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LUNEDI
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Notiziario Marketpress di
Lunedì 16 Febbraio 2009 |
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15 FEBBRAIO: PASSAGGIO ALLA TV DIGITALE IN 10 COMUNI ALTOATESINI |
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Bolzano, 16 febbraio 2009 - Sono 10 i Comuni dell´Alto Adige - in Bassa Atesina, Oltradige e alta val di Non - interessati al primo parziale passaggio alla tv digitale terrestre. Domenica 15 febbraio il passaggio dal sistema analogico a quello digitale riguarderà solo Rai 2 e Rete 4. Attivati dal Ministero, in collaborazione con Provincia e Ras, servizi e informazioni agli utenti. E’ scattata il 15 febbraio in Trentino la prima fase della Tv digitale terrestre, che interessa però anche 10 Comuni confinanti dell’Alto Adige serviti dai ripetitori in territorio trentino. Per il momento cambieranno tecnologia di trasmissione solamente due canali, Rai 2 e Rete 4. Il passaggio al digitale di domenica 15 coinvolge quindi, con modalità diverse: Aldino, Senale San Felice, Anterivo, Cortina, Egna, Montagna, Magrè, Termeno, Cortaccia e Proves. Il passaggio definitivo dall’analogico al digitale delle emittenti nazionali e locali in tutto l´Alto Adige è previsto invece nell´ottobre 2009. Nel dettaglio, i Comuni interessati allo switch over di Raidue e Retequattro sono Aldino e Senale San Felice, mentre della sola Retequattro Anterivo, Cortaccia, Cortina, Egna, Magré, Montagna, Termeno. Infine nel comune di Proves il passaggio al digitale terrestre riguarda solo Raidue. È pronto anche un programma di interventi a favore degli utenti. Il Ministero per lo sviluppo economico ha esteso il contributo di 50 € per l’acquisto del decoder ai cittadini con almeno 75 anni di età, cui è stata inviata apposita comunicazione in italiano e tedesco – in collaborazione con la Provincia – e ha accreditato i rivenditori locali. Le emittenti (Rai e Mediaset) dal 10 gennaio mandano in onda un messaggio scorrevole che viene visualizzato solo nei 10 Comuni coinvolti dal passaggio al digitale del 15 febbraio. Per vedere le trasmissioni in digitale non serve intervenire sull’antenna, basta avere un televisore di ultima generazione o dotarsi del necessario decoder. Grazie al digitale la televisione diventa davvero interattiva: migliore qualità di immagine e suono, molti più canali e programmi visibili gratuitamente e, sempre in collaborazione con Provincia e Ras, la disponibilità di alcuni innovativi servizi di pubblica utilità riguardanti ad esempio il lavoro, il meteo, il traffico e il tempo libero. . |
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TRENTO: DT, CONSIGLIATA UNA NUOVA SINTONIZZAZIONE DEI CANALI GLI UTENTI POTRANNO COSÌ RICEVERE IL NUOVO BOUQUET DELLE OFFERTE IN DIGITALE
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Trento, 16 febbraio 2008 – La transizione dal sistema televisivo analogico a quello digitale, previsto nella notte tra il 15 e 16 febbraio su Trento e Rovereto, sarà l’occasione per gli utenti trentini di accertare la reale offerta dei nuovi canali trasmessi sulla piattaforma digitale. Gli esperti consigliano, infatti, a tutti gli utenti di risintonizzare il proprio decoder o la propria televisione integrata nella giornata del 16 febbraio. Tutti i possessori di decoder digitali e televisioni integrate dovranno, nella giornata del 16 febbraio 2009, risintonizzare i propri apparecchi. E’ questo il consiglio che arriva dagli esperti che in questi giorni sono al lavoro in Trentino per garantire la migliore transizione dal sistema televisivo analogico a quello digitale. Nella notte tra il 15 e 16 febbraio 2009, le zone di Trento e Rovereto, oltre a decine di altri Comuni coperti dai ripetitori della Paganella e del monte Finonchio, saranno interessati dal primo swicht over in Trentino. Dal 16 febbraio Rai2 e Rete4 non saranno più visibili sulle frequenze analogiche (le stesse della televisione attuale) ma solamente in digitale. In Trentino però il passaggio dal sistema analogico a quello digitale non riguarderà solo i due canali nazionali. Al contrario, nelle zone della transizione sarà possibile vedere fin da subito tutti le principali reti televisive nazionali e le televisioni locali (a seconda della copertura garantita dalle singole emittenti). L’acquisto del decoder non è vincolato alla visione di due soli canali, ma offrirà alle persone la possibilità di vedere fin da subito un palinsesto televisivo uguale o superiore a quello attuale. “Nelle ultime settimane – spiegano gli esperti – tutti i network televisivi nazionali e locali hanno lavorato sui propri impianti per garantire la transizione. E’ possibile che alcuni utenti non sappiano dell’esistenza di alcuni canali digitali, semplicemente perché questi non erano in onda al momento dell’acquisto del decoder o della televisione integrata”. La risintonizzazione del decoder o dei canali della televisione integrata è un’operazione relativamente facile, a cui si può accedere seguendo le istruzioni d’uso dell’apparecchio domestico. Si ricorda inoltre l’esistenza dei numeri verdi: per tutti gli utenti è attivo il numero verde 800. 022. 000, garantito dal ministero dello Sviluppo Economico, dal lunedì al sabato, escluso i giorni festivi, dalle ore 8:00 alle ore 20:00. Inoltre la Provincia autonoma di Trento ha attivato un secondo numero verde dedicato agli ultra 75 anni. Il servizio riguarda l’assistenza domiciliare per il collegamento del decoder al televisore: telefonando al numero verde 800. 961. 924 sarà possibile prenotare la visita domiciliare. Ulteriori informazioni sulla televisione digitale in Trentino sono disponibili all’indirizzo internet: www. Digitaleterrestre. Provincia. Tn. It/. . |
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GRUPPO 24 ORE: ANDREA CHIAPPONI NUOVO DIRETTORE GENERALE DELLA CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÀ SYSTEM |
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Milano, 16 febbraio 2009 - Andrea Chiapponi, 35 anni, ravennate, è il nuovo Direttore Generale di System la concessionaria di pubblicità del Gruppo 24 Ore. Chiapponi, laurea in Ingegneria al Politecnico di Milano e Master in Business Administration a Insead, negli ultimi due anni ha ricoperto la carica di General manager della Concessionaria e in precedenza ha lavorato presso la società di consulenza Mckinsey & Company. . |
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MATERA, IL WOMEN´S FICTION FESTIVAL PREMIATO DAL MIBAC |
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Maera, 16 febbraio 2009 - L´associazione culturale Women´s Fiction Festivaldi Matera, promotrice dell´omonimo evento letterario dedicato alla narrativa femminile, unico in Europa per la formula adottata e ospitato da sei anni nella città dei Sassi, ha ricevuto un premio in denaro dal Ministero per i beni e le attività culturali pari a € 8,574. 00 . In particolare, il Centro per il libro e la lettura, ha riconosciuto la rassegna letteraria materana come "migliore iniziativa tematica di promozione della lettura caratterizzata dall´originalità per il progetto Festival Internazionale di narrativa femminile. " "Esprimo vivissime congratulazioni - dichiara il Direttore Generale Maurizio Fallace attraverso un telegramma giunto presso la sede dell´associazione -, a nome della commissione e mio personale. " "E´ un onore - afferma Elizabeth Jennings, presidente del Wff - ricevere un premio dal Mibac. Gli sforzi che facciamo per far crescere la manifestazione vengono riconosciuti da un ente autorevole che ci sostiene economicamente ma soprattutto moralmente. Un riconoscimento come questo ci consente di continuare a programmare la nostra presenza nelle fiere internazionali dove raccogliamo il consenso degli editori e degli scrittori che sempre pi? numerosi scelgono Matera e il Women´s Fiction Festival. " I motivi per partecipare kermesse materana sono molteplici: formazione professionale, offerta di nuove opportunità nel mercato dell´editoria internazionale, ragioni culturali e turistiche che spingono la maggior parte delle case editrici, delle scrittrici e degli agenti letterari a tornare a Matera per i consueti cinque giorni dedicati alla scrittura, alla lettura e alla creatività. "Infatti - conclude Jennings - sono sempre di più le autrici che riescono a chiudere contratti al Congresso internazionale per scrittori del Wff. Case editrici importanti come Mondadori e Tea e agenzie letterarie d´oltreoceano hanno già stipulato accordi con alcune delle scrittrici presenti alla scorsa edizione del Wff. Dobbiamo solo sperare che gli enti locali si rendano maggiormente consapevoli delle potenzialità di una manifestazione unica come il Wff per la crescita culturale ed economica del territorio . |
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STRATFORD CALDECOTT IL FUOCO SEGRETO LA RICERCA SPIRITUALE DI J.R.R. TOLKIEN |
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Torino, 16 febbraio 2009 - A partire dalla seconda guerra mondiale, o comunque certamente dagli anni ’60, la moda diffusa fra la nostra intellighenzia è stata quella di esibire (o addirittura esagerare) l’aspetto umano, a volte fin troppo, dei grandi e dei famosi: aristocratici, politici, artisti, esploratori e scienziati. Tuttavia il desiderio del vero eroismo non muore mai. Il Signore degli Anelli è un’imponente eroica saga e appartiene a un’antica tradizione di romanzi di magia e leggende. Nella sua recensione, Clive Staple Lewis rese questo tributo all’opera: Il libro è come un fulmine a ciel sereno, così nettamente diverso, così imprevedibile nella nostra epoca, come lo furono i Canti dell’innocenza [e dell’esperienza, di William Blake, N. D. T. ] nella loro. Dire che in esso il romanzo eroico, eloquente e spudorato, ha improvvisamente fatto ritorno in un tempo quasi patologico nel suo antiromanticismo, è inadeguato. […] Non segna un ritorno, ma un avanzamento o una rivoluzione: la conquista di un nuovo territorio. Niente di simile era mai stato creato prima. 1 Il Signore degli Anelli rappresentava un progresso perché non era meramente eroico né romantico. Benché permeato da un certo alone di nostalgia, era un’opera assolutamente moderna. Tom Shippey la paragona alle creazioni di William Golding, George Orwell e Terence Hanbury White, tutti autori che si rivolsero alla scrittura per affrontare e combattere il male che si era palesato nelle grandi guerre del Xx secolo. Le loro opere erano «moderne» perché profondamente segnate da questa esperienza. Milioni di esseri umani morirono sui campi di battaglia della Francia, in Russia, nei campi di sterminio della Germania, nel bombardamento di Dresda, nelle esplosioni nucleari di Hiroshima e Nagasaki. All’epoca della morte di Tolkien, nel 1973, l’animo degli inglesi era invaso da un miasma morale, perché le delusioni e i compromessi del secolo avevano iniziato a presentare il conto. Ciò che il libro celebra – e piange – sono un mondo e una tradizione che sembrano dissolversi in una grande guerra, o in una serie di guerre. Queste guerre vengono sì combattute per una buona causa, contro un nemico che non si può lasciar vincere. Eppure, il vero pericolo non è che il mondo libero possa essere sconfitto, ma che tutti noi possiamo risultare corrotti, abbruttiti e avviliti dal conflitto stesso, in particolare dai mezzi impiegati per assicurarsi la vittoria. Tolkien negò sempre che Mordor fosse una rappresentazione intenzionale della Germania nazista o della Russia sovietica, ma era anche piuttosto consapevole della sua «applicabilità» ai campi di concentramento e ai gulag, al fascismo e al comunismo – così come ad altre manifestazioni, più sottili e frammentarie, dello stesso spirito. […] L’importanza di Tolkien come scrittore che nel dopoguerra utilizzò il genere fantasy per esplorare temi morali e spirituali profondi, non venne affatto riconosciuta quando Il Signore degli Anelli fu pubblicato per la prima volta negli anni ’50. Nel 1936, il sottotitolo del suo saggio accademico sul Beowulf: i mostri e i critici, seppur in tono semiserio implicava già l’idea che i critici letterari dell’antico poema inglese, che lui tanto amava, fossero degli avversari dell’eroe, forse addirittura simili a dei mostri. Dunque, al momento della pubblicazione del Signore degli Anelli, Tolkien sapeva molto bene cosa aspettarsi. Infatti venne deriso da un certo numero di critici da entrambe le parti dell’Atlantico, fra i quali possiamo ricordare Edmund Wilson, il quale, com’è noto, definì l’opera «spazzatura giovanile». La ragione che veniva spesso addotta per disprezzare l’opera era che il «bene» e il «male» erano così chiaramente delineati da rendere la trama semplicistica e infantile. Tuttavia, come abbiamo visto, Tolkien era ben consapevole della complessità e della confusione della vita reale – eppure riuscì a mantenere realistico il suo libro, più vero per la vita interiore della maggior parte dei presunti romanzi «adulti» che i critici avevano in mente (si veda L 71). Tolkien ha attinto a una tradizione di narratori molto più antica rispetto al romanzo moderno, con i suoi presupposti tipicamente materialisti. Ha recuperato l’arte del pensiero mitologico, mitopoietico, antico quanto l’umanità stessa e profondamente intrecciato al nostro senso religioso. Il libro si rivolge a delle costanti universali della natura umana, costanti che si riflettono nella mitologia tradizionale e nel folclore di tutto il mondo. Il pensiero mitologico non costituisce «una fuga» dalla realtà, quanto piuttosto «un’intensificazione» di essa, come in un’occasione disse giustamente un altro scrittore di fantasy (Alan Gardner). È questo ciò che in parte spiega la vasta capacità d’attrazione del racconto – e allo stesso tempo il disprezzo di coloro la cui visione del mondo e mentalità risultano anticipatamente precluse a simili usi dell’immaginazione. Il Signore degli Anelli, quindi, può essere letto come una storia entusiasmante che fa rivivere in modo spettacolare un genere letterario quasi estinto. Ma si può goderne anche in altri modi: come fosse un’ampia meditazione su ciò che significa essere inglesi, o come una risposta dell’immaginazione all’esperienza della guerra moderna, oppure ancora come un’evocazione commovente del rapporto intimo fra amore ed eroismo. […] può essere letto anche come un’esplorazione alle radici del linguaggio e della coscienza umani. Più stranamente ancora, forse, può essere visto come la sperimentazione deliberata di una sorta di viaggio temporale che utilizza sogni e «fantasmi linguistici» per superare i limiti della memoria e dell’esperienza. Quando fu pubblicato il primo volume del Signore degli Anelli, Tolkien scrisse trepidante: «Ho esposto il mio cuore perché gli sparassero». I temi dell’opera sono la chiave d’accesso alle sue più profonde preoccupazioni, comprese la morte e l’immortalità, la nostalgia del paradiso, la creazione e la creatività, la realtà della virtù e del peccato, della corretta gestione della natura, dei rischi morali che il possesso del potere tecnologico comporta. Lottando contro queste preoccupazioni creò un corpus di opere intriso di una saggezza profonda – una saggezza di cui la nostra civiltà ha disperatamente bisogno – tratta in grandissima misura dalla fede cattolica in cui era stato cresciuto. Certo, non scrisse della teologia dogmatica, neppure nelle lettere o nei commenti in cui giunse molto vicino a spiegare la propria poetica. Tuttavia, dal momento che credeva nella verità di certi dogmi, egli le utilizzò come torce o lampade di cristallo, che diffondono la luce nei luoghi bui. La sua opera aveva a che fare proprio con questa luce e con le cose che essa poteva svelare, non con la foggia delle lampade: Tolkien era abbastanza umile da lasciare questo aspetto ai professionisti. La sua non era una spiritualità pretenziosa, ma piuttosto «quotidiana», come la spiritualità che troviamo in molti degli autori cattolici più popolari, come Jean-pierre de Caussade o Teresa di Lisieux. Gli Hobbit esemplificano questa umiltà e quotidianità che sta al cuore dei suoi scritti. Quindi, benché non si presuma mai che il lettore sia un devoto cristiano, la struttura cosmologica del mondo immaginato da Tolkien, insieme alle creature e agli avvenimenti con cui lo popola e riempie, e alle leggi morali che governano questo cosmo immaginario – tutte queste cose tendono a conformarsi con le sue credenze in merito alla realtà, e in effetti costituiscono delle «indicazioni» per una visione del mondo cristiana. Amore, coraggio, giustizia, misericordia, gentilezza, integrità e le altre virtù vengono personificate nel racconto attraverso personaggi come Aragorn e Frodo. È una testimonianza del potere e del realismo della tradizione cristiana il fatto che l’esposizione a questi modelli di vita morale possa avere un effetto purificatore sul lettore ricettivo, pur senza farlo sentire confinato od oppresso all’interno di un sistema ideologico. Molti fanno continuo ritorno a Il Signore degli Anelli per rinfrancarsi l’anima – forse addirittura per quel tipo di sollievo rigeneratore che il suo autore deve aver provato scrivendolo. Edizioni Lindau «I Pellicani» pag. 200 euro 19 . |
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LA PRIMA FESTA DELLE BIBLIOTECHE E DEI MUSEI DEL LAZIO |
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Roma, 16 febbraio 2009 - Un’occasione per i cittadini di conoscere i musei e le biblioteche del Lazio, le eccellenze e le buone pratiche di una rete diffusa su tutto il territorio laziale. Una opportunità, al tempo stesso, per gli operatori di confrontarsi e di condividere esperienze e innovazioni. È la prima festa delle biblioteche e dei musei, promossa dall’assessorato alla Cultura, Spettacolo e Sport della Regione Lazio, che si svolgerà dal 18 al 21 marzo 2009 nella struttura della ex-Gil di Largo Ascianghi 5 a Roma. Quattro giorni in cui si succederanno incontri, seminari e workshop ad eventi e iniziative di animazione dedicati ai diversi pubblici, dai bambini ali anziani. È un momento importante dell’azione di governance regionale che vuole riconoscere e valorizzare il lavoro spesso poco conosciuto ma straordinario degli operatori museali e bibliotecari. Al tempo stesso la festa rappresenta un momento chiave per la programmazione regionale. Infatti, in queste giornate verrà avviata la discussione per presentare e discutere con gli operatori e gli enti locali del Nuovo Piano settoriale sui servizi culturali della Regione. La festa vivrà, poi, sui territori in cui – nello stesso periodo- sono previste attività di animazione e valorizzazione collegate all’evento regionale. . |
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AL TEATRO CARCANO DI MILANO I 39 SCALINI IL SUCCESSO COMICO DELL’ANNO! |
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Milano, 16 febbraio 2009 - Tratto dall’avvincente giallo scritto nel 1915 da John Buchan, 1 39 Scalini è impresso nella memoria collettiva grazie al memorabile film di Alfred Hitchcock del 1935. Niente è stato tagliato nelle trasposizione teatrale, a opera di Patrick Barlow, di uno dei più celebri thriller britannici: è una storia di spionaggio, piena di avventure, inseguimenti spettacolari e colpi di scena. La produzione originale inglese, diretta da Maria Aitken, ha debuttato in provincia nell’agosto 2006, per trasferirsi un mese dopo a Londra, nel West End, al Criterion Theatre, dove è tuttora in scena; è stata inoltre presentata al Festival di Edimburgo e a Broadway. Nel 2007 ha ricevuto l’ambito Lawrence Oliver Award per la migliore commedia. La versione italiana, con la traduzione e l’adattamento di Antonia Brancati, ha debuttato nel gennaio 2008 a Viterbo, acclamata come il più grande successo comico dellu stagione. In palcoscenico un quartetto di attori che interpretano un minimo di 30 ruoli in 100 minuti di divertimento a un ritmo indiavolato, in un susseguirsi di azioni e travestimenti: gli ‘eroici” Nini Salerno, Roberto Ciufoli, Barbara Terrinoni e Manuel Casella, chiamati a sostenere il tour de force di questo esilarante, impegnativo allestimento. La trama. A Londra, durante uno spettacolo teatrale in cui si esibisce Mister Memoria, un giovane canadese, Richard Hannay. Incontra una donna che dice di chiamarsi Annabel Smith — nome chiaramente falso — che gli chiede di ospitarla a casa sua. La donna è seguita, ma, con un espediente, riesce ad uscire dal teatro confondendosi nella calca. Annabel confessa a Richard di essere una spia, ma la notte stessa viene assassinata con una coltellata alla schiena da alcuni individui penetrati in casa. Prima di morire, fa in tempo a mostrare a Richard una cartina della Scozia e a nominare I 39 scalini, una congrega di pericolose e spietate spie, con a capo il malvagio professor Jordan. Richard, temendo per la propria vita, decide di raggiungere la Scozia, ma la polizia inglese, scoperto il cadavere di Annabel, gli dà la caccia. Inizia una lunga fuga costellata da molteplici disavventure, in compagnia di Pamela, un’avvenente bionda precedentemente incontrata. Tutte le tematiche del thriller, spesso utilizzate da Hitchcock nella sua lunghissima carriera, sono presenti in questo lavoro: lo spionaggio, l’innocente accusato di un delitto che non ha commesso, la fuga, il protagonista che viene scagionato, il prevedibile lieto fine. Www. Teatrocarcano. Com . |
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AL TEATRO FRANCO PARENTI GABRIELLA FRANCHINI IN LA BRUTTINA STAGIONATA |
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Milano, 16 febbraio 2009 - Continua al Teatro Franco Parenti, dopo il successo di Delirio a due, la stagione di A teatro alle 18. 30 con uno spettacolo cult affidato alla regia di una “specialista” in ritratti femminili quale è Franca Valeri, La bruttina stagionata è il romanzo più fortunato di Carmen Covito, il cui titolo è ormai entrato a far parte del linguaggio quotidiano, un romanzo che ha fatto vincere a migliaia di donne e uomini la paura di non essere all’altezza della vita. La possibilità di modificare la realtà partendo dai propri difetti è una formula che sovverte la storia femminile e, in particolare, quella di Marilina, la protagonista. Il cumulo di cellulite e di grovigli interiori si scioglie di fronte alla consapevolezza delle proprie potenzialità femminili e Marilina, con spregiudicato candore, rovescia un’esperienza di solitudine per scarsa avvenenza in un trionfo erotico, in cui la seduzione non c’entra più con la bellezza. Il succedersi degli avvenimenti induce alla riflessione, mentre a questo atteggiamento psicologico dà corpo sulla scena Gabriella Franchini, un’attrice abituata per metodo e per necessità all’autoironia. La regia è affidata a Franca Valeri, maestra incontrastata dell’intelligenza umoristica e osservatrice inquietante della multiforme realtà femminile. Il suo inedito punto di vista continua a svelarci meccanismi di potere da subire o da usare. Www. Teatrofrancoparenti. Com . |
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SUL GRANDE SCHERMO, CANDIDATO A 13 OSCAR, IL CURIOSO CASO DI BENJAMIN BUTTON |
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Milano, 16 febbraio 2009 - Il curioso caso di Benjamin Button (The Curious Case of Benjamin Button) è un film del 2008, sceneggiato da Eric Roth e Robin Swicord adattando un racconto breve del 1922 di Francis Scott Fitzgerald, che, a sua volta, si era ispirato ad una citazione di Mark Twain. Un uomo nasce ottantenne e la sua età scorre al contrario. Da New Orleans alla fine della Prima Guerra mondiale nel 1918 fino al Xxi secolo , in un percorso insolito come può essere la vita di ognuno. Chiarisce il regista, David Fincher, che il film è lo straordinario racconto di un uomo non così comune e delle persone e dei luoghi che scopre lungo il percorso, gli amori che trova e che perde, le gioie della vita e la tristezza della morte e quello che resta oltre il tempo. Benjamin Button nasce il giorno della fine della prima guerra mondiale, è un bimbo in fasce ma ha la salute di un novantenne: artrite, cataratta, sordità. Dovrebbe morire il giorno dopo e invece più passa il tempo più ringiovanisce. Durante la sua crescita/ringiovanimento l´uomo si innamorerà della bella trentenne Daisy, ma il loro amore è destinato a prendere strade opposte: mentre lei diventerà sempre più vecchia, lui diventerà sempre più giovane. La sua è una vita al contrario che attraversa il Novecento americano sempre alla ricerca del primo e unico amore, una donna molto più emancipata, libera e in linea con il suo tempo di lui. L´unico momento in cui si potranno trovare sarà all´incrociarsi delle loro età: Mi amerai ancora quando sarò vecchia?, chiede lei. E tu mi amerai ancora quando avrò l´acne? risponde lui. Fincher narra la storia con un espediente classico, parte dalla modernità, attraverso le memorie di un diario letto alla protagonista ormai anziana e in punto di morte. Per rappresentare il personaggio di Benjamin Button bambino, ma con l´aspetto da vecchio, il regista si è ispirato ai veri bambini affetti dalla rarissima Sindrome di Hutchinson-gilford (o Progeria). Brad Pitt e Cate Blanchett interpretano rispettivamente Benjamin Button e Daisy. Brad Pitt ha accettato il personaggio solo dopo che gli è stato garantito che avrebbe potuto interpretarlo nel corso della sua intera vita: l´invecchiamento e il ringiovanimento digitali sono stati entrambi ottenuti sperimentando una tecnica innovativa di motion capture. Cate Blanchett, invecchiata e ringiovanita anch´essa per esigenze di copione, supplisce alla frequente mancanza di digitale con la solita prestazione fuori da ogni ordinarietà. Il film è stato girato in tante località, fra cui New Orleans, appena uscita dalla devastazione portata dall’uragano Katrina, Ci eravamo impegnati a girare a New Orleans, ovviamente prima dell’uragano, e non eravamo sicuri se avremmo potuto lavorare ancora li dopo il disastro. Comunque la città ci ha chiamato solo due giorni dopo l’uragano c ha incoraggiato ad andare avanti con il nostro piano di lavoro. Il curioso caso di Benjamin Button è stato candidato a 13 Oscar. . |
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AOSTA, RAPPRESENTAZIONE TEATRALE PER STUDENTI: NAUFRAGHI NELLA TEMPESTA DELLA PACE |
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Aosta, 16 febbraio 2009 - La Presidenza del Consiglio Valle ricorda che, nell’ambito degli eventi organizzati per celebrare le Giornate della memoria e del ricordo, in collaborazione con la Presidenza della Regione e l’Assessorato dell’istruzione e cultura, sarà proposta agli studenti delle istituzioni scolastiche superiori la rappresentazione teatrale Naufraghi nella tempesta della pace. L’iniziativa promossa dall’Istituto storico della Resistenza della società contemporanea in Valle d’Aosta tratta il tema della tragedia delle Foibe e dell’esodo di migliaia di italiani residenti sul confine nord-orientale. Sono previste due repliche: la prima lunedì 16 febbraio prossimo, alle ore 10, ad Aosta, al cinema teatro Giacosa; la seconda martedì 17 febbraio, presso l’auditorium di Pont-saint-martin. Lo spettacolo è curato dalla compagnia teatrale Coltelleria Einstein di Alessandria, e intende presentare la storia e le memorie dei profughi della Venezia Giulia e dell’Istria. L’azione scenica, attraverso testimonianze e documenti, cerca di cogliere il dolore, le paure, le speranze delle vittime che hanno vissuto quel delicato momento storico, toccando i punti maggiormente salienti di questo dramma, con riferimento particolare al Campo Profughi di Tortona. . |
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DAL 25 FEBBRAIO TORNA CROSSROADS, OLTRE QUARANTA CONCERTI JAZZ IN UNA VENTINA DI CITTÀ DELL´EMILIA-ROMAGNA. |
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Bologna, 16 febbraio 2009 - Crossroads, l’ormai consolidato festival itinerante i cui concerti percorrono tutta l’Emilia-romagna, è pronto per riprendere il suo lungo viaggio sulle strade emiliane del jazz, toccando il traguardo della decima edizione. Durante l’arco di 3 mesi, dal 25 febbraio al 23 maggio, Crossroads farà tappa in una ventina di città lungo la via Emilia e sulla costa, facendole risuonare in circa quaranta serate di concerti, che vedranno impegnati i nomi più affermati della scena internazionale come del panorama italiano. Nell’edizione 2009 di Crossroads troveranno come sempre spazio anche le idee più fresche e i nomi più promettenti delle nuove generazioni della musica improvvisata, un’ampia serie di produzioni originali e numerose occasioni di sconfinamento creativo dal jazz ad altri stili musicali, dal latino-americano alla canzone d’autore. Crossroads 2009 è organizzato come sempre da Jazz Network in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura della Regione Emilia-romagna e numerose altre istituzioni. La manifestazione è stata presentata oggi a Bologna, nella sede della Regione Emilia-romagna, con la partecipazione dell’assessore regionale alla Cultura, Alberto Ronchi, e della presidente di Jazz Network, Sandra Costantini. “Questa manifestazione è per noi particolarmente importante – ha commentato Ronchi -: in primo luogo perché coinvolge tutto il territorio regionale abbinando la tradizione a progetti speciali, quindi si colloca perfettamente all’interno del complessivo ragionamento sui finanziamenti all’espressione contemporanea, che cresceranno con la nuova Legge triennale per lo spettacolo anche nei confronti di Crossroads”. L’assessore ha definito la rassegna come “la spina dorsale di una complessiva programmazione jazzistica che fa dell’Emilia-romagna una regione che non ha nulla da invidiare a nessuno, Umbria compresa, e che anzi per ciò che riguarda il rapporto tra spèesa e qualità ha qualcosa da insegnare a tutti”. La prima tappa della decima edizione di Crossroads sarà il 25 febbraio al Teatro Fabrizio De André di Casalgrande con un quintetto italiano guidato da tre glorie del jazz nazionale: Stefano Di Battista, Fabrizio Bosso e Rita Marcotulli, che proporranno un Tributo a Fabrizio De André. Tra gli ospiti stranieri del festival figurano nomi preziosi, dal quartetto di Mccoy Tyner, che dopo i primi passi mossi con John Coltrane ha proseguito per la sua strada imponendosi come una delle figure più importanti della storia del jazz moderno (Correggio, Teatro Asioli, 17 marzo), a Ron Carter, che invece proviene dalla corte di Miles Davis e che proprio al divino trombettista dedicherà il suo concerto in quartetto (Correggio, 3 aprile). Un altro celebre membro delle band di Miles Davis, per tutto il suo periodo elettrico, è il batterista Al Foster, che si esibirà alla guida del proprio quartetto a Cesenatico (Teatro Comunale, 17 aprile). La parata di nomi storici prosegue con il trio di George Cables, il pianista prediletto da Dexter Gordon, Art Pepper e numerosi altri numi jazzistici (Ferrara, Jazz Club, 25 aprile), e con Tom Harrell, uno dei trombettisti più toccanti e al contempo incisivi degli ultimi decenni, che sarà a Rimini in duo col pianista Dado Moroni (6 maggio). Ma ci sarà tempo anche per una delle collaborazioni più poetiche nel campo della musica jazz ricamata di R&b e pop, il duo Tuck & Patti, che celebrerà il suo 30° anniversario (Ravenna, Teatro Rasi, 2 aprile), nonché per l’astro della tromba Roy Hargrove, che sarà a Imola col suo quintetto (Teatro dell’Osservanza, 7 aprile). Molti saranno anche i nomi italiani di rilievo all’interno di Crossroads 2009: dall’Italian Jazz Quartet del sempre prodigioso e ancora giovanissimo sassofonista Francesco Cafiso, la cui fama ha ormai raggiunto tutti i continenti del jazz (Casalgrande, 5 marzo), al New Quartet di Franco D’andrea, una formazione che affianca l’energia dei suoi giovani membri alle inesauribili risorse creative di un decano del pianismo jazz di casa nostra (Piacenza, Conservatorio Nicolini, 14 marzo). Il quintetto “I Visionari”, una delle formazioni di maggior successo di Stefano Bollani, sarà a Russi (Teatro Comunale, l’8 aprile); il pianista Enrico Pieranunzi e il sassofonista Rosario Giuliani, artisti nel pieno della loro maturità espressiva, affronteranno in duo un tributo a Monk (Russi, il 18 aprile); Fabrizio Bosso tornerà a esibirsi a Crossroads 2009 assieme a Javier Girotto e al loro Latin Mood (Rimini, Teatro degli Atti, 28 aprile). L’itinerario della decima edizione di Crossroads sarà completato da numerosi altri appuntamenti, capaci di offrire un ventaglio di stili musicali. In marzo si potranno ascoltare: il quartetto della cantante statunitense Karrin Allyson (Massa Lombarda, Sala del Carmine, l’8); il quintetto del trombettista Jack Walrath, che renderà omaggio a Charles Mingus, dei cui gruppi Walrath è stato solista e direttore musicale durante gli anni Settanta (Casalgrande, il 12); il quartetto Sangha codiretto dal sassofonista Seamus Blake e dal pianista Kevin Hays (Modena, La Tenda, il 15); l’incrocio tra jazz, musica brasiliana e canzone d’autore del sestetto Jacaré (Massa Lombarda, il 21); il quartetto del batterista Jeff “Tain” Watts (Bologna, Teatro San Martino, il 23); il quartetto della pianista Lynne Arriale, impreziosito dalla presenza di un ospite d’eccellenza come il trombettista Randy Brecker (Imola, il 25); la cantante e chitarrista brasiliana Joyce, che sarà assieme alla sua band a Longiano (Teatro Petrella, il 26); il Bbg Trio, composto da tre iconoclasti come il batterista Han Bennink, il contrabbassista Ernst Glerum e il pianista Michiel Borstlap, che daranno una personale interpretazione delle composizioni di Monk (Modena, Baluardo della Cittadella, il 31). Al “Cassero” Teatro Comunale di Castel San Pietro Terme un intero fine settimana vedrà protagoniste le sonorità più contemporanee: le ricercatezze sonore del duo formato dal chitarrista Paolo Angeli e dal pianista e fisarmonicista Antonello Salis saranno seguite dalla prova del quartetto “Tinissima” di Francesco Bearzatti (il 28); un unico grande ensemble elettro-acustico di nove musicisti, il Collettivo Bassesfere, animerà invece la serata del 29. Una serie di protagonisti del jazz italiano sfilerà in aprile: i Quintorigo, che ormai cavalcano tranquillamente le scene del jazz come quelle della musica leggera d’autore, col loro progetto su Mingus (Cervia, Teatro Comunale, l’1); Rosario Bonaccorso, che sarà a Russi col suo progetto “Travel Notes” (il 23); un quartetto all stars con Danilo Rea, Fabio Zeppetella, Ares Tavolazzi e Aldo Romano, impegnati in un tributo ad Antonio Carlos Jobim (Bomporto, Teatro Comunale, il 30). Due serate in compagnia di cantanti tra le più affermate sulle scene italiane si succederanno al Teatro Comunale di Dozza: l’omaggio al repertorio di Billie Holiday proposto dal quartetto di Ada Montellanico (il 4) e il duo che vedrà Maria Pia De Vito spalleggiata dal pianista Huw Warren (il 5). Le due giornate musicali di Dozza prevedono anche degli appuntamenti pomeridiani all’Enoteca Regionale dell’Emilia-romagna: il 4 con il quartetto di Gaspare De Vito, il 5 con il duo formato da Michele Vietri e Lullo Mosso. Altre voci di consolidata fama si potranno ascoltare nei giorni seguenti: Maria Pia De Vito e David Linx, assieme a Diederik Wissels condivideranno la serata col quartetto di Roberta Gambarini (Correggio, il 9); Carla Marcotulli terrà invece un seminario (il 14 e il 15) e un concerto con Dick Halligan, Sandro Gibellini e il Quartetto Dorico, (il 15) a Ravenna (Teatro Rasi). Due produzioni originali di vasta portata sbarcheranno a Correggio: la Unknown Rebel Band, formazione che raccoglie dieci delle principali promesse dell’attuale panorama jazzistico italiano sotto la direzione del giovane astro nascente Giovanni Guidi (il 22), e il trio del pianista Danilo Rea immerso nel contesto sinfonico fornito dall’Orchestra Regionale dell’Emilia-romagna (il 29). In maggio si potranno ascoltare una produzione originale in omaggio a Don Cherry che vedrà impegnati Fabrizio Bosso, Géraldine Laurent, Henri Texier e Aldo Romano (Santarcangelo, Teatro Supercinema, il 2); l’omaggio alle canzoni di Charles Trenet proposto dalla cantante Barbara Casini in quartetto con Fabrizio Bosso (Fiorano Modenese, Teatro Astoria, il 7); il trio della pianista afro-americana Geri Allen, assieme al quale si esibirà il ballerino di tip-tap Maurice Chestnut (Correggio, il 9). Per la chiusura del festival, la Lydian Sound Orchestra, con ospite il percussionista Don Moye, sarà diretta da Riccardo Brazzale in una produzione originale dedicata ai grandi compositori della musica afro-americana (Imola, il 23). . |
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AOSTA, SPETTACOLO MUSICALE QUESTO CANTO E’ IL NOSTRO CANTO |
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Aosta, 16 febbraio 2009 - L´assessorato istruzione e cultura e la Fondazione Istituto Musicale della Valle d’Aosta propongono, lunedì 16 febbraio 2009, alle ore 20. 30, al Théâtre de la Ville di Aosta, lo spettacolo musicale Questo canto è il nostro canto - Aperçu de musique populaire en Vallée d’Aoste. Organizzato nell’ambito del progetto Les Chants de la terre, il concerto prevede le esibizioni dei giovani autori, compositori e interpreti valdostani che hanno frequentato nell’anno 2008 i corsi organizzati dal Cet - Centro Europeo di Toscolano e dal Centrad - Centre de Formation et de Documentation sur les Cultures, les Langages et les Traditions Musicales di Valgrisenche. I percorsi formativi organizzati dal Cet e da Centrad permettono ai giovani valdostani, che praticano la musica popolare in tutte le sue espressioni, di perfezionarsi e completare la loro formazione in ambiti qualificati e sotto la guida di docenti di alto livello qualitativo. Il Cet è un’Associazione no profit fondata da Mogol nel 1994 che ha per oggetto lo svolgimento di corsi di perfezionamento musicale. Per la sua unicità a livello nazionale è riconosciuta come Centro di Interesse Pubblico dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali e particolare importanza riveste la convenzione stipulata con l’Università di Viterbo, grazie alla quale vengono riconosciuti crediti formativi ai corsisti validi presso le Facoltà universitarie di Lettere. Centrad, invece, è un centro di formazione e documentazione su culture, linguaggi e tradizioni musicali e organizza principalmente corsi di formazione su strumenti e repertori etnici. La performance di gruppo, presentata nello spettacolo Questo canto è il nostro canto, ha l’obiettivo di raccontare con la musica l’esperienza vissuta dagli allievi che hanno frequentato i corsi nel 2008. L’ingresso è libero. Per ulteriori informazioni: tel. 0165/273431 . |
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