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VENERDI

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Notiziario Marketpress di Venerdì 18 Maggio 2012
MILANO (MUSEO NAZIONALE DELLA SCIENZA E DELLA TECNOLOGIA): GIOIELLI DAI ROTTAMI TECNOLOGICI - WORKSHOP AL MUSEO - 24 MAGGIO ORE 18.30-22.30 E 27 MAGGIO ORE 14.30-17.30  
 
Giovedì 24 e sabato 27 maggio il Museo propone due workshop in cui smontare oggetti tecnologici e con i componenti realizzare gioielli e creazioni personalizzate. Giovedì sera, con ingresso gratuito presso Must Shop in via Olona 6, la designer Paola Mirai propone agli adulti di portare i propri device elettronici non più funzionanti, per estrarne i componenti esteticamente più interessanti e includerli a caldo in uno speciale materiale trasparente. Sabato pomeriggio l’attività, compresa nel biglietto d’ingresso al Museo, è rivolta ai ragazzi dai 9 anni e permetterà loro di smontare gli dispositivi per creare le loro sculture su supporti di vari materiali. Giovedì 24 maggio ore 18.30-22.30 Workshop Into Mustshop by Paola Mirai Cirkuita 2.0 Participative jewels from technological junk Ingresso libero da via Olona 6 Un invito a tutti i creativi che vogliono sporcarsi le mani: portate un vostro vecchio device elettronico e vivete in diretta l´intero processo di trasformazione in un gioiello tecnologico personalizzato, dall´esplorazione dell´apparecchio al disassemblaggio, dalla pulitura del componente all´inclusione a caldo in Orotrasparente, una materia frutto di 5 anni di sperimentazione e ricerca. Ai proprietari dei componenti elettronici, Paola Mirai regalerà il gioiello Cirkuita creato insieme durante il workshop. Tutti i gioielli su www.Paolamirai.it I gioielli di Paola Mirai sono già in vendita presso Must Shop. Domenica 27 maggio ore 14.30-17.30 Workshop Into I.lab Materiali by Paola Mirai Spaccachip Per ragazzi da 9 anni | ingresso incluso nel biglietto del Museo, via San Vittore 21 | attività a ciclo continuo senza prenotazione, fino a esaurimento posti Un invito ai ragazzi dai 9 anni in su a intraprendere un viaggio alla scoperta degli oggetti tecnologici. Il workshop è suddiviso in tre attività: 1) Smontaggio dei device portati dai partecipanti o forniti dallo staff e selezione dei componenti interni esteticamente più interessanti; 2) Composizione creativa dei pezzi tecnologici sui alcuni supporti forniti dallo staff: carta, pongo, schede madri, pannelli e contenitori di plexiglass; 3) Assemblaggio. I partecipanti potranno portare con sé le opere realizzate durante l’attività. Il programma dettagliato e aggiornato di tutte le attività (mostre temporanee, visite guidate, laboratori interattivi) è disponibile all’indirizzo http://www.Museoscienza.org/attivita . Info: Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci - Via San Vittore 21, 20123, Milano - infototi@museoscienza.It  - www.Museoscienza.org  - info@museoscienza.It - T 02 48 555 1  
   
   
MILANO (SPAZIO OBERDAN): IERI OGGI MILANO - FOTOGRAFIE DALLE COLLEZIONI DEL MUSEO DI FOTOGRAFIA CONTEMPORANEA - INAUGURAZIONE MARTEDI 15 MAGGIO, ORE 18.30 -  
 
Allo Spazio Oberdan della Provincia di Milano dal 16 maggio al 10 giugno si tiene una grande mostra dedicata alla città di Milano, composta di fotografie interamente tratte dalle collezioni del Museo di Fotografia Contemporanea di Cinisello Balsamo. Si tratta di un vasto insieme di 170 immagini che datano dal secondo Dopoguerra ai giorni nostri, di 28 autori italiani e stranieri, che offre un articolato scenario composto di situazioni diverse capaci di stimolare una importante riflessione sui grandi mutamenti che hanno cambiato il volto della città, dal punto di vista urbanistico (dalle macerie e le baracche del dopoguerra alle periferie in crescita, le fabbriche, i grandi cantieri contemporanei), socio-economico (la Milano operaia, i giovani, la borghesia), culturale (i personaggi del mondo dell’arte, del design, dell’architettura, del cinema). La mostra è stata pensata in occasione di Mia/milan Image Art Fair, con una preview nel Foyer dello Spazio Oberdan nei giorni della fiera (dal 3 al 6 maggio) con immagini di Thomas Struth, Peter Fischli e David Weiss, Olivo Barbieri, Uliano Lucas, Carla Cerati, per sottolineare il ruolo fondamentale svolto dalla fotografia nella crescita culturale della città di Milano. All’interno del vasto patrimonio fotografico conservato presso il Museo di Fotografia Contemporanea (1.800.000 immagini, 29 fondi fotografici, più di 600 autori italiani e stranieri), molte sono le opere che raccontano la storia sociale, i personaggi, le trasformazioni nel paesaggio della città di Milano. Per questa mostra sono state selezionate opere da ben 13 fondi fotografici: Raccolta antologica, Federico Patellani, Lanfranco Colombo, Achille Sacconi, Enzo Nocera, Attilio del Comune, Mario Cattaneo, Paolo Gioli, Gabriele Basilico/milano. Ritratti di fabbriche, Francesco Radino/metrotranvia, Archivio dello Spazio, Milano senza confini, Idea di metropoli. Tra di esse vi sono capolavori di maestri della contemporaneità molto noti a livello internazionale, innovativi progetti di artisti di generazioni più giovani, oggi protagonisti dell’arte contemporanea, ricerche di importanti autori cardine della storia della fotografia italiana. Questi gli autori nell´ambito di bookshop a cura di scelti: Marina Ballo Charmet, Olivo Barbieri, Gabriele Basilico, Vincenzo Castella, Mario Cattaneo, Carla Cerati, Cesare Colombo, John Davies, Attilio Del Comune, Paola De Pietri, Paola Di Bello, Peter Fischli e David Weiss, Paolo Gioli, Paul Graham (vincitore del Premio Hasselblad 2012), Guido Guidi, Mimmo Jodice, Uliano Lucas, Tancredi Mangano, Enzo Nocera, Studio Brogi, Federico Patellani, Tino Petrelli, Thomas Struth, Pio Tarantini, Massimo Vitali, Manfred Willmann. Per la varietà dei fondi indagati, il numero e l’importanza degli autori, la diversità degli approcci e degli stili (dal reportage classico, alla fotografia di architettura e paesaggio, al ritratto ambientato e di studio), oltre che dei formati e delle presentazioni, la mostra costituisce anche una concreta opportunità per il pubblico di venire a diretto contatto con decine di significative opere fotografiche appartenenti alle collezioni del Museo di Fotografia Contemporanea: un vero e proprio incontro con il Museo. L’ambiente espositivo dello Spazio Oberdan ben si presta a una narrazione chiara e utile ai visitatori: nell’ampio salone sono presentate opere datate dal 1980 a oggi incentrate sul paesaggio urbano, dal centro storico alle periferie ai grandi cantieri, di una Milano postindustriale e postmoderna, quasi tutte di formato molto grande e a colori; nelle stanze che si susseguono, fotografie che vanno dal dopoguerra agli anni Ottanta, prevalentemente dedicate alla storia della città, alla società milanese, al lavoro operaio, ai principali personaggi dell’arte e della cultura, con tipici formati “storici”, quasi tutte in bianco e nero, che rimandano alla funzione di memoria tipica della fotografia. "La mostra fotografica che proponiamo a Spazio Oberdan assieme a partner importanti, su tutti Regione Lombardia, ci consente di cogliere due importanti risultati. - osserva il Vice Presidente e Assessore alla Cultura della Provincia di Milano - Il primo è senza dubbio la diffusione policentrica su tutto il territorio della Grande Milano del prezioso patrimonio rappresentato dal Museo della Fotografia di Cinisello. Il secondo è il valore rappresentato dalla testimonianza del cambiamento e dell´evoluzione di Milano e del Milanese, ma non della loro Identità e Tradizione, che resistono nel tempo anche se profondamente mutate nell´aspetto. La fotografia, per sua definizione genere profondamente evocativo, è uno degli strumenti privilegiati di testimonianza dell´evoluzione sociale, storica e identitaria di una comunità. Spazio Oberdan, che negli ultimi anni ha notevolmente ampliato la sua offerta culturale, diventa così - conclude il Vice Presidente - anche un centro diffusore dell´arte fotografica". Il Museo di Fotografia Contemporanea è l’unico museo italiano, finanziato pubblicamente, totalmente dedicato alla fotografia. Nato in seno al progetto “Archivio dello spazio” (parte fotografica del progetto Beni Architettonici e Ambientali della Provincia di Milano, 1987-1997), ha visto l’impegno della Provincia di Milano e del Comune di Cinisello Balsamo, enti fondatori e sostenitori del Museo, e nella fase di avvio anche la collaborazione della Regione Lombardia e del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Inaugurato nel 2004 nella sede della seicentesca Villa Ghirlanda di Cinisello Balsamo, negli anni ha ampliato il suo patrimonio, portando le collezioni fotografiche fino all’ampiezza attuale e creando una biblioteca di 16.000 volumi disponibili al pubblico. Promuove il Premio Paolo Costantini per la Saggistica sulla Fotografia, sviluppa una costante attività editoriale (cataloghi di mostre e saggistica), condivide progetti espositivi con altri importanti musei europei. Realizza progetti di arte pubblica volti a radicare le sue attività nel territorio, si avvale di un vivace Servizio educativo che coinvolge ogni tipo di pubblico. Da sempre pone le sue attività in equilibrio tra la conservazione, catalogazione, valorizzazione del patrimonio e la sperimentazione dei linguaggi, in considerazione dei radicali mutamenti che la fotografia, ormai vitale parte dell’arte contemporanea, vive nell’era della rivoluzione digitale. Il Museo di Fotografia Contemporanea interpreta dunque la dimensione del cambiamento della fotografia oggi, e contemporaneamente ricerca il senso di un museo nell’era complessa della comunicazione tecnologica globalizzata. Punto di riferimento italiano per la cultura fotografica internazionale, oggi il Museo di Fotografia Contemporanea ha una storia consolidata alle spalle, fatta di esperienza e di molteplici attività. Il Museo di Fotografia Contemporanea ha sede a Cinisello Balsamo, nell’hinterland deindustrializzato di Milano e, oltre a essere un grande protagonista culturale dell’area metropolitana che va crescendo e strutturandosi intorno alla Milano storica, può dirsi il museo di fotografia che manca alla città di Milano intesa in senso tradizionale. Oggi questo “museo decentrato” vive una crisi di crescita alla quale cerca di far fronte, e ha sempre più profondamente bisogno di considerazione e di vera attenzione da parte, oltre che della Provincia di Milano e del Comune di Cinisello Balsamo che lo hanno fondato e lo sostengono, di tutte quelle istituzioni e quei soggetti privati che individuano nella fotografia un’arte contemporanea fondamentale ed estremamente significativa per ogni tipo di pubblico. Info: Spazio Oberdan - tel. 02 7740 6302/6381 -  www.Provincia.milano.it/cultura  - Museo di Fotografia Contemporanea - tel. 02 6605661 - www.Mufoco.org    
   
   
MILANO (GALLERIA GRUPPO CREDITO VALTELLINESE, REFETTORIO DELLE STELLINE): LA VITA CONDIVISA: I GESTI DELLA FAMIGLIA NELLE IMMAGINI DELL´ARTE - FINO AL 1° LUGLIO 2012  
 
La mostra La vita condivisa. I gesti della famiglia nelle immagini dell´arte è frutto originale del lavoro del Centro di ricerca per l’educazione attraverso l’arte e la mediazione del patrimonio culturale sul territorio e nei musei (Crea) dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. L’iniziativa presenta 60 opere di artisti, dal Trecento ai nostri giorni, quali Pietro Lorenzetti, Moretto, Sironi, Rouault, Picasso, Pirandello, Morbelli, Pistoletto e altri, provenienti da musei e collezioni italiane, come il Museo Poldi Pezzoli, la Pinacoteca Ambrosiana, il Museo Diocesano di Milano, la Pinacoteca Vaticana. L’esposizione, curata da Cecilia De Carli, Laura Polo D’ambrosio e Grazia Massone, si svolge in occasione e in preparazione del Vii Incontro Mondiale delle Famiglie. L’itinerario artistico lungo oltre otto secoli focalizza la sua attenzione sulla famiglia come primo ambito essenziale di accoglienza e di relazione, recuperando i gesti messi in evidenza dalle opere della tradizione artistica occidentale. A questa prima linea guida si aggiunge quella che coglie il riflesso della famiglia nel contesto delle attività sociali sorte nel territorio lombardo (istituzioni, confraternite, enti, associazioni), con il fine di sostenere e ‘farsi famiglia’ per coloro che si trovano in situazioni di difficoltà. Il tema è affrontato con un taglio iconografico trasversale. L’obiettivo non è quello di creare una documentazione antologica e monografica relativa alla famiglia, quanto guidare il visitatore alla comprensione che la famiglia non è solo un’istituzione condizionata e soggetta al contesto storico sociale, quanto una risposta all’esigenza profonda dell’uomo di condivisione quotidiana della vita. Nel corso dei secoli l’arte figurativa occidentale ha presentato la famiglia evidenziando modelli differenti, ma sottolineando, quali elementi ad essa connaturati, l’accoglienza e la relazione con l’altro; questi momenti sono concretamente vissuti nella quotidianità e nella gratuità. Ecco perché le attività del prendersi cura, dello stare vicino, dell’essere famiglia che hanno caratterizzato l’azione sociale delle realtà assistenziali, discendono e derivano proprio dalle azioni di accoglienza e di presenza. Il percorso espositivo, diviso in quattro sezioni - La Famiglia, L’accoglienza, La Relazione, Nel Quotidiano - segue due binari con le opere provenienti dai luoghi di assistenza che s’intrecciano con quelle direttamente espressive del tema della famiglia. L’apertura è riservata a due tele monumentali: Il cortile dell’Ospedale maggiore di scuola lombarda (1670-1690) e San Carlo presenta le Stelline alla Sacra Famiglia di Luigi Scaramuccia (1680) che pongono a confronto i due ambiti toccati dall’esposizione e che rispondono alla stessa necessità dell’uomo di crescere grazie all’incontro e al rapporto con gli altri. La prima sezione, La Famiglia, documenterà la relazione che il modello del vivere familiare ha con tutte le dimensioni della vita, specialmente gli aspetti che riguardano la coscienza di sé e gli affetti a noi più prossimi. Tra questi, un ruolo di primo piano è riservato alla figura di Maria, prototipo della capacità di misericordia della Chiesa, esemplificato dal capolavoro di Pietro Lorenzetti, Madonna con il Bambino (1342) o dall’analogo soggetto tradotto in statua marmorea da Bonino da Campione (1370-1380). Nei secoli a venire, nelle immagini della Madonna con il Bambino si evidenzia, con maggiore attenzione, la dimensione materna e umana di Maria, come nella Sacra Famiglia con San Giovannino del Moretto (1535), mentre la presenza discreta e rispettosa di San Giuseppe è ben visibile nella piccola scultura di bottega sardo-napoletana San Giuseppe con Gesù bambino (fine Xvi - inizio Xvii). L’ultima parte è dedicata a ritrovare nelle opere d’arte del Xx secolo i gesti della famiglia, come avviene ne Gli amanti di Arturo Martini (1920), ne La famiglia del pastore (1929) di Mario Sironi, ne I Gianvenuti al 1978 e 1979 di Mario Schifano. La seconda sezione, L’accoglienza, viene introdotta dallo stemma in marmo della Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano (post 1450-ante 1500) che presenta l’iconografia della Madonna della Misericordia nell’atto di stendere il proprio manto, quale simbolo dell’accoglienza. È la Mater Misericordiae a far comprendere il gesto materno che accoglie tra le sue braccia il figlio. Tra le opere che hanno per tema la Maternità, in questa parte del percorso espositivo, si ricordano le tele di Silvestro Lega (Maternità, 1881-1882) e di Gino Severini (Maternità, 1916), come pure le due sculture di Eugenio Pellini, Madre con bambino (1906), ed Enfant su sein di Medardo Rosso (1910-1914). Ma il nascere alla vita, oltre a essere considerato un fatto privato, può essere anche inteso come l’essere accolti all’interno della storia e riconosciuti dalla società. Fin dalle epoche più antiche se, per assoluta indigenza della madre o per assenza di sostegno, un neonato non poteva essere mantenuto in vita, veniva affidato alle cure della città. Questa fiducia nella capacità di accoglienza propria dell’individuo rende comprensibile la pratica dell’esposizione, cioè dell’abbandono di quei neonati al cui mantenimento non si poteva provvedere; la loro crescita veniva affidata all’azione caritatevole di uomini facoltosi. L’affido di alcuni trovatelli alle cure di donne appositamente stipendiate, viene registrato nelle relazioni dei Deputati dell’Ospedale Grande di Milano. Il brefotrofio però non è un ente astratto, ma una realtà umana, un cuore misericordioso e materno che accoglie; di ciò, ne danno testimonianza in mostra i segnali d’esposizione, cioè gli oggetti e i messaggi scritti che accompagnavano i bambini abbandonati. A questi si affiancano i ritratti di Michele Barozzi, il ragioniere che nel maggio del 1836 presentò il progetto operativo grazie al quale venne fondato a Milano, per volontà della monarchia asburgica, l’istituto d’educazione per i poveri ciechi e della benefattrice Dolores Vecchiotti Ridella. Nella terza sezione, La Relazione, le opere scelte hanno la capacità di dare corpo e significato alla complessità delle emozioni. È in questo ambito che si ritrovano due tra i capolavori grafici di Picasso - Le Repas frugal (1904) e Les pauvres (1904) - o l’incisione Disoccupazione di Käthe Kollwitz (1903). Il rapporto tra le persone è inoltre messo in risalto dall’opera di Michelangelo Pistoletto, Famiglia Politi (1992), realizzato su una superficie riflettente in alluminio che consente, grazie all’effetto di specchiamento dello spettatore, di interrompere la situazione di isolamento in cui si trovano i protagonisti dell’opera. Nel Quotidiano, si apre con La lavandaia (1730 ca.) di Giacomo Ceruti, definito da Giovanni Testori, “un maestro dell’umano”. Proprio il Ceruti traccia le linee di questa ultima sezione, suggerendo come la verità del nostro esser uomini debba essere ricercata tra le cose di tutti i giorni. L´interpretazione artistica consente di concentrare l´attenzione su modi di essere e di fare troppo spesso offuscati dall´abitudine, restituendo loro una dimensione straordinaria, preziosa e rituale. Il significato delle opere esposte - tra cui Scena di famiglia o La nonna (1853) di Girolamo Induno, Il bottone di Angelo Morbelli (1907), Chiusi fuori scuola di Emilio Longoni (1887-1888), in cui l’immediatezza fotografica dona l’aspetto di immagini rubate all’insaputa dei soggetti ritratti -, risiede nella loro forza comunicativa a suscitare nello spettatore una reazione affettiva ed emotiva assimilabile a quella che la stessa realtà produrrebbe. Accompagna la mostra un catalogo bilingue (italiano-inglese) Silvana Editoriale. Info: La Vita Condivisa. I gesti della famiglia nelle immagini dell´arte - Galleria Gruppo Credito Valtellinese, c.So Magenta 59, Milano - 16 maggio / 1 luglio 2012 - Civita Servizi, tel. 02.43353522 - www.Lavitacondivisa.it  
   
   
CULTURA: INAUGURATA MOSTRA 90 ANNI MOSAICO FRIULI  
 
Villa Manin (Ud) - "Questa mostra sui 90 anni della Scuola Mosaicisti del Friuli di Spilimbergo racchiude in sé molti motivi di interesse. Innanzitutto essa è la testimonianza e la documentazione concreta di un lungo cammino, nato per volere delle autonomie locali, che nei decenni passati si è strettamente intrecciato con quello dell´emigrazione friulana nel mondo, quando i terrazzieri e i mosaicisti usciti dalla Scuola hanno lavorato e lavorano lasciando opere di grande pregio". È uno dei concetti espresso il 17 maggio dall´assessore regionale alla Cultura, Elio De Anna, che assieme al collega assessore all´Istruzione, Roberto Molinaro, è intervenuto all´inaugurazione della mostra "90 anni di storia", allestita fino al 22 luglio nella barchessa di levante di Villa Manin di Passariano. Per De Anna "la mostra consente una riflessione a tutto campo sulla Scuola: il suo richiamo è sempre più internazionale (lo testimoniano i numerosi allievi provenienti da tanti Paesi e continenti). In questo senso la Scuola Mosaicisti svolge - e non da oggi - una funzione primaria nel processo di internazionalizzazione che la Regione persegue. E anche nei prossimi impegni all´estero - in Cina, a Shangai - la Scuola sarà presente". Per tutti questi motivi "la Regione sostiene la Scuola e la sua attività - ha concluso l´assessore, annunciando che "le prossime variazioni di bilancio prevedono una posta per finanziare due borse di studio per giovani discendenti da emigranti del Friuli Venezia Giulia che intendano intraprendere questo percorso di studio". Per il presidente della Scuola, Alido Gerussi, questa mostra sui 90 anni "non è un volgersi indietro, bensì essa è rivolta al futuro" e ha ricordato come dal 16 giugno la mostra sarà affiancata da un´altra con le opere di 42 ex allievi e oggi maestri mosaicisti: le due mostre dal 27 luglio confluiranno a Spilimbergo per la tradizionale esposizione estiva. Altre iniziative sono poi in programma nei prossimi mesi: fra queste una mostra che da Verona toccherà altre importanti città, mentre dalla Cora del Sud è atteso già la prossima settimana una rappresentante di quel governo per incrementare la collaborazione fra la Scuola di Spilimbergo e quel Paese. All´inaugurazione hanno portato il saluto anche il vicesindaco di Codroipo, Ezio Bozzini, il sindaco di Spilimbergo, Renzo Francesconi, il commissario straordinario di Villa Manin, Enzo Cainero; mentre il presidente della Fondazione Crup, Leonello D´agostini, ha annunciato che la Fondazione ha deliberato l´adesione al Consorzio che gestisce la Scuola; la stessa cosa a breve dovrebbe fare anche la Camera di Commercio di Pordenone, come ha affermato il presidente Giovanni Pavan. La mostra è dedicata all´intensa e affascinante vita dei primi 90 anni della Scuola Mosaicisti del Friuli. Nata subito dopo la Grande Guerra per valorizzare la tradizione del mosaico della Pedemontana Friulana e per rinforzare il labile tessuto socioculturale del tempo, la Scuola Mosaicisti ha impostato fin dalle origini un programma che affinasse la tecnica musiva e prevedesse aperture artistiche e culturali. Foto storiche, documenti e cartoni d´archivio, inediti e originali campioni musivi di varie epoche - per la prima volta presentati in un´esposizione - rappresentano alcuni dei momenti più significativi della vita della Scuola spilimberghese. Attraverso una nutrita sequenza di immagini vengono documentati i progetti e i mosaici realizzati in tutto il mondo (dal Foro Italico di Roma, ai grandi cicli musivi religiosi come quello del Santo Sepolcro a Gerusalemme, dai pavimentali del Kawakiu Hotel in Giappone alla Saetta Iridescente di Ground Zero a New York, dal recente ciclo musivo di San Lorenzo in provincia de L´aquila al progetto del mosaico parietale e pavimentale della Volksbank di Graz), tutti inseriti - nel rispetto della vocazione originaria del mosaico - nella dimensione architettonica, nello spazio urbano, e oggi anche nel design. Un catalogo celebrativo accompagna la mostra consentendo ai visitatori approfondimenti e spunti per comprendere con immediatezza i passaggi importanti che contraddistinguono la storia della Scuola Mosaicisti del Friuli.  
   
   
VENTIMIGLIA (VILLA HANBURY): LA MALESIA IN UNA MOSTRA DI NICOLA MESSINA - FINO AL 31 MAGGIO 2012  
 
L’iniziativa “Foreste del Borneo, un patrimonio a rischio”, promossa dall’Ente del turismo della Malesia, propone fino al 31 maggio 2012 la mostra fotografica realizzata da Nicola Messina in una cornice d’eccezione quale quella dei giardini storici di Villa Hanbury a Ventimiglia. L’iniziativa, di cui l’Ente per il turismo della Malesia è principale promotore, nasce da un idea di Nicola Messina, dottore in storia naturale presso l’università di Pisa, che si pone l’obiettivo principale quello di documentare la biodiversità presente all’interno delle due regioni del Borneo malese – Sabah e Sarawak - inizialmente attraverso il libro “Introduzione alla Flora e Fauna del Borneo, Sabah e Sarawak” e successivamente attraverso una serie di scatti fotografici unici. Il libro e gli scatti fotografici saranno a disposizione del pubblico dal 12 al 31 maggio presso i Giardini storici di Villa Hanbury – corso Montecarlo 43, località La Mortola, Ventimiglia (Im) dalle 10.30 alle 12.30 e dalle 14.30 alle 17.30. Per informazioni e prenotazioni è possibile contattare la Portineria giardini al numero 0184.229507 o consultare il sito internet dell’Ente del Turismo della Malesia - www.Turismomalesia.it  La Malesia è anche su Facebook facebook  
   
   
ART IN BOSCO FESTIVAL INTERNAZIONALE DI FOTOGRAFIA  
 
Artinbosco è un’iniziativa culturale organizzata da un gruppo di amici, appassionati di fotografia, attraverso la collaborazione tra l’ Associazione “Un Parco per Boldara, il Gazz ( Gruppo Artisti Zona Zero) e Image.tif. Si tratta di un festival di fotografia che si svolge lungo la riva sinistra del fiume Lemene a Boldara di Gruaro, lungo il percorso naturalistico di circa due Km, nella zona vicino al Mulino di Boldara ( Ve), creato dalla associazione Un Parco Per Boldara. Saranno esposte 80 fotografie di artisti di alto livello sia nazionali che internazionali, stampate su lastra di forex (materiale che resiste alle intemperie), appese agli alberi del corso naturalistico. La mostra resterà visibile per tutto l’anno, gratuitamente.Inaugurazione di “Artinbosco 2012” il 26 maggio ore 17,30 a Boldara di Gruaro , accanto ai mulini, con buffet offerto dalla Bortolussi Catering.in occasione della terza edizione è stato deciso delocalizzare l’iniziativa con una seconda mostra visibile nella sede del Centro Commerciale Emisfero a Fiume Veneto, che dimostra la sua sensibilità verso la cultura e la difesa del territorio. Si tratta di un lavoro a sfondo ambientalista che vuole far prendere coscienza delle gravi modifiche fatto subire al territorio e la perdita di memoria di cui è oggetto, ciò che mette in pericolo la capacità dei giovani di valutare quanto è stato preso e come dovrebbe essere il territorio in cui vivono . In sostanza una mostra a scopo didattico rivolta alle scuole e alle famiglie desiderose di educare nel rispetto della natura e del suo futuro.I pannelli esposti all’Emisfero (ciascuno contiene 3 foto e un testo esplicativo) sono stati realizzati in modo sinergico, unendo le capacità tecniche ed artistiche di Luigi Dezotti, Giorgio Zuppichin, Stefano Consolaro, Davide Labarbera, Terry Peterle, Claude Andreini, Inaugurazione della mostra “La memoria del futuro” il 19 maggio ore 17.30 all’Emisfero di Fiume Veneto.sempre nell’ambito del festival, il 22 giugno il fotografo Pierpaolo Mittica presenterà il suo lavoro, No Go Zone, dedicato all’esplosione del sito nucleare di Fukuscima. Luogo dell’incontro: Boldara di Gruaro (Mulini). Ore 21.00Il Festival 2012 sarà dedicato all’Architetto Paolo De Rocco, scomparso alcuni giorni fa. Indiscusso specialista del paesaggio e dell’Ambiente, Paolo De Rocco era stato dagli inizi il consigliere della associazione Uppb, intenta a restaurare le rive del Lemene a Boldara. In seguito, aiuto regolarmente l’ideatore del restauro Claude Andreini ,a difendere politicamente quanto realizzato dalla piccola associazione. Aveva deciso di promuovere ulteriormente l’eccezionale risultato raggiunto, accettando con entusiasmo di partecipare all’inaugurazione della mostra, parlando della importanza di Boldara come luogo di rinaturalizzazione splendida ma anche come raro esempio di civismo di un piccolo gruppo di privati combattivi che rifiutano da decenni l’abbandono di quel luogo aldi fuori di attività ludico- turistiche, poco rispettose nei confronti dell’ecosistema locale. http://www.claudeandreini.it/     
   
   
MILANO (FONDAZIONE MARCONI): VAR VE YOK. CODICI OTTOMANI DI EMILIO ISGRÒ - LE OPERE REALIZZATE DALL’ARTISTA PER ISTANBUL CAPITALE EUROPEA DELLA CULTURA 2010 - INAUGURAZIONE MOSTRA: 23 MAGGIO 2012 ORE 18.30  
 
Si inaugura mercoledì 23 maggio 2012, presso la Fondazione Marconi di Milano, la mostra di Emilio Isgrò Var ve yok, che in turco significa “c’è e non c’è”. La mostra propone infatti per la prima volta in Italia - dopo una tappa alla Fondazione Boghossian di Bruxelles - i quattordici Codici ottomani che l’artista ha creato appositamente per Istanbul “capitale della cultura europea 2010”, nel quadro di una grande retrospettiva dedicata al maestro italiano presso la Taksim Sanat Galerisi. La mostra, a cura di Marco Bazzini e con scritti dello stesso curatore e di Achille Bonito Oliva, promossa dall’Università Aydin di Istanbul e dal Coppem (Comitato permanente per il partneriato euromediterraneo dei poteri locali e regionali), era organizzata dal “Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci” di Prato e ripercorreva le tappe fondamentali dell’attività di Emilio Isgrò, artista, poeta e scrittore. Considerato, insieme a Lucio Fontana e Piero Manzoni, tra gli innovatori del linguaggio artistico italiano del secondo dopoguerra, Emilio Isgrò è il padre indiscusso della cancellatura, un atto che ha iniziato a sperimentare dai primi anni Sessanta e che ancora oggi mantiene la stessa vivacità e audacia creativa. Della cancellatura Isgrò dice: “Alle origini, probabilmente, essa non fu che un gesto: uno dei tanti gesti che gli artisti compivano un tempo per segnare di sé il percorso della vita e del mondo”. E continua: “Essa mi si è di fatto trasformata tra le mani anno per anno, minuto per minuto, piegandosi meglio di quanto volessi o sperassi al mio desiderio d’artista”. È infatti il 1964 quando l’autore comincia a realizzare le prime opere intervenendo su testi, in particolare le pagine dei libri, coprendone manualmente gran parte. Le parole sono cancellate con un segno denso e dello scritto restano leggibili soltanto piccoli frammenti di frasi o un solo vocabolo. Nel tempo si applica alle carte geografiche, ai telex, al cinema, agli spartiti musicali, anticipa le espressioni più tipiche dell’arte concettuale, si declina in installazioni e, con il passaggio dal nero al bianco negli anni Ottanta, questo “segno proibitivamente popolare e pittoricamente inibitorio”, scrive Marco Bazzini, “arriva a risultati pittorici senza cedere alla pittura”. Il cancellare è un gesto contraddittorio tra distruzione e ricostruzione. Le parole, e successivamente le immagini, non sono oltraggiate dalla cancellatura, ma attraverso questa restituiscono nuova linfa a un significante portatore di più significati: l’essenza primaria di ogni opera d’arte. La cancellatura è la lingua inconfondibile della sua ricerca artistica che oggi appare come una filosofia alternativa alla visione del mondo contemporaneo: spiega più cose di quanto non dica. L’ampiezza operativa concessa dalla cancellatura è tutte le volte sorprendente e può arrivare anche a cancellare un’intera mostra, come avvenne a Istanbul. Da qui anche il titolo Var ve yok, che in italiano suona come un “esserci e non esserci”. Questa ambigua valenza, tra presenza e assenza, non è soltanto la radice del gesto di Isgrò, ancora una volta declinato diversamente nell’omonima opera presente in mostra, ma la ritroviamo anche in quel corpo vivo dell’arte come rappresentazione poetica in cui agiscono le dimensioni soggettive e oggettive. Isgrò, che in tutti questi anni è rimasto indipendente dal mondo dell’arte come soltanto i grandi protagonisti di un’epoca sanno fare, non ha esitato a negarsi quando, nel 1971, ha realizzato Dichiaro di non essere Emilio Isgrò, per poi ricomparire trentasette anni dopo con il Dichiaro di essere Emilio Isgrò, titolo della grande retrospettiva al Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato nel 2008 e della grande cancellatura presente nella collezione dello stesso museo. Tra i lavori realizzati per Istanbul spicca con i quattordici codici ottomani cancellati l’opera Il sorriso di Ataturk. Scrive a questo proposito l’artista: “Un tributo a un ‘cancellatore’ gloriosamente laico, oltreché alieno da ogni fondamentalismo religioso o culturale, che noi europei sentiamo come nostro, e tuttavia turco fino alle midolla, innamorato del proprio paese e, forse, anche delle sue contraddizioni”. E continua: “Anche un gesto controverso come la cancellazione integrale innesca di fatto un processo dialettico, e per ciò stesso vitale, tra l’essere e il non essere delle cose, tra la morte e la vita delle parole, e persino la lingua ottomana, un tempo annichilita, viene in qualche modo preservata e protetta dallo strato di colore che la occulta e la copre, fino a riemergere provvisoriamente non con il peso nostalgico di una tradizione per fortuna dissolta, bensì con il monito disarmante di Pasolini: ‘Solo la rivoluzione salva il passato’. Come dire che per salvaguardare il mondo (non soltanto l’Europa e i paesi che le stanno intorno come la Turchia o la Russia) è a volte necessario scuoterne le fondamenta”. La mostra di Milano, che nell’allestimento ideato per la Fondazione Marconi marca lo stretto legame che Isgrò ha avuto in tutti questi anni con l’universo del libro, ha come immagine guida Istanbul (2010), una grande carta della Turchia dove sono cancellati tutti i toponimi esclusa la capitale del Bosforo, un modo diverso per fermare l’immagine di questa nazione nella nostra memoria. In occasione della mostra sarà pubblicato il Quaderno della Fondazione n. 8, una pubblicazione che raccoglie immagini delle opere esposte e fotografie con testi di Marco Bazzini, di Achille Bonito Oliva e dell’artista. In contemporanea alla mostra Var ve yok alla Fondazione Marconi, lo Studio Marconi ’65 esporrà nello spazio di via Tadino 17, Milano, una scelta di opere su carta di Emilio Isgrò. Lo Studio Guastalla di via Senato 24, Milano, presenterà opere storiche dell’artista degli anni ’60 e ’70. Per il giugno del 2013 è in preparazione una grande retrospettiva dell’artista presso la Galleria Nazionale d´Arte Moderna di Roma. Emilio Isgrò è nato a Barcellona Pozzo di Gotto, in provincia di Messina, nel 1937. Dopo l’esordio letterario con la raccolta di versi Fiere del Sud (Schwarz 1956), si trasferisce a Milano dove attualmente vive e lavora. Si dedica alla Poesia visiva, nel doppio ruolo di teorizzatore e artista. Nel 1964 inizia la produzione delle Cancellature, esposte in gallerie e musei italiani e stranieri. Nel 1966 si tiene a Padova la sua prima personale presso la Galleria 1 + 1 di Padova. Nei due anni successivi è presente con una personale alla Galleria Apollinaire di Milano; espone poi presso la Galleria Schwarz nel 1971, a La Bertesca di Genova nel 1973 e nel 1974 presso lo Studio G7 di Bologna, da Lia Rumma a Napoli e alla Galleria Blu di Milano. Nel 1977 vince il primo premio alla Biennale di San Paolo. Nel 1985 realizza a Milano l’installazione multimediale La veglia di Bach, commissionatagli dal Teatro alla Scala per l’Anno Europeo della Musica, mentre nel 1998 il Seme d’arancia viene installato a Barcellona di Sicilia. Negli anni 1972, 1978, 1986, 1993 viene invitato alla Biennale di Venezia. Dona alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma la grande scultura Le Tavole della Legge ovvero La Bibbia di vetro, che resterà esposta al pubblico nella collezione permanente della Galleria. Di assoluto rilievo è anche la sua attività di scrittore e uomo di teatro, consolidatasi con L’orestea di Gibellina (1983/84/85) e con alcuni romanzi e libri di poesia, tra cui L’avventurosa vita di Emilio Isgrò (Il Formichiere, 1975), Marta de Rogatiis Johnson (Feltrinelli, 1977), Polifemo (Mondadori, 1989), L’asta delle ceneri (Camunia, 1994), Oratorio dei ladri (Mondadori, 1996) e, infine, Brindisi all’amico infame (Aragno, 2003), finalista al premio Viareggio e vincitore del premio San Pellegrino. Info: Fondazione Marconi Arte Moderna e Contemporanea - 24 maggio – 27 luglio 2012 - Via Tadino, 15, 20124 Milano - Tel. 02 29 41 92 32 - fax 02 29 41 72 78 - info@fondazionemarconi.Org  - www.Fondazionemarconi.org    
   
   
1000 STUDENTI E I SEGRETI DEL CASENTINO IN MOSTRA A POPPI  
 
Poppi (Arezzo) – Fiction, documentari, fotografie, memorie. Un prezioso caleidoscopio di immagini con cui 1000 studenti dei vari gradi scolastici raccontano i segreti del loro Casentino. Ecco il contenuto della spettacolare esposizione multimediale allestita a Poppi nel medievale castello dei Conti Guidi (20 maggio – 4 novembre 2012), nel contesto della settima edizione del progetto per i giovani 100 Itinerari + 1. La mostra è stata presentata oggi in un tripudio di scolaresche, insegnanti, genitori e amministratori locali dal sindaco di Poppi Graziano Agostini, dal Presidente della Provincia di Arezzo Roberto Vasai con l’assessore alla Cultura e Istruzione Rita Mezzetti Panozzi, e da Giampiero Maracchi, vicepresidente dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze. All’istituzione fiorentina si devono, come noto, ideazione e organizzazione del progetto, cui collaborano la Regione Toscana, rappresentata dal dirigente delle Politiche Sociali Giovanni Pasqualetti, i 13 comuni dell’area (Bibbiena, Capolona, Castel Focognano, Castel San Niccolò, Chitignano, Chiusi della Verna, Montemignaio, Ortignano Raggiolo, Pratovecchio, Poppi, Stia, Subbiano, Talla) e l’Unione dei Comuni del Casentino. Enti patrocinanti il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, il Dipartimento della Gioventù e il Ministero dell’Università e della Ricerca A questa edizione di 100 Itinerari + 1 hanno partecipato complessivamente 41 scuole: 24 elementari, 9 medie inferiori e 8 tra licei e istituti tecnici di vario tipo. In totale, appunto, oltre 1000 ragazzi che nel corso dell’anno hanno lavorato su temi diversi: i più grandi realizzando una serie di fiction, gli altri ricerche fotografiche, disegni, interviste, assistiti dagli insegnanti e da un’equipe di professionisti: l’Associazione Sconfinando in Toscana, il regista David Becheri, la sceneggiatrice Ilaria Mavilla, il Centro documentazione Risorse Educative Didattiche del Casentino e la Cooperativa Oros. La mostra è stata allestita da Art Media Studio e corre su un doppio binario: una sezione dedicata agli studenti e una sezione documentaristica curata da specialisti del territorio, che presentano il Casentino nei suoi vari aspetti geografico-storico-paesaggistici. Sono brevi filmati, uno dei quali, aereo, realizzati con la regia di Gianmarco D’agostino e la consulenza scientifica del professor Leonardo Rombai (Università di Firenze), autore con Renato Stopani di una nuova guida del Casentino pubblicata da Polistampa nella collana 100 itinerari + 1. Nella sezione riservata agli studenti, tra fotografie, disegni e ricerche spicca una serie di sei cortometraggi di vario soggetto (storia, costume, economia, sentimenti, immigrazione), tra i quali un incontro tra uno studente dei nostri tempi e un immaginario Dante Alighieri in fuga dopo la battaglia di Campaldino, e una vicenda ispirata alla vita di Wolfgang Fasser, psicoterapeuta cieco ormai celebre anche per la sua attività di guida notturna nei boschi del Casentino. In chiusura una sezione storica dedicata alle precedenti sei edizioni di 100 itinerari + 1: Empolese Valdelsa, Chianti, Valdarno, Mugello e Val di Sieve, Piana e colline di Firenze, Val di Chiana, ossia la prima edizione realizzata in provincia di Arezzo. La mostra è aperta tutti i giorni dalle 10 alle19 e dalle 10 alle 21 il sabato e la domenica di luglio e agosto. L’ingresso è gratuito per i minori di 20 anni. Per gli adulti € 5 (con la Card 100+1 € 4). Informazioni sul progetto: Ente Cassa di Risparmio di Firenze, 055.5384289. Per il programma di eventi collaterali e di visite gratuite www.Centoitineraripiuuno.it    
   
   
IL MADAGASCAR? E´ A TORINO  
 
Il Madagascar. Flora ricchissima e fauna strepitosa. Lemuri, Baobab, spiaggie bianche di sabbia finissima e un mare di cristallo; antiche storie di pirati, aromi intensi e una cucina “fusion” fatta di spezie, riso e vaniglia. Se siete incuriositi da questo paradiso c’è un posto, in Italia, che dovete assolutamente vedere. Si tratta del bioparco Zoom (www.Zoomtorino.it. Cumiana-to), il primo biorpaco immersivo d’Italia, che proprio quest’anno ha inaugurato un nuovissimo habitat dedicato al Madagascar, ricreandone l’atmosfera. Camminare nell’isola dei lemuri di Zoom è un’emozione unica. Non siamo in Avenue de France e nemmeno nella più famosa Allée des Baobabs, anche se l’impressione è proprio quella. Lo scorcio di Madagascar che vi aspetta da Zoom Torino vi lascerà senza fiato. I lemuri sono ospitati in questo nuovo habitat insieme alle spettacolari tartarughe giganti. Suggestive e perfettamente ricostruite sono le 2 spiagge in cui vivono colonie di fenicotteri rosa e di pellicani. Sembrano sorvegliare il nuovo habitat di Zoom, invitano, sussurrano nel vento un dolce “Tonga Soa” Benvenuto! Hanno tronchi enormi e rami che sembrano “radici rivolte al cielo”. Ecco i baobab, simbolo del Madagascar e dell’Africa intera che ovviamente non potevano mancare a Zoom. Figure imponenti - sono alti più di 15 metri - sovrastano l’area dedicata al nuovo habitat all’interno della quale, per ricreare più fedelmente un angolo di natura malgascia sono state collocate 600 piante di ben 100 specie differenti. A Zoom ci si può immergere completamente nella natura dell “’Isola senza tempo”, attraversare passerelle e trovare lemuri che saltellano tranquilli ai piedi dei grandi baobab. All’interno della pagoda che sovrasta l’acqua del lago e si affaccia sui baobab e sugli “tsingy” (le tipiche rocce del Madagascar, già proclamate patrimonio dell’Unesco) è presente un centro informativo/didattico, che ha lo scopo di approfondire le tematiche ambientali e di conservazione legate a questa splendida e purtroppo fragilissima isola. Info: Zoom Torino - Strada Piscina, 36, 10040 Cumiana (To) - Tel 011 9070419 - fax 011 9070763 - www.Zoomtorino.it    
   
   
MILANO (FONDAZIONE MARCONI): VAR VE YOK - CODICI OTTOMANI DI EMILIO ISGRÒ - INAUGURAZIONE 23 MAGGIO 2012  
 
Maggio in mostra alla Fondazione Marconi le opere realizzate dall’artista per Istanbul capitale europea della cultura 2010 Si inaugura mercoledì 23 maggio 2012, presso la Fondazione Marconi di Milano, la mostra di Emilio Isgrò Var ve yok, che in turco significa “c’è e non c’è”. La mostra propone infatti per la prima volta in Italia - dopo una tappa alla Fondazione Boghossian di Bruxelles - i quattordici Codici ottomani che l’artista ha creato appositamente per Istanbul “capitale della cultura europea 2010”, nel quadro di una grande retrospettiva dedicata al maestro italiano presso la Taksim Sanat Galerisi. La mostra, a cura di Marco Bazzini e con scritti dello stesso curatore e di Achille Bonito Oliva, promossa dall’Università Aydin di Istanbul e dal Coppem (Comitato permanente per il partneriato euromediterraneo dei poteri locali e regionali), era organizzata dal “Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci” di Prato e ripercorreva le tappe fondamentali dell’attività di Emilio Isgrò, artista, poeta e scrittore. Considerato, insieme a Lucio Fontana e Piero Manzoni, tra gli innovatori del linguaggio artistico italiano del secondo dopoguerra, Emilio Isgrò è il padre indiscusso della cancellatura, un atto che ha iniziato a sperimentare dai primi anni Sessanta e che ancora oggi mantiene la stessa vivacità e audacia creativa. Della cancellatura Isgrò dice: “Alle origini, probabilmente, essa non fu che un gesto: uno dei tanti gesti che gli artisti compivano un tempo per segnare di sé il percorso della vita e del mondo”. E continua: “Essa mi si è di fatto trasformata tra le mani anno per anno, minuto per minuto, piegandosi meglio di quanto volessi o sperassi al mio desiderio d’artista”. È infatti il 1964 quando l’autore comincia a realizzare le prime opere intervenendo su testi, in particolare le pagine dei libri, coprendone manualmente gran parte. Le parole sono cancellate con un segno denso e dello scritto restano leggibili soltanto piccoli frammenti di frasi o un solo vocabolo. Nel tempo si applica alle carte geografiche, ai telex, al cinema, agli spartiti musicali, anticipa le espressioni più tipiche dell’arte concettuale, si declina in installazioni e, con il passaggio dal nero al bianco negli anni Ottanta, questo “segno proibitivamente popolare e pittoricamente inibitorio”, scrive Marco Bazzini, “arriva a risultati pittorici senza cedere alla pittura”. Il cancellare è un gesto contraddittorio tra distruzione e ricostruzione. Le parole, e successivamente le immagini, non sono oltraggiate dalla cancellatura, ma attraverso questa restituiscono nuova linfa a un significante portatore di più significati: l’essenza primaria di ogni opera d’arte. La cancellatura è la lingua inconfondibile della sua ricerca artistica che oggi appare come una filosofia alternativa alla visione del mondo contemporaneo: spiega più cose di quanto non dica. L’ampiezza operativa concessa dalla cancellatura è tutte le volte sorprendente e può arrivare anche a cancellare un’intera mostra, come avvenne a Istanbul. Da qui anche il titolo Var ve yok, che in italiano suona come un “esserci e non esserci”. Questa ambigua valenza, tra presenza e assenza, non è soltanto la radice del gesto di Isgrò, ancora una volta declinato diversamente nell’omonima opera presente in mostra, ma la ritroviamo anche in quel corpo vivo dell’arte come rappresentazione poetica in cui agiscono le dimensioni soggettive e oggettive. Isgrò, che in tutti questi anni è rimasto indipendente dal mondo dell’arte come soltanto i grandi protagonisti di un’epoca sanno fare, non ha esitato a negarsi quando, nel 1971, ha realizzato Dichiaro di non essere Emilio Isgrò, per poi ricomparire trentasette anni dopo con il Dichiaro di essere Emilio Isgrò, titolo della grande retrospettiva al Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato nel 2008 e della grande cancellatura presente nella collezione dello stesso museo. Tra i lavori realizzati per Istanbul spicca con i quattordici codici ottomani cancellati l’opera Il sorriso di Ataturk. Scrive a questo proposito l’artista: “Un tributo a un ‘cancellatore’ gloriosamente laico, oltreché alieno da ogni fondamentalismo religioso o culturale, che noi europei sentiamo come nostro, e tuttavia turco fino alle midolla, innamorato del proprio paese e, forse, anche delle sue contraddizioni”. E continua: “Anche un gesto controverso come la cancellazione integrale innesca di fatto un processo dialettico, e per ciò stesso vitale, tra l’essere e il non essere delle cose, tra la morte e la vita delle parole, e persino la lingua ottomana, un tempo annichilita, viene in qualche modo preservata e protetta dallo strato di colore che la occulta e la copre, fino a riemergere provvisoriamente non con il peso nostalgico di una tradizione per fortuna dissolta, bensì con il monito disarmante di Pasolini: ‘Solo la rivoluzione salva il passato’. Come dire che per salvaguardare il mondo (non soltanto l’Europa e i paesi che le stanno intorno come la Turchia o la Russia) è a volte necessario scuoterne le fondamenta”. La mostra di Milano, che nell’allestimento ideato per la Fondazione Marconi marca lo stretto legame che Isgrò ha avuto in tutti questi anni con l’universo del libro, ha come immagine guida Istanbul (2010), una grande carta della Turchia dove sono cancellati tutti i toponimi esclusa la capitale del Bosforo, un modo diverso per fermare l’immagine di questa nazione nella nostra memoria. In occasione della mostra sarà pubblicato il Quaderno della Fondazione n. 8, una pubblicazione che raccoglie immagini delle opere esposte e fotografie con testi di Marco Bazzini, di Achille Bonito Oliva e dell’artista. In contemporanea alla mostra Var ve yok alla Fondazione Marconi, lo Studio Marconi ’65 esporrà nello spazio di via Tadino 17, Milano, una scelta di opere su carta di Emilio Isgrò. Lo Studio Guastalla di via Senato 24, Milano, presenterà opere storiche dell’artista degli anni ’60 e ’70. Per il giugno del 2013 è in preparazione una grande retrospettiva dell’artista presso la Galleria Nazionale d´Arte Moderna di Roma. Emilio Isgrò è nato a Barcellona Pozzo di Gotto, in provincia di Messina, nel 1937. Dopo l’esordio letterario con la raccolta di versi Fiere del Sud (Schwarz 1956), si trasferisce a Milano dove attualmente vive e lavora. Si dedica alla Poesia visiva, nel doppio ruolo di teorizzatore e artista. Nel 1964 inizia la produzione delle Cancellature, esposte in gallerie e musei italiani e stranieri. Nel 1966 si tiene a Padova la sua prima personale presso la Galleria 1 + 1 di Padova. Nei due anni successivi è presente con una personale alla Galleria Apollinaire di Milano; espone poi presso la Galleria Schwarz nel 1971, a La Bertesca di Genova nel 1973 e nel 1974 presso lo Studio G7 di Bologna, da Lia Rumma a Napoli e alla Galleria Blu di Milano. Nel 1977 vince il primo premio alla Biennale di San Paolo. Nel 1985 realizza a Milano l’installazione multimediale La veglia di Bach, commissionatagli dal Teatro alla Scala per l’Anno Europeo della Musica, mentre nel 1998 il Seme d’arancia viene installato a Barcellona di Sicilia. Negli anni 1972, 1978, 1986, 1993 viene invitato alla Biennale di Venezia. Dona alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma la grande scultura Le Tavole della Legge ovvero La Bibbia di vetro, che resterà esposta al pubblico nella collezione permanente della Galleria. Di assoluto rilievo è anche la sua attività di scrittore e uomo di teatro, consolidatasi con L’orestea di Gibellina (1983/84/85) e con alcuni romanzi e libri di poesia, tra cui L’avventurosa vita di Emilio Isgrò (Il Formichiere, 1975), Marta de Rogatiis Johnson (Feltrinelli, 1977), Polifemo (Mondadori, 1989), L’asta delle ceneri (Camunia, 1994), Oratorio dei ladri (Mondadori, 1996) e, infine, Brindisi all’amico infame (Aragno, 2003), finalista al premio Viareggio e vincitore del premio San Pellegrino. Info: Fondazione Marconi Arte Moderna e Contemporanea - Via Tadino, 15, 20124 Milano - Tel. 0229419232 - fax 0229417278 - info@fondazionemarconi.Org - www.Fondazionemarconi.org - 24 maggio/27 luglio 2012 - Ingresso gratuito  
   
   
IL MUSEO SENZA PARETI  
 
Si tratta del Museo Archeologico e di Scienze Naturali Federico Eusebio di Alba, al 19 di Via Maestra che sabato 19 maggio, dalle 19 alle 22, celebrerà la Notte Europea dei Musei con C’è un latrunculus in museo! I visitatori potranno sfidarsi in affascinanti giochi dell’antichità, cimentandosi nelle prove con cui gli antichi romani erano soliti regalarsi svago: dalle nuces castel latae (noci incastel late) , che consis te nel l ’abbat tere piccole pi ramidi di noci , al Ludus lat runculorum (gioco dei ladruncol i ) , che r icorda i nost r i scacchi . L’ ingresso è gratui to, la prenotazione vivamente consigl iata. Www.ambientecultura.it  
   
   
PAVIA (SPAZIO PER LE ARTI CONTEMPORANEE, DAL 18 MAGGIO AL 3 GIUGNO; SANTA MARIA GUALTIERI, DAL 15 AL 24 GIUGNO; CASTELLO VISCONTEO, DAL 21 GIUGNO ALL´8 LUGLIO): FESTIVAL DELL´ILLUSTRAZIONE - 5^ EDIZIONE - DAL 18 MAGGIO ALL´8 LUGLIO 2012  
 
Dopo la scorsa straordinaria edizione che celebrava il 150° dell´Unità d´Italia, il Festival dell´Illustrazione torna a Pavia, e inaugura la sua 5^ edizione venerdì 18 maggio alle 18, presso lo Spazio per le Arti Contemporanee del Palazzo del Broletto in Piazza della Vittoria. Al centro dell´attenzione, come da tradizione, saranno un illustratore noto al grande pubblico (Andrea Valente), un giovane artista emergente (Arianna Vairo) e una sezione dedicata all´"altrove", sia esso geografico o culturale, rappresentato quest´anno dall´ illustrazione lituana contemporanea. Pur nascendo a Pavia, infatti, il Festival dell´Illustrazione pone sempre grande attenzione anche all´arte contemporanea internazionale. Esiste un filo rosso immediatamente percepibile che unisce fra loro tutte le mostre della quinta edizione del Festival dell´Illustrazione: quello della non-convenzionalità. E lo si scorge esaminando la natura dei lavori che arricchiscono le proposte della manifestazione di quest´anno, rivelando ciascun artista nella propria specificità. Si comincia dunque venerdì 18 maggio con "Gli sguardi di Andrea” - visioni e punti di vista di Andrea Valente (fino a domenica 3 giugno, presso lo Spazio per le Arti Contemporanee - Palazzo del Broletto, ingresso da piazza Cavagneria, aperta da martedì a domenica, dalle 10.30 alle 12.30 e dalle 17 alle 19), artista noto al grande pubblico soprattutto per essere il padre della Pecora Nera. «Non deve ingannare il tratto rassicurante della Pecora Nera, creata dalla briosa matita di Andrea Valente – dice Neva Kolman, direttore del Sistema Bibliotecario Intercomunale "Renato Sòriga" e direttore scientifico del Festival - La scelta stessa del colore del manto della Pecora dovrebbe già far suonare un piccolo campanello d´allarme: non si tratta dell´animale mansueto, omologato e un po´ fifone, che siamo abituati a conoscere nella sua versione dal vello bianco in quanto imbocca una strada diversa, esce dal gregge, ed è tutt´altro che codarda. Prende posizione e dissente, mette le sue zampette nere in programmi di carattere pedagogico e sociale. Nonostante le apparenze, quindi questo lanoso quadrupede non si distingue certo per la sua cattiva condotta: direi che ci troviamo di fronte ad una mosca bianca, piuttosto che ad una pecora nera». Mosca o pecora che sia, è certo che questo celebre personaggio ha trovato, e trova tuttora, un grande spazio all’interno della attività artistica di Andrea Valente. Agli occhi dello spettatore, la mostra lascia il piacere di scoprire attraverso il tratto, il colore e la composizione, tutta la non-convenzionalità della ricca produzione di Andrea Valente, sempre tagliente, sia che si tratti della prima vignetta per il New York Times, sia delle caricature o dei disegni per Linus e Comix. «Fin dalla sua prima edizione, cinque anni fa, il Festival dell´Illustrazione ha avuto il pregio di offrire alla fruizione del pubblico lavori di alto livello, sia con artisti già affermati, tra cui Toppi, Galloni, Nidasio, Maggioni, Uggeri, sia con giovani artisti particolarmente significativi per la capacità di narrare con l´immagine e per la voglia di sperimentare nuovi percorsi – dice Marco Galandra, presidente del Sistema Bibliotecario "Renato Sòriga" e Assessore alle Biblioteche Civiche del Comune di Pavia - Anche quest´anno il Festival intrattiene un rapporto forte con il territorio, dedicando la mostra di apertura a Andrea Valente, apprezzato e conosciuto illustratore e prolifico scrittore. Un omaggio ad un concittadino illustre, recentemente premiato ad Festival Andersen e di cui la città è giustamente orgogliosa>>. La seconda sezione del Festival, riservata ogni anno agli artisti emergenti e per questo appuntamento importante ed entusiasmante, è la mostra “Arianna Vairo al Festival dell´Illustrazione di Pavia” che inaugura venerdì 15 giugno alle 18 (fino a domenica 24 giugno, in Santa Maria Gulatieri, Piazza della Vittoria, aperta da martedì a domenica, dalle 10.30 alle 12.30 e dalle 17 alle 19). Giovanissima artista della scena milanese, Arianna Vairo, riceverà il premio “Ill. 2012”, in quanto eccellente rappresentante di quel nuovo filone dell´illustrazione che sostiene non soltanto il bisogno di creare immagini belle e accattivanti, ma sottolinea soprattutto la necessità di saper progettare. La sua grande versatilità la porta ad esprimersi con tecniche spesso molto diverse tra loro. Il suo stile, personalissimo e graffiante, è riconducibile al grafico pittorico, pieno di entusiasmo e di idee. La sua partecipazione a Bilbolbul, una delle manifestazioni più innovative nel panorama del fumetto nazionale e internazionale, non fa che confermarne la bravura. <<Il premio che ogni anno il Festival conferisce ad un giovane illustratore e la possibilità per l´artista prescelto di poter usufruire di una “vetrina” - dice Neva Kolman - si configurano come un vero e proprio sostegno istituzionale alla creatività giovanile, permettendo a nuove e più vitali risorse di liberarsi e portare nuovo ossigeno ad una realtà che , talvolta, mostra un complicato e tormentato rapporto tra mercato ed artisti ancora non completamente consolidato>>. Il Festival si completa con la mostra dedicata a “L´arte dell´illustrazione lituana contemporanea”, che inaugura giovedì 21 giugno alle 18, presso il Castello Visconteo per rimanervi fino a domenica 8 luglio (Viale Xi Febbraio 35, aperta da martedì a domenica dalle 10.30 alle 12.30 e dalle 17 alle 19). «Una presenza importante e di grande interesse – spiega Neva Kolman - non solo perché la Lituania ha dato i natali a illustratori di fama internazionale, ma anche perché la sua recente storia ha fortemente influenzato la cultura, determinando un grande fermento e una grande ricchezza nel mondo culturale. L´apertura verso l´occidente, che ha preso avvio dalla sua indipendenza negli anni ´90, ha fatto sì che la Lituania consentisse alla comunità internazionale di apprezzare con maggiore consapevolezza la sua cultura e i suoi artisti, recuperando il tempo perduto e proiettando sulla scena internazionale i suoi illustratori di grandissimo talento». La mostra presenta opere che, pur nascendo da un patrimonio di fiabe, di folclore, di poesia, hanno la grande capacità di fondere le tradizioni con l’innovazione e approda a Pavia come una delle poche opportunità per vedere ,nel nostro Paese, non solo le opere degli autori più affermati che hanno creato alcune delle testimonianze più importanti ed emozionanti dell´illustrazione lituana, ma anche l´arte della generazione più giovane e l´ impegnativo lavoro di ricerca che ha portato a sviluppare nuovi stili . In questo evento espositivo si esplicita con estrema forza il rapporto importante fra immagine e testo, svelandone immediatamente l´intimo nesso e immergendoci in un mondo in cui i confini fra reale e surreale si muovono su binari invisibili. L´iniziativa è organizzata da: Sistema Bibliotecario Intercomunale del Pavese "Renato Sòriga" e Assessorato alle Biblioteche Civiche del Comune di Pavia, con la collaborazione dell´Assessorato al Marketing territoriale e Cultura, con il contributo di Fondazione Comunitaria della Provincia di Pavia e Fondazione Cariplo. Info: pubblico tel: 0382.399610-611-612-  
   
   
ALLA REGGIA DI VENARIA SI NAVIGA IN GONDOLA  
 
Venezia sbarca alla Reggia di Venaria. Fino al 14 ottobre è possibile navigare in gondola nella Peschiera della Reggia sulle imbarcazioni battezzate “Diana” ed “Ercole”, appositamente costruite nella città lagunare. A guidare le gondole sono sei studenti del Suism, la Facoltà di Scienze Motorie di Torino, che hanno seguito un apposito corso di formazione per la voga veneta curato dalla Società Canottieri Armida di Torino e sono stati selezionati dal Consorzio La Venaria Reale, organizzatore dell´iniziativa. L´imbarco è previsto lungo il lato lungo della Peschiera, verso il viale della Mandria, dal martedì al venerdì, dalle 11 alle 17, e il sabato e la domenica, dalle 10 alle 18. Il giro della Peschiera dura 15 minuti e costa 3,5 euro. Www.lavenaria.it  
   
   
AOSTA (MUSEO ARCHEOLOGICO REGIONALE) - WASSILY KANDINSKY E L’ARTE ASTRATTA TRA ITALIA E FRANCIA - REALIZZATA DALL’ASSESSORATO ISTRUZIONE E CULTURA DELLA REGIONE AUTONOMA VALLE D’AOSTA IN COLLABORAZIONE CON LA FONDAZIONE ANTONIO MAZZOTTA, MILANO A CURA DI ALBERTO FIZ - CON LA CONSULENZA SCIENTIFICA DI PIETRO BELLASI E GUIDO MAGNAGUAGNO - 26 MAGGIO/ 21 OTTOBRE 2012  
 
Una grande rassegna con oltre 90 opere Per l’occasione viene ricostruita la Sala da Musica dell’Esposizione di Architettura di Berlino del 1931 disegnata da Kandinsky e Alessandro Mendini rende un omaggio speciale al maestro russo Dopo il successo ottenuto da Eiapopeia. L’infanzia nell’opera di Paul Klee, poi ospitata al Klee Zentrum di Berna, il Museo Archeologico Regionale di Aosta propone dal 26 maggio al 21 ottobre 2012 la grande mostra Wassily Kandinsky e l´arte astratta tra Italia e Francia, che comprende oltre 90 opere. L’evento è incentrato sull’ultimo ventennio della produzione del maestro russo ed evidenzia rimandi e confronti con significativi artisti del periodo in Italia e in Francia. La rassegna a cura di Alberto Fiz, realizzata dall’Assessorato Istruzione e Cultura della Regione autonoma Valle d’Aosta in collaborazione con la Fondazione Antonio Mazzotta, porta l’attenzione sull’iter creativo di Kandinsky in un percorso che prende avvio dal 1925, quando termina la stesura del fondamentale manoscritto Punto, Linea, superficie (verrà pubblicato nel 1926), e termina nel 1944, anno della sua scomparsa. La mostra si apre con Spitz-rund (Appuntito tondo), del 1925, proveniente dall’Accademia Carrara, Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea, Bergamo, dove compare il riferimento al cerchio come elemento cosmico, e si conclude con le testimonianze dell’ultimo biennio parigino. L’esposizione si avvale di un prestigioso comitato scientifico di cui fanno parte Pietro Bellasi, Riccardo Carazzetti e Martina Mazzotta Lanza. Le opere di Kandinsky sono oltre 40, tra cui spiccano alcuni capolavori degli anni Trenta e Quaranta mai presentati prima d’ora in Italia. Tra i più celebrati maestri del ‘900, pittore e teorico, ma anche personalità dedita a diversi interessi, tra cui la musica e la scenografia, tanto da creare alcune composizioni sceniche teatrali, Kandinsky non solo è il fondatore dell’astrattismo, ma ha attraversato stagioni diverse, passando da una fase iniziale simbolista all’esperienza Bauhaus, fino al periodo parigino degli ultimi anni. Le testimonianze in mostra provengono da collezioni pubbliche e private italiane e straniere tra cui: Accademia Carrara, Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea, Bergamo, Mart Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto, Csac – Centro Studi e Archivio della Comunicazione, Università degli Studi di Parma, Civica Biblioteca d’Arte di Milano, Fondazione Marguerite Arp di Locarno, Pinacoteca Comunale Casa Rusca, Locarno e la raccolta privata dell’artista Max Bill. Si potranno ammirare, inoltre, significativi lavori di artisti con cui l’opera di Kandinsky ha instaurato un dialogo creativo come Hans Arp, Sophietaeuber-arp, César Domela, Florence Henri, Joan Miró, Francis Picabia e gli italiani Piero Dorazio, Gillo Dorfles, Alberto Magnelli, Alessandro Mendini, Gianni Monnet, Mauro Reggiani, Ettore Sottsass, Atanasio Soldati e Luigi Veronesi. In una mostra ricca di sorprese, viene ricostruita la Sala da Musica dell’Esposizione Internazionale di Architettura a Berlino del 1931 in cui, su disegno di Kandinsky, fu realizzata una decorazione murale in ceramica. Con la collaborazione dello Sprengel Museum di Hannover, viene inoltre proposta, in una sala dedicata, la registrazione della “composizione scenica” di Kandinsky, Violett, con scenografie realizzate su suo disegno. La registrazione ripropone la trasposizione a cura del Verein Kunst und Bühne di Hannover tenutasi presso lo Sprengel Museum di Hannover nel 1996. In quest’occasione, dunque, emerge la figura a tuttotondo di Kandinsky, nonché la relazione tra arte e musica così importante nella sua ricerca. Il carattere trasversale della mostra offre l´opportunità di un´approfondita analisi critica in un contesto che coinvolge Italia e Francia e in questa direzione non mancano prospettive d’indagine, talvolta inedite, di sicuro interesse. Si tratta, dunque, di un progetto particolarmente significativo che privilegia l’indagine realizzata da Kandinsky negli ultimi vent’anni della sua ricerca, quando le tensioni di matrice spirituale ed emozionale lasciano il posto ad una rinnovata indagine sulla superficie e sullo spazio, passando attraverso la geometria prima e al mondo della scienza dopo. “Il linguaggio sviluppato da Kandinsky come progressiva tensione di forze conduce ad un superamento dei canoni estetici tradizionali e alla conquista di nuove prospettive spaziali che saranno determinanti per l’arte del secondo dopoguerra”, afferma Alberto Fiz. “Spesso non considerata a sufficienza, l’ultima fase della ricerca di Kandinsky assume un’importanza fondamentale in quanto apre alla pittura nuove prospettive d’indagini che investono la componente imperscrutabile del cosmo.” Negli anni del Bauhaus, Kandinsky si concentra sulla linea piuttosto che sul colore e descrive i suoni che scaturiscono dagli angoli retti, acuti e ottusi. L’artista non dipinge oggetti che derivano il loro significato dal mondo esterno, ma utilizza le forme astratte nel loro valore esclusivamente pittorico e immanente. I triangoli sono collocati gli uni sugli altri o l’uno accanto all’altro ma, pur costringendosi all’interno di un vocabolario limitato, l’artista investe la pittura di variazioni straordinarie, non realizzando mai moduli ripetitivi o prevedibili. In mostra lo dimostrano opere come Rot in Spitzform, del 1925 proveniente dal Mart di Rovereto, o Quatre, del 1934. Sin dalla fine degli anni Venti, si percepisce una nuova libertà, un più consapevole senso dello spazio in composizioni dove la geometria non è un vincolo alla composizione, come confermano lavori profondamente poetici, Schwarzes Stäbchen (Bastoncini neri), o Dumpf-klar (Cupo-chiaro), entrambi del 1928. “Il punto”, scrive Kandinsky, “è la forma interiore più concisa. Esso è introverso, significa silenzio, non presenta la minima tendenza al movimento in nessuna direzione, né orizzontale, né verticale. Non avanza e non retrocede.” Dopo la chiusura del Bauhaus, alla fine del 1933 Kandinsky, con la moglie Nina, si trasferisce a Parigi e su consiglio di Marcel Duchamp prende un appartamento a Neuilly-sur-seine. Nella capitale francese rimarrà per undici anni e sebbene appaia piuttosto isolato in una città dove dominavano i surrealisti e i cubisti, la sua ricerca trova nuovi stimoli giungendo a risultati del tutto innovativi spesso non sufficientemente valorizzati. Tra gli obiettivi della mostra aostana c’è proprio quello di rivelare l’indagine di questo periodo attraverso l’esposizione di una serie di capolavori come Balancement del 1942 o Inquiétude del 1943. Come ricorda Alberto Fiz, “in questi anni l’astrazione non è più un dogma assoluto e Kandinsky si rivolge al mondo della natura con l’occhio dello scienziato attingendo ad un universo infinito di immagini scoperte sott’acqua o attraverso l’uso del microscopio”. Così amebe, embrioni, morfologie di cellule organiche e creature marine compaiono nei suoi dipinti accanto ad elementi geometrici o a riferimenti segnici che rimandano all’oriente o alla cultura russa. Sono opere che nascondono una forte insofferenza ma anche un afflato verso la libertà del linguaggio e un gusto ironico in un progressivo scardinamento delle regole. Non è un caso che ad apprezzare compiutamente il suo lavoro sia Frank Stella che si è mosso con straordinaria autonomia nell’ambito dell’astrattismo. L’artista americano, infatti, ha individuato nelle opere realizzate da Kandinsky nel periodo parigino un tentativo di superamento del mondo bidimensionale dell’arte astratta creando un nuovo tipo di spazio pittorico senza, peraltro, sconvolgere la prospettiva classica e l’illusionismo tridimensionale. Fondamentalmente, è proprio il processo di crescita della forma, l’esplorazione del mondo scientifico a fornire a Kandinsky la risposta alle proprie inquietudini. Kandinsky a Parigi instaura un rapporto di amicizia con Jean Arp e Sophie Taeuber-arp, Alberto Magnelli e Joan Miró, tutti presenti in mostra con una serie di opere importanti a testimonianza del dialogo intenso e delle suggestioni reciproche. Nella rassegna aostana ciascun ambiente è contrappuntato da un’esperienza “altra” dove la prospettiva si amplia in base ad un’indagine connessa con le problematiche di forma e costruzione. Proprio Magnelli, a proposito di Kandinsky, ricorda “quanto nitido fosse ciascun segno, da quanto ogni forma da lui pensata fosse perfettamente precisa; nulla era lasciato al caso e nulla era imprevisto”. Anche con Miró si sviluppa un rapporto di ammirazione: Kandinsky non solo visita la sua mostra alla Galerie Jean Bucher nel 1943 ma lo descrive come “il piccolo uomo che dipinge sempre grandi tele, un vero vulcano che progetta i suoi dipinti.” E non c’è dubbio che le forme biomorfe di Mirò e di Arp si relazionino con le opere di Kandinsky tese verso la degeometrizzazione. Di fondamentale importanza è, poi, il rapporto di Kandinsky con l’Italia come conferma la sua celebre personale organizzata tra aprile e maggio del 1934 alla Galleria del Milione di Milano, di cui in mostra è esposto un acquarello (Versunken – Immerso, 1929). A testimoniare questa relazione sono esposte opere di Gillo Dorfles, Gianni Monnet, Mauro Reggiani, Ettore Sottsass, Luigi Veronesi e Atanasio Soldati. Di quest’ultimo, per esempio, viene presentata Trenta, una riflessione sulle forme segniche, che si pone in diretta relazione con l’opera omonima realizzata da Kandinsky nel 1937. Nel dopoguerra, poi, in Italia un ruolo importante per la totale comprensione dell’arte di Kandinsky è svolta da Piero Dorazio che lo considera “il grande innovatore della pittura contemporanea per il mezzo secolo che si apre ora.” Dorazio, presente in mostra con una rara serie di opere kandinskiane risalenti alla seconda metà degli anni Cinquanta, ha un ruolo fondamentale nel riscoprire il maestro russo dopo la sua morte. In occasione della Biennale di Venezia del 1950, dove Kandinsky è presente con una sala personale, Dorazio scrive a Nina Kandinsky: “La sala Kandinsky è per tutte le persone intelligenti che conosco una vera rivelazione e, in sintesi, il risultato della Biennale è che ciò che si vede sono Kandinsky e Magnelli.” E’ presente inoltre il riferimento al design di Alessandro Mendini che offre un vero e proprio omaggio a Kandinsky realizzando un ambiente interamente ispirato al maestro russo con un arazzo, un dipinto, una credenza, una specchiera e il divano Kandissi del 1978, una delle realizzazioni più celebri di Alchimia dove si realizza una contaminazione tra colore e forma, perfettamente coerente con le teorie di Kandinsky. Come scrive Mendini, “La composizione degli oggetti è fatta di segni visivi, gli stilemi sono degli alfabeti adatti a invadere ogni cosa. E’ un processo continuo, energetico, infinito”. La mostra è accompagnata da un’importante pubblicazione in italiano e francese, edita dalla casa editrice Mazzotta, con testi di Alberto Fiz, Pietro Bellasi, Cristina Casero, Gillo Dorfles, Alessandro Mendini, Marco Vallora e con apparati. Www.regione.vda.it  
   
   
BEAT PARADE 2012 UNA GIORNATA TUTTA ANNI ’60 A PIAZZA CAVOUR, SABATO 26 MAGGIO. PADRONA DI CASA È LA BUONA MUSICA; INVITA IL MUNICIPIO XVII.  
 
Sarà una festa lunga un giorno, quella che animerà i giardini di Piazza Cavour sabato 26 maggio. A cinquant’anni dall’uscita del loro primo disco – Love Me Do – si celebrano i Beatles davanti alla sala nella quale tennero quattro storici concerti. Una maratona musicale alla quale sono invitati i cittadini di ogni età, voluta dalla presidente del Municipio Xvii Antonella De Giusti e prodotta da Elly Travel con Mitinitaly. La festa inizierà alle 10.30 con la spettacolare esibizione della Banda Musicale della Polizia di Roma Capitale: già nota come Banda dei Vigili Urbani, è formata da 70 orchestrali che si disporranno sulla scalinata del Palazzo di Giustizia – il Palazzaccio per i romani – per offrire un concerto tutto dedicato ai Fab Four. Ed è solo il via! Sul palco allestito al centro della piazza, infatti, si alterneranno gruppi musicali – che si sono offerti con entusiasmo di animare la kermesse - fino all’imbrunire: band di appassionati e formazioni nate nelle scuole di Prati e della città, dalla media Dante Alighieri al liceo Terenzio Mamiani. Il repertorio è rigorosamente anni ’60, italiano e internazionale. Il gruppo I Beatles a Roma proporrà addirittura la stessa scaletta dei concerti del ’65 nel Teatro Adriano. Gli altri confermati sono, in rigoroso ordine alfabetico e non di esibizione: Alighieri Band, Alma, Bluk, Dama di Fedro, Electric Chairs, Heléna, Hollywood Revolver, Lithops, Note indisciplinate, Statale 66, Tequila Sunrise, Triptisol.la maratona sarà scandita dagli interventi di Rick Hutton, pioniere “vj”, oggi conduttore di Radio Città Futura. Fra un gruppo e l’altro verranno proposte pillole della cronaca, della cultura e dello sport del decennio dagli allievi della scuola di teatro La stazione diretta da Claudio Boccaccini, dall’attore Antonio Petrocelli e dal giornalista Sandro Di Loreto. Un autorevole beatlesmaniaco è Alfredo Saitto che spiegherà – come ha fatto nel suo libro – perché la “canzone perfetta” sia Yesterday. Sonia Angelucci, invece, nelle ore meno calde della giornata animerà il pubblico a cimentarsi con i balli dell’epoca, dal twist all’hully gully, dal cha cha cha al geghegè. Nella vicina Piazza Adriana si raduneranno decine di auto e moto, proprio i modelli che circolavano in quegli anni, certo molto più fluidamente di oggi. Daranno vita, verso le ore 12.00, a un festoso corteo che percorrerà tutte le principali vie del quartiere Prati.al pubblico più giovane verranno offerti buoni sconto per rifocillarsi in modo economico in uno storico negozio di alimentari in via Tacito Beat Parade è su facebook.  
   
   
DISPONIBILE NUOVA PUBBLICAZIONE "VIVERE I PARCHI NATURALI ESTATE 2012"  
 
Fw: "Franco Rosso" <francorosso@marketpress.Info> Le iniziative e gli eventi che attendono i visitatori nei sette parchi anturali dell´Alto Adige nei prossimi mesi estivi sono racolti nella nuova edizione di "Vivere i Parchi naturali". Tema centrale per l´estate 2012 saranno i pipistrelli. Ai pipistrelli è dedicata l´estate 2012 nei Centri visite dei sette parchi naturali altotesini in occasione della ricorrenza dell´anno internazionale del pipistrello. Sono state predisposte tavole con immagini sorprendenti su questi mammiferi, ai visitatori interessati sarà donata il box dei pipistrelli per conoscere meglio il mondo dei pipistrelli ed ogni Centro visite organizzerà una notte dei pipistrelli. La pubblicazione contiene le indicazioni sulle iniziative e sulle escursioni che vengono proposte al pubblico. L´offerta comprende ad esempio un´escursione guidata sulla geologia delle Dolomiti nel parco naturale Puez-odle con un paleontologo, un´esposizione sui serpenti locali presso il Centro visite Monte Corno o la mostra "Il fascino dell´Ape domestica" preso i Centri Visite Tre Cime e Vedrette di Ries-aurina. La pubblicazione "Vivere i Parchi naturali Estate 2012" riporta, altresì, informazioni sui sinoli parchi naturali e sui sentieri naturalistici allestiti dall´Ufficio parchi naturali della Provincia. Redatto in lingua italiana e tedesca il volume è in distribuzione gratuita presso l´Ufficio parchi naturali della Provincia, in via Renon 4 a Bolzano, presso la sede periferica dell´ufficio a Brunico, in pioazza Municipio 10 e presso i sette Centri visite a Naturno, Trodena, Tires, S.maddalena di Funes, S. Vigilio di Marebbe, Dobbiaco e Campo Tures, nonché presso gli uffici turistici e le sedi dei Comuni nei territori compresi nei parchi naturali altoatesini. È scaricabile anche da Interntet alla pagina www.Provincia.bz.it/natura/service/pubblicazioni.asp    
   
   
ROMA (MUSEO CARLO BILOTTI ): LA LUCE OSCURA DELLA MATERIA - PERSONALE DI ROBERTO ALMAGNO E SANDRO SANNAAL - DAL 19 MAGGIO ALL’8 LUGLIO 2012 ROMA, 9 MAGGIO 2012  
 
Un viaggio attraverso l’oscurità che rivela il suo splendore segreto, attraverso una materia tenebrosa che si illumina di bagliori che passano dal nero all’oro, dallo splendore notturno del legno oscurato dalla fiamma a quello del metallo che vibra di riflessi cangianti: su queste linee strutturali si muove il progetto realizzato da Roberto Almagno e Sandro Sanna per la mostra che li vede uniti all’interno dei suggestivi spazi del Museo Carlo Bilotti nell’Aranciera di Villa Borghese a Roma dal prossimo 19 maggio. L’esposizione “La Luce Oscura Della Materia Roberto Almagno/sandro Sanna”, promossa da Roma Capitale, Assessorato alle politiche Culturali e Centro Storico – Sovraintendenza ai Beni Culturali e curata da Lorenzo Canova, professore associato di Storia dell´Arte Contemporanea all´Università del Molise, vede l’esordio di Primamusa nel campo della produzione di mostre e presenta opere realizzate appositamente dagli artisti per il Museo Carlo Bilotti, lavori site specific che tuttavia superano la dimensione tradizionale della pittura e della scultura per assumere una chiara valenza installativa in cui lo spazio è rimodellato dagli artisti per trasformare le nostre coordinate percettive. Nel viaggio notturno che idealmente dà forma a questa mostra, Sanna e Almagno lavorano sulla trasmutazione di una materia che, con un’antica immagine alchemica, parte dall’oscurità per raggiungere lo splendore di un metaforico sole nero dove i contrari della notte e delle tenebre si uniscono simbolicamente e dove la pesantezza del mondo si sublima in una leggerezza fondata sul rigore del progetto e dell’esecuzione tecnica, in cui l’antica e archetipa manualità viene riletta in una nuova chiave contemporanea. Così Roberto Almagno, con la sua possente metamorfosi del legno di cui distilla la maestosità e la leggerezza, lavora su una scultura che dialoga con la potenza generativa degli elementi, ispirandosi al suolo che si spalanca in una faglia gigantesca generata da oscure forze telluriche, al vento che scuote le acque e la terra mostrando un’energia segreta e inarrestabile condensata nell’armonia discorde di forme dinamiche che conquistano e rinnovano lo spazio. Sandro Sanna, nella visione cosmogonica e originaria che sviluppa da più di dieci anni, costruisce un nuovo universo parallelo di forme ambigue che si muovono nello spazio come costellazioni ignote, segnali da universi lontani in cui le geometrie si intrecciano come filamenti di Dna o come sontuose decorazioni di palazzi eretti da civiltà perdute in una raffinata commistione dove la pittura dialoga con l’architettura e l’immaterialità digitale in una pulsazione assoluta di luce nera. Per documentare in modo ancora più ampio la mostra e la sua storia sarà realizzato un video, prodotto da Primamusa  
   
   
MILANO: CIBO SICURO AL MUSEO DELLA SCIENZA I.LAB ALIMENTAZIONE PER BAMBINI E FAMIGLIE: SPECIALE WEEK END REALSAN  
 
 Il Comune di Milano, in partnership con il Museo della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci, nei giorni 19 e 20 maggio organizza, nel quadro del progetto europeo Realsan, un fine settimana di laboratorio didattico gratuito per i bambini e le loro famiglie. Sarà possibile partecipare su prenotazione all’Infopoint del Museo fino a esaurimento dei posti. Gusto, sapore e consistenza: la sicurezza dei cibi dipende dalle loro caratteristiche e dai nostri comportamenti. È per questo che l’educazione alla sicurezza alimentare deve partire fin dalla più giovane età. Ed è a tal fine che nel week end, con esperimenti e osservazioni, i bambini scopriranno come cucinare e conservare un alimento per mantenere inalterate le sue proprietà e che cosa vuol dire cibo sicuro. All’interno del laboratorio bambini e genitori approfondiranno gli aspetti scientifici relativi al cibo per favorire la nascita di un atteggiamento consapevole, che poi può influenzare le scelte quotidiane dei singoli individui. Realsan, la rete per la Sicurezza Alimentare e Nutrizionale, progetto cofinanziato dall’Unione europea, cui hanno aderito autorità locali della Lombardia, dell’Andalucia e del Centro America e che vede come capofila il Comune di Milano, si pone tra i principali obiettivi quello di diffondere a un pubblico il più ampio possibile anche gli aspetti scientifici relativi al cibo. La collaborazione del Comune di Milano con il Museo nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci ha visto la realizzazione di attività interattive di educazione, formazione, diffusione e sensibilizzazione sulla sicurezza alimentare nell’ambito delle attività di progetto e di estensione delle attività della rete Realsan attraverso la partecipazione alla mostra interattiva “Buon Appetito” (16 ottobre 2011-24 giugno 2012). Cinquanta le classi delle scuole primarie e secondarie di primo grado con il relativo insegnante (1.500 studenti circa e almeno 50 insegnanti), appartenenti ai Comuni aderenti alla rete. Tutte le classi sono state accompagnate da un animatore scientifico competente sui temi di sicurezza alimentare e formato per fare specifico riferimento ai temi del progetto della rete Realsan. Oltre alla metodologia interattiva, vorremmo citare ad esempio anche uno strumento: il video ”Come nutrire tutti quanti” presente nel percorso della mostra, che evidenzia le cause e le conseguenze delle numerose crisi alimentari che affliggono il pianeta, stimolando l’attenzione e la discussione degli studenti e degli insegnanti sulle macro tematiche che concorrono al problema della sicurezza alimentare e sulle abitudini di consumo che possono essere adottate a livello individuale per attenuare tali fenomeni. Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci : I.lab Alimentazione; Attività su prenotazione all’infopoint fino a esaurimento posti; da 8 anni, durata 45 minuti circa; sabato ore 15.30 e 17.30; domenica ore 12.00, 15.00 e 17.00. Tutte le attività proposte sono incluse nel biglietto d’ingresso al Museo. Se non è diversamente indicato, le attività sono prenotabili solo all’infopoint del Museo il giorno della visita, fino a esaurimento posti (max 2 attività al giorno per persona). Informazioni Per Il Pubblico: Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci: Dove siamo: Ingresso Via San Vittore 21 | Uscita via Olona 6 20123 Milano; Giorni di apertura: aperto da martedì a domenica; Giorni di chiusura: i lunedì non festivi, il 25 dicembre e il 1° gennaio; Orari: da martedì a venerdì 9.30-17.00 | sabato e festivi 9.30-18.30; Biglietti d’ingresso: intero 10,00 € | ridotto 7,00 € per giovani sotto i 25 anni, adulti accompagnatori (max 2 persone) dei minori di 14 anni; gruppi di almeno 10 persone; docenti delle scuole statali e non statali; convenzioni speciale 4,00 € per gruppi di studenti accompagnati dall’insegnante previa prenotazione; persone oltre i 65 anni. Ingresso gratuito per: visitatori disabili e accompagnatore, bambini sotto i 3 anni www.Museoscienza.org   info@museoscienza.It  T 02 48 555 1  
   
   
ASCOLI PICENO (GALLERIA MARCONI DI FRANCO MARCONI): ROBERTO CICCHINÈ - VELOCITÀ=SPAZIO/TEMPO - 20 MAGGIO / 17 GIUGNO  
 
Domenica 20 maggio la Galleria Marconi di Cupra Marittima e Marche Centro d’Arte presentano velocità=spazio/tempo personale di Roberto Cicchinè. La mostra è curata da Piera Peri che è autrice anche del testo critico. L’inaugurazione di velocità=spazio/tempo è alle ore 18.00. La personale di Roberto Cicchinè è il quinto ed ultimo appuntamento di Traditeci pure… ma non lasciateci soli, la rassegna di mostre che la Galleria Marconi organizza per la stagione 2011/2012. Velocità=spazio/tempo può essere visitata presso gli spazi della Galleria Marconi a Cupra Marittima e fa parte degli eventi che si affiancano all’Expò di arte contemporanea Marche Centro d’Arte. “È tutta giocata sul Tempo e l’Emozione ad esso interconnessa questa inedita mostra di Roberto Cicchinè, inedita perché per la prima volta l’artista sperimenta l’installazione e un mix mediale di video, fotografie e sculture. Proprio per sviscerare il concetto di Tempo, per sua natura interconnesso con Spazio e Emozione, Roberto in questo lavoro ha superato la bidimensionalità. […] Dal Tempo/velocità negato attraverso la colorazione nera dello Spazio, al Tempo in nuce delle immagini fotografiche in cui tutto può accadere ma di fatto non accade, passando per il Tempo elastico e in divenire gestito dagli spettatori, al Tempo sottratto alle leggi della decadenza delle finte saponette fino al Tempo estremo, violento, dell’accadimento che cambia irreversibilmente la vita del video, con questa mostra Roberto, facendo uso di una simbologia che dal personale raggiunge concetti universali, si inoltra in un percorso in cui scienza e spettro emotivo viaggiano paralleli”. (Piera Peri) Traditeci pure ci sono tante cose da vedere, l’arte è un fiume che accoglie, raccoglie sedimenta e spande. Guardate le mostre, cercate l’arte, visitate gallerie, musei, luoghi contaminati, senza preconcetti ma anche senza superficialità. L’importante è non farsi ingannare, lealtà e infedeltà camminano spesso insieme. Andate… ma non lasciateci soli. Info: Galleria Marconi di Franco Marconi - C.so Vittorio Emanuele, 70, 63064 Cupra Marittima (Ap) - tel 0735778703 - galleriamarconi@vodafone.It  - www.Siscom.it/marconi    
   
   
VERCELLI. CONCERTO DI MUSICA SACRA NELLA CHIESA DI SAN LORENZO  
 
Appuntamento sabato 19 maggio alle ore 21, nella chiesa di San Lorenzo a Vercelli (in corso Libertà angolo via Cagna), con il Coro dei Cantori di San Cipriano che si esibiranno in un concerto di musica sacra ed eseguiranno brani musicali storici dalla fine del ´700 alla seconda metà dell´800, alcuni provenienti dall’archivio storico della Confraternita di S. Anna di Vercelli. Il Coro sarà diretto da Roberta Giavino e al pianoforte ci sarà Alessio Lucchini. L’ingresso è gratuito. Informazioni presso la Segreteria della Curia Arcivescovile, tel. 0161.213340. Www.comune.vercelli.it  
   
   
SPELLO (VILLA FIDELIA): MOSTRA DI ELISA LECLÉ A REGOLA D’ARTE, PITTURE & ABITI-SCULTURE” - 20 MAGGIO / 1° LUGLIO 2012  
 
Domenica 20 maggio 2012, alle ore 17.30, a Villa Fidelia di Spello (Pg) si inaugurerà la mostra “Elisa Leclé. A regola d’arte, pitture & abiti-sculture” a cura di Giorgio Bonomi. L´esposizione, realizzata in collaborazione con l’Assessorato alle Attività Culturali della Provincia di Perugia e con il patrocinio della Regione Umbria e del Comune di Spello, si potrà visitare fino al 1° luglio 2012. La creatività si può applicare in diverse attività: Elisa Leclé ha iniziato come fashion designer per poi dedicarsi anche all’arte in senso stretto, cioè alla pittura, cui ora accosta la realizzazione di abiti-sculture e copricapi-sculture. In questa mostra l’artista presenta queste nuove sculture che segnano lo slittamento dall’artigianato (d’altissimo livello) all’arte, senza rinunciare a mostrare un’ampia selezione antologica dei lavori pittorici, tutti di tipo astratto-informale e monocromi. Si tratta di un accostamento di due forme artistiche che trovano un equilibrio e una sintesi ottimali proprio per la grande sensibilità e l’eccellente fabbrilità dell’artista, oltre che per la loro capacità di suscitare entusiasmo ed emozione. A proposito della mostra, Giorgio Bonomi afferma: “Leclé non presenta due diverse forme di arte, bensì una sola: un’arte (visiva) che nel corso degli anni va sempre più affermandosi e maturandosi, senza sospette conversioni o opportunistici cambiamenti, con una coerenza e una sensibilità che sicuramente ritroveremo negli sviluppi della sua arte e della sua persona”. “Con questa mostra” è scritto in una nota dell’Assessore alla Cultura della Provincia di Perugia, Donatella Porzi, “ha inizio la stagione espositiva 2012 di Villa Fidelia. È un avvio pieno di colori e di inventività, di capacità creativa e di conformità a un territorio – la Valle Umbra – che risplende di arte e di artigianato in ogni suo angolo, dalla pianura alla collina che la sovrasta e l’accompagna. Siamo grati a Elisa Lestini per il suo modo pulito e raffinato, aperto sul futuro e specchiato nella tradizione, con cui prosegue un prezioso lavoro di tessitura estetica che dialoga apertamente con il presente e che il pubblico di Villa Fidelia non mancherà di apprezzare, dando a questo ambiente e queste architetture il tono e la musicalità che la storia ha sempre invocato su uno scenario fra i più sublimi dell’Umbria”. Elisa Lestini, in arte Elisa Leclé è nata a Bastia Umbra nel 1964, dove vive e lavora come creativa free-lance nel mondo sartoriale e dell’alta moda. Nel corso degli anni, è riuscita ad attivare significative collaborazioni di livello internazionale. Ha anche esperienze di lavoro nel mondo del teatro, come scenografa e costumista. La sua carriera artistica è cominciata da molti anni, con la partecipazione a numerose esposizioni collettive; ha tenuto la sua prima mostra personale nel dicembre del 2007 presso il Monastero delle Monache Benedettine di Bastia Umbra, nella sua città. In occasione della personale, si è scelta l’evocativo nome d’arte di Elisa Leclé, con un intenzionale richiamo, per assonanza, al poliedrico eclettismo del suo misurarsi con l’atto del creare, in una mescolanza fra fashion e arte che ben la rappresenta Tra le mostre: nel 2008 si segnala “Ventidue” organizzata dall´Assessorato alla Cultura del Comune di Bastia Umbra; sono state invitate ad esporre presso la Palazzina Franchi 22 tra le più significative artiste locali, italiane e straniere. Nel 2009, è una delle artiste invitate nella mostra “Futurismo E Suggestioni Di Fashion Design Contemporaneo 100 Anni Dopo” a cura di Massimo e Francesca Duranti, che si è tenuta presso la Galleria Lydia Palumbo Scalzi di Latina. Ed ancora, ha partecipato tra gli “artisti ospiti”, nella manifestazione “Sant’agostino, La Piazza Che Verrà” che si è tenuta ad Arezzo, organizzata dal Circolo Culturale Aurora con il patrocinio di Comunità Europea, Ministero dell’Interno, Provincia di Arezzo, Comune di Arezzo. Nel 2010, nel mese di marzo, mostra a Perugia presso la Galleria Artemisia dal titolo “Di Seta E Di Colore...” a cura di Giorgio Bonomi. Sempre nello stesso anno, dal 30 aprile al 23 maggio, altra mostra personale dal titolo “Reflexions” presso l’Atrio d´Onore del Palazzo della Provincia di Arezzo, a cura di Danilo Sensi. Notizie sul complesso di Villa Fidelia a Spello Villa Fidelia, detta anche “Costanzi” sorge su un preesistente complesso sacrale risalente all’epoca classica. Il primo corpo di fabbrica fu costruito alla fine del Xv secolo, ma di esso non resta che qualche struttura muraria. La villa attuale fu edificata in un periodo compreso fra il 1805 ed il 1830, su un progetto, a detta di molti studiosi, dell’architetto Giuseppe Piermarini. L’edificio ottocentesco è di forma estremamente regolare e caratterizzata da una certa eleganza formale, sebbene presenti tuttora orpelli neopalladiani dopo la ristrutturazione novecentesca del Bazzani. Oltre alla villa, il complesso è formato da un giardino barocco, un giardino all’italiana, un limonaia sede attuale di mostre e conferenze, un parco lecceta, un oliveto, un galoppatoio ed una chiesa. La Provincia di Perugia è proprietaria del complesso dal 1974. Info: inaugurazione domenica 20 maggio 2012, alle ore 17.30 - dal 20 maggio al 1° luglio 2012 - Spello, Villa Fidelia (Via Flaminia, 70) - Tel. 0742 651726; Provincia di Perugia, Servizio Promozione Culturale e Sociale di Area Vasta, Ufficio Promozione Cultura e Spettacolo - Tel.075 3681218 / 3681405 / 3681386 - cultura@provincia.Perugia.it  - www.Provincia.perugia.it    
   
   
LE ROSE DI CARLO FELICE AL CASTELLO DI GOVONE  
 
Rose protagoniste a Govone sabato 19 e domenica 20 maggio per Regalmente Rosa, la decima edizione della manifestazione dedicata al roseto all’ombra del castello di Carlo Felice di Savoia, re di Sardegna, oggi Patrimonio dell’Umanità Unesco. Sabato sera, appena ci sarà il buio, si potranno scrutare stelle e pianeti, in particolare Saturno, con l’aiuto del Gruppo Astrofili Monferrini. Domenica, invece, dalle 10 alle 18.30 il mercato del borgo e, con i telescopi, la visione delle protuberanze solari, oltre alle visite guidate del castello e del roseto, ricostruito sulla base di un catalogo ottocentesco. Www.comune.govone.cn.it  
   
   
LAGOPESOLE (SALA PASOLINI): LE IMPRESE DI FEDERICO II DI CHIARA CURIONE - 19 MAGGIO 2012, ORE 18.00  
 
Spesso una disciplina fatta di date, luoghi, personaggi e avvenimenti quale è la storia, risulta ostica e lontana dal mondo disincantato in cui vivono bambini e ragazzi. Se si prova a formularla in un linguaggio a loro comprensibile, inserendo anche come protagonisti animali umanizzati o figure fantastiche, forse si riesce a catturare il loro interesse. E se questa scrittura favolistica interessa il luogo e i personaggi in cui i giovani lettori vivono, si riesce magari a trasmettere una conoscenza della storia che sia in grado di sviluppare in loro una coscienza sociale. La Pro Loco di Lagopesole ha inteso promuovere la presentazione del volume di Chiara Curione “Le Imprese di Federico Ii”, una trilogia fiabesca incentrata sull’imperatore svevo e la sua discendenza che sarà presentato il 19 Maggio 2012 alle ore 18.00 nella Sala Pasolini del borgo federiciano per eccellenza della Basilicata. Insieme al Presidente della Pro Loco Carlo Lucia e all’autrice, ne discuteranno il Presidente dell’Area Programma Alto-basento Gerardo Ferretti, il Sindaco di Avigliano Vito Summa, lo Scrittore e Poeta Mario Santoro, il Dirigente Scolastico dell’I.c.a.f. Salvatore Mascolo, l’Insegnate di Lettere dell’I.c.a.f. Raffaela Di Bianco e la Docente dell’I.c. Di Pietragalla Assunta Romaniello. L’iniziativa di Lagopesole è inserita ne “Il Maggio dei Libri 2012” promosso dal Centro per il Libro e la Lettura del Ministero per i Beni e le Attività Culturali con lo slogan “Leggere fa Crescere” e che quest’anno si svolge sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica. La presentazione del testo avviene in un periodo in cui l’Area Programma Alto Basento e il Comune di Avigliano hanno inteso promuovere nel Castello di Lagopesole un percorso didattico rivolto alle scuole ed inserito ne “Il Mondo di Federico Ii”, l’ambizioso progetto che, attraverso moderne tecnologie e linguaggi innovativi abbinati alla ricerca storica, punta a divulgare e rendere più fruibile la figura e il pensiero dello Stupor Mundi. Il Presidente  
   
   
FERRARA (MUSEO BOLDINI): MUSTAFA SABBAGH - VENERDÌ 18 MAGGIO, ORE 12  
 
La selezione di fotografie, presentate lungo il percorso del museo, ritraggono modelli celati dietro maschere feticcio composte di oggetti disparati, come forchette, parrucche, paraocchi, elmetti, velette, uccelli impagliati, realizzate da Simone Valsecchi, dress designer che ha collaborato con artisti quali Luca Ronconi e Peter Greenaway. Singole, o appaiate in dittici di cupa bellezza, in cui le figure sono accostate a paesaggi notturni, queste immagini sono composte con estrema raffinatezza e cura ossessiva per il dettaglio tecnico e compositivo e alludono a un immaginario di costrizione e tortura. Con una tecnica sapiente, Sabbagh cattura il soggetto, lo staglia su fondali antracite e cobalto, bloccandolo in pose ieratiche, frontalmente o di profilo, come fosse inciso su antiche medaglie. Nella finzione del travestimento, lo sguardo, tramite di vita, è schermato dalla maschera, espressione della simulazione, ma al contempo veicolo di rivelazione del sé e delle proprie pulsioni. Matrone e cavalieri del Xxi secolo, dandy elegantissimi in giacche di pelle, veneri malate, costrette in scomode guaine e rigidi corsetti, restano congelati nell´attimo stesso del loro effimero apparire, offrendosi allo sguardo come moderne vanitas, indifferenti al tempo che svanisce come il fumo delle loro sigarette. In queste icone, la cui algida apparenza è esaltata dalla precisione e dall´estremo realismo del mezzo fotografico, Sabbagh restituisce la propria visione di un´epoca assetata di protagonismo, in cui l´apparenza è centrale nell´affermazione del sé. Non è un caso che l´italo-giordano abbia alle spalle un´importante carriera nel campo della fotografia di moda, esperienza da cui muove per indagare ciò che si cela dietro la ricerca dell´immagine manierata ed artefatta e dentro l´ossessione dell´immutabile perfezione del proprio apparire. Irriverenti e malinconiche, le sue effigi dissacrano un´idea di violenta quanto banale sensualità che viene oggi offerta allo sguardo dell´osservatore. È in questo aspetto che i modelli di Sabbagh dialogano con i ritratti di Boldini, entrando in risonanza con l´opera del pittore che a Parigi, con impareggiabile virtuosismo, oltre un secolo fa, ha raffigurato l´estrema eleganza, spinta talvolta ai limiti del parossismo, di principesse e demi-mondaine di un´epoca complessa e controversa, la fin de siècle, giungendo ad imporre un vero e proprio modello di moda e costume. Parente prossimo di quell´era, il nostro tempo viene interpretato dalla moderna ritrattistica di Sabbagh in una delle sue manifestazioni più pervasive ed eclatanti. Per sua stessa natura, il ritratto è celebrazione, ma anche testimonianza dei modelli sociali ed esistenziali di un´epoca. È un atto creativo che nasce dall´interazione tra la personalità dell´artista e quella dell´effigiato, prodotto dell´occhio che osserva e sceglie come ritrarre e, al contempo, frutto del desiderio del modello, ed è, infine, l´espressione artistica con la quale da sempre vengono consegnate alla posterità le tracce della nostra esistenza. Mustafa Sabbagh Memorie Liquide A cura di Maria Luisa Pacelli e Barbara Guidi 20 maggio - 30 settembre 2012 inaugurazione sabato 19 maggio, ore 18.00 Museo Giovanni Boldini Palazzo Massari Corso Porta Mare 9 44121 Ferrara aperto da martedì a domenica, 9.30-13 / 15-18 intero euro 6 / ridotto euro 3 / gratuito fino a 18 anni Info: Call Center Ferrara Mostre e Musei tel. +39 0532 244949 diamanti@comune.Fe.it  www.Artemoderna.comune.fe.it    
   
   
TORINO - "CUBI IN MOVIMENTO", A PALAZZO BIRAGO FINO AL 27 MAGGIO  
 
Venerdì 18 maggio, alle ore 18 presso la sede istituzionale della Camera di Commercio di Torino, si terrà la presentazione di 6 innovative opere d´arte, frutto della collaborazione tra designer/artisti e artigiani, e dedicate a 6 dei principali settori produttivi che caratterizzano oggi Torino e il Piemonte. Aerospazio, automotive, cioccolato, Ict, enogastronomia (Maestri del Gusto) e design sono i settori individuati dalla Cdc di Torino, per i quali sono stati creati 6 espositori, a forma di cubo, progettati da designer e artisti nazionali e realizzati da artigiani piemontesi. Le 6 opere vanno ad integrare le 16 opere già realizzate dal 2005 a oggi nell´ambito del progetto Cubi in Movimento – Ambasciata del Territorio. Il progetto lega in modo originale la produzione artistica contemporanea con la ricca tradizione della regione. I 22 cubi, progettati da designer e artisti italiani selezionati da Cittadellarte, vogliono essere sia uno strumento espositivo dell’identità del territorio, sia espositori della produzione tipica, utili in occasioni di promozione internazionale per le imprese e per il Sistema regionale. Le 22 opere rimarranno in mostra a Palazzo Birago dal 19 maggio fino a domenica 27 maggio, dalle 15.30 alle 19.30, per invitare il pubblico a scoprire un progetto che ha coinvolto anime diverse della realtà piemontese e che ha viaggiato in tutto il mondo portando, “come in uno scrigno d´artista”, alcuni dei gioielli del territorio. I cubi, infatti, arrivano a Torino dopo aver viaggiato quasi ininterrottamente negli ultimi 6 anni. Nel loro percorso hanno toccato capitali internazionali come Pechino, Barcellona, Francoforte, Seoul; sono arrivati fino in Cina. Le opere sono presentate all’interno di un’ambientazione inusuale: le sale al piano nobile del settecentesco Palazzo Birago, sede istituzionale della Cdc di Torino, un edificio progettato dallo Juvarra, uno dei più interessanti esempi di palazzo barocco. Il fine settimana dal 25 al 27 maggio nel cortile di Palazzo Birago, e lungo l’intera via Carlo Alberto, è prevista - in contemporanea alla mostra - un’esposizione florovivaistica. Il Progetto “Cubi In Movimento” Ideato e realizzato da Cittadellarte-fondazione Pistoletto, Cubi in Movimento nasce a Biella nel 2005 con il supporto di Regione Piemonte e Cdc di Biella, in collaborazione con Cna Confederazione Nazionale dell’Artigiano di Biella. Approda a Torino nel 2012 grazie al supporto della Cdc di Torino e della Regione Piemonte, in collaborazione con Cna Confederazione Nazionale dell’Artigiano Torino, Casartigiani Torino e Confartigianato Torino. Le opere hanno ciascuna la forma di un cubo di 45 cm. Di lato. Insieme costituiscono un sistema espositivo modulare, flessibile, mobile che sa portare in modo innovativo e originale il territorio piemontese nelle diverse occasioni fieristiche ed espositive regionali, nazionali e internazionali.  
   
   
VENTIMIGLIA (VILLA HANBURY): LA MALESIA IN UNA MOSTRA FOTOGRAFICA DI NICOLA MESSINA - EMOZIONANTI SCATTI CONDUCONO ALLA SCOPERTA DELLE FORESTE INCONTAMINATE DELLA MALESIA - FINO AL 31 MAGGIO  
 
L’ente del turismo della Malesia è lieto di annunciare l’iniziativa “Foreste del Borneo, un patrimonio a rischio” che prenderà vita fino al 31 maggio 2012 attraverso una mostra fotografica realizzata da Nicola Messina in una cornice d’eccezione quale quella dei giardini storici di Villa Hanbury a Ventimiglia. L’iniziativa, di cui l’Ente per il turismo della Malesia è principale promotore, nasce da un idea di Nicola Messina, dottore in storia naturale presso l’università di Pisa, che si pone l’obiettivo principale quello di documentare la biodiversità presente all’interno delle due regioni del Borneo malese – Sabah e Sarawak - inizialmente attraverso il libro “Introduzione alla Flora e Fauna del Borneo, Sabah e Sarawak” e successivamente attraverso una serie di scatti fotografici unici. “Credo che la sinergia sviluppata con l’Ente del Turismo della Malesia possa spingere la conoscenza del territorio ad una particolare nicchia di turismo alla ricerca di luoghi selvaggi e inesplorati da visitare, oltre che sensibilizzare ulteriormente i turisti particolarmente attenti alle tematiche ambientali”, afferma Nicola Messina. “Siamo orgogliosi di promuovere un progetto culturale ad ampio respiro che permette a tutti gli appassionati di poter scoprire le bellezze di una foresta come quella malese, che conta 2.000 diversi tipi di alberi, 5.500 specie vegetali, 1.200 specie di uccelli e 10 diverse varietà di scimmie. Per noi è di fondamentale importanza promuovere la conoscenza di un territorio che incontra i gusti dei turisti italiani che, sempre più, sono alla ricerca di una natura tropicale e incontaminata da visitare”, afferma Mohd Faharuddin, direttore dell’Ente del Turismo della Malesia. Il libro e gli scatti fotografici saranno a disposizione del pubblico dal 12 al 31 maggio presso i Giardini storici di Villa Hanbury – corso Montecarlo 43, località La Mortola, Ventimiglia (Im) dalle 10.30 alle 12.30 e dalle 14.30 alle 17.30. Per informazioni e prenotazioni è possibile contattare la Portineria giardini al numero 0184.229507 o consultare il sito internet dell’Ente del Turismo della Malesia - http://www.turismomalesia.it/  Seguiranno ulteriori tappe per l’Italia. La Malesia è anche su Facebook