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MARTEDI

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Notiziario Marketpress di Martedì 17 Giugno 2008
LA SALUTE MENTALE DELL´EUROPA AL CENTRO DEI RIFLETTORI  
 
Bruxelles, 17 giugno 2008 - Androulla Vassiliou Commissario responsabile per la Salute, inaugura il Patto europeo per la salute e il benessere mentale in occasione della conferenza ad alto livello sulla salute mentale che si è tenuta il 13 giugno a Bruxelles. Questa è stata la prima conferenza a riunire ministri, esperti, pazienti, operatori della sanità, ricercatori e personalità ad alto livello nonché altre persone interessate per concordare future azioni comuni finalizzate a migliorare la salute mentale in Europa. Il Patto costituisce anche un invito ad agire in partenariato. Esso dà atto dei vantaggi sanitari, sociali ed economici derivanti da una buona salute mentale per tutti e della necessità di superare i tabù e il marchio infamante ancora legati alla malattia mentale. Annualmente circa l´11% dei cittadini europei si trova a soffrire di una qualche forma di malattia mentale. Questi disturbi possono indurre al suicidio ed in effetti nell´Ue ogni 9 minuti una persona si toglie la vita. Per affrontare il problema e avvantaggiarsi della messa in comune di esperienze, i ministri e gli esperti di tutta Europa si sono impegnati a lavorare assieme e a concentrasi su 5 ambiti prioritari: prevenzione del suicidio e della depressione; salute mentale tra i giovani e istruzione; salute mentale sul posto di lavoro; salute mentale tra gli anziani; lotta contro la stigmatizzazione e l´esclusione sociale. Androulla Vassiliou Commissario Ue responsabile per la Salute, ha affermato: "Oggi in Europa abbiamo fatto sentire la nostra voce e parlato chiaramente dell´effetto devastante che la malattia mentale ha sulla società. Questo Patto è un segno della nostra determinazione, in Europa, di cogliere la sfida e di agire nei nostri diversi ambiti di responsabilità e nel mondo della sanità, dell´istruzione e del lavoro. Dobbiamo agire in partenariato perché la salute mentale interessa tutti noi". Un invito ad agire in partenariato – Il Patto europeo per la salute e il benessere mentale Il Patto è un invito ad agire in partenariato. Il Patto è varato dalla Commissione europea in collaborazione con la Presidenza slovena e con l´Ufficio regionale per l´Europa dell´Organizzazione mondiale della sanità. Il Patto prende atto delle sfide che si dovranno cogliere per affrontare il problema della salute mentale e suggerisce di mettere in comune le esperienze maturate in tutta l´Ue per sviluppare raccomandazioni concordate per interventi in cinque ambiti chiave: prevenzione del suicidio e della depressione; salute mentale tra i giovani e nell´istruzione; salute mentale sul lavoro; salute mentale tra gli anziani; lotta contro la stigmatizzazione e l´esclusione sociale. È stata prodotta una serie di 5 documenti di consenso in cooperazione con i ministeri nazionali, gli operatori e i ricercatori di diversi settori. Essi danno rilievo ai dati, alle politiche e allo stato di cose attuali e serviranno da supporto per l´attuazione del Patto. Nell´arco dei prossimi 2-3 anni è pianificata anche una serie di conferenze tematiche. La diversità dell´Europa – Le buone pratiche possono ispirare gli altri - Le politiche e le azioni in materia di salute mentale attuate nei paesi dell´Ue sono diverse. Ad esempio in certi Stati membri i tassi di suicidio sono tra i più alti al mondo mentre in altri sono tra i più bassi. La differenza è di un fattore 12. Le risposte dei governi e degli attori non governativi come ad esempio i gruppi di pazienti e le imprese rispecchiano i loro bisogni specifici, ma anche incoraggiano e stimolano gli altri nei loro interventi. La salute mentale in Europa – i fatti - La depressione è uno dei disturbi mentali più diffusi e gravi. Dati provenienti dagli Stati membri dell´Ue occidentali e meridionali indicano una prevalenza nell´arco della vita di forti depressioni nel 9% degli uomini adulti e nel 17% delle donne adulte. L´impatto di tale disagio sulla qualità della vita può corrispondere a quello di una grave malattia fisica, ad esempio un grave ictus. Il suicidio è una delle principali cause di morte prematura in Europa e nel 2006 è stato all´origine di 58. 000 decessi nell´Ue superando gli incidenti stradali che hanno provocato 50. 000 decessi nello stesso anno. Il 90% dei suicidi è legato a disturbi mentali. Il costo economico della depressione nell´Ue è stato stimato a 235 Eur per abitante nel 2004, pari a € 118 miliardi nell´Ue 25 e nei paesi dell´Efta. I costi diretti a carico dei sistemi sanitari negli Stati membri sono elevati e diventano sempre più problematici, ma la quota maggiore dei costi, pari al 65%, ricade sui settori al di fuori di quello sanitario, in particolare a causa di assenze dal lavoro, inabilità lavorativa e prepensionamenti nell´Ue. Si stima che circa il 50% dei disturbi mentali abbia origine nell´adolescenza ragion per cui le organizzazioni che si occupano dei giovani devono essere attrezzate per riconoscere i sintomi e reagire tempestivamente. Nella nostra società che invecchia è viva l´esigenza di far fronte in modo pianificato alla crescente prevalenza delle malattie mentali nella popolazione anziana causata sia da malattie mentali legate all´età quali demenza senile e depressione sia all´indebolimento della rete di sostegno sociale. .  
   
   
STANDARD QUALITATIVI PER L’ONCOLOGIA GINECOLOGICA: LA PROPOSTA DALL’ ISTITUTO TUMORI E DALLA SOCIETA’ ITALIANA DI ONCOLOGIA GINECOLOGICA ANCORA INSUFFICIENTI SUL TERRITORIO LE STRUTTURE SANITARIE ATTREZZATE  
 
Milano, 17 giugno 2008 - In dieci anni all’interno dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano sono aumentate del 32% le pazienti che hanno ricevuto terapie oncologiche inadeguate in strutture ospedaliere periferiche. Le cure alle pazienti vanno somministrate in centri ospedalieri idonei e non in strutture sanitarie deficitarie dei mezzi organizzativi e professionali. Una commissione indipendente in ogni ospedale per analizzare il lavoro svolto per i casi oncologici sulla base di alcuni criteri: numero di nuovi casi, percentuale di complicanze, recidive e decessi, tempi di attesa. Istituzione di una scuola specialistica in ginecologia oncologica con relativo accreditamento degli specialisti, individuazione di medici e strutture specializzate in oncologia ginecologica attraverso direttive regionali e nazionali. Queste sono alcune delle proposte che emergono dal volume “Requisiti minimi per il trattamento delle neoplasie ginecologiche” (Edizioni Editeam sas), presentato oggi in Regione presso l’Assessorato alla Sanità alla presenza dell’Assessore alla Sanità della Regione Lombardia, Luciano Bresciani. Il volume è un’iniziativa del Professor Francesco Raspagliesi, Responsabile della Struttura complessa di Oncologia Ginecologica dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano e del consiglio direttivo della Siog (Societa’ Italiana Oncologia Ginecologica) che hanno affrontato l’analisi degli “standard” minimi qualitativi che ogni centro ospedaliero dovrebbe garantire per potere trattare adeguatamente le proprie pazienti nel campo dell’oncologia ginecologica. “L’aziendalizzazione delle strutture sanitarie – dichiara il Professor Francesco Raspagliesi - unitamente alle politiche di drg per la gestione ospedaliera (Drg - Diagnosis Related Group, la classificazione dei pazienti dimessi), potrebbe contribuire ad evitare alcuni paradossi come la somministrazione più frequente di cure alle pazienti in strutture periferiche deficitarie dei mezzi adeguati piuttosto che la delega ai centri ospedalieri idonei. Tali centri ospedalieri devono invece essere aiutati e sostenuti attraverso una maggiore formazione del personale, attraverso l’introduzione di un sistema per l’accreditamento degli specialisti nella materia e possibilmente con l’istituzione di una Scuola di Specialità di Oncologia Ginecologica. La strada in questa direzione potrebbe essere tracciata – continua Raspagliesi - dal Ministero della Sanità attraverso delle direttive governative che sostengano questa impostazione. Noi abbiamo compiuto il primo passo individuando scientificamente i requisiti qualitativi minimi per il trattamento delle neoplasie ginecologiche. Servirebbe un intervento di peso da parte del Sistema Sanitario Nazionale verso la loro applicazione per garantire le cure adeguate alle pazienti colpite”. Nel volume, scritto dal professor Francesco Raspagliesi insieme a Massimo Franchi, Angiolo Gadducci e al consiglio direttivo della Siog, vengono codificate le caratteristiche di organizzazione e qualità che ogni centro ospedaliero dovrebbe garantire alle proprie pazienti. L’indagine da cui è scaturita l’idea del libro, condotta nel decennio 1992-2002, è riferita ad un campione significativo composto da circa 500 casi di pazienti curate presso l’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, che avevano effettuato i primi trattamenti in centri ospedalieri periferici. “L’analisi ha evidenziato - sottolinea il professor Raspagliesi - un aumento del 32% del numero delle pazienti accolte dall’Istituto Nazionale dei Tumori con un peggioramento della propria patologia a seguito di inadeguata qualità del trattamento oncologico ricevuto in ospedali periferici non specializzati”. I dati attestano che il 25% delle pazienti ricoverate poi presso l’Int ha subito un trattamento inadeguato con significativo danno prognostico e un altro 43% è stato sottoposto a un trattamento inadeguato con danno prognostico moderato. I requisiti minimi che ogni struttura ospedaliera di oncologia ginecologica dovrebbe avere per trattare adeguatamente le pazienti sono, ad esempio: equipe multidisciplinari guidate da un ginecologo-oncologo che comprendano un chirurgo generale, un oncologo medico, un radioterapista, un patologo dedicato e un chirurgo esperto in chirurgia ricostruttiva. Inoltre, la possibilità di eseguire interventi di ginecologia oncologica laparotomici, laparoscomici, vaginale e di disporre di consulenti per cure palliative e di consulenti psicologi. La struttura dove opera l’Unità di Ginecologia Oncologica deve possedere protocolli scritti di diagnosi/terapia concordati, un servizio emotrasfusionale e uno di terapia intensiva, un ambulatorio specifico di oncologia ginecologica distinto dall’ambulatorio generale dell’Unità Operativa in cui operino ginecologi esperti in ginecologia oncologica. Sono richieste, inoltre, modalità specifiche di organizzazione dell’attività. .  
   
   
LA PRIMA CLINICA ITALIANA RIVOLTA AI PAZIENTI ONCOLOGICI GUARITI O LUNGOVIVENTI È STATA INAUGURATA PRESSO L’ISTITUTO TUMORI DI AVIANO  
 
Aviano (Pn), 16 giugno 2008 - Dal mese di giugno 2008 , presso il Dipartimento di Oncologia Medica del Centro di Riferimento Oncologico di Aviano è attiva la prima clinica in Italia rivolta ai pazienti oncologici guariti o lungoviventi con almeno 5 anni di storia di assenza di malattia oncologica e senza trattamenti oncologici in atto. Questa iniziativa fa parte di un progetto nazionale di riabilitazione oncologica finanziato dal Ministero della Salute che coinvolge anche gli altri Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico nazionali ed è in collaborazione con Aimac (Associazione Italiana Malati di Cancro), un´associazione di pazienti oncologici con sede a Roma. Oggi i tumori rappresentano il maggior problema di sanità pubblica per tutti i paesi industrializzati. La sopravvivenza a questa patologia negli ultimi anni è però aumentata in tutti i paesi occidentali ed a confermarlo sono gli ultimi dati riportati nei Registri Tumori Italiani (Rti). In Italia ci sono circa 1,5 milioni di persone che vivono con il cancro e circa la metà di loro sono lungoviventi o guariti. La recente alleanza che si è stabilita tra le associazioni di pazienti oncologici e l’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom) e le società di oncologia medica in occasione della prima giornata nazionale del malato oncologico nel 2006 (fu definita la “Santa Alleanza”), ha dato la possibilità di condurre ricerca clinica per la prima volta nel contesto dei lungoviventi e guariti di cancro. Infatti, un lungovivente oncologico o un guarito è un paziente ad alto rischio oncologico (secondario ai trattamenti ricevuti e/o a nuovi tumori) ed è ad alto rischio di problemi psicologici, psichiatrici, endocrino-metabolici, sessuali e cardio-respiratori, tutti problemi che verranno studiati in questa clinica. L’età, il sesso, i precedenti tumori e i trattamenti correlati di questi pazienti sono tutti importanti predittori di rischio. Questa clinica sara’ una clinica riabilitativa (O. Ra) per i guariti e i lungoviventi oncologici di tutta Italia ed è orientata a migliorare la qualità della loro vita e a impostare un corretto follow-up sia dal punto di vista medico che dal punto di vista psicologico. Nella cartella che è stata messa a punto da O. Ra i pazienti saranno valutati sia dal punto di vista medico e da quello psico-sociale e indirizzati a quegli interventi che potranno migliorare la loro qualità di vita, individuare eventuali problemi medici associati ai trattamenti precedenti ed impostare un corretto follow up per quanto riguarda la diagnosi precoce e la prevenzione di tumori secondari ai trattamenti e/o a nuovi tumori. I medici e gli psicologi di O. Ra dell’Istituto Tumori di Aviano relazioneranno un documento breve e facile da comprendere che includerà informazioni specifiche sulla malattia oncologica del paziente, dettagli sui trattamenti effettuati, un programma personalizzato di screening con esami e visite che verrà suggerito al paziente per monitorare con efficacia il suo stato di salute e strategie personalizzate per migliorare il suo benessere. Al medico di famiglia del paziente verrà fornita una relazione della sua visita presso la clinica O. Ra. I pazienti italiani che sono invitati a utilizzare la clinica O. Ra sono quelli che hanno avuto una delle seguenti malattie oncologiche: tumori della mammella, gastro-intestinali, ginecologici, genito-urinari, e linfomi, e che sono stati trattati in qualsiasi centro italiano e che abbiano almeno cinque anni di storia di malattia oncologica ma senza evidenza di essa e di trattamenti collegati, e che quindi si possono considerare guariti o lungoviventi. Ovviamente il paziente continuerà ad essere seguito, se vorrà, dai Centri Italiani che hanno trattato il paziente per il suo tumore. Chiunque fosse interessato a prendere un appuntamento puo’ telefonare allo 0434-659036. Le visite vengono erogate attraverso il sistema sanitario nazionale. .  
   
   
NUOVE STRATEGIE TERAPEUTICHE PER LA GESTIONE DELL’EPATITE B  
 
Milano, 17 Giugno 2008 l’epatite B cronica è una delle principali cause di mortalità nel mondo e un problema di salute pubblica in Europa. Provocata dal virus Hbv, 100 volte più contagioso dell’Hiv, può determinare serie conseguenze a carico del fegato. Si tratta di un’infezione “silente”, che in molti casi non viene diagnosticata addirittura per decenni e, col tempo, può evolvere in cirrosi e cancro epatico. Si stima che 1 milione di persone ogni anno, in Europa, contraggano l’epatite B. Di queste, circa 90. 000 sviluppano la malattia in forma cronica e oltre 20. 000 muoiono a causa delle sue complicanze. Non esiste attualmente una cura risolutiva per l’epatite B cronica ma la scienza ha fatto notevoli progressi su questo fronte. Oggi disponiamo di armi terapeutiche sempre più efficaci nel controllo del virus Hbv e meglio tollerate, capaci di sopprimere la carica virale senza generare resistenze che riducano, nel tempo, l’efficacia del farmaco. Ne è un esempio tenofovir, l’antivirale a monosomministrazione giornaliera che l’Emea ha di recente approvato per il trattamento dell’epatite B cronica negli adulti, grazie alle ripetute evidenze positive emerse dagli studi clinici. Ma quanti sono i pazienti con epatite B in Italia e che ruolo gioca l’elevata presenza di immigrati, nel nostro Paese? Come si è evoluta nel tempo la cura di questa patologia e quali vantaggi offre, in particolare, l’ultimo antivirale approvato dalla Commissione Europea? E infine, visto l’approssimarsi dell’estate, quali consigli dare ai nostri connazionali che si recheranno in vacanza nei Paesi più a rischio di contagio epatite? Per rispondere a queste domande e fare il punto sul problema epatite B in Italia, siamo lieti di invitarLa al: Media Tutorial Nuove Strategie Terapeutiche Per La Gestione Dell’epatite B Mercoledì 18 Giugno Circolo della Stampa Milano Interverranno: il prof. Massimo Colombo, Ordinario di Gastroenterologia, Direttore 1a Divisione di Gastroenterologia della Fondazione Irccs Ospedale Maggiore Policlinico, Mangiagalli e Regina Elena, Università degli Studi di Milano; il dr. Stefano Fagiuoli, Direttore U. S. C. Gastroenterologia, Ospedali Riuniti di Bergamo; il dott. Ivan Gardini, Presidente dell’Associazione Pazienti Epac. .  
   
   
L’AIDS DELLE DONNE OVVERO L’INEGUAGLIANZA DELL’HIV  
 
 Roma, 17 giugno 2008 - In Italia sono circa 30. 000 le donne con Hiv. La loro infezione e la loro malattia, cioè l’Aids conclamato, sono per molti aspetti più complesse rispetto a quella degli uomini. Un documento redatto da esperti dell’Istituto Nazionale Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani di Roma e dal Polo Universitario San Paolo di Milano pone le basi concettuali per giungere a realizzare in un prossimo futuro un circuito assistenziale integrato per le donne con Hiv, per garantire su tutto il territorio nazionale uguale prevenzione, accesso alle cure e analoghi standard di assistenza, basati su una valutazione pluridisciplinare della specificità con cui Hiv colpisce le donne. Un virus, si sa, non fa distinzioni, colpisce uomini e donne in modo indifferenziato. Ma Hiv si avvantaggia della maggiore vulnerabilità della donna e il volto femminile dell’Aids è più articolato nelle sue manifestazioni cliniche e nei suoi correlati sociali e culturali. Il documento giunge a 25 anni dalla pubblicazione del primo lavoro scientifico che mette in relazione questa nuova malattia con un nuovo virus, Hiv. Più vulnerabili nel contrarre l’infezione da Hiv, che nella maggior parte dei casi avviene per via eterosessuale, più complessa sia la prevenzione sia la gestione clinica dell’Aids: questa la condizione femminile con Hiv nel nostro Paese dove sono circa 30. 000 le donne con infezione da Hiv, anche in stadio pre-Aids. Secondo i dati Coa aggiornati al 31 dicembre 2007 le donne costituiscono poco meno del 30% delle 24. 000 persone con Aids che vivono in Italia. Nel 2007 le stime mostrano una sostanziale stabilità nel numero di nuovi casi di Aids rispetto all’anno precedente, segno che si è arrestata la tendenza al declino dell’incidenza di malattia conclamata che aveva caratterizzato l’era della Haart (terapia antiretrovirale combinata). Ciò dipende dal mancato accesso precoce alla terapia (oltre il 60% dei nuovi casi non ha effettuato terapia prima della diagnosi di Aids) e consegue a un ritardo nella esecuzione del test: infatti oltre una persona su due scopre di essere sieropositiva al momento della diagnosi di Aids o poco prima. La causa del ritardo risiede in una bassa percezione del rischio, soprattutto in persone che hanno acquisito l’infezione per via eterosessuale, prime tra tutte le donne che costituiscono circa un terzo della popolazione sieropositiva, che hanno contratto l’infezione prevalentemente per via eterosessuale (63. 6% dei casi rispetto al 22. 7% negli uomini) a seguito di rapporto non protetto con partner, di cui era o meno nota la Hiv positività (78. 1% dei casi, mentre negli uomini quella da partner occasionale è pari al 66. 8% dei casi ). Tutto ciò fa giungere in modo particolare le donne a una diagnosi di sieropositività più tardiva che coincide con la diagnosi di Aids conclamato, perdendo tempo prezioso ed esponendole a una progressione della malattia incontrollata. “Sono i cosiddetti late presenters – spiega Antonella d’Arminio Monforte professoressa di malattie infettive presso il San Paolo di Milano: persone che giungono alla diagnosi già con Aids conclamato senza aver mai saputo prima della loro sieropositività e accedono alla struttura sanitaria con un quadro clinico compromesso: il 77% delle morti dovute ad Aids oggi accade in “late presenters” soggetti a maggiore mortalità e morbidità. Ma anche in termini di sanità pubblica la questione late presenters è cruciale, afferma Giuseppe Ippolito direttore scientifico dell’Inmi Spallanzani di Roma, giacché “rappresenta una sfida sia in termini di prevenzione sia in termini di valutazione della capacità del sistema a dare accesso al test e alle cure”. Un recente studio ha dimostrato che le nuove infezioni sessuali potrebbero esser ridotte del 30% se le persone fossero a conoscenza del proprio stato di sieropositività. Ma di Aids oggi si parla poco e la percezione del rischio è bassa. Ragion per cui è necessario già nelle attività di prevenzione attivare un approccio che faccia tesoro non solo delle differenze di sesso della popolazione target ma anche delle differenze di genere. La differenza tra il sesso e il gender è scandita dalla differenza che esiste tra diversità sessuale biologica e diversità culturale tra i due sessi: l’approccio di genere applicato alla salute indica quell’insieme di prassi scientifiche, sanitarie o terapeutiche che tengano conto delle esigenze sanitarie delle donne in tutti i contesti di vita e nelle diverse fasi della vita della donna. Il documento base per la costruzione di un possibile circuito integrato di assistenza, coordinato da Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dello Spallanzani di Roma e da Antonella d’Arminio Monforte, professoressa di malattie infettive presso il San Paolo di Milano, è basato sulla revisione sistematica degli studi pubblicati in letteratura incentrati sulla questione donna, ed è stato possibile grazie al contributo educazionale di Boehringer Ingelheim. La collocazione geografica dei due enti che hanno collaborato alla stesura del documento trova spiegazione nella dinamica epidemiologica dell’infezione da Hiv in Italia: la regione più colpita in assoluto risulta essere la Lombardia, e nel 2007 il tasso di incidenza più elevato è quello del Lazio I criteri con cui si sono classificati i bisogni e ipotizzati i relativi interventi sono quelli della definizione delle specificità della donna: le modalità di trasmissione dell’infezione, le modificazioni dell’immagine corporea e gli effetti collaterali delle terapie, le modificazioni del ciclo mestruale nella donna in età fertile, il desiderio di maternità, la gravidanza, la menopausa e le patologie più frequenti. È noto che la donna con Hiv ha un rischio 3 volte più elevato di sviluppare lesioni precancerose e cancro del collo dell’utero rispetto alle donne non infette, per cui l’esecuzione del test per Hpv deve essere effettuato periodicamente in tutte le donne Hiv positive. Ciò nonostante, ha mostrato una recente ricerca pubblicata su Aids Care, solo 1 donna con Hiv su 5 esegue Pap test e il dato nel Sud è ancora più sconfortante. Il documento oggi presentato e consultabile sul sito www. Donnehiv. It nasce con l’intenzione di fare un primo passo nella direzione di prender in carico complessivamente nel nostro Paese la questione Hiv e Donna. Il sostegno dato all’iniziativa da Boehringer Ingelheim è così spiegato da Sergio Daniotti, amministratore delegato dell’azienda: “Essere un azienda che produce farmaci significa farsi carico di una responsabilità più ampia che non si riduce alla sola messa a punto di molecole efficaci, ma vuole giungere a declinare un impegno anche sul fronte della prevenzione, che nel caso dell’Aids deve assumere forme innovative e orientate a raggiungere tutta la popolazione”. .  
   
   
SALON ALZHEIMER  
 
 Parigi (Francia), 17 giugno 2008 - Il 20 e 21 settembre 2008 si terrà a Parigi un salone dedicato al morbo di Alzheimer. Contemporaneamente all´esibizione di numerosi prodotti e servizi, durante i due giorni del salone specialisti dell´Alzheimer discuteranno alcuni dei seguenti argomenti: il morbo di Alzheimer: come aiutare i familiari? garantire la sicurezza dei malati e delle loro famiglie; alimentazione e morbo di Alzheimer; annuncio del morbo di Alzheimer e sostegno psicologico ai coadiuvanti; come uscire dall´isolamento dovuto al morbo; medicina: il punto sulla ricerca e le soluzioni attuali; morbo di Alzheimer e legislazione: tutela, curatela, maltrattamento. Cosa si può fare e con chi? stimolazione del cervello: quali sono le risorse disponibili? Il salone è aperto ai professionisti interessati al morbo e al pubblico in generale. Per maggiori informazioni, visitare: http://www. Salonalzheimer2008. Com/ .  
   
   
L´ASCENDENZA SUD EUROPEA È UN FATTORE RILEVANTE NEL LUPUS  
 
Bruxelles, 17 giugno 2008 - Le persone di ascendenza sud europea hanno maggiori probabilità di essere colpite da una forma più grave di lupus eritematoso sistemico (Sle) - detto comunemente lupus - di quelle d´ascendenza nord europea. I risultati sono stati presentati al recente congresso annuale dell´European League Against Rheumatism, che si è tenuto a Parigi. Il lupus è una malattia autoimmune che colpisce varie parti del corpo, tra cui la pelle, le articolazioni, il cuore, i polmoni, i reni e il cervello. La malattia inganna il sistema immunitario del corpo e lo rende incapace di distinguere tra le sostanze estranee e le sue stesse cellule e tessuti. Il sistema immunitario produce allora anticorpi che sono diretti contro lui stesso. Tali anticorpi, detti ´auto-anticorpi´, causano infiammazione, dolore e danni in varie parti del corpo. Nella maggioranza delle persone, il lupus è una malattia lieve, che colpisce solo pochi organi. In altre invece può causare problemi gravi, e metterne a repentaglio la vita. Fino ad oggi la relazione tra la specifica ascendenza europea e la gravità del lupus non era stata studiata. Parlando al congresso, il Professor Lindsey A Criswell dell´Università di California (Usa) ha spiegato perché lui e il suo team hanno studiato il legame con l´ascendenza. ´Oggi studiare l´ascendenza e la genetica dei pazienti in relazione alla loro malattia ci aiuta a comprendere meglio la natura complessa del lupus eritematoso sistemico e la ragione per cui si manifesta in modo differente in differenti persone´, ha commentato. ´Questo studio mostra una chiara correlazione tra una specifica ascendenza europea e la gravità dell´Sle e la produzione di anticorpi, che può contribuire a comprendere i fattori di rischio della malattia e aiutarci a capire e gestire meglio il lupus in futuro´. In base ai risultati della ricerca, l´ascendenza nord europea appare associata a manifestazioni mucocutanee di lupus relativamente lievi. Invece l´ascendenza sud europea contribuisce a manifestazioni più gravi della malattia, come la nefrite (l´infiammazione dei reni), e ad una maggiore produzione di auto-anticorpi specifici. Su scala mondiale, il lupus è più comune della leucemia, della distrofia muscolare e della sclerosi multipla. Può manifestarsi a qualsiasi età e in entrambi i sessi, ma è più diffuso tra le donne; il 90% dei pazienti sono donne in età feconda. Per maggiori informazioni: http://www. Eular. Org/ .  
   
   
CORDONE OMBELICALE: IN ATTESA DELL’ORDINANZA MINISTERIALE ENTRO IL 30 GIUGNO DAGLI STATI UNITI VENGONO LE CIFRE DEL SUCCESSO DEI TRAPIANTI CON LE STAMINALI CORDONALI E LA VIA PER UNA SINERGIA TRA BANKING PUBBLICO E PRIVATO.  
 
Los Angeles, 17 giugno 2008 - Il 30 giugno scade il termine previsto dal Decreto Milleproroghe per la predisposizione da parte del Ministero della Salute di una rete nazionale di banche per la conservazione dei cordoni ombelicali. Il provvedimento punta a creare anche in Italia una rete di banche pubbliche e private al fine di incrementare la disponibilità di cellule staminali. Un provvedimento atteso da tempo, che non manca di suscitare dibattito ma anche attesa per una legge che porterebbe l’Italia ad avvicinarsi ad altri paesi europei in tema di ricerca scientifica, di progresso nella cura di malattie importanti come quelle del sangue e di altre patologie su cui continua la ricerca. In tal modo si afferma il diritto per i genitori italiani e i nuovi nati a conservare il prezioso materiale biologico presente nel sangue del cordone ombelicale. Stando ai dati Istat riferiti al 2006 su 560. 010 nascite solo lo 0,46% ha deciso di donare il cordone per uso eterologo, mentre l’1% ha deciso di portare le staminali in banche estere, non essendoci ad oggi la possibilità in Italia di conservare per sé il cordone ed essendo vietate le banche private, divieti a cui sopperisce con efficacia la rete di banche private che portano all’estero le preziose staminali cordonali. “Se questa è la situazione italiana - dice la dott. Ssa Irene Martini, biologa e direttore scientifico di Smartbank, la banca delle cellule staminali con sede a Roma e laboratorio a Plymouth in Inghilterra – dal recente congresso internazionale che si è tenuto a Los Angeles il 6 e 7 giugno, emerge che negli Stati Uniti è cresciuto non solo il numero delle unità conservate in banche private, ormai il 4% del totale delle nascite ogni anno, ma è ormai evidente che l’uso delle staminali cordonali rappresenta un successo nella cura di malattie importanti come quelle del sangue. Un successo confermato dai dati che dicono che se fino al 2006 i trapianti erano 8mila, dal 2007 se ne contano 10mila con una percentuale di successo del 63% per trapianti intrafamiliari, più del doppio rispetto a quelli effettuati con uso eterologo delle staminali, anche se il dato non è irrilevante e si attesta al 22%. Ma, elemento ancor più importante è quello che può segnare la via anche per l’Italia per un sistema misto, che veda affiancate le banche pubbliche e le banche private, modello chiaramente indicato dalle linee guida emanate della Food and Drug Administration. .  
   
   
SANITÀ: MENO COSTI CON L´ANAGRAFE UNICA REGIONALE DEL LAZIO  
 
Roma, 17 giugno 2008 - Un nuovo ed efficace strumento a servizio del controllo della spesa sanitaria: è Asur (Anagrafe Sanitaria Unica Regionale), un progetto che nasce con lo scopo di razionalizzare i sistemi informativi sanitari laziali, che Lait spa, azienda di innovazione tecnologica regionale, sta perfezionando. Tra i benefici più evidenti dell’utilizzo di un unico metodo di trasmissione dei dati, l’eliminazione di compensi non dovuti ai medici di base e il recupero di quelli corrisposti in eccesso, a causa del mancato aggiornamento delle informazioni relative ai decessi o ai trasferimenti degli assistiti. Altro obiettivo, sul fronte della riduzione delle uscite, l’allineamento dei sistemi regionali e aziendali con quello della spesa farmaceutica e specialistica gestito dal Ministero Economia e Finanza. "Con l´Anagrafe sanitaria unica – ha detto il Presidente Marrazzo - compiamo un altro passo verso la modernizzazione della nostra macchina amministrativa, per rendere un servizio più puntuale ai cittadini ed evitare sprechi. Si tratta di un sistema che inizierà presto a dare risultati importanti e che contribuirà a consolidare la posizione del Lazio come regione all´avanguardia nel Paese". “L’adozione della Anagrafe Sanitaria Unica Regionale – ha sottolineato il Presidente di Lait spa Brachetti - rispondendo alla necessità di uniformare i processi informativi secondo sistemi condivisi, consente di contribuire agli sforzi di contenimento e di razionalizzare la spesa sanitaria, che la Regione Lazio sta sostenendo, mantenendo comunque standard di servizi elevati”. Attualmente, il Sistema Informativo Sanitario Regionale (Sisr) è costituito da diverse procedure e applicazioni che utilizzano archivi propri. Inoltre esistono, all’interno delle Asl e delle aziende ospedaliere, diversi database anagrafici che, essendo gestiti direttamente dalle strutture sanitarie locali, risultano diversi fra loro, incompleti e, di frequente, non aggiornati. Asur nasce quindi per superare questi problemi, andando a costruire un sistema i cui dati saranno sempre aggiornati e condivisi con le anagrafiche locali e aziendali. “Attraverso l’Anagrafe Sanitaria Unica - ha sottolineato l’Assessore alla Semplificazione amministrativa e tutela dei consumatori Michelangeli - si centralizzano le informazioni relative a 4 aree: assistiti e assistibili; medici di base; personale delle Asl e delle Aziende ospedaliere e addetti alle strutture pubbliche; strutture sanitarie che erogano i servizi, con un indubbio vantaggio sia in termini di efficacia dei servizi erogati ai cittadini, che di riduzione dei costi”. .  
   
   
CONVEGNO A BOLOGNA IL 20 GIUGNO SULLE CURE PRIMARIE. AL CENTRO IL RUOLO DEI MEDICI DI FAMIGLIA E L´INTEGRAZIONE TRA SERVIZI E TRA OPERATORI PER LO SVILUPPO DI PROCESSI DI CURA INTEGRATI  
 
 Bologna, 17 giugno 2008 - L’importanza del ruolo del medico di famiglia (medico di medicina generale) e la necessità di integrazione tra i servizi e i professionisti (medici di famiglia, operatori del territorio e dell’ospedale) per lo sviluppo di processi di cura integrati e senza soluzione di continuità rivolti, in particolare, alle persone con malattie croniche e non autosufficienti. Di questo dibatterà il convegno “Cure primarie: il contributo della medicina generale. L’evoluzione dell’assistenza territoriale in Emilia-romagna. Percorsi clinico-organizzativi e strumenti contrattuali nella gestione della cronicità: modelli innovativi a confronto” in programma a Bologna venrdì 20 giugno (Savoia Hotel Regency, via del Pilastro 2, ore 9 - 18) che vede la partecipazione, tra gli altri, dell’assessore regionale alle politiche per la salute Giovanni Bissoni, del segretario nazionale Fimmg Giacomo Milillo, dei segretari regionali dei sindacati dei medici di medicina generale (Fimmg Stefano Zingoni, Smi Alessandro Chiari, Intesa Sindacale Pier Luca Rossi, Fp Cgil medici Donatella Poggi) e di Stefano Inglese (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali). “Il Piano sociale e sanitario 2008-2010 – si legge nella presentazione del convegno – considera di straordinaria importanza il ruolo delle cure primarie e riconosce ai Nuclei di cure primarie (unità organizzative di base formate da medici e pediatri di famiglia, infermieri, ostetriche, in relazione con gli altri medici specialisti e operatori socio assistenziali) il ruolo centrale dal punto di vista organizzativo” in quanto sono i servizi assicurati dai Nuclei “che garantiscono ai cittadini l’assistenza, in termini di continuità assistenziale, integrazione delle attività, appropriatezza clinica ed organizzativa delle prestazioni”. “La medicina generale – si legge ancora nella presentazione - ha di fronte a sé una grande sfida e una grande opportunità: quella di fornire il proprio contributo collaborando con i Dipartimenti delle cure primarie delle Aziende Usl per il miglioramento dei percorsi assistenziali, assicurando a sé l’evoluzione verso un ruolo moderno nell’organizzazione sanitaria”. Tre le sessioni del convegno. Due riguarderanno i percorsi clinico-organizzativi per la cronicità: la prima con la presentazione di esperienze delle Aziende Usl di Parma, Ferrara, Bologna, Rimini, Reggio Emilia, Forlì; la seconda con la presentazione di proposte innovative da parte delle Aziende Usl di Cesena, Bologna, Parma, Ravenna. La terza sessione affronterà la discussione su strumenti e percorsi per la non autosufficienza, la domiciliarità e la continuità assistenziale con le esperienze delle Aziende Usl di Piacenza, Modena, Ferrara, Imola e con una riflessione sulle aspettative dei cittadini portate da Remo Martelli (presidente del Comitato consultivo regionale per la qualità dell’assistenza Remo Martelli). La necessità di condividere la consapevolezza dell’importanza, per lo sviluppo delle cure primarie, di una pattistica contrattuale coerente sarà il tema della tavola rotonda, prevista per le 14. 30, condotta da Stefano Inglese con la partecipazione dell’assessore Bissoni, dei segretari dei sindacati dei medici di famiglia oltre che del direttore generale dell’Azienda Usl di Bologna Francesco Ripa di Meana. Per monitorare l’andamento e lo sviluppo delle cure primarie, l’Assessorato regionale e l’Agenzia sociale e sanitaria regionale prevedono la costituzione di un “Osservatorio regionale sull’assistenza territoriale”, che sarà oggetto di un approfondimento da parte del direttore dell’Agenzia Roberto Grilli e del responsabile Servizio assistenza distrettuale della Regione Antonio Brambilla. Il convegno sarà concluso da un intervento dell’assessore Bissoni. . .  
   
   
LE IMPRESE EUROPEE NON SONO PRONTE PER UN´EVENTUALE PANDEMIA D´INFLUENZA  
 
Bruxelles, 17 giugno 2008 - Le imprese in Europa non sono abbastanza preparate per una eventuale pandemia d´influenza. È questa la principale conclusione di una nuova relazione intitolata ´Business continuity planning and pandemic influenza in Europe´, pubblicata dalla London School of Hygiene and Tropical Medicine (Lshtm). Dopo avere esaminato i governi dei 27 Stati Membri dell´Ue, oltre a quelli della Turchia, della Norvegia e della Svizzera, e 13 organizzazioni di consulenza indipendenti, i ricercatori dell´Lshtm hanno concluso che le linee guida e i livelli di consulenza forniti alle imprese in un settore diverso dalla salute sono insufficienti. Oltre un terzo dei paesi non offrono consulenza di nessun tipo, e solo otto hanno dimostrato di possedere livelli di consulenza significativi. L´analisi parte dall´ipotesi che un ceppo altamente patogeno d´influenza aviaria possa innescare una nuova pandemia influenzale. Anche se riconoscono che sono stati fatti notevoli sforzi strategici ed operativi per preparare i sistemi sanitari nazionali ad un possibile focolaio, i ricercatori sottolineano tuttavia che la sfida di garantire la continuità delle attività al di fuori del settore della sanità è stata più che ampiamente trascurata. ´Tutto questo potrebbe dare luogo a livelli disuguali ed incoerenze di preparazione nel settore dell´economia, con importanti implicazioni per tutta l´Europa´, spiega Alexander Conseil, ricercatore di grado superiore presso l´Lshtm. I settori più vulnerabili includono servizi essenziali che le banche, gli scarichi e le reti fognarie, le centrali elettriche e le comunicazioni, la rete idrica, i trasporti e la raccolta dei rifiuti. Questi ed altri servizi potrebbero subire notevoli pressioni durante una pandemia, per via della perdita di risorse umane: secondo le stime, per esempio, in caso di pandemia dal 15 al 50% dei dipendenti avrà bisogno di un congedo malattia supplementare di una durata che va da 5 a 14 giorni. Solo dieci dei trenta paesi valutati dispone di un programma di supporto delle risorse umane. Oltre a questa lacuna, la relazione ne identifica diverse altre: gestione dei dipendenti sospettati di essere ammalati al lavoro; assenza di indicazioni sull´immagazzinamento aziendale generale di medicinali antivirali; incoerenza dei piani di continuità aziendale con le fasi temporali pandemiche delle organizzazioni nazionali o dell´Oms (Organizzazione mondiale della Sanità); la comunicazione esterna è ignorata: le questioni giuridiche non sono trattate; l´orientamento per l´acquisizione e la distribuzione di dispositivi di protezione personale è confuso; scarse indicazioni quanto alle misure sociali di distanziamento sul luogo di lavoro; assenza di meccanismi per agevolare la condivisione delle buone prassi; i piani per la ripresa delle attività dopo una pandemia sono stati trascurati. Molti paesi, inoltre, si affidano a consulenti privati per disporre delle quanto mai necessarie linee guida e consulenza. Ma le tariffe praticate da queste agenzie di consulenza sono fuori della portata di molte aziende, specie le piccole e medie imprese. ´Suggeriamo che le organizzazioni di consulenza sia pubbliche che private intraprendano un´azione immediata per sviluppare linee guida più complete´, dice il Dr Richard Coker, Lettore di Sanità pubblica presso l´Lshtm. ´L´orientamento inoltre dovrà essere esplicito quanto alle responsabilità sociali aziendali, e le azioni dovranno essere coerenti con gli obiettivi strategici aziendali, la pianificazione operativa e le strategie nazionali´. Per maggiori informazioni: http://www. Lshtm. Ac. Uk/ecohost/flupanbcp/ .  
   
   
ASSISTENTI FAMILIARI IN ALTO ADIGE, RICERCA DELL´OSSERVATORIO SULLE IMMIGRAZIONI  
 
Bolzano, 17 Giugno 2008 - Sono circa 1. 300 le assistenti familiari straniere "regolari", le cosiddette badanti, in Alto Adige. Questo il dato principale che emerge da uno studio realizzato da Synergia su incarico dell´Osservatorio provinciale sulle immigrazioni. Per regolarizzare il fenomeno occorre più formazione e un migliore raccordo tra domanda e offerta. L´indagine, al di là dell´aspetto quantitativo, ha cercato di analizzare anche l´aspetto qualitativo del fenomeno tramite una serie di interviste ad assistenti, datori di lavori e assistiti. La terza età, ovvero la fascia di persone con più di 65 anni, rappresenta ormai il 16,9% della popolazione totale, una percentuale destinata a salire quasi sino al 19% entro il 2020 secondo le proiezioni dell´Astat. Appare dunque fin troppo logico intuire l´importanza del settore assistenziale. Le dipendenti stranieri nel settore domestico, in Alto Adige, hanno toccato quota 1282 nel corso del 2007, con prevalenza di donne dell´Europa dell´Est e del Sudamerica. Dati che si riferiscono, però, alle sole assistenti in possesso di documenti regolari. Le stime più attendibili, che prendono spunto da analoghe indagini effettuate nel resto d´Italia, parlano di cifre destinate a raddoppiare se si tiene in considerazione anche il fenomeno delle lavoratrici irregolari e clandestine. "L´incremento della domanda sociale d´assistenza generato dal progressivo invecchiamento della popolazione - ha sottolineato la direttrice della Formazione professionale italiana Barbara Repetto - , ha trovato risposta anche nelle prestazioni fornite da lavoratrici e lavoratori immigrati, che rappresentano ormai una realtà consolidata per quanto riguarda la cura a domicilio di persone parzialmente o totalmente non autosufficienti. Insomma, una sorta di welfare integrativo per molte famiglie, ma con un mercato ancora "selvaggio". Oltre alla difficoltà di far emergere coloro che lavorano in nero, si sente la mancanza di una maggiore attenzione alla formazione e alla garanzia, aspetti che non possono prescindere da una istituzionalizzazione del servizio". Altri dati interessanti emergono inoltre dallo sportello di consulenza delle donne "Nissa Carè": quasi tre quarti delle badanti "regolari" hanno un grado di scolarizzazione medio o medio-alto, il 70% delle richieste di assistenza riguarda donne, il 72,4% degli assistiti ha più di 75 anni, e la richiesta di assistenza si divide tra lavoro a ore (44,8%) e lavoro con vitto e alloggio (55,2%). .  
   
   
WELFARE: ARIA DI MONTAGNA SONO APERTE LE ISCRIZIONI AI SOGGIORNI ESTIVI PER GLI ANZIANI DI TORINO E NOVARA  
 
 Torino, 17 giugno 2008 - “Aria di Montagna” è il progetto pilota varato per l’estate 2008 dalla Regione Piemonte (Assessorati alla Montagna, Welfare e Turismo) con i Comuni di Torino e Novara e le Comunità montane delle Valli di Lanzo (To), Valle Grana (Cn), Valle Sesia (Vc), Valle Vigezzo (Vb). L’iniziativa, che rientra fra le nuove azioni inserite nel “Piano caldo 2008”, intende offrire agli anziani che vivono nelle città di Torino e Novara l’opportunità di fruire, durante la stagione estiva, di soggiorni in montagna a condizioni particolarmente vantaggiose. Dal 16 giugno al 4 luglio i cittadini con più di 65 anni che risiedono nelle due città possono iscriversi a prezzo calmierato ai pacchetti settimanali “Aria di montagna”, che comprendono sette giorni a pensione completa in strutture alberghiere poste nel territorio montano regionale, il trasporto alle località prescelte e la partecipazione ad escursioni ed eventi durante il periodo di soggiorno. Sono previste inoltre ulteriori agevolazioni e prezzi ridotti per gli anziani con un basso reddito. I soggiorni si svolgeranno nel mese di luglio in quattordici strutture alberghiere situate a: Monterosso Grana, Pradleves e Valgrana in Valle Grana; Usseglio nelle Valli di Lanzo; Rima San Giuseppe e Civiasco in Valle Sesia; Druogno, Malesco, Re, Santa Maria Maggiore in Valle Vigezzo. A Torino è possibile iscriversi al progetto “Aria di montagna” presso tutte le Circoscrizioni della Città (orari: lunedì-mercoledì-venerdì dalle 9 alle 12); a Novara le iscrizioni si raccolgono invece presso l’Assessorato comunale alle Politiche Sociali (c. So Cavallotti 23, orari: dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 12). E’ possibile essere accompagnati da una persona che abbia meno di 65 anni, la quale però non ha diritto ad agevolazioni. Per informazioni è a disposizione il numero verde della Regione Piemonte 800333444 .  
   
   
EMILIA ROMAGNA: OLTRE 37 MILIONI PER STRUTTURE SOCIOASSISTENZIALI, ALLOGGI CON SERVIZI PER PERSONE NON AUTOSUFFICIENTI E ALLOGGI "SOCIALI" PER ITALIANI E STRANIERI.  
 
Bologna, 17 giugno 2008 - Con un investimento complessivo di 37,443 milioni di euro per il 2008 è stato approvato l’ 11 giugno dalla Giunta il programma regionale di risorse da assegnare a Comuni, Aziende Usl, Aziende pubbliche di servizi alla persona (Asp) e soggetti privati no profit (che hanno aderito ai Piani attuativi locali approvati dai Comitati di Distretto) per la costruzione, l’acquisto o la ristrutturazione di immobili destinati a strutture socioassistenziali e sociosanitarie, alloggi con servizi per persone non autosufficienti e “alloggi sociali”, aperti a italiani e stranieri, finalizzati a offrire una sistemazione in attesa di un alloggio definitivo. "Si tratta di un forte passo in avanti per dare risposte concrete ai bisogni dei cittadini - afferma l’assessore alle Politiche sociali della Regione Anna Maria Dapporto - e per valorizzare, dopo l’approvazione del 1° Piano sociale e sanitario, il ruolo delle Conferenze territoriali sociali e sanitarie e dei Distretti, impegnati nel garantire un riequilibrio territoriale in termini di distribuzione di strutture e di individuare i fabbisogni più vicini alle esigenze dei propri territori". Le risorse saranno infatti assegnate alle Conferenze territoriali sociali e sanitarie sulla base della popolazione residente e ripartite in accordo con i Comitati di Distretto che ne definiscono le priorità. Il programma, che stabilisce nel 50% della spesa effettuata la quota massima del contributo regionale, finanzia in particolare interventi per strutture di accoglienza di persone in estrema povertà, disabili, minori, donne sole con figli o vittime di violenza, anziani, immigrati, per alloggi con servizi destinati a persone non autosufficienti e per ristrutturazione o realizzazione di “alloggi sociali” temporanei, in attesa di alloggi definitivi, a italiani e stranieri. Accessibilità, fruibilità, autonomia, domotica, comfort, ma anche risparmio energetico, ecosostenibilità e basso impatto ambientale, riduzione del consumo idrico e utilizzo di materiali riciclabili, adeguamento delle strutture alle normative regionali e nazionali saranno i criteri in base ai quali verrà effettuata la valutazione. Nelle prossime settimane i Comitati di Distretto attiveranno la consultazione degli enti gestori pubblici e privati no profit per individuare gli interventi finanziabili nell’ambito delle scelte di priorità e delle risorse disponibili. Le proposte di intervento, che saranno valutate in base alle priorità stabilite, dovranno essere presentate al Comune referente per l’ambito distrettuale entro il 15 ottobre 2008. .  
   
   
ARKIMEDICA S.P.A.: RIORGANIZZAZIONE DELLA DIVISIONE CARE RIDUZIONE DELLA POSIZIONE FINANZIARIA NETTA DI 45 MILIONI DI EURO  
 
 Cavriago, 17 giugno 2008 - Il Consiglio di Amministrazione di Arkimedica S. P. A, riunitosi in data 13 giugno , ha preso atto della accettazione da parte di Arkigest S. R. L. Della proposta irrevocabile di vendita della partecipazione detenuta in Sogespa Gestioni S. P. A. Formulata in data 7 maggio 2008. Ricordiamo che Sogespa Gestioni è stata sino ad ora posseduta all’87% da Arkimedica e per il restante 13% da Arkigest, società indirettamente partecipata e presieduta da Carlo Iuculano, amministratore di Arkimedica. Dopo lunghe trattative, i soci di Sogespa Gestioni hanno raggiunto un articolato accordo volto alla divisione delle attività facenti capo alla società secondo il quale ad Arkimedica verrà assegnata la partecipazione in Sangro Gestioni S. P. A. , nonché un importante conguaglio in denaro. A fine 2007 Sogespa Gestioni (esclusa Sangro) ha conseguito un fatturato consolidato pari a 18. 4 milioni di Euro, con un Ebitda di 1. 2 milioni di Euro, realizzato attraverso la gestione di 820 posti letto in 10 Rsa localizzate nel centro nord Italia. 4 di queste strutture, per un totale di 460 posti letto, si caratterizzano per la proprietà dell’immobile, mentre le altre 6 strutture operano in immobili concessi in locazione da terzi. Arkigest verserà per l’acquisto dell’87% di Sogespa un corrispettivo pari a 17. 4 milioni di Euro e si farà contestualmente carico dell’indebitamento finanziario netto della società acquisita, pari a 31. 5 milioni di Euro (inclusivo del finanziamento soci erogato da Arkimedica). L’enterprise Value degli assets ceduti ammonta quindi a 49 milioni di Euro, con una valorizzazione pari a circa 2. 7 volte il fatturato e un valore per posto letto pari a 75´000 Euro per le strutture operanti in immobili di proprietà e per 40´000 Euro in quelle ove la proprietà dell’immobile fa capo a terzi soggetti. Il perfezionamento dell’operazione è atteso entro l’estate e comporterà la rinuncia da parte dell’Ing. Iuculano delle deleghe ad esso attribuite per la gestione della divisione Care del gruppo Arkimedica. Finalità dell’operazione è la ristrutturazione del portafoglio di posti letto in gestione diretta della Divisione Care, finalizzato ad una razionalizzazione degli stessi, anche geografica, e alla cessione delle strutture caratterizzate da Roi non in linea con i valori medi del gruppo, nonchè alla razionalizzazione del patrimonio immobiliare del gruppo. Tale operazione consente di ridurre in maniera significativa (45 milioni di Euro) l’indebitamento finanziario netto del gruppo Arkimedica, liberando importanti risorse che verranno investite nei prossimi mesi in altre iniziative nel settore Care che si caratterizzino per moltiplicatori di ingresso non diluitivi rispetto ai multipli attuali di riferimento di Arkimedica. Arkimedica realizza quindi da subito una importante creazione di valore per i propri azionisti. Grazie a questa cessione, inoltre, Arkimedica torna a rispettare il requisito Expandi relativo al rapporto tra posizione finanziaria netta ed Ebitda non superiore a 4 volte. Tale requisito non era stato rispettato nel 2007 a causa delle importanti acquisizioni perfezionate nell’ultima parte dell’anno che avevano appesantito l’indebitamento del gruppo. La valenza strategica di tale operazione va inquadrata nell’ambito dell’evoluzione del settore Care di Arkimedica verso un modello di gestione e sviluppo di tipo Federale, che preveda la partecipazione di soci di minoranza, redditività degli investimenti sostanzialmente garantita e distinzione tra attività di gestione e possesso degli immobili, al fine di massimizzare il ritorno degli investimenti effettuati. Arkimedica, considerando le acquisizioni di recente perfezionate, quelle per le quali sono già stati siglati accordi vincolanti e le operazioni di sviluppo attualmente in essere, può già ora contare su circa 3. 000 posti letto in gestione diretta. Per tenere conto degli importanti effetti di questa operazione, in particolare per quel che riguarda l’evoluzione della divisione Care, Arkimedica presenterà una nuova release del Business Plan 2008 – 2010 già presentato a gennaio, in contemporanea con l’approvazione dei risultati consolidati del primo semestre 2008 (fine agosto). Viene comunque già ora confermato il target per la divisione Care di raggiungere almeno i 3. 500 posti letto in gestione entro la fine dell’esercizio in corso, che diverranno 5. 000 entro il 2010. .  
   
   
MENTATHLON: LA MENTE IN GIOCO LA PRIMA MANIFESTAZIONE DEDICATA AL BENESSERE MENTALE. MILANO, 20 SETTEMBRE 2008 PER VINCERE CERTE GARE NON IMPORTA ESSERE GIOVANI: LA MENTE PUÒ ESSERE ALLENATA E VINCENTE A QUALSIASI ETÀ.  
 
 Milano, 17 giugno 2008 - Mentathlon è un evento in cui la mente viene messa in gioco, esibita, allenata e premiata: fitness per la mente e per il corpo, insieme in una serie di eventi che si concluderanno a Milano il 20 settembre 2008 con i giochi che premieranno i vincitori in logica, fluenza verbale, memoria dei nomi orientamento, calcolo, memoria visiva . Mente e benessere: mens sana in corpore sano - La maggior parte delle persone continua erroneamente a credere che ad una certa età sia inevitabile perdere la propria efficienza mentale; e mentre si ricorre a palestre ed estetica per esibire corpi in perfetta forma, dimentichiamo che anche la mente invecchia. Da queste premesse nasce la collaborazione fra Mentathlon e Assessorato alla Salute del Comune di Milano: dalla consapevolezza che invecchiare in piena forma fisica non basta. Una mente lucida e attiva permette di godere del benessere anche del corpo, vivendo in piena efficienza ed autonomia. A qualsiasi età. Dalle neuroscienze nasce Mentathlon - “È facile commettere l’errore di credere che svolgere attività intellettuali (giornalisti, manager, insegnanti, scrittori, ecc. ) allontani il rischio di perdere l’efficienza mentale. Purtroppo ogni attività lavorativa tende a specializzare alcune funzioni e aree cerebrali mentre altre vengono lasciate inattive – spiega il dott. Iannoccari, neuropsicologo Presidente di Mens Sana. – A lungo andare questo stato di inattività si trasforma in “perdita” di collegamenti sinaptici e i neuroni riducono la loro efficienza. In poche parole, la mancanza di esercizio favorisce la perdita delle attività cerebrali che vengono usate di meno”. Sulla base di queste conoscenze, la ricerca nell’ambito delle neuroscienze ha realizzato programmi di stimolazione cognitiva che si sono dimostrati efficaci per sviluppare e potenziare le risorse mentali residue nei soggetti anziani, migliorando le prestazioni cerebrali. Grazie ai risultati ottenuti durante i numerosi corsi di Ginnastica Mentale, la commissione di esperti di Mens Sana ha messo a punto nuovi strumenti utilizzabili in età più giovani per educare le persone a prendersi cura della mente ritardando la fisiologica riduzione della capacità di attenzione, concentrazione, memoria, ragionamento, calcolo, logica, orientamento spazio-temporale, ecc. Che inizia a manifestarsi già da 30 anni. Il cervello in gara - Mentathlon è una manifestazione in cui non si esibiscono muscoli, né quozienti di intelligenza; non ci sono limiti di età, cultura, scolarità. Non è necessario sapere usare il computer né conoscere la tecnologia. Tutti possono partecipare. I partecipanti si suddividono in 2 categorie: junior (da 18 a 49 anni) e senior (da 50 in su). La commissione di esperti formata da neuropsicologi e psicologi cognitivi suddividerà i 2 gruppi in fasce di età omogenee che si confronteranno nelle varie discipline. Le selezioni valide per accedere alle finali del 20 settembre 2008, si svolgeranno online sul sito www. Ginnasticamentale. It. È necessario registrarsi, inserire i propri dati, nome, cognome, età, città di provenienza e indirizzo email; le prove inizieranno a luglio. Saranno ammessi alle finali del 20 settembre coloro che, durante le selezioni, avranno ottenuto i risultati migliori. I vincitori junior e senior per ogni disciplina mentale si confronteranno in un “fuori gara intergenerazionale” che secondo gli esperti offrirà risultati sorprendenti. Mentathlon è un’opportunità per confrontarsi giocosamente con altre persone ma soprattutto con se stessi, verificando il livello delle proprie abilità mentali. Il comitato scientifico: Dr. Giuseppe Iannoccari (neuropsicologo, Presidente Mens Sana); Prof. Roberto Keller (Dirigente Medico Asl3 Torino, Ospedale Amedeo di Savoia e docente di Psichiatria presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Torino); Dr. Ssa Susanna Bergamaschi (Neuropsicologa, Dipartimento di Psicologia Generale Università di Padova); Dr. Ssa Monica Bacci (Geriatra presso l’Ospedale Sant’orsola Malpighi di Bologna e autrice di numerosi libri sulla prevenzione dell’invecchiamento mentale). Prof. Ssa Daniela Mapelli (ricercatrice presso l´Università di Padova). Mentathlon. Partecipa alla grande sfida dei neuroni. Mentathlon è l’evento che conclude la “Settimana della Prevenzione dell’Invecchiamento Mentale” (15-20 settembre 2008) promossa dall’associazione non-profit Mens Sana. Le gare sono inserite all’interno di Longevamente il primo congresso, dedicato alla classe medica, che ha l’obiettivo di presentare la longevità sostenibile in cui benessere della mente, benessere emotivo, benessere del corpo e relazioni positive con l’ambiente sono gli ingredienti di una lunga vita in salute. Orario e sede saranno comunicate sul sito www. Ginnasticamentale. It dal 30 giugno 2008 .  
   
   
DUE MILIONI E 400 MILA EURO PER PER LA GIOVANE CREATIVITÀ EMILIANO-ROMAGNOLA. I FONDI GESTITI DAL GA/ER, NOVE CITTÀ DELL´EMILIA-ROMAGNA PER LA PROMOZIONE DELLE ECCELLENZE ARTISTICHE  
 
 Bologna, 17 giugno 2008 – Due milioni e 400 mila euro nel triennio 2007/09 per i giovani artisti dell’Emilia-romagna: i fondi sono gestiti dal Ga/er, coordinamento regionale che comprende nove città emiliano-romagnole per la promozione delle eccellenze in ogni disciplina artistica (Bologna, Modena, Reggio Emilia, Parma, Piacenza, Ferrara, Ravenna, Forlì, Rimini). L’attività è stata presentata oggi nella sede della Regione Emilia-romagna, nel corso di una conferenza stampa cui hanno partecipato Livia Zanetti, assessore alle Politiche giovanili del Comune di Forlì capofila del Ga/er, la responsabile del servizio Cultura della Regione, Patrizia Ghedini e rappresentanti delle città coinvolte nel progetto. Durante la presentazione è stato posto l’accento sulle linee strategiche dell’accordo di programma quadro sulle politiche giovanili firmato all’inizio dell’anno da Vasco Errani, presidente della Giunta regionale, e l’allora ministro per le Politiche giovanili Giovanna Melandri, da cui discende il capitolo relativo al Ga/er, e sono quindi state sottolineate le varie opportunità conseguenti al meccanismo di concertazione avviato tra gli Enti locali. Cos’è il Ga/er Il Coordinamento Giovani Artisti dell’Emilia-romagna (Ga/er) è stato istituito nel 1999 con un Protocollo d’Intesa siglato dalla Regione Emilia-romagna, Assessorato alla Cultura e Giovani e dai Comuni di Bologna, Ferrara, Forlì, Modena, Parma e Reggio Emilia. Dal 1999 ad oggi, il Coordinamento ha visto inoltre l’ingresso dei Comuni di Ravenna, Rimini e Piacenza. L’istituzione del Coordinamento Ga/er è stata motivata dalla necessità di mettere in rete l’attività ormai decennale della quasi totalità dei Comuni della Regione Emilia-romagna sul versante del sostegno e della promozione della creatività artistica giovanile. Nel Coordinamento i diversi Comuni svolgono un compito di promozione e di organizzazione dellle diverse iniziative e, alla Regione Emilia-romagna, sono affidate funzioni di sostegno e di coordinamento territoriale delle attività. Cosa fa il Ga/er Tra le attività prevalenti la gestione delle diverse banche dati (Archivi Giovani Artisti) per la creazione di un sistema regionale di monitoraggio e di documentazione della creatività artistica giovanile nelle sue diverse discipline; la creazione di percorsi formativi regionali in ambito artistico; la realizzazione di iniziative (rassegne, mostre, pubblicazioni editoriali, ecc. ) che documentino la produzione artistica giovanile in ambito regionale; la circuitazione degli artisti e delle opere sul territorio regionale; l’attivazione di collaborazione con le diverse realtà pubbliche e private operanti in ambito artistico e culturale in Emilia-romagna. .  
   
   
CESARE VIEL. MI GIOCO FINO IN FONDO. PERFORMANCE E INSTALLAZIONI. GENOVA MUSEO D’ARTE CONTEMPORANEA DI VILLA CROCE 19 GIUGNO – 14 SETTEMBRE 2008  
 
 Genova, 17 giugno 2008 - La mostra, che prende spunto dalla recente acquisizione nelle collezioni del Museo di Via Jacopo Ruffini - di un’opera dell’artista “Tu che mi hai disegnato” (2004), ruota intorno alla presenza e alla sparizione del corpo in relazione al linguaggio e allo spazio della comunicazione e dell´identità. Attraverso lavori recenti e no, prova a fare il punto - provvisorio - della situazione di una ricerca in continuo movimento, iniziata alla fine degli anni Ottanta. Non vuole essere una mostra retrospettiva, un´ antologica con un taglio didascalico-cronologico, ma piuttosto una messa in scena di alcune dimensioni emotive, pensieri e pratiche care all´artista: il corpo e la soggettività dell´artista e degli eventuali altri attori partecipanti, il coinvolgimento ambientale delle installazioni, la dimensione - la traccia, il senso, il fantasma - della voce e della scrittura. Alcune delle installazioni previste gravitano intorno alla riattivazione di una serie di azioni con i loro relativi dispositivi ambientali, formando un percorso espositivo scandito da veri e propri ambienti performativi. Le performance sono al contempo installazioni. Il progetto complessivo della mostra è pensato in stretto rapporto con gli spazi del museo, a partire dal vano scale per raggiungere il piano nobile e il piano del sottotetto: in ogni stanza un´installazione. In occasione dell´inaugurazione, Cesare Viel eseguirà una nuova azione pensata appositamente per la mostra, mentre alcuni studenti dell´ Accademia Ligustica di Belle Arti realizzeranno contemporaneamente, come suoi alter ego, alcune delle azioni previste. .  
   
   
FATTO BENE! LA COLLEZIONE DEL CENTRO PER L’ARTE CONTEMPORANEA LUIGI PECCI 18 GIUGNO – 3 AGOSTO 2008  
 
Pisa, 17 giugno 2008 - L’evento ripercorrerà oltre trent’anni di produzione artistica italiana e internazionale documentando i più importanti capitoli della storia espositiva proposta al museo di Prato dal 1988 ad oggi. La mostra includerà, tra gli altri, lavori di: Vito Acconci, Andreoni-fortugno, Stefano Arienti, Marco Bagnoli, Paolo Canevari, Enzo Cucchi, Jan Fabre, Marco Gastini, Dimitri Gutov, Shirazeh Houshiari, Ilya Kabakov, Anish Kapoor, Anastasia Khoroshilova, Jannis Kounellis, Francesco Lo Savio, Fabio Mauri, Mario Merz, Maurizio Nannucci, Mimmo Paladino, Panamarenko, Giulio Paolini, Michelangelo Pistoletto, Julian Schnabel, Daniel Spoerri, David Tremlett, Ynong & Muchen, Gilberto Zorio. .  
   
   
VIANUOVA ARTE CONTEMPORANEA LE PAROLE TRA NOI LEGGERE MARIO AIRÒ, PAWEL ALTHAMER, JASON DODGE, LUCA FRANCESCONI, GYAN PANCHAL  
 
Firenze, 17 giugno 2008 - Vianuova arte contemporanea presenta la sesta collettiva del ciclo di mostre, dal titolo La Distanza è Una Finzione, a cura di Lorenzo Bruni. La collettiva, che inaugura giovedì 12 giugno con il titolo Le parole tra noi leggere, ruota attorno all´idea di "oggetto narrante". La collettiva Le parole tra noi leggere riunisce artisti, differenti per generazione e maturazione culturale, che lavorano sul mettere in contrasto e in relazione l´oggetto quotidiano e l´oggetto d´arte. L´obiettivo è di dare vita ad un dispositivo che stimoli possibili narrazioni o che si faccia contenitore di esperienze. La domanda che anima questa mostra è se un oggetto si limiti alla sua forma e possa considerarsi autonomo da ciò che lo circonda o se porti invece con chiarezza le tracce di chi lo possiede o lo ha posseduto. Proprio in questo equivoco e confine agiscono questi artisti (anche se con risvolti differenti) con l´intento di alzare il normale livello di attenzione con cui le persone affrontano giornalmente il reale e lo spazio collettivo. Così un gruppo di lampadine e candele disposte a terra di Jason Dodge (Newton, Pennsylvania, 1969) non è solo un catalogo di oggetti simili per funzione, ma anche un ritratto della persona che, su richiesta dell´artista, le ha prelevate da una casa in Polonia. Al contempo le lampadine provocano nella nostra mente una visualizzazione concreta e potente di questo contenitore perchè diviene una presenza squisitamente personale. Pawel Althamer (Varsavia,1967) pone l´attenzione su un anello, elemento intimo quanto simbolico, che è evocato dai disegni preparatori, dalle foto dell´anello e del luogo nella città di Firenze dove è stato abbandonato dal suo autore, il figlio dell´artista arrivato appositamente in città per portarvi un dono e non per prendere qualcosa. L´anello in questo caso non è assente, ma è diluito in tutto lo spazio cittadino che gli può regalare una serie di avventure o ignorarlo del tutto. Mario Airò (1961, Pavia) crea un contrasto o uno slittamento tra la potenzialità dell´immaginazione (perfettamente incarnata a livello popolare dai libri di fantascienza) e ciò che è reale attraverso l´esposizione su di un piedistallo di una comune copia di un libro di Philip K. Dick la cui copertina accoglie un vortice d´acqua. Le sculture a parete di Gyan Panchal (Parigi, 1973) sono formate da frammenti di un unico cilindro di pvc tagliato. Le varie dimensioni dei singoli pezzi e il riassemblaggio obbediscono alle regole della formula di Fibonacci. Non sappiamo se questa scelta astratta contrasti o enfatizzi questa materia apparentemente inerte di cui siamo portati ad osservare le imperfezioni della sezione del cilindro che testimonia l´azione del taglio. L´installazione di Luca Francesconi (Mantova, 1979) è un assemblaggio di varie realtà vissute e testimoniate da piani di lavoro (tavola per disegni, incudine da fabbro, pavimento in pvc piegato dello studio di un pittore) che portano le tracce della realizzazione di manufatti che però possiamo solo immaginare e non vedere nella propria completezza. La mostra le parole tra noi leggere parte da una riflessione su cosa possiamo considerare scultura oggi e dalla constatazione che molti artisti non propongono più il monumento chiuso in sé, quanto semmai minimi oggetti la cui relazione con la pratica del quotidiano dovrebbe portare a riconsiderare tutta la sua concezione da parte dello spettatore. Queste opere, pur riflettendo sull´idea di oggetto, in bilico tra elemento autonomo e dispositivo attivo di memoria collettiva/personale, sono segni o tracce di un dialogo tra soggetti (spettatori/artisti). Ad esempio Mario Airò, nello spazio adiacente a Via Nuova, un ufficio con opere di antiquariato, riconsegna al contesto della storia dell´arte da cui l´aveva sottratta l´arancia che porta su di se l´impronta della mano che l´ha appena posata (Giardino delle delizie, 1989). Francesconi ripropone nei suoi disegni elementi, come il cerchio e il triangolo, presenti da sempre nella storia dell´umanità e per questo saturi di molteplici e riattivate simbologie, che ci ricordano che la loro interpretazione dipende dal contesto mentale in cui vengono reinserite. Panchal, che lavora sempre sulla possibilità trasfigurante del materiale indipendentemente dalla forma che compone, presenta una grande stoffa con un disegno che si manifesta per le parti mancanti di superficie tagliata. Dodge utilizza il sistema della pubblicità in cassetta per ribaltare il concetto di comunicazione a domicilio in cui ogni cittadino è passivo. Mentre Althamer, che punta sempre a creare un momento di aggregazione epifanica tra gli spettatori, ribalta l´idea dell´uso delle telecamere di sorveglianza disposte in città. Gli artisti della mostra, anche se con sfumature diverse, hanno da sempre caratterizzato il loro percorso per una commistione di linguaggi, riflettendo così anche sull´interpretazione dei segni in rapporto al contesto in cui vengono collocati. In queste opere il concetto di interpretazione degli attributi di un oggetto rispetto al proprio possessore o rispetto a chi le osserva si mischia con quella del suo autore e del suo nuovo osservatore. La mostra prosegue all´interno dello studio di antiquariato di Fabrizio Guidi Bruscoli al numero 3 di Via del Porcellana. Questo luogo è il contesto ideale per osservare come le opere di questi artisti agiscano rispetto ai segni del passato e in un contenitore che serve per proteggere questi oggetti come un museo anche se questo si avvicina più all´idea di Wunderkammer. La mostra è stata inaugurata giovedì 12 giugno, in via del porcellana 1/r (già via nuova), Firenze. . .  
   
   
A LONDRA LA MOSTRA DI NICOLA VILLA WALKING ON THE CITY  
 
Londra, 17 giugno 2008 - Dal 13 giugno al 1° luglio alla Moretti Fine Art Gallery di Londra si tiene la prima mostra londinese, Walking On The City, dell’artista italiano Nicola Villa (Lecco, 1976). La mostra mette a fuoco una ventina di dipinti realizzati in esclusiva per gli spazi della sede londinese della Galleria Moretti. Le opere, realizzate con tecnica mista su carta, hanno come principali soggetti i managers nella City londinese. L’iconografia di Nicola Villa pone l’accento sulla modernità, risponde a una precisa volontà di sottrazione che risulta in una particolare costruzione formale di forte impatto visivo. Nei suoi quadri il giovane artista italiano esamina la vita nella città, un tema letterario e un soggetto che ha ispirato pittori e scultori dall’avanguardia storica del ventesimo secolo fino alla stagione esistenzialista che ha seguito la Seconda Guerra Mondiale. Nicola Villa è interessato alla condizione umana all’interno del grande agglomerato urbano, che l’artista documenta in una sorta di reportage composto da immagini catturate quotidianamente camminando per le strade: figure che si muovono apparentemente senza destinazione, con volti che l’artista scorge di sfuggita e che ritornano immediatamente ad essere sconosciuti. La vita dei personaggi raffigurati da Nicola Villa appartiene a una storia senza trama. Corpi, automobili, segni e prospettive di edifici si rincorrono al di là della loro stessa presenza fisica e sono resi immateriali e irraggiungibili. Ciò che rimane è una rete di segni appena percepibili che suggerisce un’atmosfera immaginifica e uno stato di sottile ansia. Ansia che deriva dall’ineffabilità di quello che ci circonda e che è ulteriormente complicata dalla precarietà di ciò che concerne il mondo visibile. La mostra è realizzata in collaborazione con Montrasio Arte ed esporrà venti opere di diverse dimensioni, realizzate nel 2008 con tecnica mista su carta. Nicola Villa è nato a Lecco nel 1976. Vive a Genova. Nel 2004 si è laureato in Architettura al Politecnico di Milano con tesi finale sulla progettazione paesaggistica. Ha iniziato a dipingere dieci anni fa e la sua prima mostra personale è stata nel 2001 alla Mosaico Gallery, Chiasso, Svizzera. Dal 2005 lavora con la galleria Montrasio Arte di Monza dove nel 2006 ha realizzato la personale Dallo Sguardo Al Volto Impossibile (From the glance to the impossible face) in contemporanea con la galleria Bellinzona di Lecco. Ha partecipato a diverse esposizioni collettive: nel 2003 a Giovanni Testori, un ritratto, a Palazzo Leone da Perego, Legnano; nel 2005 al Premio Morlotti Award (Imbersago) dove ha vinto la sezione under 30; nel 2007 ha partecipato ad Artefiera, Bologna con la galleria Montrasio; nel 2007 ha esposto al Salon des Estampes a Parigi con la galleria Bellinzona. Nel 2007 è stato invitato da Daniele Astrologo Abadal, autore di uno dei saggi in catalogo, ad esporre al Museo Civico Floriano Bodini. In questa occasione il Museo ha comprato una sua opera da aggiungere alla propria collezione permanente. Villa ha fatto l’animazione del booktrailer: “Kids & revolution” di Marco Mancassola. Nel 2007, invitato da Ruggero Montrasio e Raffaele Bedarida, è andato a New York per prendere parte al progetto Harlem Studio. Ha partecipato all’esposizione Internazionale G. B. Salvi, Sassoferrato e a Serrone: Biennale Giovani di Monza a Villa Reale, Monza dove ha vinto; Ha inoltre partecipato al Premio arti visive San Fedele, Milano. Nel 2008 ha vinto l’edizione italiana del Premio Celeste. . .  
   
   
LA VIA EMILIA ARRIVA IN SPAGNA CON LE FOTOGRAFIE DI NINO MIGLIORI. 18 GIUGNO - 15 LUGLIO  
 
Bologna, 17 giugno 2008 - La Regione Emilia-romagna è presente al Photoespana 2008, rassegna internazionale di fotografia, con la mostra “Crossroads, Via Emilia-passaggi e topografie” di Nino Migliori. L’undicesima edizione del festival della fotografia, in corso a Madrid fino al 27 luglio, ha per filo conduttore la molteplice identità del “luogo”, che può voler dire molte cose: natura, spazio abitato, città, strade. La Regione Emilia-romagna rappresenta un proprio luogo d’eccezione, la storica via Emilia, monumentale strada romana che dal 187 a. C. Rappresenta lo snodo vitale di commerci e di comunicazioni e ancora oggi costituisce il simbolo dello sviluppo economico e industriale della Regione. La via Emilia ci viene restituita dalle immagini di Nino Migliori, uno dei fotografi italiani più noti in campo internazionale, nella sua essenzialità, attraverso una visione bifronte. Per realizzare il suo lavoro, il fotografo ha creato un marchingegno che gli consente di utilizzare due macchine fotografiche contrapposte: una orientata in avanti per ritrarre l’immagine scelta, l’altra non governata dall’autore che fissa la realtà alle sue spalle e che coglie il pulsare autonomo della vita nella strada. Nino Migliori ha scelto minuziosamente 43 incroci tra quelli reali e quelli ideali: la strada come spazio in continua trasformazione, dunque imprevedibile ed irrazionale, dove fondamentale è il crocevia vissuto come indugio sul quale si ferma anche impercettibilmente il viandante nel momento della scelta. La via Emilia di Migliori , 43 coppie di fotografie, è un dialogo tridimensionale, terreno di incroci e relazioni, contaminazioni e attraversamenti che allacciano il presente al passato, punti di arrivo e di partenza che riportano la memoria alle opere di scrittori quali Goethe, Dickens e Lord Byron, che in esse la celebrarono, e ai diversi film nei quali è stata immortalata. La mostra si terrà dal 18 giugno al 15 luglio 2008 presso l’Istituto italiano di cultura di Madrid – Calle Mayor, 86- 28013 Madrid. .  
   
   
OPERE D’ARTE ISPIRATE ALLA REALTÀ ECONOMICA  
 
Potenza, 17 giugno 2008 - La Camera di Commercio di Potenza, in collaborazione con l’Amministrazione Comunale del capoluogo, presenta la Vii edizione del Concorso per la realizzazione di opere d’arte ispirate alla realtà economica, sociale e paesaggistica della provincia di Potenza. L’edizione 2008, dedicata all’artigianato artistico, vede in campo 24 artisti “professionisti” (ovvero iscritti al Registro Imprese della Cciaa) e ben 70 “amatori”. Dopodomani, 18 giugno, nella Galleria Civica di Potenza in Piazza Duomo, alle ore 10. 00, alla presenza sindaco del capoluogo, Vito Santarsiero, il presidente della Cdc potentina Pasquale Lamorte inaugurerà la mostra, che resterà aperta fino al 22 giugno. Il pubblico potrà ammirare le opere dalle 10. 00 alle 13. 00 e dalle 17. 00 alle 21. 00. “Ci piace sottolineare la trasversalità di questo settore – commenta Lamorte -. Attraverso l’artigianato artistico, infatti, si entra nella dimensione economico-imprenditoriale di un territorio e allo stesso tempo si viene in contatto con la sua rete turistica e con le tradizioni culturali. La Camera di Commercio, ritenendo strategico il comparto, vi ha più volte concentrato la propria attenzione (in termini di monitoraggio conoscitivo e di sostegno e accompagnamento alle imprese nel settore fieristico). Il Concorso Opere d’Arte prosegue, in linea di continuità, con quanto già realizzato, andando a cogliere le potenzialità degli artigiani artisti e ad evidenziarne le risorse espressive, con l’auspicio che questo invito possa stimolare la nascita di nuove imprese e la crescita di quelle esistenti”. La Commissione chiamata a giudicare le opere in concorso sarà impegnata, nelle prossime ore, a valutare la graduatoria di merito che premierà tre artisti per ogni categoria, attribuendo i seguenti importi: 1° categoria professionisti € 3. 000, 2° categoria professionisti € 2. 500, 3° categoria professionisti € 1. 500; 1° categoria amatori € 2. 500, 2° categoria amatori € 2. 000, 3° categoria amatori € 1. 500. .  
   
   
GOLF - TIGER WOODS HA VINTO IL 108° US OPEN  
 
Roma, 17 giugno 2008 - Tiger Woods ha vinto il 108° Us Open disputato sul difficilissimo percorso South Course del Torrey Pines Gc a La Jolla in California. Sono occorse 19 buche al numero uno mondiale per piegare Rocco Mediate, quarantacinque anni e n. 157 del world ranking, le 18 previste dallo spareggio, dopo che i due avevano terminato le 72 buche del torneo con lo stesso 283, e una supplementare dove Woods ha fatto suo il 14° major e il 65° successo nel tour con un par. I due contendenti si sono trovati alla pari anche le 18 buche di play off, con l´identico 71, ma Woods ha agganciato l´avversario con un miracolo sull´ultimo green dove ha ottenuto il birdie che lo ha rimesso in corsa. Sembrava tutto facile per Tiger che dopo dieci buche conduceva con tre colpi di vantaggio, ma il magnifico Mediate ha prima approfittato di due svarioni dell´avversario (bogey alla 11 e alla 12), poi ha messo insieme tre birdie di file, ai quali Woods ha potuto replicare una sola volta, e si è portato un colpo avanti. Sull´ultima buca (par 5) Woods ha giocato alla sua maniera: aveva necessità di un birdie e birdie è stato con secondo colpo a una decima di metri dall´asta e due putt. Alla 19ª (la 7, par 4) le cose si sono messe subito male per Mediate che prima ha centrato un bunker, poi è stato costretto a un droppaggio senza penalità dopo aver centrato una tribuna. Ha posto con il terzo colpo la palla in green, ma troppo lontano dalla bandiera e non ha potuto mettere a segno il lungo putt per pareggiare il par di Woods, che è giunto in green con i canonici due colpi e che ha visto la palla per il birdie fermarsi a dieci centimetri dal bersaglio. Ma la vittoria è stata rimandata solo di un paio di minuti. Il titolo ha fruttato a Woods, peraltro ancora sofferente al ginocchio operato e in difficoltà nell´usare il driver, un assegno di 1. 260. 000 euro. .