della Serenissima e allo stesso tempo da quello friulano, ma che, anche al suo interno, mostra non meno interessanti differenziazioni: tra città e contado, ad esempio; la prima soprattutto, ma non solo, "veneziana", il secondo molto più attratto da modelli nordici. Un secolo dopo, il Concilio di Trento sconvolgerà ciò che nelle chiese si era appena assestato; poi, in secoli più recenti, le soppressioni prima veneziane e poi napoleoniche. Così molte delle opere qui nate hanno preso la via di musei e collezioni italiane e europee. Questo progetto ha il merito di aver restituito la ricchezza del patrimonio territoriale che la mostra ripropone nelle sue linee essenziali. Riuscendo anche in alcuni piccoli miracoli, come il riunire tutte le Madonne lignee di Andrea Bellunello o il rintracciare molte delle le opere dell´esigua ma importante produzione pittorica di Giovanni Martini. La mostra, allestita nello storico complesso dell´antico Seminario, oggi Collegio Marconi, continua sul territorio con itinerari che conducono alle chiese delle attuali province di Venezia e Pordenone che conservano affreschi, altari, pale, arredi non movibili. Una occasione per scoprire uno dei più eleganti e incontaminati territori veneti, dando all´aggettivo l´accezione storica e non amministrativa, dato che oggi l´ambito dell´antica diocesi concordiense spazia tra veneziano e pordenonese, tra Livenza e Tagliamento, appunto. Info: Rinascimento tra Veneto e Friuli (1450 - 1550) - Portogruaro, Collegio Marconi - 7 agosto - 17 ottobre 2010 - Catalogo edito da Terraferma - 0421-277231  
   
   
ALBA (FONDAZIONE FERRERO): GIORGIO MORANDI: PAESAGGIO, 1935/1936 - 16 OTTOBRE 2010 /16 GENNAIO 2011  
 
Appuntamento di livello assoluto quello che la Fondazione Ferrero, la Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo e la Regione Piemonte propongono per la stagione culturale d´autunno. Si tratta della più approfondita esposizione mai dedicata al mondo ad un tema fondamentale nella poetica di Giorgio Morandi, quello del paesaggio. Per questa mostra Maria Cristina Bandera, che ne è la curatrice, ha selezionato e ottenuto una scelta di opere di indiscussa qualità, individuate anche a partire dai destinatari cui lo stesso Morandi le aveva riservate, in particolare i suoi interpreti - Cesare Brandi, Cesare Gnudi, Roberto Longhi, Luigi Magnani, Carlo Ludovico Ragghianti, Lamberto Vitali - e i suoi più importanti collezionisti. In tutto più di settanta opere, soprattutto dipinti su tela e una ristretta scelta di acquerelli. Proprio per ricreare i fili di committenze famose e di amicizie altrettanto importanti, la rassegna si amplia ad una ulteriore selezione di opere appartenute agli artisti contemporanei a Morandi, che per primi ne compresero la grandezza, e di tele ammirate da letterati come Giorgio Bassani, che dedicò una poesia a un Paesaggio di Morandi, poi scelto per la copertina delle sue Storie Ferraresi. Questo importante aspetto della pittura di Morandi è valorizzato da un intenso lavoro di ricerca, supportato da confronti e approfondimenti che danno vita alla mostra, inedita nel suo genere, ed anche a un catalogo caratterizzato da rigorosa scientificità e da un´aggiornata lettura trasversale. Ciascuna opera in mostra risponde a criteri ben precisi di scelta. Così l´esposizione prende avvio da un primo strepitoso nucleo di opere degli anni dieci, oli rarissimi e mai sino ad oggi riuniti in numero così elevato, "paesaggi" connotati da esperienze formative, ad iniziare da Cézanne, che sfociano in quelli successivi degli anni venti dove l´esperienza cézanniana si somma a una sintesi derivata dalla conoscenza di Piero della Francesca, meditato sulla monografia di Roberto Longhi del 1927. E, a seguire, quelli degli anni trenta in cui Morandi raggiunge una grandezza autonoma e risultati altissimi. Una sezione nutrita è quella successiva, dedicata ai paesaggi severi e spogliati di naturalismo, realizzati negli anni della guerra quando, isolato a Grizzana, Morandi tornò ripetutamente su questo tema, raggiungendo uno dei vertici della sua pittura, anzi, secondo Roberto Longhi «il culmine [.] forse il più alto da lui raggiunto, dai paesaggi del 1943». Infine, per ripercorrere l´intero svolgimento dell´attività dell´artista, sono previsti i "cortili di via Fondazza" degli anni cinquanta e, nuovamente, i paesaggi di Grizzana dei suoi ultimi anni, pervasi da un´inquietudine moderna, caratterizzati da una scarna essenzialità e dal rarefarsi della pittura, quando ormai il confine tra paesaggio e natura morta si fa labile, così da poter prevedere di accostare almeno un´opera di questo genere. «Il progetto espositivo - afferma Maria Cristina Bandera - è studiato per mettere in risalto l´itinerario mentale compiuto da Morandi nell´affrontare un tema che gli è peculiare e per permettere al grande pubblico di conoscere e fare proprie la "poesia" e la grandezza anche di questo aspetto della sua pittura». La Mostra, posta sotto l´Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana, è promossa dalla Fondazione Piera, Pietro e Giovanni Ferrero, dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, dalla Regione Piemonte e realizzata con la collaborazione della Fondazione di Studi di Storia dell´Arte Roberto Longhi di Firenze. Si avvale di un Comitato Scientifico composto da Maria Cristina Bandera, Mina Gregori, Antonio Paolucci, Giovanni Romano, Claudio Spadoni, Bruno Toscano. Catalogo a cura di Maria Cristina Bandera (24 Ore Cultura). Saggi di Maria Cristina Bandera, Barbara Cinelli, Mina Gregori, Gian Paolo Minardi, Ferzan Ozpetek e Paolo Pejrone. Vernice per la stampa: venerdì 15 ottobre, ore 12. Per informazioni: tel 0173/295094  
   
   
SABBIONETA (PALAZZO DUCALE): II BIENNALE INTERNAZIONALE D’ARTE CONTEMPORANEA, INTITOLATA PARALLELI, A CURA DI STEFANIA PROVINCIALI - 5 SETTEMBRE/14 NOVEMBRE 2010  
 
La Ii Biennale Internazionale d’Arte Contemporanea di Sabbioneta intitolata Paralleli si apre dal 5 settembre al 14 novembre nel prestigioso Palazzo Ducale di Sabbioneta, già sede della prima edizione che vide un grande successo di critica e pubblico. L’evento espositivo, curato dal critico d’arte Stefania Provinciali, coinvolge artisti provenienti da quattro continenti del mondo: Europa, Asia, Americhe ed Africa, dando spazio a tutte le forme espressive conosciute delle arti visive. Si parte dalle più tradizionali - pittura e scultura - per arrivare alle più contemporanee - video ed installazione - passando per la fotografia e la performance. Punto focalizzante della nuova edizione della mostra è il confronto-incontro tra Paesi, culture e forme creative differenti che offre la rappresentazione dell’attuale mondo dell’arte contemporanea. Gli artisti coinvolti provengono da realtà sociali, culturali e storiche profondamente diverse che vengono efficacemente espresse in stili artistici multiformi. “La scelta che faccio è sempre legata all’arte in corso, che si fa o si sta facendo” - commenta la curatrice. A tale proposito gli artisti cinesi invitati sono fortemente rappresentativi di un’arte “in divenire”. La cultura cinese ha la particolarità di essersi messa a confronto e di avere assimilato in tempi brevi la “lezione” artistica occidentale dando vita ad una sintesi culturale unica. Un diverso fermento vive l’arte sudafricana: il Sudafrica è oggi balzato agli onori della stampa di tutto il mondo grazie ad uno dei massimi eventi sportivi e solitamente è ricordato per le sue grandi difficoltà sociali. La Biennale di Sabbioneta vuole presentarlo innanzitutto attraverso la sua arte contemporanea che racchiude i problemi legati al divario tra bianchi e neri, alla povertà, al rapporto dell’uomo con un paesaggio di straordinaria bellezza. Il progetto espositivo della rassegna vive di un reale respiro internazionale coinvolgendo anche i maggiori Stati europei, gli Stati Uniti, oltre a India, Messico ed Egitto, Paesi già noti per le loro bellezze naturali ed artistiche e per la loro storia, passata e presente. Da questo ampio sguardo rivolto all’arte internazionale nascono i ‘paralleli’ evocati dal titolo, paralleli che si aprono a nuovi orizzonti creativi attraverso personaggi che già si sono imposti all’attenzione del mondo dell’arte. 30 sono gli artisti presenti all’evento: Hongbei He, Huang Kehua, Liu Zhong, Long Bu Jiang, Xu De Qi, Zhan Xian Ming e Zhang Hongmei (Cina); Medhat Shafik (Egitto); Marcel Alocco (Francia); Heidi Bedenknecht e Sarit Lichtenstein (Germania); Gabriella Bozzi, Felice Cappa, Ferruccio D´angelo, Dario Ghibaudo, Antonella Mazzoni, Marco Nereo Rotelli, Enrico Robusti, Agostino Rocco, Rino Valido e William Xerra (Italia); Nuria Rami Jurado e Narajo Francis (Spagna); Alexander Bocchialini Shundai (Stati Uniti); Ruchika Wanson Singh (India); Sebastian (Messico); Jake Aickmann, Wayne Barker, Johann Louw e Anton Karstel (Sud Africa). Tra gli artisti invitati, un particolare riconoscimento è dedicato allo scultore Novello Finotti le cui opere aprono il percorso espositivo accompagnate da una serie di fotografie che ne raccontano l’evoluzione artistica. Sabbioneta si conferma così ‘location ideale’ per l’arte contemporanea, in una perfetta unione tra la storia di questa cinquecentesca “città ideale” dei Gonzaga dichiarata nel 2008 Patrimonio dell’Umanità, e l’innovazione artistica della biennale. “Un abbinamento tra passato e presente – commenta la curatrice Stefania Provinciali - che rappresenta oggi il miglior modo per sostenere la grande cultura e l’arte”. Promotore dell’evento è il Comune di Sabbioneta, con il patrocinio della Regione Lombardia e della Provincia di Mantova. La mostra è accompagnata da un ampio catalogo a cura di Stefania Provinciali. L’organizzazione e il coordinamento sono di Sala Advertising. Main sponsor Padania Alimenti. Informazioni al pubblico: Anna Ghizzardi - a.Ghizzardi@comune.sabbioneta.mn.it  - Tel. 037552599  
   
   
CILIVERGHE DI MAZZANO (MUSEI MAZZUCCHELLI): II ED. DEL FESTIVAL DEL VINTAGE - MOSTRA LE TRAME DEL DENIM: IL JEANS TRA ARTE, STORIA E CULTURA ARCHIVIO VINTAGE ART - 17/18/19 SETTEMBRE 2010  
 
Un viaggio nel tempo attraverso abiti e accessori dalla fine dell’Ottocento fino agli anni ’80 del Novecento. I Musei Mazzucchelli* - a Ciliverghe di Mazzano, in provincia di Brescia e in prossimità del Lago di Garda e di Desenzano – propongono l’evento più atteso dagli appassionati e non solo della moda vintage. Negli oltre 800 mq di gallerie della splendida sede neo-palladiana, dal 17 al 19 settembre 2010, l’edizione autunno-inverno del Festival del Vintage: tre giornate interamente dedicate alla moda, ai collezionisti, agli appassionati, agli operatori del settore, realizzate in collaborazione con No Logo, con il Patrocinio di Regione Lombardia – Culture, Identità e Autonomie, Provincia di Brescia, Comune di Mazzano, Camera di Commercio di Brescia. Oltre una ventina gli espositori, riconosciuti a livello internazionale, che - con scenografie e ambientazioni ad hoc per gli abiti d’epoca - presenteranno le tante curiosità del mondo Vintage: tra di essi figurano i nomi dei più noti archivi specializzati italiani, fonte d’ispirazione per diversi stilisti contemporanei e appassionati di moda. Non la solita mostra-mercato, ma un’occasione per ammirare e acquistare una selezionatissima rosa di articoli vintage, abiti, accessori, articoli da viaggio, libri, occhiali il tutto, in linea con la Fondazione che accoglie l’iniziativa e che ospita al suo interno il Museo della Moda e del Costume con collezioni permanenti di abiti antichi e accessori e un’intensa programmazione espositiva a cura di Massimiliano Capella, storico della Moda e del Costume e direttore artistico dei Musei. Ad affiancare l’appuntamento e in anteprima nazionale la mostra Le trame del denim: il jeans tra arte, storia e cultura, con esclusivi e straordinari pezzi dall’archivio Vintage art di Bologna. In esposizione i più rari e ricercati modelli dagli anni ‘20 agli anni ‘70: Lee, Levis, Wrangler, Hercules, Washington D.c., Oshkosh e tanti altri marchi che hanno fatto la storia del jeans. Un evento unico in Italia che entusiasmerà gli stilisti, i collezionisti e il pubblico in generale con una sezione speciale Divi in Denim per ripercorrere il leggendario capo attraverso le icone del cinema degli anni ’40 e ’50: James Dean e il modello 101z nel film Il Gigante, Marilyn Monroe e il modello Levis lady 701, Marlon Brando e il modello levis 501 etichetta di cuoio, nel film The wild One. Informazioni: Musei Mazzucchelli - tel. 030 212421 - http://www.museimazzucchelli.it/  
   
   
HI-FOOD ALTA LANGA 2010 FIERA DELLA NOCCIOLA PIEMONTE I.G.P. 2011  
 
 L’ente Fiera della Nocciola e Prodotti Tipici dell’Alta Langa nasce con l’intento di valorizzare colline uniche, per caratteristiche ambientali, culturali e paesaggistiche che danno origine, in particolare, alle prelibate Nocciole Piemonte Igp , considerate dagli utilizzatori le migliori al mondo, a delicati formaggi , parte integrante della storia e delle tradizioni delle Langhe, a funghi e tartufi di eccezionale qualità, a mieli dal gusto inimitabile e a grandi vini . Con le due manifestazioni già in agenda sul 2010 e sul 2011, l´Ente Fiera vuole avviare un programma di eventi sull´intera area geografica delle “terre alte”, valorizzando le idee che nasceranno sul territorio, mettendole in rete, sostenendole, promuovendole, affinché il “sistema” Alta Langa tutto ne possa trarre beneficio. L´autunno albese, dunque, partirà quest´anno con l´esplorazione di un territorio ancora poco noto al grande pubblico ma ricco di prodotti tipici di straordinaria qualità. Là dove i noccioleti prendono il posto delle vigne iniziano le panoramiche e romantiche colline dell’Alta Langa. Qui la vista si perde tra vallate e pascoli, campi e boschi, filari di Dolcetto e Moscato, silenziosi paesini, strade poco trafficate, ideali per percorsi in bici e trekking, alla ricerca non solo dei luoghi del gusto, ma anche della tradizione e della cultura. Su queste colline, infatti, trovarono ambientazione molte delle opere di Cesare Pavese e Beppe Fenoglio. Quest´ultimo in particolare rese l´Alta Langa, la sua storia e la sua gente protagoniste di romanzi e racconti. La “Malora” resta scolpita nella memoria di tutti, ma la tenacia della gente di qui è riuscita nei decenni a sconfiggerla e a creare un benessere diffuso, grazie soprattutto al suo prodotto principe che è la Nocciola. Per un tuffo goloso nell’autunno langarolo, a dare l’avvio alle manifestazioni della stagione “clou” del territorio, arriva “Hi-food”: il 25 e 26 settembre Cortemilia si trasformerà per due giorni in un “borgo del gusto” con i migliori prodotti tipici dell’Alta Langa e del Piemonte. Per vivere la magica atmosfera della tradizione e assaporare i gusti unici dei prodotti delle colline, Hi-food proporrà una grande vetrina di dolci, nocciole, formaggi, vini, grappe, salumi, miele, farina, pasta, pane, funghi e tartufi presentati da artigiani e produttori, tra borghi e contrade allietate da antichi mestieri e rappresentazioni medievali e teatrali. La 1ª Fiera della Nocciola Piemonte Igp , che si svolgerà il 10-11-12 settembre 2011 a Cravanzana , sarà un grande showroom che coinvolgerà l´intera filiera di questo pregiato frutto, presentando attraverso gli operatori e le aziende, il percorso della nocciola Tonda Gentile dal campo alla commercializzazione del prodotti finito, e non solo. Per turisti e amanti del gusto, l’Alta Langa è territorio ancora da scoprire, ma unico ed invitante tutto l’anno. Culla del turismo enogastronomico, essa racchiude in sé grandi tesori, tutti da scoprire in occasione di questi esclusivi eventi che si propongono di far conoscere al pubblico un piccolo ma incantevole angolo di Piemonte, scrigno di prodotti di grande qualità. La Regione Piemonte ha creduto in questa iniziativa appoggiandola e sostenendola, con l´intento di favorire la creazione di grandi eventi, vetrina di tutta l´Alta Langa e di Langhe Monferrato e Roero. «A soli cinque mesi dal voto e dal nostro insediamento – afferma Alberto Cirio , assessore regionale al Turismo - arrivano in Alta Langa i primi segnali concreti della volontà della Regione di promuovere e rilanciare tutta l´area per porre fine ad un senso di abbandono che riteniamo debba appartenere al passato. La Langa è tutta bella, non deve esisterne una ricca e una povera. Per questa ragione il mio Assessorato ha promosso la nascita dell´Ente Fiera della Nocciola e Prodotti Tipici dell´Alta Langa che concentrerà le sue attenzioni su Cortemilia con “Hi-food” e su Cravanzana, principale cru della Tonda Gentile, con un evento di alto livello in fase di programmazione. Vogliamo fare in modo che, in Italia e nel mondo, come già avviene per il Tartufo Bianco d’Alba, quando si cita la nocciola si pensi automaticamente all´Alta Langa. Langa che, tra l’ altro, sarà protagonista in novembre a New York da Eataly, nell´ambito del mese di promozione dedicato al Piemonte». «Con le due manifestazioni che la Regione Piemonte sosterrà in Alta Langa – dichiara l´assessore al Commercio William Casoni – è evidente l´intento di valorizzare non soltanto i prodotti tipici di quest´area geografica attraverso inediti eventi fieristici, bensì di promuovere un intero territorio. Hi-food Alta Langa rappresenta una vetrina delle migliori produzioni agricole e dell´artigianato alimentare locale, per la prima volta riunite sotto un unico titolo e in una location particolarmente adatta come il Centro commerciale naturale inaugurato all´inizio del mese di luglio a Cortemilia. La Fiera della Nocciola Piemonte Igp a Cravanzana, prevista nel 2011, sarà la prima rassegna di alto livello dedicata alla pregiata varietà Tonda Gentile. La Nocciola Piemonte Igp rappresenta un volano dell´economia territoriale che va sostenuto e sviluppato. La fiera si propone di rappresentare l´intera filiera della nocciola, dalla coltivazione alla commercializzazione in tutte le sue prelibate declinazioni, senza trascurare l´enorme valenza ecologico-ambientale-turistica della cura dei noccioleti».  
   
   
LUCCA: VI EDIZIONE DEL LUCCADIGITALPHOTOFEST - 20 NOVEMBRE / 12 DICEMBRE 2010  
 
Sesta edizione, dal 20 novembre al 12 dicembre, del Ldpf Luccadigitalphotofest, il festival internazionale dedicato alla fotografia e video arte, uno degli eventi di maggior prestigio in Europa. Tema di questa sesta, attesissima edizione è La Donna, fotografa e artista, soggetto o musa ispiratrice. In più una importante novità: alle già numerose sessioni e proposte, Ldfp aggiunge un nuovo focus il Luccadigitalbook Contest dedicato all´editoria specializzata. Il Festival è realizzato dall´Associazione Toscana Arti Fotografiche e dal Comune di Lucca, con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, ed è sostenuto dalla Provincia di Lucca, dalla Camera di Commercio di Lucca, dalla Fondazione Banca del Monte di Lucca. Partner del festival: Nikon, Epson, Agos-ducato, Canson e Roberto Del Carlo. Come sempre, anzi più che sempre, il programma del Ldpf si presenta ricchissimo: 17 mostre, alcune in anteprima assoluta, workshop, conferenze di grandi autori, incontri al Photocafè e lettura dei portfolio, tutti ambientati in sedi inconsuete ed affascinanti di uno dei centri storici più integri e suggestivi del mondo (il programma della manifestazione è consultabile, aggiornato, su: www.Ldpf.it) Ospite d´Onore del Ldpf 2010 è l´eclettica artista statunitense Sandy Skoglund che, il 27 novembre al Teatro del Giglio, riceverà il Luccadigitalphoto Award. Il festival in sintesi: Le Mostre, Fotografia "The power of imagination" un´ampia retrospettiva di fotografie, che ripercorre la brillante carriera di Sandy Skoglund, in collaborazione con la galleria Paciarte di Brescia. In mostra anche una delle sue più celebri istallazioni. Autrice di fama internazionale, ha conquistato l´attenzione della critica e del pubblico con le sue fantastiche messe in scena. Villa Bottini fino al 30 gennaio In anteprima assoluta la mostra "Bye bye baby, Marylin", un omaggio al simbolo della femminilità: Marylin Monroe, circa 80 immagini dalla collezione privata di Giuliana Scimé. La mostra che è dedicata al grande pubblico, nel contempo è anche un impeccabile percorso artistico per i ´palati più raffinati´ della fotografia, è curata da Giuliana Scimé e si suddivide in tre sezioni: i grandi fotografi (Richard Avedon, George Barris, Bruno Bernard Andre de Dienes, John Florea, Philippe Halsman, Tom Kelley, Bert Stern); professione e vita privata (immagini di fotografi professionisti degli studi cinematografici per la pubblicità dei film e immagini che raccontano i vari momenti della vita di Marilyn); ´Marilyn e il desiderio collettivo´ (la riaffermazione del mito attraverso una serie di oggetti rari e divertenti ispirati alla diva). Palazzo Ducale fino al 30 gennaio "Horst P. Horst", in collaborazione con la Staley-wise Gallery di New York, 50 fotografie di Horst P. Horst: moda, ritratti e studi di nudo, tra cui alcune rarissime stampe vintage e platino inedite in Europa. La mostra è a cura di Enrico Stefanelli. Horst P. Horst è stato uno dei più celebrati fotografi di glamour, un genio insuperato per la sapienza delle sue coreografie e per l´uso delle luci. Palazzo Ducale fino al 30 gennaio "Francesca Woodman", l´inquieta autrice americana, 20 immagini dalla collezione privata di Carla Sozzani. Il suo lavoro è un complesso ed intimo diario delle sue emozioni, ansie, desideri e sogni, pensieri e drammi adolescenziali. Palazzo Ducale fino al 12 dicembre A Carla Sozzani sarà assegnato il Premio Speciale alla Carriera per celebrare i vent´anni della galleria di Corso Como 10. L´attività illuminata della galleria ha contribuito in modo considerevole alla diffusione della fotografia in Italia, proponendosi quale polo culturale di scambio internazionale. "Il dono" analisi di Giorgia Fiorio sulla relazione tra l´individuo e il sacro attraverso le immagini riprese in trentotto missioni in trenta Paesi nei cinque continenti. Il libro "Il dono"ha ottenuto il patrocinio dell´Unesco per la salvaguardia del patrimonio immateriale. Palazzo Guinigi fino al 12 dicembre "10013 - Tribeca" è l´ultimissimo progetto di Donna Ferrato, che, con il lavoro "Living with Enemy", denuncia della violenza domestica sulle donne, ha ricevuto nel 1985 "The W. Eugene Smith Grant in Humanistic Photography". "10013, Tribeca" è una ricerca in progress condotta nel quartiere di Tribeca a New York che nel corso degli anni ha subito radicali trasformazioni. Palazzo Guinigi fino al 12 dicembre "Not only Women" di Michel Comte: espone i nudi e i ritratti di donne, (modelle e attrici e registe) più significativi realizzati dall´autore nel corso della carriera. La mostra è a cura di Maurizio Vanni, Serena Baccaglini, Luigi Perna ed Enrico Stefanelli. In coproduzione con il Lucca Center of Contemporary Art e l´ Archivio Comte di Zurigo. Lu.c.c.a fino al 23 gennaio Ancora in collaborazione con il Lu.c.c.a. "Paralipomeni" di Paola Binante, oggetti ripresi su fondo bianco quali simboli dell´evoluzione sociale ed altri oggetti fotografati su fondo nero quali simboli della perdita della naturalità. I Lu.c.c.a fino al 12 dicembre Consueto l´appuntamento con il "World Press Photo", il grande concorso di fotogiornalismo, le 200 fotografie premiate quest´anno dalla World Press Foundation. Chiesa dei Servi fino al 12 dicembre "Il Teatro della Vita" di Jan Saudek, fotografie in bianco e nero colorate a mano. Erotismo ed ironia si intrecciano in formule esplosive, in collaborazione con il Museo Ken Dami di Brescia. A cura di Enrico Stefanelli. Ex Manifattura Tabacchi fino al 12 dicembre "Cvetana Maneva" è il titolo del ritratto-istallazione dei due artisti bulgari Boris Missirkov e Georgi Bogdanov che rendono omaggio a Cvetana Maneva, nota attrice bulgara di teatro e cinema. In collaborazione con la For Gallery di Firenze. Chiesa dell´Alba fino al 12 dicembre Le Mostre, Video Arte "La messa è finita. La rinascita delle chiese sconsacrate in Italia" di Andrea Di Martino, progetto vincitore del premio ´Amilcare Ponchielli 2010´. Prodotto dal Ldpf in collaborazione con il Grin. Ex Manifattura Tabacchi fino al 12 dicembre "Prison Privacy", istallazione dell´artista greca Rania Bellou, che s´impone per la composizione e l´interazione di diverse espressioni d´arte visiva: video, fotografia, disegno, testi, scultura e animazione. Ex Manifattura Tabacchi fino al 12 dicembre "Revolution" "Doomed" "Love", trilogia di video dell´australiana Tracey Moffatt realizzati in collaborazione con Gary Hillberg. L´artista usa clip esistenti tratte da film melodrammatici, unendole per creare nuove storie che diventano una sua reinterpretazione di un comportamento sociale capriccioso. Ex Manifattura Tabacchi fino al 12 dicembre Ldpf consolida quest´anno il grande successo dei propri concorsi internazionali: Roberto Del Carlo - Luccadigitalphoto Contest, dedicato alla fotografia Luccadigitalvideo Contest, riservato alla Video arte. E a partire dall´edizione 2010 un nuovo concorso Luccadigitalbook Contest, dedicato all´editoria Tutte le informazioni sul Festival sono su www.Ldpf.it  
   
   
FIRENZE: DOMENICA PROSSIMA TORNA L’APERTURA GRATUITA DI PALAZZO VECCHIO  
 
Torna domenica prossima, 12 settembre, l’appuntamento con la ‘Domenica del fiorentino’, l’apertura gratuita di Palazzo Vecchio per i nati e/o residenti a Firenze e provincia: come sempre sono tante le attività previste e c’è la possibilità di fare sia visite libere che guidate. Per entrare è necessaria la card ‘Un bacione a Firenze’, ritirabile presso gli Urp del proprio quartiere. L’orario di apertura di Palazzo Vecchio è quello consueto, ovvero dalle 9 alle 24. Molte le iniziative guidate, a cura del Museo dei ragazzi, che propone sia attività riservate ai più piccoli con le loro famiglie, che attività per tutti. Per i bambini, ci sono per esempio la visita-gioco ‘Vita di corte’ (da 3 a 10 anni, alle 10.30); oppure la visita-gioco ‘Il Palazzo Medievale svelato’ (sempre dai 3 ai 10 anni, ore 14.30), o la ‘Storia del primo viaggio intorno al mondo’ (dai 3 ai 7 anni, alle 16). Non mancano le attività per i più grandi. Per esempio c’è la visita ai ‘Percorsi segreti’ (ore 10, 10.30, 11.30, 12, 15, 15.30, 16, 16.30, 17, 18.30, 21, a partire dagli 8 anni), per scoprire gli angoli più nascosti dello Studiolo di Francesco I, del Tesoretto di Cosimo I, delle Capriate del soffitto e del Salone dei Cinquecento. C’è anche il percorso ‘Palazzo Medievale svelato’, consigliato a partire dai 10 anni, (ore 12 e 16.30 ) con visita alla Scala del Duca d’Atene, Salone dei Cinquecento, Quartiere dei Priori, Camminamento di ronda. Tutte le attività guidate si effettuano esclusivamente su prenotazione. Si può prenotare gratuitamente dal lunedì alla domenica, dalle 9.30 alle 17.00 telefonando ai numeri 055 2768224 e 055 2768558, o inviando una e-mail a: info.Museoragazzi@comune.fi.it . Informazioni dettagliate del programma e di tutte le visite sul sito www.Palazzovecchio-museoragazzi.it  
   
   
LUCCA: L’EUROPA. UN’IDEA DI MEDIOEVO (V-XI SECOLO)  
 
Si inaugura sabato 25 settembre presso la sede della Fondazione Ragghianti a Lucca l’esposizione Lucca e l’Europa. Un’idea di Medioevo (V-xi secolo). La mostra, organizzata in occasione delle celebrazioni per il centenario dalla nascita di Carlo Ludovico Ragghianti, è stata progettata da un Comitato Scientifico costituito da: Clara Baracchini, Carlo Bertelli, Antonino Calca, Maria Teresa Filieri, Marco Collareta e Gigetta Dalli Regoli. Un’ attenta selezione di oltre cento opere prodotte dal V all’Xi secolo, allestite in undici sezioni, esplora la produzione artistica lucchese attraverso puntuali riferimenti al contesto europeo. Un interessante percorso espositivo dove l’opera d’arte, come Ragghianti ci ha insegnato, è valutata in relazione dinamica con i fenomeni circostanti secondo un metodo che prende in esame i materiali senza giudizi preconfezionati. La rassegna si avvale anche di recenti studi sulle tipologie decorative e sul loro retroterra intellettuale e culturale. Lucca e l’Europa. Un’idea di Medioevo. V-xi secolo apre il suo percorso espositivo con una meditata, quanto significativa, selezione di antiche monete. I reperti numismatici si configurano fra quei privilegiati indici dello sviluppo artistico dai quali si evince il passaggio dall’estetica naturalistica all’indirizzo astratto prevalente in età medievale. Questo storico passaggio è ben visibile nel Decanummo di Atalarico, conservato a Firenze al museo del Bargello, nel denaro argenteo per Carlo Magno e nel denaro argenteo per Ottone Ii, entrambi custoditi presso il Museo di Villa Guinigi a Lucca. Il percorso prosegue con la sezione dei preziosi manufatti in avorio, materiale pregiato e raro destinato alle più raffinate produzioni nell’arte tardo-antica, fra cui spiccano la pisside in avorio proveniente dal Museo Civico di Livorno, il Dittico del 480 commissionato dal console Basilio e il Dittico consolare di Aerobindo del Vi secolo. Da questi importanti capolavori si coglie con chiarezza la nuova e diversa dimensione creativa dell’arte tardo-antica, sotto la cui spinta tramonta l’estetica classica. L’affermarsi della decorazione “astratta” con il simbolismo che talvolta le è connesso, trova piena affermazione nell’oreficeria, dagli ornamenti dell’abito civile alle decorazioni delle armi. Di questa produzione, riservata alle classi dominanti, si presentano a Lucca notevoli ed emblematici esempi del Vii secolo quali, il frontale di elmo che reca inciso il nome del re longobardo Agilulfo del Museo del Bargello di Firenze, la fibula a disco proveniente dal Museo Archeologico di Parma e quella a staffa conservata presso il Museo di Villa Guinigi a Lucca. La sezione successiva presenta una straordinaria raccolta di sculture in pietra: colonne, pilastrini, capitelli, architravi, transenne e timpani che, nell’insieme, documentano lo sviluppo della decorazione architettonica dal Vii al X secolo entro il suo contesto intellettuale e culturale. Raffinati esempi ne sono la lastra con croce di Aquilea (Lucca), il pilastrino proveniente dal Museo Statale d’Arte Medievale e Moderna di Arezzo e le lastre dell’antica cattedrale di Torino. Nel periodo altomedievale il culto per le reliquie dei Santi si colloca con forza negli usi del popolo cristiano e la devozione che ne deriva avvia una produzione specifica di preziosi reliquiari sia monumentali che mobili. Significativi esempi di questa produzione artistica sono il reliquiario di Cividale, la cassetta-reliquiario della cattedrale di Sarzana e quelli a croce di Vigevano e Volterra. La mostra affronta anche il ruolo capitale che l’arte del libro occupa nella cultura del periodo. Oltre ad un testimone d’eccezione, il celeberrimo manoscritto 490 della Biblioteca Capitolare di Lucca, che reca la data 787, sono esposti codici e fogli sciolti di produzione altomedievale tra cui particolarmente rari e significativi l’evangelario della Biblioteca Capitolare di Perugia, il foglio di produzione insulare (irlandese o britannico) con Cristo fra gli Apostoli della Biblioteca Nazionale di Torino, l’ornatissimo omeliario dell’abbazia di Montecassino e l’insigne manoscritto Amiatino 3 della Biblioteca Laurenziana di Firenze. Nello spirito della mostra, anche in questo caso gli apparati decorativi dei codici sono suggestivamente confrontati con importanti manufatti di altre tipologie, quali il cosiddetto “cavallino” da Corteolona dei Musei Civici di Pavia, il dittico di Rambona dei Musei Vaticani e il marmoreo rilievo con Arcangelo di Capua. La “rinascita” carolingia, avviata nel mondo del libro con l’introduzione della minuscola carolina, nel giro di una generazione arriva a coinvolgere tutte le “arti diverse”, qui testimoniate da capolavori assoluti quali il capitello di Malles e la Madonna di Brescia, in stucco, e il Santo ad affresco e la testina in avorio da San Vincenzo al Volturno. Un’intera sezione è dedicata poi ad una raffinata selezione di preziosi tessuti serici di provenienza orientale, quali l’eccezionale se pur poco noto telo di Ascoli Piceno e due più famosi frammenti del Museo Vaticano e del Bargello. Il tema degli animali affrontati, tipico di questi tessuti, viene ripreso nella scultura in pietra coeva: ne sono esempi in mostra le formelle del Museo Barracco di Roma, le lastre del Museo Provinciale Campano di Capua e del Museo Archeologico Nazionale di Cagliari. Questo motivo svolge un ruolo importante nello sviluppo del capitello medievale, di cui la mostra testimonia i momenti cruciali con esempi significativi che vanno dall’enigmatico e affascinante capitello di Gello, oggi a Villa Guinigi, fini a quello ormai pienamente romanico di Pavia. Il fascino dell’Oriente, così importante per gli uomini del medioevo, non è testimoniato in mostra solo dai tessuti ma anche da altre tipologie di oggetti che dimostrano l’eccellenza artistica di Bisanzio e dell’Islam: è il caso dello splendido Falco in bronzo, sicuramente fra i più notevoli metalli islamici che ci siano pervenuti (affiancato dal suo travestimento in foggia di gallo realizzato quando l’oggetto fu utilizzato come banderuola sulla chiesa di San Frediano di Lucca), nonché dei bacini ceramici che ornavano le chiese romaniche lucchesi e pisane. La mostra si conclude con testimonianze artistiche appartenenti agli anni di passaggio tra Xi e Xii secolo: codici, sculture e monete che alludono in forma sintetica alla nascita della civiltà comunale lucchese. Un rarissimo bronzo raffigurante un leone con volto umano ci proietta poi idealmente verso la realizzazione di una seconda mostra, che illustrerà lo svolgimento dell’arte lucchese nei secoli centrali del Romanico (Xii- Xiii secolo). Il percorso espositivo prosegue idealmente nella quattrocentesca Villa Guinigi sede del Museo Nazionale a pochi metri della Fondazione Ragghianti. La Villa ospita infatti una ricchissima collezione di reperti valorizzata da un recente nuovo allestimento che ha coinvolto tutta la sezione medievale del museo. Www.centenarioragghianti.it  
   
   
FORLÌ (MUSEI DI SAN DOMENICO): MELOZZO DA FORLI´ - L´UMANA BELLEZZA TRA PIERO DELLA FRANCESCA E RAFFELLO - 29 GENNAIO/12 GIUGNO 2011  
 
Dal 29 gennaio al San Domenico Melozzo da Forlì: la mostra più completa mai proposta I capolavori di Mantegna, Piero della Francesca, Bramante e Raffaello affiancheranno quelli del maestro forlivese "Senza Melozzo, il Cinquecento di Raffaello e Michelangelo non sarebbe mai esistito". L´opinione di Antonio Paolucci,direttore dei Musei Vaticani, rende perfettamente l´idea di quanto il maestro forlivese abbia "pesato" sull´intero Rinascimento. Dal 29 gennaio al 12 giugno, la sua città natale, Forlì, lo celebra con la più completa esposizione che mai gli sia stata dedicata. Al San Domenico saranno riunite praticamente tutte le opere "mobili" dell´artista, riunendo anche gli affreschi staccati del colossale ciclo da lui creato per l´abside della Chiesa dei Santi Apostoli a Roma, ciclo disperso tra Musei Vaticani e Quirinale. La mostra proporrà inoltre capolavori dei grandi, da Mantegna, a Piero della Francesca (in mostra anche la sua "Madonna di Sinigaglia"), Bramante e Berraguete, da cui Melozzo trasse insegnamenti e suggestioni o che, come il Beato Angelico, Mino da Fiesole, Antoniazzo Romano, frequentò nella Roma pontificia. Infine un ampia sequenza di opere, selezionate per precise affinità, di artisti che a lui si ispirarono, in particolare Raffaello presente in mostra con un nucleo strepitoso di capolavori, e che di lui furono allievi, e tra tutti il Palmezzano. Insieme a opere di Perugino, Benozzo Gozzoli, Paolo Uccello, a comporre una emozionante carrellata di grandi interpreti di uno dei momenti più felici della storia dell´arte. La mostra, promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Forlì, è curata da Antonio Paolucci, Daniele Benati e Mauro Natale. L´allestimento sarà curato dallo Studio Wilmotte et Associes di Parigi e Lucchi & Biserni di Forlì. Informazioni e prenotazioni: www.Mostrafiori.com  - www.Mostramelozzo.com  
   
   
BAGNO DI ROMAGNA (PALAZZO DEL CAPITANO): CESARE ZAVATTINI. “MA È CERTO CHE SONO UN PITTORE” - 11 SETTEMBRE/21 NOVEMBRE  
 
In mostra gli autoritratti dell´età matura dove Zavattini abbandona la “castigatezza” dei periodi precedenti. Bagno di Romagna, nota località termale dell’appennino cesenate, dedica un omaggio a Cesare Zavattini pittore con una rassegna di opere provenienti dalla collezione del regista e scrittore, attualmente conservata presso i Musei Civici di Reggio-emilia. L’iniziativa, che rappresenta il momento artisticamente più importante del calendario “Bagno d´arte 2010”, fa seguito alla pubblicazione di un volume promosso dalla Soprintendenza per i beni librari e documentari della Regione Emilia-romagna (Un archivio dell’arte. Cesare Zavattini e la pittura, a cura di Giorgio Boccolari e Orlando Piraccini, Bologna, Editrice Compositori, 2009), specificamente dedicato al rapporto di Zavattini con la vicenda artistica del suo tempo. In esposizione, con il corredo di un originale apparato documentario, figureranno oltre quaranta opere che ricostruiscono il percorso creativo zavattiniano, ponendo l’accento sulla serie degli “autoritratti” e sull’opera matura dell’artista nella quale Zavattini abbandona l’abituale castigatezza dei “quadri minimi”. Proiezioni in collaborazione con l´arena San Biagio di Cesena, visite guidate con i consoli del Touring Club e incontri con le scuole animeranno la mostra durante tutto il periodo di apertura. La mostra è promossa dal Comune di Bagno di Romagna, d’intesa con Ibacn Emilia-romagna e Archivio Cesare Zavattini di Reggio-emilia. Info: Ufficio Informazioni e Accoglienza Turistica - Palazzo del Capitano -Via Fiorentina 38, Bagno di Romagna - Tel. 0543911046 – Fax 0543911026 - info@bagnodiromagnaturismo.It  - www.Bagnodiromagnaturismo.it    
   
   
LUCCA (COMPLESSO MONUMENTALE DI SAN MICHELETTO): LUCCA E L’EUROPA. UN’IDEA DI MEDIOEVO (V-XI SECOLO) - FONDAZIONE CENTRO STUDI SULL’ARTE LICIA E CARLO LUDOVICO RAGGHIANTI - 25 SETTEMBRE 2010 – 09 GENNAIO 2011  
 
La mostra, organizzata in occasione delle celebrazioni per il centenario dalla nascita di Carlo Ludovico Ragghianti, è stata progettata da un Comitato Scientifico costituito da: Clara Baracchini, Carlo Bertelli, Antonino Calca, Maria Teresa Filieri, Marco Collareta e Gigetta Dalli Regoli. Un’ attenta selezione di oltre cento opere prodotte dal V all’Xi secolo, allestite in undici sezioni, esplora la produzione artistica lucchese attraverso puntuali riferimenti al contesto europeo. Un interessante percorso espositivo dove l’opera d’arte, come Ragghianti ci ha insegnato, è valutata in relazione dinamica con i fenomeni circostanti secondo un metodo che prende in esame i materiali senza giudizi preconfezionati. La rassegna si avvale anche di recenti studi sulle tipologie decorative e sul loro retroterra intellettuale e culturale. Lucca e l’Europa. Un’idea di Medioevo. V-xi secolo apre il suo percorso espositivo con una meditata, quanto significativa, selezione di antiche monete. I reperti numismatici si configurano fra quei privilegiati indici dello sviluppo artistico dai quali si evince il passaggio dall’estetica naturalistica all’indirizzo astratto prevalente in età medievale. Questo storico passaggio è ben visibile nel Decanummo di Atalarico, conservato a Firenze al museo del Bargello, nel denaro argenteo per Carlo Magno e nel denaro argenteo per Ottone Ii, entrambi custoditi presso il Museo di Villa Guinigi a Lucca. Il percorso prosegue con la sezione dei preziosi manufatti in avorio, materiale pregiato e raro destinato alle più raffinate produzioni nell’arte tardo-antica, fra cui spiccano la pisside in avorio proveniente dal Museo Civico di Livorno, il Dittico del 480 commissionato dal console Basilio e il Dittico consolare di Aerobindo del Vi secolo. Da questi importanti capolavori si coglie con chiarezza la nuova e diversa dimensione creativa dell’arte tardo-antica, sotto la cui spinta tramonta l’estetica classica. L’affermarsi della decorazione “astratta” con il simbolismo che talvolta le è connesso, trova piena affermazione nell’oreficeria, dagli ornamenti dell’abito civile alle decorazioni delle armi. Di questa produzione, riservata alle classi dominanti, si presentano a Lucca notevoli ed emblematici esempi del Vii secolo quali, il frontale di elmo che reca inciso il nome del re longobardo Agilulfo del Museo del Bargello di Firenze, la fibula a disco proveniente dal Museo Archeologico di Parma e quella a staffa conservata presso il Museo di Villa Guinigi a Lucca. La sezione successiva presenta una straordinaria raccolta di sculture in pietra: colonne, pilastrini, capitelli, architravi, transenne e timpani che, nell’insieme, documentano lo sviluppo della decorazione architettonica dal Vii al X secolo entro il suo contesto intellettuale e culturale. Raffinati esempi ne sono la lastra con croce di Aquilea (Lucca), il pilastrino proveniente dal Museo Statale d’Arte Medievale e Moderna di Arezzo e le lastre dell’antica cattedrale di Torino. Nel periodo altomedievale il culto per le reliquie dei Santi si colloca con forza negli usi del popolo cristiano e la devozione che ne deriva avvia una produzione specifica di preziosi reliquiari sia monumentali che mobili. Significativi esempi di questa produzione artistica sono il reliquiario di Cividale, la cassetta-reliquiario della cattedrale di Sarzana e quelli a croce di Vigevano e Volterra. La mostra affronta anche il ruolo capitale che l’arte del libro occupa nella cultura del periodo. Oltre ad un testimone d’eccezione, il celeberrimo manoscritto 490 della Biblioteca Capitolare di Lucca, che reca la data 787, sono esposti codici e fogli sciolti di produzione altomedievale tra cui particolarmente rari e significativi l’evangelario della Biblioteca Capitolare di Perugia, il foglio di produzione insulare (irlandese o britannico) con Cristo fra gli Apostoli della Biblioteca Nazionale di Torino, l’ornatissimo omeliario dell’abbazia di Montecassino e l’insigne manoscritto Amiatino 3 della Biblioteca Laurenziana di Firenze. Nello spirito della mostra, anche in questo caso gli apparati decorativi dei codici sono suggestivamente confrontati con importanti manufatti di altre tipologie, quali il cosiddetto “cavallino” da Corteolona dei Musei Civici di Pavia, il dittico di Rambona dei Musei Vaticani e il marmoreo rilievo con Arcangelo di Capua. La “rinascita” carolingia, avviata nel mondo del libro con l’introduzione della minuscola carolina, nel giro di una generazione arriva a coinvolgere tutte le “arti diverse”, qui testimoniate da capolavori assoluti quali il capitello di Malles e la Madonna di Brescia, in stucco, e il Santo ad affresco e la testina in avorio da San Vincenzo al Volturno. Un’intera sezione è dedicata poi ad una raffinata selezione di preziosi tessuti serici di provenienza orientale, quali l’eccezionale se pur poco noto telo di Ascoli Piceno e due più famosi frammenti del Museo Vaticano e del Bargello. Il tema degli animali affrontati, tipico di questi tessuti, viene ripreso nella scultura in pietra coeva: ne sono esempi in mostra le formelle del Museo Barracco di Roma, le lastre del Museo Provinciale Campano di Capua e del Museo Archeologico Nazionale di Cagliari. Questo motivo svolge un ruolo importante nello sviluppo del capitello medievale, di cui la mostra testimonia i momenti cruciali con esempi significativi che vanno dall’enigmatico e affascinante capitello di Gello, oggi a Villa Guinigi, fini a quello ormai pienamente romanico di Pavia. Il fascino dell’Oriente, così importante per gli uomini del medioevo, non è testimoniato in mostra solo dai tessuti ma anche da altre tipologie di oggetti che dimostrano l’eccellenza artistica di Bisanzio e dell’Islam: è il caso dello splendido Falco in bronzo, sicuramente fra i più notevoli metalli islamici che ci siano pervenuti (affiancato dal suo travestimento in foggia di gallo realizzato quando l’oggetto fu utilizzato come banderuola sulla chiesa di San Frediano di Lucca), nonché dei bacini ceramici che ornavano le chiese romaniche lucchesi e pisane. La mostra si conclude con testimonianze artistiche appartenenti agli anni di passaggio tra Xi e Xii secolo: codici, sculture e monete che alludono in forma sintetica alla nascita della civiltà comunale lucchese. Un rarissimo bronzo raffigurante un leone con volto umano ci proietta poi idealmente verso la realizzazione di una seconda mostra, che illustrerà lo svolgimento dell’arte lucchese nei secoli centrali del Romanico (Xii- Xiii secolo). Il percorso espositivo prosegue idealmente nella quattrocentesca Villa Guinigi sede del Museo Nazionale a pochi metri della Fondazione Ragghianti. La Villa ospita infatti una ricchissima collezione di reperti valorizzata da un recente nuovo allestimento che ha coinvolto tutta la sezione medievale del museo. Catalogo: Edizioni Fondazione Ragghianti Studi sull’Arte Info: Fondazione Centro Studi sull’Arte Licia e Carlo Ludovico Ragghianti - Complesso monumentale di San Micheletto, Via San Micheletto 3, Lucca - Tel. +39 0583/467205 - fax +39 0583/49032 - www.Fondazioneragghianti.it  - info@fondazioneragghianti.It  - www.Centenarioragghianti.it   
   
   
PARMA (MAMIANO DI TRAVERSETOLO): GUTTUSO.PASSIONE E REALTÀ- 11 SETTEMBRE /8 DICEMBRE 2010  
 
Anticipa le celebrazioni per l´imminente Centenario della nascita, l´importante esposizione che a Renato Guttuso dedica, dall´11 settembre all´8 dicembre, la Fondazione Magnani Rocca a Mamiano di Traversetolo, nel parmense. Una mostra a suo modo completa, nel senso che presenta opere fondamentali per tutti i maggiori momenti dell´attività artistica del maestro. Comprese alcune celebri icone come La spiaggia, Il Comizio, Spes contra spem, Caffè Greco, eccezionalmente prestato dal Museo Thyssen-bornemisza di Madrid. Una mostra antologica, quindi, che prende idealmente spunto dalle quattro opere di Guttuso presenti nella collezione permanente della Magnani Rocca e dal cospicuo fondo epistolare che mette in luce i rapporti tra il maestro e Luigi Magnani. Una motivazione ulteriore viene dal ricordo della grande mostra che nel 1963-64 Parma dedicò a Guttuso, mostra in cui era esposto il monumentale olio La spiaggia (4,5 metri di base) che il maestro di Bagheria destinò alla Galleria Nazionale di Parma e che sarà tra i capolavori presentati alla Magnani Rocca. Sessantacinque opere, sceltissime, per documentare l´intensità espressiva del momento formativo, all´inizio degli anni trenta, il sentito realismo sociale ed espressionista, fino al vitalismo rinnovato della sua ultima stagione. Queste le sezioni su cui si dipana il percorso espositivo: "l´artista, il suo mondo, gli amici; i ritratti"; "il realismo sociale e bellico, il lavoro, la politica, la memoria"; "la vita collettiva/la solitudine, i divertimenti, il realismo allegorico, l´eros"; "gli interni, le nature morte, i paesaggi". Per offrire ai visitatori l´opportunità di confrontarsi con un artista che aveva un´idea forte della funzione dell´arte nella società, una concezione che oltrepassava le mura dello studio; al di fuori, dentro o contro movimenti artistici, che lo vedono protagonista o escluso, spesso polemista sanguigno e colto. Oggettivamente Guttuso è stato per più di cinquant´anni uno straordinario testimone dei tempi, in grado di rappresentare con le sue opere, ma anche coi suoi scritti, il realismo della condizione umana con le sue sofferenze, i suoi miti, le sue passioni. Lui che in politica e in amore trasfuse passione viscerale, offrendo spunti frequenti ai rotocalchi, al punto da divenire, in vita e ancor più dopo la morte, uno dei personaggi più citati dalle cronache. Se La spiaggia, Il Comizio, Caffè Greco, Spes contra spem sono le icone, certamente alta è la qualità anche delle altre opere proposte dalla mostra: a cominciare dalle splendide, drammatiche nature morte che, negli anni quaranta, facevano presagire la tragedia della guerra e della catastrofe, fra realismo organolettico e narrativo postcubista. Oppure i personaggi del "realismo sociale" e poi di quello "esistenziale" degli anni cinquanta, fino alle situazioni del suo particolare "realismo memoriale", evocativamente visionarie. Oltre che dal museo madrileno le opere provengono da importanti musei italiani e da celebri collezioni, come la Collezione Barilla d´Arte Moderna, la Collezione Bocchi, con opere raccolte dal parmigiano Mario Bocchi tra i più importanti estimatori e amici di Guttuso e tra i principali artefici della citata mostra del 1963-64, e la Fondazione Francesco Pellin, originata dal rapporto di amicizia fra il pittore e l´industriale varesino Pellin, testimoniata da una raccolta di opere guttusiane di grande bellezza e dal sostegno mecenatesco alla pubblicazione del Catalogo Generale del pittore, curato da Enrico Crispolti, autore anche del saggio principale del catalogo della mostra. Dalla mostra emerge un artista capace di intessere rapporti con altri artisti, anche impegnati in discipline diverse: scrittori come Moravia - raffigurato da Guttuso in un celebre ritratto - , scultori come Manzù - che gli dedicò il monumento funebre di Bagheria dove è sepolto - , musicisti come Nono, poeti come Pasolini, Montale, Neruda, grandi maestri della pittura come, fra gli altri, Picasso, Sutherland, Morlotti ebbero con lui rapporti di amicizia e di feconda collaborazione artistica. E anche per questa visione olistica dell´arte, Guttuso trova comunanza di linguaggio con Luigi Magnani, imprenditore ma soprattutto uomo di cultura che, nella sua magnifica dimora, si circondò di opere d´arte che comprendono Gentile da Fabriano, Dürer, Tiziano, Van Dyck, Rubens, Füssli, Goya, Canova, Monet, Cézanne, ma anche una emozionante sequenza di artisti a lui contemporanei e spesso amici, Morandi, De Pisis, lo stesso Guttuso. Guttuso. Passione e Realtà Mostra e catalogo a cura di Stefano Roffi con saggio in catalogo di Enrico Crispolti e interventi di Alberto Mattia Martini e Stefano Roffi. Edizioni Gabriele Mazzotta. Fondazione Magnani Rocca, via Fondazione Magnani Rocca 4, Parma - Mamiano di Traversetolo. Dall´11 settembre all´8 dicembre 2010. Aperto anche 1° novembre e 8 dicembre. Informazioni e prenotazioni: tel. 0521 848327 / 848148 - Fax 0521 848337 -  info@magnanirocca.It - www.Magnanirocca.it  
   
   
URBINO: ACCADEMIA RAFFAELLO – GUERRINO TRAMONTI - CERAMICHE IN TERRA D´URBINO, 1930-1970  
 
Urbino, Casa natale di Raffaello - Bottega Giovanni Santi. Urbino rende omaggio al maestro della ceramica Guerrino Tramonti (Faenza 1915–1992), con una importante mostra retrospettiva presso la Casa natale di Raffaello. Un luogo che rappresenta l´eccellenza dell´arte tout-court, dove l’artista avrebbe certamente avuto piacere di esporre da vivo. Dopo il successo della manifestazione tenutasi lo scorso anno al Museo di Palazzo Venezia a Roma, la mostra “Guerrino Tramonti. Ceramiche in terra d’Urbino, 1930-1970”, allestita dal 2 al 30 settembre 2010 nelle prestigiose sale espositive della Bottega di Giovanni Santi, testimonia un grande e ulteriore riconoscimento per Tramonti, ceramista, scultore e pittore fra i più affermati in Italia nel Xx secolo. Promossa dall’Accademia Raffaello in Urbino in collaborazione con la Fondazione Guerrino Tramonti in Faenza, che dopo la scomparsa dell’artista ne tutela e custodisce le opere, l’esposizione a cura di Gian Carlo Bojani mette in risalto il periodo più fecondo dell’attività del maestro, tra gli anni Trenta e Sessanta. Un quarantennio caratterizzato da una produzione inesauribile e impetuosa, nota per le sue inconfondibili atmosfere decorative, nell’ambito della quale sono stati riuniti più di sessanta capolavori, tra sculture in terrecotta e ceramiche, in particolare maioliche e grès porcellanato. Il corpus centrale dell’esposizione è inoltre arricchito da alcuni tra i suoi numerosi dipinti, per una indicazione di confronto con il segno pittorico, che sarà invece interesse prevalente dell’artista negli anni successivi al 1970. Guerrino Tramonti è artefice di qualità fin dagli anni giovanili; esce dalla Regia Scuola di Ceramica di Faenza, dove impara a conoscere i colori dal maestro faentino Anselmo Bucci, e dove lo scultore Domenico Rambelli, tra gli insegnati, diventa punto di riferimento per il suo futuro artistico. Inizia ad esporre dall’età di quindici anni e, già vincitore di numerosi premi d’arte, approda negli ambienti artistico-culturali della capitale negli anni Quaranta. Fino agli anni Cinquanta, rimane sodale dell´ambiente romano più qualificato, con personalità come Libero De Libero, Leonardo Sinisgalli, il principe Massimo, e l´editore d´arte De Luca che nel 1956 pubblica la sua monografia, nella collana “Artisti d’oggi”. Dopo i primi studi scolastici, Tramonti ha sempre condotto la sua ricerca creativa da autodidatta, fuori dai canoni accademici, allargando i suoi orizzonti alla scultura e alla pittura, in linea con il clima di “sintesi delle arti” dell’epoca. Ed è per altro nota l’assidua frequentazione di artisti come Arturo Martini, conosciuto in Liguria nel 1938 - quando lavora presso la manifattura “La Casa d’Arte Agnino & Barile” di Albisola - , Filippo de Pisis a Venezia, dove vive dal 1944 al 1947, e Franco Gentilini, amico d’infanzia a Faenza e poi rincontrato a Roma. Tramonti si dedica alacremente e instancabilmente al suo lavoro per tutta la vita e raggiunge una compiutezza espressiva assolutamente unica e personale che, apprezzata da subito dalla critica e consacrata dall’interminabile quantità di mostre e rassegne collettive e personali, gode a tutt’oggi di fama internazionale. Il percorso della mostra in terra di Urbino, propone le opere più rappresentative dei quattro periodi fondamentali della carriera artistica di Guerrino Tramonti, suddivise nelle sale espositive della Bottega Giovanni Santi nella Casa di Raffaello. Il primo periodo è quello delle opere a tutto tondo, risalente agli anni Trenta e Quaranta, sotto l´influenza di Arturo Martini e nel clima novecentesco della ripresa archeologizzante, soprattutto d´impronta etrusca, come dimostrano il bronzo Cantilena (1940-44) e significative sculture in terracotta smaltata e dipinta. Il secondo periodo, risalente al secondo dopoguerra, si manifesta invece nel duplice aspetto di rivestimenti a lustro – in cui a Faenza c´era il grande exploit di maestri come Pietro Melandri e Riccardo Gatti – e nella creazione di maioliche a grossi spessori di smalti, con decorazioni e forme di gusto "primitivo", sull’esempio del maestro Guido Gambone, esaltato da Tramonti come il massimo ceramista del Xx secolo. Si trovano qui esposti i bellissimi vassoi, definiti dalla critica “antichissimi e moderni allo stesso tempo”, che Tramonti realizza con semplici colori – azzurro, giallo, rosso, bianco - e sempre in stretto legame con le ragioni naturali per cui l’arte della ceramica è nata. I suoi piatti e vassoi si possono attaccare ai muri, ma si possono tranquillamente impiegare per l’uso domestico o tenere sul tavolo fra i libri, riconducendoli così al loro uso originario. In questa sala si possono inoltre ammirare due opere rarissime: due ciotole in terracotta decorata a firma dell’amico Franco Gentilini, eseguite dalla bottega Tramonti. La terza fase del percorso artistico di Tramonti è legata alla sperimentazione da lui avviata alla Scuola d’Arte Francesco Antonio Grue di Castelli, nei primi anni Cinquanta, con una nuova figurazione sulla linea dalle iconografie del Neocubismo, Astrattismo e Primitivismo. Ricerca che porta alla realizzazione presso la scuola di un soffitto composto da 356 tavelle maiolicate con decorazioni policrome. Opera presentata e premiata alla Decima Triennale di Milano nel 1954, che costituisce la versione contemporanea della cosiddetta “Sistina della ceramica”, il seicentesco soffitto maiolicato della Chiesa di San Donato di Castelli d’Abruzzo. Questo periodo è rappresentato in mostra dai grandi dischi decorativi, invetriati con craquelures, tra cui spiccano la bella Donna con pera (1969-76) e geometriche nature morte. Come sostiene il curatore Bojani: “Sono ceramiche ove si ripresentano quei richiami dell’arcaismo mediato collegatisi stavolta anche alle semplificazioni compositive di un Pablo Picasso, e in un’ottica di riduzione post-cubista rivolta all’alto “decorativismo” di un Gorge Braque. Ma in questa mimesi primitivista dai suddetti maestri, Tramonti ben presto fa confluire l’arcaismo della pittura medioevale catalana, da un viaggio epifanico che in quegli anni compiva in Barcellona assieme a Franco Gentilini. Di allora – ad iniziare dal 1953 – è l’ideazione delle prime grandi forme circolari (…) con l’annullamento di ogni suggestione prospettica e quegli espressionisti tocchi di rosso alle guance, assieme – e qui è una soluzione della tecnica che trasmuta in linguaggio estetico – a quella grossa invetriatura cavillata che fa assumere alla ceramica inedite valenze illusionistiche come figure galleggianti in un acquario, con suggestioni da mosaici bizantini, da vetrate gotiche, da smalti “cloisonnés”. In ultimo, vediamo esposte le raffinate ceramiche che richiamano l’arte orientale di Cina, Corea e Giappone, ma che venivano rivissute con il purismo formale del design molto in voga fra gli anni Sessanta e Settanta in Europa. Un’essenzialità che ha portato Tramonti a scegliere il grès, materia orientale i cui risultati non dipendono soltanto dalla cottura ad elevata temperatura, ma anche dall’impasto. Definito “porcellana tenera” il Grès si presta al felice connubio di forma e colore. “Quando faccio una forma – dice l’artista – io penso a una scultura”. Sono opere costruite tutte in blocco e per ogni forma sono scelti gli smalti adatti: i veri colori del grès ovvero il bianco, il bruno piombo (detto nero), il bleu, il verde e la gamma dei cinesi. Nel soppalco che affaccia sulla seconda sala del percorso espositivo, si trovano allestiti, a corredo, alcuni dei dipinti a cui Tramonti si dedica dagli anni Settanta in avanti. Dopo gli innumerevoli successi ottenuti con le arti del fuoco, l’artista decide infatti di abbandonare la ceramica, in particolare le tecniche ad alta temperatura, perché riteneva “di non poter andare oltre a quello che avev(a) raggiunto”. Le composizioni pittoriche sono da ammirare accostate alla sua produzione di ceramista poiché in esse ritornano le sue più celebri iconografie, tra “arcaismi”, elementi di post-cubismo e surrealismo, oltre a rapporti cromatici e forme plastiche ispirati a Fernand Leger, che egli aveva ammirato in Costa Azzurra. La mostra riassume dunque al meglio l’interpretazione materica e policroma di Guerrino Tramonti che si impone sempre con forza, mostrando una personalità espressiva decisa a superare il passato e a rappresentare la contemporaneità con una impronta mediterranea graffiante e raffinata più che mai attuale. Così scriveva l’amico Enzo Tortora in occasione della mostra alla Galleria Mariani di Ravenna nel 1974: “Tramonti ha trovato una sua sigla inconfondibile, dopo una ricerca accanita: poche volte m’è capitato in sorte di assistere, da “dietro le quinte” al travaglio di un’opera di pittura. Ora che lo conosco, fiuterei i suoi quadri tra mille: c’è dentro fino al collo. I suoi gatti, le sue nuvole, le sue forme che s’alzano in un volo nuovo, liberatorio: aquiloni che si portano dietro anni ed anni d’esperienze vissute fino alla crudeltà con se stesso. Come quella, estrema, di firmare “Tramonti” il lavoro di un pittore che “sorge”. O che risorge, se volete. Ma che, comunque, durerà”. Catalogo a cura di Gian Carlo Bojani con introduzione del Presidente dell’Accademia Raffaello, Giorgio Cerboni Baiardi e un testo critico di Anna Cerboni Baiardi, docente all´Istituto di Storia dell´Arte dell´Università Statale di Urbino  
   
   
ROMA (ACCADEMIA DI FRANCIA A ROMA - VILLA MEDICI): PHILIPPE GRONON, L’ALTRO LATO - 14 SETTEMBRE / 17 OTTOBRE 2010  
 
Da martedì 14 settembre a domenica 17 ottobre 2010, l’Accademia di Francia a Roma - Villa Medici presenta, nell’ambito di Fotografia, Festival Internazionale di Fotografia di Roma, il lavoro di Philippe Gronon nell’Atelier del Bosco di Villa Medici. La mostra, dal titolo L’altro Lato, presenta una selezione di fotografie provenienti dalla serie Versos, in cui l’artista dal 2005 fotografa il retro di un’opera d’arte, che seleziona da collezioni private e pubbliche, facendo vedere esclusivamente il telaio o il supporto. La relazione tra il dritto e il rovescio dell´oggetto, che perfino il titolo dell’opera stessa vuole sottolineare, instaura una tensione produttiva tra ciò che si vede e ciò che si immagina. Gronon utilizza, in questa serie, la fotografia per interrogare i mezzi e le tecniche di quest’arte nel corso della sua storia. La scelta delle opere fotografate non si basa sulla notorietà dell’opera, ma su ciò che “l’altro lato” di essa riesce a raccontare della vita e delle vicissitudini dell’oggetto come la cornice, i agganci, i rinforzi, le etichette, ecc. Posizionati sul telaio. Il soggetto di questa serie si colloca, in un certo senso, sulla scia delle serie precedenti (da Chassis Photographiques a Ecritoires) nelle quali non sono tanto in questione la pittura e il quadro come immagini, ma piuttosto la pittura e il quadro come oggetti. A progetto terminato, la serie completa di Versos riunirà una cinquantina di lavori. Nato nel 1964, Philippe Gronon vive e lavora a Malakoff (Francia). E’ stato artista in residenza all’Accademia di Francia a Roma dal 1994 al 1995. A metà degli anni ’80 inizia ad utilizzare una tecnica innovativa che in seguito orienterà tutte le sue opere. Gronon lavora infatti con la camera oscura, mettendo a fuoco, frontalmente, oggetti generalmente piatti. In seguito sviluppa le immagini portando un’attenzione minuziosa alla qualità della “definizione per diminuire la parte d’interpretazione soggettiva ed intensificare la presenza dell’oggetto all’immagine” e le pone su di una placca di alluminio staccata dal muro di qualche centimetro. Coerentemente con la volontà di mantenere il più possibile realistico il suo lavoro, l´artista decide di rappresentare gli oggetti a grandezza naturale. Le sue fotografie sono così caratterizzate da una corrispondenza tra l’oggetto rappresentato e l’immagine dell’oggetto o dall´identificazione stessa tra la superficie dell’oggetto come lo si trova nel mondo e la superficie dell´oggetto che costituisce l’immagine fotografica. Si tratta di un processo di duplicazione piatta che opera attraverso un “minimo divario” tra l´appiattimento radicale che il mezzo fotografico effettua sugli spessori, anche impercettibili, degli oggetti della vita quotidiana. Philippe Gronon ha esposto in numerosi luoghi tra cui il Mamco di Ginevra, il Centre Georges Pompidou di Parigi e la Yossi Milo Gallery di New York. A Parigi è rappresentato dalla Dominique Fiat Galerie. Info: Accademia di Francia - Villa Medici - Viale Trinità dei Monti 1, Roma - tel: 06/67611 - www.Villamedici.it  
   
   
MAMIANO DI TRAVERSETOLO (FONDAZIONE MAGNANI ROCCA): GUTTUSO, PASSIONE E REALTÀ - 11 SETTEMBRE / 8 DICEMBRE 2010  
 
Anticipa le celebrazioni per l´imminente Centenario della nascita, l´importante esposizione che a Renato Guttuso dedica, dall´11 settembre all´8 dicembre, la Fondazione Magnani Rocca a Mamiano di Traversetolo, nel parmense. Una mostra a suo modo completa, nel senso che presenta opere fondamentali per tutti i maggiori momenti dell´attività artistica del maestro. Comprese alcune celebri icone come La spiaggia, Comizio, Spes contra spem, Caffè Greco, eccezionalmente prestato dal Museo Thyssen-bornemisza di Madrid. Una mostra antologica, quindi, che prende idealmente spunto dalle quattro opere di Guttuso presenti nella collezione permanente della Magnani Rocca e dal cospicuo fondo epistolare che mette in luce i rapporti tra il maestro e Luigi Magnani. Una motivazione ulteriore viene dal ricordo della grande mostra che nel 1963 Parma dedicò a Guttuso, mostra in cui era esposto il monumentale olio La spiaggia (4,5 metri di base) che il maestro di Bagheria destinò alla Galleria Nazionale di Parma e che sarà tra i capolavori presentati alla Magnani Rocca. Sessantacinque opere, sceltissime, per documentare l´intensità espressiva del momento formativo, all´inizio degli anni trenta, il sentito realismo espressionista, fino al vitalismo rinnovato della sua ultima stagione. Queste le sezioni su cui si dipana il percorso espositivo: "l´artista, il suo mondo, gli amici; i ritratti"; "il realismo sociale e bellico, il lavoro, la politica"; "la vita collettiva/la solitudine, i divertimenti, il realismo allegorico, l´eros"; "gli interni, le nature morte, i paesaggi". Per offrire ai visitatori l´opportunità di confrontarsi con un artista che aveva un´idea forte della funzione dell´arte nella società, una concezione che oltrepassava le mura dello studio; al di fuori, dentro o contro movimenti artistici, che lo vedono protagonista o escluso, spesso polemista sanguigno e colto. Oggettivamente Guttuso è stato per più di cinquant´anni uno straordinario testimone dei tempi, in grado di rappresentare con le sue opere, ma anche coi suoi scritti, il realismo della condizione umana con le sue sofferenze, i suoi miti, le sue passioni. Lui che in politica e in amore trasfuse passione viscerale, offrendo spunti frequenti ai rotocalchi, al punto da divenire, in vita e ancor più dopo la morte, uno dei personaggi più citati dalle cronache. Se La spiaggia, Comizio, Caffè Greco, Spes contra spem sono le icone, certamente alta è la qualità anche delle altre opere proposte dalla mostra: a cominciare dalle splendide, drammatiche nature morte che, negli anni quaranta, facevano presagire la tragedia della guerra e della catastrofe, fra realismo organolettico e narrativo postcubista. Oppure i personaggi del "realismo sociale" e poi di quello "esistenziale" degli anni cinquanta, fino alle situazioni del suo particolare "realismo memoriale", evocativamente visionarie. Oltre che dal museo madrileno le opere provengono da importanti musei italiani e da celebri collezioni, come la Collezione Barilla d´Arte Moderna, la Collezione Bocchi e la Fondazione Francesco Pellin, originata, quest´ultima, dal rapporto di amicizia fra il pittore e l´industriale varesino Pellin, testimoniata da una raccolta di opere guttusiane di grande bellezza e dal sostegno mecenatesco alla pubblicazione del Catalogo Generale del pittore, curato da Enrico Crispolti, autore anche del saggio principale del catalogo della mostra. Dalla mostra emerge un artista capace di intessere rapporti con altri artisti, anche impegnati in discipline diverse: scrittori come Moravia - raffigurato da Guttuso in un celebre ritratto - , scultori come Manzù - che gli dedicò il monumento funebre di Bagheria dove è sepolto - , musicisti come Nono, poeti come Pasolini, Montale, Neruda grandi maestri della pittura come Picasso, Sutherland, ebbero con lui rapporti di amicizia e di feconda collaborazione artistica. E anche per questa visione olistica dell´arte, Guttuso trova comunanza di linguaggio con Luigi Magnani, imprenditore ma soprattutto uomo di cultura che, nella sua magnifica dimora, si circondò di opere d´arte che comprendono Gentile da Fabriano Dürer, Tiziano, Van Dyck, Rubens, Füssli, Goya, Canova, Monet, Cézanne, ma anche una emozionante sequenza di artisti a lui contemporanei e spesso amici, Morandi, De Pisis, lo stesso Guttuso. Guttuso. Passione e Realtà Mostra e catalogo a cura di Stefano Roffi con saggio in catalogo di Enrico Crispolti e interventi di Alberto Mattia Martini e Stefano Roffi. Edizioni Gabriele Mazzotta. Fondazione Magnani Rocca, via Fondazione Magnani Rocca 4, Parma - Mamiano di Traversetolo. La mostra è realizzata grazie al contributo di Fondazione Cariparma Cariparma Gruppo Crédit Agricole Camera Di Commercio Parma. Informazioni e prenotazioni gruppi: tel. 0521 848327 / 848148 Fax 0521 848337 info@magnanirocca.It - www.Magnanirocca.it  
   
   
NUORO (MAN): ED TEMPLETON. IL CIMITERO DELLA RAGIONE – FINO AL 3 OTTOBRE 2010  
 
È uno tsunami di immagini quello che ha invaso il Man di Nuoro dallo scorso 29 luglio: una folla di centinaia e centinaia di immagini e figure di Ed Templeton, l´Andy Warhol o forse meglio il Basquiat dell´America di oggi. In Il Cimitero della Ragione, questo il titolo della mostra, foto, disegni, acrilici, sculture, video, clips, interventi sonori raccontano le storie, le emozioni e le frequentazioni degli ultimi quindici anni del vitale e dinamico Templeton. Quindici anni in cui l´artista, oggi poco più che trentenne, è stato interprete direttamente coinvolto, e non solo spettatore, dell´America delle periferie, violenta e insieme tenera, luoghi non luogo, senza misure o mezze misure. Sono spaccati su adolescenti in cerca di identità. Band che vivono la noia ruotando su una pista da skateboard, il sangue delle loro cadute, le tribù della notte, le droghe e gli incontri intimi bruciati nelle piccole stanze di hotel. L´artista entra in profondità, vive i mondi, non si limita a registrarli con lo sguardo di un entomologo. La leggerezza è semmai nell´espressione, quasi riproposizioni di fanzines illustrate o meglio di adolescenziali e caotici diari di vita. Ed Templeton nasce come skateboarder, sport che continua a praticare. Ed è proprio la pratica sportiva che gli consente di avvicinare alla pari i più giovani, registrandone crisi e ricerche, sogni, desideri, paure. Quello che travasa nelle sue immagini è un universo che ben conosce per averlo vissuto sulla propria pelle. Racconta di ricerche di sesso e di sessi, di angosce, aggressività, gioie e problemi in esistenze di passaggio. Senza giudicare, offrendo semmai opportunità e chiavi di comprensione a chi abbia voglia di capire senza preventivamente escludere. Per lui si è richiamata l´etichetta della "street art", un´arte di strada, fatta di un insieme disordinato e straordinariamente vivo e attuale di linguaggi. Templeton esprime una continua contaminazione di foto e immagini dipinte, di interventi grafici e di scrittura: murales, tags, graffiti, pubblicità, ma anche musica, in un affastellamento di codici visivi e comportamentali. La mostra racconta la storia di un skateur professionista, di un fotografo, di un designer, di un pittore, di un ragazzo di strada uscito dal tunnel, di un rigoroso vegano, di un pubblicitario di successo, di un creatore di moda (negli States, le sue scarpe sono simbolo di libertà creativa). Una storia che, se anche conduce alle sue vicende, supera però la dimensione autobiografica per mettere a nudo, con coraggio, i fenomeni sociali. Difficile classificare l´opera di Ed Templeton (1972), cresciuto in una periferia di Los Angeles, adolescente diviso tra skateboarding e punk, entrambe vie di fuga e strumento di salvezza. Lo sport gli dà il successo e a 21 anni fonda la "Toy Machine Bloodsucking Skateboard Company", società leader di un territorio di confine, di una cultura urbana fuori norma. La passione per la pittura esplode alla scoperta di Schiele, Balthus e David Hockey. E di pari passo, la passione per la fotografia. All´inizio è una fotocamera analogica, che gli permette di creare personalmente le immagini. Così come continua ad essere allo stesso tempo sportivo e artista, mito e eterno ragazzo di strada, Templeton non vuole scegliere, non vuole limitarsi ad sola disciplina nelle sue espressioni artistiche. Fotografia, pittura, scultura ai suoi occhi sono eguali e complementari. Sulle sue opere egli usa annotare impressioni, aneddoti, stati d´animo, ad unire anche la scrittura ed il racconto. Le immagini in mostra dipanano, tutte insieme, vicende personali e storie complesse di gruppi, un Cimitero della Ragione vissuto e raccontato con crudezza ma senza insistenza. Con realistica poesia. La mostra è un progetto in collaborazione con lo Smak di Ghent, a cura di Thomas Caron. Catalogo edito dallo Smak con testi di Thomas Caron, Jean-françois Chevrier, Carlo Mccormick, Arty Nelson and Philippe Van Cauteren. Info: Man - Via Satta 27, Nuoro tel&fax +390784252110 - mailto:info@museoman.It  
   
   
AUGUSTA E FÜSSEN: CON I DB-ÖBB EUROCITY FINO AL 10 OTTOBRE 2010 SARÀ POSSIBILE VISITARE LA MOSTRA “BAVIERA – ITALIA”  
 
A Füssen nell’ex Monastero benedettino sono presentate diverse testimonianze che dimostrano diverse il legame tra Baviera e Italia dall’antichità fino alla fine del XVIII secolo sotto il titolo “Imperatori, Cult e Casanova”. Il Museo Bavarese di Augusta (Augsburg) sviluppa la tematica “Nostalgia, spiaggia e dolce vita” che mette in luce i rapporti tra Italia e Baviera a partire dal Xix secolo. Lo scambio nel campo artistico e la ricezione dello stile “italiano” nei secoli Xv/xvi sono invece presenti nella mostra del Museo Massimliano anche questo situato a Augusta. Con i nuovi treni Db-öbb Eurocity si raggiunge Augusta dall’Italia con un solo cambio a Monaco di Baviera a partire da 39 Euro*. Giunti a destinazione è disponibile ogni mezz’ora un bus-navetta messo a disposizione dall’Azienda Comunale che collega la stazione ferroviaria con il Museo Massimiliano e il Museo bavarese al costo di solo 1 Euro a tratta. I collegamenti Db-öbb Eurocity partono da Bologna/ Milano, Brescia, Verona, Trento, Bolzano e altre città italiane verso Austria e Germania e garantiscono un viaggio con carrozze confortevoli e pulite, a bordo è presente una carrozza ristorante sempre aperta e disponibile per qualsiasi tipo di consumazione per tutto il viaggio. In 1^ classe sono disponibili giornali gratuiti e il servizio “on seat service“, cibi e bevande di elevata qualità serviti direttamente al posto. Inoltre non esiste nessun obbligo di prenotazione e il personale a bordo è trilingue. Le Ferrovie Tedesche (Db) e le Ferrovie Austriache (Öbb) sono da sempre sinonimo di modernità, affidabilità, puntualità, sicurezza ed elevati standard qualitativi. Per riuscire a soddisfare questi requisiti essenziali le Ferrovie Tedesche e Austriache hanno introdotto i propri treni anche in Italia. E’ possibile acquistare i biglietti online sui siti www.Obb-italia.com  e www.Bahn.com/it , anche in lingua italiana, attraverso il call center di Db/öbb (02 6747 9578, info@dbitalia.It ) o presso diverse agenzie affiliate Db Bahn e Öbb (es. Vertours a Verona, Via e Via a Bolzano e molte altre). In più i biglietti a prezzo normale sono disponibili direttamente in treno senza sovraprezzo  
   
   
RANCATE (MENDRISIO): IL RINASCIMENTO NELLE TERRE TICINESI - DA BRAMANTINO A BERNARDINO LUINI - PINACOTECA CANTONALE GIOVANNI ZüST - DAL 9 OTTOBRE 2010 AL 10 GENNAIO 2011  
 
La mostra, curata da Giovanni Agosti, Jacopo Stoppa e Marco Tanzi, si propone di indagare lo svolgimento delle vicende figurative in Canton Ticino tra Quattro e Cinquecento: ed è la prima volta che viene organizzata una manifestazione su questo tema. La pittura locale del tardo Quattrocento è caratterizzata da botteghe che ripetono motivi tardogotici e formule arcaiche (i Seregnesi, Antonio da Tradate): risultano perciò fondamentali - per la svolta in senso rinascimentale - gli interventi di artisti di primissimo piano che portano con sé le novità elaborate a Milano e consentono così, a partire dal secondo decennio del Cinquecento, ai pittori ticinesi di aggiornarsi. Bramantino, che lascia la tavola con la Fuga in Egitto nel santuario della Madonna del Sasso all´Orselina, e Bernardino Luini, con il polittico di San Sisinio a Mendrisio e con il tramezzo di Santa Maria degli Angeli a Lugano, rappresentano i due casi più notevoli, ma si ricordano anche, per esempio, il pittore delle Scene della Genesi a Campione d´Italia, quello dell´Ultima cena di Ponte Capriasca, il Giampietrino, oltre ad artisti locali di talento, come Bartolomeo da Ponte Tresa, Domenico Pezzi e Giovanni Antonio de Lagaia. La mostra sarà un´occasione unica per rivedere, a breve distanza dalla chiesa per la quale Luini lo dipinse, un elemento del disperso polittico della chiesa di San Sisinio a Mendrisio. La macchina d´altare, che si componeva di almeno otto tavole, oltre a una ricca carpenteria, fu infatti venduta e smembrata nel 1796; lo scomparto principale si trova in una collezione privata italiana, i dipinti minori e la predella sono divisi tra diversi musei e collezioni della Gran Bretagna e degli Stati Uniti. Sarà anche possibile studiare le reazioni che le rivoluzionarie innovazioni proposte da Leonardo da Vinci suscitarono, stimolando le diverse personalità degli artisti: la via personalissima e indipendente di Bramantino, l´originale classicismo di Luini, l´interpretazione accademica del leonardismo da parte del Giampietrino e i tentativi di aggiornamento dei pittori locali. L´esposizione si concluderà con il pezzo centrale del polittico del lodigiano Calisto Piazza eseguito per Santa Maria degli Angeli a Lugano, disperso da secoli e da poco identificato in una collezione privata. Saranno inoltre presentati i risultati delle indagini più recenti sulle personalità finora misteriose di Domenico Pezzi, che ha lasciato la bella pala di San Biagio a Ravecchia, Giovanni Antonio de Lagaia, autore del polittico di Ascona, e il Maestro della cappella Camuzio, recentemente identificato con Bartolomeo da Ponte Tresa, il pittore che firma gli affreschi di Viconago (in provincia di Varese) e riprende diligentemente le invenzioni di Bramantino e di Luini. Accanto ai dipinti saranno presentate alcune sculture, in legno e in pietra, testimoni anch´esse degli scambi vivaci che intercorsero tra le terre ticinesi e Milano. Non mancheranno esempi di oreficeria e altre testimonianze delle «arti congeneri». A questo proposito risulteranno essenziali alcuni prestiti che verranno richiesti dall´Italia e che consentiranno di istituire stimolanti confronti tra diversi ambienti artistici. La mostra rappresenterà anche l´occasione per svolgere una ricerca sul territorio. Partendo dalla constatazione che molte delle opere rinascimentali del Ticino sono inamovibili perché dipinte su muro o perché le loro condizioni di conservazione non lo permettono, sarà infatti proposta una serie di itinerari che si snoderanno attraverso la regione, toccando alcuni tra i suoi siti storico-artistici più notevoli. Questa doppia anima della mostra, che le permetterà di continuare la sua vita anche dopo la conclusione dell´esposizione in Pinacoteca, sarà sottolineata da una pubblicazione in due volumi edita da Officina Libraria: il vero e proprio catalogo e una sorta di guida attraverso i luoghi del Rinascimento ticinese. La tradizionale gravitazione di Varese e del suo territorio verso la Svizzera e la collaborazione in atto tra il Comune di Varese e la Pinacoteca Züst hanno dato vita a una sorta di vetrina della mostra nella Sala Veratti. Nel refettorio settecentesco dell´ex convento di Sant´antonino saranno esposte, a partire dal 16 ottobre 2010, due tavole del più importante pittore varesino del Rinascimento: Francesco De Tatti