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Notiziario Marketpress di Lunedì 21 Febbraio 2011
CAMPOBASSO - AVVISO ALLE AZIENDE: ATTENZIONE A "LE PAGINE GIALLE"  
 
 Campobasso, 21 febbraio 2011 - Non fidatevi di “Yellow Pages – Le Pagine Gialle”: non ha niente a che fare con “Seat Pagine Gialle Spa”. L´autorità garante della Concorrenza e del Mercato invita le Camere di Commercio ad avvisare le imprese e, in particolare, i piccoli esercizi a prestare molta attenzione qualora dovessero ricevere un modulo da sottoscrivere e rispedire via fax alla società “Le Pagine Gialle” per modificare o cancellare i dati relativi alla propria azienda. Il modulo potrebbe, infatti, provenire dalla società “The Yellow Pages - Le Pagine Gialle”, che non ha niente a che vedere con la società “Seat Pagine Gialle Spa”. La sottoscrizione del modulo determina l´acquisto inconsapevole di spazi pubblicitari in una guida internet per aziende gestita dalla società The Yellow Pages. Si tratta di una società tedesca che attualmente non ha sedi operative in Italia e che non risulta rintracciabile, in quanto facente capo unicamente a una persona fisica stabilita in Germania. La società, inoltre, nel modulo in questione, invita a rivolgersi a un numero telefonico di Milano (390264672684) corrispondente, in realtà, a un´utenza ubicata in Svizzera. Si tratta di comportamenti non perseguibili dall´Antitrust, senza la collaborazione delle altre Autorità estere, che non può tuttavia attivarsi perché i moduli vengono inviati ad aziende e non a singoli consumatori.  
   
   
UNICOM PER TE SERVIZI E STRUMENTI PER CONFRONTARSI AL MEGLIO CON UN MERCATO SEMPRE PIÙ COMPETITIVO  
 
Milano, 21 febbraio 2011 - Nuovo appuntamento martedì 22 Febbraio alle ore 15.00 con i “Seminari di Aggiorna­mento Professionale” del Centro Studi Unicom: L’incontro costituisce un’opportunità per scoprire come l’Associazione affianca le Imprese aderenti con strumenti efficaci, mettendole in condizione di operare al meglio nell’attività quotidiana: idee per un nuovo brand, suggerimenti per un evento, indicazioni su un packaging, informazioni per il new business, aiuti per la stesura di un contratto, un consulente legale sempre a disposizione. Questo e molto altro è Unicom. Il “viaggio” alla scoperta di Unicom, aperto a tutte le Imprese di Comunicazione, si svolgerà presso la sede dell’Associazione, ma sarà possibile seguirlo anche in diretta via streaming collegandosi al sito www.Unicomitalia.org/    
   
   
LOMBARDIA: UN MILIONE DI EURO PER IL CINEMA SONO FINANZIABILI FICTION, DOCUMENTARI E LUNGOMETRAGGI  
 
 Milano, 21 febbraio 2011 - "La nostra Regione ha voluto dedicare un´attenzione particolare al cinema, ed è per questo che ho voluto creare nuovi palcoscenici di incontro con gli operatori del settore, sviluppare le potenzialità dei giovani che desiderano avvicinarsi al mondo del cinema, stimolare nuovi contenuti e soprattutto promuovere la qualità artistica e le idee presenti nel nostro territorio. Per raggiungere questo obiettivo si devono incentivare le piccole e medie imprese operanti nel settore, ed è per questo che ora c´è una risorsa finanziaria pari ad un milione di euro". E´ così che il sottosegretario al Cinema di Regione Lombardia Massimo Zanello ha presentato il nuovo bando di un milione di euro, aperto fino al 15 marzo, riservato a opere prime, documentari, lungometraggi e film di animazione, a condizione che il budget di produzione complessivo delle opere in questione sia speso almeno per la metà in Lombardia. "Un sistema moderno ed attivo di incentivi può aiutare l´affermazione delle nuove generazioni di artisti e il consolidamento di produzioni indipendenti, ma anche - ha detto il sottosegretario - tutta la filiera locale del settore, connettendosi significativamente a molteplici comparti produttivi importanti quali, ad esempio, il turismo e la formazione". "Questo è per noi anche un banco di prova impegnativo che ci permetterà di verificare la nostra capacità di rispondere con tempestività e strumenti adeguati ad una realtà dotata di ottime potenzialità. In un contesto nazionale di contenimento della spesa - ha sottolineato ancora il sottosegretario - ritengo sia importante andare incontro alle esigenze del mercato e delle nuove generazioni".  
   
   
PRESENTATO IL LIBRO INGROIA ´NEL LABIRINTO DEGLI DEI. STORIE DI MAFIA E DI ANTIMAFIA´  
 
Palermo, 21 febbraio 2011 - L´assessore regionale per l´Istruzione e la Formazione professionale, Mario Centorrino, e´ intervenuto il 17 febbraio alla presentazione del libro ´Nel labirinto degli dei. Storie di mafia e di antimafia´ che si e´ svolta al baglio Florio di Selinunte. Centorrino si e´ ufficialmente scusato con l´autore, il procuratore aggiunto della Dda di Palermo, Antonio Ingroia, "a nome della scuola siciliana per l´errore di comunicazione che in una precedente occasione aveva privato gli studenti di Castelvetrano di una sua lezione, e lui stesso di una preziosa testimonianza come quella offerta dagli studenti siciliani, che rifiutano la mafia e considerano Matteo Messina Denaro un nemico del loro futuro". Nel suo intervento, Centorrino ha sottolineato che "gli studenti di Castelvetrano sono pronti a manifestare, oggi come ieri, per l´affermazione della legalita´ nel loro territorio".  
   
   
TEATRO ELFO : L’ULTIMA RECITA DI SALOMÉ DI FERDINANDO BRUNI E FRANCESCO FRONGIA DA OSCAR WILDE  
 
 Milano, 21 febbraio 2011 - Anarchica, estremistica, insolente la Salomé di Wilde è poco conosciuta in Italia, forse messa in ombra dalla popolarità della versione operistica di Richard Strauss. L’autore inglese l’aveva composta nel 1891 a Parigi, pensando – pare – a Sarah Bernhardt, al suo orientaleggiante esotismo, alla sua voce recitante. Ferdinando Bruni e Francesco Frongia ne portano in scena una versione molto personale, intrecciando materiali diversi al tessuto di questo suggestivo atto unico, brani tratti sia dalle ultime opere dello scrittore (in particolare dalla Ballata del carcere di Reading e De Profundis) che da testimonianze, interviste e dichiarazioni. Tra gioco e rito questa inquietante “ultima recita di Salomé”, interpretata unicamente da uomini, va in scena su di un palcoscenico atipico, il baraccone di un circo o di un luna park di periferia. Mavor Parker (personaggio di fantasia che richiama due amanti di Wilde che divennero suoi accusatori quando fu processato per sodomia) invita il pubblico ad entrare “nel serraglio” dove potrà ammirare un prodigio (o forse un monstrum): il Poeta, “il Gran Sacerdote della Corrente Estetica Moderna che raccolse tutti i sistemi in una sola frase, tutta la vita in un epigramma”. In uno spettacolo in cui le identità dei personaggi sono destinate a moltiplicarsi, Ferdinando Bruni si cala inizialmente nei panni dello scrittore, raffigurandocelo incatenato in carcere (dove effettivamente fu recluso dal 1895 al 1897); ma in breve al dialogo tra Wilde e Mavor si sovrappongono le battute che nella Salomé si scambiano il profeta Iokanaan, anch’egli prigioniero, e il Giovane siriano incaricato di custodirlo. E così le parole di dolore che segnano le ultime opere dello scrittore si sovrappone la recita di quest’inedita Salomé nella quale Bruni si divede tutti i ruoli con Enzo Curcurù e il giovane Alejandro Bruni.  
   
   
MILANO INCONTRA LA GRECIA: 4° EDIZIONE OSMOSIS 8 - 9 MARZO PICCOLO TEATRO DI MILANO – TEATRO D’EUROPA 12 – 13 MARZO PICCOLO TEATRO – BLUE NOTE – SPAZIO OBERDAN  
 
Milano, 21 febbraio 2011 - A Milano, per il 4° anno consecutivo, si alza il sipario di Milano Incontra La Grecia. Il Festival, che contiene più forme di rappresentazione artistica contemporanea, fa incontrare la Grecia e Milano, e risponde ai numeri della crisi economica greca con la grande vitalità della sua arte. Nelle sedi del Piccolo Teatro di Milano, dello storico Blue Note, luogo di avanguardia musicale, e dello spazio Oberdan, l’8-9 marzo e poi il 12 e 13 ancora di marzo: si incontreranno grandi artisti ellenici, ma anche turchi e italiani, che mescoleranno le loro culture con performance di prosa, musica, danza e arti visive. Osmosis è infatti il titolo di questa edizione della rassegna, che ancora di più fa della Grecia un crocevia di culture che dall’antichità classica a oggi sta continuando a mettere in circolo energia creativa. Tra gli ospiti di questa edizione, ci saranno Moni Ovadia in un inedito concerto con i solisti dell’orchestra Estudiantina Neas Ionias intitolato Da Smirne al Pireo, il grande regista greco Teodoros Terzopoulos con lo spettacolo atteso a Milano Eremo tratto da La persuasione e la rettorica del triestino Carlo Michelstaedter, il Teatro nazionale di Grecia con il provocatorio monologo all’ultimo respiro dal testo di Lena Kitsopoulou M.a.r.i.l.u, interpretato da Maria Protopappa e due innovative compagnie di danza la greca Apotosoma dance company che si misura con una contemporanea rilettura della Sagra della primavera di Igor Stravinskij, e la turca Taldans dance company in uno spettacolo innovativo come Sek Sek, diretto dal coreografo greco Antonis. Allo Spazio Oberdan, in collaborazione con il Museo nazionale di Salonicco e la Provincia di Milano, saranno inoltre esposte due grandi installazioni degli artisti contemporanei greci Lizzie Calligaris e George Hadjimichalis, nella mostra (aperta 11 marzo – 24 aprile) Plus. Intersection – Heterotopias, il riflesso nell’arte contemporanea greca. Dialettiche, incroci, incontri, osmosi, appunto. Info: www.Milanoincontralagrecia.com/    
   
   
MILANO, AL TEATRO SAN BABILA DALL’ 8 AL 27 MARZO 2011 ZUZZURRO & GASPARE ‘NON C’È PIÙ IL FUTURO DI UNA VOLTA’  
 
Milano, 21 febbraio 2011 - L’irresistibile comicità di Gaspare e Zuzzurro sbarcherà, da martedì 8 a domenica 27 marzo 2011, sul palcoscenico del Teatro San Babila di Milano con la produzione a.Artistiassociati ‘Non c’è più il futuro di una volta’ di Aicardi, Formicola, Pistarino, Freyrie, per la regia di Andrea Brambilla in scena con Nicola Formicola, (musiche Los Chitarones, Lorenzo Arco). Uno spettacolo scoppiettante che fa leva sul cabaret regalando al pubblico due ore di spensierata allegria, ma anche di profonde riflessioni. E c’è da credere che trascinerà nel vorticoso turbine di risate il pubblico milanese con quella collaudata comicità che la coppia perfeziona ormai da trent’anni. Il segreto di questo duo dai ritmi effervescenti, e il serrato dialogo – quasi radiofonico – che si innesca da spunti banalissimi per sfociare in ‘massime’ dai toni agro-dolci, sta nel pescare a piene mani nella società di oggi, in usi e costumi a noi propri che determinano piccole e grandi fissazioni. O meglio delle vere e proprie psicosi che, proprio perché umane, risultano esilaranti. Un’analisi meticolosa dell’essere umano e delle sue manie, ma anche una coniugazione del tutto originale dei testi classici in chiave odierna, per non parlare poi della rivisitazione delle ‘fiabe’. Insomma ce n’è per tutti i gusti davvero, senza tralasciare neppure il sociale e le problematiche vere di categorie in difficoltà (dal clochard all’anziano). Tutti dentro, nessuno escluso: il fanatico del telefonino; l’avanguardista esperto di high-tech; l’amante delle nuove diete ipocaloriche… da una parte Gaspare, dall’altra Zuzzurro: l’uno che cerca di farsi strada nella modernità adeguandosi ai nuovi modus; l’altro legato a un passato meno tecnologico. La combinazione è assolutamente vincente per questa nuova produzione targata a.Artisiassociati assieme, per la prima volta, alla coppia di comici milanesi. Cabaret, ma anche puro teatro; sketch e gag fra momenti di improvvisazione irresistibili. La comicità di Gaspare e Zuzzurro non tramonta mai, e anzi si plasma alla contemporaneità: pur riconoscibile nello stile, la coppia di comici sembra rinnovarsi con il tempo e nel tempo.  
   
   
CULTURA FVG: A DEDICAFESTIVAL, CAMBIARE REGOLE E PREMIARE QUALITÀ  
 
Pordenone, 21 febbraio 2011 - ´´Ascoltare, coinvolgere, discutere e poi prendere una decisione, la più condivisa possibile. Inizieremo il 16 marzo con gli stati generali della cultura, proseguiremo nella seconda metà di giugno con una serie di incontri tematici, concluderemo con un incontro di sintesi per elaborare poi un testo unico e un regolamento. A quel punto ognuno, nel fare domanda di contributo, saprà esattamente entro quali parametri sarà collocato e su quali risorse potrà contare. In ogni caso la Regione privilegerà la qualità e la progettualità´´. Lo ha affermato l´assessore regionale alla Cultura Elio De Anna intervenendo il 18 febbraio (assieme al consigliere regionale Pietro Colussi) nella Sala consiliare del Comune di Pordenone alla presentazione della diciassettesima edizione di Dedicafestival, che quest´anno avrà come protagonista lo scrittore, saggista, intellettuale olandese Cees Nooteboom. ´´Una manifestazione, Dedica, di qualità - ha detto ancora De Anna - che ci invita ad approfondire qualcuno che viene da fuori facendoci conoscere idee e culture diverse. In questo senso aiuta in quel percorso per la ricerca di un´identità europea che non può essere data né dalla lingua, né dalla cultura, né dai credo religiosi, ma dalla globalizzazione locale, cioè dalla presa di coscienza che l´Europa deve sì fare i conti con la globalizzazione, ma deve anche saper valorizzare il locale come patrimonio condiviso´´. Una lettura, quella di De Anna, fatta propria anche dal sindaco di Pordenone Sergio Bolzonello che ha definito Cees Nooteboom un ´´punto di riferimento preciso per quanti viaggiano. Questo festival stupisce per la capacità di scelta di personaggi che sanno raccontare il mondo attraverso i loro scritti, offrirci idee e stimoli, che possono risultare utili per risolvere i tanti problemi dell´oggi´´. Il programma di Dedicafestival è stato illustrato dal curatore e presidente dell´associazione Thesis, che lo organizza, Claudio Cattaruzza. ´´La ricerca dell´altro e dell´altrove - ha detto - è la cifra distintiva di Cees Nooteboom, cifra dove il viaggio non è solo uno spostamento nella concreta realtà dello spazio geografico, in luoghi abitati da altre persone, ma è anche occasione di riscoperta di mondi interiori dimenticati, luogo d´incontro con se stessi e metafora per nuovi percorsi di ricerca´´. Il festival - che è sostenuto da Regione e Comune di Pordenone, nonché da altri organismi pubblici e privati - si svolgerà a Pordenone dal 12 al 26 marzo e si snoderà attraverso incontri con l´autore, con altre personalità della cultura, letture e mise en espace teatrali, concerti, proiezioni cinematografiche, mostre d´arte e di fotografia. Un particolare percorso sarà riservato alle scuole che hanno aderito al progetto di lavorare sulle opere di Nooteboom.  
   
   
AL TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI ATTESA PER AGGIUNGI UN POSTO A TAVOLA CON GIANLUCA GUIDI ED ENZO GARINEI NELLA COMMEDIA MUSICALE SCRITTA DA GARINEI E GIOVANNINI  
 
Milano, 21 febbraio 2011 - Dopo il successo della scorsa stagione, torna in scena, prodotto dal Sistina, “Aggiungi Un Posto a Tavola”, uno degli spettacoli più amati di Garinei e Giovannini. Diventata oramai un classico del teatro italiano, questa commedia musicale, nata dalla penna di Garinei e Giovannini con la collaborazione di Jaja Fiastri e dalla partitura di Armando Trovajoli, è stata rappresentata per la prima volta nel 1974. E’ uno spettacolo unico e particolarissimo che deve il suo successo, oltre che alle invenzioni del testo e delle musiche, alla perfetta macchina teatrale inventata da Giulio Coltellacci che firmò scene e costumi. La canonica, la piazza con il sagrato, l´Arca si succedono in maniera continua grazie ai due girevoli che danno vita a cambiscena che spesso hanno strappato l’applauso a “scena aperta”. In questa versione ritroviamo le coreografie di Gino Landi, tra i più apprezzati e conosciuti coreografi italiani e storico collaboratore della ditta G&g e autore delle coreografie originali. La regia è quella originale di Garinei e Giovannini rimessa in scena da Johnny Dorelli. Fin dalla sua prima rappresentazione “Aggiungi Un Posto a Tavola” ha conquistato il cuore del pubblico che ha applaudito i suoi personaggi in ogni angolo del mondo. Lo spettacolo è un rarissimo caso di commedia diventata veramente internazionale: è infatti stata rappresentata in oltre 50 versioni dalla Russia all’Inghilterra, dal Brasile alla Cecoslovacchia, dall’Austria all’Argentina e poi in Messico, in Perù e in Spagna. La storia, liberamente ispirata a “After me the deluge” di David Forrest, narra le avventure di Don Silvestro e del suo paese, scelti da Dio per costruire una nuova arca e salvarsi dal secondo diluvio universale. In questa edizione Gianluca Guidi, attore e cantante di talento che il pubblico italiano ben conosce e apprezza, indosserà la tonaca di Don Silvestro garantedogli la sua innata simpatia e comunicatività. Nel ruolo del sindaco Crispino torna Enzo Garinei con la sua inarrestabile verve. Consolazione avrà la simpatia, la carica vitale e ironica di Marisa Laurito, beniamina del pubblico che da sempre la segue nelle sue performance televisive e teatrali. Marco Simeoli, che il pubblico teatrale ricorda sicuramente nelle ultime due stagioni a fianco di Gigi Proietti in “Di Nuovo Buonasera”, sarà l’ingenuo e focoso Toto. Valentina Cenni vestirà gli innamorati panni di Clementina mentre Titta Graziano interpreta Ortensia la “severa” moglie del sindaco Crispino e Andrea Carli quelli dell’austero Cardinale Consalvo. Uno spettacolo che sarà ancora una volta capace di “rapire” gli spettatori per portarli in un fantastico mondo fatto di musica e risate.  
   
   
SALA TEATRO LITTA CRUEL+TENDER TENERO E CRUDELE DI MARTIN CRIMP NOVITÀ ASSOLUTA  
 
Milano, 21 febbraio 2011 - Dopo le sperimentazioni sul linguaggio della comunicazione degli ultimi anni, Antonio Syxty sceglie per la sua prossima regia un testo di uno dei più interessanti drammaturghi inglesi contemporanei. Tenero+crudele di Martin Crimp, in scena dal 25 febbraio al 20 marzo 2011, si ispira alle Trachinie di Sofocle ed è una coinvolgente storia moderna che fonde gli orrori della guerra contemporanea con la frenesia di un matrimonio che va a rotoli. In Cruel and Tender il drammaturgo inglese Martin Crimp reinterpreta la tragedia di Sofocle per raccontare una coinvolgente storia moderna di amore e morte sullo sfondo di un’epoca che vive di feticci e convinzioni ingannevoli. Nell’originale di Sofocle, il vanaglorioso Eracle distrugge criminalmente un’intera città per impossessarsi della figlia del re e portarsela a casa come bottino di guerra, mentre sua moglie, Deianira, spera di riguadagnarsi il suo amore inviandogli una camicia imbevuta del sangue di un centauro, convinta che si tratti di una pozione d’amore. E’ invece un veleno mortale ed è la fine per tutti e due. Crimp tramuta la Deianira di Sofocle in Amelia, che vive insieme al figlio in una casa temporanea vicino a un aeroporto internazionale. Amelia desidera e al tempo stesso detesta il marito, un ufficiale dell’esercito di alto rango, che ha sferrato un assalto sia militare che sessuale contro una città africana, ed è accusato di averla condotta al massacro, spinto dalla sua missione di purificare il mondo. Ad Amelia giunge la notizia che il generale è vivo e presto tornerà da lei. Il Generale ha inviato alla moglie una ragazza diciottenne, Laela, e il fratellino africano di sei anni, unici superstiti del cruento attacco, con la raccomandazione per Amelia di prendersi cura di loro. Sia Jonathan, un ministro del governo amico, che Richard, un giornalista, svelano ad Amelia che è stata la conquista di Laela la vera ragione dell’azione di guerra: il generale ha massacrato un intero paese per averla, e poi l’ha spedita a casa sua per poterla trovare lì al suo ritorno e usarla sessualmente. La pozione d’amore che Amelia invia al marito prima del suo ritorno a casa è in realtà una fiala di gas letale nascosta in un cuscino per distruggere il Generale. Con grande controllo e intelligenza teatrale Crimp offre una visione critica del declino morale e sociale della società postmoderna che è geniale e convincente, raccontando le vite degli uomini alla ricerca della verità lungo il confine tra illusorio benessere materiale e una sotterranea inquietudine. “Quello che mi ha affascinato dei perosonaggi di Crimp è la loro assoluta vulnerabilità, il loro credere in sé stessi al di là di ogni limite, il loro raccontarsi per frammenti e afasie, alla ricerca disperata di un senso, in una realtà che sembra abere perso ogni punto di riferimento.” Martin Crimp E’ uno dei più interessanti drammaturghi inglesi emersi negli anni 80. Uno scrittore di grande talento che riassume in sé il meglio della tradizione modernista inglese, la precisione linguistica di Beckett, la minaccia verbale di Pinter e l´uso ardito della forma della Churchill e si confronta con la tradizione europea del surrealismo, dell´assurdo e del post-strutturalismo. Partendo da situazioni quotidiane dell’uomo comune della classe media, Crimp riesce a dipingere un quadro di desolazione spirituale. La sua scrittura è sottile, incerta, evasiva, umorale ed evocativa. Con grande controllo e intelligenza teatrale Crimp offre una visione critica del declino morale e sociale della società postmoderna che è geniale e convincente. Nato nel 1956 nel Kent, si è laureato nel 78 a Cambridge dove ha visto la luce la sua prima opera teatrale Clang, ispirata a Beckett e Ionesco. Nel 1980 comincia a lavorare all´Orange Tree Theatre dove va in scena la sua prima opera teatrale Living Remains (1982), una pièce beckettiana incentrata su una donna intrappolata in una cella. Nel 1988 divenne sceneggiatore per Thames Tv e dopo che nel 1990 il Royal Court Theatre mise in scena No One Sees the Videos si consolidò come drammaturgo emergente del nuovo teatro britannico influenzando autori come Sarah Kane. Dalla metà degli anni 90 la sua reputazione è cresciuta sia in Gran Bretagna che all´estero, specialmente in Europa. Vive a Londra con la moglie e tre figlie.  
   
   
CULTURA. INSEDIATI COMITATI DI COORDINAMENTO PER PROGETTI “RETEVENTI CULTURA VENETO” E “GRANDE GUERRA”  
 
Venezia, 21 febbraio 2011 - Ai nastri di partenza i progetti “Reteventi Cultura Veneto” e “Grande Guerra”. Il vicepresidente della giunta regionale Marino Zorzato ha infatti insediato il 17 febbraio a Palazzo Balbi i comitati di coordinamento che costituiranno la cabina di regia di queste due progettualità destinate a sperimentare nuove forme di modelli organizzativi condivisi per quanto riguarda le politiche culturali nel Veneto. Il progetto interprovinciale “Reteventi Cultura Veneto” vede impegnate la Regione e le sette amministrazioni provinciali venete, mentre il comitato per il centesimo anniversario della Grande Guerra (1915-18) è composto da Regione, Province del Veneto, Direzione Regionale Beni Culturali e Paesaggio (Mibac), Ministero della Difesa – Onor Caduti. “Ci siamo dati una metodologia di lavoro, individuando il percorso da compiere”, ha evidenziato Zorzato. “Con il primo progetto – ha aggiunto - ci proponiamo la costruzione graduale di una sorta di “contenitore” che, sotto un’immagine unica e con grande flessibilità, consenta di mettere in rete l’offerta culturale di ciascun territorio provinciale, realizzando per gradi un’azione di monitoraggio, di valorizzazione di iniziative di qualità, di incentivazione delle ricadute per l’economia turistico-culturale”. Nell’ambito delle azioni regionali per la valorizzazione del patrimonio culturale è stato costituito anche un comitato per il centesimo anniversario della Prima Guerra Mondiale. Lo scopo è dare organicità e impulso ad una serie di azioni e di collaborazioni per la celebrazione del primo centenario della Grande Guerra (1915-18), a partire da progetti correlati con i beni storici, architettonici e culturali riferiti alla prima guerra mondiale. Tra gli altri obiettivi, oltre all’ipotesi di un Comitato Nazionale con le istituzioni territoriali interessate al fronte italiano del conflitto, c’è anche la promozione di un dialogo con altre realtà europee, nello spirito della ricerca dei comuni valori.  
   
   
AL TEATRO CIAK – FABBRICA DEL VAPORE DAL 17 AL 20 MARZO 2011 LE SORELLE MARINETTI IN “NON CE NE IMPORTA NIENTE”  
 
Milano, 21 febbraio 2011 - “Non ce ne importa niente” non è un semplice concerto, ma una vera e propria piece di teatro musicale, che propone allo spettatore un viaggio temporale a ritroso, verso gli anni ’30. Anni di grandi inquietudini, per l’approssimarsi all’orizzonte di nubi nere, ma anni anche di voglia d’evasione e di spensieratezza che, grazie alla scuderia di autori, cantanti e direttori d’orchestra dell’Eiar (l’Ente Italiano Audizioni Radiofoniche, da cui, come araba fenice, sarebbe nata la Rai) ha prodotto un repertorio di canzoni che ancora oggi mettono buon umore. E pensare che nel ’25 Mussolini disse: “Questa radio non funzionerà mai!”. Interpreti di questo viaggio sono Le Sorelle Marinetti, un trio di “ragazze” davvero particolari, che, affascinate dall’esperienza artistica e umana del Trio Lescano, si calano nei panni di tre signorine degli anni ’30 per raccontare con gustosi sketch la società del tempo e per interpretare i più grandi successi di quegli anni in perfetto falsetto e “canto armonizzato”. Le Sorelle sono Turbina Marinetti (Nicola Olivieri, attore e corista lirico), Mercuria Marinetti (Andrea Allione, attore, cantante e coreografo – cura le coreografie dello spettacolo) e Scintilla Marinetti (Marco Lugli, cantante e attore, diplomato ai Filodrammatici). Www.teatrociak.it/    
   
   
AL TEATRO SMERALDO ENRICO BRIGNANO IN “SONO ROMANO MA NON E’ COLPA MIA”  
 
Milano, 21 febbraio 2011 - Enrico Brignano e torna in scena con lo spettacolo “Sono Romano Ma Non E’ Colpa Mia” dal 1 al 13 marzo al Teatro Smeraldo di Milano e dal 12 aprile al Palalottomatica di Roma. “Sono Romano ma non è colpa mia” è uno spettacolo che già ottenuto uno strepitoso successo, con 43 serate e oltre 100.000 spettatori nel 2010. Uno show che dà voce a sentimenti ed emozioni, nel quale Brignano riflette ad alta voce, dà corpo ai ricordi di famiglia ma di una famiglia allargata, che risalendo di nonno in nonno, arriva fino a nonno Romolo, primo re di Roma. Ma fuori dal nido degli affetti familiari, anche di quelli più lontani nel tempo, ce n’è per tutti, nessuno escluso: tempo di bilanci, di riflessioni e di speranze per il futuro, con un’ispirazione sempre educata a volte surreale e mai volgare, con uno spettacolo che ha come unica grande pretesa, quella di far trascorrere una serata divertente. Nei suoi esilaranti monologhi, l’Artista mette alla berlina vizi e virtù degli uomini di oggi, dalle paure alle manie che ciascuno serba in cuore: un viaggio tra le piccole e grandi nevrosi degli italiani. Ma in questo viaggio fortunatamente viene in soccorso, anzi in “Pronto soccorso” la risata come un sorso d’acqua fresca, capace di mandar giù e per un attimo far dimenticare qualsiasi boccone amaro. Una pausa di serenita’, una pausa di buonumore. “Sono romano ma non è colpa mia” perché abitare nella capitale comporta una responsabilità non indifferente: saper far meglio di chi è venuto prima di noi, molto prima di noi. Con l’aiuto e la maestria delle musiche e dell’orchestra diretta dal maestro Federico Capranica, Enrico Brignano vi accompagnerà tenendovi per mano attraverso i monumenti e i ruderi dei suoi pensieri. Uhm…qui gatta ci cova… Che cosa ha combinato? Da quale tremenda accusa cerca di difendersi? Siamo andati a scartabellare fra gli atti del processo teatrale: La lista delle accuse è lunga: Discendenza colposa da Romolo e Remo, nascita abusiva in città eterna (Roma), Vilipendio alla lingua italiana, Favoreggiamento del dialetto romanesco e Interesse privato in atti teatrali. Brignano si difenderà con l’ironia che lo contraddistingue e in una scoppiettante arringa difensiva, farà rivivere la storia della città eterna dalla fondazione fino ad oggi. Enrico non risparmia nessuno, nemmeno se stesso; racconta la sua adolescenza, le feste in garage, il primo amore, una parentesi sentimentale dove Enrico sa’ essere persino romantico. Alla sua prima fiamma: Diana, dedica una delicata e struggente canzone d’amore. E di nuovo indietro nel tempo, sottolinea la differenza del suo, con gli altri popoli meno paciosi e più propensi alla rivolta verso il potere, facendo una esilarante carrellata fra i più famosi rivoluzionari della storia Robespierre, Che Guevara, Lenin e Mao Zedong. Brignano fonde meravigliosamente difesa e accusa, in un racconto teatrale, armonico e pieno di divertimento. Non cerca assoluzioni …lui discendente di Romolo e Remo, chiede solo le attenuanti generiche…anzi genetiche! Il Dna non è acqua e “le origini non sono bruscolini, sono il principio di tutti li destini.” Se il destino di Brignano è quello d’essere Romano fino al midollo, il destino del suo pubblico è quello di divertirsi.  
   
   
IL TEATRO GARIBALDI DI PALERMO AL PICCOLO, DAL 2 AL 4 MARZO 2011 AIACE FILOTTETE: DUE ATTORI, DUE FACCE DELL’OPERA DI SOFOCLE  
 
Milano, 21 febbraio 2011 - Nell’ambito del Progetto Med a cura del Piccolo e dell’Ute Due storie di solitudine, di sofferenza e di follia. Due storie di uomini, di armi, verso la fine della guerra di Troia. Quella di una spada, quella di un arco. Due figure inflessibili, tradite e umiliate dalla propria stessa parte. Dall´uno all´altro ruota l´ombra di Ulisse, quello che crede che il fine giustifica i mezzi. Due versanti tragici dell´opera di Sofocle, ridotta all´essenziale per due attori che condividono tutti i ruoli. "Nel 2007, anno di ingresso del Teatro Garibaldi nell´Ute - Unione dei Teatri d´Europa, Georges Lavaudant metteva in scena per l´Odéon di Parigi, nella versione di Daniel Loayza, Ajax et Philoctète - dichiara Matteo Bavera, direttore del Teatro Garibaldi - L´indagine sugli eroi greci, già avviata in estate a Siracusa, nell´ambito del Progetto sul Mediterraneo, ci conduce ora a questa scelta di confrontare il talento di due attori italiani con la poetica di un regista francese da noi molto amato. Nella direzione di uno sguardo che attraversa i nostri mari, con gli occhi di due uomini che al mare hanno affidato il proprio tragico destino. Il mare che fa da sfondo ad Aiace e Filottete è lo stesso Mediterraneo che intendiamo raccontare con gli strumenti del Teatro, e con altre storie che ci sono più vicine nel tempo, ma che portano addosso lo stesso carico di umanità, necessaria". Aiace Filottete fa parte del Progetto Med, un progetto del Piccolo Teatro di Milano – Teatro d´Europa con Ute - Unione dei Teatri d´Europa. Www.piccoloteatro.org - www.Piccoloteatro.tv  
   
   
A TRIESTE, EX PESCHERIA - SALONE DEGLI INCANTI “TRIESTE E IL LIBERTY: UN UNICUM IN ITALIA”  
 
Milano, 21 febbraio 2011 - In una città che all´alba del ´900, gli anni dell´esplosione della modernità, è al crocevia culturale, artistico ed economico tra l´Impero asburgico, a cui era soggetta, e l´Italia, da cui si sente fortemente attratta, la forte crescita demografica ha come conseguenza la costruzione di nuovi edifici abitativi, commerciali e di rappresentanza, in parte connotati dal tradizionale stile storico, di sapore classicista, ancora imperante, in parte aggiornati sulle novità di uno stile nuovo e moderno: il Liberty. Quello che rende assolutamente unico il "caso Trieste" è la coesistenza, non sempre facile, delle più diverse declinazioni del Liberty, che nell´architettura locale vede convivere lo stile floreale "all´italiana" con presenze della Secession austriaca e del tedesco Jugendstil, e che si apre nel contempo al manifestarsi di un´anima "protorazionale", anticipatrice di nuove espressioni. Il nuovo stile non si limita, come accade altrove, a diffondersi nell´area di un preciso quartiere, in ambiti circoscritti, ma permea la città intera: è proprio questo carattere diffuso all´interno del tessuto cittadino a renderlo forse più difficile da cogliere ma sicuramente più affascinante da scoprire. Di qui una mostra frutto di un´ampia ricognizione - ove sono stati censiti quasi 250 edifici - che intende fare il punto sul Liberty a Trieste, come paradigma, punto di riferimento e confronto con ciò che negli stessi anni accade in altre città italiane e europee. La mostra si propone di indagare i modelli culturali che si sono affermati in città all´inizio del Xx secolo e sulle modalità con cui sono stati importati, scegliendo come filo conduttore il tema del costruire e dell´abitare, illustrato attraverso una vasta serie di preziosi documenti d´archivio - disegni e progetti, fotografie d´epoca, plastici - utili a descrivere non solo il percorso progettuale ma anche quello formativo di professionisti e maestranze. Al sottile confine fra arte e decorazione, tra progetto architettonico e manufatto artigianale si colloca l´arredamento degli interni abitativi: la mostra è arricchita da una sezione che, attraverso mobili, progetti, disegni di artigiani triestini e album di modelli e di esposizioni europei, aiuta a visualizzare gli spazi in cui si muoveva la vita quotidiana di inizio ´900. Ad emergere sono innanzitutto le vicende intellettuali: storie di architetti di matrice culturale italiana o centro-europea che in città esprimono, con convinzione, idee diversissime. Sono anche gli anni in cui i nuovi materiali, e in primis la pietra artificiale, consentono di modellare facilmente ciò che fino a quel momento richiedeva l´attività di scultori e lapicidi e tempi molto più lunghi e quindi costi infinitamente maggiori. Accanto al bianco e al grigio degli austeri edifici del potere si assiste all´esplosione di tinte pastello e di apparati decorativi tendenti ad animare le facciate degli edifici, creati per i ceti imprenditoriali e professionali, con effetti disegnativi che soppiantano le tradizionali strutture classicheggianti. È comunque un "nuovo" mediato dalle istituzioni preposte ad autorizzare la costruzione di nuovi edifici - le Commissioni delle fabbriche e dell´ornato - che spesso si mostrano prudenti, se non passatiste. Lo stile secessionista, per le sue caratteristiche di rottura, è infatti guardato con diffidenza dai poteri costituiti. Di conseguenza, per gli edifici a carattere pubblico e istituzionale - come le stazioni ferroviarie e le sedi delle istituzioni, collocati nel centro della città - vengono chiamati gli architetti più fedeli e vicini alla volontà auto-celebrativa dell´impero asburgico. Quindi è nel progetto della casa di abitazione che si reperiscono le espressioni più aperte alla sperimentazione formale e materica e che si assiste a una maggiore libertà compositiva, aperta ai nuovi linguaggi. Vengono importati i modelli moderni degli edifici a carattere commerciale, con grandi vetrine e ampie superfici espositive, ma si definisce anche una tipologia della casa d´affitto, che si diffonde in molte parti della città riprendendo i canoni compositivi del Mietshaus centro-europeo. I protagonisti di questo rinnovamento sono alcuni nomi celebri: Max Fabiani e Josip Costaperaria, allievi e collaboratori del noto architetto viennese Otto Wagner, il milanese Giuseppe Sommaruga, esponente di peso dello stile floreale italiano, i triestini di formazione viennese Giorgio Zaninovich, Romeo Depaoli e Giacomo Zammattio. Ad essi si affiancano numerosi progettisti triestini, meno noti al grande pubblico ma non per questo di minore spessore, come Umberto Fonda, Giovanni Maria Mosco, Nicolò Drioli, Augusto Bachschmidt, Giovanni Widmer, Luigi Dompieri. Grazie a questa compresenza di idee e di atteggiamenti progettuali il Liberty triestino risulta così un coacervo di accezioni che sembrano rispecchiare tutte le contraddizioni storico-politiche vissute dalla città all´alba del ´900, connotandone un lato ancora poco conosciuto del suo ricco patrimonio artistico. La grande mostra, promossa dall´Assessorato alla Cultura del Comune di Trieste, curata da Federica Rovello dell´Università degli Studi di Trieste con la collaborazione di Michela Messina e Lorenza Resciniti (Civici Musei di Storia ed Arte di Trieste) e dell´Ordine degli architetti della Provincia di Trieste per il progetto di allestimento, sarà visitabile nell´ex Pescheria - Salone degli Incanti dal 4 marzo al 19 giugno 2011. Il catalogo, edito dal Comune di Trieste, a cura di Federica Rovello con Michela Messina e Lorenza Resciniti. Con il sostegno di: Regione Friuli Venezia Giulia, Provincia di Trieste, Fondazione Crtrieste, Fondazione Foremann Casali, Gasnatural, Assicurazioni Generali, Fondazione Antonveneta, Unicredit, Autovie Venete, Trieste Marine Terminal, Greensisam, T.o. Delta, Gsi Logistic, Silos, Tbs Group, Banca di credito cooperativo di Staranzano, Pasta Zara, Trieste Trasporti, Siot e Esatto. Www.triestecultura.it/    
   
   
AL TEATRO MANZONI A CUORE APERTO VOCI DEL NOVECENTO – DA NERUDA A SANGUINETI RECITAL CON MUSICHE ESEGUITE DAL VIVO INTERPRETATO E DIRETTO DA SERGIO RUBINI  
 
Milano, 21 febbraio 2011 - Sergio Rubini in “A Cuore Aperto” Voci del Novecento - da Neruda a Sanguineti Recital con musiche eseguite dal vivo. Regia di Sergio Rubini. A Cuore Aperto di Sergio Rubini prodotto da Angelo Tumminelli, vede come protagonista e regista Sergio Rubini. Lo spettacolo ha debuttato il 4 febbraio 2011 al “Teatro delle Energie” di Grottammare (Ap) per poi toccare alcuni teatri italiani, in una tournée con pochissime date ma dal grande valore simbolico, in quanto segnano il ritorno al teatro di un grande attore e regista come Sergio Rubini. A Cuore Aperto vedrà come protagonisti alcuni teatri italiani, il Teatro Manzoni di Milano il 4 e il 5 Marzo 2011, quelli di Crotone, Rende, Campobasso, il Teatro Traiano di Civitavecchia e quelli della sua amata terra, la Puglia che lo vedrà protagonista nei teatri di San Vito dei Normanni, Polignano, Bari e Ostuni. Il desiderio che anima lo spettacolo è di mettere al centro della scena la poesia e gli infiniti mondi contenuti ed evocati dai versi. Tutto questo attraverso una vera e propria drammatizzazione dei testi che si pone il compito di scavalcare la fissità della parola scritta e il rischio didattico della sua esposizione in lettura. A Cuore Aperto, infatti, può considerarsi una sfida al canonico reading se si pensa al rapporto dialettico che Rubini, fin dai primi momenti, instaura tra gli elementi che vivono sul palcoscenico – recitazione, musica, effetti sonori e luci – e gli spettatori in sala. La sfida consiste proprio nel produrre, con pochi ma essenziali dispositivi scenici, un autentico coinvolgimento emotivo. A condurre lo spettatore in questo viaggio, oltre alla personalissima interpretazione di un attore così poliedrico, è la musica. Anche in questo Rubini sfida il reading tradizionale. Si tratta infatti di musiche originali che, sebbene convivano il più delle volte con la lettura, non vogliono mai essere di mero accompagnamento. È la musica stessa – composta dal pianista Michele Fazio e suonata dal vivo anche da batteria e contrabbasso – in complice armonia con l’interpretazione di Rubini, a produrre le immagini evocate dai versi, come se la musica fosse un vero e proprio elemento scenografico del testo. È così che A Cuore Aperto ha il sapore di un’improvvisazione che vuole colpire lo spettatore nel suo immaginario, nel suo intimo, portandolo, verso dopo verso, a mettersi a nudo, a cuore aperto appunto, come fanno gli artisti in palcoscenico, i poeti quando scrivono. È come se lo spettatore partecipasse a una prova generale, un esperimento, una ricerca, più che a uno spettacolo inscatolato e pronto solo al consumo. Rubini, infatti, oltre a interagire col pubblico attraverso interventi a braccio in cui lo prende per mano e lo conduce nel mondo della poesia, si lascia andare a divagazioni che sconfinano nella letteratura, nel teatro vero e proprio. Ed è così che oltre a leggere alcuni Grandi della poesia del Novecento: Neruda, Pavese, De Filippo, Prévert, Sanguineti, Rubini si diverte a sorprendere lo spettatore con il racconto della vita di Puskin per esempio, o con la lettura di un’ Operetta Morale di Leopardi… E quando porta in scena una delle pagine più alte del teatro shakespeariano, l’uccisione di Desdemona, Rubini esaudisce pienamente il grande desiderio del pubblico di rivederlo a teatro.  
   
   
“AMAZONLIFE PROJECT. VIAGGIO IN AMAZZONIA” MOSTRA FOTOGRAFICA OPEN AIR IN CORSO VITTORIO EMANUELE A MILANO  
 
Milano, 21 febbraio 2011 - In Corso Vittorio Emanuele a Milano, “Amazonlife Project. Viaggio in Amazzonia”, é una mostra fotografica che include 30 immagini di Marco Paoli e Pierpaolo Pagano, già accolta trionfalmente nello splendido scenario di una serra settecentesca nei Giardini di Boboli. “Amazonlife Project. Viaggio in Amazzonia” racconta le suggestioni di un viaggio attraverso la più grande foresta pluviale del mondo, dove la voce narrante è affidata all’acqua: è l’acqua del Rio delle Amazzoni che attraversa la regione dell’Acre dove vivono i seringueiros; del Rio Negro dove sorge la metropoli di Manaus; ed infine del Rio Xingù dove ancora vivono le popolazioni degli Indios Kayapò. Tre declinazioni diverse e ugualmente importanti della vita, della storia e della cultura dell’Amazzonia, viste attraverso gli occhi di due fotografi: Marco Paoli e Pierpaolo Pagano. La mostra raccoglierà 30 immagini che raccontano alcuni aspetti della vita di una comunità di seringueiros - il cui nome deriva da “seringueira”, la pianta del caucciù - nativi appunto della Boca do Acre che estraggono e lavorano a mano il cuoio autenticamente vegetale. Il viaggio fa tappa a Manaus e prosegue, attraverso atmosfere cupe di cieli plumbei e di una natura soggetta all’inclemente processo di deforestazione, verso il Mato Grosso per entrare in uno dei villaggi dei Kayapò, o meglio dei Mebengokre, “il popolo che venne dall’acqua”, come loro preferiscono definirsi, una delle poche popolazioni indigene sopravissute. Capo di questa comunità è Raoni, che da oltre 30 anni si batte contro il disboscamento della foresta pluviale amazzonica e per il rispetto dei diritti dei popoli indigeni, minacciati di estinzione. I Kayapò hanno già conquistato la demarcazione del proprio territorio ma continuano a stare in allerta per la difesa della terra, della foresta e delle acque. Queste immagini ritraggono gli aspetti più significativi di questa cultura, affascinante e misteriosa, i volti intensi dei bambini e della gente del villaggio, l’importanza di mostrarsi come persone forti e nobili. La mostra è organizzata con il Patrocinio dell´Assessorato alla Moda, Eventi e Design del Comune di Milano, che ne ha colto il valore artistico, culturale e la connotazione internazionale. Un progetto che regala al grande pubblico immagini suggestive, esclusive e una filosofia attenta all’ambiente. Www.amazonlife.com/    
   
   
A REGGIO EMILIA DAL 5 MARZO AL 1 MAGGIO 2011. A PALAZZO MAGNANI LA MOSTRA GIORGIO DE CHIRICO DIPINTI 19710-1970. UN MAESTOSO SILENZIO  
 
Milano, 21 febbraio 2011 - Un maestoso silenzio. 60 dipinti e 20 tra disegni, acquerelli e inchiostri ripercorrono la vicenda artistica di uno dei maestri assoluti dell’arte del Novecento. Dal 5 marzo al 1 maggio 2011, Palazzo Magnani di Reggio Emilia ospita, dopo la tappa di Trieste, la mostra Un maestoso silenzio che racconta il percorso creativo di Giorgio de Chirico (Volos, 1888 - Roma, 1978). L’iniziativa, organizzata dalla Fondazione Palazzo Magnani e da Tadino Arte Contemporanea con il Patrocinio dell´Assemblea legislativa della Regione Emilia Romagna, curata da Roberto Alberton e Silvia Pegoraro, presenta 80 opere – circa sessanta dipinti, e una ventina tra disegni, acquerelli e inchiostri - realizzate nella prima metà del Novecento da uno dei maestri assoluti dell’arte contemporanea. Il percorso espositivo prende avvio dagli anni Dieci del Xx secolo, con capolavori quali La grande Tour del 1915, Enigma della partenza del 1914, Tempio di Apollo a Delfi del 1909-1910. Proprio quello della piazza rappresenta uno dei temi cardine della Metafisica. De Chirico libera questo spazio, tradizionalmente luogo d’incontro, e lo rende vuoto, quasi irriconoscibile, dove il passato e il presente s’intrecciano dando vita a un tempo sospeso, fino a diventare un palcoscenico popolato da Muse, Manichini, Statue, Oracoli, Arianne. In quegli anni, l’artista inseguiva un nuovo linguaggio che si differenziasse dagli stilemi impressionisti o dalle nuove ricerche cubiste e futuriste, e che lo portasse a una originale rappresentazione e a sintetizzare le suggestioni provenienti dalla cultura classica della natia Grecia, e dalla scoperta del pensiero di Nietzsche e Schopenhauer. Nei suoi intenti, che anticiparono con rigore quegli elementi che sono alla base dell’espressività contemporanea, c’è il rifiuto dell’antropomorfismo, che consisteva come affermava lo stesso de Chirico, “nel sopprimere completamente l’uomo come punto di riferimento, come mezzo per esprimere un simbolo, una sensazione o un pensiero”, che ha guidato l’arte fino agli inizi del Xx secolo. Infatti, de Chirico pone l’uomo, non come forma, al centro dei propri lavori. Se gli Impressionisti “fotografano” il mondo esterno come loro appare, se Picasso delinea un nuovo spazio non più prospettico e i Futuristi il moto universale, a lui preme rappresentare quelle sensazioni interiori che sono la linfa vitale dell’animo umano. Dal palcoscenico delle sue piazze de Chirico prende oggetti reali, togliendo loro ogni funzione reale; struttura così un nuovo linguaggio, ovvero la Metafisica, che ha sì dato avvio al Surrealismo e ai suoi sviluppi, ma che si pone anche alla base di molte ricerche contemporanee. De Chirico ha ampliato la propria indagine metafisica negli anni Venti e Trenta, mutando totalmente l’iconografia classica delle piazze, per giungere a felici invenzioni quali gli Archeologi, i Gladiatori, i Mobili nella valle o i Bagni misteriosi. Il percorso espositivo darà conto di questa evoluzione attraverso un nucleo di opere di questo periodo, come una Figura femminile del 1922, Ricordo metafisico delle rocce di Orvieto sempre del 1922, Interno metafisico del 1925, Mobili nella valle del 1927, oltre a Cavalli sulla Spiaggia del 1928, Gladiatori (La Lutte), Bagnante e Nudo seduto del 1929, Cavalli in riva al mare e Vita silente del 1930, L’enigma del ritorno del 1938 e si chiuderà con alcune opere particolarmente significative degli anni ’40 e ’50. Catalogo Silvana Editoriale.Www.palazzomagnani. It/     
   
   
TRA LE INIZIATIVE PER CELEBRARE I 150 DELL’UNITÀ D’ITALIA, AL SANTA MARIA DELLA SCALA UNA MOSTRA-EVENTO CHE SPOSA LE ARTI ALLE NUOVE TECNOLOGIE L’ANIMA E LA MUSICA. L’ESPERIENZA ROMANTICA E L’ETÀ DEL RISORGIMENTO TRA DIPINTI E SUGGESTIONI MULTIMEDIALI  
 
Milano, 21 febbraio 2011 - A Siena, dal 12 marzo al 19 giugno 2011, un viaggio nell’Europa dell’Ottocento attraverso dipinti, musica ed elaborazioni multimediali. Sarà la multimedialità e il matrimonio tra arti e nuove tecnologie la vera novità della mostra evento “L’anima e la musica”, in programma a Siena, nel Complesso Museale Santa Maria della Scala, dal 12 marzo al 19 giugno 2011. Dipinti, documenti, musica saranno valorizzati da elaborazioni multimediali di grande impatto emotivo, che offriranno al pubblico uno straordinario spaccato della realtà storica e culturale dell’Europa dell’Ottocento. Un’esposizione a cura di Sergio Carrubba, Orietta Rossi Pinelli e Roberto Venuti, promossa dal Comune di Siena e dalla Fondazione Monte dei Paschi di Siena, che, in occasione delle celebrazioni per il 150° anniversario dell´Unità d´Italia, racconta l’esperienza romantica e l’età del Risorgimento. Un percorso suggestivo guiderà il visitatore alla scoperta di quel “Romanticismo” che ha rivoluzionato la sensibilità e il gusto di un’epoca, trasformando in modo irreversibile la cultura europea, attraverso una diffusione geografica internazionale se pur segnata da forti peculiarità nazionali, abbracciando contemporaneamente i tre grandi campi della vita artistica (letteratura, musica, arti figurative) e influenzando in modo fondamentale anche le diverse discipline del pensiero (filosofia, economia, archeologia, psicologia) e più in generale la vita pubblica (politica, religione) e i rapporti privati (amore, amicizia, passione, famiglia). Una stagione - di cui la rivoluzione europea del 1848, la «primavera dei popoli» rappresenta il momento più emblematico – diventata anche il contesto culturale e politico entro cui si innesta il Risorgimento italiano che ha, infatti, un debito sia culturale, sia politico nei confronti del Romanticismo. La presenza di Verdi a Milano all’indomani delle Cinque giornate o la visita che Garibaldi fece a Manzoni sono due momenti di questo intreccio, che arrivano dopo il lungo soggiorno italiano di Shelley e Byron in Italia (con il coinvolgimento di quest’ultimo nei moti carbonari prima di andare a morire per l’indipendenza della Grecia) e di un altro soggiorno significativo, quello di Stendhal a Milano, dove lo scrittore francese iniziò il suo celebre “De l’Amour”. Nell’esposizione senese, la rilettura del Romanticismo avviene attraverso il prisma dei generi musicali propri dell’epoca (notturni, mazurche, ballate, polacche, valzer, preludi, concerti) e del loro intreccio con i temi propri della cultura e sensibilità romantica che hanno costituito i momenti più innovativi della ricchissima stagione culturale del Romanticismo (il contrasto tra classico e moderno, tra ingenuo e sentimentale, la scoperta del folklore, dei miti, di fiabe e leggende, il ruolo del sogno, il gusto per il frammento, il grottesco, il sublime, l’uso dell’allegoria e del simbolo, il senso della patria, della nazione, l’impeto rivoluzionario e solidaristico, l’amore rinnovato e trasformato in modo definitivo accogliendo insieme passione e sentimento, amore spirituale e fisico, emozioni e struggimento, il perdersi nell’altro/a, intimità e complicità, trasgressione individuale e vita familiare). Le grandi figure della cultura romantica (da Schubert a Mendelsshon, da Schumann a Liszt, da Wagner a Verdi per quanto riguarda la musica; da Byron a Stendhal, da Novalis a Manzoni, da Pushkin a Mickiewicz per la letteratura, solo per citarne alcuni) animeranno con la loro “presenza” tutta la mostra. La pittura, la musica e la letteratura si intrecceranno attraverso una narrazione multimediale che si svilupperà lungo le sale in modo originale e fortemente innovativo. Il percorso nella mostra il cui allestimento è curato dall’architetto Andrea Milani è, infatti, concepito come una vera e propria esperienza multisensoriale, che coinvolge oltre che la vista, anche l´udito e l´olfatto. Insieme alle opere originali,tra cui spiccano quelle di Fussli e Ingres, Blechen e Friedrich, Constable e Vernet, Caffi e Boldini esposte nell’ultima sala dedicata al Risorgimento, saranno visibili, in successione e su schermi al plasma, alcune opere virtuali, attraverso un gioco di proiezioni e stampe serigrafiche su supporti a parete, davvero suggestivo. Il viaggio nel mondo romantico e risorgimentale avverrà attraverso una grande esperienza virtuale il cui sfondo e contesto saranno le sale di una casa ottocentesca che permetterà di rivivere i personaggi, i quadri, le musiche, le parole legate insieme attorno ai temi del Viaggio, del Popolo, della Nazione, dei Notturni, dell’Amore. Il visitatore si troverà immerso nella biblioteca, nel salotto, in un giardino d´inverno e nell’“alcova dell´amore” di questa suggestiva casa ottocentesca, mentre schizzi e appunti di viaggio, lo accompagneranno come in un viaggio, di cui la musica, sarà il filo conduttore. E proprio la musica avrà un ruolo centrale nel percorso espositivo perché diffusa in ogni sala e in alcune sale, le campane sonore riprodurranno voci narranti di viaggi e brani tratti da opere di poeti e viaggiatori del tempo. Proprio per il suo intreccio tra arte, musica e letteratura “L’anima e la musica”, promossa dal Comune di Siena e dalla Fondazione Monte dei Paschi di Siena, si offre in modo innovativo al pubblico con l’obiettivo di parlare anche a chi del Romanticismo ha una memoria che risale agli anni della scuola, rinnovando curiosità e suggerendo nuovi percorsi ed interpretazioni. Infine, la Delegazione Fai di Siena parteciperà alla mostra con il progetto “Apprendisti Ciceroni al Museo” la scuola coinvolta in un servizio culturale per il pubblico. Alcune classi di studenti senesi, opportunamente preparate dai loro insegnanti e dalle strutture educative del Santa Maria della Scala, accompagneranno gruppi di visitatori provenienti da altre scuole, dall’Università per stranieri, dalle Contrade, dalla cittadinanza senese stessa ecc. Nel percorso espositivo, illustrando il contesto culturale politico che guida la mostra e le singole opere esposte. La mostra “L’anima e la musica”, a cura di Sergio Carrubba, Orietta Rossi Pinelli e Roberto Venuti e promossa dal Comune di Siena e dalla Fondazione Monte dei Paschi di Siena resterà aperta dal 12 marzo al 19 giugno 2011 dalle 10,30 alle 19,30 tutti i giorni compresi i festivi presso il Complesso museale Santa Maria della Scala. Con il biglietto della mostra, si entrerà con biglietto ridotto nel Museo Civico di Siena e viceversa. Catalogo Silvana editoriale.  
   
   
A GALLARATE, MUSEO MAGA SCULTURE, DIPINTI, DISEGNI DI GIACOMETTI  
 
Milano, 21 febbraio 2011 - Tutti appartenenti ad una medesima collezione, mai esposta in Europa nella sua completezza da quando ha lasciato lo studio parigino di Alberto Giacometti, una delle icone del Novecento. Il Maga di Gallarate ospita la collezione dal 5 marzo al 5 giugno, in una mostra promossa dalla Fondazione Galleria d´Arte Moderna e Contemporanea Silvio Zanella, presieduta da Angelo Crespi, con la direzione di Emma Zanella. La mostra è curata da Michael Peppiatt, autore di "In Giacometti´s Studio"- libro nel quale documenta la ricognizione da lui compiuta nell´archivio prima inesplorato di uno dei rami della famiglia, ricognizione che è alla base anche di questa preziosa rassegna- con il coordinamento generale di Cinzia Chiari. Gli allestimenti della mostra sono affidati a Maurizio Sabatini lo scenografo che lavora con Giuseppe Tornatore. Gli eredi di Giacometti hanno accordato a Michael Peppiatt il permesso di esaminare la loro collezione, pubblicare a lavori ultimati un nuovo libro, e procedere alla catalogazione delle opere. "E´ un materiale - afferma Peppiatt - che getta nuova luce sul modo di lavorare di Giacometti, «afflitto» da una specie di compulsione al bozzetto. Tanto da schizzare sulla prima pagina di France Soir dei nudi di Christine Keeler, la showgirl che fece tremare l´establishment britannico degli anni Sessanta quando venne riconosciuta come l´amante del Tory John Profumo. Il quotidiano, datato 1963, portava in prima pagina un articolo sul piccante affair. Corrispondenza che, evidentemente, ispirò l´artista svizzero solleticando il suo bisogno di disegnare. «C´è un qualcosa di intimo in questi lavori», ha detto all´Observer Peppiatt. «Mi hanno permesso di spaziare fa 300 disegni, ed ero commosso. Sentivo quasi la presenza di Giacometti, come se i suoi schizzi stessero cadendo direttamente dalle sue mani. Ha scarabocchiato ovunque: sulle pagine dei libri, su pezzi di carta presi nei caffè». Un altro esempio di questi sketch improvvisi si trova su una pagina strappata da L´express in cui l´artista pasticciò la fotografia di Lee Harvey Oswald, l´assassino del presidente John Kennedy. Di fianco, poi, Giacometti scrisse ripetutamente la parola italiana «continuare», oltre che un appunto di lavoro: «i busti sono stati fatti velocemente, e un dipinto questa sera, i disegni presto». «Gli sketch - spiega ancora Peppiatt - erano per lui una forma di pensiero istintivo. Non stava mai senza una matita in mano o una sigaretta in bocca». Ma la mostra al Maga non si limita a documentare questo aspetto dell´attività di Giacometti. Il percorso mostra propone complessivamente 95 opere: 49 sculture che comprendono anche due opere Grande Femme del 1959-60 e Figura del 1956 provenienti dalla Gnam di Roma ed una importante selezione di dipinti che comprende Deux Tetes (1960) e Portrait du professeur Corbetta (1961) provenienti da collezione privata. Le sculture ritraggono membri della famiglia Giacometti: il padre, la madre, la sorella Ottlilia e il fratello Diego. Un secondo gruppo propone invece un campione rappresentativo dei lavori figurativi del dopoguerra di Giacometti: figure intere sia maschili che femminili, un "Homme qui marche", alcune di teste di "Lotar", una "Femme de Venise" e diversi busti della moglie Annette. La collezione di disegni è molto vasta e comprende tanto ritratti a figura intera quanto copie di lavori da opere classiche, insieme agli schizzi sui più diversi supporti. Benché le opere scelte siano focalizzate sul periodo della maturità artistica di Giacometti, sono molti gli aspetti della mostra che puntano verso un Giacometti intimo, com´è lecito attendersi da una collezione di proprietà della stessa famiglia Giacometti. Un´ampia sezione documentaristica, anch´essa ricca di materiali sino ad oggi inediti, completa la mostra. Vi sono presentate immagini fotografiche che ritraggono l´artista al lavoro e che raccontano delle sue frequentazioni, insieme a lettere e ad altri documenti, per far rivivere una personalità artistica d´eccezione. Electa per l´occasione pubblica il catalogo della mostra e un volume biografico, entrambi a cura di Michael Peppiatt.  
   
   
INVITO AL VIAGGIO: PROPOSTE DALLA COLLEZIONE DEL MUSEO PECCI DI PRATO A MILANO  
 
Milano, 21 febbraio 2011 – Il Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato, cui è riconosciuto il ruolo di museo regionale toscano, ha inaugurato il18 febbraio, nella sede espositiva distaccata di Milano, una significativa selezione di opere raccolte in oltre vent’anni di attività, Costituiscono la punta artistica avanzata di una regione, la Toscana, universalmente identificata con il proprio straordinario patrimonio storico e culturale; la mostra si intitola “Invito al viaggio”. Il progetto espositivo di Milano – sostenuto dalla Regione Toscana attraverso l’agenzia Toscana Promozione e patrocinato dal Comune di Prato – è stato strutturato intorno al tema del “viaggio”, concepito sia come tema comune alle opere selezionate sia come metafora dello spostamento spaziale e temporale del museo. E vuole rappresentare la possibilità di un’esplorazione fisica e mentale della collezione del museo da parte del pubblico, confermando il carattere di istituzione attiva e in costante fermento del Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci. “Sono lieta di essere presente qui oggi all’inaugurazione di questa iniziativa – ha dichiarato l’assessore regionale alla cultura Cristina Scaletti -. L’idea di portare a Milano un pezzo del museo Pecci è segnale di apertura e capacità di gestione del patrimonio culturale della nostra regione, che non è limitato alle testimonianze del passato, ma è anzi proiettato a cogliere anche tutte le novità che il mondo dell’arte contemporanea è in grado di offrire”.