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MERCOLEDI
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Notiziario Marketpress di
Mercoledì 24 Aprile 2013 |
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PUGLIA, CONTO TERMICO: OPPORTUNITÀ PER ENERGIA PULITA DA RINNOVABILI |
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Bari, 24 aprile 2013 - Il Gestore dei Servizi Eergetici (Gse), azienda
del ministero dell’Economia e delle Finanze che incentiva lo sviluppo delle
fonti di energia rinnovabile in Italia, ha scelto la Puglia per presentare in
tutto il Sud il nuovo Conto Termico, un meccanismo incentivante introdotto dal
decreto 28 dicembre 2012 che stanzia fondi sia alle amministrazioni pubbliche
che ai soggetti privati per attuare interventi di incremento dell’efficienza
energetica e interventi di piccole dimensioni per la produzione di energia
termica da fonti rinnovabili.
Ne dà notizia l’assessore allo Sviluppo economico Loredana Capone che
ha partecipato all’incontro: “Per la presentazione del Conto Termico – spiega –
è stata scelta la Puglia per tutto il Sud, in virtù delle politiche regionali a
sostegno delle rinnovabili”. “Noi abbiamo grande interesse per i nuovi
interventi normativi, ai quali abbiamo contribuito, perché consentano di
diversificare la politica energetica finora troppo concentrata su grandi
impianti eolici e fotovoltaici, a causa di incentivi troppo alti”.
“Se è giusto incentivare il perseguimento degli obiettivi di “burden
sharing” – continua l’assessore – attingendo alle tariffe elettriche nazionali,
è anche sacrosanto che gli incentivi vengano distribuiti su diversi settori
produttivi, come l’edilizia, l’impiantistica per la climatizzazione degli
edifici e i servizi energetici degli enti locali”.
Il Conto Termico incentiva la produzione di energia termica da fonti
rinnovabili e i piccoli interventi di efficienza energetica con uno
stanziamento di 900 milioni di euro annui, 700 per privati e imprese e 200 per
le amministrazioni pubbliche. L’incentivo, che non è cumulabile con altri bonus
fiscali, copre il 40% dell’investimento ed è spalmato in un periodo compreso
tra i 2 e i 5 anni. I tetti massimi sono differenziati in base al tipo di
intervento, alla potenza dell´impianto e alla zona climatica in cui il lavoro è
realizzato. L’accesso all’incentivo è consentito per interventi di incremento
dell’efficienza energetica e interventi di piccole dimensioni per la produzione
di energia termica da fonti rinnovabili e sistemi ad alta efficienza.
Le amministrazioni pubbliche possono richiedere l’incentivo per
entrambe le categorie, mentre i soggetti privati (persone fisiche, condomini o
imprese) possono accedere agli incentivi solo per gli interventi relativi alle
fonti rinnovabili termiche. Tra gli interventi incentivabili in entrambe le
categorie (efficienza energetica e fonti rinnovabili termiche), sono inclusi
l’isolamento termico di superfici; la sostituzione di impianti di
climatizzazione invernale esistenti con impianti di climatizzazione invernale
che utilizzano generatori di calore a condensazione; la sostituzione di
scaldacqua elettrici con scaldacqua a pompa di calore; la sostituzione degli
impianti di climatizzazione invernale esistenti con impianti dotati di pompe di
calore elettriche o a gas che utilizzano energia aerotermica, geotermica o
idrotermica o che abbiano un generatore di calore alimentato da biomassa;
l’installazione di collettori solari termici. L’incentivo è erogato
direttamente dal Gse, che predisporrà un applicativo internet dedicato,
attraverso il quale i soggetti interessati potranno compilare la richiesta. Il
bando relativo alla prima procedura sarà pubblicato tra il 29 e il 30 aprile.
Le domande dovranno essere presentate nei successivi 60 giorni.
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TRENTO: EDILIZIA, DALLA COMUNITÀ EUROPEA LE MISURE ANTICRISI |
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Trento, 24 aprile 2013 - L’agenzia del Lavoro della Provincia autonoma
di Trento, in occasione del seminario pubblico “Costruire solidarietà di fronte
al cambiamento nel settore edile”, ha presentato i risultati del progetto
europeo nel settore dell’edilizia, uno dei più colpiti dalla crisi. Il progetto
- cofinanziato dal Fondo Europeo di adeguamento alla globalizzazione (Feg) - si
è concentrato sulla formazione di oltre 200 lavoratori, trentini ed
altoatesini, espulsi in questi anni dal settore edile, e che per nove mesi
hanno potuto acquisire nuove competenze. In particolare, ai lavoratori è stato
garantito un percorso di informazione, formazione e acquisizione di nuove
competenze in altri settori, dove maggiori sono le opportunità di lavoro.
“L’attuale crisi - ha sottolineato Michele Colasanto, presidente dell´Agenzia del Lavoro - obbliga a ripensare
anche le politiche a sostegno del lavoro e a sviluppare strumenti inediti, qual
è il progetto di formazione che oggi presentiamo, in grado di dare delle
risposte personalizzate ai lavoratori disoccupati”. Il progetto, della durata
di 9 mesi, ha un costo di 2 milioni di euro, finanziato al 65 per cento dal
Feg, 35 per cento dalla Provincia autonoma di Trento e cofinanziato, per
l’assistenza tecnica, dal ministero del Lavoro e Politiche sociali.
Il Trentino investe sulla persona e sulla sua formazione per contrastare la crisi e costruire nuove
opportunità di lavoro. Nella mattinata di oggi, Agenzia del Lavoro ha
presentato i risultati del progetto europeo, finanziato dal Fondo di
adeguamento alla globalizzazione (Feg), e che ha coinvolto 217 lavoratori espulsi dal settore edile. Per nove mesi i
lavoratori - la cui età media è di 40 anni - hanno seguito corsi di formazione
in diverse settori ed hanno avuto la possibilità di costruirsi una nuova professionalità, anche
al di fuori del settore edile, uno dei più colpiti dalla crisi e con scarse
prospettive di reinserimento. Dopo una verifica delle attitudini personali, i
lavoratori sono stati indirizzati verso corsi personalizzati: panificatore, pasticciere,
pizzaiolo ed aiuto cuoco, tutela del verde, progettazione edile, ma anche
giardinaggio e corsi di informatica. “I risultati - spiega Antonella Chiusole,
dirigente generale di Agenzia del lavoro -
sono molto incoraggianti. I lavoratori sono oggi occupati in tirocini
presso le aziende e alcuni di loro, recuperando anche delle competenze
trascorse, hanno l’opportunità di aprire un’attività o si apprestano ad assumere un nuovo incarico, diverso da
quello precedente”.
Il Feg è uno strumento finanziario creato dall´Unione Europea per
fornire un aiuto, in uno spirito di solidarietà, ai lavoratori che hanno perso
il posto di lavoro a causa di grandi cambiamenti strutturali del commercio
mondiale derivanti dalla globalizzazione e dalla crisi economica. Da qui la
decisione di aprire in Trentino, in accordo con la Comunità europea e il
ministero del Lavoro, dei percorsi innovativi a favore di persone espulse dal
mercato del lavoro. Oltre 200 lavoratori, usciti dal settore edile in
Trentino/alto Adige nel periodo marzo - novembre 2010, sono stati coinvolti nel
progetto, presentato da Agenzia del Lavoro di Trento e Ministero del Lavoro e
delle Politiche Sociali ed approvato dall’Unione Europea. Il 70 per cento dei
lavoratori sono maschi, in maggioranza italiani: un gruppo segnato da forti
diversità culturali e zone di provenienza.
“L’obiettivo - ha spiegato Marta Alvarez Marquina, dirigente della
Commissione europea e rappresentante del Fondo Feg - è il reinserimento
lavorativo dei soggetti nel mercato del lavoro e, soprattutto per il Trentino,
nel settore edile e in altri settori a maggiore potenzialità occupazionale”. I
risultati - secondo gli stessi lavoratori - sono davvero incoraggianti:
“Abbiamo avuto la possibilità di ricominciare grazie a nuove competenze che in
questi nove mesi abbiamo acquisito attraverso il progetto e che rispondono
maggiormente alle nostre attitudini”.
Nella mattinata di oggi si è tenuto anche il convegno “Costruire
solidarietà di fronte al cambiamento nel settore edile”. I lavori sono aperti
dal presidente dell’Agenzia del Lavoro di Trento e da interventi curati dal
Ministero del Lavoro e dalla Commissione Europea, destinati a sottolineare
l’originalità dei metodi e i risultati dell’esperienza maturata. La prima parte
del seminario è stata riservata alla presentazione degli interventi Feg più
innovativi, avviati tra Provincia autonoma di Trento, ministero del Lavoro e
Unione Europea per realizzare politiche attive del lavoro che rispondano
efficacemente alle attuali sfide della crisi, ricostruendo professionalità e
orientandole verso i settori economici potenzialmente ricettivi. La sessione pomeridiana ha presentato – in
chiave comparativa - delle esperienze
realizzate, nel settore costruzioni, grazie al cofinanziamento Feg, in
Spagna (Comunità autonoma di Valencia), Olanda (Provincia di Gerland), Irlanda
(Ministero nazionale). “In conclusione, - spiegano il presidente di Agenzia del
lavoro, Michele Colasanto, e la rappresentante del Fondo Feg, Marta Alvarez
Marquina - si apre una prospettiva di riflessione sulle opportunità offerte
dall’Unione Europea e sulla valorizzazione di quanto sperimentato per ulteriori
interventi a vantaggio della riqualificazione e della ricollocazione
professionale dei lavoratori vittime della globalizzazione dei mercati e della
crisi occupazionale”.
Ulteriori informazioni sul seminario sono disponibili al link
http://www.Agenzialavoro.tn.it/fse/interventi/feg/feg_seminario.html
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BOLZANO: RISCALDAMENTO E ACQUA CALDA NEI CONDOMINI: COSTI IN BASE A CONSUMO EFFETTIVO |
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Bolzano, 24 aprile 2013 - Dal 2015 sarà obbligatorio rilevare il
consumo effettivo del fabbisogno energetico per riscaldamento e acqua calda in
edifici con più di quattro utenze e concessione edilizia rilasciata prima del
30 giugno 2000: la nuova direttiva della Provincia è stata pubblicata il 23
aprile sul Bollettino ufficiale della Regione. Assicurati così risparmio di
energia e ripartizione equa delle spese.
L´impegno della Giunta provinciale per ridurre il consumo di energia e
di emissioni di Co2 a tutela del clima in Alto Adige si concretizza nelle
misure contenute nella "Strategia per il clima energia", che punta a
ridurre il consumo energetico pro capite e l´utilizzo delle fonti energetiche
fossili e per contro vuole favorire l´utilizzo delle fonti rinnovabili. Un
ulteriore passo per attuare questa strategia è rappresentato dalla nuova
direttiva provinciale sul rilevamento del consumo effettivo e sulla contabilizzazione
del fabbisogno energetico per riscaldamento, raffrescamento e acqua calda
sanitaria di ogni singola utenza. Attraverso questa misura diventa possibile
aumentare l´efficienza energetica e garantire una più equa ripartizione delle
spese.
La direttiva è pubblicata oggi sul Bollettino ufficiale della Regione:
viene applicata in tutti gli edifici esistenti in Alto Adige con impianto
centralizzato e con più di quattro utenze e che siano stati realizzati con
concessione edilizia rilasciata prima del 30 giugno 2000. Ogni utenza dovrà
essere dotata degli specifici contatori per misurare il consumo energetico e di
acqua calda individuale.
"L´installazione degli strumenti di misurazione e di rilevamento
anche in questi condomini garantisce una ripartizione delle spese più corretta,
calcolata sulla base del consumo individuale di ogni utenza", sottolinea
l´assessore Florian Mussner. Gli edifici posteriori alla data del 30 giugno
2000, invece, devono essere già dotati di sistemi di rilevamento individuale
del fabbisogno energetico.
Il nuovo rilevamento del consumo effettivo e la contabilizzazione del
fabbisogno energetico diventeranno obbligatori dal 1° gennaio 2015.
L´installazione degli appositi sistemi di misurazione beneficia di un
contributo provinciale nella misura massima del 30% dei costi ammissibili,
"un aiuto che vuole incentivare una rapida applicazione delle nuove
direttive", sottolinea l´assessore Mussner. Per beneficiare dei contributi
va presentata richiesta prima dell´inizio dei lavori e le fatture devono essere
anteriori al 1° gennaio 2015. Le domande vanno presentate all´Ufficio
provinciale risparmio energetico.
Tutte le informazioni sono disponibili sul web all´indirizzo
www.Provincia.bz.it/agenzia-ambiente/energia/rilevamento-consumo-effettivo-fabbisogno-energetico.asp
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APPROVATO DALLA GIUNTA PROVINCIALE IL NUOVO PIANO PAESAGGISTICO DEL COMUNE DI BRESSANONE |
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Bolzano, 24 aprile 2013 - La
Giunta provinciale ha approvato recentemente il nuovo Piano paesaggistico del
Comune di Bressanone presentato dall’assessore Elmar Pichler Rolle che prevede
una serie di importanti aspetti innovativi.
Il nuovo Piano paesaggistico del capoluogo della Val d´Isarco prevede
l´accorpamento delle zone di rispetto e dei paesaggi di particolare tutela in
un unico concetto riguardante le zone di
rispetto nelle quali vi sarà un chiaro divieto di edificazione.
"Grazie a questo accorpamento" sottolinea l´assessore
provinciale Elmar Pichler Rolle "siamo in grado di ridurre i procedimenti
burocratici in quanto la maggior parte degli interventi paesaggistici concessi
nelle zone di rispetto possono essere autorizzati da parte dei Comuni evitando
così il passaggio all´esame della secondo commissione provinciale per la tutela
del paesaggio".
Il nuovo Piano paesaggistico del Comune di Bressanone prevede che il
biotopo Laugen venga ampliato sino alla caserma Reato e che l´area venga
rivalutata sotto il profilo naturalistico ed ecologico anche con la creazione
di un´area umida.
Sono stati inoltre definiti alcuni nuovi monumenti naturali come ad
esempio il lago Wackerer nei presso del Monte Forca. Sono stati inoltre
inseriti come aree verdi protette nel nuovo Piano paesaggistico i Giardini Rapp
ed il Giardino di Corte del Palazzo Vescovile.
L´assessore esprime una valutazione molto positiva in merito al
processo decisionale che ha portato alla definizione del Piano paesaggistico ed
al quale hanno contribuito, tra gli altri, l´Ufficio di ecologia del paesaggio,
il Comune di Bressanone, le associazioni ed i proprietari delle aree
interessate.
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BOLZANO: APPROVATO IL DDL PROVINCIALE SULL´URBANISTICA |
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Bolzano, 24 aprile 2013 - La
Giunta provinciale ha concluso il 22
aprile la discussione sulla bozza di riforma in materia di urbanistica e ha
approvato il testo definitivo del disegno di legge, che passa ora alla
valutazione del Consiglio dei Comuni e del Consiglio provinciale. Si punta ad
un´approvazione finale entro luglio.
La Giunta provinciale, ha ricordato il presidente Luis Durnwader al
termine della seduta, "ha lavorato a una prima riforma che punta a
semplificare e snellire le procedure e a coordinare meglio la tutela del
paesaggio con lo sviluppo del territorio." Tra i singoli punti che la
Giunta intende precisare e definire con la nuova legge figurano la
semplificazione e lo snellimento dell´iter di approvazione del Puc (anche
attraverso un diverso coinvolgimento della Commissione urbanistica della
Provincia nella procedura dei Comuni) e dell´assegnazione delle aree
produttive, con conseguente riduzione dei tempi della procedura di
assegnazione.
In questo ambito obiettivo centrale è il rilascio di una concessione
edilizia nel giro di qualche mese anzichè di anni, in modo da accelerare
l´insediamento delle aziende. In tal senso l´esproprio, secondo la riforma,
dovrà essere un´eccezione mentre nei casi normali viene introdotta la libera
contrattazione tra azienda e proprietario del terreno. Il ddl prevede anche lo
snellimento nelle procedure di cambio di coltura (da bosco a prato) oltre che
il trasferimento ai Comuni delle competenze sui piani di attuazione. Ora il
testo passa all´esame del Consiglio dei Comuni e del Consiglio provinciale:
"Si punta all´approvazione definitiva della nuova legge tra giugno e
luglio, in modo da entrare in vigore prima della fine della legislatura",
ha concluso Durnwalder.
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BOLZANO: VIA LIBERA AL PROGRAMMA DELL´AGENZIA APPALTI, GARE PER 700 MILIONI |
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Bolzano, 24 aprile 2013 - Via libera della Giunta provinciale al programma
triennale (2013-2015) dell´Agenzia per i procedimenti e la vigilanza in materia
di contratti pubblici di lavoro, servizi e forniture. L´agenzia unica per gli
appalti sta attualmente trattando 188 gare e procedimenti per conto di
Provincia, Comuni, Comunità comprensoriali e privati, per un valore di circa
700 milioni di euro.
L´agenzia unica per gli appalti svolge la funzione di stazione
appaltante per gli enti pubblici, con il compito di fornire attività di
consulenza, preparazione, indizione e aggiudicazione delle gare relative a
lavori pubblici, nonchè all´acquisto di servizi e forniture. "La materia è
sempre più complicata - ha spiegato il presidente Luis Durnwalder - a causa
della coesistenza di norme provinciali, nazionali ed europee, le quali comportano
difficoltà interpretative e incertezze sotto il profilo giuridico".
In linea di massima, gli appalti pubblici possono essere assegnati in
maniera discrezionale per importi al di sotto dei 50mila euro, sino ai 200mila
euro è prevista la necessità di invitare un determinato numero di aziende a
presentare un´offerta, oltre i 200mila euro deve essere bandita una gara a
livello nazionale, mentre oltre il milione di euro la gara deve essere aperta a
tutta l´Unione Europea.
"Le procedure risultano spesso troppo complicate per comuni ed
enti di piccole dimensioni - ha proseguito Durnwalder - e per questo motivo
abbiamo deciso di creare un´Agenzia che occupa 23 esperti della materia. I
procedimenti e le gare gestite sono 188: 86 della Provincia, 60 dei Comuni, 16
dei Consorzi di Comuni, 2 di aziende private e le restanti 24 delle Comunità
comprensoriali. In totale, il valore degli appalti è di 700 milioni di euro:
una cifra considerevole, che deve essere amministrata al meglio".
Possono rivolgersi all´Agenzia unica degli appalti tutte le unità
organizzative della Provincia, le aziende e gli istituti, le strutture
formative, gli enti di diritto pubblico, le società create o compartecipate
dalla Provincia, organizzazioni ed associazioni,
enti locali, aziende, istituti di tipo autonomo e di diritto pubblico.
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L´EUROPA COME UN LUOGO PER L´INDUSTRIA E L´INNOVAZIONE |
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Bruxelles, 24 aprile 2013 – Di seguito l’intervento di ieri di Johannes
Hahn Commissario per la politica regionale L´europa come un luogo per
l´industria e l´innovazione Nel corso del Quarto Bruges European Business
Conference : “
Cari amici,
Cari colleghi,
Signore e signori,
La crisi economica che si è preoccupante per il nostro continente negli
ultimi anni ha messo in discussione molte delle nostre convinzioni e
tradizioni. E ´costretto a ripensare il modo di fare le cose. Il nostro modello
economico è stata messa in discussione. La nostra moneta unica è stata
esaminata. E abbiamo visto una contrazione delle economie europee e livelli di
disoccupazione che sono, per dirla francamente, spaventoso.
Con questo in mente, la preparazione per un discorso sulla
competitività dell´Europa e la sua attrattiva come location per l´industria,
sembrava un compito arduo.
Fortunatamente per me, ma soprattutto per l´Europa, per fortuna non è
tutto cupo e cattivo. Vi sono segni di resistenza. C´è un fondamento su cui
costruire. E non è affatto una battaglia persa per il nostro continente.
Ad esempio, a guardare i flussi di investimenti diretti esteri in
entrata nell´Unione europea possiamo trarre alcune conclusioni interessanti.
Nonostante la crisi economica e il calo del livello della raccolta, l´Unione ha
ricevuto il 27% del totale degli Ide nel 2011 secondo la Conferenza delle
Nazioni Unite sul commercio e lo sviluppo. Sebbene la quota si prevede
un´ulteriore diminuzione nel 2012, secondo la stessa fonte, è ancora stimato al
21% del totale, ancora significativa.
Che cosa ci dice questo circa l´attrattiva dell´Unione? Beh, è
diminuita, come può essere, l´Europa è secondo solo all´Asia, in termini di
investimenti diretti esteri verso l´interno. Esso dimostra che il nostro
continente è ancora abbastanza un luogo attraente per fare affari.
Questa conclusione è stata confermata anche dalla Ernst e il 2012
indagine attrattiva europea dei giovani che ha trovato un aumento del numero,
così come in scala, di progetti finanziati da investimenti esteri diretti. I
servizi alle imprese e dei settori del software e automotive sono stati
identificati come i maggiori beneficiari degli investimenti.
L´indagine ha concluso che i punti di forza fondamentali dell´Europa
continuano a subire. E ´classificato l´Europa occidentale e Europa centrale e
orientale nel secondo e terzo posto, rispettivamente, solo dietro la Cina, che
ha caratterizzato in cima alla lista delle destinazioni più attraenti per gli
investimenti esteri diretti.
Questo non è sorprendente. L´unione europea è un luogo dove ci sia un
sistema politico democratico stabile con le strutture sociali ed economiche
sviluppate. Ha una lunga storia di favorire imprese e all´innovazione, forte
tradizione accademica, infrastrutture sviluppate e altamente qualificata della
forza lavoro umana.
La sfida che l´Europa si trova ad affrontare oggi è come invertire la
tendenza al calo. Come costruire sui suoi punti di forza, al fine di migliorare
la sua attrattiva per gli investitori e per le imprese.
Cari amici,
E ´proprio per queste ragioni che l´Unione europea ha adottato nel 2010
la strategia Europa 2020. Si tratta di una strategia a lungo termine, non solo
per il superamento della crisi, ma anche di cambiare il nostro modello di
crescita. Per essere in grado di far fronte alle nuove sfide della sicurezza
energetica, la globalizzazione e il cambiamento climatico, gli obiettivi della
strategia è di generare una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva.
Quello che sarà discusso qui oggi, e cioè la competitività e
l´innovazione, sono al centro della strategia Europa 2020. E ancora di più al
centro della nuova politica regionale.
A Bruxelles, noi siamo attualmente ultimando i dettagli delle strutture
e delle dotazioni finanziarie per le politiche dell´Unione per i prossimi sette
anni. Come il Commissario responsabile per la politica regionale ho presentato
proposte di riforma della politica, per renderlo più pertinente alle
circostanze e alle esigenze delle economie regionali.
Sono molto contento che ci sia un crescente consenso tra il Consiglio
europeo e il Parlamento europeo sulle nostre proposte. È un dato di fatto, è
diventato chiaro che in termini di dotazioni finanziarie, la politica regionale
sarà il più grande quota di fondi di investimento in una gamma di settori, tra
innovazione e di sostegno alle imprese.
Questo permetterà la nuova politica regionale per diventare una
piattaforma per rendere le regioni europee più competitive e attraenti per le
imprese. E vorrei spiegare come.
Prima di tutto, la politica regionale è fortemente allineata con gli
obiettivi della strategia Europa 2020 e mira a contribuire a una crescita
intelligente, sostenibile.
Per raggiungere questo obiettivo, abbiamo introdotto il concetto di
concentrazione tematica per i fondi. Ciò significa che, almeno l´80% di tutte
le risorse disponibili nelle regioni più sviluppate e il 50% nelle regioni meno
sviluppate, sarà assegnato su cose come la ricerca e l´innovazione, Ict e basse
emissioni di carbonio.
Un´altra novità che abbiamo introdotto, che è complementare alla
concentrazione tematica, è l´obbligo di avere una strategia regionale e
l´innovazione per la specializzazione intelligente. Questa è una condizione che
deve essere soddisfatta prima di spendere tutti i fondi per la ricerca e
l´innovazione. L´obiettivo è quello di garantire che l´ambiente diritto esiste
per la ricerca efficiente ed efficace e le azioni di innovazione. Per garantire
che tutti rientrano in una strategia attentamente ponderata e ben progettato.
La strategia contribuisce a stabilire la necessaria coerenza negli
obiettivi dei principali soggetti interessati e getterà le basi di un processo
inclusivo. La politica del governo e di ricerca presso le università potranno
riflettere meglio le esigenze delle imprese e delle regioni. Sarà mobilitare e
riunire i vari dipartimenti governativi contribuendo a alleviare gli ostacoli
burocratici e unendo diversi obiettivi strategici.
Essa aiuta le regioni a concentrarsi e individuare i settori con il più
alto potenziale di crescita e la competitività globale e l´attrattiva. Questo è
un approccio molto meglio che semplicemente sostenere singoli progetti
indipendenti che non hanno sinergie o un impatto sulla struttura industriale ed
economica della regione. A questo proposito, favorendo la creazione di cluster
di ricerca e innovazione e la commercializzazione dei loro risultati è di
fondamentale importanza.
E ´più che evidente che lo sviluppo della ricerca regionale e le
strategie di innovazione è venuto attraverso un processo inclusivo in cui i
rappresentanti delle imprese hanno un ruolo chiave da svolgere. Quindi colgo
l´occasione per chiedere a voi di essere coinvolti in questo processo, nelle
vostre regioni. Lo spirito imprenditoriale di business leader in termini di
ricerca di nuove soluzioni e il loro gusto per nuove opportunità di mercato
potrebbe essere una fondamentale importanza nella progettazione della ricerca
regionale e strategie di innovazione.
Oggi, la tradizionale posizione dell´Unione al timone di competitività
è stata contestata. La sua ´attrattiva per le imprese è stato anche messo in
dubbio. Nel rispondere a queste sfide l´Europa deve riconquistare un ruolo
guida nella ricerca e sviluppo e innovazione. Concentrazione tematica e le
strategie di ricerca e innovazione regionali sono due strumenti importanti a
questo riguardo.
Cari amici,
Nel progettare le nostre proposte per il nuovo periodo abbiamo anche
cercato di fare particolare riferimento ad alcune aree significative che potrebbero
determinare il successo dei nostri sforzi per uscire dalla crisi e per essere
un luogo attraente per le imprese. Tra gli altri, abbiamo incluso l´efficienza
energetica e le tecnologie abilitanti fondamentali.
Io credo che se l´Europa deve iniziare a salire la scala della
competitività e l´attrattiva, deve affrontare la questione della sicurezza
energetica e la dipendenza dalle importazioni di materie prime. L´europa sta
diventando sempre più dipendente da importare entrambi questi prodotti. Il nostro
deficit commerciale di 156 miliardi di euro nel 2011 sarebbe stato un 237
miliardi euro di eccedenza se non fosse stato per queste importazioni.
Questo è dove le tecnologie abilitanti fondamentali che entrano in
gioco. Si può portare a nuovi materiali che potrebbero sostituire importati,
scarse o meno di materie prime riutilizzabili. Essi hanno il potenziale per
diventare la base del nostro futuro sviluppo economico. Si può portare a nuovi
e migliori prodotti e processi, generare crescita economica e l´occupazione e
rafforzare la competitività e l´attrattività dell´Ue e delle sue regioni. Essi
hanno un enorme potenziale di mercato. Con tassi di crescita tra il 6% e il 15%
nei prossimi 4 anni, si prevede che il mercato globale per le tecnologie
abilitanti crescerà di oltre € 1 trilione nel 2015.
Essi possono essere la forza trainante per l´innovazione, aumentare la
produttività, dare origine a nuovi prodotti e applicazioni e contribuire ad
affrontare le sfide sociali. Si può trasformare, modernizzare e rinnovare la
base industriale delle regioni. Essi possono contribuire a diversificare le
regioni in maggiore valore aggiunto, le attività di alta intensità di
conoscenza.
Sostegno dei Fondi strutturali e di investimenti della politica
regionale può incoraggiare e facilitare questo processo. Possono sostenere
l´adozione di tecnologie abilitanti fondamentali, promuovendo veloce e ´più
vicino al mercato´ assistenza. Essi possono contribuire allo sviluppo e alla
sperimentazione di prodotti e metodi di produzione.
La politica regionale può favorire l´adozione e la diffusione di
tecnologie abilitanti fondamentali a beneficio delle industrie. Inoltre può
incoraggiare gli investimenti nel loro sviluppo per la creazione di linee di
produzione pilota, qualcosa che potrebbe consentire le nostre regioni di
mantenere posti di lavoro nell´industria.
E mentre si fa tutto questo, può aiutare l´Europa a limitare la
dipendenza dalle materie prime importate, o almeno contrappeso il deficit
commerciale creata da loro importazione.
L´altro campo importante che ci identifichiamo nelle nostre proposte è
l´efficienza energetica. Dal momento che non c´è molto che possiamo fare in
termini di aumento della disponibilità di risorse naturali di gas e petrolio,
c´è molto che possiamo fare in termini di promozione di un uso sostenibile
dell´energia e l´efficienza energetica.
Anche questo è un mercato emergente con una domanda che prende
velocità. Il mercato globale è attualmente stimato in 1.150 miliardi di euro
all´anno e si prevede di raggiungere almeno € 2000000000000 Euro entro il 2020.
I Fondi strutturali e gli investimenti europei consentono alle regioni
europee di entrare e competere in questo mercato in espansione. Essi consentono
investimenti per lo sviluppo della ricerca e dell´innovazione e la capacità
imprenditoriale in settori quali l´energia sostenibile, compreso, i servizi
ecosistemici marini e solari, eco-innovazione e l´economia a bassa emissione di
carbonio.
Signore e signori,
Naturalmente la politica regionale fa molto di più di sostenere
tecnologie chiave abilitanti e l´efficienza energetica. Per esempio si investe
in infrastrutture, come le reti a banda larga, e nelle persone, fornendo loro
le competenze necessarie. Ma non è possibile approfondire tutte le aree che
stiamo investendo in, almeno non in un tempo così breve.
Tuttavia, mi auguro che, senza essere troppo lungo, sono riuscito a
trasmettere a voi quello che stiamo cercando di fare con la politica regionale,
al fine di rendere la nostra Europa e le nostre regioni più competitive e più
attraente per le imprese.
Le sfide che ci attendono richiedono che lavoriamo tutti insieme.
Questo è il motivo per cui sono davvero contento di essere con voi oggi qui e
non vedo l´ora di ascoltare la vostra discussione e di idee.”
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NASCE IL “SODALITAS STAKEHOLDER FORUM”: IL PERCORSO SULLA COESIONE SOCIALE E LE NUOVE FRONTIERE DELLA CSR |
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Milano, 24 aprile 2013 – Nel corso dell’evento “Responsabilità &
Regole: insieme per la coesione sociale” - ospitato oggi da Assolombarda a
Milano - Fondazione Sodalitas ha lanciato il Sodalitas Stakeholder Forum.
Il Sodalitas Stakeholder Forum nasce per promuovere l’incontro e il
dialogo tra le imprese e gli stakeholder che avvertono la responsabilità di
ricostruire la coesione sociale nel nostro Paese.
Il primo appuntamento sarà a Milano il prossimo 6 giugno, quando si
terrà l’High Level Meeting riservato ai top manager alla guida delle imprese
leader nel Paese ed ai rappresentanti degli stakeholder di riferimento
(ricerca, istituzioni, Terzo Settore).
“Il Sodalitas Stakeholder Forum vuole partire proprio da qui, per
coinvolgere le imprese più sensibili e le parti migliori della nostra società”
ha dichiarato Alessandro Beda, Consigliere d’Indirizzo di Fondazione Sodalitas.
Come emerge infatti dalla ricerca “Responsabilità & Regole: insieme
per la coesione sociale”, realizzata da Fondazione Sodalitas intervistando 49
top manager alla guida di alcune delle più grandi imprese del Paese, le aziende
più avanzate avvertono oggi una responsabilità ancora più forte verso il
territorio, la comunità e le persone, e sono proiettate verso l’obiettivo di
uno sviluppo economico e sociale che sia duraturo e generi benefici diffusi.
“Impresa e società devono collaborare per trovare soluzioni innovative
a favore della coesione sociale. In particolare le imprese devono cooperare in
modo più efficace con gli stakeholder per integrare davvero la Responsabilità
Sociale nelle operazioni e nelle strategie. Questo è anche l’obiettivo di fondo
della nuova Strategia Europea sulla Csr” ha aggiunto Jan Noterdaeme di Csr
Europe, il Network promosso dalla Commissione Europea di cui Fondazione
Sodalitas è rappresentante per l’Italia.
Lo scenario: l’opinione dei cittadini.
Dal 2008 il Paese sta attraversando la crisi economica e sociale più
acuta del dopoguerra: calo dei consumi, calo dell’occupazione, calo degli
investimenti, coesione sociale a rischio, sempre più persone esposte al rischio
di fragilità ed esclusione, diffusa sensazione di insicurezza e sfiducia nel
futuro.
Come emerge dai dati più recenti - presentati dal Vicepresidente di Gfk
Eurisko Paolo Anselmi durante l’incontro – il 75% degli italiani si sente
direttamente toccato dalla crisi economica (+50% rispetto al 2010) e quasi il
70% considera l’occupazione la prima priorità nell’agenda del governo (contro
il 40% ne 2008).
Le imprese, soprattutto quelle di maggiori dimensioni e della grande
distribuzione, sono tra gli attori sociali da cui gli italiani si aspettano le
risposte più efficaci per uscire dalla crisi.
La voce dei top manager: verso la nuova frontiera della Csr.
Le aziende sono sempre più motivate ad assumere un ruolo-guida per la
ripartenza del Paese e sono consapevoli che, per farlo, sia necessario
costruire una nuova frontiera della Csr.
Questo il messaggio che emerge dalla ricerca “Responsabilità &
Regole: insieme per la coesione sociale”, insieme alle parole-chiave che
dovranno ispirare l’azione delle imprese più avanzate.
Responsabilità.
I top manager intervistati dicono con convinzione che occuparsi di
coesione sociale rientra tra le responsabilità dell’impresa. Una parte
consistente del campione si spinge addirittura ad affermare che l’impresa deve
interpretare il proprio ruolo sociale in modo esteso ed allargato, mettendo in
campo leadership, capacità di visione e proponendo soluzioni concrete da
mettere a punto insieme ad un crescente numero di attori sociali.
Fiducia e centralità dell’impresa.
I top manager intervistati avvertono l’esigenza che vengano pienamente
riconosciute la centralità dell’impresa e il suo ruolo decisivo come “motore
sociale”, creatore di benessere e di posti di lavoro.
Viene infatti evocata, in modo deciso, una diffidenza diffusa verso il
mondo produttivo, nonché un contesto, se non ostile, almeno non di aiuto.
Dialogo con gli stakeholder.
Molti degli imprenditori interpellati sottolineano che la
responsabilità sociale, per sua essenza, deve uscire dai confini dell’azienda
per contagiare la società e il territorio. Ma questo richiede una profonda
innovazione della Csr, che non ha ancora saputo promuovere un effettiva
capacità di coinvolgimento e ascolto degli stakeholder, nonchè il rinnovamento
degli strumenti con cui le imprese misurano e comunicano l’impatto del loro
impegno responsabile.
Testimonianza e trasparenza .
L’impresa responsabile può contagiare la società nel suo complesso in
un solo modo: con l’esempio, assumendo impegni seri con gli stakeholder e
mantenendovi fede in modo trasparente e verificabile.
Al tempo stesso, le imprese più responsabili si aspettano che la
trasparenza paghi: le aziende che rispettano le regole vogliono essere
riconosciute, valorizzate e premiate per le loro coerenza e integrità.
Promuovere un cambiamento culturale .
I 49 top manager intervistati esprimono una profonda esigenza di
cambiamento e rinnovamento.
La crisi porta a ridefinire profondamente il modo di fare impresa,
perché rivela le debolezze di un modello imperniato sulla ricerca di profitto a
breve termine, e genera cambiamenti destinati a rimanere - sui bisogni, sugli
stili di vita, sui consumi - anche quando la crisi sarà terminata.
Le aziende che cercano la via per uno sviluppo sostenibile e duraturo e
mettono al centro la creazione di valore condiviso e guardano al medio-lungo
periodo con una prospettiva più forte di solidità e stabilità.
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MONZA E BRIANZA, NEL I TRIMESTRE 2013 CHIUDONO 20 IMPRESE AL GIORNO |
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Monza, 24 aprile 2013 - Segnali negativi per il sistema imprenditoriale
della Brianza che chiude i primi mesi del 2013 con più di 20 imprese al giorno
che hanno cessato l’attività. Complessivamente sono 1.633 le imprese nate tra
gennaio e marzo del 2013 a Monza e Brianza, a fronte delle 1.834 imprese
cessate (lo stesso dato si fermava nel 2010 a 1.561, nel 2011 a 1.456 e nel
2012 a 1.656), con un saldo negativo di -201. Eppure nonostante i dati
riflettano le difficoltà del sistema imprenditoriale ed economico, la Brianza è
comunque la seconda provincia in Lombardia, dopo Milano, per tasso di crescita
(-0,27%). A soffrire di più le imprese artigiane (quasi la metà delle cessate
nei primi mesi del 2013 sono artigiane). Saldi più negativi per i settori
dell’industria (manifattura -113 imprese in tre mesi, costruzioni -87). Per
quanto riguarda gli under 30, le imprese giovanili registrano nel I trimestre
2013 un saldo positivo di 246, con 503 nuove imprese iscritte. È quanto emerge
da una elaborazione dell’Ufficio Studi della Camera di Commercio di Monza e
Brianza su dati Registro Imprese.
“Il sistema imprenditoriale brianzolo e lombardo fatica ancora come
emerge dai dati del tasso di crescita negativo - ha dichiarato Carlo Edoardo
Valli, Presidente della Camera di commercio di Monza e Brianza - La situazione
certo ci preoccupa e per questo attendiamo presto un governo e dal governo
misure strutturali per favorire le Pmi, perché il nostro know how non vada
disperso. Come Camera di commercio invitiamo gli imprenditori della Brianza a
tenere duro: mettiamo a loro disposizione incentivi di natura economica per chi
decide di aprire una nuova azienda in alcuni settori ad alto contenuto
innovativo, contributi per chi va all´estero ricercando nuovi mercati e uno
sportello gratuito per chi è in difficoltà.”
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DEMOGRAFIA DELLE IMPRESE CROTONESI NEL I TRIMESTRE 2013 |
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Crotone, 24 aprile 2013 - L´ufficio
Studi della Camera di Commercio di Crotone ha elaborato i dati relativi alle
iscrizioni, cessazioni e variazioni di imprese intervenute nel corso del primo
trimestre del 2013 (Movimprese). Tali elaborazioni rientrano tra le diverse
attività di analisi e studio messe in atto dall´ente camerale al fine di
approfondire la conoscenza del sistema economico provinciale sia in chiave
strutturale che congiunturale. I dati sulla demografia delle imprese,
unitamente alle altre informazioni fornite nel corso dell´anno, consentono alle
istituzioni operanti sul territorio di tastare il polso dell´economia locale e
programmare idonei interventi per lo sviluppo della provincia.
190 imprese perse nel primo trimestre dell’anno e 96sima posizione a
livello nazionale per tasso di crescita (-1,10%)
Secondo le ultime rilevazioni Movimprese di Infocamere, l’imprenditoria crotonese perde nel primo
trimestre 2013 ben 190 imprese. Da gennaio a marzo, a fronte di 325 nuove
iscrizioni, sono state denunciate 515 cessazioni (al netto di quelle d’ufficio)
che hanno portato lo stock complessivo di imprese a 17.058, in diminuzione,
rispetto alla fine di dicembre, dell’ 1,38%.
Nel confronto con le altre province italiane, Crotone si colloca in
96sima posizione per tasso di crescita trimestrale e reagisce negativamente
rispetto alla media nazionale (-0,43%) a causo di un discreto tasso di natalità
(1,88%), completamente vanificato dall’elevato tasso di mortalità delle imprese
(2,98%).
“Purtroppo, ancora una volta, siamo costretti a divulgare un dato
negativo – è il commento del Presidente
dell’Ente camerale Vincenzo Pepparelli – Il dato, lo ricordiamo, proviene da
banche dati del Sistema camerale e non è, dunque, una stima o una previsione,
ma è l’oggettiva rappresentazione della situazione di forte criticità vissuta
dalla imprese crotonesi. La chiusura delle aziende si traduce in una spirale
negativa di ulteriore disoccupazione e rischio di illegalità che gravano
pesantemente sul nostro sistema economico e sociale, già debole. Oggi più che
mai gli imprenditori della provincia di Crotone necessitano di un supporto
concreto da parte di tutti gli attori istituzionali impegnati nello sviluppo
del territorio”.
Andamento per settore di attività
Il I^ trimestre del 2013 registra la diminuzione del numero di imprese
in quasi tutti i settori della nostra economia. In netto calo il numero di
imprese dell’agricoltura, silvicoltura e pesca (-68 unità); commercio
all’ingrosso e dettaglio, riparazioni autoveicoli e motocicli (-60 unità);
costruzioni (-52 unità); attività manifatturiere (-22 unità); attività dei
servizi di alloggio e ristorazione (-20 unità); trasporto e magazzinaggio (-8
imprese), altre attività di servizi (-4 unità).
L’unico saldo positivo lo fanno registrare le imprese non classificate
(+53), ossia quelle che pur registrate non hanno ancora denunciato l’inizio
attività.
Restano pressoché stabili i restanti settori.
La composizione del tessuto economico provinciale è, in linea di
massima, invariata: a predominare sono i settori dell’agricoltura, silvicoltura
e pesca, che racchiude il 26,6% delle imprese crotonesi; del commercio
all´ingrosso e al dettaglio, riparazioni autoveicoli e motocicli (25,6%); le
costruzioni (13,1%) ed il manifatturiero (7,9%). Più modesta invece, rispetto
al totale delle imprese registrate, è la presenza di aziende operanti nei
servizi di alloggio e ristorazione (5,8%); trasporto e magazzinaggio (2,7%),
attività professionali, scientifiche e tecniche (1,5%), servizi di informazione
e comunicazione (1,4%), noleggio, agenzie di viaggio, servizi supporto alle
imprese (1,4%), attività finanziarie e assicurative (1,1%), che nel grafico
sottostante, sono state raggruppate in altre attività.
Andamento per forma giuridica
La forma giuridica predominante nel quadro economico della nostra
provincia è la ditta individuale che, al I° trimestre 2013, conta 12.139
imprese, in flessione dell’ 1,84% rispetto all´ultima rilevazione, e che
presenta un tasso di sviluppo negativo pari al -1,73%. Negativo il tasso di
sviluppo anche per le società di persone
pari al -0,43%.
Ancora una volta, il tasso di sviluppo più significativo è ascrivibile
alle società di capitali (+1,15%) con 2.517 unità; a seguire le imprese con altra forma
giuridica (+0,56%) con uno stock di 538
imprese.
La composizione del tessuto economico provinciale risulta pertanto
rappresentata per il 71,2% da ditte individuali, per il 14,7% da società di
capitali, per il 10,9% da società di persone e per il restante 3,2% da imprese
con altra forma giuridica.
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MODENA, I DATI ECONOMICI SUL I TRIMESTRE 2013 |
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Modena, 24 aprile 2013 - Nel
primo trimestre 2013 risultano in leggero calo le imprese presenti nel Registro
Imprese della Camera di Commercio di Modena: al 31 marzo 2013 si rilevano
infatti 74.930 posizioni registrate con una diminuzione di 459 unità rispetto
al dato del 31 dicembre 2012;
Il tasso di crescita è pertanto negativo, ossia pari a -0,59%, e pone
Modena al quarantacinquesimo posto della classifica provinciale; tale valore è
inferiore alla media italiana (-0,51%) ma superiore al dato regionale (-0,78%).
Le imprese artigiane sono in maggiore difficoltà (-1,33%).
Occorre tuttavia precisare che l’andamento delle iscrizioni e
cessazioni ha una componente stagionale e, in genere, il primo trimestre di
ciascun anno presenta un saldo negativo di quest’ordine di grandezza. Infatti
il confronto con il 31 marzo del 2012 mostra una certa stabilità delle imprese
registrate, con una diminuzione del -0,1%. Tale risultato è migliore sia
rispetto al dato regionale (-0,7%), sia a quello nazionale (-0,4%).
Il saldo fra iscritte (1.731) e cessate non d’ufficio (2.175) è pari a
-444 imprese, quasi identico a quello del primo trimestre 2012 (-448). Da
notare che, nonostante il saldo negativo, la provincia di Modena si mostra più
dinamica in quanto registra un incremento delle imprese iscritte (+5,4%),
mentre sia in Emilia Romagna che in Italia si è avuto un calo rispettivamente
del -0,8 e del -1,4%.
Analizzando le forme giuridiche, continua l’ascesa delle società di
capitali: sono 170 in più rispetto al marzo del 2012 con un incremento del +1,1%.
In continuo calo le società di persone (-1,9%) e le ditte individuali (-1,0%),
mentre le ‘altre forme societarie’ guadagnano un +5,3%.
Le imprese attive al 31/03/2013 sono 67.361, con una differenza
rispetto a dicembre 2012 pari a -417 imprese pari al -0,6%, diminuzione
identica al confronto con il primo trimestre 2012.
La variazione annuale del numero delle imprese attive per settori
mostra quasi tutti segni negativi per le industrie manifatturiere, con la
diminuzione più sensibile per la stampa e riproduzione di supporti registrati
(-5,9%) seguita dalla fabbricazione di mobili (-5,3%) e dall’industria chimica
e farmaceutica (-4,7%). Male anche la ceramica (-4,2%) ed il tessile
abbigliamento (-3,8%). Segni positivi per la riparazione, manutenzione ed
installazione macchine (+5,7%), i mezzi di trasporto (+4,4%) e l’industria
alimentare (+0,9%). I servizi hanno un andamento migliore sia per un maggior
numero di variazioni positive, sia per la minore entità delle diminuzioni:
sanità e assistenza sociale +5,2%, servizi di informazione e comunicazione
+3,9% e noleggio e altri servizi alle imprese +3,3%. Segno meno per le attività
finanziarie e assicurative (-2,0%) e per il trasporto e magazzinaggio (-1,9%).
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LIGURIA: SOSPENSIONE PER DUE ANNI DEL DURC PER AIUTARE GLI AMBULANTI” |
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Genova, 24 Aprile 2013. Moratoria di due anni dell’applicazione del
Durc, il documento unico di regolarità contributiva che gli ambulanti erano
obbligati a presentare fino ad oggi, per ottenere dal Comuni l’autorizzazione
all’occupazione del suolo pubblico. Lo ha deciso la Giunta regionale,
attraverso una legge apposita, su richiesta dell’assessore allo sviluppo
economico, Renzo Guccinelli a seguito delle numerose proteste dei
rappresentanti della categoria e tenendo conto della pesante crisi economica
che colpisce in particolare gli operatori del commercio sulle aree pubbliche.
Era questa secondo l’assessore Guccinelli l’unica strada da
intraprendere. A nulla infatti potevano servire le dilazioni sui pagamenti
degli adempimenti Inps, Inail e Cassa Edile previsti dal Durc, in quanto era
sufficiente una rata non pagata per far scattare la procedura di richiesta da
parte di Equitalia e la conseguente perdita dell’autorizzazione comunale
all’occupazione del suolo pubblico. “In questi mesi abbiamo preso atto delle
questioni sollevate dagli operatori – spiega Guccinelli – che continuano a fare
i conti con la chiusura di centinaia di attività e ci siamo impegnati ad andare
incontro alle richieste, tra cui la revisione del Durc. Numerosi operatori
infatti che vorrebbero impegnarsi a risolvere le pendenze con gli enti previdenziali,
si trovano a dover fare fronte con rate mensili oggettivamente insostenibili,
con il forte rischio di perdere definitivamente un mestere che svolgono da
decenni”. All’approvazione di oggi in Giunta farà seguito il passaggio in
consiglio che avverrà a maggio. Il Durc è previsto dalle legge regionali a
seguito di una normativa nazionale ed è stato introdotto dalla Regione Liguria
nel 2011 allo scopo, sia di tutelare la sicurezza sociale dei lavoratori, sia
per testimoniare il rispetto degli obblighi contributivi e previdenziali a
carico delle imprese.
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REGIONE E UNIONCAMERE TOSCANA SOTTOSCRIVONO LA CARTA INTERNAZIONALE DELL’ARTIGIANATO |
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Firenze, 24 aprile 2013 – La Carta internazionale dell’artigianato
artistico, lo strumento che definisce linee strategiche e di azione a livello
europeo e internazionale per sostenere, tutelare, valorizzare e promuovere il
settore dell’artigianato artistico, estende ancora i propri confini. Il documento
è stato sottoscritto ieri alla Fortezza
da Basso, all’interno della Mostra dell’Artigianato, da Unioncamere Toscana, con la firma del suo
presidente Vasco Galgani.
La Toscana, fra le prime Regioni italiane a sottoscrivere la Carta, ha
aderito formalmente nel maggio 2011 e si è fatta portavoce presso le altre
Regioni italiane di una sempre maggiore diffusione e condivisione del documento
e dei principi in essa contenuti. L’assessore alle attività produttive lavoro e
formazione Gianfranco Simoncini, che per la Regione ha sottoscritto la carta,
ne ha ripercorso le tappe fin dai suoi esordi, con il varo ufficiale, per opera
dei tre principali promotori: Cna, Confartigianato Imprese, Ateliers d’Art de
France, il 22 gennaio 2010, a Parigi.
Le adesioni La carta si è poi arricchita, strada facendo, raccogliendo
l’adesione delle più importanti realtà professionali operanti nel settore
dell’artigianato artistico a livello internazionale e diverse regioni italiane:
Cna e Confartigianato imprese, per l’Italia; per la Francia Ateliers d’Art de
France e Assemblée Permanente des Chambres de Métiers et de l’Artisanat; Kyoto
Traditional Arts and Crafts Sponsorship Foundation (Giappone); per la Spagna
Oficio y Arte; l’Ufficio nazionale dell’artigianato tunisino; la Norwegian
Association for Arts & Crafts. Nel corso dell’International Heritage Show
al Carousel du Louvre di Parigi, a novembre 2012, la Carta è stata inoltre
firmata dalla Corea (Korea Craft and Design Foundation).
Il primo gruppo di regioni italiane sostenitrici della Carta si è
costituito a Firenze il 6 maggio 2011, con l’ingresso delle Regioni Toscana,
Liguria, Lazio, Molise; a gennaio 2012, nell’ambito del Macef, il gruppo si è
allargato con la firma di Provincia autonoma di Trento, Calabria,
Emilia-romagna, Puglia, Sardegna, Sicilia; a giugno 2012 la carta è stata
firmata dalla Regione Veneto.
I commenti “Siamo contenti di poter annunciare un ulteriore
allargamento della carta – ha detto
Simoncini – che costituisce uno strumento importante, soprattutto in una
fase critica come l’attuale, per condividere esperienze e per mettere a punto
strategie comuni per lo sviluppo, la valorizzazione, la tutela e la promozione
dell’artigianato artistico a livello internazionale. L’innovazione, la
creatività, la qualità del saper fare costituiscono gli ingredienti
indispensabili per far uscire dalla crisi un settore cui si lega in buona parte
la fama della Toscana nel mondo, per renderlo più competitivo e sostenerne la
capacità di penetrazione sui mercati mondiali”.
“Crediamo che questo strumento – ha commentato il presidente Galgani –
offra un’ulteriore possibilità per la crescita e lo sviluppo delle tante
piccole realtà imprenditoriali di cui si compone il panorama dell’artigianato
artistico dei nostri territori. Tale strumento, ha proseguito Galgani, unito
alle altre iniziative e riconoscimenti che la Regione e le Camere di commercio
svolgono a favore degli artigiani, tra cui la creazione delle Botteghe Scuola
ed il riconoscimento della qualifica di Maestro Artigiano, è destinato ad
identificare con sempre maggior convinzione la nostra irripetibile struttura artigianale
aiutando le aziende ad essere più competitive pur senza perdere il contatto con
il territorio e la tradizione, quella tradizione che nasce della capacità di
saper coniugare arte e manualità e di saperla trasmettere di padre in figlio”.
Il sostegno al settore In Toscana la Regione, anche attraverso Artex,
strumento tecnico per la promozione e lo sviluppo del settore, si pone
l’obiettivo di far crescere e rafforzare le tante piccole e piccolissime
imprese che compongono il variegato panorama dell’artigianato artistico,
aiutandole ad essere più competitive ma, nello stesso tempo, a non interrompere
o snaturare una tradizione fatta di altissima qualità, frutto di un patrimonio
di competenze messe a disposizione, molto spesso, delle generazioni future. “In
quest’ottica – ha ricordato l’assessore – è vitale riuscire a porsi nei
confronti del mercato con logiche integrate, sviluppare una cultura del fare
rete che vada anche al di là dai confini regionali e nazionali. La Regione ha
messo a disposizione, grazie a diversi bandi, incentivi per favorire i processi
d’integrazione fra imprese, per ovviare alle piccole dimensioni e aumentarne la
competitività, potenziare le iniziative per l’internazionalizzazione, mentre
particolare attenzione viene posta all’innovazione, alla ricerca e formazione
di lavoratori e imprenditori, essenziale per consentire anche alle piccole
imprese artigiane di coniugare qualità e modernità”.
L’artigianato artistico conta, in Toscana, circa 33 mila imprese, quasi
tutte piccole o piccolissime, per un totale di 177 mila addetti e oltre 10
milioni di euro di fatturato dall’export.
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NATIMORTALITÀ DELLE IMPRESE BRESCIANE, I TRIMESTRE 2013 |
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Brescia, 24 aprile 2013 - A fine
marzo le imprese iscritte al Registro delle imprese della Camera di Commercio
di Brescia erano 121.523. Con un saldo di -534 unità i primi tre mesi del 2013
rappresentano il peggior primo trimestre rilevato all’anagrafe camerale dal
2001. A determinare il pessimo risultato è stato il calo delle iscrizioni
passate dalle 2.737 dello stesso periodo 2012 alle 2.327 attuali. Le cessazioni
sono invece leggermente diminuite (2.861 contro le 2.970 del 2012). Il tasso
negativo di crescita nel trimestre (-0,4%) risulta il peggiore del decennio
insieme a quelli del 2008 e del 2009.
Il Bilancio Dei Settori
L’analisi settoriale mette in evidenza saldi negativi per la maggior
parte dei settori. Nel trimestre sono cessate ben 325 imprese delle
costruzioni, 308 del commercio, 173 del settore manifatturiero, 75 delle
attività immobiliari, 69 dell’agricoltura, 52 dei trasporti, 37 dei servizi di
alloggio e ristorazione. Saldi positivi si registrano solo relativamente alle
attività professionali, scientifiche e tecniche (+34 unità), ali servizi di
supporto alle imprese (+12) ed all’istruzione (+6).
Le Forme Giuridiche
Vistosamente negativa la variazione assoluta delle imprese individuali
e delle società di persone: complessivamente 1.100 unità in meno. Aumentano le
società di capitale e le altre forme: rispettivamente +539 e +101 unità. Le
imprese individuali, anche se in calo, costituiscono più della metà di tutte le
imprese registrate, seguite dalle società di capitale (25,4%), dalle società di
persone (21,3%) e dalle altre forme (2,3%).
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LOMBARDIA.CAFFARO: FIRMA DELLA CONVENZIONE |
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Milano, 24 aprile 2013 - La
Convenzione fra Regione, Comune e
Ministero, necessaria per sbloccare lo stallo in cui versa la
Caffaro, salvo imprevisti dell´ultima ora, viene sottoscritta oggi. Lo
ha annunciato l´assessore all´Ambiente, Energia e
Sviluppo Sostenibile della Regione Lombardia, rispondendo alla
mozione presentata in Consiglio regionale sul caso Caffaro da un
gruppo di opposizione.
Osservazioni Fuori Tema - ´Le loro osservazioni - ha detto -
sono in parte fuori tema, perché vanno oltre la competenza
regionale e spettano allo Stato. Su di esse, e soprattutto sulla
necessità di ulteriori finanziamenti, siamo in prima linea nel
fare pressing sul Governo´.
La Ricerca Di Nuovi Fondi - L´assessore ha ribadito infatti la
necessità che lo Stato faccia uno sforzo maggiore per Brescia:
´Il caso Caffaro è ben più grave di quello dell´Ilva di Taranto,
ma finora ha ricevuto dal Governo, in termini anche solo di mero
calcolo economico, un´attenzione pari al 2 per cento rispetto
alla questione pugliese (6,7 milioni contro 336). I fondi messi
a disposizione sono inadeguati. Per questo Regione Lombardia si
è presa l´impegno di chiedere al Governo garanzie quanto alle
necessarie coperture finanziarie, per sostenere i costi degli
interventi di bonifica´. ´Non si pensi che i Lombardi possano
sempre fare tutto da soli con la scusa che mancano i soldi - ha
chiosato l´assessore - mentre altrove si è ben pronti ad aprire
il rubinetto´.
Le Altre Richieste - In merito alle altre richieste contenute
nella mozione l´assessore ha spiegato che alcune o sono già
state portate avanti o sono state già riattivate a seguito della
seduta della Giunta del 12 aprile scorso, che ha avuto luogo
proprio a Brescia´.
Gli Studi Epidemiologici - L´assessore è intervenuta anche sul
tema degli studi epidemiologici: ´All´interno dell´Accordo di
Programma del 2009 sono già stati finanziati e predisposti studi
epidemiologici nell´area. Il loro aggiornamento è oggetto di due
ulteriori convenzioni con l´Istituto superiore di sanità (Iss) e
l´Asl di Brescia, che saranno stipulate a breve´. |
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