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Notiziario Marketpress di Mercoledì 24 Aprile 2013
PUGLIA, CONTO TERMICO: OPPORTUNITÀ PER ENERGIA PULITA DA RINNOVABILI  
 
Bari, 24 aprile 2013 - Il Gestore dei Servizi Eergetici (Gse), azienda del ministero dell’Economia e delle Finanze che incentiva lo sviluppo delle fonti di energia rinnovabile in Italia, ha scelto la Puglia per presentare in tutto il Sud il nuovo Conto Termico, un meccanismo incentivante introdotto dal decreto 28 dicembre 2012 che stanzia fondi sia alle amministrazioni pubbliche che ai soggetti privati per attuare interventi di incremento dell’efficienza energetica e interventi di piccole dimensioni per la produzione di energia termica da fonti rinnovabili. Ne dà notizia l’assessore allo Sviluppo economico Loredana Capone che ha partecipato all’incontro: “Per la presentazione del Conto Termico – spiega – è stata scelta la Puglia per tutto il Sud, in virtù delle politiche regionali a sostegno delle rinnovabili”. “Noi abbiamo grande interesse per i nuovi interventi normativi, ai quali abbiamo contribuito, perché consentano di diversificare la politica energetica finora troppo concentrata su grandi impianti eolici e fotovoltaici, a causa di incentivi troppo alti”. “Se è giusto incentivare il perseguimento degli obiettivi di “burden sharing” – continua l’assessore – attingendo alle tariffe elettriche nazionali, è anche sacrosanto che gli incentivi vengano distribuiti su diversi settori produttivi, come l’edilizia, l’impiantistica per la climatizzazione degli edifici e i servizi energetici degli enti locali”. Il Conto Termico incentiva la produzione di energia termica da fonti rinnovabili e i piccoli interventi di efficienza energetica con uno stanziamento di 900 milioni di euro annui, 700 per privati e imprese e 200 per le amministrazioni pubbliche. L’incentivo, che non è cumulabile con altri bonus fiscali, copre il 40% dell’investimento ed è spalmato in un periodo compreso tra i 2 e i 5 anni. I tetti massimi sono differenziati in base al tipo di intervento, alla potenza dell´impianto e alla zona climatica in cui il lavoro è realizzato. L’accesso all’incentivo è consentito per interventi di incremento dell’efficienza energetica e interventi di piccole dimensioni per la produzione di energia termica da fonti rinnovabili e sistemi ad alta efficienza. Le amministrazioni pubbliche possono richiedere l’incentivo per entrambe le categorie, mentre i soggetti privati (persone fisiche, condomini o imprese) possono accedere agli incentivi solo per gli interventi relativi alle fonti rinnovabili termiche. Tra gli interventi incentivabili in entrambe le categorie (efficienza energetica e fonti rinnovabili termiche), sono inclusi l’isolamento termico di superfici; la sostituzione di impianti di climatizzazione invernale esistenti con impianti di climatizzazione invernale che utilizzano generatori di calore a condensazione; la sostituzione di scaldacqua elettrici con scaldacqua a pompa di calore; la sostituzione degli impianti di climatizzazione invernale esistenti con impianti dotati di pompe di calore elettriche o a gas che utilizzano energia aerotermica, geotermica o idrotermica o che abbiano un generatore di calore alimentato da biomassa; l’installazione di collettori solari termici. L’incentivo è erogato direttamente dal Gse, che predisporrà un applicativo internet dedicato, attraverso il quale i soggetti interessati potranno compilare la richiesta. Il bando relativo alla prima procedura sarà pubblicato tra il 29 e il 30 aprile. Le domande dovranno essere presentate nei successivi 60 giorni.  
   
   
TRENTO: EDILIZIA, DALLA COMUNITÀ EUROPEA LE MISURE ANTICRISI  
 
Trento, 24 aprile 2013 - L’agenzia del Lavoro della Provincia autonoma di Trento, in occasione del seminario pubblico “Costruire solidarietà di fronte al cambiamento nel settore edile”, ha presentato i risultati del progetto europeo nel settore dell’edilizia, uno dei più colpiti dalla crisi. Il progetto - cofinanziato dal Fondo Europeo di adeguamento alla globalizzazione (Feg) - si è concentrato sulla formazione di oltre 200 lavoratori, trentini ed altoatesini, espulsi in questi anni dal settore edile, e che per nove mesi hanno potuto acquisire nuove competenze. In particolare, ai lavoratori è stato garantito un percorso di informazione, formazione e acquisizione di nuove competenze in altri settori, dove maggiori sono le opportunità di lavoro. “L’attuale crisi - ha sottolineato Michele Colasanto, presidente dell´Agenzia del Lavoro - obbliga a ripensare anche le politiche a sostegno del lavoro e a sviluppare strumenti inediti, qual è il progetto di formazione che oggi presentiamo, in grado di dare delle risposte personalizzate ai lavoratori disoccupati”. Il progetto, della durata di 9 mesi, ha un costo di 2 milioni di euro, finanziato al 65 per cento dal Feg, 35 per cento dalla Provincia autonoma di Trento e cofinanziato, per l’assistenza tecnica, dal ministero del Lavoro e Politiche sociali. Il Trentino investe sulla persona e sulla sua formazione per contrastare la crisi e costruire nuove opportunità di lavoro. Nella mattinata di oggi, Agenzia del Lavoro ha presentato i risultati del progetto europeo, finanziato dal Fondo di adeguamento alla globalizzazione (Feg), e che ha coinvolto 217 lavoratori espulsi dal settore edile. Per nove mesi i lavoratori - la cui età media è di 40 anni - hanno seguito corsi di formazione in diverse settori ed hanno avuto la possibilità di costruirsi una nuova professionalità, anche al di fuori del settore edile, uno dei più colpiti dalla crisi e con scarse prospettive di reinserimento. Dopo una verifica delle attitudini personali, i lavoratori sono stati indirizzati verso corsi personalizzati: panificatore, pasticciere, pizzaiolo ed aiuto cuoco, tutela del verde, progettazione edile, ma anche giardinaggio e corsi di informatica. “I risultati - spiega Antonella Chiusole, dirigente generale di Agenzia del lavoro - sono molto incoraggianti. I lavoratori sono oggi occupati in tirocini presso le aziende e alcuni di loro, recuperando anche delle competenze trascorse, hanno l’opportunità di aprire un’attività o si apprestano ad assumere un nuovo incarico, diverso da quello precedente”. Il Feg è uno strumento finanziario creato dall´Unione Europea per fornire un aiuto, in uno spirito di solidarietà, ai lavoratori che hanno perso il posto di lavoro a causa di grandi cambiamenti strutturali del commercio mondiale derivanti dalla globalizzazione e dalla crisi economica. Da qui la decisione di aprire in Trentino, in accordo con la Comunità europea e il ministero del Lavoro, dei percorsi innovativi a favore di persone espulse dal mercato del lavoro. Oltre 200 lavoratori, usciti dal settore edile in Trentino/alto Adige nel periodo marzo - novembre 2010, sono stati coinvolti nel progetto, presentato da Agenzia del Lavoro di Trento e Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ed approvato dall’Unione Europea. Il 70 per cento dei lavoratori sono maschi, in maggioranza italiani: un gruppo segnato da forti diversità culturali e zone di provenienza. “L’obiettivo - ha spiegato Marta Alvarez Marquina, dirigente della Commissione europea e rappresentante del Fondo Feg - è il reinserimento lavorativo dei soggetti nel mercato del lavoro e, soprattutto per il Trentino, nel settore edile e in altri settori a maggiore potenzialità occupazionale”. I risultati - secondo gli stessi lavoratori - sono davvero incoraggianti: “Abbiamo avuto la possibilità di ricominciare grazie a nuove competenze che in questi nove mesi abbiamo acquisito attraverso il progetto e che rispondono maggiormente alle nostre attitudini”. Nella mattinata di oggi si è tenuto anche il convegno “Costruire solidarietà di fronte al cambiamento nel settore edile”. I lavori sono aperti dal presidente dell’Agenzia del Lavoro di Trento e da interventi curati dal Ministero del Lavoro e dalla Commissione Europea, destinati a sottolineare l’originalità dei metodi e i risultati dell’esperienza maturata. La prima parte del seminario è stata riservata alla presentazione degli interventi Feg più innovativi, avviati tra Provincia autonoma di Trento, ministero del Lavoro e Unione Europea per realizzare politiche attive del lavoro che rispondano efficacemente alle attuali sfide della crisi, ricostruendo professionalità e orientandole verso i settori economici potenzialmente ricettivi. La sessione pomeridiana ha presentato – in chiave comparativa - delle esperienze realizzate, nel settore costruzioni, grazie al cofinanziamento Feg, in Spagna (Comunità autonoma di Valencia), Olanda (Provincia di Gerland), Irlanda (Ministero nazionale). “In conclusione, - spiegano il presidente di Agenzia del lavoro, Michele Colasanto, e la rappresentante del Fondo Feg, Marta Alvarez Marquina - si apre una prospettiva di riflessione sulle opportunità offerte dall’Unione Europea e sulla valorizzazione di quanto sperimentato per ulteriori interventi a vantaggio della riqualificazione e della ricollocazione professionale dei lavoratori vittime della globalizzazione dei mercati e della crisi occupazionale”. Ulteriori informazioni sul seminario sono disponibili al link http://www.Agenzialavoro.tn.it/fse/interventi/feg/feg_seminario.html  
   
   
BOLZANO: RISCALDAMENTO E ACQUA CALDA NEI CONDOMINI: COSTI IN BASE A CONSUMO EFFETTIVO  
 
Bolzano, 24 aprile 2013 - Dal 2015 sarà obbligatorio rilevare il consumo effettivo del fabbisogno energetico per riscaldamento e acqua calda in edifici con più di quattro utenze e concessione edilizia rilasciata prima del 30 giugno 2000: la nuova direttiva della Provincia è stata pubblicata il 23 aprile sul Bollettino ufficiale della Regione. Assicurati così risparmio di energia e ripartizione equa delle spese. L´impegno della Giunta provinciale per ridurre il consumo di energia e di emissioni di Co2 a tutela del clima in Alto Adige si concretizza nelle misure contenute nella "Strategia per il clima energia", che punta a ridurre il consumo energetico pro capite e l´utilizzo delle fonti energetiche fossili e per contro vuole favorire l´utilizzo delle fonti rinnovabili. Un ulteriore passo per attuare questa strategia è rappresentato dalla nuova direttiva provinciale sul rilevamento del consumo effettivo e sulla contabilizzazione del fabbisogno energetico per riscaldamento, raffrescamento e acqua calda sanitaria di ogni singola utenza. Attraverso questa misura diventa possibile aumentare l´efficienza energetica e garantire una più equa ripartizione delle spese. La direttiva è pubblicata oggi sul Bollettino ufficiale della Regione: viene applicata in tutti gli edifici esistenti in Alto Adige con impianto centralizzato e con più di quattro utenze e che siano stati realizzati con concessione edilizia rilasciata prima del 30 giugno 2000. Ogni utenza dovrà essere dotata degli specifici contatori per misurare il consumo energetico e di acqua calda individuale. "L´installazione degli strumenti di misurazione e di rilevamento anche in questi condomini garantisce una ripartizione delle spese più corretta, calcolata sulla base del consumo individuale di ogni utenza", sottolinea l´assessore Florian Mussner. Gli edifici posteriori alla data del 30 giugno 2000, invece, devono essere già dotati di sistemi di rilevamento individuale del fabbisogno energetico. Il nuovo rilevamento del consumo effettivo e la contabilizzazione del fabbisogno energetico diventeranno obbligatori dal 1° gennaio 2015. L´installazione degli appositi sistemi di misurazione beneficia di un contributo provinciale nella misura massima del 30% dei costi ammissibili, "un aiuto che vuole incentivare una rapida applicazione delle nuove direttive", sottolinea l´assessore Mussner. Per beneficiare dei contributi va presentata richiesta prima dell´inizio dei lavori e le fatture devono essere anteriori al 1° gennaio 2015. Le domande vanno presentate all´Ufficio provinciale risparmio energetico. Tutte le informazioni sono disponibili sul web all´indirizzo www.Provincia.bz.it/agenzia-ambiente/energia/rilevamento-consumo-effettivo-fabbisogno-energetico.asp  
   
   
APPROVATO DALLA GIUNTA PROVINCIALE IL NUOVO PIANO PAESAGGISTICO DEL COMUNE DI BRESSANONE  
 
Bolzano, 24 aprile 2013 - La Giunta provinciale ha approvato recentemente il nuovo Piano paesaggistico del Comune di Bressanone presentato dall’assessore Elmar Pichler Rolle che prevede una serie di importanti aspetti innovativi. Il nuovo Piano paesaggistico del capoluogo della Val d´Isarco prevede l´accorpamento delle zone di rispetto e dei paesaggi di particolare tutela in un unico concetto riguardante le zone di rispetto nelle quali vi sarà un chiaro divieto di edificazione. "Grazie a questo accorpamento" sottolinea l´assessore provinciale Elmar Pichler Rolle "siamo in grado di ridurre i procedimenti burocratici in quanto la maggior parte degli interventi paesaggistici concessi nelle zone di rispetto possono essere autorizzati da parte dei Comuni evitando così il passaggio all´esame della secondo commissione provinciale per la tutela del paesaggio". Il nuovo Piano paesaggistico del Comune di Bressanone prevede che il biotopo Laugen venga ampliato sino alla caserma Reato e che l´area venga rivalutata sotto il profilo naturalistico ed ecologico anche con la creazione di un´area umida. Sono stati inoltre definiti alcuni nuovi monumenti naturali come ad esempio il lago Wackerer nei presso del Monte Forca. Sono stati inoltre inseriti come aree verdi protette nel nuovo Piano paesaggistico i Giardini Rapp ed il Giardino di Corte del Palazzo Vescovile. L´assessore esprime una valutazione molto positiva in merito al processo decisionale che ha portato alla definizione del Piano paesaggistico ed al quale hanno contribuito, tra gli altri, l´Ufficio di ecologia del paesaggio, il Comune di Bressanone, le associazioni ed i proprietari delle aree interessate.  
   
   
BOLZANO: APPROVATO IL DDL PROVINCIALE SULL´URBANISTICA  
 
Bolzano, 24 aprile 2013 - La Giunta provinciale ha concluso il 22 aprile la discussione sulla bozza di riforma in materia di urbanistica e ha approvato il testo definitivo del disegno di legge, che passa ora alla valutazione del Consiglio dei Comuni e del Consiglio provinciale. Si punta ad un´approvazione finale entro luglio. La Giunta provinciale, ha ricordato il presidente Luis Durnwader al termine della seduta, "ha lavorato a una prima riforma che punta a semplificare e snellire le procedure e a coordinare meglio la tutela del paesaggio con lo sviluppo del territorio." Tra i singoli punti che la Giunta intende precisare e definire con la nuova legge figurano la semplificazione e lo snellimento dell´iter di approvazione del Puc (anche attraverso un diverso coinvolgimento della Commissione urbanistica della Provincia nella procedura dei Comuni) e dell´assegnazione delle aree produttive, con conseguente riduzione dei tempi della procedura di assegnazione. In questo ambito obiettivo centrale è il rilascio di una concessione edilizia nel giro di qualche mese anzichè di anni, in modo da accelerare l´insediamento delle aziende. In tal senso l´esproprio, secondo la riforma, dovrà essere un´eccezione mentre nei casi normali viene introdotta la libera contrattazione tra azienda e proprietario del terreno. Il ddl prevede anche lo snellimento nelle procedure di cambio di coltura (da bosco a prato) oltre che il trasferimento ai Comuni delle competenze sui piani di attuazione. Ora il testo passa all´esame del Consiglio dei Comuni e del Consiglio provinciale: "Si punta all´approvazione definitiva della nuova legge tra giugno e luglio, in modo da entrare in vigore prima della fine della legislatura", ha concluso Durnwalder.  
   
   
BOLZANO: VIA LIBERA AL PROGRAMMA DELL´AGENZIA APPALTI, GARE PER 700 MILIONI  
 
Bolzano, 24 aprile 2013 - Via libera della Giunta provinciale al programma triennale (2013-2015) dell´Agenzia per i procedimenti e la vigilanza in materia di contratti pubblici di lavoro, servizi e forniture. L´agenzia unica per gli appalti sta attualmente trattando 188 gare e procedimenti per conto di Provincia, Comuni, Comunità comprensoriali e privati, per un valore di circa 700 milioni di euro. L´agenzia unica per gli appalti svolge la funzione di stazione appaltante per gli enti pubblici, con il compito di fornire attività di consulenza, preparazione, indizione e aggiudicazione delle gare relative a lavori pubblici, nonchè all´acquisto di servizi e forniture. "La materia è sempre più complicata - ha spiegato il presidente Luis Durnwalder - a causa della coesistenza di norme provinciali, nazionali ed europee, le quali comportano difficoltà interpretative e incertezze sotto il profilo giuridico". In linea di massima, gli appalti pubblici possono essere assegnati in maniera discrezionale per importi al di sotto dei 50mila euro, sino ai 200mila euro è prevista la necessità di invitare un determinato numero di aziende a presentare un´offerta, oltre i 200mila euro deve essere bandita una gara a livello nazionale, mentre oltre il milione di euro la gara deve essere aperta a tutta l´Unione Europea. "Le procedure risultano spesso troppo complicate per comuni ed enti di piccole dimensioni - ha proseguito Durnwalder - e per questo motivo abbiamo deciso di creare un´Agenzia che occupa 23 esperti della materia. I procedimenti e le gare gestite sono 188: 86 della Provincia, 60 dei Comuni, 16 dei Consorzi di Comuni, 2 di aziende private e le restanti 24 delle Comunità comprensoriali. In totale, il valore degli appalti è di 700 milioni di euro: una cifra considerevole, che deve essere amministrata al meglio". Possono rivolgersi all´Agenzia unica degli appalti tutte le unità organizzative della Provincia, le aziende e gli istituti, le strutture formative, gli enti di diritto pubblico, le società create o compartecipate dalla Provincia, organizzazioni ed associazioni, enti locali, aziende, istituti di tipo autonomo e di diritto pubblico.  
   
   
L´EUROPA COME UN LUOGO PER L´INDUSTRIA E L´INNOVAZIONE  
 
Bruxelles, 24 aprile 2013 – Di seguito l’intervento di ieri di Johannes Hahn Commissario per la politica regionale L´europa come un luogo per l´industria e l´innovazione Nel corso del Quarto Bruges European Business Conference : “ Cari amici, Cari colleghi, Signore e signori, La crisi economica che si è preoccupante per il nostro continente negli ultimi anni ha messo in discussione molte delle nostre convinzioni e tradizioni. E ´costretto a ripensare il modo di fare le cose. Il nostro modello economico è stata messa in discussione. La nostra moneta unica è stata esaminata. E abbiamo visto una contrazione delle economie europee e livelli di disoccupazione che sono, per dirla francamente, spaventoso. Con questo in mente, la preparazione per un discorso sulla competitività dell´Europa e la sua attrattiva come location per l´industria, sembrava un compito arduo. Fortunatamente per me, ma soprattutto per l´Europa, per fortuna non è tutto cupo e cattivo. Vi sono segni di resistenza. C´è un fondamento su cui costruire. E non è affatto una battaglia persa per il nostro continente. Ad esempio, a guardare i flussi di investimenti diretti esteri in entrata nell´Unione europea possiamo trarre alcune conclusioni interessanti. Nonostante la crisi economica e il calo del livello della raccolta, l´Unione ha ricevuto il 27% del totale degli Ide nel 2011 secondo la Conferenza delle Nazioni Unite sul commercio e lo sviluppo. Sebbene la quota si prevede un´ulteriore diminuzione nel 2012, secondo la stessa fonte, è ancora stimato al 21% del totale, ancora significativa. Che cosa ci dice questo circa l´attrattiva dell´Unione? Beh, è ​​diminuita, come può essere, l´Europa è secondo solo all´Asia, in termini di investimenti diretti esteri verso l´interno. Esso dimostra che il nostro continente è ancora abbastanza un luogo attraente per fare affari. Questa conclusione è stata confermata anche dalla Ernst e il 2012 indagine attrattiva europea dei giovani che ha trovato un aumento del numero, così come in scala, di progetti finanziati da investimenti esteri diretti. I servizi alle imprese e dei settori del software e automotive sono stati identificati come i maggiori beneficiari degli investimenti. L´indagine ha concluso che i punti di forza fondamentali dell´Europa continuano a subire. E ´classificato l´Europa occidentale e Europa centrale e orientale nel secondo e terzo posto, rispettivamente, solo dietro la Cina, che ha caratterizzato in cima alla lista delle destinazioni più attraenti per gli investimenti esteri diretti. Questo non è sorprendente. L´unione europea è un luogo dove ci sia un sistema politico democratico stabile con le strutture sociali ed economiche sviluppate. Ha una lunga storia di favorire imprese e all´innovazione, forte tradizione accademica, infrastrutture sviluppate e altamente qualificata della forza lavoro umana. La sfida che l´Europa si trova ad affrontare oggi è come invertire la tendenza al calo. Come costruire sui suoi punti di forza, al fine di migliorare la sua attrattiva per gli investitori e per le imprese. Cari amici, E ´proprio per queste ragioni che l´Unione europea ha adottato nel 2010 la strategia Europa 2020. Si tratta di una strategia a lungo termine, non solo per il superamento della crisi, ma anche di cambiare il nostro modello di crescita. Per essere in grado di far fronte alle nuove sfide della sicurezza energetica, la globalizzazione e il cambiamento climatico, gli obiettivi della strategia è di generare una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva. Quello che sarà discusso qui oggi, e cioè la competitività e l´innovazione, sono al centro della strategia Europa 2020. E ancora di più al centro della nuova politica regionale. A Bruxelles, noi siamo attualmente ultimando i dettagli delle strutture e delle dotazioni finanziarie per le politiche dell´Unione per i prossimi sette anni. Come il Commissario responsabile per la politica regionale ho presentato proposte di riforma della politica, per renderlo più pertinente alle circostanze e alle esigenze delle economie regionali. Sono molto contento che ci sia un crescente consenso tra il Consiglio europeo e il Parlamento europeo sulle nostre proposte. È un dato di fatto, è diventato chiaro che in termini di dotazioni finanziarie, la politica regionale sarà il più grande quota di fondi di investimento in una gamma di settori, tra innovazione e di sostegno alle imprese. Questo permetterà la nuova politica regionale per diventare una piattaforma per rendere le regioni europee più competitive e attraenti per le imprese. E vorrei spiegare come. Prima di tutto, la politica regionale è fortemente allineata con gli obiettivi della strategia Europa 2020 e mira a contribuire a una crescita intelligente, sostenibile. Per raggiungere questo obiettivo, abbiamo introdotto il concetto di concentrazione tematica per i fondi. Ciò significa che, almeno l´80% di tutte le risorse disponibili nelle regioni più sviluppate e il 50% nelle regioni meno sviluppate, sarà assegnato su cose come la ricerca e l´innovazione, Ict e basse emissioni di carbonio. Un´altra novità che abbiamo introdotto, che è complementare alla concentrazione tematica, è l´obbligo di avere una strategia regionale e l´innovazione per la specializzazione intelligente. Questa è una condizione che deve essere soddisfatta prima di spendere tutti i fondi per la ricerca e l´innovazione. L´obiettivo è quello di garantire che l´ambiente diritto esiste per la ricerca efficiente ed efficace e le azioni di innovazione. Per garantire che tutti rientrano in una strategia attentamente ponderata e ben progettato. La strategia contribuisce a stabilire la necessaria coerenza negli obiettivi dei principali soggetti interessati e getterà le basi di un processo inclusivo. La politica del governo e di ricerca presso le università potranno riflettere meglio le esigenze delle imprese e delle regioni. Sarà mobilitare e riunire i vari dipartimenti governativi contribuendo a alleviare gli ostacoli burocratici e unendo diversi obiettivi strategici. Essa aiuta le regioni a concentrarsi e individuare i settori con il più alto potenziale di crescita e la competitività globale e l´attrattiva. Questo è un approccio molto meglio che semplicemente sostenere singoli progetti indipendenti che non hanno sinergie o un impatto sulla struttura industriale ed economica della regione. A questo proposito, favorendo la creazione di cluster di ricerca e innovazione e la commercializzazione dei loro risultati è di fondamentale importanza. E ´più che evidente che lo sviluppo della ricerca regionale e le strategie di innovazione è venuto attraverso un processo inclusivo in cui i rappresentanti delle imprese hanno un ruolo chiave da svolgere. Quindi colgo l´occasione per chiedere a voi di essere coinvolti in questo processo, nelle vostre regioni. Lo spirito imprenditoriale di business leader in termini di ricerca di nuove soluzioni e il loro gusto per nuove opportunità di mercato potrebbe essere una fondamentale importanza nella progettazione della ricerca regionale e strategie di innovazione. Oggi, la tradizionale posizione dell´Unione al timone di competitività è stata contestata. La sua ´attrattiva per le imprese è stato anche messo in dubbio. Nel rispondere a queste sfide l´Europa deve riconquistare un ruolo guida nella ricerca e sviluppo e innovazione. Concentrazione tematica e le strategie di ricerca e innovazione regionali sono due strumenti importanti a questo riguardo. Cari amici, Nel progettare le nostre proposte per il nuovo periodo abbiamo anche cercato di fare particolare riferimento ad alcune aree significative che potrebbero determinare il successo dei nostri sforzi per uscire dalla crisi e per essere un luogo attraente per le imprese. Tra gli altri, abbiamo incluso l´efficienza energetica e le tecnologie abilitanti fondamentali. Io credo che se l´Europa deve iniziare a salire la scala della competitività e l´attrattiva, deve affrontare la questione della sicurezza energetica e la dipendenza dalle importazioni di materie prime. L´europa sta diventando sempre più dipendente da importare entrambi questi prodotti. Il nostro deficit commerciale di 156 miliardi di euro nel 2011 sarebbe stato un 237 miliardi euro di eccedenza se non fosse stato per queste importazioni. Questo è dove le tecnologie abilitanti fondamentali che entrano in gioco. Si può portare a nuovi materiali che potrebbero sostituire importati, scarse o meno di materie prime riutilizzabili. Essi hanno il potenziale per diventare la base del nostro futuro sviluppo economico. Si può portare a nuovi e migliori prodotti e processi, generare crescita economica e l´occupazione e rafforzare la competitività e l´attrattività dell´Ue e delle sue regioni. Essi hanno un enorme potenziale di mercato. Con tassi di crescita tra il 6% e il 15% nei prossimi 4 anni, si prevede che il mercato globale per le tecnologie abilitanti crescerà di oltre € 1 trilione nel 2015. Essi possono essere la forza trainante per l´innovazione, aumentare la produttività, dare origine a nuovi prodotti e applicazioni e contribuire ad affrontare le sfide sociali. Si può trasformare, modernizzare e rinnovare la base industriale delle regioni. Essi possono contribuire a diversificare le regioni in maggiore valore aggiunto, le attività di alta intensità di conoscenza. Sostegno dei Fondi strutturali e di investimenti della politica regionale può incoraggiare e facilitare questo processo. Possono sostenere l´adozione di tecnologie abilitanti fondamentali, promuovendo veloce e ´più vicino al mercato´ assistenza. Essi possono contribuire allo sviluppo e alla sperimentazione di prodotti e metodi di produzione. La politica regionale può favorire l´adozione e la diffusione di tecnologie abilitanti fondamentali a beneficio delle industrie. Inoltre può incoraggiare gli investimenti nel loro sviluppo per la creazione di linee di produzione pilota, qualcosa che potrebbe consentire le nostre regioni di mantenere posti di lavoro nell´industria. E mentre si fa tutto questo, può aiutare l´Europa a limitare la dipendenza dalle materie prime importate, o almeno contrappeso il deficit commerciale creata da loro importazione. L´altro campo importante che ci identifichiamo nelle nostre proposte è l´efficienza energetica. Dal momento che non c´è molto che possiamo fare in termini di aumento della disponibilità di risorse naturali di gas e petrolio, c´è molto che possiamo fare in termini di promozione di un uso sostenibile dell´energia e l´efficienza energetica. Anche questo è un mercato emergente con una domanda che prende velocità. Il mercato globale è attualmente stimato in 1.150 miliardi di euro all´anno e si prevede di raggiungere almeno € 2000000000000 Euro entro il 2020. I Fondi strutturali e gli investimenti europei consentono alle regioni europee di entrare e competere in questo mercato in espansione. Essi consentono investimenti per lo sviluppo della ricerca e dell´innovazione e la capacità imprenditoriale in settori quali l´energia sostenibile, compreso, i servizi ecosistemici marini e solari, eco-innovazione e l´economia a bassa emissione di carbonio. Signore e signori, Naturalmente la politica regionale fa molto di più di sostenere tecnologie chiave abilitanti e l´efficienza energetica. Per esempio si investe in infrastrutture, come le reti a banda larga, e nelle persone, fornendo loro le competenze necessarie. Ma non è possibile approfondire tutte le aree che stiamo investendo in, almeno non in un tempo così breve. Tuttavia, mi auguro che, senza essere troppo lungo, sono riuscito a trasmettere a voi quello che stiamo cercando di fare con la politica regionale, al fine di rendere la nostra Europa e le nostre regioni più competitive e più attraente per le imprese. Le sfide che ci attendono richiedono che lavoriamo tutti insieme. Questo è il motivo per cui sono davvero contento di essere con voi oggi qui e non vedo l´ora di ascoltare la vostra discussione e di idee.”  
   
   
NASCE IL “SODALITAS STAKEHOLDER FORUM”: IL PERCORSO SULLA COESIONE SOCIALE E LE NUOVE FRONTIERE DELLA CSR  
 
Milano, 24 aprile 2013 – Nel corso dell’evento “Responsabilità & Regole: insieme per la coesione sociale” - ospitato oggi da Assolombarda a Milano - Fondazione Sodalitas ha lanciato il Sodalitas Stakeholder Forum. Il Sodalitas Stakeholder Forum nasce per promuovere l’incontro e il dialogo tra le imprese e gli stakeholder che avvertono la responsabilità di ricostruire la coesione sociale nel nostro Paese. Il primo appuntamento sarà a Milano il prossimo 6 giugno, quando si terrà l’High Level Meeting riservato ai top manager alla guida delle imprese leader nel Paese ed ai rappresentanti degli stakeholder di riferimento (ricerca, istituzioni, Terzo Settore). “Il Sodalitas Stakeholder Forum vuole partire proprio da qui, per coinvolgere le imprese più sensibili e le parti migliori della nostra società” ha dichiarato Alessandro Beda, Consigliere d’Indirizzo di Fondazione Sodalitas. Come emerge infatti dalla ricerca “Responsabilità & Regole: insieme per la coesione sociale”, realizzata da Fondazione Sodalitas intervistando 49 top manager alla guida di alcune delle più grandi imprese del Paese, le aziende più avanzate avvertono oggi una responsabilità ancora più forte verso il territorio, la comunità e le persone, e sono proiettate verso l’obiettivo di uno sviluppo economico e sociale che sia duraturo e generi benefici diffusi. “Impresa e società devono collaborare per trovare soluzioni innovative a favore della coesione sociale. In particolare le imprese devono cooperare in modo più efficace con gli stakeholder per integrare davvero la Responsabilità Sociale nelle operazioni e nelle strategie. Questo è anche l’obiettivo di fondo della nuova Strategia Europea sulla Csr” ha aggiunto Jan Noterdaeme di Csr Europe, il Network promosso dalla Commissione Europea di cui Fondazione Sodalitas è rappresentante per l’Italia. Lo scenario: l’opinione dei cittadini. Dal 2008 il Paese sta attraversando la crisi economica e sociale più acuta del dopoguerra: calo dei consumi, calo dell’occupazione, calo degli investimenti, coesione sociale a rischio, sempre più persone esposte al rischio di fragilità ed esclusione, diffusa sensazione di insicurezza e sfiducia nel futuro. Come emerge dai dati più recenti - presentati dal Vicepresidente di Gfk Eurisko Paolo Anselmi durante l’incontro – il 75% degli italiani si sente direttamente toccato dalla crisi economica (+50% rispetto al 2010) e quasi il 70% considera l’occupazione la prima priorità nell’agenda del governo (contro il 40% ne 2008). Le imprese, soprattutto quelle di maggiori dimensioni e della grande distribuzione, sono tra gli attori sociali da cui gli italiani si aspettano le risposte più efficaci per uscire dalla crisi. La voce dei top manager: verso la nuova frontiera della Csr. Le aziende sono sempre più motivate ad assumere un ruolo-guida per la ripartenza del Paese e sono consapevoli che, per farlo, sia necessario costruire una nuova frontiera della Csr. Questo il messaggio che emerge dalla ricerca “Responsabilità & Regole: insieme per la coesione sociale”, insieme alle parole-chiave che dovranno ispirare l’azione delle imprese più avanzate. Responsabilità. I top manager intervistati dicono con convinzione che occuparsi di coesione sociale rientra tra le responsabilità dell’impresa. Una parte consistente del campione si spinge addirittura ad affermare che l’impresa deve interpretare il proprio ruolo sociale in modo esteso ed allargato, mettendo in campo leadership, capacità di visione e proponendo soluzioni concrete da mettere a punto insieme ad un crescente numero di attori sociali. Fiducia e centralità dell’impresa. I top manager intervistati avvertono l’esigenza che vengano pienamente riconosciute la centralità dell’impresa e il suo ruolo decisivo come “motore sociale”, creatore di benessere e di posti di lavoro. Viene infatti evocata, in modo deciso, una diffidenza diffusa verso il mondo produttivo, nonché un contesto, se non ostile, almeno non di aiuto. Dialogo con gli stakeholder. Molti degli imprenditori interpellati sottolineano che la responsabilità sociale, per sua essenza, deve uscire dai confini dell’azienda per contagiare la società e il territorio. Ma questo richiede una profonda innovazione della Csr, che non ha ancora saputo promuovere un effettiva capacità di coinvolgimento e ascolto degli stakeholder, nonchè il rinnovamento degli strumenti con cui le imprese misurano e comunicano l’impatto del loro impegno responsabile. Testimonianza e trasparenza . L’impresa responsabile può contagiare la società nel suo complesso in un solo modo: con l’esempio, assumendo impegni seri con gli stakeholder e mantenendovi fede in modo trasparente e verificabile. Al tempo stesso, le imprese più responsabili si aspettano che la trasparenza paghi: le aziende che rispettano le regole vogliono essere riconosciute, valorizzate e premiate per le loro coerenza e integrità. Promuovere un cambiamento culturale . I 49 top manager intervistati esprimono una profonda esigenza di cambiamento e rinnovamento. La crisi porta a ridefinire profondamente il modo di fare impresa, perché rivela le debolezze di un modello imperniato sulla ricerca di profitto a breve termine, e genera cambiamenti destinati a rimanere - sui bisogni, sugli stili di vita, sui consumi - anche quando la crisi sarà terminata. Le aziende che cercano la via per uno sviluppo sostenibile e duraturo e mettono al centro la creazione di valore condiviso e guardano al medio-lungo periodo con una prospettiva più forte di solidità e stabilità.  
   
   
MONZA E BRIANZA, NEL I TRIMESTRE 2013 CHIUDONO 20 IMPRESE AL GIORNO  
 
Monza, 24 aprile 2013 - Segnali negativi per il sistema imprenditoriale della Brianza che chiude i primi mesi del 2013 con più di 20 imprese al giorno che hanno cessato l’attività. Complessivamente sono 1.633 le imprese nate tra gennaio e marzo del 2013 a Monza e Brianza, a fronte delle 1.834 imprese cessate (lo stesso dato si fermava nel 2010 a 1.561, nel 2011 a 1.456 e nel 2012 a 1.656), con un saldo negativo di -201. Eppure nonostante i dati riflettano le difficoltà del sistema imprenditoriale ed economico, la Brianza è comunque la seconda provincia in Lombardia, dopo Milano, per tasso di crescita (-0,27%). A soffrire di più le imprese artigiane (quasi la metà delle cessate nei primi mesi del 2013 sono artigiane). Saldi più negativi per i settori dell’industria (manifattura -113 imprese in tre mesi, costruzioni -87). Per quanto riguarda gli under 30, le imprese giovanili registrano nel I trimestre 2013 un saldo positivo di 246, con 503 nuove imprese iscritte. È quanto emerge da una elaborazione dell’Ufficio Studi della Camera di Commercio di Monza e Brianza su dati Registro Imprese. “Il sistema imprenditoriale brianzolo e lombardo fatica ancora come emerge dai dati del tasso di crescita negativo - ha dichiarato Carlo Edoardo Valli, Presidente della Camera di commercio di Monza e Brianza - La situazione certo ci preoccupa e per questo attendiamo presto un governo e dal governo misure strutturali per favorire le Pmi, perché il nostro know how non vada disperso. Come Camera di commercio invitiamo gli imprenditori della Brianza a tenere duro: mettiamo a loro disposizione incentivi di natura economica per chi decide di aprire una nuova azienda in alcuni settori ad alto contenuto innovativo, contributi per chi va all´estero ricercando nuovi mercati e uno sportello gratuito per chi è in difficoltà.”  
   
   
DEMOGRAFIA DELLE IMPRESE CROTONESI NEL I TRIMESTRE 2013  
 
Crotone, 24 aprile 2013 - L´ufficio Studi della Camera di Commercio di Crotone ha elaborato i dati relativi alle iscrizioni, cessazioni e variazioni di imprese intervenute nel corso del primo trimestre del 2013 (Movimprese). Tali elaborazioni rientrano tra le diverse attività di analisi e studio messe in atto dall´ente camerale al fine di approfondire la conoscenza del sistema economico provinciale sia in chiave strutturale che congiunturale. I dati sulla demografia delle imprese, unitamente alle altre informazioni fornite nel corso dell´anno, consentono alle istituzioni operanti sul territorio di tastare il polso dell´economia locale e programmare idonei interventi per lo sviluppo della provincia. 190 imprese perse nel primo trimestre dell’anno e 96sima posizione a livello nazionale per tasso di crescita (-1,10%) Secondo le ultime rilevazioni Movimprese di Infocamere, l’imprenditoria crotonese perde nel primo trimestre 2013 ben 190 imprese. Da gennaio a marzo, a fronte di 325 nuove iscrizioni, sono state denunciate 515 cessazioni (al netto di quelle d’ufficio) che hanno portato lo stock complessivo di imprese a 17.058, in diminuzione, rispetto alla fine di dicembre, dell’ 1,38%. Nel confronto con le altre province italiane, Crotone si colloca in 96sima posizione per tasso di crescita trimestrale e reagisce negativamente rispetto alla media nazionale (-0,43%) a causo di un discreto tasso di natalità (1,88%), completamente vanificato dall’elevato tasso di mortalità delle imprese (2,98%). “Purtroppo, ancora una volta, siamo costretti a divulgare un dato negativo – è il commento del Presidente dell’Ente camerale Vincenzo Pepparelli – Il dato, lo ricordiamo, proviene da banche dati del Sistema camerale e non è, dunque, una stima o una previsione, ma è l’oggettiva rappresentazione della situazione di forte criticità vissuta dalla imprese crotonesi. La chiusura delle aziende si traduce in una spirale negativa di ulteriore disoccupazione e rischio di illegalità che gravano pesantemente sul nostro sistema economico e sociale, già debole. Oggi più che mai gli imprenditori della provincia di Crotone necessitano di un supporto concreto da parte di tutti gli attori istituzionali impegnati nello sviluppo del territorio”. Andamento per settore di attività Il I^ trimestre del 2013 registra la diminuzione del numero di imprese in quasi tutti i settori della nostra economia. In netto calo il numero di imprese dell’agricoltura, silvicoltura e pesca (-68 unità); commercio all’ingrosso e dettaglio, riparazioni autoveicoli e motocicli (-60 unità); costruzioni (-52 unità); attività manifatturiere (-22 unità); attività dei servizi di alloggio e ristorazione (-20 unità); trasporto e magazzinaggio (-8 imprese), altre attività di servizi (-4 unità). L’unico saldo positivo lo fanno registrare le imprese non classificate (+53), ossia quelle che pur registrate non hanno ancora denunciato l’inizio attività. Restano pressoché stabili i restanti settori. La composizione del tessuto economico provinciale è, in linea di massima, invariata: a predominare sono i settori dell’agricoltura, silvicoltura e pesca, che racchiude il 26,6% delle imprese crotonesi; del commercio all´ingrosso e al dettaglio, riparazioni autoveicoli e motocicli (25,6%); le costruzioni (13,1%) ed il manifatturiero (7,9%). Più modesta invece, rispetto al totale delle imprese registrate, è la presenza di aziende operanti nei servizi di alloggio e ristorazione (5,8%); trasporto e magazzinaggio (2,7%), attività professionali, scientifiche e tecniche (1,5%), servizi di informazione e comunicazione (1,4%), noleggio, agenzie di viaggio, servizi supporto alle imprese (1,4%), attività finanziarie e assicurative (1,1%), che nel grafico sottostante, sono state raggruppate in altre attività. Andamento per forma giuridica La forma giuridica predominante nel quadro economico della nostra provincia è la ditta individuale che, al I° trimestre 2013, conta 12.139 imprese, in flessione dell’ 1,84% rispetto all´ultima rilevazione, e che presenta un tasso di sviluppo negativo pari al -1,73%. Negativo il tasso di sviluppo anche per le società di persone pari al -0,43%. Ancora una volta, il tasso di sviluppo più significativo è ascrivibile alle società di capitali (+1,15%) con 2.517 unità; a seguire le imprese con altra forma giuridica (+0,56%) con uno stock di 538 imprese. La composizione del tessuto economico provinciale risulta pertanto rappresentata per il 71,2% da ditte individuali, per il 14,7% da società di capitali, per il 10,9% da società di persone e per il restante 3,2% da imprese con altra forma giuridica.  
   
   
MODENA, I DATI ECONOMICI SUL I TRIMESTRE 2013  
 
Modena, 24 aprile 2013 - Nel primo trimestre 2013 risultano in leggero calo le imprese presenti nel Registro Imprese della Camera di Commercio di Modena: al 31 marzo 2013 si rilevano infatti 74.930 posizioni registrate con una diminuzione di 459 unità rispetto al dato del 31 dicembre 2012; Il tasso di crescita è pertanto negativo, ossia pari a -0,59%, e pone Modena al quarantacinquesimo posto della classifica provinciale; tale valore è inferiore alla media italiana (-0,51%) ma superiore al dato regionale (-0,78%). Le imprese artigiane sono in maggiore difficoltà (-1,33%). Occorre tuttavia precisare che l’andamento delle iscrizioni e cessazioni ha una componente stagionale e, in genere, il primo trimestre di ciascun anno presenta un saldo negativo di quest’ordine di grandezza. Infatti il confronto con il 31 marzo del 2012 mostra una certa stabilità delle imprese registrate, con una diminuzione del -0,1%. Tale risultato è migliore sia rispetto al dato regionale (-0,7%), sia a quello nazionale (-0,4%). Il saldo fra iscritte (1.731) e cessate non d’ufficio (2.175) è pari a -444 imprese, quasi identico a quello del primo trimestre 2012 (-448). Da notare che, nonostante il saldo negativo, la provincia di Modena si mostra più dinamica in quanto registra un incremento delle imprese iscritte (+5,4%), mentre sia in Emilia Romagna che in Italia si è avuto un calo rispettivamente del -0,8 e del -1,4%. Analizzando le forme giuridiche, continua l’ascesa delle società di capitali: sono 170 in più rispetto al marzo del 2012 con un incremento del +1,1%. In continuo calo le società di persone (-1,9%) e le ditte individuali (-1,0%), mentre le ‘altre forme societarie’ guadagnano un +5,3%. Le imprese attive al 31/03/2013 sono 67.361, con una differenza rispetto a dicembre 2012 pari a -417 imprese pari al -0,6%, diminuzione identica al confronto con il primo trimestre 2012. La variazione annuale del numero delle imprese attive per settori mostra quasi tutti segni negativi per le industrie manifatturiere, con la diminuzione più sensibile per la stampa e riproduzione di supporti registrati (-5,9%) seguita dalla fabbricazione di mobili (-5,3%) e dall’industria chimica e farmaceutica (-4,7%). Male anche la ceramica (-4,2%) ed il tessile abbigliamento (-3,8%). Segni positivi per la riparazione, manutenzione ed installazione macchine (+5,7%), i mezzi di trasporto (+4,4%) e l’industria alimentare (+0,9%). I servizi hanno un andamento migliore sia per un maggior numero di variazioni positive, sia per la minore entità delle diminuzioni: sanità e assistenza sociale +5,2%, servizi di informazione e comunicazione +3,9% e noleggio e altri servizi alle imprese +3,3%. Segno meno per le attività finanziarie e assicurative (-2,0%) e per il trasporto e magazzinaggio (-1,9%).  
   
   
LIGURIA: SOSPENSIONE PER DUE ANNI DEL DURC PER AIUTARE GLI AMBULANTI”  
 
Genova, 24 Aprile 2013. Moratoria di due anni dell’applicazione del Durc, il documento unico di regolarità contributiva che gli ambulanti erano obbligati a presentare fino ad oggi, per ottenere dal Comuni l’autorizzazione all’occupazione del suolo pubblico. Lo ha deciso la Giunta regionale, attraverso una legge apposita, su richiesta dell’assessore allo sviluppo economico, Renzo Guccinelli a seguito delle numerose proteste dei rappresentanti della categoria e tenendo conto della pesante crisi economica che colpisce in particolare gli operatori del commercio sulle aree pubbliche. Era questa secondo l’assessore Guccinelli l’unica strada da intraprendere. A nulla infatti potevano servire le dilazioni sui pagamenti degli adempimenti Inps, Inail e Cassa Edile previsti dal Durc, in quanto era sufficiente una rata non pagata per far scattare la procedura di richiesta da parte di Equitalia e la conseguente perdita dell’autorizzazione comunale all’occupazione del suolo pubblico. “In questi mesi abbiamo preso atto delle questioni sollevate dagli operatori – spiega Guccinelli – che continuano a fare i conti con la chiusura di centinaia di attività e ci siamo impegnati ad andare incontro alle richieste, tra cui la revisione del Durc. Numerosi operatori infatti che vorrebbero impegnarsi a risolvere le pendenze con gli enti previdenziali, si trovano a dover fare fronte con rate mensili oggettivamente insostenibili, con il forte rischio di perdere definitivamente un mestere che svolgono da decenni”. All’approvazione di oggi in Giunta farà seguito il passaggio in consiglio che avverrà a maggio. Il Durc è previsto dalle legge regionali a seguito di una normativa nazionale ed è stato introdotto dalla Regione Liguria nel 2011 allo scopo, sia di tutelare la sicurezza sociale dei lavoratori, sia per testimoniare il rispetto degli obblighi contributivi e previdenziali a carico delle imprese.  
   
   
REGIONE E UNIONCAMERE TOSCANA SOTTOSCRIVONO LA CARTA INTERNAZIONALE DELL’ARTIGIANATO  
 
Firenze, 24 aprile 2013 – La Carta internazionale dell’artigianato artistico, lo strumento che definisce linee strategiche e di azione a livello europeo e internazionale per sostenere, tutelare, valorizzare e promuovere il settore dell’artigianato artistico, estende ancora i propri confini. Il documento è stato sottoscritto ieri alla Fortezza da Basso, all’interno della Mostra dell’Artigianato, da Unioncamere Toscana, con la firma del suo presidente Vasco Galgani. La Toscana, fra le prime Regioni italiane a sottoscrivere la Carta, ha aderito formalmente nel maggio 2011 e si è fatta portavoce presso le altre Regioni italiane di una sempre maggiore diffusione e condivisione del documento e dei principi in essa contenuti. L’assessore alle attività produttive lavoro e formazione Gianfranco Simoncini, che per la Regione ha sottoscritto la carta, ne ha ripercorso le tappe fin dai suoi esordi, con il varo ufficiale, per opera dei tre principali promotori: Cna, Confartigianato Imprese, Ateliers d’Art de France, il 22 gennaio 2010, a Parigi. Le adesioni La carta si è poi arricchita, strada facendo, raccogliendo l’adesione delle più importanti realtà professionali operanti nel settore dell’artigianato artistico a livello internazionale e diverse regioni italiane: Cna e Confartigianato imprese, per l’Italia; per la Francia Ateliers d’Art de France e Assemblée Permanente des Chambres de Métiers et de l’Artisanat; Kyoto Traditional Arts and Crafts Sponsorship Foundation (Giappone); per la Spagna Oficio y Arte; l’Ufficio nazionale dell’artigianato tunisino; la Norwegian Association for Arts & Crafts. Nel corso dell’International Heritage Show al Carousel du Louvre di Parigi, a novembre 2012, la Carta è stata inoltre firmata dalla Corea (Korea Craft and Design Foundation). Il primo gruppo di regioni italiane sostenitrici della Carta si è costituito a Firenze il 6 maggio 2011, con l’ingresso delle Regioni Toscana, Liguria, Lazio, Molise; a gennaio 2012, nell’ambito del Macef, il gruppo si è allargato con la firma di Provincia autonoma di Trento, Calabria, Emilia-romagna, Puglia, Sardegna, Sicilia; a giugno 2012 la carta è stata firmata dalla Regione Veneto. I commenti “Siamo contenti di poter annunciare un ulteriore allargamento della carta – ha detto Simoncini – che costituisce uno strumento importante, soprattutto in una fase critica come l’attuale, per condividere esperienze e per mettere a punto strategie comuni per lo sviluppo, la valorizzazione, la tutela e la promozione dell’artigianato artistico a livello internazionale. L’innovazione, la creatività, la qualità del saper fare costituiscono gli ingredienti indispensabili per far uscire dalla crisi un settore cui si lega in buona parte la fama della Toscana nel mondo, per renderlo più competitivo e sostenerne la capacità di penetrazione sui mercati mondiali”. “Crediamo che questo strumento – ha commentato il presidente Galgani – offra un’ulteriore possibilità per la crescita e lo sviluppo delle tante piccole realtà imprenditoriali di cui si compone il panorama dell’artigianato artistico dei nostri territori. Tale strumento, ha proseguito Galgani, unito alle altre iniziative e riconoscimenti che la Regione e le Camere di commercio svolgono a favore degli artigiani, tra cui la creazione delle Botteghe Scuola ed il riconoscimento della qualifica di Maestro Artigiano, è destinato ad identificare con sempre maggior convinzione la nostra irripetibile struttura artigianale aiutando le aziende ad essere più competitive pur senza perdere il contatto con il territorio e la tradizione, quella tradizione che nasce della capacità di saper coniugare arte e manualità e di saperla trasmettere di padre in figlio”. Il sostegno al settore In Toscana la Regione, anche attraverso Artex, strumento tecnico per la promozione e lo sviluppo del settore, si pone l’obiettivo di far crescere e rafforzare le tante piccole e piccolissime imprese che compongono il variegato panorama dell’artigianato artistico, aiutandole ad essere più competitive ma, nello stesso tempo, a non interrompere o snaturare una tradizione fatta di altissima qualità, frutto di un patrimonio di competenze messe a disposizione, molto spesso, delle generazioni future. “In quest’ottica – ha ricordato l’assessore – è vitale riuscire a porsi nei confronti del mercato con logiche integrate, sviluppare una cultura del fare rete che vada anche al di là dai confini regionali e nazionali. La Regione ha messo a disposizione, grazie a diversi bandi, incentivi per favorire i processi d’integrazione fra imprese, per ovviare alle piccole dimensioni e aumentarne la competitività, potenziare le iniziative per l’internazionalizzazione, mentre particolare attenzione viene posta all’innovazione, alla ricerca e formazione di lavoratori e imprenditori, essenziale per consentire anche alle piccole imprese artigiane di coniugare qualità e modernità”. L’artigianato artistico conta, in Toscana, circa 33 mila imprese, quasi tutte piccole o piccolissime, per un totale di 177 mila addetti e oltre 10 milioni di euro di fatturato dall’export.  
   
   
NATIMORTALITÀ DELLE IMPRESE BRESCIANE, I TRIMESTRE 2013  
 
Brescia, 24 aprile 2013 - A fine marzo le imprese iscritte al Registro delle imprese della Camera di Commercio di Brescia erano 121.523. Con un saldo di -534 unità i primi tre mesi del 2013 rappresentano il peggior primo trimestre rilevato all’anagrafe camerale dal 2001. A determinare il pessimo risultato è stato il calo delle iscrizioni passate dalle 2.737 dello stesso periodo 2012 alle 2.327 attuali. Le cessazioni sono invece leggermente diminuite (2.861 contro le 2.970 del 2012). Il tasso negativo di crescita nel trimestre (-0,4%) risulta il peggiore del decennio insieme a quelli del 2008 e del 2009. Il Bilancio Dei Settori L’analisi settoriale mette in evidenza saldi negativi per la maggior parte dei settori. Nel trimestre sono cessate ben 325 imprese delle costruzioni, 308 del commercio, 173 del settore manifatturiero, 75 delle attività immobiliari, 69 dell’agricoltura, 52 dei trasporti, 37 dei servizi di alloggio e ristorazione. Saldi positivi si registrano solo relativamente alle attività professionali, scientifiche e tecniche (+34 unità), ali servizi di supporto alle imprese (+12) ed all’istruzione (+6). Le Forme Giuridiche Vistosamente negativa la variazione assoluta delle imprese individuali e delle società di persone: complessivamente 1.100 unità in meno. Aumentano le società di capitale e le altre forme: rispettivamente +539 e +101 unità. Le imprese individuali, anche se in calo, costituiscono più della metà di tutte le imprese registrate, seguite dalle società di capitale (25,4%), dalle società di persone (21,3%) e dalle altre forme (2,3%).  
   
   
LOMBARDIA.CAFFARO: FIRMA DELLA CONVENZIONE  
 
Milano, 24 aprile 2013 - La Convenzione fra Regione, Comune e Ministero, necessaria per sbloccare lo stallo in cui versa la Caffaro, salvo imprevisti dell´ultima ora, viene sottoscritta oggi. Lo ha annunciato l´assessore all´Ambiente, Energia e Sviluppo Sostenibile della Regione Lombardia, rispondendo alla mozione presentata in Consiglio regionale sul caso Caffaro da un gruppo di opposizione. Osservazioni Fuori Tema - ´Le loro osservazioni - ha detto - sono in parte fuori tema, perché vanno oltre la competenza regionale e spettano allo Stato. Su di esse, e soprattutto sulla necessità di ulteriori finanziamenti, siamo in prima linea nel fare pressing sul Governo´. La Ricerca Di Nuovi Fondi - L´assessore ha ribadito infatti la necessità che lo Stato faccia uno sforzo maggiore per Brescia: ´Il caso Caffaro è ben più grave di quello dell´Ilva di Taranto, ma finora ha ricevuto dal Governo, in termini anche solo di mero calcolo economico, un´attenzione pari al 2 per cento rispetto alla questione pugliese (6,7 milioni contro 336). I fondi messi a disposizione sono inadeguati. Per questo Regione Lombardia si è presa l´impegno di chiedere al Governo garanzie quanto alle necessarie coperture finanziarie, per sostenere i costi degli interventi di bonifica´. ´Non si pensi che i Lombardi possano sempre fare tutto da soli con la scusa che mancano i soldi - ha chiosato l´assessore - mentre altrove si è ben pronti ad aprire il rubinetto´. Le Altre Richieste - In merito alle altre richieste contenute nella mozione l´assessore ha spiegato che alcune o sono già state portate avanti o sono state già riattivate a seguito della seduta della Giunta del 12 aprile scorso, che ha avuto luogo proprio a Brescia´. Gli Studi Epidemiologici - L´assessore è intervenuta anche sul tema degli studi epidemiologici: ´All´interno dell´Accordo di Programma del 2009 sono già stati finanziati e predisposti studi epidemiologici nell´area. Il loro aggiornamento è oggetto di due ulteriori convenzioni con l´Istituto superiore di sanità (Iss) e l´Asl di Brescia, che saranno stipulate a breve´.