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VENERDI
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Notiziario Marketpress di
Venerdì 21 Gennaio 2011 |
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MILANO (GALLERIA GRUPPO CREDITO VALTELLINESE, CORSO MAGENTA N. 59): YVAN SALOMONE - REAR VIEW MIRROR – DAL 26 GENNAIO/16 MARZO 2011
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La Galleria Gruppo Credito Valtellinese, proseguendo l´indagine sul tema del "paesaggio costruito", presenta una personale dedicata al celebre artista francese Yvan Salomone, oggetto anche di un recente omaggio al Beaubourg. Cinquanta acquerelli di grandi dimensioni raccontano i porti di Saint-malo, Le Havre, Rotterdam, Shanghai, Dakar e altre città di mare. Questi vengono visti come luoghi dove finisce la città più che come spazi di apertura verso l´immenso acqueo. Il mare anzi è escluso da queste visioni anche se è presupposto e immaginabile, mai direttamente raccontato o mostrato. Sono luoghi situati "ovunque purché da nessuna parte", che rientrano più nel campo dell´immagine mentale che della descrizione topografica. "Decidendo, undici anni fa, di dipingere ad acquerelli il soggetto del porto che aveva sotto gli occhi quotidianamente, Yvan Salomone raccoglieva - scrive Véronique Vauvrecy - due sfide: l´una, trasformare un luogo ordinario in paesaggio singolare; l´altra, attualizzare una tecnica desueta. Il suo primo quadro, una serie di vagoni su una banchina indefinita, quella di una stazione o di un porto, era emblematico. Esso orientava immediatamente la sua ricerca verso l´idea di transito e, per estensione, quella d´impermanenza. Le zone portuali progressivamente integrate con le zone industriali sono così diventate le basi di questa esplorazione. Ambito e luoghi senza fondamenta, come le navi, in preda agli stessi pericoli e alle stesse turbolenze, questi oggetti sono talora fluttuanti, talora in naufragio, costruiti a partire da una pratica pittorica energica e puntuale, nella quale si affrontano l´acqua e il colore in modo non tradizionale. Yvan Salomone si dedica infatti a dominare la tecnica e mascherare la tavolozza dell´acquerello affinché si carichi di nuovi significati. Il fenomeno della diluizione materializza l´ondeggiamento, il crollo, la dislocazione. Il lavoro di Yvan Salomone - secondo Valerio Dehò - ha caratteristiche che lo collocano fuori degli schemi ricorrenti dell´opposizione tra pittura e arte concettuale, mostrando come le categorie critiche siano spesso insufficienti a leggere l´individualità dei percorsi e delle scelte. Così avviene per la tecnica dell´acquarello: "L´artista la sceglie con il linguaggio e ne conosce anche i limiti e la storia. La rinnova negandola". Ecco i grandi formati, la loro fissità dimensionale. Ma a colpire è innanzitutto la loro genesi. Sono immagini raccolte fotograficamente in lunghi viaggi su lontane rotte, oppure dietro casa. Istantanee che vengono selezionate in studio e poi alcune diventano dei grandi lavori realizzati con la tecnica da lui preferita, l´acquarello appunto. Un lavoro a settimana - sottolinea ancora Dehò - con una regolarità certosina, maniacale: una vera e propria disciplina. Questa è forse una parola chiave, qualcosa che conduce a dichiarare un metodo, ad adottare una procedura di lavoro che è una filosofia dell´arte. Yvan Salomone mette insieme la manualità del fare, ma proprio nel senso della parola greca poiein, qualcosa che è distaccato dalla pura e semplice esecuzione materiale di qualcosa, che possiede regola, che ha qualcosa di monastico che riesce ad accompagnare le giornate, a scandirle di ordine e di libertà. La mostra è accompagnata da un catalogo bilingue edito dalla Fondazione Gruppo Credito Valtellinese, con saggi critici di Valerio Dehò e Thierry Davila. In contemporanea giovedì 20 gennaio presso il Centre Culturel Francais di Milano inaugura la prima mostra personale in Italia di Aurélien Froment, dal titolo Forme della natura, forme della conoscenza, forme della bellezza, a cura di Andrea Viliani, direttore della Fondazione Galleria Civica - Centro di Ricerca sulla Contemporaneità di Trento. L´esposizione, in corso fino al 16 marzo 2011, costituisce il quarto appuntamento del progetto Una certa idea della Francia, ideato e promosso dal direttore del Centre Olivier Descotes, che nell´arco di due anni coinvolge artisti francesi invitati da sei curatori italiani. Aurélien Froment utilizza abitualmente molteplici media, dall´installazione alla fotografia, dalla scultura al video, per mettere in scena un universo che interroga il potere semantico delle immagini e il modo in cui esse si formano nel corso del tempo e nello spazio. Costruite attorno al principio della narrazione, le opere di Froment, che traggono la loro ispirazione dalla storia culturale e dalla memoria collettiva, dialogano tra di loro ponendo il visitatore in uno spazio-tempo aperto nel quale elementi di fiction e documentari si fondono. Per ulteriori informazioni www.Culturemilan.com Inaugurazione martedì 25 gennaio ore 18.30 Info: +39 0243.353.522 - http://www.civita.it/ - galleriearte@creval.It - http://www.creval.it/ |
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VALLE MOSSO (SALONE POLIVALENTE DELLA CASA DI RIPOSO “EMILIO REDA): MOSTRA DI PITTURA - FINO AL 30 GENNAIO 2011 |
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Fino al 30 gennaio 2011 – Valle Mosso, salone polivalente della Casa di Riposo “Emilio Reda“ – Mostra di pittura Personale di Rosa Ruisi dal titolo “Tra Cielo e Terra”. Inaugurazione lunedì 20 dicembre alle ore 18. Orari mostra: dal lunedì alla domenica dalle ore 10 alle 18. Info Tel. 015 703345 |
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MILANO (GALLERIA GRUPPO CREDITO VALTELLINESE CORSO MAGENTA N. 59): YVAN SALOMONE REAR VIEW MIRROR - 26 GENNAIO / 16 MARZO 2011 |
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La Galleria Gruppo Credito Valtellinese, proseguendo l´indagine sul tema del "paesaggio costruito", presenta una personale dedicata al celebre artista francese Yvan Salomone, oggetto anche di un recente omaggio al Beaubourg. Cinquanta acquerelli di grandi dimensioni raccontano i porti di Saint-malo, Le Havre, Rotterdam, Shanghai, Dakar e altre città di mare. Questi vengono visti come luoghi dove finisce la città più che come spazi di apertura verso l´immenso acqueo. Il mare anzi è escluso da queste visioni anche se è presupposto e immaginabile, mai direttamente raccontato o mostrato. Sono luoghi situati "ovunque purché da nessuna parte", che rientrano più nel campo dell´immagine mentale che della descrizione topografica. "Decidendo, undici anni fa, di dipingere ad acquerelli il soggetto del porto che aveva sotto gli occhi quotidianamente, Yvan Salomone raccoglieva - scrive Véronique Vauvrecy - due sfide: l´una, trasformare un luogo ordinario in paesaggio singolare; l´altra, attualizzare una tecnica desueta. Il suo primo quadro, una serie di vagoni su una banchina indefinita, quella di una stazione o di un porto, era emblematico. Esso orientava immediatamente la sua ricerca verso l´idea di transito e, per estensione, quella d´impermanenza. Le zone portuali progressivamente integrate con le zone industriali sono così diventate le basi di questa esplorazione. Ambito e luoghi senza fondamenta, come le navi, in preda agli stessi pericoli e alle stesse turbolenze, questi oggetti sono talora fluttuanti, talora in naufragio, costruiti a partire da una pratica pittorica energica e puntuale, nella quale si affrontano l´acqua e il colore in modo non tradizionale. Yvan Salomone si dedica infatti a dominare la tecnica e mascherare la tavolozza dell´acquerello affinché si carichi di nuovi significati. Il fenomeno della diluizione materializza l´ondeggiamento, il crollo, la dislocazione. Il lavoro di Yvan Salomone - secondo Valerio Dehò - ha caratteristiche che lo collocano fuori degli schemi ricorrenti dell´opposizione tra pittura e arte concettuale, mostrando come le categorie critiche siano spesso insufficienti a leggere l´individualità dei percorsi e delle scelte. Così avviene per la tecnica dell´acquarello: "L´artista la sceglie con il linguaggio e ne conosce anche i limiti e la storia. La rinnova negandola". Ecco i grandi formati, la loro fissità dimensionale. Ma a colpire è innanzitutto la loro genesi. Sono immagini raccolte fotograficamente in lunghi viaggi su lontane rotte, oppure dietro casa. Istantanee che vengono selezionate in studio e poi alcune diventano dei grandi lavori realizzati con la tecnica da lui preferita, l´acquarello appunto. Un lavoro a settimana - sottolinea ancora Dehò - con una regolarità certosina, maniacale: una vera e propria disciplina. Questa è forse una parola chiave, qualcosa che conduce a dichiarare un metodo, ad adottare una procedura di lavoro che è una filosofia dell´arte. Yvan Salomone mette insieme la manualità del fare, ma proprio nel senso della parola greca poiein, qualcosa che è distaccato dalla pura e semplice esecuzione materiale di qualcosa, che possiede regola, che ha qualcosa di monastico che riesce ad accompagnare le giornate, a scandirle di ordine e di libertà. La mostra è accompagnata da un catalogo bilingue edito dalla Fondazione Gruppo Credito Valtellinese, con saggi critici di Valerio Dehò e Thierry Davila. In contemporanea giovedì 20 gennaio presso il Centre Culturel Francais di Milano inaugura la prima mostra personale in Italia di Aurélien Froment, dal titolo Forme della natura, forme della conoscenza, forme della bellezza, a cura di Andrea Viliani, direttore della Fondazione Galleria Civica - Centro di Ricerca sulla Contemporaneità di Trento. L´esposizione, in corso fino al 16 marzo 2011, costituisce il quarto appuntamento del progetto Una certa idea della Francia, ideato e promosso dal direttore del Centre Olivier Descotes, che nell´arco di due anni coinvolge artisti francesi invitati da sei curatori italiani. Aurélien Froment utilizza abitualmente molteplici media, dall´installazione alla fotografia, dalla scultura al video, per mettere in scena un universo che interroga il potere semantico delle immagini e il modo in cui esse si formano nel corso del tempo e nello spazio. Costruite attorno al principio della narrazione, le opere di Froment, che traggono la loro ispirazione dalla storia culturale e dalla memoria collettiva, dialogano tra di loro ponendo il visitatore in uno spazio-tempo aperto nel quale elementi di fiction e documentari si fondono. Per ulteriori informazioni: www.Culturemilan.com – tel +39 0243.353.522 - www.Civita.it - Galleria Gruppo Credito Valtellinese - tel. +39 0248.008.015 – galleriearte@creval.It - www.Creval.it |
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PIACENZA (SPAZIO ROSSO TIZIANO - VIA TAVERNA 41): DANIELE FORTUNA "FORTUNATAMENTE" – FINO AL 27 GENNAIO 2011
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Daniele Fortuna conquista con il suo mondo fantastico la galleria d’arte Rosso Tiziano di Piacenza (inaugurazione sabato 15 gennaio dalle ore 17.00). Non una semplice mostra, ma un’occasione per provare sensazioni… La magia di luoghi senza tempo, l’incontro con personaggi bizzarri e inattesi, frammenti di situazioni reali ed elementi surreali che si mescolano in uno spazio in cui l’impossibile diventa possibile. 25 opere che compongono un percorso visivo e visionario assolutamente coinvolgente che invita il pubblico a non essere spettatore passivo, ma “attore” capace di attivare una personalissima comunicazione con le opere, che prendono forma attraverso un minuzioso lavoro di assemblaggio di tasselli di legno sagomati e smaltati con colori vivaci e caleidoscopici. Fortunatamente, titolo della mostra, contiene anche un’omonimia col nome dell’artista che non è casuale ma vuole sottolineare l’aspetto ludico che contraddistingue l’atteggiamento di Daniele Fortuna nella sua vita e nella sua arte, sempre giocosa, frizzante e vivace, ma mai scontata o frivola. E poi la fortuna di chi sa rischiare mettendosi in gioco e quella, nell’accezione più comune, intesa come buona sorte, che tutti noi continuamente scongiuriamo e che spesso identifichiamo con icone di successo e simboli del potere sbeffeggiati o idolatrati dall’artista a seconda delle circostanze. L’allestimento, condizionato dallo spazio espositivo, è stato scelto in modo che le opere riescano a comunicare nel miglior modo possibile, alle volte sfruttando un tipo di presentazione inusuale, ma probabilmente più efficace. Sbirciare, curiosare, lasciarsi affascinare da questi mondi fantastici, è questo il consiglio per approcciarsi a questo artista e ai suoi lavori. L’intenzione è trasmettere! Messaggi di denuncia, sensazioni, paure, speranze o più semplicemente gioia di vivere; c’è tutto questo e molto altro in questo magico incontro, dove assurdi personaggi accolgono il pubblico e lo conducono come in un sogno a scoprire cosa si nasconde dietro ad una banalissima parete, dentro ad una scatola spigolosa, in fondo alla nostra incontrollabile fantasia. Informazioni Ingresso libero, orari apertura mostra: da lunedì a sabato dalle ore 15.30 alle ore 19.30 Daniele Fortuna (www.Danielefortuna.com) è nato a Milano nel 1981. Fin dall’infanzia entra in contatto con il mondo dell’arte grazie ai genitori, appassionati collezionisti d’arte. Dopo il diploma all’Istituto Europeo di Moda e Desing si trasferisce in Irlanda dove approfondisce lo studio dei materiali e scopre la sua passione per il legno. Tra le numerose esposizioni: Fiera Internazionale di Pechino 2010, Art Shopping di Parigi 2009 e 2010, e le personali di Praga 2010 e Latina 2009. Info: Mongini Comunicazione Federico Cervieri Via Carroccio, 12 _ 20123 Milano Tel +39 02.8375427 _ Mob +39 338.3315576 |
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BOLOGNA (MUSEI DI ZOOLOGIA E DI ANATOMIA COMPARATA DELL´UNIVERSITÀ DI BOLOGNA): FISIOLOGIA DEL PAESAGGIO - JUAN CARLOS CECI - FULVIO DI PIAZZA A CURA DI DANIELE CAPRA - 22 GENNAIO / 27 MARZO 2011 |
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I Musei di Zoologia ed Anatomia Comparata dell´Università di Bologna si aprono ad una mostra di arte contemporanea che indaga le relazioni viscerali esistenti tra la pittura ed il mondo animale. A partire dagli innumerevoli reperti qui conservati, che spaziano dagli uccelli impagliati ad impalcature scheletriche di grande dimensione, le opere di Juan Carlos Ceci (Saragozza, 1967) e Fulvio Di Piazza (Siracusa, 1969) si confrontano infatti con uno degli aspetti più interessanti della pittura: la sua organicità, il suo essere nel contempo produzione alta e disciplina che raccoglie i flussi ematici ed umorali di chi instancabilmente la pratica. In maniera particolare il paesaggio - genere considerato solare, apollineo e dispiegato - nei lavori dei due artisti mette in mostra la prorompente vitalità fisiologica della linfa, degli umori, degli elementi gastrici che animano nascostamente l´esistenza di ciascun essere vivente. La parola paesaggio accende la fantasia evocando l´intreccio di bellezze naturali e antropiche che caratterizzano quello che è esterno a noi, o, molto spesso, gli aspetti più sgradevoli di ciò che ci sta attorno. Eppure il paesaggio non è semplicemente ciò che vediamo, ciò che circonda le nostre case, il luogo in cui vorremmo perderci o l´infinita periferia che circonda il nostro sé; non è solo l´ambiente in cui vorremmo essere o il mediocre contesto dentro cui si srotola la nostra vita come uno scenario di un film. Ma è invece il risultato di storie e di idee, di funzioni e proiezioni che si stratificano: l´esito di un processo anatomico in cui numerosi elementi - come il colore dell´erba, l´umidità del terreno, il rumore del vento o l´odore della nebbia - hanno subìto modificazioni e processi che sono riconducibili alle esperienze fisiologiche e alle remote istanze psicologiche del nostro corpo. La mostra trae spunto dalla particolarissima atmosfera del Museo universitario per indagare il complesso di emozioni che agitano e rimestano il nostro ventre, mettendo in luce le infinite ed alchemiche corrispondenze tra la nostra intima natura ed il mondo naturale. Nei lavori di Di Piazza e Ceci la pittura, con le sue dilatazioni ed i suoi ampi respiri, si attesta come strumento che più di ogni altro è in grado di farci cogliere il segreto ed affascinante silenzio di quel tutto che è altro da noi ma che dai noi stessi è generato. È il bisturi che ci permette di tagliare la nostra pelle e cercare nelle viscere i succhi interni, gli abissi, i tossici che abitano il nostro addome e che trovano posto nelle proiezioni delle nostre fantasie, delle nostre ansie o delle nostre aspettative. La pittura riesce così a farci scorgere gli infiniti addendi che si nascondono in una somma il cui valore ancora ci sfugge. Gli olii su tela e su tavola ed i disegni su carta dei due autori mostrano infatti come siano intensi e diretti, seppur talvolta inconsci, i rapporti tra la fisiologia animale e il paesaggio, ma anche quanto la pittura si possa nutrire di mondi apparentemente lontani, surreali, esoterici ed intangibili. La fisiologia dell´animale (e dell´uomo), nelle opere di Ceci e Di Piazza, diventa inevitabilmente misura di tutte le cose: nei loro paesaggi è così possibile scorgere e riconoscere gli organi conservati nelle soluzioni anatomiche del museo, le corna imperiose degli animali impagliati, la mostruosa pelle dei rettili, i tortuosi rumini dei grandi mammiferi erbivori. Le opere, allestite nelle teche e nelle vetrine, raccontano così le pieghe più intime di quel rapporto atavico che lega viscere, uomo e contesto naturale, in un addensarsi di suggestioni in cui il paesaggio oscilla tra malinconia, natura morta ed effervescente invenzione cromatica. La mostra Fisiologia del paesaggio è parte del programma Off di Arte Fiera Art First. Info: Fisiologia Del Paesaggio - Juan Carlos Ceci - Fulvio Di Piazza - a cura di Daniele Capra - catalogo con testi di Alberto Zanchetta e del curatore - Musei di Zoologia e di Anatomia Comparata dell´Università di Bologna, Sistema Museale di Ateneo e Dipartimento di Biologia Evoluzionistica Sperimentale Bologna, via Selmi 3 - dal 22 gennaio al 27 marzo 2011 - Inaugurazione venerdì 21 gennaio ore 17 (Aula Ghigi, ingresso da via S. Giacomo 9) |
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ANDATA E RITORNO. 1980 – 2010 A MIRANDOLA GLI SCATTI DI GIORGIO GILIBERTI
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19 gennaio, 2011: Inaugura al Castello dei Pico di Mirandola, sabato 22 gennaio alle ore 16 la mostra dal titolo evocativo Andata e Ritorno. 1980 – 2010. Dopo 30 anni di attività, un’attività che lo ha portato a diventare uno dei fotografi più apprezzati dell’Emilia Romagna, Giorgio Giliberti torna in quel di Mirandola con un’antologica che comprende trent’anni di attività fotografica ed espone le sue opere in uno dei più bei castelli della provincia di Modena, restituito dopo importanti restauri alla comunità, divenuto sede della Fondazione Cassa di Risparmio di Mirandola, del Museo civico, ma anche perfetta cornice per mostre ed altri incontri culturali. La mostra di Giliberti, una retrospettiva che indaga tre decenni di intensa attività, si divide in più sezioni per un totale di un centinaio di immagini che sintetizzano il lavoro dell’artista. Nella sala principale del Castello dei Pico verrà collocata la Collezione Bilanciai, oltre trenta stampe Fineart 80 x 80 e 100 x 50; provengono dalle pubblicazioni realizzate da Giliberti, con il patrocinio della Società Cooperativa Bilanciai, su città estere ed italiane. Il secondo gruppo, Fuori corso, comprende dieci immagini Fineart 80 x 80 cm. È il risultato di una felice collaborazione, ancora in atto, con l’Istituto per i Beni Culturali e sono in parte tratte dall’ultima pubblicazione Leggere e guardare l’Emilia Romagna. La terza sezione della mostra dal titolo Anime senza patria, comprende diciotto stampe fine art 80 x 80 cm e un video. È un lavoro inedito sul mare e gli oggetti plasmati dal mare, studi ravvicinati delle forme dei tronchi e di pallide conchiglie. Inoltre saranno esposte foto originali stampate su carta camoscio, già allora in disuso, che l’autore riusciva ad acquistare in Germania. Le immagini sono una sintesi dalle prime pubblicazioni, Saggi di fotoreportage italiano, Galleria Il diaframma/Canon Milano, Mare d’inverno ”Fotografia contemporanea” Collana a cura di Vittorio Erlindo, Fare teatro, lavoro di ricerca in collaborazione con gli artisti sulla progettazione e preparazione di una “messinscena”, lettori in festa racconti di una città che legge, e un inedito Festa de l’Unità, ricerca personale con immagini all’infrarosso realizzate nel periodo di collaborazione con il quotidiano l’Unità e mai pubblicate. Saranno visibili nelle vetrine espositive una serie di diapositive originali da A work of art and art in the work suggestive composizioni su lastra 10x12 degni di un artista del pennello, ricorrendo spesso ad esposizioni multiple sulla stessa lastra. Un primo sguardo alle immagini che compongono questo viaggio lungo una vita, fa quasi dubitare che tutto sia opera di un solo autore, per la quantità e la varietà di pubblicazioni realizzate, progetti editoriali e culturali. Il suo è un approccio curioso, indagatore, mai soddisfatto, alla realtà dei luoghi e delle architetture che ha incontrato. La bassa modenese, le periferie urbane, le solitarie spiagge dell’alto Adriatico, gli antichi palazzi di Parigi o di Berlino si trasformano da luoghi fisici a luoghi della mente. Parallelamente alla storia fotografica dell’artista, si sviluppa la tecnica fotografica. La prima parte del percorso espositivo presenta fotografie in bianco e nero scattate con pellicola a raggi infrarossi. Gli effetti cromatici sono ottenuti con interventi manuali studiati, incredibilmente lunghi e meticolosi sulla carta. La progressiva adozione del digitale permette effetti analoghi attraverso la solarizzazione di immagini in bianco e nero, con l’aggiunta di una tridimensionalità che affascina. La varietà di approcci e la poliedricità sono in realtà frutto di una selezione ben precisa e di una coerenza interiore che si è mantenuta negli anni, permettendo a Giliberti di scegliere liberamente i soggetti del suo obiettivo. Quando nel 1979 espone per la prima volta, la fotografia in Italia è in una fase in cui si tenta di lanciare una via al mercato della fotografia, parallelo al mercato dell’ Arte Contemporanea; a Modena dove Giliberti lavora, sono attivi autori anche molto differenti tra loro come Luigi Ghirri, Franco Vaccari, Franco Guerzoni, che sperimentano e rifiutano qualsiasi automatismo stilistico. È un momento in cui la fotografia si misura anche con il contesto sociale circostante, rappresentandolo e influenzandolo, e anche per Giorgio Giliberti il suo impegno civile non poteva più limitarsi alla semplice testimonianza passiva della realtà. Il problema infatti non è più solo quello di mostrare la società attraverso la figura delle persone, occorre occuparsi dei segni nell’ ambiente, delle tracce della cultura, dei modi di percepire. La forma è sempre il segno visibile di un cammino che si sta percorrendo o si è percorso. La forma non è libera, non lascia un arbitrio assoluto di confini, è costrizione, ma anche direzione. Il mondo è costretto a obbedire alla necessità formale perché il mondo delle forme è l’anima delle cose. Le città non sono atmosfere, sensazioni, emozioni, ma sono forme rigorose a volte geometriche a volte sinuose. Anche la natura è fatta di forme che si stagliano contorte, ma nitide. Il nulla si popola di dettagli definiti, una statua, un rosone, l’angolo di una chiesa, un tronco nodoso, una piccola conchiglia. È un’ansia di scorgere nel finito l’infinito. I segni dell’uomo vivono negli spazi urbani e negli spazi naturali, modificandoli e creando un deposito della memoria; conservano le tracce della vita e delle storie di tanti uomini comuni che hanno affidato il loro “messaggio nella bottiglia” a questi monumenti o a queste baracche, che costituiscono il percorso della mostra, perché lo rendesse eterno. I segni sono portati alla luce, ma non tutto può essere visto: ci sono tracce che solo lo sguardo attento di un fotografo, Giorgio Giliberti, può rendere leggibili, come avrà modo di scoprire chi visiterà la mostra di Mirandola. Tra le collaborazioni di Giorgio Giliberti un posto di primo piano lo ha quella con la Cooperativa Bilanciai di Campogalliano, a cui appartiene una preziosa tradizione di promozione culturale (ricordiamo il Museo della Bilancia, l’ incarico conferito a Luigi Veronesi che arricchisce l’ esterno visibile della sede aziendale di una delle ultime opere del grande artista) con cui il fotografo modenese ha trovato una felice sintonia. La raccolta presente in mostra, ha infatti anche il senso di un ringraziamento da parte dell’ autore per l’appoggio coerente, consistente e duraturo alla propria opera. Dopo quella prima collaborazione ne sono venute altre, inclusa quella con Ibc, e poi un calendario dedicato al museo contadino realizzato da Ettore Guatelli sulle colline parmensi. Un libro di racconti e foto d’autore sui paesaggi della nostra regione, destinato a un progetto di scambio culturale con l’Università dell’Avana. E altri progetti ancora verranno, intanto Giliberti continua a camminare per i luoghi dell’Emilia-romagna, in cerca di immagini di un mondo che non vuole dimenticare, trasformandosi in una sorte di protettivo genius loci. Dice di lui Caterina Dellacasa, Assessore alla Cultura e alla Promozione di Mirandola: “Giorgio ha iniziato a fotografare diversi anni fa e così a collaborare con Mirandola e gli altri comuni della bassa modenese per portare il suo messaggio fotografico. Ha dato inizio sostanzialmente ad un progetto per l’immagine che l’Assessorato alla Promozione della Città e del Territorio del Comune di Mirandola sta portando avanti, … lavorando con l’arte e lo strumento fotografia, per aiutarci a progettare il futuro senza perdere il contatto con le nostre radici. Il ritorno di Giorgio Giliberti a Mirandola dopo tanti anni è parte di questo disegno: un uomo della bassa, di San Prospero, un fotografo di casa nostra e del mondo ci accompagna in un percorso fotografico attraverso le nostre terre, ma anche attraverso ricordi, sensazioni, pensieri con quelle immagini sue che diventano di tutti noi”. Giorgio Giliberti nasce a S. Prospero di Modena. È fotografo ormai da oltre trent’anni. Dopo le prime esperienze come fotoreporter ha sviluppato la sua attività operando nel campo della pubblicità, della moda, dell´industria e dell´editoria d´arte. Pubblica le sue opere in sinergia con importanti istituzioni del territorio, sia pubbliche che private. Suoi sono gli scatti che svelano la Rocca, storico monumento di proprietà della Fondazione di Vignola. Lunga e affettuosa è la collaborazione con Società Cooperativa Bilanciai che ha permesso la realizzazione dei bellissimi libri fotografici sulle città europee. Fruttuoso e importante il lavoro che svolge per Ibc, l’Istituto per i beni artistici culturali e naturali della Regione Emilia Romagna. Gli istanti della Festa del racconto di Carpi sono stati per ben quattro edizioni documentati dagli scatti di Giorgio Giliberti. Da anni collabora con la Fondazione Ravennantica per la realizzazione di mostre e cataloghi. Le più importanti riviste di fotografia hanno pubblicato e recensito le sue immagini, che hanno suscitato l´interesse della critica. A fine 2010 Giliberti ha pubblicato il calendario per la Cooperativa Bilancia di Campogalliano, con immagini molto delicate e sfuggenti di Modena. Ha poi realizzato un calendario d’autore per la Galleria Estense, dando la sua personale interpretazione artistica dei capolavori custoditi all’interno della Galleria. |
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CARLO MICHELSTAEDTER: SCRITTORE, FILOSOFO, LETTERATO, POETA, PITTORE? O FORSE “SOLO” UN UOMO? – TERZA PUNTATA
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A cent´anni dalla morte di Carlo Michelstaedter, la Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia, in collaborazione con la Biblioteca Statale Isontina e il Comune di Gorizia, promuove la Mostra Internazionale “Carlo Michelstaedter. Far di sé stesso fiamma” che espone, in una eccezionale galleria di immagini, opere, bozzetti, documenti e cimeli parzialmente sconosciuti, il cammino filosofico e di vita di questo autore unico nel suo genere. Attraverso le sue opere, l’artista riesce non solo a dare un´idea della sua complessa personalità persino all’occhio sfuggente di un visitatore profano, ma anche di Gorizia stessa, città che ha visto nascere e morire quest’uomo dallo spirito irrequieto e malinconico, ma allo stesso tempo follemente vitale nella sua complessità. Infatti, è proprio a Gorizia che il percorso di Carlo comincia e si conclude, nella “Nizza austriaca”, una città-giardino a misura d´uomo, attorniata da gradevoli alture e sovrastata dal castello, dove aveva sede una piccola ma rigogliosa comunità ebraica. Quando, il 17 ottobre 1910, Carlo Michelstaedter si toglie la vita con un colpo di pistola, poco prima dell’esposizione della sua tesi di laurea, è soltanto uno studente sconosciuto che a Gorizia, nella periferia dell´Impero austro-ungarico, vive ed esprime un disagio oscuro. Oggi, a distanza di cent’anni da quella tragica azione, viene presentato un percorso dal significato molto differente: quella tesi, non arrivata mai alla discussione, è stimata attualmente come uno dei testi filosofici maggiormente rilevanti del Novecento italiano. La pubblicazione, interamente postuma, delle opere filosofiche, poetiche e pittoriche, ci mette davanti all´emozionante genialità di un talento precocemente maturo; è molto interessante notare, in questo vernissage, come il rapporto tra la produzione e la biografia dell’autore, creino insieme un valore aggiunto di grande fascino. Carlo Michelstaedter è diventato un´icona inconfondibile, l’emblema di una gioventù idealista e incorruttibile, forse proprio perché lui giovane è sempre rimasto, ma vivendo la sua esistenza profondamente, come si legge anche sulle pareti della galleria: “La vita si misura dall’intensità e non dalla durata”. |
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VIAREGGIO (CENTRO MATTEUCCI PER L´ARTE MODERNA): GARIBALDI A PALERMO - UNA MEMORABILE PAGINA DEL RISORGIMENTO NEL CAPOLAVORO DI FATTORI - 22 GENNAIO / 13 MARZO 2011
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Una mostra intorno ad un capolavoro. La propone dal 22 gennaio al 13 marzo il Centro Matteucci per l´Arte Moderna nella sede di Viareggio. Il capolavoro è il celebrato Garibaldi a Palermo dipinto intono al 1860, quindi quasi in presa diretta con l´evento raccontato da Giovanni Fattori. Il grande olio è una delle raffigurazioni più famose sul tema dell´Epopea dei Mille e di certo è la più "cinematografica" fra esse. E´ del resto documentato come grandi registi quali Blasetti e Visconti si siano rifatti alle inquadrature di Fattori e a questa specifica opera per grandi film, da 1860 a Senso a Il Gattopardo, opere cult della cinematografia risorgimentale. Per entrambi si è rivelato determinante lo studio del linguaggio figurativo, oltre che narrativo di Fattori, l´artista, tra i Macchiaioli, più dotato di vena creativa e insuperabile nel trasfondere nelle scene militari lo spirito e le attese di un´Italia prossima a divenire Nazione. La scelta dei curatori - Giuliano Matteucci, Francesca Panconi e Roberto Viale - non si è risolta in una semplice e scontata mostra sul Risorgimento, bensì in quello che, data l´unicità dell´opera, potrebbe esse definito un vero e proprio dossier storico-pittorico. E´ il caso di parlare, insomma, di un capolavoro che, dopo essere stato recentemente esposto al Musée d´Orsay di Parigi in occasione della grande mostra Voir l´Italie et mourir (2009), viene ora messo sotto la lente per essere da ciascuno interpretato secondo la propria ottica e sensibilità. Contestualizzato nel susseguirsi dei principali fatti d´arme e episodi artistici all´origine dell´idea: l´arrivo delle truppe di Napoleone Iii a Firenze, fissate da Fattori nei primi studi dal vero, il sentimento popolare che animò i fiorentini nei giorni della cacciata del Granduca Leopoldo, il fervore patriottico dei Macchiaioli nello schierarsi tra le file dei volontari, le grandi battaglie della Madonna della Scoperta e di Palestro e gli scontri dei Mille in Sicilia . Il Garibaldi è affiancato, nella mostra viareggina, da una serie di opere di Borrani, Buonamici, Bechi e dello stesso Fattori. Opere che, strettamente correlate e scaturite da una comune cultura figurativa, invitano a riflettere su come la strada verso la modernità battuta da quella generazione d´artisti sia tratteggiata di spaccati di profonda umanità. Il rapporto cinema-pittura è cosa nota. Ripetutamente citato dalla critica come esempio paradigmatico di trasposizione pittorico-filmica è, come si accennava, proprio il Garibaldi a Palermo, dipinto dal livornese quando andava esemplando il lessico su un personalissimo archetipo iconografico. Riscoperto alla metà del secolo scorso dopo anni di oblio, lo si può considerare punto cruciale della maturazione dell´artista, un´icona in quel genere di rappresentazioni emotive ove, prendendo a pretesto i grandi eventi bellici nei quali "il grido di dolore" dei soldati italiani si era elevato più alto e più forte, egli, a suo modo, se ne fa portavoce, tramandandone la memoria in immagini di straordinaria intensità. Incentrato su uno degli episodi cruenti della campagna di Garibaldi in Sicilia, al di là di ogni retorica, documenta il momento in cui le truppe con le camicie rosse sono impegnate il 27 maggio negli scontri all´ingresso di Palermo nei pressi Porta Termini, oggi Porta Nuova. Tagliata sullo sfondo, se ne riconosce la massiccia linea architettonica avvolta nei fumi degli spari e circondata dalle macerie, mentre, alla destra, si distingue netta la sagoma del Generale, attorniata, probabilmente, da quelle dei collaboratori Bixio, La Masa, Turr e Nullo. Ed è con l´intento di far conoscere questa pietra miliare della partecipazione emotiva dei Macchiaioli alla causa italiana e del sentimento intimo e profondo che ha corroborato l´opera di uno dei suoi maggiori protagonisti espresso, in questo caso, oltre che con la nuova tecnica della "macchia", attraverso inquadrature di un dinamismo e di un taglio, si potrebbe dire, cinematografico, che il Centro Matteucci per l´Arte Moderna presenterà nei propri spazi espositivi Garibaldi a Palermo. Una memorabile pagina del Risorgimento nel capolavoro di Fattori. Garibaldi a Palermo. Una memorabile pagina del Risorgimento nel capolavoro di Fattori. Viareggio, Centro Matteucci per l´Arte Moderna, via D´annunzio 28. Dal 22 gennaio al 13 marzo 2011; orario: da lunedì a sabato 9.30-13.00; 15.00-19.30 (chiusura cassa 30 minuti prima), domenica 9.30-13.00 (chiusura cassa 30 minuti prima) Apertura al pubblico: sabato 22 gennaio ore 9.30. Biglietto: intero euro 5 / ridotto euro 3 Mostra promossa dal Centro Matteucci per l´Arte Moderna in coproduzione con Comune di Viareggio, Società di Belle Arti, Istituto Matteucci info: tel.0584 430614; fax 0584 54977 Mostra a cura di Giuliano Matteucci, Francesca Panconi, Roberto Viale. Catalogo edito Centro Matteucci per l´Arte Moderna con saggi di Roberto Guerri, Giuliano Matteucci e Andrea Possieri Info: tel. 0584 430614; fax 0584 54977 info@centromatteucciartemoderna.It |
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ROMA (COMPLESSO DEL VITTORIANO, SALA GIUBILEO, VIA SAN PIETRO IN CARCERE): EWOLWING ART DI ELEONORA BRIGLIADORI – FINO AL 6 FEBBRAIO
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La mostra di Eleonora Brigliadori "Ewolwing Art", ospitata al Complesso del Vittoriano dal 14 gennaio al 6 febbraio 2011, vuole far conoscere l´universo pittorico della celebre attrice e presentatrice televisiva attraverso una cinquantina di opere tra tecniche miste e gioielli in oro e argento, realizzate dagli anni Novanta ad oggi. "´Ewolwing´ nasce nell´intento di riunire, nell´arte, ciò che all´uomo appare separato tra forma e sostanza. L´identificazione dell´uomo col suo operato, e non con la sua dimensione fisica apparente, coincide qui nella scoperta di una nuova relazione tra autore e opera d´arte." (E. Brigliadori). In esposizione mondi interiori, rivoltati intorno all´uomo, corpi densi di colori, tra draghi, bambini, ali di uccelli e di Angeli che rievocano con cascate di luce, arcobaleni e galassie, le atmosfere iridescenti di uno spirito che si fa materia. Cera, cristallo, pizzo, conchiglie come palazzi incantati, intarsi intrisi di luce, tra il viola e il blu-indaco, si accendono fuochi rosso carminio; occhi azzurrati sgranati sull´Universo si aprono dentro l´anima; le nove Gerarchie Celesti con le loro ali madreperlacee creano mondi e circondano le mani in metamorfosi; storie di lune e di soli, riflessi nelle profondità galattiche come esseri senzienti si fondono in una realtà in continua metamorfosi dove il pensiero si perde |
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BOLOGNA (GALLERIA SPAZIO TESTONI): “MAGNETISMI” MOSTRA BI-PERSONALE DEGLI ARTISTI FABIO GIAMPIETRO E TROILO, CURATA DAL CRITICO D’ARTE ALBERTO MATTIA MARTINI |
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L’esposizione sarà inaugurata mercoledì 26 gennaio 2011 alle ore 18,30 presso la galleria Spazio Testoni in Via D’azeglio 50 a Bologna e resterà visibile fino a sabato 26 febbraio 2011. Alcune immagini delle opere di Fabio Giampietro e Troilo sono state scelte da Npunto per la realizzazione di una nuova serie di magnetic wallpapers sulla migliore espressività contemporanea, che l’Architetto Alberto Gioia, ideatore di questi straordinari allestimenti, presenterà presso la sua White House a Bologna in forma di preview della mostra nella serata di martedì 25 gennaio 2011. In occasione della loro esposizione “Magnetismi” presso la Galleria Spazio Testoni, i due artisti saranno “special guests” di eventi inaugurali della settimana di Arte Fiera, la più importante rassegna d’arte moderna e contemporanea italiana, che si terrà a Bologna dal 27 al 31 gennaio 2011. Singolare ed unico è il magnetismo che accomuna le opere di Fabio Giampietro e Troilo, così come ci illustra nel suo testo di presentazione il curatore Alberto Mattia Martini: “Il medico e alchimista Paracelso equiparava l’immaginazione ad un magnete, sostenendo che con la sua forza attira gli oggetti del mondo esterno all’interno dell’uomo per poi trasformarli. La fantasia, l’immaginazione dunque, come elemento dominante, direi imprescindibile nella vita di ogni uomo, un magnete che attira a sé l’anima del quotidiano, per poi trasfigurarla in essenza vitale. ‘L’uomo - continua Paracelso - è ciò che pensa e anche la cosa che lui pensa. Se egli pensa un fuoco, egli è fuoco’. Ecco l’importanza, il valore inalienabile della mente, anzi del vincolo a cui l’individuo non può esimersi di rinunciare: quello tra il corpo e il pensiero. L’uomo, o meglio l’intera umanità sono protagonisti indiscussi da sempre, sia nelle opere di Troilo, sia in quelle di Fabio Giampietro. Nel primo il soggetto, il corpo, le proporzioni, la struttura, le membra, i fasci muscolari, dopo essersi liquefatti all’unisono con il potere della mente, trovano un’esplosione carnale, dove ogni senso, avvolto dalla tensione generatrice, partecipa all’azione originando l’entità ancestrale dell’artista. Apparentemente assente nelle opere di Giampietro, l’uomo è invece più che mai anche qui imperante, immerso nella città a prima vista disabitata, aleggia in ogni dove indagando la metropoli da un punto di vista inusuale: la vertigine. Assenza che diviene presenza, un’ebbrezza i cui effetti sembrano accedere al territorio psichico della sindrome di Stendhal, per poi mutare come in un procedimento alchemico in una metromorfosi tra uomo e città. Se il magnetismo è la proprietà di alcuni corpi di attirare oggetti, concentrando tale capacità tra due poli, uno positivo e l’altro negativo, l’espressività di Giampietro e Troilo, pur nella differenza visiva e rappresentativa, produce una forza altrettanto magnetica, che attrae involontariamente a sé lo sguardo. Magnetismi attrattivi, forze “irrespingibili”, alle quali è impossibile sottrarsi, elementi che raccolgono l’energia dell’universo, che reggono l’equilibrio dei pianeti nelle loro orbite e che qui divengono fonte d’ispirazione per la potenza espressiva e creativa dell’artista. Un’attrazione impossibile che diviene realizzabile nel suo equilibrio formale e strutturale, giocando con i contenuti e le immagini ed invadendo lo spazio; quell’intimità assoluta, che viaggia libera tra le onde del campo magnetico. Corpi, luoghi, città, spazi segreti o resi pubblici, tenuti spesso volutamente inaccessibili ai più, ma perennemente dischiusi al sogno simbiotico. Anche l’uomo possiede magnetismo, un campo elettromagnetico che si produce continuamente e come nel caso di Giampietro e Troilo si manifesta in eccedenza, a tal punto da non poter essere costretto, eruttando come un vulcano in piena enfasi vitale. Se tutti i nostri organi producono energia, il campo magnetico più ampio è creato dal cervello, in ogni istante della nostra vita, anche nel momento del sonno, una sorgente inesauribile di vigore, irrompe nella catarsi per mostrare e mostrarsi al mondo. I due artisti raccolgono l’invito celebrale e si abbandonano in funamboliche contorsioni mentali; è la ricerca d’infinito che pervade la mente di Giampietro, nel tentativo di condurci oltre il limite non solo visibile, ma vivibile, un mondo che tende al sublime, una vibrazione degli occhi che si propaga come un’affezione all’intero corpo e alla quale non ci si può esimere. La città è il cuore che pulsa, una calamita che seduce, incanta, inebria a tal punto da prendere le sembianze di chi la abita. I grattacieli, gli spazi strutturali, come afferma Rem Koolhaas in Delirious New York, non devono essere indagati attraverso la struttura architettonica, bensì analizzando la psicologia di chi li ha progettati. Le opere danno vita ad una struttura morfologica nata dall’euritmia tra artefice, pensieri, paure, sogni e desideri. Nel caso di Troilo le tele trovano consistenza estetica nel famoso carpe diem, un centro nel quale convergono infinite frecce, ognuna con una sottile differenza emozionale, che permette al corpo di esplodere sé stesso e quindi di assumere di volta in volta una postura emotiva, insita nel profondo e fino a tale momento mai emersa. Un battito primordiale, che l’artista esegue con le mani, con le dita, prima immergendole nella vernice e poi colpendo la tela come fosse un tamburo sul quale ritmare e scandire il fremito non del colore ma del cuore. Immersi quindi tra il bianco e il nero di realtà apparentemente limitate a due gradazioni cromatiche, veniamo contrariamente imprigionati tra le maglie di mondi magnetici, che lottano contro monotoni ed asfissianti conformismi, certi che il sogno e l’immaginazione siano il preambolo per la libera identità.”. La scelta dell’Architetto Alberto Gioia di realizzare con le opere di Fabio Giampietro e Troilo per Npunto una prima serie di allestimenti in magnetic wallapapers dedicati all’arte contemporanea non è quindi casuale. E’ stata colta nelle opere dei due artisti questa forza di attrazione, che si coniuga perfettamente con la filosofia progettuale che sta alla base della concezione architettonica di questi allestimenti, che da elementi estetici di design divengono allo stesso tempo artistici. Il materiale su cui sono riprodotte fotograficamente le opere può essere anche il supporto per creazioni uniche realizzate dagli artisti. Presso la White House di Npunto, alla quale è possibile accedere solo ad invito nella serata del 25 gennaio 2011, splendidamente allestita in magnetic wallpapers con le riproduzioni delle opere di Fabio Giampietro e Troilo, sono presentate in anteprima anche due opere originali realizzate dagli artisti direttamente sullo stesso materiale. Dal 26 gennaio al 26 febbraio 2011 presso la galleria Spazio Testoni sarà visibile l’esposizione delle opere di Fabio Giampietro e Troilo “Magnetismi”, oltre alle due opere uniche create appositamente dagli stessi artisti su magnetic wallpapers di Npunto, Per informazioni: Spazio Testoni Via D’azeglio n. 50 – 40123 Bologna Tel. +39 051 371272 +39 051 580988 +39 3356570830 http://www.giannitestoni.it/ - la2000+45@giannitestoni.It |
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FIANDRE 2011: GLI APPUNTAMENTI CHE GLI APPASSIONATI D’ARTE NON POSSONO ASSOLUTAMENTE PERDERE NEL PRIMO TRIMESTRE
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Tra gli appuntamenti dedicati alla cultura e alla scoperta delle città d’arte fiamminghe, segnaliamo per l’inizio del 2011 alcuni appuntamenti -a Bruxelles e a Gent- particolarmente interessanti per chi ama viaggiare per mostre e, perché no, fare acquisti d’arte. L’arte delle Fiandre e i suoi legami europei: non solo Bruges Centraal Mentre prosegue a Bruges il festival multidisciplinare Brugge Centraal, dedicato alle relazioni culturali tra la città anseatica e l’Europa Orientale nel corso della storia (bruggecentraal.Be), un altro confronto artistico di primo piano viene proposto dalla felice collaborazione tra Accademia Carrara di Bergamo e il Museo Reale di Belle Arti di Anversa. Il tema della mostra: illustrare come le scuole fiamminghe e veneziane dei periodi storici artisticamente più prolifici ed interessanti non potessero esistere l´una senza l´altra. Maestri veneziani e fiamminghi, questo il titolo, illustra quattro secoli di contatti e di influenze reciproche tra artisti lombardi, veneti e fiamminghi, raccontando come dal loro incontro, dal loro studiarsi vicendevolmente e dal loro proporre soluzioni tecniche e stilistiche innovative, sia scaturito un momento cruciale non solo per l´arte occidentale ma anche -in un certo qual modo- per l´identità europea. Le influenze reciproche toccano maestri di ambo le parti, da Bellini a Van Der Weyden, da Rubens a Tiziano e Veronese. Una tale circolazione di stimoli, di opere e di collezioni non poté d’altronde sussistere che nel contesto di una fitta trama fatta di scambi marittimi, commerciali e politici tra il Nord e il sud d´Europa. La mostra si articola in quattro sezioni, ciascuna dedicata a un Turismo Fiandre, Bruxelles, Belgio Ente del turismo delle Fiandre Piazza Santa Maria Beltrade 2, I-20123 Milano Tel 199442111 Fax +39 0245550204 - www.Turismofiandre.it - C.f: 97476930157 secolo -dal quindicesimo al diciottesimo- e ai suoi massimi rappresentanti. All’interno di ciascuna sezione, quattro i temi principali: ritratto, santi nel contesto naturale, sacro e profano, paesaggio. Maestri veneziani e fiamminghi Dall’11 febbraio all’8 maggio 2011 Bozar www.Bozar.be Bafra, ovvero il piacere di scoprire l’arte (e il suo business) E’ una tradizione che si ripete da oltre 50 anni: ogni gennaio per 10 giorni Bruxelles diventa la capitale europea dell’arte grazie al Brafa (Bruxelles Antiques & Fine Arts Fair). Riuniti nella spettacolare struttura del Tour&taxis, dal 21 al 30 gennaio 2011, 130 esperti d’arte di livello internazionale danno vita a un’esposizione di opere di ogni tempo e genere. Invitato speciale della edizione di quest’anno è il Musée Mayer van den Bergh di Anversa, che esporrà una selezione delle principali opere della sua collezione. Un grande evento internazionale Negli ultimi anni il Brafa è entrato a far parte dei grandi appuntamenti del mercato dell’arte europeo ed internazionale. In particolare da quando, nel 2004, venne scelta come sede espositiva l’antica stazione di smistamento del Tour&taxis (grande opera di recupero di architettura industriale in sé) la manifestazione organizzata dagli Antiquari del Belgio ha visto crescere l’adesione dei colleghi di ogni parte del mondo, portando il Brafa ad inserirsi a pieno titolo accanto ai grandi appuntamenti di Parigi e Maastricht. Il Musée Mayer van den Bergh, ospite d’onore del 2011 Ogni anno il Brafa ospita un evento culturale finalizzato a promuovere il patrimonio museale del Belgio. L’edizione 2011 vedrà come protagonista il Musée Mayer van der Bergh di Anversa. Creato dalla madre del collezionista Fritz Mayer van den Bergh alla morte del figlio, venne donato alla città di Anversa nel 1904 con oltre 1.000 opere principalmente dell´arte rinascimentale dei paesi nordici. I più importanti lavori riguardano l´arte gotica e rinascimentale olandese e belga, tra cui spiccano opere di Pieter Bruegel il Vecchio come “Greta la pazza” o “Proverbi” della prima metà del 1500. Altri lavori importanti: “La tentazione di Sant’antonio” di Pieter Huys; “Maddalena” di Jan Mabuse; la “Crocifissione “ di Quentin Matsys. Per la prima volta una selezione di 20 opere uscirà dal museo per essere presentata al pubblico del Bafra. Bafra 2011 21-30 Gennaio 2011 Apertura continuata 11-19. Martedì 25 e Giovedì 27 fino alle 22.30. Tour & Taxis www.Brafa.be Una città di luce: Gent e l’illuminazione cittadina Gli ingenti investimenti sostenuti da Gent per realizzare un’illuminazione cittadina che arricchisse il (già più che notevole) patrimonio artistico del territorio danno buoni frutti, visitabili quest’anno in tutto il loro splendore nel corso delle serate dal 27 al 29 gennaio 2010. Una ventina dei rinomati artisti e dei light designers internazionali che hanno contribuito al progetto saranno a disposizione dei visitatori per illustrare come la luce possa grandemente valorizzare, specialmente nelle buie e lunghe serate invernali, un paesaggio cittadino e le sue bellezze più nascoste. Un apposito servizio navetta (bus, barca o bici, a scelta) collegherà il Museo della Città –presso cui sarà per l’occasione allestita la mostra Luce della città, giorno e notte a Gent - con il percorso illuminato, che i visitatori possono seguire gratuitamente oppure prenotando una guida. Lungo tale percorso, per scaldarsi e fare una sosta, numerosi punti di ristoro. Dal 27 al 29 gennaio 2010 Gent, centro storico, varie località Partenza della visita guidata da Korenmarkt (presso la chiesa di S. Nicola) |
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BELLINZONA (MUSEO IN ERBA, PIAZZA MAGORIA 8 - SVIZZERA): CACCIA FANTASTICA. GIOCHI DA FAVOLA CON GIANNI RODARI – 22 GENNAIO 2011 |
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Un’esposizione gioco interattiva realizzata dal Museo in erba di (Loredana Bianchi e Alexandra Crivelli) in collaborazione con Mauro Caldera (progettista creativo) e Paolo Martini (direttore dell’Istituto scolastico della città di Bellinzona). Gianni Rodari, uno dei più famosi scrittori per l’infanzia italiani, è il maestro della creatività e della fantasia: una persona che ha fatto del “gioco” il suo percorso di vita. Il gioco è curiosità, scoperta e comunicazione, così come l’errore che si commette in qualsiasi azione di percorso può diventare l’espediente per scoprire i nuovi significati che possono acquisire le parole e le azioni. “Giocando s’impara e sbagliando s’inventa” è il motto che meglio identifica la figura di Gianni Rodari. Il percorso proposto dal Museo in erba, fra immagini e testo, è “rodariano” perché il suo obiettivo finale è l’invenzione di parole e storie attraverso le suggestioni che le opere esposte daranno ai piccoli visitatori. Ogni singola illustrazione sarà un “sasso nello stagno” che, gettato nell’acqua, andrà a creare onde sempre più grandi ed elaborate. Sei illustratori (Nicoletta Costa, Febe Sillani, Emanuele Luzzati, Coca Frigerio, Alberto Cerchi e Valentina Biletta), una sezione della scuola dell’infanzia e una delle scuole elementari di Bellinzona, rivisitano con tecniche diverse alcune favole di Rodari. Le sequenze grafiche cercheranno di comunicare i passi salienti del racconto, così che i piccoli visitatori potranno tuffarsi nel mondo della fantasia delle Favole al telefono. Il testo della favola li coinvolgerà prima in giochi di narrazione e in una “Caccia fantastica” d’indizi che, alla fine, li porterà a inventare una nuova “storia con le storie”. Non è tutto: una serie di officine creative improntate sulla grammatica visiva (punto, linea, colore, forma e superficie) propongono un vero e proprio percorso del fare in cui ogni bambino realizza il suo quadernetto della fantasia. Un’occasione per vivere con i bambini un momento di “Fantastica” con Gianni Rodari e riscoprire il piacere di leggere. Nell’atelier saranno proposte attività dedicate soprattutto all’illustrazione e alla creazione di personaggi per inventare nuove storie. Ci saranno inoltre incontri con artisti, un atelier musicale, attività specifiche per gli adolescenti e per genitori e nonni rigorosamente accompagnati dai bambini. Con il contributo di: Bancastato, Repubblica e Cantone Ticino-fondo Swisslos, Dicastero Cultura Bellinzona, Laregioneticino, Ticino Turismo, uessearte. Il Museo in erba è stato inaugurato a Bellinzona nel 2000: è uno spazio didattico dove si presentano esposizioni appositamente concepite per i bambini attraverso una pedagogia originale basata sul gioco e sull’umorismo. Unico nel suo genere in Ticino, è stato visitato da più di 85’000 giovani divertiti ed entusiasti delle loro scoperte. Stimolando la loro fantasia, coinvolgendoli emotivamente nel momento della scoperta e attivamente nell’atelier, dà loro delle “chiavi” per avvicinarsi con attenzione diversa alla cultura, in particolare alle opere d’arte conservate nei musei. Nato come prima antenna estera del Musée en Herbe di Parigi, dal 2010 si presenta al pubblico con un nuovo statuto indipendente che gli permette di aprirsi a nuove collaborazioni europee di gran prestigio (come il Centre Georges Pompidou di Parigi) che si alterneranno alle proposte dell’ ex casa madre. Non solo: il Museo in erba, grazie all’esperienza fatta, realizzerà anche propri percorsi didattici. L’attenzione massima sarà sempre comunque rivolta al bambino, alla sua crescita culturale e alla possibilità di esprimere le proprie emozioni in libertà attraverso forme e colori. Il Museo in erba ha ricevuto il Premio Coop Cultura 2001 per l’originalità dell’iniziativa. Per informazioni e prenotazioni: Il Museo in erba - Piazza Magoria 8, 6500 Bellinzona, Svizzera - Tel. + 41 91 835.52.54 - ilmuseoinerba@bluewin.Ch - www.Museoinerba.com |
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