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Notiziario Marketpress di Lunedì 20 Dicembre 2004
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TELEMEDICINA: IL MINISTERO DELLA SALUTE FINANZIA UN PROGETTO PER PORTARE ASSISTENZA NELLE ISOLE MINORI ITALIANE GRAZIE A QUESTA SINERGIA D’AZIONE TRA PUBBLICO E PRIVATO E A UN INVESTIMENTO COMPLESSIVO DI 683.000 EURO, SARÀ POSSIBILE PORTARE SERVIZI SANITARI SPECIALISTICI IN AREE GEOGRAFICAMENTE ISOLATE O DISAGIATE  
 
Roma, 20 dicembre 2004 – Un investimento pari a 683.000 Euro per poter fornire ai pazienti cardiopatici residenti in zone geograficamente isolate e carenti di servizi, come le isole minori italiane, un’assistenza specialistica in tempi rapidi, attraverso la presenza sul territorio del Medico di Medicina Generale. Un obiettivo ambizioso, realizzabile attraverso una postazione di lavoro integrata e completa, che consenta di eseguire alcune analisi chimico cliniche in loco, effettuare un Ecg e inviarlo a distanza per riceverne immediatamente il referto, contattare strutture sanitarie d’eccellenza per un teleconsulto specialistico in tempo reale. Questo è quanto si propone il progetto di telemedicina “Integrazione dei servizi sanitari del territorio isola-to” che è stato illustrato oggi alla stampa, presso la Camera dei Deputati. L’iniziativa rappresenta un modello di convergenza tra pubblico e privato particolarmente significativo, in quanto costituisce il primo esempio in Italia di un progetto cofinanziato dal Ministero della Salute e da aziende private. Il progetto, che partirà nel primo trimestre del 2005 e avrà una durata di 24 mesi, è stato approvato dal Ministero della Salute ed è promosso dall’Istituto Superiore di Sanità, dal Dipartimento di Scienze Cardiovascolari e Respiratorie dell’Università “La Sapienza” di Roma, da Takeda Italia Farmaceutici, dall’Istituto Mediterraneo per la Telematica in Sanità (I.m.te.s.) e dalla Fondazione Salvatore Maugeri. Inizialmente saranno attivate circa dieci postazioni, corrispondenti ad altrettanti Medici di Famiglia sparsi sul territorio isolano, ma l’obiettivo è quello di coprire, nel giro di due anni, tutte le isole minori. “La task force di pubblico e privato che si è così formata consentirà di offrire, grazie alla teleassistenza, un prezioso supporto ai Medici di Medicina Generale sulle piccole isole, abbattendo le barriere geografiche e superando quell’isolamento che rende a volte particolarmente difficoltoso intervenire tempestivamente, in caso di emergenza cardiaca”, ha affermato l’Onorevole Giuseppe Palumbo, Presidente della Commissione Affari Sociali. “Attraverso il telecollegamento in tempo reale, sarà possibile migliorare l’efficienza e l’efficacia dell’assistenza sanitaria ai pazienti cardiopatici nelle aree disagiate e integrare i Medici con le strutture specialistiche più all’avanguardia, con un notevole risparmio per la sanità pubblica”. “Questo progetto è stato fortemente voluto dal Ministero perché è il primo esempio di progettazione e di ricerca in un settore così delicato come quello dell’assistenza sanitaria nelle isole minori, particolarmente penalizzate nei collegamenti”, ha spiegato il dottor Giovanni Zotta, Direttore Generale della Ricerca Scientifica e Tecnologica del Ministero della Salute. “E’ stata inoltre determinante la sinergia che si è creata, per il sostegno di questa iniziativa: il futuro dei progetti nell’ambito della sanità è proprio nella cooperazione tra pubblico e privato”. Takeda Italia Farmaceutici, attraverso il supporto dato a questo innovativo progetto di telemedicina in qualità di principale azienda sponsor, conferma il proprio impegno nel promuovere attività che possano concretamente contribuire al progresso della scienza, per migliorare la qualità della vita dei pazienti. “L’iniziativa - ha concluso il professor Francesco Fedele, Direttore Dipartimento di Scienze Cardiovascolari e Respiratorie dell’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” e Presidente I.m.te.s. - ha un duplice obiettivo: innalzare i livelli di assistenza e di prevenzione, da un lato, e, dall’altro, ridurre il ricorso improprio alle strutture sanitarie, con conseguente riduzione dei costi, in termini di risorse umane, economiche e logistiche dedicate. La teleassistenza domiciliare consente di favorire la continuità assistenziale tra ospedale e territorio, accelerando il riconoscimento precoce di fattori potenzialmente precipitanti e, quindi, l’instabilità di quelle patologie degenerative croniche, come quelle di natura cardiovascolare, a più alto impatto sulla popolazione”.  
   
   
INDIVIDUATO NEI TIBETANI L’ “ENZIMA DI LUNGA VITA” AGISCE NEUTRALIZZANDO I RADICALI LIBERI PRIMA CHE DANNEGGINO LE CELLULE. E’ STATO SCOPERTO DAI FISIOLOGI DEL CNR E DELL’UNIVERSITÀ DI MILANO SOSTENUTI DAL COMITATO EVEREST-K2-CNR  
 
Roma, 20 dicembre 2004 - Un meccanismo capace di neutralizzare i radicali liberi prima che danneggino le cellule. E’ questo il segreto della longevità e della sorprendente forma fisica dei tibetani. “In collaborazione con studiosi inglesi, svizzeri e nepalesi è stata effettuata un’indagine sul proteoma del muscolo di tibetani di alta quota e su tibetani e altri individui asiatici di controllo, tutti nati a bassa quota” spiega Paolo Cerretelli, dell’Istituto di tecnologie biomediche (Itb) del Cnr di Milano e presidente onorario del Comitato Everest-k2-cnr, nel corso del convegno "Il K2 cinquant’anni dopo. La ricerca scientifica negli ambienti estremi", che si svolge oggi a Roma presso la sede del Cnr. “I risultati ottenuti", prosegue Cerretelli, "sono stati sorprendenti: nei muscoli dei tibetani di alta quota sono stati rilevati uno scarso accumulo di lipofuscina, una sostanza che è espressione del danno arrecato dai radicali liberi alle strutture cellulari dell’organismo, e un significativo aumento di proteine a elevata azione antiossidante”. Una scoperta che conferma le particolari caratteristiche fisiche dei tibetani che vivono e lavorano ad altitudini che arrivano fino a 4.800 m, senza andare incontro a nessuna delle patologie da alta quota che colpiscono le altre popolazioni andine e i nativi a livello del mare anche se residenti in alta montagna da tempo. Gli esperimenti condotti negli anni nel laboratorio Piramide del Cnr in Nepal hanno infatti portato ad altre importanti osservazioni su questo popolo. “I nostri studi”, aggiunge Claudio Marconi dell’Istituto di bioimmagini e fisiologia molecolare (Ibfm) del Cnr di Milano e collaboratore del professor Cerretelli, “hanno evidenziato che l’elevata tolleranza dei tibetani all’esercizio in alta quota è multifattoriale poiché coinvolge una migliore funzionalità cardiaca, una minor viscosità del sangue e migliori scambi respiratori a livello polmonare e, probabilmente, anche una migliore utilizzazione di ossigeno a livello muscolare. Questo popolo, dunque, va incontro a modificazioni dell’organismo in grado di proteggerlo dalle conseguenze della ridotta pressione dell’ossigeno nell’aria (ipossia)”. La scoperta dello sviluppo nei tibetani di un meccanismo capace di contrastare l’invecchiamento cellulare costituisce un nuovo stimolo alle ricerche, poiché fornisce un modello di studio in grado di chiarire, ad esempio, le cause del malfunzionamento muscolare nell’invecchiamento e nelle patologie (cardiopatie, insufficienza respiratoria) in cui questa anomalia limita la prestazione fisica. Si tratta, insomma, di un primo passo per possibili interventi farmacologici e di ingegneria molecolare finalizzati a migliorare la funzione muscolare. Per informazioni: Comitato Ev-k2 Cnr Agostino Da Polenza tel. 035/3230511, e-mail: adipo@montagna.Org  Paolo Cerretelli, Istituto di tecnologie biomediche del Cnr, Milano, tel. 02/50330420  
   
   
NUOVE SPERANZE DALLA SCIENZA NELLA LOTTA CONTRO LE INFEZIONI NOSOCOMIALI  
 
Bruxelles, 20 dicembre 2004 - Il 15 dicembre, scienziati internazionali di livello si sono riuniti a Londra (Regno Unito) per vedere in che modo ricerca e sviluppo possano portare a soluzioni cliniche per lottare contro l'infezione nosocomiale Mrsa (methicillin resistant staphylococcus aureus), lo stafilococco aureo resistente alla meticillina. L'ufficio nazionale britannico di audit stima che ogni anno l'Mrsa uccide 5.000 persone e che le infezioni correlate costano al servizio sanitario all'incirca 1,5 miliardi di euro. Il termine Mrsa indica qualsiasi ceppo del comune batterio Staphylococcus, che sia diventato resistente a uno o più antibiotici convenzionali. Le conclusioni raggiunte dai ricercatori al vertice scientifico influenzeranno il governo britannico nell'assegnazione dei circa 4,5 milioni di euro destinati a finanziare la ricerca delle infezioni associate alle cure sanitarie. Scienziati canadesi e olandesi si sono uniti ai colleghi britannici per discutere i nuovi approcci alla diagnosi e analizzare le basi scientifiche della trasmissione. Il segretario britannico alla sanità, John Reid, si è rivolto agli scienziati: 'Ho detto prima che non trascurerò alcuna pista nella battaglia contro le infezioni nosocomiali. [...] Combattere efficacemente l'Mrsa non è semplicemente una questione di pulizia: anche la scienza può aiutare nella lotta contro questo stafilococco in continua mutazione'. Ed ha aggiunto: 'La ricerca scientifica in quest'area è vitale, ma deve poi essere trasposta in applicazioni pratiche che controllino e prevengano l'infezione a tutto beneficio dei pazienti'. Nel frattempo, uno scienziato inglese ha illustrato quello che potrebbe rivelarsi uno strumento vitale per controllare efficacemente l'Mrsa. Peter Hawkey, del Birmingham Heartlands Hospital, ha sviluppato un test diagnostico in grado d'individuare il batterio in sole due ore, rispetto ai due giorni necessari con gli attuali metodi di screening. Il nuovo test è in grado non solo d'individuare un particolare ceppo di Mrsa, ma anche di fornire ai medici un'analisi dettagliata della sua struttura genetica, rendendo così più facile risalire alla fonte dell'infezione. Per adesso il test è stato valutato solo in laboratorio, e ulteriori trial ospedalieri dovrebbero essere avviati all'inizio del 2005. In base ai risultati ottenuti i responsabili sanitari decideranno se il test potrà essere applicato a grande scala. Http://www.dh.gov.uk/policyandguidance/healthandsocialcaretopics/healthcareacquire
dinfection/healthcareacquiredgeneralinformation/fs/en
 
   
   
UN AGGIORNAMENTO DEI DATI DI XYOTAX PRESENTATO ALLA WACHOVIA’S “TEN FOR ‘05” BIOTECHNOLOGY CONFERENCE  
 
New York, 20 dicembre 2004 - Cell Therapeutics, Inc. Ha presentato un aggiornamento sull’andamento dello sviluppo clinico di Xyotax, con particolare riguardo ad un aggiornamento delle stime di sopravvivenza degli studi clinici Stellar 3 and 4 nel tumore polmonare non microcitoma (Nsclc) alla Wachovia Capital Market Ten for ‘05 Biotechnology Conference Precedentemente Cti aveva annunciato che la diffusione dei dati sarebbe stata posticipata grazie all’osservazione di una sopravvivenza media dei pazienti superiore alla aspettative. Nel corso dell’aggiornamento presentato oggi James A. Bianco, M.d., Presidente e Ceo di Cti, ha detto che, alla luce del trend di sopravvivenza riscontrato ad oggi, non sarà possibile raggiungere prima di gennaio e febbraio 2005 il numero necessario di eventi (decessi) per analizzare gli studi Stellar 3 e Stellar 4, rispettivamente. Infatti alla data del 9 dicembre si erano verificati 281 eventi nello studio in combinazione Stellar 3, e 222 eventi tra i 388 pazienti che avevano ricevuto Xyotax alla dose di 175 mg/m2 o come controllo nello studio in agente singolo Stellar 4. Gli studi registrativi Stellar sono gli studi clinici più ampi mai condotti in pazienti affetti da Nsclc con stato di performance compromesso (denominato Ps2) e si propongono di dare risposta ad una necessità clinica fino ad oggi non soddisfatta nella terapia del tumore polmonare. “Con un follow up di oltre un anno nello Stellar 3 e di quasi otto mesi nello Stellar 4, considerando l’elevato numero medio di trattamenti chemioterapici somministrati e le stime di sopravvivenza molto interessanti, i dati sono molto incoraggianti” ha affermato Bianco “Nello studio Stellar 3, il 36 per cento dei pazienti ha ricevuto sei cicli di terapia di combinazione mentre il 50 per cento dei pazienti dello studio Stellar 4 ha ricevuto da 4 a 6 cicli di trattamento. I dati recentemente pubblicati su questa tipologia di pazienti Ps2 affetti da Nsclc in prima linea suggeriscono che in media vengono tollerati non più di due cicli con soltanto il 10 o il 20 per cento dei pazienti che sopravvivono ad un anno dopo trattamento con agente singolo o in combinazione rispettivamente. Nonostante la società non abbia ancora accesso ai dati finali stiamo osservando che in media, in tali studi, la tollerabilità e la sopravvivenza sono decisamente più alte rispetto a quanto riportato in letteratura. Oltre all’aggiornamento sugli studi Stellar 3 e 4 Bianco ha anche fornito dati circa lo sviluppo di Xyotax nel tumore ovarico. Cti, in collaborazione con il Gynecologic Oncology Group (Gog), ha deciso di estendere lo studio di fase Ii sul tumore ovarico in ricaduta procedendo alla seconda fase del reclutamento dei pazienti poichè sono stati soddisfatti i criteri di risposta definiti nello studio. E’ stato pertanto programmato l’inizio di uno studio di fase Iii nel tumore ovarico per il prossimo gennaio.  
   
   
INCONTINENZA URINARIA DA SFORZO? ORA LE DONNE POSSONO TORNARE A RIDERCI SOPRA  
 
Milano, 20 dicembre 2004 - Una recente indagine internazionale, commissionata da Boehringer Ingelheim, rivela l’emergere di un nuovo atteggiamento della donna moderna nei confronti di tale patologia. La regola – di fronte all’incontinenza urinaria da sforzo - non è più “soffrire in silenzio”, ma combattere, anche attraverso nuovi ed inediti rimedi. Tale ricerca conferma il ruolo chiave del medico nell’individuazione della patologia e nell’azione di consulenza e sconfessa l’idea che a soffrire di incontinenza urinaria da sforzo siano soprattutto le donne mature. Perdita di auto-stima, ansietà, rifiuto della realtà, vergogna e isolamento sociale. Questi sono solo alcuni dei complessi problemi psicologici causati dall’Incontinenza Urinaria da Sforzo, la forma clinica di incontinenza femminile più diffusa in Italia, che provoca perdite involontarie di urina a seguito di esercizi fisici, starnuti, colpi di tosse, risate. Come affrontano le donne italiane questo disturbo? Davvero la regola è “soffrire in silenzio” e rassegnarsi a convivere con questo fastidioso problema? La ricerca internazionale commissionata da Boehringer Ingelheim, che ha visto, in Italia, il coinvolgimento di 3.015 donne incontinenti, rivela l’emergere di un nuovo atteggiamento nell’approccio alla patologia, soprattutto nella fascia di età tra i 30 e i 40 anni. La donna giovane, sportiva, molto attiva sia in ambito sociale che nella vita professionale, anticonformista, che sa coniugare il proprio ruolo di madre e lavoratrice, accetta il suo status di incontinente, si confida con il proprio medico, s’informa e decide di passare all’azione, fronteggiando a viso aperto il problema. Tale macro-profilo, che la ricerca identifica come donna combattiva, rivela dunque un cambiamento nel relazionarsi all’incontinenza urinaria da sforzo che per la donna italiana rappresenta una reale minaccia “al proprio fascino femminile” e “all’autonomia raggiunta”. La donna combattiva intende dunque riappropriarsi al più presto della propria dinamicità e continuare a svolgere attività quotidiane quali fare ginnastica, andare in palestra ma anche ridere in totale libertà, starnutire e tossire. Tale ricerca evidenzia come l’incontinenza urinaria non sia una patologia che interessa esclusivamente le donne mature. Il 23% del campione ha un’età inferiore ai 40 anni, ha partorito per la prima volta intorno ai 25 anni e, di queste, il 43,1 % ha un secondo figlio. “E’ in questa fascia di età che emerge con evidenza il profilo della donna combattiva che segna una decisa inversione di tendenza nell’approccio a questa fastidiosa patologia – ha commentato Maurizio Bossi, Sessuologo. Oggi chi soffre di incontinenza urinaria da sforzo sente maggiormente il bisogno di ricevere indicazioni univoche, rassicuranti e risolutive da parte del proprio medico – continua Bossi – per fronteggiare un problema che condiziona la vita di tutti i giorni”. Le perdite involontarie e occasionali di urina si manifestano infatti al telefono (4,9% dei casi), per strada (2%), al lavoro (1,8%), in cucina (1,2%) e sulla soglia di casa (1,7%). Non tutte le donne, però, analizzando i risultati di tale ricerca, possono essere classificate come “combattive”. Lo stile di vita, il tipo di occupazione e persino i valori cui si fa riferimento possono condizionare il tipo di approccio nei confronti dell’incontinenza urinaria da sforzo. La ricerca mostra dunque la presenza, accanto a quella della donna combattiva, di due altri macro profili che riconducono ad atteggiamenti più rinunciatari e di non accettazione del problema. La “donna che nega di essere incontinente” ha dai 40 ai 50 anni, è solitamente una persona insicura e timida, veste in modo più convenzionale e, anche nella vita, tende a non confidare a nessuno i propri problemi. Negando di soffrire di tali disturbi, le donne che appartengono a questo macro-profilo vivono in uno stato non reale, una sorta di dimensione parallela che impedisce loro di prendere coscienza del problema e di ricorrere a qualsiasi rimedio, anche a quelli più immediati e tradizionali. La donna invece che “si rassegna”, ha solitamente un’età compresa tra i 50 e i 60 anni, è casalinga e dedica gran parte della giornata ai bisogni della famiglia arrivando a sacrificare le proprie esigenze e aspirazioni. Incarna al meglio il ruolo di madre e moglie, possiede una mentalità tradizionale unita ad uno spiccato spirito di sacrificio. Quando insorgono i primi disturbi legati all’incontinenza urinaria da sforzo, questa tipologia di donna non si reca di proposito dal proprio ginecologo e comunque tende a non confidarsi apertamente nemmeno durante il consueto check-up. E’ il professionista che in questi casi individua la patologia con domande indirette o con riferimenti a situazioni particolari o, per esempio, inducendo la paziente a tossire durante la visita. Il medico, risulta svolgere un ruolo di primo piano nei confronti della paziente sia per quanto riguarda l’individuazione della patologia sia nell’indicazione dei rimedi e delle cure più appropriate. Tuttavia, dalla ricerca Boehringer Ingelheim, emerge che il professionista non è in grado di indicare una soluzione né univoca né risolutiva al disturbo: al 50,7% delle donne interpellate, il medico non ha consigliato dei trattamenti specifici. Ad ogni modo i rimedi più indicati dallo specialista sono: gli esercizi di riabilitazione del pavimento pelvico (46,5%), l’uso di pannolini (15,8%) e l’intervento chirurgico (12,7 %). L’operazione chirurgica, alla quale solo il 43% delle donne accetta di sottoporsi, viene considerata una soluzione estrema e definitiva, adatta soprattutto in casi di evidente peggioramento del disturbo. Il pannolino – che risulta il rimedio più utilizzato con una percentuale del 53,6% - è tuttavia percepito come un palliativo e si associa alle persone anziane e alla perdita di femminilità e fascino. Ad oggi, anche gli esercizi riabilitativi vengono accettati da buona parte delle donne: se consigliati, vengono eseguiti dall’88,9% (e abbandonati dal 33.3 %). “Dai primi mesi del 2005 – ha dichiarato Carlo Rizzi, Responsabile Clinico Internazionale della Boehringer Ingelheim - il medico potrà proporre alle pazienti affette da Incontinenza Urinaria da Sforzo la prima terapia orale farmacologica basata sulla molecola duloxetina. La duloxetina, un nuovo composto ad azione centrale (un inibitore della ricaptazione della serotonina e della noradrenalina,) aumenta la pressione di chiusura uretrale – prosegue Carlo Rizzi – ed in tal modo riduce significativamente (- 50%) il numero degli episodi di incontinenza da sforzo.” La soluzione farmacologica viene percepita come un’alternativa efficace sia al pannolino - consegnando una sensazione di libertà e autonomia – sia all’intervento chirurgico; inoltre viene considerato un importante strumento per far regredire il disturbo e come prevenzione all’incontinenza o al degenerare della stessa. I principali effetti collaterali della duloxetina sono la nausea (nel 23,2% dei casi), la fatica (12,7%) e l’insonnia (12,6%). Importante da rilevare che, dopo una settimana, in più della metà dei casi tali effetti si risolvono, mentre dopo un mese dall’assunzione diminuiscono di oltre l’80%.  
   
   
BAMBINI: POCO SPORT E TROPPE MERENDINE E’ IL QUADRO CHE EMERGE DA UN’INDAGINE CONDOTTA SU UN CAMPIONE DI 4.284 SCOLARI DELLA CAMPANIA DALL’ISTITUTO DI SCIENZE DELL’ALIMENTAZIONE (ISA)  
 
 Avellino, 20 dicembre 2004 - Bevande zuccherine e snack dolci fanno ormai parte delle abitudini alimentari di tutti i bambini: il 30% ne consuma quotidianamente, il 70% in misura inferiore, ma almeno una volta alla settimana. Un bambino su due, poi, beve bibite dolci ogni giorno. Sono alcuni dei dati che emergono da un’ indagine svolta dall’Istituto di scienze dell’alimentazione (Isa) del Consiglio nazionale delle ricerche nell’ambito del progetto "Arca", i cui risultati sono stati illustrati presso l’Isa-cnr di Avellino. Il Progetto "Arca" è l’indagine sull’alimentazione più ampia svolta in Campania nella fascia di età compresa tra i 5 e gli 11 anni ed ha coinvolto 4.284 bambini. Tra gli altri dati: il 53% dei bambini pratica attività sportiva, mentre il 61% guarda la televisione come occupazione principale nel tempo libero. Il 26% è in sovrappeso e il 21% obeso, una preoccupante tendenza che si riscontra più nelle aree urbane che in quelle rurali. "L’inchiesta mostra un quadro generale di appiattimento ed omologazione dei consumi che va contro il principio della "varietà", alla base di una sana alimentazione" spiega Gianvincenzo Barba dell’Isa-cnr. "Gli alimenti più sacrificati a scapito della varietà sono soprattutto il pesce, consumato due volte a settimana solo dal 15% del campione; verdure e legumi, alimenti ampiamente disponibili sul mercato ed economici, sono invece assunti quotidianamente solo dal 20% dei piccoli intervistati. Al di là di questa valutazione qualitativa, l'analisi preliminare dei dati suggerisce, per quanto riguarda l'approccio quantitativo, una tendenza spiccata all’assunzione di porzioni simili a quelle degli adulti. La prevenzione precoce del sovrappeso e dell'obesità infantile, in costante aumento in Italia, e in Campania in particolare, impone una riflessione collettiva sulla tutela della salute dei nostri ragazzi e sulla valorizzazione della dieta mediterranea. La prevenzione ha un doppio vantaggio: il contenimento del disagio psico-sociale e della spesa sanitaria associati all'obesità infantile e la valorizzazione delle produzioni agroalimentari". Nato nell’ambito del "Programma interregionale comunicazione ed educazione alimentare", il progetto "Arca" è stato promosso dalla Regione Campania, Assessorato all'Agricoltura e realizzato in collaborazione con il Cnr, le Aziende Sanitarie Locali Avellino 1, Avellino 2 e Napoli 5, con la Dirigenza scolastica provinciale di Avellino. Una vera e propria task force per un approccio "multidisciplinare" all’educazione alimentare. I piccoli consumatori sono stati visitati nelle scuole di appartenenza dai medici delle Asl per il rilievo degli indici antropometrici e della pressione arteriosa ed hanno risposto, con l’aiuto dei genitori, ad un questionario relativo alla pratica di attività fisica e alle abitudini alimentari. Per informazioni: Gianvincenzo Barba, Istituto di scienze dell’alimentazione (Isa) del Cnr di Avellino, tel. 0825/299353-111, gbarba@isa.Cnr.it  
   
   
DONATA ALL’OSPEDALE DEI BAMBINI VITTORE BUZZI DI MILANO UNA VETTURA CLASSE A DI MERCEDES BENZ  
 
Milano, 20 dicembre 2004 - L’evento dà il via ad una raccolta fondi a sostegno di un importante progetto di ricerca medica. Stefan L. Randak, Amministratore Delegato Mercedes-benz Milano, ha consegnato le chiavi della vettura Classe A 180 Cdi al Dottor Valentino Lembo, Direttore Sanitario dell’Ospedale dei Bambini Vittore Buzzi di Milano. Questa vettura è da considerarsi un pezzo unico ed esclusivo in quanto, sul cofano, sono presenti gli autografi di personaggi famosi tra cui Giorgio Armani, Christina Aguilera, Boris Becker ed altri ancora, che hanno partecipato all’evento finale dello Star Tour europeo di lancio della nuova Classe A. L’ospedale Buzzi di Milano, grazie alla somma che raccoglierà dalla vendita della vettura, potrà realizzare un importante progetto di ricerca medica che ha lo scopo di acquistare le apparecchiature necessarie alla realizzazione del progetto scientifico finalizzato allo studio computerizzato del movimento dei bambini affetti da paralisi cerebrale infantile ed elaborazione degli ausili più efficaci. “Io in prima persona ho preso molto a cuore questa iniziativa e sono convinto che molti faranno il possibile per poterci aiutare a portare a termine il nostro importante progetto benefico”, dichiara il Dottor Stefan L. Randak  
   
   
PABLO PICASSO I LUOGHI E I RITI DEL MITO SALERNO, 18 DICEMBRE 2004 - 13 MARZO 2005  
 
Salerno, 20 dicembre 2004 - Sabato 18 dicembre è stata inaugurata nel Complesso Monumentale di Santa Sofia di Salerno la mostra Pablo Picasso. I luoghi e i riti del mito. La mostra è stata promossa dal Comune di Salerno, sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana, con il patrocinio della Regione Campania, della Provincia di Salerno, della Camera di Commercio, Industria, Artigianato, Agricoltura di Salerno, della Soprintendenza per i Beni Archeologici delle Province di Salerno, Avellino, Benevento, della Fondazione Sighelgaita. L’esposizione attraversa alcuni momenti che hanno caratterizzato l'esperienza del grande artefice dell’arte del Xx secolo: figure, temi legati tra loro da un fil rouge fortemente segnato dalla vivacità del bacino archetipale mediterraneo. È un tracciato espositivo, come negli intenti dei curatori Massimo Bignardi, Maria Lluïsa Borràs e Luigi Fiorletta, che tesse un rapporto dialettico fra storia e contemporaneità, fra i segni della civiltà greca, essenza principale del sostrato immaginativo mediterraneo, e le energie che hanno acceso la creatività del principale interprete del “modernismo”. In mostra circa trecento opere, tra dipinti, disegni, ceramiche, incisioni e fotografie di grandi interpreti, quali Capa, Cartier-bresson, List, Burri, Newman, Mili. Un filo che collega punti immaginari del Mediterraneo picassiano: dai dipinti giovanili realizzati a Malaga e Barcellona a quelli dell’età più matura, dei primi del Novecento, ad alcuni disegni realizzati sotto l’influenza del “viaggio italiano” del 1917, ai dipinti di Antibes dell’immediato secondo dopoguerra, fino ad un ampio repertorio di ceramiche eseguite a Vallauris dal 1947 al 1969. “Pablo Picasso. I luoghi e i riti del mito” s’inserisce in un articolato programma di avvenimenti culturali, che tende a proiettare Salerno alla ribalta nazionale ed internazionale, come del resto è testimoniato dal successo delle mostre dedicate alle opere di Joan Miró e di Andy Warhol. La novità di questa mostra è rappresentata dai dipinti giovanili: sono “perlustrazioni” che lo sguardo dell’artista compie nello spazio dell’umanità, nel tempo della quotidianità, incontrando un repertorio di immagini che farà sue. In mostra, celebri dipinti di paesaggi: tra questi, Marina di Alicante, del 1895, Giardino e Paesaggio urbano, entrambi del 1896, provenienti dal Museo Picasso di Barcellona, Veduta delle terrazze e della chiesa di Santa Maria del Pi a Barcellona, del 1902, un tempo nella collezione di Jaime Sabartés, suo fedele segretario; opere eseguite negli anni di studio all’Accademia, Bambino nudo, del 1896, e Torso di adolescente, del 1897; ritratti, quello della Tía Pepa, del 1895, di Manuele Pallarés, del 1897, di Casagemas nudo, del 1902; interni, tra questi La finestra chiusa, del 1899, e Scena di bordello, del 1900. Un’ulteriore sezione è dedicata al rito, percepito come elaborazione del simbolico ma anche dell’artificio, della magia del volo, cioè di quella forza che trova nell’arte del “toreare” la perfetta chiave per leggere nel profondo dell’immaginario picassiano. La corrida, guardata come rito e liturgia del sacrificio: scena, spettacolo, dramma ed ebbrezza, che esalta l’artista sin da fanciullo. La tauromachia, volutamente posta dai curatori all’inizio del percorso espositivo, accoglie sia la serie di incisioni realizzate da Picasso nel 1957, quali illustrazioni al manuale classico di José Delgado detto Pepe Illo, La Tauromaquia, o arte de torear, pubblicato da Editorial Gustavo Gili a Barcellona nel 1959, sia le incisioni di Goya, in una rara riedizione proveniente dalla collezione della Caja de Ahorros de la Inmaculada di Saragozza. Due postazioni dalle quali guardare il “rito”, poste in rapporto ad una sequenza fotografica di una corrida, eseguita da Francis Català-roca negli anni Quaranta. Il tracciato espositivo si chiude con la celebre Suite Vollard: è un momento che individua il rapporto con il mito classico o, meglio ancora, con il rinnovato interesse per il "classico", nodo importante, questo, dell’esperienza di Picasso. La Suite Vollard raccoglie le 100 incisioni realizzate dal 1930 al 1937, dalle quali affiora, particolarmente in quelle dei primissimi anni Trenta, il dettato di un disegno inteso quale evidenza immaginativa di una suggestione mitologica. La grande serie di incisioni, vulcanico repertorio di iconografie classiche, è posta in relazione con alcuni reperti di cultura greca, vasi, crateri, provenienti dal Museo Archeologico Nazionale di Paestum, nonché da altre aree archeologiche campane, in un percorso, di forte sollecitazione immaginativa, curato con l’apporto scientifico della Soprintendenza per i Beni Archeologici delle Province di Salerno, Avellino e Benevento. Si propone la costruzione di un abbecedario di forme narrative, di cifre immaginative, di un racconto che attraversa le pagine di una stessa storia. Accompagna la mostra un catalogo con Prefazione di Mario De Biase, Sindaco di Salerno, saggi introduttivi di Massimo Bignardi, Maria Lluïsa Borràs, Luigi Fiorletta e contributi storico critici di Joan Gardy Artigas Enrico Crispolti, Domenico De Masi, Giovanni Guardia, Daniela Iorio, Maria Teresa Ocaña, Josep Palau i Fabre, Giuliana Tocco, André Verdet. Biografia e bibliografia di Marco Alfano. La mostra “Pablo Picasso. I luoghi e i riti del mito” è stata resa possibile grazie al contributo e ai prestiti di importanti istituzioni museali (Barcellona, Museu Picasso; Malaga, Fondazione Picasso; Antibes, Musée Picasso; Palma di Maiorca, Museo Es Baluard; Valencia, Collezione Bancaja; Saragozza, Caja de Ahorros de la Inmaculada; Barcellona, Archivio Català-roca; Paestum, Museo Nazionale Archeologico) e di collezionisti privati spagnoli, francesi e italiani. Per Informazioni : numero verde tel. 800454547 – Per prenotazioni: e-mail picasso@comune.Salerno.it  www.Comune.salerno.it  
   
   
DALLE MARCHE: TESORI NASCOSTI DI UN COLLEZIONISMO ILLUSTRE MOSTRA COLLECTIO THESAURI DAL 15 GENNAIO SINO AL 30 APRILE 2005 AD ANCONA, PRESSO LA MOLE VANVITELLIANA E A JESI, PRESSO LO STUDIO PER LE ARTI DELLA STAMPA, PALAZZO PIANETTI VECCHIO  
 
 Milano, 20 dicembre 2004 - Si è svolta il 17 dicembre a Milano, presso la Biblioteca Ambrosiana, la conferenza stampa di presentazione della Mostra Collectio Thesauri alla quale sono intervenuti il curatore, Maurizio Mei, la direttrice della Biblioteca Comunale di Macerata, Alessandra Sfrappini e l'Amministratore Delegato di Chiara & Associati, Lucio Bergamaschi. Sul sito www.My.marche.it è presente un contributo filmato del Presidente della Regione Marche Vito D'ambrosio. Dal 15 gennaio sino al 30 aprile 2005 apre la mostra “Collectio Thesauri. Dalle Marche: tesori nascosti di un collezionismo illustre” nelle sue due sezioni di Ancona - presso la Mole Vanvitelliana - e di Jesi, presso lo Studio per le Arti della Stampa, a Palazzo Pianetti Vecchio. L’esposizione è promossa e realizzata dalla Regione Marche con il patrocinio del Ministero dei Beni Culturali e le Attività Culturali, in collaborazione con tutte e quattro le amministrazioni provinciali delle Marche e con numerosi comuni e biblioteche del territorio. Il progetto della mostra presenta 370 opere - principalmente provenienti da 17 biblioteche storiche marchigiane e dalla Biblioteca Apostolica Vaticana - di cui 310 opere esposte nelle sale della Mole Vanvitelliana - edificio costruito come lazzaretto della città nel 1733 dall’architetto Luigi Vanvitelli -, e 60 volumi a Palazzo Pianetti Vecchio, ex refettorio delle Clarisse e biblioteca della famiglia Pianetti. Ad Ancona - sede centrale della mostra - l’esposizione si snoda in 400 mq, lungo le sale del primo piano della Mole e del corrispettivo soppalco. Il percorso espositivo materializza un ideale itinerario attraverso le biblioteche storiche delle Marche, permettendo l’incontro con grandi personaggi, collezionisti, bibliografi e bibliofili. In una successione cronologica, dalle raccolte più antiche di origine altomedievale e monastica, proseguendo per itinerari rinascimentali. I grandi collezionisti dell’epoca barocca e dell’Illuminismo accompagneranno il visitatore nel rimanente percorso; è infatti fra la metà del Xvii e la fine del Xviii secolo che si costituiscono le grandi raccolte bibliografiche e si concretizza la nascita delle biblioteche pubbliche. Alle 18 sale dedicate alle biblioteche seguiranno due grandi spazi dedicati ad esposizioni tematiche: l’arte grafica e la musica, da cui emergerà con chiara evidenza la preziosità delle raccolte marchigiane. Saranno visibili 180 opere fra codici, volumi antichi ed edizioni rare; 100 opere di arte grafica, fra disegni e stampe; 35 documenti musicali, fra cui antifonari, salteri, documenti rari e manoscritti a partire dal X secolo. La sezione jesina di Collectio Thesauri si svolge negli ambienti dello Studio per le Arti della stampa. Le opere sono allestite nell’antico Palazzo Pianetti, nel grande ambiente, che nel ‘700 ospitava la grande libreria di famiglia, oggi sede del Museo della Stampa. Quivi è possibile, contestualmente alle edizioni in mostra, ammirare anche un monumentale torchio settecentesco e altri strumenti in uso nelle tipografie locali fra Xix e Xx secolo. Si ripercorrerà, per la prima volta, la storia della tipografia marchigiana fin dal secolo Xv, di cui esempio di grande valore è costituito dall’opera di Ottaviano Petrucci, che in quegli anni realizzò il sistema per la stampa della musica con i caratteri mobili. Le edizioni più antiche in mostra, come quelle quattrocentesche di Federico de’ Conti, saranno allestite in quel gioiello barocco che è la cappella di famiglia prospiciente il museo e dedicata a San Bernardo. Collectio Thesauri. Dalle Marche: tesori nascosti di un collezionismo illustre, è un progetto unico nel suo genere, volto a divulgare la conoscenza di un “tesoro”, patrimonio culturale, prezioso ed eccelso, ma poco frequentato e conosciuto, quasi “nascosto”: quello accumulato da appassionati cultori che con spirito “curioso” hanno raccolto nei secoli codici, miniature, disegni preparatori di dipinti famosi; grandi carte nautiche e atlanti “pre-americani”; spartiti precedenti l’invenzione grafica delle note attuali; edizioni di medicina del Xvi e Xvii secolo arricchite da stupefacenti e “atroci” xilografie su particolari di dissezioni e anatomie; raffinate edizioni per i capolavori della scienza e della letteratura. Dal Medioevo monastico di San Pier Damiani e San Giacomo della Marca ai bagliori del grande Rinascimento urbinate di Federico da Montefeltro con i suoi mitici codici, sino alla folta schiera degli illuminati collezionisti del Xvii e Xviii secolo con opere di stupefacente ricchezza e varietà. Alcuni pezzi straordinari renderanno l’evento-mostra unico nel suo genere. Fra le prime anticipazioni di grande interesse è possibile citare: I celeberrimi globi del Xvi e Xvii secolo, come quello acquerellato realizzato da Vincenzo Coronelli, la cui circonferenza supera i 3 metri. La grande acquaforte di Nicolaus Hogenberg, conosciuta come il Trionfo di Carlo V, del 1530, che nei suoi 12 metri di lunghezza “racconta come in un film” la fastosa incoronazione dell’imperatore Carlo V d’Asburgo a Bologna nel 1530. La Mapamundi di Pesaro (1508 ca.), una grande carta nautica, considerata oggi per antichità, ampiezza di proporzioni (cm206x122) e ricchezza di particolari toponomastici uno dei documenti più preziosi dal punto di vista cartografico pervenuto sino a noi. I sei codici, provenienti dalla Biblioteca Apostolica Vaticana ed appartenuti alla libreria di Federico da Montefeltro, che per la prima volta ritornano nelle Marche - straordinariamente ricchi di miniature (ne sono esempio quelli di Francesco Rosselli e del Ghirlandaio). I preziosi atlanti acquarellati di Mercatore, Ortelio, Kaerius e Blaeu, che rappresentano la migliore produzione cartografica d’uso mai realizzata nell’Europa del Nord. Nella sezione di arte grafica: una selezione dalle più importanti raccolte marchigiane di disegni spesso preparatori di ben noti dipinti - di Raffaello, Guido Reni, Barocci, Cecco Bravo, Canova, solo per citarne alcuni, e di maestri contemporanei come Rosai, Guttuso, Cagli; le stampe di Carracci, Rembrandt, Dürer, Callot, Piranesi, Stefano della Bella. Opere di medicina, che attestano il passaggio epocale dal dogmatismo alla sperimentazione. Fra di essi rarissimi manoscritti con curiosi e bizzarri disegni acquarellati. L’esposizione, curata da Mauro Mei ed allestita dall’architetto Pierluigi Cervellati, ha richiesto 5 anni di preparazione, la collaborazione ai prestiti di 26 fra Biblioteche, Musei, Monasteri e Pinacoteche, l’apporto di 19 studiosi per l’elaborazione del progetto e di 112 autori per la stesura del “monumentale” catalogo, in 2 tomi. “La nostra regione - ha precisato Vito D’ambrosio, Presidente della Regione Marche con delega alla Cultura, - ha molto investito in questo progetto: il respiro temporale e la densità di documenti ne fanno senza dubbio una mostra di grande interesse culturale, che concentra in sé tutte le valenze più significative delle nostre biblioteche storiche, della loro genesi e soprattutto dei personaggi che ne hanno determinato la nascita”. “La mostra Collectio Thesauri ha come base di partenza l’identità culturale marchigiana e come finalità principale la sua valorizzazione, senza disdegnare, al contempo, un approccio educativo e conoscitivo al tema - ha dichiarato Raimondo Orsetti, Dirigente del Servizio Tecnico alla Cultura della Regione Marche - e il sistema delle biblioteche storiche e di tradizione è un settore nel quale le Marche possono vantare una posizione di eccellenza a livello nazionale, sia per la quantità e sia per la qualità dei thesauri presenti”. “Le Marche sono la regione - sono parole di Alfredo Serrai, il maggiore studioso italiano di discipline bibliografiche - che ha generato, percentualmente, il maggior numero di bibliografi-creatori di biblioteche: innamorati dei libri, in quanto sede e via per accedere, discriminare e valutare il sapere. L’edificazione di una biblioteca non era solo un assembramento di volumi, ma il risultato di una selezione oculata, nel quadro delle scienze e delle discipline.” Alle due sedi di Ancona e Jesi faranno, inoltre, da corollario una serie di eventi collaterali, organizzati nell’intero territorio regionale, in ognuna delle biblioteche interessate al progetto, in sintonia con i temi approfonditi nella mostra centrale. Il catalogo di Collectio Thesauri, edito da Edifir, è diviso in due volumi in ragione delle due sedi espositive e della diversità tipologica delle opere esposte. Il progetto Collectio Theasauri ha costituito l’occasione per effettuare una vasta campagna fotografica, coordinata dal curatore del progetto e realizzata dallo studio fotografico Michele Alberto Sereni, che costituirà un archivio fotografico regionale del patrimonio bibliografico storico. Infolink: www.Collectiothesauri.it  
   
   
“MORANDI E FIRENZE. I SUOI AMICI, CRITICI E COLLEZIONISTI” LA PRIMA IMPORTANTE MOSTRA DEL 2005 ALLA FONDAZIONE LONGHI DI FIRENZE CON CATALOGO MAZZOTTA  
 
Firenze, 20 dicembre 2004 - Nel 1964, al momento del commiato, uno ‘sbigottito’ Roberto Longhi saluta Giorgio Morandi acclarandone la grandezza. In un testo destinato a rimanere un riferimento fondamentale, lo storico dell’arte riconosce il primato del pittore dicendosi certo che "la statura" dell’artista era destinata a crescere, soprattutto dopo che si sarebbe compiuta un’opera di "ridimensionamento" dell’ultimo cinquantennio del secolo. Allora, aggiunge, "Morandi non sarà secondo a nessuno". E ancora, offrendo una stringata, ancorché lucidissima lettura della sua arte, il critico sottolinea come il lungo cammino del pittore sia andato snodandosi lungo "una traiettoria ben tesa", denunciando così "l’improprietà" di chi tende ad assimilare "il percorso di un artista, soprattutto se anziano, a una parabola". Un’interpretazione premonitrice che comporta una lettura paritetica dell’intero percorso del pittore. A quarant’anni di distanza la Fondazione intitolata allo storico dell’arte, per ricordare Morandi, apre le porte de Il Tasso, la casa che fu di Longhi, a lungo da lui frequentata, per esporre le dieci tele del pittore appartenute al critico e alla moglie Anna Banti in una mostra che le vede affiancate a dipinti, incisioni, acquerelli e disegni destinati ad altri amici, critici e collezionisti, tutti presenti nella città di Firenze. Sono opere provenienti dalle raccolte di Carlo Ludovico Ragghianti e della moglie Licia Collobi, di Alberto della Ragione, Giovanni Spadolini, Maria Luiga Guaita Vallecchi, Mina Gregori e degli amici di Longhi Giuseppe e Adelia Noferi. A queste si affiancano un raro disegno, raffigurante la sorella dell’artista e risalente al 1929, donato da Morandi all’Accademia di Belle Arti di Firenze e, con un prestito importante, l’Autoritratto del 1924, che fu di Giuseppe Raimondi e ora è nel Corridoio Vasariano degli Uffizi, e due significative acqueforti tra quelle donate dalle sorelle di Morandi al Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi. Opere, quindi, che hanno un valore aggiuntivo se si tiene conto "con quale gelosa cura scegliesse Morandi i destinatari dei suoi dipinti". Si tratta di una scelta di prim’ordine che permette di rileggere pressoché l’intero itinerario del pittore, comprensivo di tutti i generi e tutte le tecniche in cui si è cimentato. Un percorso assiduamente coltivato che lo vede stringere contatti con i critici più acuti e selezionare i collezionisti più illuminati. Un itinerario che offre a noi, oggi, l’opportunità di ritessere gli stretti legami che lo unirono a Firenze, fin dagli anni giovanili, secondo la celebre dichiarazione rilasciata nel 1928: "Delle città visitate per studiare la mia arte, quella che più mi attira è Firenze dove ritrovo i sommi ed ove conto amici a cui mi lega una certa affinità spirituale". La selezione delle opere esposte, inoltre, permette di rileggere due tra le voci più alte degli estimatori del pittore, quelle di Longhi e di Ragghianti, e di ripercorrere il profondo sentimento di intesa e di consuetudine amicale che univa queste intelligenze al bolognese. La mostra è a cura di Mina Gregori e Maria Cristina Bandera. Firenze, Fondazione di Studi di Storia dell’Arte Roberto Longhi (via Benedetto Fortini 30). Dal 21 gennaio al 6 marzo 2005. Infolink: www.Fondazionelonghi.it  
   
   
PALIMPSEST UNA CITTÀ TRA REALTÀ E VISIONE FOTOGRAFIE DI NANCY GOLDRING  
 
Parma, 20 dicembre 2004 - Realtà come visione e visione come realtà. Ovvero quando la fotografia, come la pittura, può ricreare l’universo secondo la concezione dell’artista. E, per farlo, combina realtà e interpretazione come in un codice palinsesto, appunto, in modo che le due dimensioni, che apparentemente si escludono a vicenda, si integrino fino a divenire virtualmente indistinguibili. Nella mostra dal titolo “Palimpsest – Una città tra realtà e visione”, organizzata dall’Assessorato alle Politiche Culturali del Comune di Parma – Servizio Eventi e Mostre, la nota fotografa newyorkese Nancy Goldring espone in 65 immagini, di cui nove rielaborate minutamente secondo la tecnica da lei inventata e denominata “fotoproiezione”, la sua personalissima visione della città di Parma. L’esposizione verrà inaugurata presso il secentesco Palazzo Pigorini, nel pieno centro storico di Parma, il 26 febbraio 2005, per chiudersi il successivo 30 aprile. Nelle sue immagini, Nancy Goldring ama scomporre e ricomporre il reale spesso fino a riprodurre una sorta di corto circuito cognitivo: nelle sue opere il mondo diviene pura rappresentazione, proiezione e oggettivazione dei processi mentali di acquisizione e combinazione dei dati figurativi. Una peculiarità del processo consiste nel fatto che l’accostamento di immagini, grafica e multimedialità rende possibile alterare il reale, ricrearlo senza – e proprio qui sta la magia dell’operazione della Goldring – che l’intervento sia d’acchito percepibile. Anche dove le foto non sono state rielaborate, però, l’occhio dell’artista contribuisce a fornire una visione di angoli e prospettive che sfuggono all’attenzione comune. In questo senso l’operazione di Nancy Goldring acquisisce un valore inaspettato e singolare: proprio il suo lavoro - lei che viene da una terra praticamente vergine di monumenti più antichi di un paio di secoli - è qui a ricordarci che il miracolo estetico e monumentale delle città italiane è a nostra disposizione, se solo riusciamo ad affrancarci dal velo dell’abitudine che ci impedisce di “vedere” ciò che abbiamo sotto gli occhi ogni giorno. Perché “vedere” le cose non è un atto passivo, ma una precisa scelta di consapevolezza. Nel caso di Nancy Goldring, artistica, cognitiva, programmatica, latamente culturale. Architetture, città e “mondo costruito” costituiscono infatti da sempre il suo tema d’analisi e sperimentazione preferito. Questo anche perché la continua metamorfosi urbana, a differenza dei processi naturali, tende a lasciare dietro di sé testimonianze, lacerti, frammenti di ciò che viene sostituito, riutilizzato, ricostruito, come le cancellazioni e le re-iscrizioni su un supporto per la scrittura lasciano sempre una qualche sottile traccia di sé. Nella scienza che studia i codici antichi, la codicologia, i manoscritti in cui sopravvivono tracce di precedenti stesure, poi cancellate, sono appunto definiti “palinsesti”. Il termine è sopravvissuto fino ai nostri giorni: il “palinsesto” radiotelevisivo è il programma delle trasmissioni che viene continuamente scritto, cancellato, riscritto... Le nostre città sono il più straordinario “codice palinsesto” che si possa immaginare: in molti casi, ci muoviamo in spazi che hanno visto almeno 3 millenni di storia umana dipanarsi, lasciare testimonianze di sé, cancellarle, ricostruirle, in un processo continuamente in corso. Nancy Goldring ama pertanto l’esame accurato dei “monumenti”, queste mute testimonianze scampate alle “riscrizioni del tempo”, ancora perfettamente in grado di interagire con noi contemporanei. E per far questo, la Goldring cerca visivamente un sincretismo spazio-temporale, un’integrazione sincronica di ciò che è diacronico nello spazio fisico formale di una stampa fotografica. Ecco quindi le rifrazioni arcane, i contrasti di saturazione tra colori caldi e freddi, gli accurati giochi di rimando tra primi piani e sfondi che acquisiscono significato dal reciproco accostamento, gli inusitati contrasti tra linee rette, curve, spezzate, elissoidali, tra pittura e architettura, tra scultura e ornamentazione, tra interni ed esterni, tra sezioni differenti d’immagine ricomposte come in un puzzle o, appunto, in un codice palinsesto, in cui strati sovrapposti e successivi si contendono l’esistenza: tutto questo è la raffinata estetica che la Goldring innesta nella sua elaborata pratica del “fare fotografia”. Insegnante di disegno presso la Montclair State University dal 1972, la Goldring ha infatti un approccio grafico dominante rispetto ai temi caratterizzanti della rappresentazione, dell’inquadratura, dell’illusionismo e della prospettiva: il disegno costituisce però la struttura della sua opera, mentre la forma delle cose, anche quando reale, non è realistica, bensì ricondotta a schemi simbolici o evocativi. La dimensione narrativa – in senso intertestuale - dei suoi montaggi visuali si inserisce in un lungo, consapevole filone di autori che, dagli anni ’50 del Xx secolo ad oggi, hanno dominato il panorama della fotografia, in particolare americana e italiana, tra cui Paul Caponigro e Minor White. Se è vero pertanto che quella di Nancy Goldring è una fotografia “di sintesi”, è vero anche che, così come non si associa al mero pittorialismo della ripresa del reale, non si associa nemmeno alla categorizzazione della fotografia “virtuale” nel senso dell’artefazione virtuosistica fine a se stessa. Anzi, per l’autrice questa operazione artistica è assolutamente finalizzata ad uno scopo: un’accurata riflessione su come l’“immagine” del passato, giunta a noi attraverso le più alte testimonianze artistiche sopravvissute ai rivolgimenti del tempo, condiziona e influenza la vita quotidiana contemporanea di una città. In questo caso, la città di Parma. Il catalogo è edito da Mazzotta, con testi critici di Paolo Barbaro e David Levi Strauss. La mostra sarà aperta dalle 9 alle 19 tutti i giorni esclusi i lunedì non festivi. L’ingresso è gratuito. L’inaugurazione al pubblico è prevista per sabato 26 febbraio alle ore 17. L’apertura alla stampa avverrà invece alle ore 16. Informazioni: Book-shop Palazzo Pigorini, tel. 0521/218967, e-mail palazzopigorini@comune.Parma.it  Iat Parma: tel. 0521/218889 e-mail turismo@comune.Parma.it  
   
   
A REGGIO EMILIA PROROGATA FINO AL 23 GENNAIO 2005 LA MOSTRA JAMES NACHTWEY FOTOGRAFO DI GUERRA  
 
Reggio Emilia, 20 dicembre 2004 - A seguito del crescente interesse di pubblico e della continua richiesta di prenotazioni da parte di scuole e associazioni culturali, viene prorogata fino a domenica 23 gennaio 2005, a Palazzo Magnani di Reggio Emilia, la mostra James Nachtwey. Fotografo di guerra, dedicata a uno dei più grandi e coraggiosi fotoreporter del nostro tempo. Promossa dalla Provincia di Reggio Emilia, con il contributo di Fondazione Manodori, Ccpl e Bipop-carire di Reggio Emilia, l’esposizione documenta in oltre 160 immagini il percorso di uno dei più appassionanti maestri della fotografia moderna e ripercorre interamente l'itinerario di Nachtwey nel cuore delle tenebre dell’umanità negli ultimi vent'anni. Per l’occasione, viene prorogata fino al 23 gennaio anche la mostra Omar Galliani. Nuove anatomie, dedicata ai lavori più recenti dell’artista emiliano, che si tiene in contemporanea a Palazzo Magnani.  
   
   
ANTOINE D'AGATA DIARIO INTIMO  
 
Roma, 20 dicembre 2004 - Giovedì 16 dicembre alle ore 18,30 è stata inaugurata a Roma, in una delle piazze più belle, nel cuore di Trastevere, una nuova galleria d’arte dedicata alla fotografia d’autore: la Galleria Santa Cecilia . Nata dall’esperienza di Maria Evangelisti che, con il suo famoso laboratorio fotografico (Evangelisti&corvaglia) è stata per quindici anni punto di riferimento per i più importanti fotografi italiani e internazionali, e dalla passione di Danilo Proietti, proprietario di molti locali di tendenza a Roma ma anche fotografo e collezionista di fotografia, la galleria Santa Cecilia inaugura con una mostra di Antoine D’agata, fotografo francese rappresentato da Magnum e da Contrasto. La galleria, con uno spazio espositivo di circa 100 mtq, ospiterà anche una libreria specializzata in pubblicazioni fotografiche. Diario Intimo, mostra curata da Alessandra Mauro, raccoglie una selezione di immagini a colori dei tre principali lavori di Antoine D’agata: Mala Noche, Stigma, Insomnia. Anime perse, derive notturne, scene di fellatio e corpi nel più completo abbandono, le fotografie di D’agata, sono, come lui stesso afferma, lo specchio delle sue visioni. La fotografia, ad eccezione delle foto “innocenti”, come quelle segnaletiche e quelle degli album di famiglia, è solo menzogna. Per D’agata le sue foto altro non sono che “luoghi” dove poter lasciarsi andare ad uno streap tease emotivo, in una perdita totale del soggetto. “Nelle mie fotografie, nella mia quotidiana pratica di mentitore, non posso pretendere di descrivere niente altro che la mia stessa situazione – i miei quotidiani stati d’animo, i miei squilibri intimi…, non posso commentare altro che l’insignificanza stessa dell’istante fotografico”. “La luce, la composizione, la narrazione non sono più, per me, problemi fondamentali ma menzogne superflue” Ad interessare D’agata non è quindi lo sguardo del fotografo sul mondo, ma il suo rapporto più intimo che con il mondo intrattiene. In mostra, le fotografie sono assemblate in mosaici visivi, in cui i diversi frammenti d’immagine si sistemano in sequenze spezzate ma coerenti, intime e di grande impatto emotivo. Le sequenze di un diario intimo: «Bisogna quindi considerare il diario intimo non come uno specchio che rifletta la verità delle cose, ma come l’espressione della lotta combattuta per affrancarsi dall’ossessione della verità.» Henri Miller Infolink: Www.galleriasantacecilia.com  
   
   
LA CREATIVITÀ DI PICCOLI ARTISTI SI ESPRIME GRAZIE A PRITTART  
 
Milano, 20 dicembre 2004 - Nella splendida cornice dell’Hotel Le Meridien di Rimini i lavori dei piccoli artisti hanno preso vita illuminati dai 24 metri della favolosa vetrata sul mare della Sala Rosa dei Venti. I grandi pittori, scultori e artisti di fama mondiale hanno utilizzato ed utilizzano i materiali più diversi per le loro opere d’arte: dallo smalto alla colla. Ed è stata proprio una colla, la famosa colla in stick Pritt che ha creato Prittart. Si è trattato infatti di un progetto pedagogico promosso da Pritt che ha permesso ai giovani artisti di “giocare” creativamente con nastri adesivi colorati, brillantini, colle glitter, colori roller ad acqua... I bambini, divisi per classi, dalla I alla V elementare hanno scoperto i grandi pittori e affrontato esperienze diverse per ogni età, guidati nel percorso creativo da esperti conduttori di laboratori espressivi. È stato sorprendente vedere come ogni bambino ha interpretato ed eseguito la sua opera d’arte in modo diverso da tutti gli altri divertendosi e giocando con materiali assolutamente inusuali come pezzi di zerbino, foglie di palma o cartoni delle uova. La mostra ha registrato un’eccezionale presenza di pubblico ed è stata inaugurata alla presenza di Arrigo Albini, Assessore all’Istruzione del Comune di Rimini. E’ stata aperta nei giorni del 4 e 5 dicembre, giornate durante le quali sono stati proposti altri laboratori espressivi che hanno registrato il “tutto esaurito”. Durante questi laboratori anche gli adulti hanno potuto mettere alla prova la loro creatività, si sono “messi in gioco”, hanno “trasformato le loro mani in pennelli”. Con l’aiuto di Pritt e degli esperti conduttori del Giardino delle Immagini ciascuno si è scoperto un vero artista.  
   
   
A MILANO IN SCENA "DYSKOLOS", STUDIO PER UN "MISANTROPO" IN MASCHERA  
 
Milano, 20 dicembre 2004 - "Dyskolos, Menandro in maschera, studio per una messa in scena del Misantropo". Dietro questo titolo c'è il lavoro di Adriano Iurissevich, in scena lunedì 20 dicembre alle 21 al teatro Filodrammatici di Milano. Uno studio sull'opera del commediografo greco che parte da lontano e fonde la parola menandrea con l'essenza delle maschere della commedia. E un primo passo di un recupero della tradizione europea del recitare in maschera, che prelude a una vera e propria produzione per il 2005/2006. L'iniziativa rientra nell'ambito del progetto "Il mito oltre il mito" che interessa l'intera Regione Lombardia, e si collega in particolare alla mostra "Miti Greci" che si svolge a Milano, a Palazzo Reale, fino al prossimo 23 gennaio. Il lavoro è nato dal progetto "New comedy in performance", e poggia anche su collaborazioni con l'Institute for Art History dell'università di Glasgow, Arts and Humanities Research Board of Great Britain e il laboratorio di Drammaturgia Antica dell'Università Cattolica di Milano. "Ho avuto l'onore di essere invitato da Richard Williams a partecipare al progetto New comedy in performance - spiega il regista Adriano Iurissevich - in virtù delle mie conoscenze su maschere e commedie. Un lavoro certosino sulle maschere di Lipari, condiviso anche con Malcom Knight, che è sfociato in questo studio, in cui si vuole far capire come la maschera debba collidere con il linguaggio quotidiano, borghese. In questo, la fusione con la parola di Menandro risulta perfetta". La compagnia teatrale è composta da attori professionisti come Luca Altavilla, Angelo Crotti, Adriano Iurissevich, Romans Suarez-pazos mentre la parte musicale si avvale dell'apporto degli Specimen del Teatro di Lecce, esperti di musica e danza popolare, soprattutto dell'area greanica. "Dyscolos, Menandro In Maschera, Studio Per Una Messa In Scena De Il Misantropo": Scritto da Menandro, nel 316 a.C., Dyscolos è il più antico testo della Commedia nuova ellenistica a noi integralmente pervenuto. E' un primo esempio di commedia borghese, dove l'attenzione si focalizza su sentimenti e passioni private e dove appare il prototipo del misantropo, lo scorbutico solitario a cui molti drammaturghi in seguito si ispireranno. Il lavoro che Iurissevich porta in scena approfondisce e scandaglia in profondità la maschera del teatro classico, partendo da quelle di Lipari. E l'opera menandrea si dimostra l'ideale punto di partenza per dimostrare che le maschere sono tutt'altro che immobili, ieratiche e senza vita, ma esprimono raffinatezza, movimento, sono vive e cangianti. E soprattutto una assoluta adattabilità all'uso scenico, una teatralità intrinseca. Adattamento e regia di Adriano Iurissevich; con Luca Altavilla, Andrea Pietro Anselmi, Angelo Crotti, Adriano Iurissevich, Romans Suarez Pazos musicisti Mariella Salierno, Davide Michieletto; coro Laboratorio di Drammaturgia Antica dell'Università Cattolica di Milano; traduzione Ezio Savino; costruzione delle maschere Malcom Yates Knight, Richard Williams; immagine del fondale da un dipinto di Clara Matelli; luci Alessandro Scarpa; assistenti Ilaria Lucini, Margherita Pasquini, Laura Sbrini; consulenza scientifica Richard Williams, Elisabetta Matelli, Ezio Savino in collaborazione con l'Institute for Art History dell'università di Glasgow, Arts and Humanities Research Board of Great Britain e il laboratorio di Drammaturgia Antica dell'Università Cattolica di Milano. Ingresso libero e su prenotazione Info e prenotazioni: tel. 320.3393370 - drammaturgia.Antica@unicatt.it  
   
   
VIGILIE: LETTURE TEATRALI ITINERANTI CON ACCOMPAGNAMENTO MUSICALE A CURA DI MASSIMILIANO FINAZZER FLORY MILANO, 21 22 E 23 DICEMBRE 2004  
 
Milano, 20 dicembre 2004 - « Vigilie è un insieme di performance di parole e suoni per offrire, nell’atmosfera festiva, un’altra musica, con brevi interventi di natura poetica e letteraria. Per offrire soprattutto leggerezza all’ascolto in una società appesantita dall’immagine ». Così Massimiliano Finazzer Flory presenta l’obiettivo di Vigilie che, in sei momenti diversi dalle 17 alle 20 dei giorni 21, 22 e 23 dicembre 2004 farà risuonare per le strade del centro di Milano concerti di musica e parole. « Non si poteva quindi che tenere conto del rapporto tra musica e teatro – afferma Finazzer Flory – seppur improvvisato. Anzi, proprio perché pensate come eventi occasionali, le performance preparano a curiosità, sconcerto, provocazioni, ovvero alla rottura del menage consumistico. Anche grazie alla luce di torce che, quasi fuochi che consacrano lo spazio della cultura, accompagnano gli attori nel percorso urbano e letterario ». I testi che sono stati selezionati sono ironici e romantici brani di letteratura e poesia incentrati sul tempo delle celebrazioni e sulla visione della città le festività invernali. Tra le poesie e i racconti che risuoneranno grazie alle voci di due giovani attori della Scuola del Piccolo Teatro di Milano, Pia Lanciotti e Tommaso Minniti: Poesie di Natale di Brodskij, Eliot, Manzoni, Montale, Yeats; la prosa de Il bue e l’asinello di Dino Buzzati e poi Campana, Manganelli, Vittorini e altri. Queste letture saranno accompagnate da improvvisazioni musicali di sax e tromba, per aggiungere altre vibrazioni alle emozioni letterarie. L’itinerario coinvolgerà luoghi storici e simbolici, ma anche le strade dove si affacciano i negozi, proprio per intercettare il flusso delle persone impegnate con lo shopping natalizio. Tra gli spazi architettonici di rilievo culturale dove verranno ambientate le letture: la piazza dei Mercanti, il Castello Sforzesco, piazza San Fedele, su cui domina la statua di Alessandro Manzoni, quasi che questi voglia ascoltare la moderna e intesa lettura del suo Natale. Meno tradizionali, ma sicuramente di vivo interesse, alcuni punti di via Montenapoleone e Corso Vittorio Emanuele Ii, dove la comunicazione culturale sorprenderà e contaminerà il paesaggio sociale con un’atmosfera suggestiva, capace di incuriosire e intercettare il maggior numero di pubblici possibili. Per informazioni sugli orari e i luoghi delle letture: 349.0908883 L’iniziativa “Vigilie” si inserisce nel contesto delle attività per il Natale 2004 promosse dall’Assessorato Moda Turismo Grandi Eventi del Comune di Milano. Programma - Martedì 21 dicembre 2004, dalle 17 alle 20: 1. Castello Sforzesco, piazza delle Armi; 2. Via Dante (ang. Via Rovello); 3. Piazza dei Mercanti (fontana); 4. Galleria Vittorio Emanuele Ii (verso via Foscolo); 5. Piazza Duomo, abside del Duomo; 6. San Carlo al Corso, corso Vittorio Emanuele Ii. Mercoledì 22 dicembre 2004, dalle 17 alle 20: 7. Santa Maria presso San Satiro, via Torino; 8. Piazza della Scala; 9. Via Manzoni, ang. Via della Spiga; 10. Via Montenapoleone, ang. Sant’andrea; 11. Via Montenapoleone, ang. Via Borgospesso; 12. San Babila. Giovedì 23 dicembre: 13. Pinacoteca Ambrosiana, piazza Pio Xi; 14. Via Spadai; 15. Via Santa Radegonda; 16. Piazza San Fedele; 17. Piazza Duomo, albero di Natale; 18. Piazza Duomo, Palazzo Reale.  
   
   
A SCHIO UNA “BIANCANEVE” PER IL NATALE DI PICCOLI E GRANDI UN MIX DI SUGGESTIONI E POESIA, CHE HA AFFASCINATO IL PUBBLICO DI TUTTO IL MONDO  
 
Schio (Vi), 20 dicembre 2004 - Uno spettacolo ricco di suggestioni visive e sonore, capace di emozionare il pubblico dei più piccoli e degli adulti. È la “Biancaneve” del Teatro del Carretto, in scena al Ridotto Calendoli del Teatro Civico di Schio lunedì 20 e martedì 21 dicembre (ore 21) e in replica straordinaria mercoledì 22 dicembre nel programma di “Schio Grande Teatro”. Lo spettacolo, progettato e realizzato nel 1983, in vent’anni è stato portato in giro per il mondo, riscuotendo ovunque unanimi consensi. Costruito fedelmente sulla celebre fiaba dei fratelli Grimm, “Biancaneve” non è solo uno spettacolo creato per i bambini. È un gioiello prezioso, apprezzato da chi ama un teatro intessuto di emozione e incanto. Il tessuto narrativo nelle mani del Teatro del Carretto si fa immagine, musica e suono, luce e colore. In una sorta di “teatro giocattolo” - un grande armadio che occupa la scena - entrano ed escono grossi pupi di cartapesta, un’attrice mascherata e piccole marionette. Il semplice tessuto narrativo della fiaba si sviluppa tra giochi di oggetti, pantomime, parole. In un contrasto tra personaggi lillipuziani e a grandezza naturale, tra oggetti in miniatura o smisurati, tra verità di legno e finzioni dei corpi, l’orchestrazione incanta il pubblico degli adulti e nei più piccoli resuscita la meraviglia. Ed è nello stupore, nel gioco e nelle suggestioni che questo spettacolo realizza il miracolo di un teatro che vive in un tempo sospeso, in un mondo magico e poetico. “Biancaneve” è un appuntamento d’eccezione per festeggiare insieme un Natale speciale “Biancaneve” è stato il primo spettacolo allestito dal Teatro del Carretto. Era il 1983. Accolto subito come un piccolo capolavoro, si è confrontato nell’arco di vent’anni con il pubblico di paesi e culture diverse: Egitto, Finlandia, Giappone, Israele… raccogliendo unanimi consensi e superando ogni barriera linguistica, ogni trascorrere del tempo e ogni differenza d’età. Uno spettacolo che narra, con il sapore e l’immediatezza del racconto diretto, la favola dei fratelli Grimm, rimanendo fedele al loro impianto derivato dalla tradizione orale. Ma la messa in scena del Teatro del Carretto è ricca di sorprese e svela da subito un’orchestrazione dell’azione che si sviluppa su diversi piani scenici grazie alla sincronia del gioco degli oggetti, la pantomima, la musica, la parola. Un artigianato rappresentativo che è il marchio di fabbrica della compagnia: componenti scenografiche, oggetti, corpi e moti, musiche, voci e rumori, luci, colori. Ed ecco che all’improvviso irrompe sulla scena una Matrigna mascherata, impersonata da una attrice in carne e ossa (Maria Vittoria Nervi) e una microscopica Biancaneve. Con loro, nani a grandezza naturale che arrivano dal fondo della sala per diventare piccolissimi una volta entrati nella scatola teatrale che si apre come un magico armadio dell’immaginario. Un “magic box” che svela scomparti e nasconde trabocchetti, ora castello di sortilegi ora rifugio sicuro, quasi una scrigno di inconsce paure. Una valigia mobile da cui entrano ed escono personaggi veri e pupi in cartapesta, oggetti ora smisurati ora miniaturizzati, tra quinte mobili e piccoli sipari. Il tessuto narrativo si fa così gioco scenico, in equilibrio tra materia e finzione del corpo. Un giocattolo di immagini in cui il contrasto dimensionale tra il piccolo e il grande attore, tra la sua fragilità e la potenza dei brani del melodramma vuol dare il senso dei conflitti più elementari della fiaba. Tanta virtù tecnica nasconde e poi svela un universo di grazia e una delicata poesia delle immagini, che grazie alla sua immediatezza e al suo essere immagine da ammirare colpisce nel cuore lo spettatore giovane e quello adulto. E un’occasione ricca di stimoli didattici e poetici per tutti gli insegnanti che intendano svolgere attività didattica sulla fiaba. Teatro del Carretto “Biancaneve” da Jacob e Wilhelm Grimm; con Maria Vittoria Nervi; regia Maria Grazia Cipriani; animatori dei pupazzi Simona Generali, Giacomo Pecchia, Giacomo Vezzani curatore dei pupazzi e scene Graziano Gregari. Infolink: www.Taetrocivicoschio.it  
   
   
DIMENSIONE DANZA PRESENTA LEON IN MODERN STAGE  
 
Milano, 20 dicembre 2004 - Lunedì 20 dicembre, dalle ore 15,00 alle ore 16,30, a Milano presso la scuola di Dimensione Danza in Corso Europa 2, Leon, protagonista della scorsa edizione di Amici, presenta un modern stage aperto a tutti gli appassionati di danza. Coloro che vi vorranno partecipare dovranno iscriversi presso Dimensione Danza in Corso Europa 2. Dopo lo stage, dalle ore 16,30 fino alle 17,00, Leon sarà a disposizione dei suoi fan per rilasciare autografi. Per informazioni chiamare 3289652613.  
   
   
BOTTEGHE ARTIGIANE ROMANE  
 
Roma, 20 dicembre 2004 - Il Presidente di Arcus, Mario Ciaccia, e il Direttore Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Regione Lazio, Luciano Marchetti, alla presenza del Ministro per i Beni e le Attività Culturali, Giuliano Urbani, venerdì 17 dicembre 2004 alle ore 16.00, nella cornice del Complesso Monumentale di San Michele a Ripa Grande, hanno presentato "Botteghe Artigiane Romane", progetto di riapertura delle botteghe artigiane e degli spazi espositivi annessi, esistenti nell'antica struttura fin dal Settecento. Sostenuto da Arcus - Società per lo Sviluppo dell'Arte, della Cultura e dello Spettacolo - e promosso dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali in collaborazione con il Comune di Roma - Assessorato alle Politiche Culturali, la Provincia di Roma - Assessorato alle Politiche della Cultura, della Comunicazione e dei Sistemi Informativi, la Regione Lazio, la Cna (Confederazione Nazionale dell'Artigianato e i Sindacati del Ministero per i Beni e le Attività Culturali (Cgil e Cisl), il progetto "Botteghe Artigiane Romane" si pone come obiettivo, oltre alla riapertura delle botteghe artigiane poste nell'ex Istituto Apostolico del San Michele, anche il recupero dell'artigianato tradizionale e il ripristino, sempre nel medesimo complesso, delle sedi di scuole di formazione professionale in arti e mestieri. Il Complesso Monumentale di San Michele a Ripa inizia la sua storia lunga e complicata nel 1686, su progetto di Carlo Fontana e Mattia de' Rossi, come Istituto Apostolico del San Michele, destinato ad accogliere e rieducare giovani orfani e ragazzi bisognosi, vecchi e zitelle. A tale originaria funzione di ricovero e correzione dei soggetti sociali più deboli, si affianca contemporaneamente quella educativa mediante l'istituzione di Scuole di arti e mestieri e l'avvio di manifatture che godono di grande floridezza fino al 1870. Tra queste, ad esempio, il lanificio, istituito nel 1703, l'arazzeria, risalente al 1710, la fabbrica di seta, la stamperia, la rilegatoria, i laboratori per la lavorazione dei marmi e dei metalli, officine per la formazione di falegnami, calzolai, cappellai e calzettai, laboratori di ricamo, biancheria, sartoria, maglieria ed una Scuola per le arti liberali nella quale insegnano personalità artistiche di rilievo. Le botteghe che si affacciano sul porto di Ripa Grande vengono affittate per attività artigianali e di una in particolare, denominata Taverna Spagnola, abbiamo interessante documentazione grazie al pittore Franz Ludwig Catel che in un suo quadro del 1824, conservato alla pinacoteca di Monaco, la rappresenta con un gruppo di avventori tra cui spiccano personaggi illustri quali Thorvaldsen, Lodovico di Baviera e l'autore stesso. Con l'Unità d'Italia inizia per il San Michele un inevitabile declino dovuto alla cessazione dei benefici papali e alla progressiva chiusura delle scuole d'arti; questa fase si conclude definitivamente nel 1938 con la creazione del nuovo Istituto Romano San Michele a Tormarancia e l'abbandono della vecchia sede. Già nel Settecento e Ottocento, San Michele a Ripa viene considerato in Europa un efficace modello organizzativo di assistenza pubblica e produttiva, in grado di assicurare il ricovero ai bisognosi ma, al contempo, di fornirgli istruzione, un mestiere e, quindi, il minimo necessario per vivere fuori dall'istituto. Il suo esempio come centro di produzione consolida la tendenza nella capitale a trasformare centri di assistenza di proprietà dello Stato in opifici pubblici, con duplice vantaggio sia per gli assistiti che per lo Stato stesso, segnato dalla piaga della mendicità e della stagnazione produttiva artigianale. Adiacenti alla Taverna Spagnola, recentemente restaurata, tre locali ristrutturati in occasione della presentazione del progetto "Botteghe Artigiane Romane" ospiteranno una mostra, che rimarrà aperta fino al 23 dicembre, con esempi di lavorazioni in corso, attrezzature d'epoca e oggetti d'arte, rappresentativa di alcune fra le attività artigianali storicamente alloggiate nel complesso: lavorazione del marmo, doratura, arazzeria e rilegatoria. Antichi arazzi e telai in legno per tessitura o per legatura, cornici argentate o dorate, pialletti, sgorbie e pialle dei primi del Novecento, cuscini, ferri e coltelli per doratura, forbici da legatore, torchi e quant'altro ancora aiuteranno il visitatore a ricostruire idealmente gli ambienti degli antichi laboratori. Per informazioni: tel. 06/5811566; 06/58895274-275  
   
   
BLUES & WINE SOUL FESTIVAL 2005  
 
Agrigento, 20 dicembre 2004 - Joe Castellano e la Blues Promotion Agrigento annunciano ufficialmente l'inizio del count down che solleverà il sipario sul più grande evento eno-musicale del mediterraneo durante la prossima estate 2005. Lo scorso 12 dicembre 2004, presso lo storico Tatro Pirandello di Agrigento, accompagnati dall'incredibile e travolgente gospel music dei Tim Peterson Singers di Los Angeles, è stata presentata l'edizione 2005 del Blues & Wine Soul Festival Sicilia 2005 : Agrigento 18-24 luglio; Catania 26 luglio; Palermo 28 luglio; Siracusa 31 luglio. Il più grande Blues, Soul e Gospel d'oltre oceano sposa sonorità europee, ma soprattutto l'unicità del territorio italiano. Insieme alla musica, sul palcoscenico i grandi vini italiani nell'atmosfera calda ed avvolgente delle notti estive di Sicilia. Una settimana nel cuore di Agrigento, negli scenari unici del centro storico e della Valle dei Templi, per poi partire alla volta di location uniche nelle più importanti città siciliane. Non solo degustazioni e musica, ma soprattutto l'occasione giusta per andare in Sicilia. Dal 2005, Ilg-città del Vino Welcome è l'entusiasta partner turistico di Blues & Wine Soul Festival che aiuterà gli appassionati di tutto il mondo a raggiungere e godere nel migliore dei modi Agrigento ed il suo festival da quest'anno "Sicily Around". Tariffe dedicate e pacchetti ad hoc con grandi partner di logistica ed ospitalità per l'esperienza unica che la Sicilia promette da sempre. Infolink: www.Bluesandwine.com  
   
   
CON I BIG ANCHE GABRIELLA PARUZZI ALLA SKI SPRINT PRIMIERO ENERGIA  
 
Primiero, 20 dicembre 2004 - A Fiera di Primiero l’entusiasmo per la seconda edizione della "Ski Sprint Primiero Energia" sta salendo rapidamente in vista dell’evento programmato per domenica 26 dicembre, una gara sprint di sci di fondo nel centro cittadino. In questi giorni si susseguono le riunioni dei responsabili dell’U.s. Primiero – San Martino per mettere a fuoco gli ultimi dettagli, e proprio nella riunione di ieri è stato deciso che per questa seconda edizione scenderanno in gara anche le donne. La manifestazione, che lo scorso anno ha avuto un grosso successo sportivo e di pubblico, si svolge nel pieno centro storico di Fiera di Primiero e vede coinvolti i migliori atleti in assoluto della squadra azzurra di sci di fondo. Vale a dire che, come lo scorso anno, ci saranno i vari Zorzi, Di Centa, Piller Cottrer, Valbusa, Schwienbacher, gli specialisti della squadra nazionale sprint, alcuni atleti di "Torino 2006", ma soprattutto i due beniamini locali che lo scorso anno hanno siglato per primi l’albo d’oro di un evento che si propone come riferimento nazionale: Bruno Debertolis e Gianantonio Zanetel, quest’ultimo vincitore della Fis Marathon Cup. Il "colpaccio" per il 2004 riguarda la gara femminile, che avrà come protagonista Gabriella Paruzzi, semplice spettatrice lo scorso anno, splendida protagonista quest’anno. Insieme alla medaglia olimpica e detentrice della Coppa del Mondo 2004, ci saranno Arianna Follis, Magda Genuin, Karin Moroder, Anna e Stephanie Santer, le due titolate nella Coppa del Mondo lunghe distanze Lara Peyrot e Cristina Paluselli, le giovani Cavallar e Moriggl e, con tutta probabilità, anche Antonella Confortola. Nel frattempo gli organizzatori della "Ski Sprint Primiero Energia" hanno già prodotto tutta la neve necessaria per ricoprire l’anello di 400 metri, ben 500 metri cubi che verranno trasportati la sera di Natale, e così il 26 dicembre la pista sarà perfettamente agibile. Il positivo risultato dello scorso anno, sia dal punto di vista sportivo che promozionale, ha suscitato in Italia molto interesse. Una gara gemella sarà organizzata ad Aosta il 3 gennaio ed entrambe avranno la diretta Rai. Ci sono contatti anche con altre emittenti e questo favorirà maggiormente la promozione della Valle di Primiero anche dal punto di vista turistico. Quella della "Ski Sprint Primiero Energia" è ormai una realtà consolidata e che mette in luce le eccellenti capacità organizzative dell’U.s. Primiero – San Martino. A dirigere questo evento è stato chiamato anche per il 2004 Riccardo Debertolis, che si avvale di un gruppo affiatato di volontari: grazie al loro lavoro lo scorso anno è stata preparata una pista giudicata eccellente dagli atleti. Nel 2003, come capita nelle vere gare sprint, la vittoria è stata definita dal fotofinish. Grazie alle telecamere della Rai è stato esaminato il rallenty dell’arrivo e così la vittoria è stata assegnata a Debertolis - Zanetel sulla coppia Schwienbacher – Zorzi. La gara è annunciata per le ore 17, domenica 26 dicembre, con la diretta su Rai Sport Sat.  
   
   
BICI BIANCHI PER IL TEAM G.S. GRASSI - MARCO PANTANI  
 
Treviglio, 20 dicembre 2004 - In ricordo del grande campione Marco Pantani è stato costituito il nuovo Gruppo sportivo G.s. Grassi - Marco Pantani - Laterina. Il team, con sede a San Giustino Valdarno presso il Centro Sportivo Olimpo, ha come Team Manager e Direttore Sportivo Daniele Tortoli e come Presidente Graziana Lastrucci. La squadra dilettanti, categoria Under 23 ed Elite, presenzierà a tutte le manifestazioni a carattere nazionale ed internazionale e sarà equipaggiata con le leggendarie bici Bianchi. "In ricordo del grande campione Marco Pantani che in sella alla sua Bianchi ci ha donato indimenticabili emozioni, abbiamo deciso di supportare il team Grassi-marco Pantani, uno tra i più prestigiosi team dilettantistici italiani - dichiara Marino Vigna, campione olimpico e responsabile del settore giovanile strada di Bianchi - Perché la profonda passione per il ciclismo che Bianchi ha condiviso insieme a Marco possa essere sempre viva". Di seguito gli atleti: Bindi Emanuele; Buoncompagni Daniele; Caneschi Tommaso; Da Castagnori Marco; Di Nucci Daniele; Iattici Luca; Martini Patrick; Kirienka Vasil; Pedicelli Federico; Riccò Riccardo; Sanvido Andrea; Vaccari Mattia; Zampilli Rino.