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GIOVEDI

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Notiziario Marketpress di Giovedì 26 Febbraio 2015
UCRAINA, GRECIA, TERRORISMO E LIBIA I PUNTI SALIENTI DEL DIBATTITO CON TUSK E JUNCKER  
 
Strasburgo, 26 febbraio 2015 - Le violazioni del cessate il fuoco fra Ucraina e Russia deciso col Minsk Ii, l´accordo raggiunto con la Grecia, il sistema europeo di scambio dei Passenger Name Record ( Pnr ) per la lotta contro il terrorismo e la preoccupante situazione in Libia sono stati tra i temi affrontati in un dibattito tenutosi mercoledì con i presidenti del il Consiglio europeo e della Commissione Donald Tusk e Jean-claude Juncker.  
   
   
DRAGHI AL PARLAMENTO: UN´UNIONE MONETARIA PIÙ FORTE NECESSARIA PER FAR FRONTE A SHOCK IMPORTANTI  
 
Strasburgo, 26 febbraio 2015 - In un dibattito sulle attività della Bce con i deputati, il presidente Mario Draghi ha sottolineato l’importanza di lavorare per un´Unione economica vera e propria. "La convergenza economica non è stata così sostenibile quanto auspicato all´inizio. Questo mette ancora a rischio il successo a lungo termine dell´Unione monetaria quando ha di fronte a uno shock importante", ha detto Draghi. Secondo Draghi, sono necessarie due risposte complementari. In primo luogo, le economie della zona euro hanno bisogno di diventare più resilienti attraverso il risanamento delle finanze pubbliche e riforme decisive delle loro strutture economiche: "applicare pienamente il quadro della governance economica rafforzata sosterrà questo obiettivo”, ha affermato. “In secondo luogo, abbiamo bisogno di passare da un sistema di regole sulel decisioni nazionali di politica economica a un sistema di ulteriore condivisione della sovranità all´interno di istituzioni comuni per rafforzare la nostra gestione della politica economica. Una regola comune è forte solo quanto l´istituzione comune che può farla rispettare", ha detto. La relazione annuale della Bce per il 2013 è stata valutata in un rapporto, redatto da Pablo Zalba Bidegain (Ppe, Es) per la commissione affari economici e monetari del Parlamento europeo, da sottoporre al voto del Parlamento, nel suo insieme, nella sessione plenaria di marzo.  
   
   
PARLAMENTO EUROPEO: APERTURA DELLA SESSIONE DI FEBBRAIO II: PREMIO EUROPEO DEL CITTADINO, DIBATTITO SUL VENEZUELA  
 
Strasburgo, 26 febbraio 2015 - Il Presidente del Parlamento europeo Martin Schulz ha annunciato che i vincitori del Premio europeo del cittadino per il 2014 sono stati in visita al Parlamento e stanno assistendo alla sessione. Una cerimonia in loro onore si è tenuta nell’edificio Paul-henri Spaak. Modifiche all’ordine del giorno - La Plenaria ha aggiunto all’ordine del giorno di ieri un dibattito sul Venezuela, che è iniziato con una dichiarazione dell´Alto rappresentante Federica Mogherini, e si è tenuta prima degli interventi di un minuto. Pertanto, la seduta è stata estesa fino alle 22.00. Una risoluzione sul Venezuela sarà messa ai voti durante la sessione di marzo. Deputati in entrata: Damiano Zoffoli (S&d, It) ha sostituito, con effetto dal 18 febbraio 2015, Alessandra Moretti (S&d, It). Deputati uscenti Teresa Rodriguez - Rubio (Gue/ngl, It) si dimetterà con effetto dal 5 marzo 2015.  
   
   
LA COMMISSIONE UE RIFERISCE SULL´ESENZIONE DAL VISTO PER I CITTADINI DEI BALCANI OCCIDENTALI  
 
Bruxelles, 25 febbraio 2015 - La Commissione ha pubblicato la sua quinta valutazione sul funzionamento del regime di esenzione dall´obbligo del visto con l´Albania, la Bosnia-erzegovina, l´ex Repubblica jugoslava di Macedonia, il Montenegro e la Serbia. La quinta relazione sul controllo successivo alla liberalizzazione dei visti per i paesi dei Balcani occidentali segnala la necessità di ulteriori misure per preservare l´integrità del regime di esenzione dal visto e per combattere i potenziali abusi del sistema di asilo dell´Ue. "La Commissione europea rimane determinata a mantenere l´esenzione dall´obbligo del visto per i cittadini dei paesi dei Balcani occidentali. I vantaggi della liberalizzazione dei visti si manifestano chiaramente nell´aumento dei contatti interpersonali e delle opportunità imprenditoriali. Occorre però affrontare sistematicamente, con un´adeguata assegnazione di risorse, il problema degli abusi del regime di esenzione dal visto da parte di coloro che chiedono asilo nell´Ue. La nostra relazione formula una serie di raccomandazioni per affrontare i fattori di spinta e di attrazione della migrazione irregolare; chiedo quindi il pieno sostegno e un forte impegno di tutti i paesi partecipanti", ha dichiarato Dimitris Avramopoulos, Commissario responsabile per la Migrazione, gli affari interni e la cittadinanza. Principali conclusioni Gli abusi in materia di asilo da parte dei cittadini dei paesi dei Balcani occidentali che beneficiano di esenzioni dal visto rimane una grave preoccupazione. Il numero di domande di asilo presentate nell´Ue e nei paesi associati Schengen da cittadini dei cinque paesi dei Balcani occidentali esenti dall´obbligo del visto ha registrato un aumento costante da quando è stata introdotta la liberalizzazione dei visti, arrivando a 53 705 nel 2013. Le cifre relative ai primi nove mesi del 2014 sono superiori del 40% a quelle relative allo stesso periodo del 2013. Allo stesso tempo, il tasso di riconoscimento delle domande di asilo nell´Ue e nei paesi associati Schengen ha continuato a calare per tutti i cittadini dei Balcani occidentali che beneficiano dell´esenzione dal visto, il che indica che la stragrande maggioranza delle domande era palesemente infondata: il tasso è stato del 3,7% per i cittadini montenegrini, del 2,7% per i serbi e dell´1% per i cittadini dell´ex Repubblica jugoslava di Macedonia. Al contempo, nel 2013 l´8,1% dei richiedenti albanesi e il 5,9% dei cittadini della Bosnia-erzegovina hanno ricevuto protezione internazionale nell´Ue e nei paesi associati Schengen. Tra i cittadini provenienti dai paesi dei Balcani occidentali esenti dall´obbligo del visto che presentano domanda di visto nell´Ue e nei paesi associati Schengen, il gruppo principale è costituito dai serbi (il 42% nel 2013), seguiti dai cittadini dell´ex Repubblica jugoslava di Macedonia e dell´Albania (il 21% ciascuna), dai cittadini della Bosnia-erzegovina (14%) e dai montenegrini (2%). La Germania rimane il principale paese di accoglienza di tali richiedenti asilo, con una percentuale crescente di domande accettate (dal 12% nel 2009 al 75% nei primi nove mesi del 2014). Raccomandazioni principali Ciascun paese dei Balcani occidentali esente dall´obbligo del visto deve poter dimostrare che il numero di domande di asilo infondate presentate negli Stati membri dell´Ue diminuisce costantemente. La Commissione raccomanda che ogni paese dei Balcani occidentali che beneficia della liberalizzazione dei visti adotti iniziative decise per combattere i fattori di spinta della migrazione irregolare nell´Ue: · aumentare l´assistenza mirata alle popolazioni minoritarie, specialmente a quelle di etnia Rom; rafforzare la cooperazione operativa e lo scambio d´informazioni in materia di gestione delle frontiere, migrazione, asilo e riammissione con gli Stati membri dell´Ue, la Commissione, Frontex, Europol e l´Ufficio europeo di sostegno per l´asilo; indagare sui facilitatori dell´immigrazione irregolare e perseguire penalmente coloro che consentono gli abusi del regime di esenzione dal visto; rafforzare i controlli di frontiera nel pieno rispetto dei diritti fondamentali dei cittadini; potenziare l´informazione mirata e le campagne di sensibilizzazione destinate a informare di più i cittadini sui diritti e sugli obblighi in materia di viaggi in esenzione dal visto. La Commissione raccomanda inoltre che i più interessati tra gli Stati membri dell´Ue e i paesi associati Schengen adottino iniziative per combattere i fattori di attrazione della migrazione irregolare, prendendo in considerazione le seguenti misure: razionalizzare le procedure di asilo per i cittadini dei cinque paesi dei Balcani occidentali esenti dall´obbligo del visto, ad esempio incaricando un maggior numero di funzionari di valutare le domande nei periodi di punta o istituendo una procedura accelerata che consenta il trattamento rapido delle domande nei periodi di punta o per cittadini di determinati paesi; utilizzare in modo più cauto e selettivo le prestazioni in denaro, quali le somme per piccole spese e l´assistenza finanziaria per i rimpatri, in modo da ridurre gli incentivi finanziari agli abusi in materia di asilo; organizzare visite ad alto livello ai paesi interessati e campagne d´informazione, in cooperazione con le Ong locali e le autorità municipali; potenziare la cooperazione operativa e lo scambio d´informazioni, anche tramite ufficiali di collegamento, con le autorità dei paesi interessati. Contesto L´ex Repubblica jugoslava di Macedonia, il Montenegro e la Serbia hanno aderito al regime di liberalizzazione dei visti nel dicembre 2009 (Ip/09/1852), l´Albania e la Bosnia-erzegovina nel novembre 2010 (Memo/10/548). In seguito a tale liberalizzazione, alcuni Stati membri dell´Ue hanno sperimentato un aumento delle domande di asilo infondate presentate da cittadini di paesi dei Balcani occidentali che beneficiano dell´esenzione dall´obbligo del visto. Per evitare rischi di abusi del regime di esenzione dal visto, la Commissione ha creato un meccanismo per controllare l´applicazione delle misure adottate dai Balcani occidentali allo scopo di combattere i potenziali abusi. Le relazioni successive alla liberalizzazione servono a garantire che gli impegni assunti dai paesi dei Balcani occidentali prima dell´esenzione dall´obbligo del visto siano costantemente rispettati. La relazione pubblicata oggi è la quinta di questo tipo dal 2011. Tali relazioni sono redatte sulla base di visite in loco compiute da funzionari della Commissione ed esperti degli Stati membri per verificare i progressi realizzati e la qualità delle riforme connesse al regime di liberalizzazione dei visti. Si basano inoltre sulle relazioni presentate da ciascun paese dei Balcani occidentali riguardanti le misure adottate per combattere la migrazione irregolare, nonché sulle analisi di Frontex, di Europol e dell´Ufficio europeo di sostegno per l´asilo (Easo) circa le tendenze più recenti in materia di controllo di frontiera, migrazione irregolare e asilo. Oltre alle relazioni periodiche post-liberalizzazione, l´Ue ha introdotto anche un meccanismo generale che consente, in condizioni eccezionali, di reintrodurre temporaneamente l´obbligo del visto per cittadini di paesi terzi che beneficiano dell´esenzione dal visto con l´Ue (Memo/13/784). Questo meccanismo non riguarda regioni o paesi terzi specifici, ma si applica allo stesso modo a tutti i paesi che beneficiano o beneficeranno in futuro dell´esenzione dal visto per i viaggi nell´Ue, quindi anche ai paesi dei Balcani occidentali. Nessuno Stato membro ha mai chiesto l´attivazione del meccanismo di sospensione dell´esenzione dal visto. Ultimi sviluppi - Negli ultimi mesi l´Ue ha dovuto far fronte a un aumento notevole della migrazione irregolare in provenienza dal Kosovo, tramite la Serbia, diretta in vari Stati membri. La Commissione sta attualmente svolgendo un dialogo per la liberalizzazione dei visti con il Kosovo e continuerà a collaborare con il governo di questo paese per affrontare i fattori di spinta di tale recente fenomeno migratorio.  
   
   
DOMANDE E RISPOSTE SULLA COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE EUROPEA: IL PROTOCOLLO DI PARIGI — PIANO PER LA LOTTA AI CAMBIAMENTI CLIMATICI MONDIALI DOPO IL 2020  
 
 Bruxelles, 26 febbraio 2015 1. Qual è l´obiettivo della comunicazione? La comunicazione illustra la visione dell´Ue per un accordo delle Nazioni Unite trasparente, dinamico e giuridicamente vincolante sui cambiamenti climatici, che consenta al mondo di imboccare la strada giusta affinché il riscaldamento del pianeta non raggiunga livelli pericolosi. Sono in corso negoziati internazionali destinati a concludersi con la conferenza dell´Onu sul clima che si svolgerà a Parigi nel dicembre 2015. La comunicazione concretizza le decisioni prese al vertice europeo dell´ottobre 2014 nell´obiettivo di riduzione delle emissioni proposto dall´Ue (il cosiddetto contributo previsto stabilito a livello nazionale, Indc) per il nuovo accordo. 2. In che modo la comunicazione si inserisce nella strategia per l´Unione europea dell´energia annunciata oggi? La comunicazione è un elemento fondamentale per attuare la priorità della Commissione Juncker di costruire un´Unione dell´energia resiliente e con una politica lungimirante in materia di cambiamenti climatici. Nell´ottobre 2014 i leader dell´Ue hanno concordato di ridurre le emissioni interne di gas a effetto serra di almeno il 40% entro il 2030, nonché gli altri elementi principali del quadro strategico per il 2030. Ciò intende rendere l´economia e il sistema energetico dell´Unione europea più competitivi, sicuri e sostenibili e stabilisce inoltre un obiettivo che prevede almeno il 27% di energie rinnovabili e risparmi energetici entro il 2030. La revisione del sistema di scambio di quote di emissione dell´Ue sarà parte integrante del quadro legislativo previsto dopo il 2020. Per la lotta al cambiamento climatico serve una risposta politica internazionale. L´ue è responsabile di circa il 10% delle emissioni mondiali e questa percentuale diminuirà ulteriormente nel prossimo decennio. Nel 2011 le 196 Parti della convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici hanno deciso di elaborare entro la fine del 2015, quando si svolgerà la conferenza di Parigi, un nuovo accordo applicabile a tutti. La comunicazione si propone di definire i principali elementi dell´accordo. 3. Perché serve un nuovo accordo sul clima? La comunità internazionale ha riconosciuto i dati scientifici secondo cui l´aumento della temperatura media annuale a livello mondiale va tenuto ben al di sotto dei 2ºC (3,6ºF) rispetto alla temperatura in epoca preindustriale per evitare che i cambiamenti climatici raggiungano livelli pericolosi. Le iniziative internazionali adottate finora non sono tuttavia sufficienti: nel 2100 si prevede un aumento della temperatura superficiale media mondiale compreso tra 3,7 e 4,8 gradi Celsius al di sopra della media del periodo 1850-1900, mentre l´attuale aumento ammonta a 0,85 gradi Celsius. La valutazione climatologica più recente del Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico sottolinea che il margine per restare al di sotto del limite di temperatura di 2ºC si sta rapidamente riducendo. La limitazione dell´aumento della temperatura richiederà notevoli e cospicue riduzioni delle emissioni di gas a effetto serra da parte di tutti i paesi. Un intervento tardivo sarà più costoso e tecnologicamente complesso e limiterà le opportunità di ridurre con efficacia le emissioni e di prepararsi agli effetti dei cambiamenti climatici. Dal 1994 la convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Unfccc), cui aderiscono quasi tutti i paesi del mondo − con 196 Parti contraenti, tra cui l´Unione europea − affronta il problema specifico di impedire le pericolose interferenze dell´uomo con il sistema climatico mondiale. Il protocollo di Kyoto ha rappresentato una prima tappa fondamentale, ma ha visto impegnarsi solo 39 paesi industrializzati e non è mai stato ritenuto l´unico strumento per risolvere il problema. Dopo la conferenza di Copenaghen più di 90 paesi — sviluppati e in via di sviluppo — hanno annunciato volontariamente entro il 2014 le proprie riduzioni di emissioni a partire dal 2020. Tuttavia, tali annunci non sono sufficienti a raggiungere l´obiettivo di restare al di sotto dei 2ºC. Per questi motivi, nel 2011 l´Unfccc ha avviato i negoziati per un nuovo accordo giuridicamente vincolante che, coinvolgendo tutte le Parti, porti il mondo sulla buona strada per conseguire l´obiettivo di restare al di sotto dei 2ºC. L´accordo dovrebbe essere concluso a Parigi nel dicembre 2015 ed entrare in vigore nel 2020. L´ue ritiene che il nuovo protocollo debba includere impegni giuridicamente vincolanti per ridurre le emissioni. In tal modo sarà più chiaro ai governi, ai mercati e all´opinione pubblica che le Parti contraenti del protocollo sono impegnate nella lotta al cambiamento climatico. Tali impegni costituiscono la più forte espressione della volontà politica di una Parte di conseguire i propri obiettivi, la necessaria prevedibilità e la certezza del diritto per tutti i soggetti pubblici e privati nonché la stabilità nell´ambito dei cambiamenti di politica interna. Questo risultato può essere conseguito solo con un nuovo accordo applicabile a tutte le Parti. 4. Quali sono i punti principali della comunicazione? I punti principali della comunicazione sono i seguenti: la comunicazione concretizza le decisioni prese dai leader dell´Ue al vertice europeo dell´ottobre 2014 nell´obiettivo di riduzione delle emissioni dell´Ue proposto per il nuovo accordo mondiale sui cambiamenti climatici. L´obiettivo è definito in conformità agli obblighi di comunicazione concordati a Lima. L´ue sarà pronta a presentare il proprio contributo al segretariato dell´Unfccc entro la fine di marzo 2015; la comunicazione invita tutti i paesi a presentare con largo anticipo rispetto alla conferenza di Parigi le proposte di obiettivi di riduzione delle emissioni per il periodo successivo al 2020 e che va fino al 2025/2030. In particolare la Cina, gli Stati Uniti e gli altri paesi del G20 dovrebbero essere in grado di farlo entro la fine del primo trimestre del 2015; la comunicazione presenta la visione dell´Ue per un accordo trasparente, dinamico e giuridicamente vincolante, che preveda impegni equi e ambiziosi di tutte le Parti in base alla situazione geopolitica in evoluzione. Tutti questi impegni, corroborati da dati scientifici, dovrebbero incamminare il mondo verso una riduzione delle emissioni di almeno il 60% entro il 2050 rispetto ai livelli del 2010; la comunicazione propone che l´accordo del 2015 assuma preferibilmente la forma di un protocollo dell´Unfccc ed entri in vigore non appena sarà stato ratificato dai paesi che totalizzano 40 Gt di Co2 equivalente. Ciò corrisponde a circa l´80% delle emissioni mondiali del 2010. L´ue, la Cina e gli Stati Uniti dovrebbero dar prova di leadership politica aderendo al protocollo il prima possibile; nell´ambito del nuovo protocollo, oltre agli impegni per la riduzione delle emissioni, tutti i paesi dovrebbero essere incoraggiati a partecipare ai finanziamenti per il clima, allo sviluppo e al trasferimento di tecnologia e alla costituzione di capacità; affinché i paesi raggiungano uno sviluppo sostenibile resiliente ai cambiamenti climatici, il protocollo dovrebbe rafforzare gli impegni assunti dalle Parti per intraprendere azioni di adattamento, cooperare e promuovere l´uso efficace ed efficiente delle strategie per ridurre le emissioni e adattarsi agli effetti negativi dei cambiamenti climatici; la comunicazione sottolinea la necessità che il protocollo richieda riduzioni delle emissioni dei gas a effetto serra in tutti i settori, inclusi il settore aereo e marittimo, nonché dei gas fluorurati. L´organizzazione per l´aviazione civile internazionale (Icao), l´Organizzazione marittima internazionale (Imo) e il protocollo di Montreal, rispettivamente, dovrebbero intervenire in questi settori entro la fine del 2016; la comunicazione sottolinea che altre politiche dell´Ue, come quelle in materia di commercio, ricerca scientifica, sviluppo tecnologico e innovazione, nonché cooperazione economica e allo sviluppo possono sostenere e rafforzare la politica dell´Ue in materia di clima a livello internazionale; la comunicazione è accompagnata da un piano d´azione diplomatico in materia di clima che punta a far guadagnare gradualmente consensi alla posizione dell´Ue e a stringere alleanze con partner internazionali ambiziosi in prospettiva della conferenza di Parigi. 5. Perché è necessario che tutti paesi contribuiscano? E quale può essere il loro contributo? Il nuovo protocollo deve riflettere l´evolversi delle responsabilità nazionali nell´economia mondiale, nonché le attuali realtà geopolitiche e la capacità di contribuzione dei diversi paesi. Nel novembre 2014, la Cina e gli Stati Uniti, i due principali produttori di emissioni, hanno seguito l´esempio dell´Ue e annunciato i propri obiettivi per il periodo successivo al 2020. Nel complesso solo essi coprono all´incirca la metà delle emissioni mondiali attuali. Il nuovo protocollo sarà efficace se avrà la più ampia copertura geografica e il massimo livello di ambizione possibile. I paesi che hanno responsabilità e capacità maggiori devono presentare i contributi più ambiziosi, ma è importante che tutti i paesi partecipino e si impegnino a svolgere il proprio dovere. Il contributo di ciascuna Parte dovrebbe rappresentare un notevole avanzamento nel livello di ambizione e di portata rispetto al loro attuale impegno. Dovrebbe dimostrare la convergenza su bassi livelli di emissioni complessivi, nonché il miglioramento dell´intensità delle emissioni nel corso del tempo. 6. In che modo il nuovo accordo contribuirà a mobilitare finanziamenti per il clima? La transizione verso economie a basse emissioni e resilienti ai cambiamenti climatici necessiterà di un´ampia trasformazione dei modelli d´investimento. Sia i finanziamenti pubblici che quelli privati svolgeranno un ruolo importante. Il protocollo dovrebbe fornire un quadro per mobilitare gli investimenti in programmi e progetti a basse emissioni e resilienti ai cambiamenti climatici per le Parti del nuovo protocollo. Ciò potrebbe, ad esempio, comprendere un impegno di tutte le Parti aderenti al nuovo protocollo inteso a rafforzare i cosiddetti "contesti favorevoli" per promuovere gli investimenti nelle tecnologie a basse emissioni e resilienti ai cambiamenti climatici. Definire la giusta serie di condizioni locali specifiche - giuridiche, organizzative, di bilancio, politiche, informative - è fondamentale per attrarre finanziamenti a favore del clima. Le Parti del nuovo protocollo dovrebbero inoltre impegnarsi a inserire le questioni climatiche nelle proprie politiche, strategie di sviluppo e investimenti per utilizzare le numerose sinergie tra i finanziamenti allo sviluppo e quelli a favore del clima. La reale portata dei finanziamenti per il clima necessari per gli interventi di mitigazione e adattamento dopo il 2020 sarà più chiara non appena sarà pubblicata la maggior parte degli Indc e dei piani nazionali di adattamento. 7. L´ue continuerà a sostenere l´azione per il clima nei paesi in via di sviluppo? Sì, l´Ue è impegnata a continuare a sostenere i paesi in via di sviluppo. L´ue ha elaborato un´ampia serie di strumenti di finanziamento che affrontano le esigenze di finanziamento in vari settori e paesi. I paesi meno sviluppati e più vulnerabili continueranno ad avere un accesso preferenziale ai finanziamenti, ad esempio tramite l´Alleanza mondiale contro i cambiamenti climatici dell´Ue o tramite i programmi di cooperazione dell´Ue con paesi e regioni specifici. Oltre alla concessione di finanziamenti, l´Ue agevola la mobilitazione di prestiti e investimenti privati attraverso i suoi meccanismi di investimento regionali. Dal 2007 questi meccanismi hanno combinato circa 1 miliardo di Eur di sovvenzioni dell´Ue con oltre 6 miliardi di Eur di prestiti pubblici, finanziando in totale 120 progetti rilevanti per il clima nei paesi in via di sviluppo per oltre 25 miliardi di Eur. Inoltre, molti Stati membri dell´Ue aiutano i paesi in via di sviluppo con significativi programmi bilaterali di cooperazione e fondi multilaterali come il Fondo verde per il clima e il Fondo mondiale per l´ambiente. Solo nel 2013 l´Ue e i suoi Stati membri hanno fornito circa 9,5 miliardi di Eur (circa 12 miliardi di dollari) di sovvenzioni e prestiti per sostenere l´azione per il clima nei paesi in via di sviluppo. 8. Qual è la procedura per elaborare e raccogliere i contributi all´accordo del 2015 per la riduzione delle emissioni? Gli Indc saranno elaborati a livello interno dalle singole Parti dell´Unfccc, come hanno fatto l´Ue e i suoi Stati membri. Gli obblighi di comunicazione per descrivere gli obiettivi proposti in modo chiaro, trasparente e comprensibile sono stati definiti nell´appello di Lima all´azione per il clima, concordato in occasione della conferenza sul clima svoltasi in Perù nel dicembre 2014. Tutte le Parti devono presentare i propri Indc con largo anticipo rispetto alla conferenza di Parigi. L´ue si aspetta che tutti i paesi del G20 nonché le altre grandi economie e paesi in grado di farlo presentino i propri contributi entro la fine del primo trimestre del 2015. Il contributo proposto dall´Ue è incluso nella comunicazione e stabilisce il suo obiettivo di riduzione delle emissioni sotto forma di Indc coerente con gli obblighi concordati. L´ue sarà pronta a presentare il proprio Indc entro la fine di marzo. L´unfccc ha creato un portale specifico in cui le Parti possono caricare i propri Indc, che saranno pubblicati sul suo sito web. In base al mandato conferito dalla conferenza sul clima di Lima, entro il 1º novembre 2015 l´Unfccc elaborerà una relazione riassuntiva sull´effetto aggregato dei contributi proposti comunicati dalle Parti entro il 1° ottobre 2015. 9. Come contribuirà l´Ue al nuovo accordo? Il contributo dell´Ue all´accordo di Parigi del 2015 sarà un obiettivo di riduzione interna vincolante e trasversale, che copre tutti i settori economici, almeno del 40% delle emissioni di gas a effetto serra entro il 2030. Per raggiungere l´obiettivo generale, entro il 2030 i settori che rientrano nel sistema di scambio di quote di emissione dell´Ue (Eu Ets) dovranno ridurre le proprie emissioni del 43% rispetto al 2005. Le emissioni dei settori che non rientrano nell´Eu Ets dovranno essere ridotte del 30% rispetto al livello del 2005. L´obiettivo di riduzione minimo del 40% è ambizioso ed equo, in linea con il percorso da seguire per pervenire in modo efficiente sotto il profilo dei costi a ridurre almeno l´80% delle emissioni interne entro il 2050. 10. Cosa succederebbe se l´insieme dei contributi proposti fosse insufficiente a raggiungere l´obiettivo dei2° C che si concorderà a Parigi? Qualora gli impegni collettivi che si fisseranno a Parigi non fossero all´altezza di quanto richiesto a livello scientifico per rispettare l´obiettivo dei 2°C, il nuovo protocollo e le decisioni adottate a Parigi dovranno garantire che il mondo si incammini sulla buona strada nel più breve tempo possibile. In primo luogo, è essenziale che l´accordo sia dinamico e preveda un processo di riesame periodico e di rafforzamento degli impegni di mitigazione, coerente con l´obiettivo a lungo termine e le ultime scoperte scientifiche. Se gli sforzi collettivi mondiali non dovessero rivelarsi all´altezza, questo processo, da effettuarsi ogni cinque anni, dovrebbe incoraggiare le Parti ad aumentare il livello di ambizione degli impegni esistenti nei periodi successivi. Il processo di riesame, da effettuarsi ogni cinque anni a partire dal 2020, migliorerà la trasparenza degli aiuti, la chiarezza e la comprensione degli impegni di mitigazione delle Parti alla luce dei loro contributi all´obiettivo dei 2ºC. Il riesame dovrebbe invitare le Parti a spiegare i progressi compiuti nell´ambito dei propri impegni di mitigazione e i motivi per cui ritengono equo e ambizioso il proprio operato. Il processo dovrebbe inoltre tenere conto dell´evoluzione delle capacità, delle responsabilità e del contesto nazionale. In secondo luogo, a Parigi dovrebbe essere definito un processo che, a partire dal 2016, individui le aree di elevata mitigazione e realizzi le opportunità non ancora sfruttate attraverso la cooperazione internazionale, ad esempio con l´aiuto del Fondo verde per il clima. In terzo luogo, dovrebbero essere ulteriormente potenziati gli interventi locali, non governativi e privati che integrano l´azione pubblica. In occasione del vertice sul clima indetto dal Segretario generale delle Nazioni Unite nel settembre 2014 e della conferenza sui cambiamenti climatici di Lima sono state avviate molte iniziative. 11. Come potremo sapere se i paesi rispettano i propri obiettivi? L´unico modo per garantire la necessaria fiducia nel nuovo protocollo è assicurare che esso includa un solido sistema di trasparenza e responsabilità. Il sistema deve prevedere norme comuni giuridicamente vincolanti relative alla misurazione, alla comunicazione, alla verifica e alla contabilizzazione per tutte le Parti e un relativo processo di conformità. Un quadro comune di misurazione, comunicazione, verifica e contabilizzazione mantiene l´integrità degli impegni in quanto consente alle Parti di dimostrare in modo trasparente e coerente che stanno rispettando i propri impegni e che i risultati comunicati sono reali. Consentirà inoltre alle Parti di dimostrare il livello di avanzamento collettivo e darà le informazioni necessarie a formulare un´efficace politica interna di mitigazione. Un processo di conformità promuoverà e faciliterà la tempestiva ed efficace attuazione da parte di tutti, migliorerà la fiducia sull´impegno profuso dalle Parti e garantirà certezza del diritto e prevedibilità. Questo aspetto è fondamentale per rimanere sulla buona strada per conseguire l´obiettivo dei 2ºC. 12. Quale ruolo deve svolgere l´adattamento nel nuovo accordo sul clima? Sebbene un´azione ambiziosa per ridurre le emissioni sia fondamentale, anche le azioni individuali e collettive per prepararsi e adeguarsi agli effetti negativi dei cambiamenti climatici sono altrettanto importanti. L´adattamento sarà pertanto un elemento centrale del nuovo protocollo. Il nuovo protocollo dovrebbe sottolineare l´impegno di tutti i paesi ad adottare misure per facilitare un adeguato adattamento, a integrare l´adattamento nei pertinenti processi nazionali e regionali di pianificazione e a collaborare per ottenere uno sviluppo sostenibile resiliente ai cambiamenti climatici. Per poter valutare i progressi compiuti verso il conseguimento dell´obiettivo della convenzione, il protocollo dovrebbe migliorare la comunicazione circa l´efficacia dell´adattamento e gli insegnamenti tratti in materia di creazione della resilienza attraverso comunicazioni nazionali. Il protocollo dovrebbe potenziare l´assistenza per le regioni e i paesi particolarmente vulnerabili agli effetti negativi dei cambiamenti climatici, anche garantendo un sostegno finanziario e tecnico e la costituzione di capacità. 13. Quali sono le prospettive di raggiungere un accordo mondiale? Le prospettive sono buone. Una sfida consiste nel garantire che il nuovo protocollo sia adeguato per molti anni a venire. Per questo deve essere ambizioso, solido, dinamico e in grado di mantenere il mondo sulla buona strada per conseguire l´obiettivo dei 2ºC. L´ue confida nel fatto che il nuovo protocollo contribuirà in misura significativa a consolidare e ampliare gli sforzi intrapresi collettivamente a livello internazionale per affrontare i cambiamenti climatici. Negli ultimi 12 mesi si è assistito a un crescente slancio politico e pubblico mondiale per potenziare l´azione per il clima. L´obiettivo di ridurre di almeno il 40% le emissioni interne di gas a effetto serra, concordato dai leader dell´Ue nel mese di ottobre, e il successivo annuncio degli obiettivi futuri di Stati Uniti e Cina indicano con chiarezza una volontà di agire condivisa a livello mondiale. Durante la conferenza sul clima di Lima sono stati annunciati impegni a favore del Fondo verde per il clima, che saranno utilizzati per aiutare i paesi in via di sviluppo, per un importo superiore a 10 miliardi di dollari, la metà dei quali proveniente dagli Stati membri dell´Ue. In particolare, la quinta relazione di valutazione dell´Ipcc indica che l´obiettivo di restare al di sotto dei 2ºC è ancora raggiungibile, ma sottolinea l´urgenza di un´ambiziosa azione collettiva mondiale nell´immediato. Per raggiungere un accordo efficace sarà necessaria una forte volontà politica di tutte le Parti, in particolare del G20 e di altri paesi con redditi medi e alti. 14. Quali sono le prossime tappe? La comunicazione sarà presentata ai ministri dell´ambiente dell´Ue nella riunione del 6 marzo. Nelle prossime settimane l´Ue ultimerà il proprio contributo al nuovo accordo mondiale sul clima per presentarlo all´Unfccc entro la fine di marzo. Tra le priorità dell´Ue nei mesi a venire vi sono quella di assicurare un dialogo e una cooperazione intensi con i paesi partner e quella di incoraggiare il G20 e le altre economie con redditi medi e alti ad assumere un ruolo di guida attraverso contributi tempestivi e ambiziosi, in particolare nell´ambito del Major Economies Forum, del G20 e del G7. La Commissione europea sta valutando la possibilità di organizzare una conferenza internazionale specifica per migliorare la comprensione reciproca dell´entità dei contributi proposti (Indc) e l´adeguatezza dell´ambizione collettiva prima della conferenza di Parigi. 15. Chi ne beneficerà? Tutti i paesi del mondo e i loro cittadini trarranno benefici se si impedirà ai cambiamenti climatici di raggiungere livelli pericolosi. La quinta relazione valutativa del gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico indica gli effetti negativi del mancato intervento sui cambiamenti del clima. Oltre alla limitazione degli effetti dei cambiamenti climatici, i benefici economici e ambientali specifici per l´Ue comprendono: - maggiore sicurezza energetica legata in particolare a un minor utilizzo di combustibili fossili e alla riduzione delle importazioni; - maggiore efficienza energetica rispetto alla situazione attuale, che contribuirà a ridurre i costi, a creare posti di lavoro e a rafforzare la competitività; - riduzione dell´inquinamento atmosferico a vantaggio della salute umana; - in termini di occupazione, nuovi settori in espansione dovrebbero creare nuove opportunità in ambiti quali l´ingegneria, le attività manifatturiere di base, le attrezzature di trasporto, l´edilizia e i servizi alle imprese.  
   
   
MILANO: IL SINDACO PISAPIA RICEVE L’AMBASCIATORE DEL REGNO UNITO CHRISTOPHER PRENTICE  
 
Milano, 26 febbraio 2015 – Il Sindaco Giuliano Pisapia ha ricevuto ieri a Palazzo Marino l’Ambasciatore del Regno Unito Christopher Prentice che gli ha presentato ufficialmente il nuovo Console Generale a Milano Tim Flear. L’incontro è stato anche l’occasione per illustrare il ricco programma di eventi culturali, scientifici ed economici che il Regno Unito ha preparato per Expo 2015, sul sito espositivo e per “Expo in Città”dove, oltre a iniziative del Governo di Londra, sono previste manifestazioni di città britanniche, a partire da Birmingham con cui Milano è gemellata. Attenzione particolare verrà data agli incontri tra imprese cui lavora l’agenzia governativa Uk Trade & Investment. Soddisfazione è stata espressa per la collaborazione tra Milano e Londra per la preparazione dell’ “Urban Food Policy Pact”, il patto tra Sindaci del mondo per politiche alimentari urbane sostenibili che verrà firmato il prossimo ottobre e che sarà una delle importanti eredità dell’Esposizione Universale milanese. Nelle scorse settimane proprio a Londra si è svolto un incontro di lavoro cui hanno partecipato 22 delle oltre 30 metropoli internazionali che già lavorano in rete ai contenuti del patto.  
   
   
REGIONE RICORRE CONTRO TAGLIO DI ULTERIORI 5,7 MILIARDI DI EURO. ZAIA: “IL GOVERNO METTE A REPENTAGLIO I SERVIZI SANITARI VENETI, COLPENDO LE REGIONI VIRTUOSE E PREMIANDO QUELLE GIÀ PRIVILEGIATE E QUELLE PIÙ SPRECONE”  
 
Venezia, 26 febbraio 2015 - E´ stato depositato il 24 febbraio dalla Regione Veneto il ricorso contro la legge di stabilità nella parte in cui impone alle Regioni ordinarie un taglio di 5,7 miliardi, che si aggiunge a quelli disposti per oltre 15 miliardi dalle ultime manovre. Questo comporterà il sostanziale azzeramento della spesa extra sanitaria per beni e servizi delle Regioni, e/o la messa a repentaglio, come rilevato dalla Corte dei Conti nella delibera n. 29 del 29 dicembre 2014, "dell’adempimento dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di diritto alla salute". "Quello che più sconcerta – commenta il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia –è il criterio previsto dal governo Renzi per ripartire tale taglio fra le Regioni a Statuto ordinario, che disattende gli attuali criteri stabiliti dalla giurisprudenza costituzionale. Sconcerta molto anche il favore riservato alle ricche province autonome di Trento e Bolzano, dove nella tabella della legge di stabilità, art.1 comma 400, il contributo ad esse richiesto risulta solo di 46 milioni di euro. Il criterio per ripartire il taglio viene infatti individuato per le Regioni ordinarie prevedendo che il peso maggiore vada a carico di quelle con un Pil più elevato, ma non di Trento e Bolzano che hanno il Pil più elevato d’Italia". “Questo criterio penalizza gravemente e indebitamente il Veneto, in quanto non colpisce gli sprechi che abbondano in molte Regioni, ma i sistemi virtuosi – riprende Zaia –. Anziché tagliare i privilegi delle Regioni speciali, gli sprechi delle altre Regioni e la spesa eccessiva dei ministeri centrali, si tagliano in modo speciale le Regioni ordinarie virtuose, mettendone a rischio i sistemi sociali e sanitari e la possibilità di aiutare le imprese, con una pesante ricaduta sui diritti dei cittadini veneti, che con il loro residuo fiscale invece finanziano ogni anno lo Stato italiano per 20 miliardi di euro”. Per questi motivi la Regione del Veneto, che ha affidato il ricorso al professor Luca Antonini, ha chiesto alla Corte Costituzionale che per ripartire il taglio, anziché il criterio del Pil regionale, venga adottato il criterio dei costi standard, perché questi ormai esistono e davvero non si comprende perché, se si vuole attuare una seria spending review invece della messa a repentaglio dei sistemi virtuosi, non vengano applicati con determinazione. La Regione del Veneto, che ha impugnato la legge di stabilità anche su altri punti come quello relativo all´introduzione, in violazione del diritto comunitario, dello split payment, ha chiesto alla Corte Costituzionale la sospensione, in attesa del giudizio, delle disposizioni statali impugnate, in modo da rendere il più celere possibile il giudizio della Consulta.  
   
   
PROVINCE, VIA AL RIORDINO: NASCE UNA REGIONE TOSCANA PIÙ VICINA AI TERRITORI IN REGIONE TUTTO IL PERSONALE CONSENTITO DALLA LEGGE NAZIONALE  
 
Firenze, 26 febbraio 2015 - La Toscana è la prima Regione ad approvare una legge per il riordino delle funzioni delle Province. Il consiglio regionale ha dato il via libera stamani con 41 voti a favore e tre astenuti alla proposta di legge scritta qualche settimana fa dalla giunta. La discussione in aula era iniziata ieri pomeriggio. "E´ una legge – ricorda con soddisfazione l´assessore alla presidenza, Vittorio Bugli - che si sta diventando punto di riferimento nazionale" Si riordinano le funzioni. Ma il superamento delle Province così come si intendevano diviene con questa legge anche il ridisegno di un nuovo equilibrio istituzionale: servizi che passano ai Comuni associati "con fusioni e unioni che diventano essenziali", un ruolo forte per la Città metropolitana che può far da volano e una Regione più ramificata e vicina ai territori. Con il personale delle Province che si sposterà assieme alle funzioni. "Abbiamo fatto la nostra parte, nonostante i tagli che anche la Regione ha subito – ribadisce l´assessore alla presidenza Bugli – Più di questo la norma nazionale non ci permetteva. Se serve chiederemo al Governo altre risorse". La riforma è stata commentata a margine dei lavori in consiglio regionale anche dal presidente Enrico Rossi. "Ridefiniamo oggi un profilo diverso della Regione – dice – che sarà meno ente astratto, meno ´staterello´ ed ente di programmazione ma più presente sui territori con propri uffici, pronta ad occuparsi della progettazione degli interventi utili a prevenire il rischio idrogeologico, pronta a controllare con la polizia idraulica il rispetto delle regole, pronta ancora a gestire in modo diverso la formazione e l´orientamento professionale". Tre parole chiave "Nello scrivere questa legge abbiamo seguito tre parole chiave – spiega l´assessore Bugli -. Sono sussidiarietà, adeguatezza e differenziazione. Abbiamo infatti affidato ai Comuni tutto quello che si poteva, abbiamo lasciato alla Regione funzioni adeguate al suo livello e che altrove difficilmente potevano essere gestite. Siamo stati attenti anche a differenziare bene le competenze con una migliore definizione di chi fa cosa". Una legge che risponde all´incertezza dei lavoratori, ma anche ai cittadini per il mantenimento (e il miglioramento se possibile) di quei servizi di cui le Province si occupavano e che rimangono sul territorio. Cosa cambia Formazione, agricoltura e difesa del suolo sono tra le competenze di cui la Regione tornerà ad occuparsi direttamente. Si occuperà anche di caccia e pesca. Avrà competenze in materia di rifiuti, difesa del suolo, tutela della qualità dell´aria e delle acqua. Si occuperà ancora di inquinamento acustico ed energia, dell´osservatorio sociale e delle autorizzazioni come Aia, Vas, Via e Aia. Il Genio Civile sarà presente nei territori e competente per progettazione, manutenzione e polizia idraulica. Quanto alle strade regionali, progettazione e realizzazione di opere strategiche saranno regionali mentre la manutenzione rimarrà alle Province. E con le funzioni la Regione riassorbirà anche il personale che a queste era dedicato, che magari rimarrà negli uffici territoriali. Il personale ´migra´ con le funzioni "Riporteremo in Regione tutto il personale che ci è consentito dalla legge nazionale – assicura e tranquillizza Bugli, rivolgendosi ai lavoratori - E conclusi gli accordi e fatti conti più precisi, guarderemo se sarà possibile allargare ulteriormente il perimetro". Si riorganizza la Regione come ente. Ma si riorganizzerà la Regione anche come macchina. "Dovrà crescere la produttività – spiega l´assessore -, con strutture più leggere e una maggior uso delle nuove tecnologie. Questo dovrà accadere anche alle funzioni un tempo gestite dalle Province, salvaguardando naturalmente la professionalità dei dipendenti".  
   
   
FIRENZE: CON RIORDINO FUNZIONI PROVINCE NUOVO RUOLO PER CITTÀ METROPOLITANA E COMUNI PIÙ FORTI  
 
Firenze, 26 febbraio 2015 - Con la riforma e il riordino delle funzioni delle Province come fino ad oggi si intendevano, la Regione Toscana cambia pelle. Una riorganizzazione a parte riguarderà la Città metropolitana fiorentina, che assorbirà le deleghe altrove passate alle amministrazioni comunali e si occuperà, se i Comuni lo decideranno, anche di urbanistica e piano strutturale, mobilità, viabilità e edilizia scolastica. "Alla Città metropolitana – commenta l´assessore Vittorio Bugli, che ha scritto la proposta di legge approvata dal consiglio regionale – abbiamo riconosciuto un ruolo importante come compete ad un´ente di ordine costituzionale. Insieme ai sindaci abbiamo definito una città metropolitana che con la Regione coopererà per definire le scelte urbanistiche, quelle delle infrastrutture materiali e immateriali e che coopererà per definire il nuovo piano strategico, consapevoli che questo ente e tutta l´area potrà essere capace di attrarre risorse e far da volano allo sviluppo economico dell´intera regione". "Naturalmente sarà rafforzata anche la possibilità da parte dei territori di incidere sulla programmazione regionale" assicura l´assessore. Nessun centralismo dunque. Ai Comuni andranno in particolare le competenze sul turismo (salvo la raccolta di dati statistici), sullo sport e la tenuta degli albi regionali, oltre agli interventi pubblici di forestazione che erano finora delle Province. "Non dimentichiamoci poi – dice Bugli – che un nuovo ruolo importante l´avranno anche nel nuovo ente Provincia, per la gestione di funzioni importanti come la viabilità e l´edilizia scolastica provinciale". Servono unioni e fusioni più strutturate Ma perché il sistema funzioni al meglio, occorrerà gestire sempre più funzioni in modo associato: questione dirimente per i prossimi anni, un´altra vera sfida. "Incentiveremo le unioni più forti e le fusioni di Comuni più strutturate" dice Bugli. Sono previsti premi crescenti per le unioni e fusioni con almeno cinquemila, diecimila e quindicimila abitanti. " Si apre – ripete in aula – la stagione dell´indispensabilità del governo associato di funzioni: se prima era una scelta volontaria ora diventa qualcosa di impossibile da evitare".  
   
   
I DIECI SINDACI DELLE CITTÀ DELL´EMILIA-ROMAGNA IN REGIONE PER ISTITUIRE IL LABORATORIO PER L´ATTUAZIONE DELL´AGENDA URBANA PREVISTA NEL POR FESR 2014-2020. L´APPUNTAMENTO A BOLOGNA GIOVEDÌ 26 FEBBRAIO.  
 
Bologna, 26 febbraio 2015 – Summit tra Regione e le dieci città dell’Emilia-romagna per istituire il laboratorio per l’attuazione dell’Agenda Urbana prevista nel Por Fesr 2014- 2020. L’appuntamento – coordinato dall’assessore regionale alle Attività produttive Palma Costi - si svolgerà a Bologna giovedì 26 febbraio, alle ore 16.30, con l’obiettivo di avviare il confronto con le città sui temi rilevanti come l’agenda digitale, l’attuazione dei laboratori aperti (innovation lab) e il recupero dei contenitori culturali dismessi. Per questo obiettivo del Por Fesr 2014-2020, ‘Città attrattive e partecipate’, mette a disposizione complessivamente 30 milioni di euro (il 6% dei 481 milioni approvati dalla Commissione europea per l’Emilia-romagna). Tra gli obiettivi anche la realizzazione di 10 laboratori aperti sui temi dell’Ict nelle città capoluogo, al fine di favorire lo sviluppo digitale delle città e dei servizi offerti, con la partecipazione attiva di cittadini e imprese sui temi della sicurezza, dell’accesso ai servizi, della cura e benessere, della mobilità e della formazione. «Uno strumento fondamentale per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva dell’Emilia-romagna e delle sue città. Nel 2020 puntiamo che il 50% delle famiglie – ha sottolineato l’assessore Costi - abbia un accesso a banda ultra-larga e che il 100% delle pratiche della pubblica amministrazione sia online».  
   
   
VALUTAZIONE INCIDENZA, GIUNTA CALDORO ATTRIBUISCE COMPETENZE AI COMUNI, PROVVEDIMENTO ATTESO DAI SINDACI PER VELOCIZZARE LE PROCEDURE  
 
Napoli, 26 febbraio 2015 - “L’approvazione del Disciplinare per l’attribuzione ai Comuni delle competenze in materia di Valutazione di Incidenza risponde alle esigenze espresse dai sindaci della Campania e sarà decisivo per eliminare ritardi che, inevitabilmente, si accumulano quando i procedimenti sono centralizzati. Sarà possibile accelerare notevolmente l´esame delle pratiche e snellire le procedure.” Così l´assessore all´Ambiente Giovanni Romano. Nel provvedimento vengono individuati i requisiti e i criteri per l’attribuzione ai Comuni delle competenze in materia di Valutazione di Incidenza, l’ambito delle stesse e l’iter amministrativo necessario per gli enti locali richiedenti. Il disciplinare prevede, tra l´altro, che sono legittimati ad avanzare richiesta di attribuzione delle competenze in materia di Valutazione di Incidenza i Comuni il cui territorio è interessato, anche parzialmente, da uno o più Siti di Interesse Comunitario (Sic) e/o Zone di Protezione Speciale (Zps). I Comuni devono dimostrare: di aver individuato l’Ufficio comunale, diverso da quello avente funzioni in materia urbanistica ed edilizia, preposto alla Valutazione di Incidenza, o di essersi associati (secondo i termini di legge) con altri enti locali ai fini dell’esercizio della competenza; di aver nominato, in forma singola o associata, la Commissione di tre esperti in materia che effettuano le istruttorie delle istanze nell’ambito dell’Ufficio preposto alla Valutazione di Incidenza. Nel caso il Comune abbia individuato l’Ufficio di un altro soggetto pubblico, dovrà essere dimostrata in ogni caso la nomina della Commissione da parte di quest’ultimo; la competenza in materia di Valutazione di Incidenza dei componenti della Commissione istruttoria. Restano, tra le altre, in ogni caso di competenza della Regione le Valutazioni di Incidenza che riguardano i proposti Siti di Importanza Comunitaria (pSic) e le Zone Speciali di Conservazione (Zsc), i siti marini delle Rete Natura 2000 (ovvero pSic, Sic, Zps e Zsc che non insistono nel territorio di nessun Comune). Nell´atto deliberativo si dispone, inoltre, che le procedure del disciplinare si applicano a tutte le richieste di attribuzione pervenute alla Direzione Generale dell’Ambiente alla data di emanazione del presente atto, fatta salva la possibilità di integrare le istanze già avanzate sulla scorta delle disposizioni di cui al citato Disciplinare. I Comuni, in possesso della necessaria qualificazione, che non hanno formulato specifica richiesta, hanno 90 giorni di tempo per farlo.  
   
   
AUTONOMIE LOCALI: FVG, PARERE FAVOREVOLE A PIANO RIORDINO  
 
Udine, 26 febbraio 2016 - Ha ottenuto parere favorevole da parte del Consiglio delle autonomie locali (Cal), con 12 voti a favore, 3 astensioni, 5 voti contrari, la proposta di Piano di riordino territoriale, che fa parte della riforma delle autonomie locali e che è stata presentata all´organismo consultivo del sistema delle autonomie (Cal) dall´assessore regionale alla Funzione Pubblica, Autonomie Locali e Coordinamento delle Riforme, Paolo Panontin. La proposta di Piano di riordino territoriale, come ha ricordato Panontin, tiene conto della suddivisione del territorio regionale prevista per gli Ambiti socio-assistenziali, prevede l´istituzione delle Unioni territoriali intercomunali. Ha ottenuto parere favorevole da parte del Cal anche il Programma stralcio immigrazione 2015, presentato dall´assessore Gianni Torrenti (9 voti a favore, 6 astensioni, 2 contrari). Dopo avere valutato positivamente il fatto che i Comuni dove sono accolti i richiedenti protezione internazionale nel Friuli Venezia Giulia sono oggi una trentina, Torrenti ha rilevato come l´obiettivo della Regione sia ora quello di alleggerire la pressione dei richiedenti protezione internazionale nei Comuni di Gorizia e di Gradisca e di favorire l´integrazione dei richiedenti. Il provvedimento presentato da Torrenti prevede altresì che i Comuni possano predisporre proposte di accoglienza in forma associata. Mentre, come ha precisato nel concludere l´assessore, tutte le risorse inerenti l´accoglienza dei richiedenti protezione internazionale derivano dallo Stato. E´ invece stata rinviata l´espressione del parere dal parte del Cal in merito il Regolamento concernente la misura, i criteri e le modalità di concessione dei contributi a favore delle amministrazioni pubbliche che promuovo attività socialmente utili, presentato dall´assessore regionale al Lavoro, Loredana Panariti. Ha invece ottenuto parere unanimemente favorevole (16 i presenti) il Regolamento, presentato sempre dall´assessore Panariti, recante modifiche al regolamento concernente i criteri e le modalità di concessione di finanziamenti a favore delle Province, dei Comuni e delle loro forme associative, per la realizzazione di cantieri di lavoro. Tale regolamento modifica quello precedente, e pone interamente a carico della Regione i costi del lavoro e gli oneri sociali. Parere favorevole, con una sola astensione, è stato accordato dal Cal alla proposta di legge recante l´istituzione della ´Patrie dal Friul´ per la giornata del 3 aprile, nella ricorrenza della costituzione del Patriarcato di Aquielia. Proposta, che era stata illustrata dal consigliere regionale, Claudio Violino. E´ infine stata rinviata da parte del Consiglio delle autonomie locali la designazione di due rappresentanti delle Provincie e quattro rappresentanti dei Comuni, due dei quali espressi da Comuni montani o parzialmente montani, quali componenti dell´Osservatorio della riforma del sistema delle autonomie locali.  
   
   
FUSIONI COMUNALI: 7 PROGETTI FINANZIATI DALLA REGIONE TRENTINO ALTO ADIGE  
 
Trento, 26 febbraio 2015 - Da 23 a 7. Potrebbe essere questo il risultato finale se andranno in porto i 7 progetti di fusione che oggi la Giunta regionale ha finanziato su proposta dell’assessore agli enti locali Josef Noggler. Riguardano 23 comuni che hanno presentato domanda di fusione. Come previsto dalla nuova normativa regionale, a carattere transitorio, approvata a dicembre dal Consiglio regionale, gli organi dei Comuni che entro il 10 marzo 2015 presenteranno domanda di fusione saranno prorogati oltre le elezioni comunali, previste per il 10 maggio. La legge stabilisce anche che entro il 31 luglio tali amministrazioni dovranno indire il referendum sulla fusione. In caso di esito positivo, gli organi comunali saranno prorogati fino al 31 dicembre 2015. Al contrario, se l’esito fosse negativo, si provvederà al rinnovo degli organi in autunno. Questi i progetti di fusione finanziati dalla Giunta regionale che interessano 23 comuni trentini: - Amblar e Don - Cembra e Lisignago - Darè, Vigo Rendena e Villa Rendena - Fiera di Primiero, Siror, Tonadico e Transacqua - Faver, Grauno, Grumes e Valda - Bondo, Breguzzo, Lardaro e Roncone - Bosentino, Centa San Nicolò, Vattaro e Vigolo Vattaro Il finanziamento, che varia da 3.000 a 4.200 euro a seconda del numero di comuni coinvolti, è un contributo a carattere straordinario, finalizzato a coprire parte dei costi sostenuti per la predisposizione del progetto di fusione, come previsto dal testo coordinato dei criteri per l’erogazione dei contributi a favore delle unioni di comuni. Va detto che, con la nuova normativa regionale approvata a dicembre, i contributi regionali non sosterranno più le unioni di comuni, ma solamente i processi di fusione.  
   
   
EMILIA ROMAGNA: FORMAZIONE, 40 MILIONI DI EURO DEL FONDO SOCIALE EUROPEO PER AZIONI RIVOLTE A PERSONE DISOCCUPATE.  
 
Bologna, 26 febbraio 2016 – Sono 40 milioni di euro le risorse del Fondo Sociale Europeo destinate dalla Giunta regionale a due avvisi pubblici di finanziamento di interventi di politica attiva del lavoro rivolti a inoccupati, disoccupati e persone svantaggiate. “Entrambe le azioni approvate dalla Giunta sono previste dal programma dei primi 100 giorni di mandato – spiega l’assessore regionale alla Formazione e al Lavoro Patrizio Bianchi – Abbiamo rispettato l´impegno preso, anche nella consapevolezza che fosse importante avviare la nuova programmazione del Fondo sociale europeo 2014-2020 partendo dalle necessità delle persone in cerca di lavoro e delle persone a maggiore rischio di esclusione sociale. Obiettivo è stimolare il dinamismo della società in tutte le sue componenti e attraverso il lavoro avviare una nuova fase di sviluppo in cui ritrovare una nuova coesione sociale”. Il primo avviso pubblico al quale possono rispondere gli enti di formazione professionale in partenariato con le imprese, prevede la realizzazione di politiche attive rivolte a persone inoccupate e disoccupate: percorsi formativi per il conseguimento di una qualifica professionale di operatori o di tecnici spendibili nei diversi settori e nelle differenti funzioni del sistema produttivo regionale. La richiesta al sistema formativo è di saper cogliere la domanda di professionalità delle imprese e insieme a queste progettare e realizzare percorsi formativi mirati. Il secondo bando al quale possono rispondere gli enti di formazione professionale intende finanziare “piani di intervento” territoriali definiti e realizzati in collaborazione con soggetti, pubblici e privati per favorire l´inserimento lavorativo delle persone in carico ai servizi sociali a rischio di esclusione, marginalità e discriminazione. Le azioni che la Giunta regionale intende rendere disponibili sono piani di intervento capaci di adottare un approccio interdisciplinare per rispondere in modo personalizzato e flessibile alle esigenze delle persone: percorsi orientativi, azioni di formazione in piccoli gruppi per l’acquisizione di competenze di base e/o tecnico-professionali, tirocini finalizzati a sostenere le scelte professionali, favorire l´acquisizione di competenze mediante la conoscenza diretta del mondo del lavoro e a supportare l’inserimento lavorativo delle persone, azioni di accompagnamento al lavoro da realizzare in partenariato con soggetti autorizzati all’attività di intermediazione. “Con questi primi due bandi si introducono alcune delle novità e dei principi della nuova programmazione regionale dei fondi europei – aggiunge l´assessore Bianchi - Gli interventi sono definiti in coerenza con la “Strategia Regionale di Innovazione per la Specializzazione Intelligente”, mirata al rafforzamento competitivo, alla crescita occupazionale e alla nuova visione territoriale dello sviluppo, articolata in politiche mirate per rispondere ai fabbisogni delle cosiddette Aree interne, che nella nostra regione corrispondono alla montagna e al delta del Po, delle città e dell’area colpita dal sisma del 2012. Già introdotti con questi due avvisi pubblici anche la semplificazione delle procedure e degli oneri amministrativi, per una Regione al servizio dei cittadini e delle imprese”. Entrambi i bandi hanno una dotazione finanziaria di 20 milioni di euro ciascuno. L’invito a presentare operazioni per l’accesso all’occupazione di persone inattive scade il 23 aprile 2015, mentre per il bando sull’inclusione lavorativa delle persone svantaggiate scade il 2 aprile 2015.  
   
   
SICUREZZA: LE AZIONI DELLA REGIONE LAZIO PER RENDERE PIU’ SICURO IL TERRITORIO  
 
Roma, 26 febbraio 2015 - La Regione in prima linea per migliorare la sicurezza sul territorio e la vivibilità nei comuni. L’obiettivo è aumentare nei cittadini la percezione di vicinanza delle istituzioni nella lotta alla criminalità. Per la sicurezza integrata del territorio la Regione investe 900 mila euro. L’avviso pubblico rientra nel piano regionale che prevede un investimento complessivo di 7,5mln di euro, per garantire il diritto alla sicurezza quale bene primario, una priorità delle politiche regionali. I comuni avranno tempo fino al 26 marzo per presentare progetti innovativi per migliorare la capacità d’azione dei Corpi della polizia locale e la vigilanza sui territori. La partecipazione dei comuni è possibile anche in forma associata e per i Municipi di Roma. “Scommettiamo sulla prevenzione e sulla educazione alla legalità anche con progetti di mediazione culturale e inclusione sociale, con percorsi formativi nelle scuole e programmi di sostegno ai ragazzi vittime di bullismo, fino a iniziative per il reinserimento dei minori coinvolti in attività criminali e assistenza alle vittime di reati”- lo ha detto Concettina Ciminiello, Assessore pari opportunità, autonomie locali, sicurezza.  
   
   
BOLZANO: COMITATO SICUREZZA PUBBLICA, DECISE NUOVE MISURE  
 
Bolzano, 26 febbraio 2015 - L´esigenza della collaborazione di tutti - forze dell´ordine, enti pubblici, cittadini - è stata ribadita il 25 febbraio dal presidente della Provincia Arno Kompatscher nella riunione del comitato provinciale per la sicurezza pubblica a Bolzano, che ha varato nuove misure a contrasto di aggressioni e violenza privata. "Affrontiamo il problema con oggettività, serietà e responsabilità." Con un grazie alle forze dell´ordine per l´ottima e collaudata collaborazione il presidente Arno Kompatscher ha esordito nella conferenza stampa al termine della riunione del Comitato provinciale per la sicurezza pubblica, svoltasi al Commissario del governo. "Una collaborazione che non si manifesta solo nelle periodiche riunioni ma è continua durante l´anno, in un contatto stretto in cui discutere e decidere il da farsi", ha ricordato il Presidente all´incontro con la prefetto Margiacchi, il procuratore capo Rispoli, il questore Carluccio, il comandante della Guardia di Finanza Piller, il comandante provinciale dei Carabinieri Ballerini e il comandante dei vigili urbani Ronchetti in rappresentanza del sindaco di Bolzano. "Questa riunione è servita per fare il punto della situazione e concordare eventuali aggiustamenti: come rappresentanti politici ci assumiamo la responsabilità di trattare il problema con oggettività, serietà e responsabilità", ha aggiunto Kompatscher. C´è infatti piena consapevolezza della problematica e delle preoccupazioni ingenerate in parte della popolazione, sebbene l´aumento dei furti nel 2014 sia stato contenuto (7%) rispetto al 2013 su un dato di partenza già basso a confronto con altre regioni. I risultati del 2014 "sono confortanti", ha ribadito il prefetto Margiacchi, anche se la percezione della popolazione spesso va in direzione opposta: l´attenzione delle forze dell´ordine resta comunque alta con una strategia di prevenzione che viene confermata dalle nuove misure di contrasto della violenza privata decise nella riunione. Tra queste il rafforzamento nel controllo di discoteche e locali da ballo (territorio diviso in quadranti secondo le zone critiche), nell´uso dell´etilometro e delle apparecchiature contro l´eccessiva velocità e l´abuso di sostanze, negli agenti in borghese sui mezzi pubblici che si qualificano al conducente, nel servizio di vigilanza mobile in piazza Stazione e zone limitrofe a Bolzano, nell´impiego di pattuglie di polizia, carabinieri, guardia di finanza e vigili urbani fino a tarda notte. A questi interventi si aggiungono le iniziative di potenziamento dell´illuminazione e del controllo attorno a strutture pubbliche e vie nonché la sinergia con il volontariato sociale operante nelle zone in cui sostano le persone in difficoltà. "Le misure mirate sono una valida risposta per rassicurare i cittadini", ha detto Kompatscher, che sul problema dei furti ha ribadito l´esigenza della "collaborazione di tutti, anche dei cittadini" sia come parte attiva per segnalare violazioni di legge che con misure di autotutela che scoraggiano i malviventi. Kompatscher ha poi definito "conseguente e adeguata l´applicazione del meccanismo delle espulsioni, sempre nel rigoroso e puntuale rispetto della legge." Nel 2014 sono state 60, nel 2015 finora già 15.  
   
   
MILANO “CAPITALE DEI SINGLE” AGENZIE MATRIMONIALI O CHAT ON LINE? QUALI I RISCHI? NASCE PIANETACOPPIA IL “SINGLE CLUB VILLAGE” DATI E ANALISI DEL MERCATO MILANESE  
 
 Milano, 26 Febbraio 2015 – Secondo dati Istat (2013) i single in Italia sono oltre 7,7 milioni, di cui ben 380mila risiedono a Milano che può essere ben considerata la “capitale italiana dei single”. Le persone adulte che vivono sole sono più del doppio rispetto alle coppie: esattamente 379.035 contro 164.435. In totale, i nuclei famigliari (uniti o meno in matrimonio) sono 718.674. E se le coppie sposate sono quasi 233mila (ossia, il 30% ), sono in netta crescita i nuclei famigliari cosiddetti “smallfamilies” o “famiglie monoparentali”, ossia madri o padri soli con figli: sono 4 milioni in Italia e 92 mila a Milano, ossia 4 su 10 delle 218.000 famiglie con figli del capoluogo lombardo (dati anagrafe del Comune di Milano anno 2014). Per completare il quadro, in Lombardia i single sono cresciuti del 37% negli ultimi dieci anni, passando da 969.000 a 1.330.000, ormai quasi un terzo del totale dei nuclei famigliari. Numeri importanti che fanno capire come il “mondo dei Single” stia assumendo oggi un ruolo determinante in numerosi settori e mercati. Molti lo hanno già capito e si sono focalizzati su questa nuova realtà come, ad esempio, nel caso dei prodotti alimentari, dei trasporti, del tempo libero e del settore immobiliare. Stesso discorso vale per il mondo delle “emozioni, del cuore e dei sentimenti”, ossia del modo in cui ci si relaziona e si incontrano nuovi partner. Secondo un’analisi di Pianetacoppia, Club di servizi e di consulenze personalizzate per Single, a Milano sono presenti 13 agenzie matrimoniali “tradizionali”. Hanno una media di 1.000 clienti ciascuna e un fatturato complessivo di circa 8 milioni di euro all’anno (dati 2014). Due sono le agenzie principali e storicamente presenti nel capoluogo lombardo, la cui crescita è legata prevalentemente a logiche di franchising. Le altre, distribuite a macchia di leopardo, hanno invece una minore copertura sul mercato. La loro attività principale è quella di offrire abbonamenti in stile “iscrizione palestra”, per una serie di incontri con i potenziali partner. Lavorano spesso su grandi volumi utilizzando algoritmi matematici di profilazione per combinare caratteristiche personali. Per quanto riguarda invece il mondo delle chat online i numeri più recenti indicano un’elevata quantità di utilizzatori di questo sistema. Nello studio condotto da Pianetacoppia si stimano attualmente quasi 150.000 milanesi iscritti a siti di incontri, con un fatturato annuo di circa 15 milioni di euro. Esistono poi anche le chat on line cosiddette di “nicchia” di cui è difficile stimare entità e qualità come, per esempio, quelle per incontri occasionali, erotici, over 50 e per omosessuali. Si tratta di un fenomeno in costante crescita ma che nasconde numerose insidie spesso documentate da esperienze negative degli utenti e da svariati articoli di stampa e servizi televisivi. Nello studio vengono riportati alcuni dei principali fattori di rischio delle chat online come, ad esempio: il rischio di identità “vera o falsa”, il rischio per l’incolumità, i rischi di truffa e scippo d’identità, la diffusione di materiale personale, le difficoltà di fare reclami e di recedere dal contratto. E’, quindi, un mercato dalle enormi potenzialità e con bisogni ed aspettative ancora inesplorate. Per questo motivo Pianetacoppia oggi si propone in maniera non solo innovativa ma, soprattutto, diversa rispetto alle tradizionali agenzie matrimoniali e al cosiddetto mondo “online”. Pianetacoppia è il primo e unico “Single Club Village”. Un vero e proprio Club di servizi e di Consulenze personalizzate per chi intende trovare un partner serio ed affidabile e per chi vuole usufruire dei vari servizi (Life coaching, Emotional Training, Personal Training, Nutrizionismo, Make Up, Medicina Estetica) proposti nell’ area del benessere fisico, emozionale e del divertimento. Giorgio Gallinotto - fondatore e titolare di Pianetacoppia – spiega qual’ è la filosofia della nuova realtà: “intendiamo essere il punto di riferimento per tutti i single che vogliono scoprire di amare e di essere amati, che vogliono trovare e trovarsi con altre persone, divertirsi, emozionarsi e iniziare una vita di coppia insieme trovando l’anima gemella. Per farlo occorre volerlo veramente. In altre parole, il nostro corpo, la nostra mente ed il nostro “io” interiore devono essere emotivamente, affettivamente e fisicamente motivati e preparati”. Infatti, è proprio a questo punto che interviene Pianetacoppia, con il suo team di professionisti, riordinando le tessere del puzzle emotivo- affettivo e fisico di ogni cliente. Pianetacoppia incontra singolarmente i propri clienti e con loro identifica e costruisce un percorso individuale che coinvolge la sfera Emotiva, Fisica ed Affettiva. Le fasi del percorso sono: · Incontro Individuale. Ogni iscritto viene invitato presso gli uffici di Pianetacoppia e seguito da un consulente assieme al quale risponde ad un questionario di oltre 30 domande che consentono di comprendere il profilo della persona e di valorizzarne caratteristiche personali, aspettative e obiettivi. Si può anche consultare la banca dati del sito www.Pianetacoppia.it per selezionare eventuali profili interessanti e vicini alle proprie aspettative. Dopo aver compilato on line il modulo di richiesta, la persona verrà, in ogni caso, contattata dal team di Pianetacoppia ed invitata a venire presso gli uffici. · Valutazione della Serietà, Affidabilità e Trasparenza della persona. Gli incontri sono organizzati solo con persone aventi stato civile libero (single, separati, divorziati e vedovi), con lo scopo di conoscere nuove amicizie o il giusto partner; · Valutazione del profilo della persona ed individuazione delle aspettative personali. Prima di presentare a qualcuno la persona, il consulente ne verifica la serenità emotiva-affettiva, nonché la serietà e volontà di conoscere nuovi partner. E’ a questo punto che Pianetacoppia il Single Club Village, a differenza degli altri operatori di settore, propone ai suoi soci percorsi e attività a supporto per essere pronti e motivati verso nuovi incontri ed amori. Il tutto nella massima professionalità e riservatezza grazie anche all’assistenza del proprio team di consulenti. Life Coach per dare un senso alla propria vita, Medici Estetici per guardarsi e sorridere, Nutrizionisti per uscire allo scoperto, Make Up Artist per riconoscersi al meglio, Personal Trainer per dare energia al proprio corpo, Sex Therapyst per rivivere il desiderio, Emotional Trainer per essere libero di amare ancora, sono alcune delle professionalità messe a disposizione. Inoltre, per il divertimento ed il tempo libero, Pianetacoppia organizza momenti di svago, di socialità e occasioni di incontri. Feste, serate a tema , serate animate e coordinate da presentatori sono alcune delle situazioni per “rompere il ghiaccio” e par dar slancio ai sentimenti, alle emozioni e al divertimento. Vengono organizzati anche viaggi, gite in barca a vela, weekend in centri termali, visite gastronomiche, tutto allo scopo di mettere a proprio agio e prendersi cura dei Soci. Web: www.Pianetacoppia.it  Facebook: https://www.Facebook.com/pages/pianeta-coppia/593369570768873?fref=ts  Youtube: https://www.Youtube.com/watch?v=v3sx7ue5mm0  -- https://www.Youtube.com/watch?v=otvkvri17y0  Twitter: Twitter.com/pianetcoppia.it    
   
   
IL MARCHIO FAMILY AUDIT ALL´UNIVERSITA´ DEGLI STUDI DI TRENTO  
 
Trento, 26 febbraio 2015 - Importante traguardo dell´Ateneo trentino che ha ottenuto in occasione dello scorso Consiglio dell´Audit dell´Agenzia provinciale per la famiglia il certificato base Family Audit che, si ricorda, è finalizzato a introdurre in azienda politiche e strumenti di conciliazione vita lavoro. Ad oggi, sono 121 le Organizzazioni locali e nazionali che hanno acquisito il marchio, indice di un´accresciuta attenzione da parte degli imprenditori privati e degli amministratori pubblici verso la sfera del welfare aziendale e, dunque, interesse al raggiungimento del marchio che garantisce miglior benessere del lavoratore, migliore clima aziendale e riduzione dei costi del personale. Investire nel marchio Family Audit per investire in un futuro prospero, da un punto di vista del welfare aziendale, con ricadute positive nella sfera del benessere del lavoratore e nella sua dimensione sia professionale che personale e, di conseguenza, nell´andamento gestionale/organizzativo dell´organizzazione stessa. “Family Audit è uno strumento manageriale che promuove un cambiamento culturale e organizzativo all’interno delle aziende e consente di adottare delle politiche di gestione del personale orientate al benessere dei propri dipendenti e delle loro famiglie e, dunque, ad un equilibrato ed efficace rapporto tra conciliazione vita e lavoro”, così declama il testo di presentazione del Family Audit sull´omonimo sito: www.Familyaudit.org. Finora hanno investito nel marchio 121 Organizzazioni distribuite tra n. 42 nazionali e n. 79 locali, coinvolgendo nomi di grandi aziende italiane come Enel Energia Spa, Nestlè Italiana Spa, i comuni di Cagliari, Novara, Palermo, solo per menzionarni alcuni e, tra le certificate trentine, il Muse, Fbk, Federazione trentina delle Cooperative, Risto 3, Confindustria, Comunità della Val di Non, Appm (Associazione provinciale per i minori) e tante altre. L´università degli Studi di Trento ha manifestato interesse ad essere certificata con il marchio Family Audit, viste le numerose iniziative messe in campo negli ultimi dieci anni a favore della conciliazione famiglia e lavoro, tra cui l´asilo nido aziendale attivato nel 2006; l´orario di lavoro flessibile in entrata e uscita e in pausa pranzo; le molteplici tipologiedi part time; il benefit di 50 euro al mese per i dipendenti con figli inseriti presso il nido aziendale o comunale; il Telelavoro attivato nel 2014; il Piano di Azioni Positive per le Pari Opportunità con l´istituzione del Comitato Unico di Garanzia. Questi interventi hanno coinvolto tutto il personale dell´Ateneo (docenti-ricercatori, personale tecnico-amministrativo, collaboratori ed esperti linguistici). Le finalità legate all´acquisizione del marchio per l´Università di Trento seguono una linea di indirizzo su due fronti: da un lato, promuovere una cultura di tolleranza e valorizzazione delle differenze, dall´altro, dare incentivo ad una maggiore attenzione al tema della conciliazione tra vita lavorativa e personale in vista dell´adozione di nuove prassi e miglioramento dello status quo. Quali sono le finalità del Family Audit? Grazie ad un´indagine ampia all’interno dell’organizzazione, si individuano obiettivi e iniziative che consentono di migliorare le esigenze di conciliazione tra famiglia e lavoro dei dipendenti. La partecipazione dei collaboratori dell’Organizzazione diventa un valore fondamentale al momento di stabilire i bisogni in materia di conciliazione e di proporre soluzioni ad essi. Lo strumento Family Audit può essere usato da qualsiasi Organizzazione, di qualsiasi natura giuridica, dimensione e prodotto o servizio fornito. L’organizzazione che utilizza il Family Audit innesca un ciclo virtuoso di miglioramento continuo, introducendo al proprio interno soluzioni organizzative innovative e competitive relativamente alla flessibilità del lavoro e alla cultura della conciliazione. Si realizza attraverso un processo di valutazione sistematica e standardizzata che permette alla fine di ottenere una certificazione.  
   
   
ASILI NIDO IN LIGURIA: AL VIA SOMMINISTRAZIONE LATTE MATERNO NELLE NUOVE LINEE SU RISTORAZIONE SCOLASTICA. BOLLINO BIANCO PER GLI ASILI NIDO PIÙ VIRTUOSI  
 
Genova, 26 Febbraio 2015. Ci sarà anche l´allattamento al seno tra le nuove linee guida regionali sulla ristorazione scolastica che entreranno in vigore nella prossima primavera. Lo ha comunicato mercoledì 26 febbraio l´assessore regionale alla salute Claudio Montaldo nel corso della presentazione dell´area appositamente dedicata all´allattamento al seno all´interno dell´asilo interaziendale dell´Ospedale Galliera e della Regione Liguria, "Coniglio blu". Proprio per favorire la prosecuzione dell´allattamento con latte materno ai bambini che frequentano i nidi di Genova e della Liguria, la Regione ha già approvato lo stralcio che riguarda l´allattamento materno con le modalità per la raccolta e la conservazione del latte negli asili nido, anche per favorire la loro frequentazione da parte dei bimbi più piccoli, recependo così la sollecitazione della "Leche League", l´associazione internazionale che sostiene le donne che desiderano allattare. In Liguria esistono già alcuni asili nido, sia a Genova che nelle province di Imperia e Savona, che si sono attrezzati per favorire l´allattamento materno durante la frequenza dei bimbi, ma l´obiettivo è quello di estendere la pratica il più possibile. "Con le procedure standardizzate di raccolta del latte materno che sono state definite insieme alle Asl liguri – spiega l´assessore Montaldo – gli asili nido possono in tutta tranquillità prevedere il ritiro del bottiglino di latte e la somministrazione ai bimbi". "Prevediamo - continua Montaldo - che gli asili nido piu´ virtuosi nella promozione dell´allattamento materno possano essere segnalati, attraverso un bollino bianco, in un elenco regionale che verrà posto sul sito della Regione Liguria". In questo modo anche quelle mamme che per problemi di lavoro non possono recarsi di persona al nido potranno lo stesso usufruire del servizio di somministrazione del latte materno, raccolto precedentemente dalla stessa mamma e consegnato alla struttura. "Per noi – ha ribadito Paola Semino, dirigente del settore nidi del Consorzio Agorà – il nido rappresenta il luogo della conciliazione per antonomasia per i genitori lavoratori, che in questo modo possono coniugare esigenze lavorative e vita familiare. Per quanto riguarda il "Coniglio Blu" e gli altri nidi che gestiamo, noi concepiamo l´allattamento al seno in un´ottica di prevenzione sanitaria e di sostegno alla genitorialità". "Al Galliera – spiega Massimo Mazzella, Direttore del reparto di Neonatologia del Galliera -abbiamo attivato un percorso nascita finalizzato a sostenere, proteggere e promuovere l´allattamento al seno attraverso una serie di strategie e pratiche certificate e certificabili. Abbiamo deciso infatti di intraprendere l´iter di certificazione Baby Friendly Hospital Initiative – Bfhi cioè Ospedale amico dei bambini, iniziativa a cura dell´Organizzazione Mondiale della Sanità in collaborazione con Unicef. Il processo di sostegno al latte materno – conclude Mazzella - non è solo tecnico ma culturale in senso lato, per cui è vitale che l´Ospedale, il territorio e anche gli operatori del sociale collaborino in una azione sinergica e coordinata. Questo che viene presentato oggi ne è un esempio, speriamo il primo di molti". "L´unicef e l´Organizzazione Mondiale della Sanità – aggiunge Cristina Lubrano, referente Unicef Liguria - stimano che se tutti i bambini fossero allattati esclusivamente al seno nei primi sei mesi di vita, ogni anno si salverebbe la vita di circa 1,5 milioni di essi, vittime delle malattie e della malnutrizione. Quindi, riteniamo di fondamentale importanza una maggiore informazione sul tema e il sostegno alle future mamme".  
   
   
OGGI A VENEZIA CONVEGNO SUL RUOLO DELLE DONNE NELLA GRANDE GUERRA NEL VENETO  
 
Venezia, 26 febbraio 2015 - Nell’ambito delle celebrazioni per il Centenario della Prima Guerra mondiale e all’interno del programma attivato dalla sezione veneta della Società Italiana delle Storiche, dalla Regione del Veneto e dall’Ufficio Scolastico Regionale con il protocollo d’Intesa che istituisce una collaborazione istituzionale, culturale ed educativa sulla parità di genere, si svolge giovedì 26 febbraio, con inizio alle ore 9, presso l’Auditorium S. Margherita, in Campo Santa Margherita a Venezia, il convegno dal titolo “Donne e Prima Guerra mondiale in area veneta”. L’iniziativa, alla quale interverrà anche l’assessore all’istruzione, formazione e lavoro della Regione del Veneto, Elena Donazzan, è realizzata in collaborazione con il Soroptimist International, con il Dipartimento di Studi Umanistici e il Cug dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, con la partecipazione del Comune di Venezia (Servizio cittadinanza delle donne e Cultura delle differenze) e del Museo dell’Educazione dell’Università di Padova Si tratta di un convegno dedicato al tema del ruolo delle donne nella Grande Guerra nell’area veneta, notoriamente l’area italiana più prossima al fronte militare durante tutto lo svolgimento dello scontro. Qui le donne vissero esperienze per molti aspetti peculiari rispetto al resto del territorio nazionale, sperimentando per prime gli effetti della guerra totale: i bombardamenti, le devastazioni del territorio, l’evacuazione forzata, le violenze e gli stupri. In quest’area l’assunzione di impieghi precedentemente maschili, che caratterizzò tutta l’esperienza della guerra, comportò l’attribuzione di pesanti e rischiosi lavori di supporto all’esercito e di rifornimento delle truppe. Il conflitto stimolò inoltre un inedito protagonismo femminile sul piano sociale e politico che il convegno intende analizzare nelle sue diverse forme: una miriade di iniziative a sostegno degli orfani di guerra, dei poveri, dei disoccupati, dei profughi e degli sfollati, dei feriti e delle truppe, in ruoli anche direttivi e di responsabilità (come direttrici di laboratori e centri di assistenza, madrine di guerra, samaritane, crocerossine, ecc.). Si trattò di esperienze che incisero profondamente nei modelli di genere e destinate ad avere ripercussioni rilevanti e ambivalenti nel dopoguerra. Il convegno intende mettere in luce la complessità di questa esperienza nei suoi molteplici aspetti, focalizzando l’attenzione anche su alcune figure che assunsero un ruolo particolarmente importante negli opposti schieramenti dell’interventismo e del neutralismo. L’iniziativa rientra nel programma ufficiale per le Commemorazioni del Centenario della Prima Guerra mondiale a cura della presidenza del Consiglio dei Ministri e nelle iniziative del Comitato Regionale Veneto per le celebrazioni del Centenario della Grande Guerra  
   
   
BOLZANO.: PRESENTATA RICERCA IPL SUI MODELLI DI WELFARE STATE IN EUROPA  
 
 Bolzano, 26 febbraio 2015 - Presentata il 25 febbraio, dall’Istituto per la promozione dei lavoratori (Ipl), una ricerca sui modelli di welfare state in Europa, alla presenza del presidente dell’Istituto Toni Serafini e dell’assessora provinciale al welfare Martha Stocker. Lo studio dell´Ipl sul "Welfare state", presentato, analizza la spesa sociale italiana rispetto a quella di altri Paesi europei, sfatando alcuni luoghi comuni rispetto al welfare. Non è vero che l´Italia ha un´elevata spesa sociale. Infatti la spesa sociale in Italia raggiunge il 29,9% del Pil (con 7.017 € pro-capite annui), mentre nei 27 Paesi dell´Unione europea ammonta mediamente al 29,4% del Pil (pari a 6.907 € pro-capite all´anno). Quindi, la spesa italiana si colloca esattamente nella media europea. Quello che cambia molto tra i vari paesi europei è come viene suddivisa la spesa tra i vari settori del sociale. Vero è che il welfare italiano si caratterizza per un´elevata spesa pensionistica (51,4% rispetto alla spesa pubblica totale), che corrisponde al 15% del Pil (media europea dell´11%). Bassa risulta invece la spesa sociale a favore delle famiglie italiane: appena 331 € pro-capite (1,3% del Pil), a fronte di una media europea di 553 € (2,3% del Pil). Nel suo intervento l´assessora provinciale alle politiche sociali, Martha Stocker, ha sottolineato che il confronto dei dati, evidenziato dalla ricerca dell´Ipl, "Ci consente di valutare se siamo sulla strada giusta con la nostra politica in campo sociale e di analizzare se i nostri investimenti in infrastrutture e nel trasferimento di servizi siano adeguate alle sfide. Inoltre gli investimenti nel settore sociale non vanno intesi solamente come dei costi, bensì come investimenti nel futuro, per aiutare le persone e dare loro nuove opportunità, cosa questa che ha delle ripercussioni positive anche sull´economia nel suo complesso". "Il welfare italiano è molto sbilanciato sulle pensioni, mentre investe poco sulle famiglie" ha quindi sottolineato Silvia Vogliotti che ha curato lo studio dell´Ipl, "ed inoltre la spesa sociale italiana risulta inefficace nel far uscire le persone dalla povertà. Meglio sarebbe garantire più servizi ai cittadini, rispetto agli attuali contributi spesso esigui ed a pioggia, che pesano solo sulle casse pubbliche, senza indurre alcun effetto positivo." Il sistema di welfare state italiano - che offre protezioni e risorse diverse non a seconda del bisogno, ma a seconda della categoria cui si appartiene - risulta inoltre poco equo. In Europa l´Italia si posiziona appena al 23° posto rispetto all´equità sociale, mentre primi in classifica sono i paesi nordici, che prevedono prestazioni universali, a prescindere dalla categoria di appartenenza, e molti servizi ai cittadini. "In Europa serve maggior coesione sociale e quindi una maggiore equità sociale. E ciò si realizza anche attraverso un welfare universale minino europeo" ha sottolineato Toni Serafini, Presidente dell´Ipl. "Bisogna inoltre superare la concezione che la spesa sociale sia improduttiva, essa va vista in molti casi come un investimento nel futuro, quale parte integrante della crescita e dello sviluppo" ha concluso Stefan Perini, direttore dell´Ipl. La ricerca può essere scaricata dal sito web dell´Istituto all´indirizzo http://www.Afi-ipl.org/images/pdf/welfare_1_it.pdf  Ulteriori informazioni possono essere richieste al direttore dell´Istituto Stefan Perini (Tel. 0471 41 88 30, stefan.Perini@afi-ipl.org ), nonché alla ricercatrice Ipl Silvia Vogliotti (Tel. 0471 41 88 45, silvia.Vogliotti@afi-ipl.org ).